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R. Barbattini, Le api nell'araldica civica italiana II. Apitalia, 34 (2)

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L’uomo e l’apetico nome di Brusaporto fosse Brusaporco,in seguito “ingentilito” con la modifica diuna consonante (Maida, 2006)!COMUNE DI BURAGO DI MOLGORA (MI)Lo stemma (concesso con D.P.R.17/12/1962) coniuga due aspetti particolari:l’acuta sensibilità degli abitanti di Buragorivolta all’assistenza delle personemeno fortunate che vivono sul territorio(ciò è confermato dall’esistenza, in questacomunità, di ben cinque istituzioni benefiche)e l’attività industriale legata al lavorodegli opifici presenti nella zona. Per evidenziareil primo è stata inserita la figuradel pellicano che si ferisce il petto con ilbecco allo scopo di consentire ai suoi figlidi nutrirsi con il suo sangue. Per quanto riguardail secondo aspetto, sono rappresentate(collocate nel capo poste una accantoall’altra in quella posizione che in araldicasi dice in fascia, ossia su una linea orizzontale,perché richiamante quella figura) tre<strong>api</strong> d’oro, simbolo della laboriosità.COMUNE DI CANZO (CO)Immagine di Massimo Ghirardi, ispirato all'originaleQuesto stemma, di cui il Comune si è dotatonel 2002 dopo un lungo lavoro di ricercastorica e di prassi amministrativa, haun legame solo indiretto con l’<strong>api</strong>coltura.Secondo alcuni nello stemma sarebberorappresentati semplicemente tre alveari.Questo è quanto buona parte della popolazionecrede ancora, lasciando aperto undubbio difficilmente risolvibile.Lo stemma, invece, reca al suo internoun’interessante simbologia per la cui comprensioneoccorre risalire indietro nei secoli,quando Canzo era capoluogo di unterritorio piuttosto vasto denominatoCorte di Casale. L’analisi dello stesso haportato alla chiarificazione dei simboli: inparticolare quelli che in un primo tempofurono considerati tre alveari sono inveceda ritenere, senza ombra di dubbio, treforni per la fusione del ferro che, data laloro particolare caratteristica costruttiva,sono denominati “ad alveare”.Il fatto che nello stemma ricorrano elementilegati alla lavorazione del ferro, bensi accorda con gli eventi storici ed economiciche caratterizzarono la vita del territorioper tutto il 1400 e la influenzaronofino ai giorni nostri: a testimonianza diquesta tradizione restano l’attività dei fabbri,lo stampaggio a caldo dei metalli e lalavorazione delle forbici (Genovese,2007). Lo stemma con i tre forni di fusionetestimonia dunque l’esistenza di unaattività fiorente, che affonda le sue radicinei secoli. I tre forni sono accompagnatida sette stelle con otto raggi d’oro; esserappresentano le comunità più importantiche facevano parte della Corte di Casale.COMUNE DI CARAVATE (VA)Immagine di Massimo Ghirardi, ispirato all'originaleLa storia di Caravate, situato in amena posizioneall’inizio della Valcuvia, poco lontanodal Lago Maggiore, è legata alle sueproduzioni vinicole e alla cura con la qualegli industriosi abitanti attendono a questecoltivazioni (Bocelli, 1995); in questi anniha visto svilupparsi inoltre un notevolecomplesso industriale. Ciò spiega l’allegoria,per altro semplice, dello stemma comunale(art. 2, Statuto): tre <strong>api</strong> d’oro(simbolo del lavoro tenace e paziente dei<strong>Apitalia</strong>2/200836


Caravatesi) in volo attorno ad un grandegrappolo d’uva.COMUNE DI CARUGO (CO)Lo stemma (D.P.R. 28/2/1978) è argentatoe presenta tre <strong>api</strong> azzurre (due in capoe una in punta), accostate a un castelloImmagine di Massimo Ghirardi, ispirato all'originalerosso con tre torri. Il colore azzurro degliinsetti richiama i torrenti che scorrono sulterritorio (tra i quali si ricordano il Sevesoe il Terro); il castello è un elemento caratteristicostorico del paese (Genovese,2007). L’azzurro è un colore araldico insolitoper la figura dell’ape; d’altronde sipuò notare che le <strong>api</strong> rappresentate in tuttigli altri stemmi del comasco sono di colored'oro. Gli Amministatori che completaronoil lungo iter burocratico (iniziato conla deliberazione C.C. del 22/3/1962) nonpotevano, quindi, assumere questo colorein quanto si sarebbe violata una delle regoleimportanti dell’araldica 1 .Il castello rosso non ha una valenza simbolica;piuttosto è una considerazione araldicain quanto il rosso è lo smalto che più si avvicinaa quello del colore dei mattoni (Genovese,in litteris).COMUNE DI CASIRATE D’ADDA (BG)Lo stemma è stato concesso dal Presidentedella Repubblica Antonio Segni, conD.P.R. del 18/6/1963 e le tre <strong>api</strong> d’oroposte in fascia nel capo richiamano il lavoro,soprattutto agricolo, svolto dai locali;questi, infatti, si sono sempre distintiImmagine di Massimo Ghirardi, ispirato all'originaleNOTE1 La regola è quella di “non mettere colore su colore e metallo su metallo”: essendo il campo argento (bianco) sarebbe stato araldicamentescorretto mettere su di esso le <strong>api</strong> d’oro (gialle). (www.araldica<strong>civica</strong>.it, vedi la voce "Regole" della pagina Dizionario, visitato il 31/8/2007).372/2008<strong>Apitalia</strong>


