disegno e rilievo archeologico - Portale di Archeologia Medievale
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Anno Accademico 2003-2004 Prof. Giuseppe Bartolini<br />
Prof. Federico Salzotti<br />
DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO<br />
MEDIANTE STRUMENTAZIONE<br />
INFORMATICA<br />
CORSO DI LAUREA IN CONSERVAZIONE, GESTIONE E<br />
COMUNICAZIONE DEI BENI ARCHEOLOGICI<br />
SEDE DI GROSSETO
INDICE<br />
1. OPPORTUNITÀ, OBIETTIVI E PROBLEMATICHE NELLA GESTIONE<br />
DEI DATI ARCHEOLOGICI ATTRAVERSO LO STRUMENTO<br />
INFORMATICO<br />
2. LO STRUMENTO GIS (GEOGRAPHICAL INFORMATION SYSTEM)<br />
• IL GIS IN ARCHEOLOGIA<br />
• PREROGATIVE E CARATTERISTICHE DEI GIS<br />
STRUTTURA DEI GIS<br />
PRINCIPALI APPLICAZIONI DEI GIS<br />
1) Applicazioni per la redazione <strong>di</strong> cartografia numerica<br />
2) Applicazioni per la monitorizzazione <strong>di</strong> valori o elementi<br />
3) Applicazioni per la gestione degli spazi geografici, antropici, economici e produttivi<br />
e per la gestione dei dati rilevati sul territorio<br />
FUNZIONI OPERATIVE DELLO STRUMENTO GIS<br />
1) Funzioni <strong>di</strong> acquisizione dei dati<br />
2) Funzioni <strong>di</strong> correzione e trasformazione della geometria dei dati grafici<br />
3) Funzioni <strong>di</strong> manipolazione ed analisi dei dati<br />
4) Funzioni <strong>di</strong> visualizzazione e presentazione dei dati<br />
3. LA CARTOGRAFIA NUMERICA<br />
• LE TIPOLOGIE DEI DATI<br />
• LE STRUTTURE DEI DATI<br />
La struttura raster<br />
La struttura vettoriale<br />
• L’ACQUISIZIONE DEI DATI E I PROCEDIMENTI DI GEOREFERENZIAZIONE DEI DATI ANALOGICI<br />
CONVERTITI IN DIGITALE<br />
Approfon<strong>di</strong>mento 3.a: il DTM<br />
Approfon<strong>di</strong>mento 3b: la cartografia tri<strong>di</strong>mensionale: proprietà e limiti nella sua attuale fruizione<br />
4. LE BASI CARTOGRAFICHE<br />
• LA CARTOGRAFIA IGM<br />
• LA CARTOGRAFIA TECNICA REGIONALE (CTR)<br />
• LA CARTOGRAFIA CATASTALE<br />
• LA CARTOGRAFIA ORTOFOTOGRAFICA<br />
• LA CARTOGRAFIA TEMATICA<br />
5. LA SCELTA DELLE SCALE DI RAPPRESENTAZIONE<br />
6. METODI E STRUMENTI DI RILEVAMENTO PER LA REDAZIONE DI NUOVA<br />
CARTOGRAFIA<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 2
6A. IL RILEVAMENTO TOPOGRAFICO NUMERICO MEDIANTE STAZIONE<br />
TOTALE: LA CELERIMENSURA<br />
• LA POLIGONAZIONE<br />
• LA POTHENOT<br />
• L’APERTURA A TERRA<br />
• L’ORIENTAMENTO SU DUE PUNTI FISSI<br />
6B. IL RILIEVO FOTOGRAMMETRICO<br />
• LA FOTOGRAFIA: CONSIDERAZIONI GENERALI<br />
Gli obiettivi e le <strong>di</strong>storsioni<br />
Le tecniche <strong>di</strong> ripresa<br />
L’inquadratura<br />
L’esposizione<br />
La profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo<br />
Archiviazione delle immagini<br />
Annotazione<br />
Catalogo<br />
Conservazione<br />
• LA FOTOGRAFIA COME MEZZO AUSILIARIO ALLE OPERAZIONI DI RILEVAMENTO<br />
• LA FOTOGRAFIA PER IL RILIEVO METRICO<br />
• IL RILIEVO TRAMITE RADDRIZZAMENTO FOTOGRAFICO<br />
Ripresa fotografica<br />
Composizione <strong>di</strong> fotomosaici<br />
Le immagini dalla fotocamera al computer<br />
Il <strong>rilievo</strong> dei punti <strong>di</strong> attacco<br />
Trattamento dei dati del <strong>rilievo</strong><br />
Sovrapposizione dei dati raster dei fotogrammi e dei dati numerico-vettoriali delle<br />
coor<strong>di</strong>nate dei punti <strong>di</strong> attacco: il fotoraddrizzamento<br />
La ricomposizione del fotomosaico e alcune applicazioni possibili<br />
6C. IL SISTEMA DI POSIZIONAMENTO GLOBALE SATELLITARE (GPS)<br />
6D. LA FOTOINTERPRETAZIONE<br />
6E. LE INNOVATIVE TECNICHE DI LASER SCANNING PER IL RILIEVO<br />
TRIDIMENSIONALE DI REPERTI, SCAVI, MONUMENTI ARCHITETTONICI E PER<br />
LA PRODUZIONE DI MODELLI DIGITALI DELLA SUPERFICIE<br />
7. LA GEOREFERENZIAZIONE DEI DATI: TIPOLOGIA ED AFFIDABILITÀ DELLA<br />
RAPPRESENTAZIONE<br />
• TIPOLOGIE GRAFICHE<br />
• CRITERI DI GEOREFERENZIAZIONE<br />
• GRADO DI AFFIDABILITÀ DELLE LOCALIZZAZIONI CARTOGRAFICHE DELLE EMERGENZE<br />
