Bruno de Finetti e la geometria del benessere
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L’unico significato <strong>de</strong>l<strong>la</strong>preferibilità non privo disenso è quello dipreferibilità all’unanimità<strong>Bruno</strong> De <strong>Finetti</strong> 72. LA DEFINIZIONE OPERATIVA DI UTILITÀL’uso <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità nel<strong>la</strong> <strong>de</strong>finizione <strong>de</strong>ll’utilità associata al verificarsi di unevento (teoria <strong>de</strong>ll’utilità attesa) è stato trattato ampiamente nel<strong>la</strong> prima metà <strong>de</strong>l secoloscorso, soprattutto da Von Neumann e Morgenstern (1944) e da Savage (1954). Lateoria <strong>de</strong>ll’utilità attesa si è rive<strong>la</strong>ta un elemento cruciale per <strong>la</strong> scienza economica,proprio grazie all’applicazione che di essa è stata fatta alle scelte nei casi aleatori.Anche De <strong>Finetti</strong>, come si è <strong>de</strong>tto, riflette sull’utilizzo <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità riferitaall’utilità e in un articolo <strong>de</strong>l 1952 8 pubblicato sul Giornale <strong>de</strong>gli Economisti, fornisceun quadro esaustivo <strong>de</strong>l<strong>la</strong> problematica sul<strong>la</strong> misurabilità <strong>de</strong>ll’utilità tentando di dareuna <strong>de</strong>finizione al controverso concetto di utilità. La lettura che De <strong>Finetti</strong> dà <strong>de</strong>lconcetto di utilità risente sia <strong>de</strong>l suo soggettivismo sia di uno spiccato pragmatismo. Piùche di utilità, infatti, egli par<strong>la</strong> di preferibilità tra situazioni economiche e chiariscecome e perché <strong>la</strong> misurabilità di tale gran<strong>de</strong>zza è minata al<strong>la</strong> base: 9Prima di entrare nel merito <strong>de</strong>l contrasto occorre richiamare le premesse concettuali datener presenti. Le questioni sul<strong>la</strong> possibilità di <strong>de</strong>finire una misura <strong>de</strong>ll’utilità dipendonoinfatti in gran parte dal modo più o meno rigido d’inten<strong>de</strong>re l’esigenza <strong>de</strong>l rigore scientificonelle <strong>de</strong>finizioni.La forma più rigida (cui ritengo indispensabile attenersi se non si vuol far uso di terminimal <strong>de</strong>finiti e dire quindi frasi che non hanno un significato univoco) è quel<strong>la</strong> sempre piùchiaramente affermatasi nel<strong>la</strong> fisica: il punto di vista operativo. (DE FINETTI 1952, p. 687)Il punto di vista operativo o operazionale al quale lo studioso fa riferimento inquesto passo è <strong>la</strong> chiave <strong>de</strong>l dibattito mo<strong>de</strong>rno sul<strong>la</strong> misurabilità <strong>de</strong>ll’utilità: una<strong>de</strong>finizione operazionale <strong>de</strong>ll’utilità è stata lo scopo che i teorici 10 <strong>de</strong>ll’economia <strong>de</strong>l<strong>benessere</strong> hanno cercato di raggiungere per tutta <strong>la</strong> prima metà <strong>de</strong>l Novecento. Neglianni venti <strong>de</strong>l secolo scorso, infatti, <strong>la</strong> dottrina filosofica <strong>de</strong>l positivismo logico,sviluppatasi a Vienna e diffusasi rapidamente in tutta Europa, generò una sorta di7 DE FINETTI 1952, p. 706.8 Va precisato che i contributi più originali di carattere matematico-economico <strong>de</strong>ll’autore sonoconcentrati nel<strong>la</strong> fase giovanile (nel corso <strong>de</strong>gli anni trenta). Gli scritti dal dopoguerra in avanti, invece,sono caratterizzati da una rie<strong>la</strong>borazione, anche in chiave politica e sociale, <strong>de</strong>lle i<strong>de</strong>e espresseprece<strong>de</strong>ntemente. A questo secondo “gruppo” di contributi appartiene il saggio <strong>de</strong>l 1952 a cui faccioriferimento in questo paragrafo, uno scritto che testimonia l’impegno <strong>de</strong>ll’autore in una <strong>de</strong>finizione ampiae artico<strong>la</strong>ta <strong>de</strong>l concetto di utilità.9 De <strong>Finetti</strong> parte da una dichiarazione espressa da Ragnar Frisch durante un Convegno a Parigi, il qualesosteneva il «superamento <strong>de</strong>l contrasto» sul<strong>la</strong> misurabilità <strong>de</strong>ll’utilità a favore <strong>de</strong>l<strong>la</strong> possibilemisurazione <strong>de</strong>ll’utilità, dopo anni di critiche serrate da parte <strong>de</strong>i Paretiani. Il matematico italiano analizzase e come si è verificato il superamento avanzato da Frisch e conviene che «più che di una <strong>de</strong>cisione <strong>de</strong>lvecchio contrasto, si ha quindi l’introduzione di un elemento nuovo non necessariamente collegatoall’uno o all’altro <strong>de</strong>i punti di vista contrapposti» (DE FINETTI 1952, p. 687).10 Tra gli altri, si possono citare K. Arrow, W.J. Baumol, G. Debreu, P.A. Samuelson, T. Scitowsky.6