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Bruno de Finetti e la geometria del benessere

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Le formule non sono che unostrumento ausiliare per precisare unpo’ quegli stessi ragionamenti che sieseguiscono normalmente colsemplice buon senso<strong>Bruno</strong> De <strong>Finetti</strong> 143. LA GEOMETRIA DEL BENESSERE3.1 Il metodo <strong>de</strong>ll’economia politicaDe <strong>Finetti</strong>, come si è accennato, appoggia pienamente l’istanza operazionalista,applicando il rigore scientifico anche alle scienze sociali e ciò introduce alle sueconsi<strong>de</strong>razioni sull’economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>: «[...] non si <strong>de</strong>ve consi<strong>de</strong>rare null’altrocome punto di partenza, se non <strong>la</strong> economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong> (Welfare Economics), ed anzi(dato che in essa si includono spesso anche consi<strong>de</strong>razioni contenenti prezzi) soltanto <strong>la</strong>[...] parte preliminare che (per a<strong>de</strong>guarsi a tale terminologia) si potrebbe chiamareGeometria <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>» (DE FINETTI 1969, p. 20).A tal proposito, lo studioso cerca di marcare una netta distinzione tra economia<strong>de</strong>scrittiva ed economia normativa, affermando che «l’Economia normativa è un ramo<strong>de</strong>l<strong>la</strong> ricerca operativa, mentre l’Economia <strong>de</strong>scrittiva è un ramo <strong>de</strong>l folklore» (Ivi, p.18). Dal momento che il compito che ci si propone è quello di costruire un nuovo«edificio scientifico» è necessario fare uso di conoscenze scientifiche e tecnologiche, alfine di valutare al meglio tutte le possibilità e tutte le esigenze che si voglionosoddisfare o, in altre parole, realizzare una ricerca valida e ‘operativa’ sotto il pianologico ed empirico. Solo l’economia normativa garantisce un apporto di nuove teorie estrumenti scientifici rigorosi utili al raggiungimento di una soluzione ottima per <strong>la</strong>società. L’economia <strong>de</strong>scrittiva, invece, rifacendosi a situazioni e avvenimenti passati efermandosi al puro esame di esse, non fa altro che fornire una brutta copia di ciò che giàesiste. La distinzione tra economia normativa ed economia <strong>de</strong>scrittiva potrebbe ancheessere sintetizzata così: l’economia normativa spiega ciò che ‘dovrebbe essere’, quindi imodi e le tecniche per giungere a una situazione migliore da quel<strong>la</strong> che si sta vivendo,sotto ogni punto di vista; mentre l’economia <strong>de</strong>scrittiva spiega ciò che è, ossiaun’analisi <strong>de</strong>l<strong>la</strong> realtà economica attuale, senza fornire congetture, ma solo disamineteoriche <strong>de</strong>l<strong>la</strong> situazione. L’economia <strong>de</strong>scrittiva, insomma, non fa uso di quel minimodi astrazione necessaria che, secondo De <strong>Finetti</strong>, sarebbe sufficiente a dire qualcosa dinuovo e qualcosa in più rispetto a ciò che si sa già. Questo però non significa chel’economia <strong>de</strong>scrittiva sia <strong>de</strong>l tutto inutile, poiché ci si può servire di alcuni aspetti <strong>de</strong>lpassato per migliorare <strong>la</strong> nuova costruzione, e ciò permetterebbe di sfruttare il buonoche si è creato prece<strong>de</strong>ntemente, senza dover per forza costruire tutto ex novo.È un abbaglio <strong>de</strong>i più facili quello di ritenere che ciò che esiste e cui siamo abituatiabbia ragioni e giustificazioni speciali, e tale atteggiamento è talvolta aggravato da unmalinteso <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di spirito realistico. «Spirito realistico» occorre nel tener conto di ciò cheè per non sottovalutare le resistenze che abitudini, interessi e ottusità frapporrebbero contro14 DE FINETTI 1955, p. 182.11

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