8. LA PRODUZIONE DI NUOVA CARTOGRAFIA PER L’ANALISI INTEGRATA DI<br />
UN COMPRENSORIO STORICO: IL CASO DI CHIUSDINO<br />
9. BIBLIOGRAFIA<br />
• BIBLIOGRAFIA<br />
• BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE PER ARGOMENTI<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 3
1. OPPORTUNITÀ, OBIETTIVI E PROBLEMATICHE<br />
NELLA GESTIONE DEI DATI ARCHEOLOGICI<br />
ATTRAVERSO LO STRUMENTO INFORMATICO<br />
L’affermazione dell’informatica nei processi <strong>di</strong> gestione dei dati archeologici è<br />
stata piuttosto lenta e <strong>di</strong>fficoltosa, soprattutto in ambito italiano. Fra i principali motivi<br />
del ritardo accumulato rispetto ad altre scuole (principalmente quelle statunitensi e<br />
britanniche ma, in parte anche quelle slovene e francesi) possiamo citare la prolungata<br />
ed ostinata <strong>di</strong>ffidenza della comunità archeologica italiana nell’adozione dello strumento<br />
informatico. Tale ritardo si è manifestato con particolare evidenza soprattutto<br />
nell’approccio ai sistemi GIS, dei quali ancora oggi non tutti hanno percepito con<br />
chiarezza le potenzialità e le reali possibilità d’applicazione. Un altro freno è costituito<br />
dalla mancanza, sul mercato, <strong>di</strong> softwares appositamente concepiti per l’archeologia. E’<br />
stata necessaria una lunga fase <strong>di</strong> sperimentazione e <strong>di</strong> verifica dei vari programmi,<br />
mirata alla scelta <strong>di</strong> quelli ritenuti più funzionali alle esigenze della ricerca. Alcuni<br />
gruppi <strong>di</strong> lavoro sono andati oltre la semplice adozione <strong>di</strong> un applicativo specifico,<br />
sforzandosi <strong>di</strong> progettare sistemi che integrassero più architetture software, me<strong>di</strong>ante i<br />
quali controllare l’intero processo <strong>di</strong> catastazione e gestione dell’informazione. Si tratta<br />
della costruzione (attraverso programmazione) <strong>di</strong> sistemi GIS, basati principalmente<br />
sull’integrazione fra programmi d’archiviazione (alfanumerica e in alcuni casi<br />
multime<strong>di</strong>ale) e piattaforme GIS. Il LIAAM (Laboratorio <strong>di</strong> Informatica Applicata<br />
all’<strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale), gruppo <strong>di</strong> lavoro sviluppatosi in seno all’area <strong>di</strong><br />
<strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale (Prof. Riccardo Francovich e Prof. Marco Valenti)<br />
dell’Università <strong>di</strong> Siena, ha adottato questa soluzione. Nello specifico, è stato concepito<br />
e costantemente sviluppato negli anni un sistema <strong>di</strong> gestione e <strong>di</strong> interrogazione dei dati<br />
denominato OpenArcheo. Quest’ultimo può essere definito come il “prototipo <strong>di</strong> un<br />
sistema integrato ed aperto per la gestione del dato <strong>archeologico</strong> che, tramite<br />
un’interfaccia semplice, permette <strong>di</strong> collegare vari tipi <strong>di</strong> dati (cartografici, planimetrici,<br />
alfanumerici, grafici, multime<strong>di</strong>ali, ecc.) in modo multi<strong>di</strong>rezionale fra le <strong>di</strong>verse<br />
applicazioni usate” 1 . Come già accennato, la costruzione <strong>di</strong> simili soluzioni richiede<br />
avanzate competenze informatiche, in particolare conoscenza approfon<strong>di</strong>ta degli<br />
applicativi in questione e dei linguaggi <strong>di</strong> programmazione. E’ importante che siano gli<br />
stessi archeologi ad acquisire il know-how richiesto per la creazione <strong>di</strong> sistemi ad hoc;<br />
solo in questo modo, infatti, potranno sfruttare al meglio i programmi utilizzati,<br />
1 FRANCOVICH-VALENTI 2001, p. 109. Per una esauriente descrizione del sistema OpenArcheo si<br />
rimanda a VALENTI 1998a, p. 312 e pp. 326-328; FRANCOVICH-VALENTI 2001, pp. 109-114;<br />
VALENTI-ISABELLA-SALZOTTI 2001, pp. 37-41 e VALENTI et alii 2001. E’ inoltre <strong>di</strong>sponibile in<br />
