L’economia neoc<strong>la</strong>ssica ha individuato il punto di ottimo in quel<strong>la</strong> condizione,<strong>de</strong>finita punto di equilibrio, ove il <strong>benessere</strong> è massimo per tutti, date le dotazioni dipartenza. È il mercato, tramite l’iniziativa privata, che rego<strong>la</strong> il raggiungimento<strong>de</strong>ll’ottimo; questo aspetto assicura anche un certo grado di equità nel<strong>la</strong> redistribuzione,dal momento che ciascuno go<strong>de</strong> <strong>de</strong>llo stesso <strong>benessere</strong> che ha contribuito a formare.Questa è <strong>la</strong> lettura di De <strong>Finetti</strong> <strong>de</strong>l concetto di equilibrio paretiano, di cui critica sia ilmeccanicismo sia l’entità <strong>de</strong>ll’ottimo, che, a suo giudizio, sarebbe tutt’altro che<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rabile. L’analisi paretiana è tuttavia quel<strong>la</strong> che, grazie al suo metodo quantitativo,meglio si presta come appiglio da cui De <strong>Finetti</strong> trova terreno utile per e<strong>la</strong>borare unacritica costruttiva. Il Cours di Pareto è stato per De <strong>Finetti</strong> <strong>la</strong> fonte di ispirazione, ilmo<strong>de</strong>llo vigente, <strong>la</strong> colonna portante di un’economia che stava andando in frantumi.Pertanto lo studioso non rifiuta <strong>de</strong>l tutto <strong>la</strong> teoria paretiana, ma ne coglie i contenuti piùrigorosi, tra<strong>la</strong>sciando i risvolti che egli <strong>de</strong>finisce più ‘storici’ e che hanno impedito aPareto di al<strong>la</strong>rgare il campo <strong>de</strong>lle indagini a tutte le ipotesi possibili, inclu<strong>de</strong>ndo anchequelle mai verificatesi nel<strong>la</strong> realtà.L’aspetto normativo è dunque prepon<strong>de</strong>rante nell’analisi <strong>de</strong>finettiana: in questo èprecursore <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nuova economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>, <strong>la</strong> trattazione teorica <strong>de</strong>ll’equilibrioconcorrenziale che parte dalle teorie paretiane per conciliare l’efficienza con l’equità.De <strong>Finetti</strong> propone uno schema teorico che circoscriva una <strong>geometria</strong> <strong>de</strong>ll’utilità ingrado di individuare, in astratto, possibili punti di ottimo <strong>de</strong>terminati dalle preferenzeindividuali. In questo modo, nel momento in cui si sceglie un partico<strong>la</strong>re punto diottimo, si ricorre a valutazioni di equità <strong>de</strong>lle varie situazioni di ottimo, rappresentate datali punti. Queste consi<strong>de</strong>razioni ‘politiche’ <strong>de</strong>vono essere preliminari al<strong>la</strong> «meccanica<strong>de</strong>ll’utilità» per individuare le libertà e i vincoli che conducono al raggiungimento<strong>de</strong>ll’ottimo prescelto. Il mo<strong>de</strong>llo neoc<strong>la</strong>ssico avrebbe invece anteposto alleconsi<strong>de</strong>razioni politiche sul<strong>la</strong> <strong>geometria</strong> <strong>de</strong>ll’utilità <strong>la</strong> meccanica <strong>de</strong>ll’utilità con i suoivincoli di bi<strong>la</strong>ncio individuali: «non si studia subordinatamente a <strong>de</strong>terminati vincoli,ma si studiano i vincoli a seconda <strong>de</strong>l<strong>la</strong> loro rispon<strong>de</strong>nza al problema» (DE FINETTI1943, p. 36-37).La critica di De <strong>Finetti</strong> all’«anarchia autorego<strong>la</strong>ntesi» è radicale: il fatto cheognuno <strong>de</strong>bba realizzare il massimo <strong>de</strong>l proprio tornaconto individuale, contrariamentea quanto sostenuto da Pareto, non conduce al massimo <strong>benessere</strong> per <strong>la</strong> società intera.Lo studio <strong>de</strong>ll’economia non può esaurirsi nel<strong>la</strong> mera soddisfazione <strong>de</strong>i soli interessiindividuali, ma anzi <strong>de</strong>ve esten<strong>de</strong>re i propri obiettivi anche al rapporto <strong>de</strong>gli individuicon <strong>la</strong> società e con gli interessi generali. Il compito <strong>de</strong>l<strong>la</strong> scienza economica è in primoluogo quello di distinguere tra situazioni possibili e impossibili, dopo di che sceglierequale tra queste è più o meno gradita a ciascun individuo e infine chie<strong>de</strong>rsi comecaratterizzare le situazioni di massimo godimento per tutti. Per <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re quale tra levarie situazioni di ottimo si configura come quel<strong>la</strong> di massimo godimento per <strong>la</strong>collettività, De <strong>Finetti</strong> auspica il ricorso ai giudizi di valore, in quanto è necessaria unavalutazione etica per scegliere un ottimo che sia nel contempo efficiente ed equo.sistema <strong>de</strong>i prezzi in re<strong>la</strong>zione al fenomeno <strong>de</strong>l<strong>la</strong> ‘rendita <strong>de</strong>l consumatore’: I dubbi riaffiorarono edivennero più assil<strong>la</strong>nti quando, negli anni ’30, l’argomento <strong>de</strong>l<strong>la</strong> crisi (nel sistema o <strong>de</strong>l sistema?), <strong>de</strong>l<strong>la</strong>X-Crise come <strong>la</strong> <strong>de</strong>finì un economista francese rimarcando il paradosso <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sovrapproduzione congiuntaa miseria, le i<strong>de</strong>e keynesiane, le notizie sull’economia sovietica e le prospettive di un’economiaprogrammata (sia pure in senso corporativo) anche in Italia, formavano oggetto di accese discussioni e divivace interessamento. Trovai in Pareto, allora, <strong>la</strong> base più soddisfacente per provarmi a riflettere» (DEFINETTI 1969, p. 26).14