L’uomo e l’apeper senso pratico e grandi doti d’attaccamentoal lavoro. L’albero rappresentato (èun olmo, noto anche come “albero gentile”,specie botanica tipica della fertilepianura padana) simboleggia la bontà e labenevolenza verso il prossimo (Maida,2006); il fatto che sia radicato in campoverde (araldicamente terrazza, rappresentatada terreno erboso) sta a indicare l’attaccamentodei casiratesi al proprioterritorio. L’importanza del ruolo ricopertodalle <strong>api</strong> è ancora riconosciuto dagliabitanti, al punto che entrambe le due listeciviche attualmente presenti in ConsiglioComunale hanno nel loro simbolo questiimenotteri (Degeri, in litteris).COMUNE DI CASSINA DE’ PECCHI (MI)Immagine di Massimo Ghirardi, ispirato all'originaleLorigine di questo’emblema araldico comunale(indicazioni del R.D. del7/1/1932 riprese dall’art. 2 dello Statuto,deliberazioni C.C. n. <strong>34</strong> del 19/5/2000 en. 57 del 13/7/2000) è da ricollegare allastoria del suo territorio. In particolare,sono stati tenuti presenti due elementi dicarattere storico: il ricordo della famigliaPecchio, che diede anticamente nome alprimo cascinale dal quale prese poi sviluppol'attuale Comune, e il ricordo dellafamiglia Serbelloni, che, dal 1691, era diventatatitolare del feudo di Camporicco,di cui all’epoca Cassina de’ Pecchi facevaparte. Dallo stemma della famiglia Pecchiodi Milano è stata ricavata la figuradelle due <strong>api</strong> (“pecchie” 2 ) che si trovanonella parte superiore. La figura dell’alberoè stata tratta, invece, dallo stemma dellafamiglia Serbelloni (Spreti, 1928).COMUNE DI CASTELLO DI BRIANZA (LC)Il Comune prende il nome dall’antica fortificazione(oggi scomparsa) posta sul colleBrianzola, che la tradizione vuole sededella corte della regina Teodolinda, dalquale essa governava tutto il vasto territorioa lei soggetto. La tradizionale laboriositàagricola degli abitanti è statasimboleggiata nello stemma (concesso conD.P.C.M. del 27/6/1962), rappresentandouna falce e tre <strong>api</strong> d’oro. La falce è simbolodel lavoro che dà frutto e le <strong>api</strong> sono unatradizionale allegoria dell’industriosità,della solidarietà sociale e della dolcezza,nonché dell’indipendenza, giacché questiinsetti si nutrono del prodotto del loro lavoro(Foppoli e Mezzera, 2005).NOTE2 Vocabolo, di provenienza dialettale, usato soprattutto in Toscana (De Mauro, 2000).Immagine di Marco Foppoli, ispirato all'originaleCOMUNE DI LIMBIATE(MI; DAL 2009 SARÀ ANNESSOUFFICIALMENTE NELLA NUOVAPROVINCIA DI MONZA E BRIANZA)Lo stemma (D.P.R. 12/07/1966) si presentaripartito in quattro parti in sensoorizzontale; a partire dall’alto, nel capo sitrova una “L” maiuscola d'oro (iniziale delcapoluogo) circondata da due rami diquercia e d’alloro; nel secondo settore, dueali (tecnicamente volo abbassato in quantole punte delle ali sono rivolte verso ilbasso); nel terzo (fascia d’argento) due tortecolorate in rosso e, nel quarto, un’aped’oro. Sia il volo che l’ape sono brisure cioèelementi di differenziazione; molto probabilmente,analogamente ad altri stemmi, alposto dell’iniziale del capoluogo c’era il fasciolittorio che poi è stato sostiuito (è unesito interessante di applicazione di unanorma del 1945) (Ghirardi, in litteris).Renzo <strong>Barbattini</strong>Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante,Università di UdineIl lavoro“<strong>Le</strong> <strong>api</strong> nell’araldica <strong>civica</strong> <strong>italiana</strong>”proseguirà nei prossimi numeri di<strong>Apitalia</strong>Immagine di Massimo Ghirardi, ispirato all'originale<strong>Apitalia</strong>2/200838

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