rete una sezione de<strong>di</strong>cata, consultabile a partire dall’in<strong>di</strong>rizzo:<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it.NewPages/LABORATORIO/home.html.<br />
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piegandoli alle proprie esigenze. Il ricorso a tecnici esterni, in grado <strong>di</strong> garantire un<br />
prodotto molto affidabile dal punto <strong>di</strong> vista tecnico-informatico, nasconde infatti almeno<br />
due grossi svantaggi. Non essendo progettate <strong>di</strong>rettamente da un’utenza archeologica,<br />
queste soluzioni <strong>di</strong>fficilmente assicurano un uso mirato alle esigenze dell’indagine<br />
storico-archeologica. Inoltre, si tratta <strong>di</strong> pacchetti preconfezionati sui quali l’archeologo,<br />
rimanendo estraneo alle fasi <strong>di</strong> costruzione, non sarà in grado <strong>di</strong> apportare correttivi o<br />
aggiornare un sistema destinato a <strong>di</strong>ventare obsoleto nel giro <strong>di</strong> pochi anni. In altri<br />
termini, la soluzione esterna non assicura quell’autonomia che è invece fondamentale<br />
per un corretto ed appropriato uso dello strumento <strong>di</strong> gestione informatica.<br />
Nell’ultimo decennio, il sempre più intensivo ricorso alle tecniche informatiche<br />
(almeno da parte <strong>di</strong> alcune realtà <strong>di</strong> ricerca) ha consentito un notevole miglioramento<br />
delle metodologie <strong>di</strong> gestione e documentazione dei progetti <strong>di</strong> cartografia archeologica.<br />
In particolare, si è registrato un salto <strong>di</strong> qualità nella fruizione delle basi topografiche <strong>di</strong><br />
supporto e nel campo delle tecniche <strong>di</strong> registrazione, trattamento e restituzione delle<br />
evidenze archeologiche.<br />
Il lavoro a tavolino è stato quasi completamente sostituito dall’impiego dei computers.<br />
Questo non significa una totale automazione delle procedure d’indagine, ma sicuramente<br />
è garanzia <strong>di</strong> completezza e rigore nella compilazione delle informazioni acquisite.<br />
L’utilizzo della macchina, quin<strong>di</strong>, non rappresenta solo un cambiamento <strong>di</strong> comodo, ma<br />
piuttosto un’imprescin<strong>di</strong>bile esigenza per garantire uno standard <strong>di</strong> documentazione<br />
avanzata. Nello specifico, l’uso <strong>di</strong> piattaforme GIS, nelle quali il dato viene registrato<br />
senza conversione <strong>di</strong> scala, ha finalmente permesso <strong>di</strong> fornire una rappresentazione del<br />
dato molto precisa ed accurata, basata sulla restituzione planimetrica e georeferenziata<br />
delle evidenze. Inoltre, includendo la <strong>di</strong>mensione spaziale del dato, hanno finalmente<br />
facilitato ed implementato l’applicazione <strong>di</strong> tecniche d’analisi spaziale e statistica<br />
finalizzate alla comprensione dei fenomeni socio-economici e politico-inse<strong>di</strong>ativi nello<br />
spazio.<br />
Vale la pena <strong>di</strong> soffermarsi su tre proprietà basilari che non riguardano<br />
esclusivamente il trattamento dell’informazione archeologica, ma più genericamente la<br />
gestione dei processi informatici:<br />
a) POLVERIZZAZIONE DEI TEMPI DI LAVORO. Con l’adozione delle tecniche<br />
informatiche sono stati drasticamente ridotti i tempi della ricerca, in ciascuna<br />
delle sue fasi operative. Operazioni per la cui realizzazione erano richieste ore (se<br />
non giorni) se eseguite manualmente, vengono oggi effettuate dal calcolatore<br />
elettronico nell’arco <strong>di</strong> pochi secon<strong>di</strong> 2 .<br />
b) CAPACITÀ DI GESTIONE DI GROSSI QUANTITATIVI DI DATI. La ricerca archeologica<br />
si è spesso arenata sulle <strong>di</strong>fficoltà legate all’impossibilità (o incapacità) <strong>di</strong> gestire,<br />
in tempi accettabili, i grossi quantitativi <strong>di</strong> dati prodotti nel corso delle indagini.<br />