Riguardo al<strong>la</strong> controversia sul<strong>la</strong> misurabilità cardinale <strong>de</strong>ll’utilità e sul<strong>la</strong> connessapossibilità di effettuare confronti interpersonali di utilità, De <strong>Finetti</strong> non si schiera néaccanto a A.C. Pigou, sostenitore <strong>de</strong>ll’economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong> ‘utilitaristica’, né accantoa L. Robbins, forte oppositore <strong>de</strong>l<strong>la</strong> scientificità <strong>de</strong>i confronti interpersonali di utilità.Nel primo caso, infatti, nega <strong>la</strong> possibilità <strong>de</strong>i confronti interpersonali di utilità; mentrea Robbins critica di aver posto l’accento sul<strong>la</strong> questione <strong>de</strong>ll’efficienza, ignorandol’equità nel<strong>la</strong> distribuzione. L’efficienza non può essere slegata dall’equità, questa è unaconvinzione radicata nel pensiero <strong>de</strong>finettiano. Certo, però, viene da chie<strong>de</strong>rsi come fal’autore a conciliare <strong>la</strong> sua i<strong>de</strong>a di equità con il rifiuto <strong>de</strong>i confronti interpersonali diutilità. Egli non nega che per effettuare una redistribuzione da un ricco a un povero, peresempio, bisogna in ogni caso appel<strong>la</strong>rsi a una qualche misura, a un giudizio di valoreetico; tuttavia, appoggiandosi all’opinione di I.M.D. Little, sostiene che tali giudizi divalore morale non abbiano ancora un riconosciuto valore oggettivo, ma piuttosto siconfigurano come giudizi vaghi.Le ofelimità di ciascun individuo, secondo De <strong>Finetti</strong>, sono completamente slegatedall’ofelimità generale, e quindi non sono entità sommabili, come sostenuto anche daPareto. Perciò è sbagliato accettare un ordinamento liberale-capitalistico per unasupposta capacità insita nel meccanismo di autorego<strong>la</strong>zione e di raggiungimento di unequilibrio spontaneo, assicurato erroneamente dal perseguimento <strong>de</strong>ll’egoismoindividuale.Una volta messo in chiaro che l’equilibrio economico non ha nul<strong>la</strong> a che ve<strong>de</strong>recon <strong>la</strong> meccanica razionale, De <strong>Finetti</strong> critica <strong>la</strong> <strong>de</strong>finizione di ‘punto di ottimo’ come seesso fosse unico, perché di situazioni di ottimo ve ne sono infinite (∞ n-1 se gli individuisono n) e poi all’interno di questa infinità di punti chiamati ottimo, ve ne sono molti cheprevedono <strong>la</strong> completa soddisfazione di un solo individuo e l’insoddisfazione di tutti glialtri. 17 Questo dal punto di vista realistico e sociale non può essere consi<strong>de</strong>rato unottimo:Su questo punto non è che Pareto dica alcunché di inesatto; però induce a far pensareche l’essenziale sia raggiungere un punto di «optimum», poco importa quale, quasi che«optimum» in senso paretiano implicasse «ottimo» e «non-optimum» implicasse «cattivo». Èdifficile infatti sfuggire al<strong>la</strong> suggestione di pensare ad «optimum» come a super<strong>la</strong>tivo di«bonum»; è difficile avere sempre presente che una situazione non di «optimum» può essere17 In una lettera a Oskar Morgenstern <strong>de</strong>l primo gennaio 1976 De <strong>Finetti</strong> scrive: «Additional sheet tospecify what is the Optimum in an unrestricted context. That may seem too un<strong>de</strong>termined to bemeaningful. Consi<strong>de</strong>r all possible distributions (allocations) of the existing quantities to be consumed in agiven time, e.g. one year; this is unessential but simplifies the example). For each good there are ∞ n-1different ways of its distribution among n people (percentages x i (i = 1,..., n) with ∑x i = 1); for m goodsthere are ∞ m (n-1) . In general, any such distribution is such that possible exchanges of quantities a j e b j ofgoods A and B between two people I 1 and I 2 are <strong>de</strong>sirable for both; this situation is not an Optimum. Butthere exists a subspace of ∞ n-1 points (n-1 dimensions) where no exchange is <strong>de</strong>sirable for both parties.That are the points of Optimum in my general approach. Of course, that is but mathematical proof of“existence”. The possibility of arriving at an Optimum by bargainings is more than doubtful because itwould lead to a Game-theoretical situation where anybody could try to get the best advantages. It is justbecause of this reason I believe that an Optimum cannot be attained in a fee competition, but only on acooperative basis (programmed economy, at least in some sense socialist, although some advantage forinitiative, invention, managerial skills, etc., should be recognized, although in a scheme socially oriented,where efforts of individuals are appreciated with reference to utility for the collectivity, not directly forthe associated personal gain). (DE FINETTI, lettera <strong>de</strong>l 1 gennaio 1976 a Oskar Morgenstern, ArchivioOskar Morgenstern, Perkins Library, Duke University, Box 77).15