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Bruno de Finetti e la geometria del benessere

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preferibile a tutte le situazioni di «optimum» ad eccezione di poche che ne differiscono inmeglio appena percettibilmente. (Ivi, p. 20)Questa visione liberale-capitalistica, inoltre, prosegue De <strong>Finetti</strong>, è minata al<strong>la</strong>base: l’ottimo così conseguito è <strong>la</strong> risultante <strong>de</strong>i vincoli personali di ogni individuo(quelli cioè <strong>de</strong>ttati dai propri gusti) e <strong>de</strong>i vincoli imposti dal<strong>la</strong> realtà stessa (ossia ilvincolo di bi<strong>la</strong>ncio individuale). Il mo<strong>de</strong>llo astratto risente dunque di vincoli«storicamente <strong>de</strong>terminati», che si configurano come vincoli «artificiali e illusori» chepotrebbero addirittura impedire il raggiungimento <strong>de</strong>ll’ottimo, oltre al<strong>la</strong> mancataattenzione per gli aspetti equitativi.Un ulteriore limite <strong>de</strong>l mo<strong>de</strong>llo neoc<strong>la</strong>ssico risie<strong>de</strong> proprio nell’aver imposto ilvincolo di pareggio <strong>de</strong>i bi<strong>la</strong>nci individuali, richie<strong>de</strong>ndo che i prezzi di equilibrioregolino tutti gli scambi: «Per a<strong>de</strong>mpiere, come <strong>la</strong> dottrina c<strong>la</strong>ssica preten<strong>de</strong>, al<strong>la</strong>funzione equilibratrice conducente al raggiungimento <strong>de</strong>l punto di optimum, i prezzidovrebbero infatti rispecchiare esclusivamente i rapporti fra le utilità marginali, e talecriterio non porterebbe evi<strong>de</strong>ntemente in generale ad equilibrare i bi<strong>la</strong>nci» (DE FINETTI1969, p. 39). Questo perché se si consi<strong>de</strong>ra il <strong>la</strong>to <strong>de</strong>l<strong>la</strong> produzione, ove il vincolo èrappresentato dalle quantità producibili attraverso un certo sforzo produttivo, ilmeccanismo di a<strong>de</strong>guamento <strong>de</strong>i prezzi ai costi non assicura automaticamente ilpareggio <strong>de</strong>i bi<strong>la</strong>nci, e ciò comporta notevoli difficoltà nel raggiungimento <strong>de</strong>l punto dioptimum. Tutto quello che si può ottenere è un punto di compromesso, che certamentenon è ottimo: «Peggio ancora, può darsi addirittura che nessun prezzo consenta dirispettare le restrizioni sui bi<strong>la</strong>nci, cosicché perfino tale soluzione di compromessorisulti irrealizzabile» (Ibi<strong>de</strong>m). Il pareggio <strong>de</strong>i bi<strong>la</strong>nci individuali e l’unicità <strong>de</strong>i prezzi,quindi, sono vincoli <strong>de</strong>l tutto forzati che impediscono il raggiungimento <strong>de</strong>ll’equilibrio.La proposta di De <strong>Finetti</strong>, sostanzialmente, si orienta nel favorire un intervento <strong>de</strong>llostato per il raggiungimento <strong>de</strong>ll’ottimo collettivo: il sistema economico non raggiungespontaneamente l’equilibrio, per questo egli contrasta <strong>de</strong>l tutto <strong>la</strong> visione liberale afavore di un’economia programmatica.Il compito <strong>de</strong>l<strong>la</strong> ricerca operativa nell’economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>, riassumendo,dovrebbe seguire tre diverse fasi: <strong>la</strong> prima, quel<strong>la</strong> preliminare, in cui si analizzano levarie possibilità di produzione; <strong>la</strong> seconda, che ha come obiettivo quello di studiarel’uomo, l’evolversi <strong>de</strong>i suoi gusti, al fine di fornire una stima corretta <strong>de</strong>lle utilitàmarginali <strong>de</strong>i suoi consumi, utili per tracciare punti di ottimo; <strong>la</strong> terza, caratterizzatadall’impegnativa scelta tra le infinite situazioni di optimum. «Mantenendo sempreaggiornate le prospettive risultanti dall’analisi congiunta di questi tre aspetti, le<strong>de</strong>cisioni potranno tempestivamente a<strong>de</strong>guarsi all’evolversi <strong>de</strong>l progresso tecnico, <strong>de</strong>igusti individuali, <strong>de</strong>l<strong>la</strong> psicologia sociale» (Ivi, p. 86). L’e<strong>la</strong>borazione di una funzioneobiettivo,18 in partico<strong>la</strong>re, è compito <strong>de</strong>l<strong>la</strong> ricerca operativa <strong>de</strong>l<strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>lle <strong>de</strong>cisioni;<strong>la</strong> costruzione di tale funzione, ammette De <strong>Finetti</strong>, è molto complessa perché <strong>de</strong>veinterpretare e rappresentare i <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri, gli interessi, o, in una paro<strong>la</strong>, le preferenze di unindividuo. La complessità aumenta quando con una funzione-obiettivo si <strong>de</strong>vonorappresentare le preferenze di un gruppo di individui, superando contraddizioni evaghezze di contenuti.18 «E’ <strong>la</strong> funzione che rappresenta l’obiettivo (lo scopo, <strong>la</strong> meta) che ci si vuole prefiggere. Dicendo(come in certe traduzioni) funzione oggettiva, o funzione-oggetto, non si ren<strong>de</strong> affatto questo significato(e si può suggerire interpretazioni sconclusionate)» (DE FINETTI 1967, p. 54).16

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