Questi problemi hanno spesso comportato la rinuncia alla pubblicazione dei<br />
risultati delle ricerche, venendo meno ai propositi <strong>di</strong> sviluppo e <strong>di</strong> allargamento<br />
del <strong>di</strong>battito negli ambienti scientifico-accademici. L’informatica, in questo<br />
2 Da una sperimentazione effettuata nell’ambito della Carta archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena, è<br />
emerso come una ricerca tematica, realizzabile nel giro <strong>di</strong> pochi minuti su piattaforma GIS, richieda oltre<br />
quaranta ore se eseguita manualmente. (FRANCOVICH 1999, p. 56)<br />
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senso, ha rappresentato una provvidenziale soluzione, facilitando la<br />
memorizzazione, e a seguire la consultazione e l’analisi, <strong>di</strong> corpose banche dati<br />
grazie alle sue gran<strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> memoria e <strong>di</strong> calcolo. L’esponenziale aumento<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità degli hard <strong>di</strong>sk permette oggi <strong>di</strong> catastare la documentazione <strong>di</strong><br />
interi progetti d’archeologia, anche quelli svolti in anni passati (prima<br />
dell’avvento dell’informatizzazione). In questo modo, è possibile implementare<br />
lo stato della conoscenza archeologica collettiva e soprattutto dotare gli enti<br />
pubblici <strong>di</strong> materiale utile ad un’efficace politica <strong>di</strong> tutela e valorizzazione.<br />
c) F ACILITÀ DI VEICOLAZIONE DELLE INFORMAZIONI. L’affermazione<br />
dell’informatica ha avuto ampie ripercussioni anche sui criteri e sugli strumenti<br />
della comunicazione. A tal proposito è sufficiente ricordare l’importanza<br />
acquisita dallo sviluppo delle reti telematiche che consentono, tramite un<br />
qualsiasi terminale, la con<strong>di</strong>visione e la comunicazione delle informazioni su<br />
scala mon<strong>di</strong>ale in tempo reale. L’archeologia, così come qualsiasi altro ambito<br />
<strong>di</strong>sciplinare, deve riuscire ad inserirsi all’interno degli o<strong>di</strong>erni sistemi <strong>di</strong><br />
comunicazione, pena la sua esclusione dai principali circuiti <strong>di</strong> comunicazione.<br />
Pertanto è fondamentale, per gli archeologi, adeguarsi agli standard informatici e<br />
telematici, elaborando un linguaggio in grado <strong>di</strong> proporre i contenuti maturati ad<br />
un pubblico più vasto ed eterogeneo possibile (da un’utenza scientifica agli enti<br />
pubblici o ancora al semplice appassionato). Gli strumenti informatici si sono<br />
rivelati perfetti allo scopo. Essi consentono la restituzione dell’informazione ad<br />
una pluralità composita <strong>di</strong> soggetti e secondo tecniche <strong>di</strong> comunicazione<br />
<strong>di</strong>fferenziate per tipologia <strong>di</strong> linguaggio e per bacini d’utenza. La crescita del<br />
movimento dovrà quin<strong>di</strong> passare dalla sua capacità <strong>di</strong> sfruttare gli attuali canali <strong>di</strong><br />
comunicazione (internet su tutti) e, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> far circolare rapidamente i propri<br />
dati con<strong>di</strong>videndoli con il “villaggio globale”.<br />
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2. LO STRUMENTO GIS (GEOGRAPHICAL<br />
INFORMATION SYSTEM)<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista semantico, GIS è l’acronimo dell’inglese Geographical<br />
Information System, traducibile in italiano come Sistema Informativo Geografico (SIG)<br />
o Territoriale (SIT) 3 . Un’interpretazione ragionata dei significati dei singoli termini<br />
consente <strong>di</strong> capire che si tratta <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> parti interagenti, atto a produrre<br />
informazione riferibile al territorio e quin<strong>di</strong> georeferenziata 4 .<br />
Al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> questa prima chiave <strong>di</strong> lettura non è semplice riuscire a fornire una<br />
