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Bruno de Finetti e la geometria del benessere

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si formi spontaneamente. De <strong>Finetti</strong> ha criticato al<strong>la</strong> teoria neoc<strong>la</strong>ssica il fatto di essersiposta in analogia con <strong>la</strong> meccanica, confidando in una ipotesi poco credibile diconvergenza automatica <strong>de</strong>l sistema verso un punto di equilibrio.L’altro punto che De <strong>Finetti</strong> critica al<strong>la</strong> teoria paretiana è <strong>la</strong> mancataconsi<strong>de</strong>razione <strong>de</strong>i criteri di equità. Secondo il matematico, infatti, una situazioneeconomica composta da produzione e distribuzione non può configurarsi come ottimadal punto di vista paretiano se <strong>la</strong> produzione non è efficiente. Il fatto è che unaproduzione efficiente generalmente non è compatibile con l’ottimo per qualsiasidistribuzione, ma solo per qualcuna di esse. Quindi, l’efficienza non avvantaggia di persé, ma solo se si promuove <strong>la</strong> redistribuzione a cui quel<strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re produzione sia<strong>de</strong>gua 15 (DE FINETTI 1962, p. 348). De <strong>Finetti</strong> si proporrà in seguito anche <strong>la</strong>costruzione di una funzione-obiettivo (funzione di <strong>benessere</strong> sociale) a patto che però loStato intervenga nei casi di giudizi di preferibilità discordi, scegliendo un criterio dipreferenza che sia il più possibile ragionevole ed equo nei confronti <strong>de</strong>l<strong>la</strong> collettività.In che modo <strong>la</strong> probabilità soggettiva può diventare parte integrante di un progettorivolto al raggiungimento <strong>de</strong>ll’ottimo sociale? Dal momento che «l’incertezza è uno<strong>de</strong>gli aspetti più importanti <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nostra vita», citando De <strong>Finetti</strong>, se ne <strong>de</strong>duce cheanche <strong>la</strong> scelta sociale presupponga scelte aleatorie; di conseguenza, l’introduzione<strong>de</strong>lle valutazioni di probabilità associate al verificarsi di un evento sociale possonoessere utili per <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re quale, tra <strong>de</strong>cisioni alternative, comporta un maggioreguadagno per <strong>la</strong> collettività. È chiaro che, come è noto, le conseguenze di una scelta alposto di un’altra ricadono su molti individui e quindi <strong>la</strong> valutazione <strong>de</strong>gli obiettivi<strong>de</strong>v’essere ancora più accurata, ancora più ‘pon<strong>de</strong>rata’.3.2 La critica a Pareto e <strong>la</strong> funzione-obiettivo di De <strong>Finetti</strong>Nel 1935 lo studioso pubblica “Il tragico sofisma” in cui riassume le sue critiche almo<strong>de</strong>llo neoc<strong>la</strong>ssico. In questo <strong>la</strong>voro De <strong>Finetti</strong> si preoccupa sostanzialmente di dareun senso al<strong>la</strong> «Gran<strong>de</strong> Crisi <strong>de</strong>l sistema», come egli amava <strong>de</strong>finir<strong>la</strong>, riferendosi alcrollo di tutta <strong>la</strong> realtà economica circostante e <strong>de</strong>l<strong>la</strong> teoria ad essa sottostante. Siinterroga più volte sul perché <strong>de</strong>l<strong>la</strong> «miseria in mezzo all’abbondanza», che egli imputain parte al tragico sofisma <strong>de</strong>l<strong>la</strong> dottrina neoc<strong>la</strong>ssica, ovvero l’eccessivo ottimismo cheporta a pensare ad un sistema che si rego<strong>la</strong> da sé.Il <strong>benessere</strong>, l’obiettivo di ogni sistema sociale era stato sostituito dal<strong>la</strong> povertà e ilsuo venir meno aveva in qualche modo <strong>de</strong>cretato <strong>la</strong> completa ina<strong>de</strong>guatezza <strong>de</strong>llinguaggio teorico allora vigente. Bisogna, tuttavia, partire proprio dall’astrattezza <strong>de</strong>llinguaggio teorico neoc<strong>la</strong>ssico per aval<strong>la</strong>re un’ipotesi di accusa al sistema liberalecapitalistae formu<strong>la</strong>re una ‘soluzione’. 1615 Con questo messaggio De <strong>Finetti</strong> vuole corroborare <strong>la</strong> sua opinione re<strong>la</strong>tivamente al fatto che lesituazioni più efficienti sono anche quelle che presentano un buon livello di redistribuzione.16 E’ interessante qui riportare come è iniziata, nelle parole di De <strong>Finetti</strong>, <strong>la</strong> passione per <strong>la</strong> scienzaeconomica: «Cominciai con preparazione ben scarsa (e troppo scarsa è certamente rimasta anche inseguito). Tuttavia risultò assai efficace, per lo meno a suscitare interesse e iniziare al<strong>la</strong> comprensioneanche matematica per i problemi economici, l’unico contatto ufficiale con l’Economia nel mio corso distudi: si tratta di un corso (libero, senza esame, ma assai interessante) che teneva Ulisse Gobbi alPolitecnico di Mi<strong>la</strong>no (dove studiai tre anni, prima di essere attratto <strong>de</strong>finitivamente dal<strong>la</strong> matematica).Risalgono ad allora i dubbi su alcuni <strong>de</strong>i punti toccati dodici anni più tardi in quel<strong>la</strong> conferenza <strong>de</strong>l 1936:ricordo tra l’altro di aver scarabocchiato parecchi fogli di formule per studiare inconvenienti <strong>de</strong>rivati dal13

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