definizione unica ed onnicomprensiva <strong>di</strong> GIS. Allo scopo è opportuno operare,<br />
preliminarmente, una <strong>di</strong>fferenziazione fra il software GIS, ossia lo strumento<br />
informatico, e la “soluzione GIS”, che presuppone l’integrazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse componenti,<br />
tecnologiche ed umane.<br />
Per quanto concerne la prima accezione, “il GIS è un software in grado <strong>di</strong><br />
presentare, analizzare e gestire elementi grafici ma soprattutto geografici, cioè una<br />
rappresentazione della realtà che permette l’archiviazione <strong>di</strong> dati ed attributi legati agli<br />
elementi rappresentati.” 5<br />
La tecnologia GIS si fonda sull’integrazione fra grafica e cartografia computerizzata da<br />
una parte, ossia applicativi CAD 6 (Computer Aided Design ) e CAM 7 (Computer Aided<br />
3 Una questione mai risolta con chiarezza, in ambiente italiano, è la frequente confusione che viene<br />
operata fra le sigle GIS e SIT. In realtà, si tratta degli acronimi relativi alla stessa espressione, in lingua<br />
inglese ed italiana. Nonostante ciò, alcuni autori tendono ad operare una <strong>di</strong>stinzione fra i due termini. C.<br />
Schenone, ad esempio, <strong>di</strong>stingue tra Sistema Informativo Geografico (SIG, corrispondente all’inglese<br />
GIS) e Sistema Informativo Territoriale (SIT). Con il primo intende in<strong>di</strong>care esclusivamente gli strumenti<br />
informatici (hardware e software), con il secondo il risultato dell’integrazione del SIG (l’apparato<br />
tecnologico) con dati e procedure applicative richieste per l’elaborazione delle informazioni (SCHENONE<br />
1997, p. 4; pp. 124-125). Si tratta, in pratica, <strong>di</strong> quella che definiremo “soluzione GIS”.<br />
Anche G. Azzena <strong>di</strong>stingue fra SIT, dall’inglese LIS (Land Information System), e SIG, dall’inglese GIS.<br />
Egli in<strong>di</strong>vidua l’origine del SIT nell’ambito amministrativo, mentre definisce il SIG (o GIS) come lo<br />
strumento che ”può utilmente supportare ogni tipo <strong>di</strong> analisi socio-politica ed economica su scala macrocomprensoriale<br />
che riguar<strong>di</strong> fenomeni per i quali è sì necessario <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> contestualizzazione<br />
geografica, ma certamente non <strong>di</strong> lunghezza, larghezza e profon<strong>di</strong>tà…”. Nel primo caso, gli strumenti<br />
saranno funzionali alla gestione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> masse <strong>di</strong> dati con alta precisione cartografica e facilità <strong>di</strong><br />
fruizione da parte dell’utenza pubblica. Nel secondo caso, dovranno invece essere idonei all’analisi<br />
statistica, all’elaborazione numerica e alla visualizzazione selettiva <strong>di</strong> analisi territoriali su aspetti<br />
morfologici e soprattutto su fenomeni sociali, economici e politici (AZZENA 1997, pp. 39-40).<br />
4 La georeferenziazione è il “processo attraverso il quale un dato oggetto è posizionato su una carta<br />
secondo un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate”. (FAVRETTO 2000, p. 165)<br />
5 NARDINI 2001b, p. 2.<br />
6 “La funzione primaria dei sistemi CAD è essenzialmente quella <strong>di</strong> mostrare ed elaborare le informazioni<br />
visuali e grafiche” (FONDELLI 2000, p. 239). Il CAD offre la possibilità <strong>di</strong> realizzare cartografia<br />
vettoriale, potendone gestire, in qualsiasi momento, l’aggiornamento, la riproduzione e l’archiviazione. La<br />
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Mapping), e tecniche <strong>di</strong> gestione delle banche dati alfanumeriche dall’altra, ossia la<br />
tecnologia Database Management. Alle origini del GIS sta l’integrazione, oltre che delle<br />
citate tecnologie, anche <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>scipline quali la cartografia, la fotogrammetria 8 , la<br />
geodesia 9 e il remote sensing 10 , con i rispettivi campi correlati.<br />
I softwares GIS sono concepiti come pacchetti contenenti vari moduli operativi,<br />
autonomi ed interagenti, in grado <strong>di</strong> gestire tutte le fasi <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> lavoro su<br />
elementi spaziali, dall’acquisizione del dato (funzioni <strong>di</strong> input) alla sua restituzione<br />
(funzioni <strong>di</strong> output), passando per le operazioni d’archiviazione, trattamento ed<br />
elaborazione delle informazioni. Si tratta dunque <strong>di</strong> una tecnologia modulare, le cui<br />
varie parti sono utilizzate secondo le esigenze e le finalità dell’utenza interessata.<br />
Relativamente alla “soluzione GIS”, la sua applicazione ad ambiti <strong>di</strong> ricerca, <strong>di</strong><br />
pianificazione e <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong>fferenti non permette <strong>di</strong> andare oltre ad una formula<br />
generalizzante, che esuli dalle specifiche forme <strong>di</strong> fruizione e dalle particolari esigenze<br />
<strong>di</strong> un’utenza sempre più <strong>di</strong>versificata. In questa prospettiva, riteniamo che la definizione<br />
più appropriata sia quella fornita da N. Chrisman ed adottata da A. Favretto: “un sistema<br />
<strong>di</strong> software, hardware, dati, persone, organizzazioni e accor<strong>di</strong> istituzionali per<br />
raccogliere, registrare, analizzare e <strong>di</strong>stribuire informazioni sulle aree del pianeta terra”.<br />
Altri autori hanno fornito definizioni più o meno <strong>di</strong>fferenti, spesso frutto <strong>di</strong> una<br />
concezione più settoriale <strong>di</strong> GIS. Su un aspetto concordano tutte le versioni: la necessità<br />
<strong>di</strong> coniugare la tecnologia informatica con le risorse umane (competenze tecniche,<br />
impostazione logica dei sistemi, gestione istituzionale e finanziaria), considerate a<br />
ragione l’anima <strong>di</strong> qualsiasi sistema informativo. La capacità dell’utenza <strong>di</strong> costruire,<br />
interrogare e sfruttare un GIS rappresenta, <strong>di</strong> fatto, l’unico limite alla sua fruizione.<br />
mappa viene costruita su vari livelli (layers) <strong>di</strong> <strong><strong>di</strong>segno</strong> elettronico, memorizzati me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>gitalizzazione<br />
delle coor<strong>di</strong>nate delle “primitive grafiche” (linee e punti) cui sono associati gli elementi geometrici più<br />
complessi.<br />
7 “Sinonimo <strong>di</strong> cartografia assistita dall’elaboratore, cioè <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> cartografia generale e tematica<br />
avvalendosi delle potenzialità offerte da un centro <strong>di</strong> calcolo” (FONDELLI 2000, p. 239).<br />
Il CAM è quin<strong>di</strong> una tecnica che permette la produzione <strong>di</strong> mappe, con buona resa grafica, in velocità ed<br />
economia. Consente l’archiviazione dei dati, il loro trattamento attraverso limitati meto<strong>di</strong> statistici e la<br />
restituzione grafica per mezzo <strong>di</strong> periferiche <strong>di</strong> stampa. Essendo le funzioni <strong>di</strong> analisi molto limitate, le<br />
finalità primarie rimangono quella <strong>di</strong> archiviazione e rappresentazione; rispetto al GIS, inoltre, non<br />
consente la creazione <strong>di</strong> nuove informazioni a partire dai dati già catastati al suo interno. (GAFFNEY-<br />
STANCIC 1996, pp. 15-16)<br />
8 “Si definisce fotogrammetria l’insieme dei processi che utilizzano le prospettive fotografiche centrali per<br />
la formazione <strong>di</strong> cartografie topografiche e documentazioni <strong>di</strong> beni culturali” (FONDELLI 2000, p. 263);<br />
la fotogrammetria <strong>di</strong>gitale “costituisce l’evoluzione più recente della metodologia fotogrammetrica e<br />
prende in esame, al posto dei tra<strong>di</strong>zionali fotogrammi, la loro conversione in forma numerica”<br />
(FONDELLI 2000, p. 264).<br />
9 La geodesia è “la scienza che si occupa della determinazione della figura e del campo esterno della<br />
gravità della Terra, e <strong>di</strong> determinarne i relativi parametri ellissoi<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>mensionali”; quando applicata alla<br />
topografia si occupa “dei rilevamenti <strong>di</strong> interesse topografico, catastale, urbanistico e <strong>di</strong> ingegneria”<br />
(FONDELLI 2000, p. 265).<br />
10 Il termine “Remote Sensing” designa l’insieme delle tecniche non <strong>di</strong>struttive applicate all’indagine<br />
territoriale (trattamento <strong>di</strong> immagini satellitari e foto aeree, prospezioni geofisiche ed elettromagnetiche,<br />
ecc.). Per una visione generale delle tematiche e delle problematiche <strong>di</strong> ricerca del remote sensing si rinvia<br />
a FORTE-CAMPANA 2001a.<br />
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IL GIS IN ARCHEOLOGIA<br />
Tre sono i principali ambiti d’applicazione del GIS in archeologia:<br />
processamento e archiviazione delle informazioni; produzione <strong>di</strong> informazioni ed ipotesi<br />
<strong>di</strong> interpretazione dei dati; supporto per l’analisi, la decisione o la programmazione <strong>di</strong><br />
interventi. Secondo le esigenze e le finalità, è possibile scegliere su quale tipo<br />
d’applicazione improntare la costruzione del sistema.<br />
I fruitori del sistema GIS, in archeologia, possono essere ricondotti a due<br />
categorie. La prima è costituita dai ricercatori, che, da questo strumento, possono<br />
ricavare informazioni utili per pianificare gli interventi archeologici. Ci riferiamo, in<br />
particolare, all’in<strong>di</strong>viduazione delle aree campione in un progetto <strong>di</strong> ricognizione<br />
topografica, o all’apertura <strong>di</strong> aree <strong>di</strong> scavo, in contesti <strong>di</strong> indagine stratigrafica. La<br />
seconda categoria va invece in<strong>di</strong>viduata negli organi <strong>di</strong> amministrazione e <strong>di</strong> tutela, al<br />
fine <strong>di</strong> favorire la gestione, la salvaguar<strong>di</strong>a e la valorizzazione della risorsa archeologica.<br />
Considerate le potenzialità dello strumento, la comunità archeologica si è impegnata<br />
nella ridefinizione delle metodologie <strong>di</strong> ricerca, plasmandole sulla base delle possibilità<br />
e delle esigenze dei sistemi GIS. Gli sforzi principali, in tale <strong>di</strong>rezione, si sono<br />
concentrati sulle fasi <strong>di</strong> catastazione e catalogazione dei dati all’interno delle<br />
piattaforme. Queste rappresentano, <strong>di</strong> fatto, una “cartina tornasole impietosa<br />
nell’evidenziare le carenze <strong>di</strong> documentazione” in quanto necessitano <strong>di</strong> una<br />
registrazione del dato precisa e completa, che ha richiesto un progresso anche nelle<br />
metodologie d’indagine sul campo.<br />
In ambito italiano è maturata una grande attenzione poprio per gli aspetti della<br />
registrazione e della catastazione del dato, <strong>di</strong> primaria importanza per garantire la<br />
salvaguar<strong>di</strong>a della risorsa archeologica e del suo bagaglio informativo. Sono state<br />
elaborate varie metodologie <strong>di</strong> acquisizione e restituzione del dato, sia cartografico sia<br />
informativo, mentre sono state gioco forza trascurate, fino a tempi recenti, le fasi <strong>di</strong><br />
elaborazione dati e <strong>di</strong> interpretazione dei modelli. Tale tendenza risulta evidente<br />
passando in rassegna i principali progetti <strong>di</strong> cartografia archeologica gestiti me<strong>di</strong>ante<br />
GIS. Il progetto Carta Archeologica d’Italia – Forma Italiae 11 e il progetto Mutina 12<br />
risultano improntati alla fornitura <strong>di</strong> un apparato informativo e cartografico che, oltre ad<br />
11 Il Sistema Informativo Territoriale della Carta Archeologica d’Italia – Forma Italiae è gestito, dagli anni<br />
Ottanta, da P. Sommella e G. Azzena, della cattedra <strong>di</strong> Topografia Antica dell’Università <strong>di</strong> Roma. Il<br />
progetto ha contribuito in maniera decisiva all’introduzione della tecnologia GIS in Italia, fornendo anche<br />
importanti contributi nel <strong>di</strong>battito nazionale sulle tecniche e sulle metodologie <strong>di</strong> catastazione del dato e <strong>di</strong><br />
<strong>rilievo</strong> topografico delle emergenze (tramite GPS e stazioni totali). In proposito si rimanda ad AZZENA<br />
1989, SOMMELLA 1989, SOMMELLA-AZZENA-TASCIO 1990, AZZENA 1992, SOMMELLA 1992,<br />
AZZENA-TASCIO 1996, AZZENA 2001.<br />
12 Il progetto Mutina, coor<strong>di</strong>nato da A. Cardarelli e M. Cattani, è nato dalla collaborazione fra Comune <strong>di</strong><br />
Modena, Soprintendenza Archeologica e Museo Archeologico Etnologico <strong>di</strong> Modena, per la redazione <strong>di</strong><br />
una carta archeologica comunale aggiornabile in tempo reale, con le informazioni provenienti da<br />
un’attività <strong>di</strong> ricognizione costante e sistematica. Le informazioni acquisite ed introdotte all’interno del<br />
sistema <strong>di</strong> gestione vengono contemporaneamente messe a <strong>di</strong>sposizione del Settore Pianificazione<br />
Territoriale dell’amministrazione comunale, allo scopo <strong>di</strong> favorire i processi <strong>di</strong> tutela e valorizzazione<br />
della risorsa archeologica all’interno delle <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> programmazione territoriale. Riferimenti<br />
bibliografici: CATTANI 1997, GUERMANDI 1997, pp. 147-149, CARDARELLI-CATTANI et alii<br />
2001.<br />
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adempiere alle esigenze della ricerca scientifica, funga prioritariamente da supporto per<br />
le operazioni <strong>di</strong> tutela e <strong>di</strong> pianificazione. Si è sviluppato così un lungo <strong>di</strong>battito sulle<br />
modalità <strong>di</strong> registrazione delle informazioni, mentre si sono finora trascurate le fasi<br />
d’elaborazione e <strong>di</strong> modellizzazione.<br />
PREROGATIVE E CARATTERISTICHE DEI GIS<br />
I GIS moderni possono essere classificati in tre tipi, secondo i formati numerici<br />
supportati ed utilizzati per l’analisi:<br />
1) VETTORIALI (MAP-BASED): impiegati nell’analisi dei confini, delle relazioni fra<br />
oggetti e nelle rappresentazioni tematiche. Assolvono funzioni d’archiviazione ed<br />
interrogazione degli attributi associabili agli oggetti grafici. Si rivelano preferibili<br />
qualora sia richiesta un’alta qualità cartografica (precisione e definizione degli<br />
elementi) e per le analisi infrasito (quin<strong>di</strong> per ambiti d’indagine circostanziati<br />
come i contesti <strong>di</strong> scavo <strong>archeologico</strong>);<br />
2) RASTER (IMAGE-BASED): impiegati in particolar modo nei settori del Remote Sensing<br />
e dell’image-analysis. Rappresentano una forma d’archiviazione molto semplice,<br />
ma altrettanto <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osa in termini <strong>di</strong> memoria richiesta. Sono particolarmente<br />
in<strong>di</strong>cati per le analisi a larga scala su superfici continue e per l’in<strong>di</strong>viduazione<br />
delle interazioni fra dato <strong>archeologico</strong> e dato ambientale;<br />
3) MISTI (RASTER VERSUS VECTOR): a questa tipologia appartengono la maggior parte<br />
dei software GIS attualmente in <strong>di</strong>stribuzione. Lo sviluppo degli applicativi e delle<br />
esigenze dell’utenza fanno sì che sia preferibile poter gestire, all’interno della<br />
stessa piattaforma, tutti i tipi <strong>di</strong> dato, applicandone le varie metodologie <strong>di</strong> analisi<br />
e trattamento.<br />
All’interno <strong>di</strong> un GIS le coor<strong>di</strong>nate sono memorizzate senza conversione <strong>di</strong> scala.<br />
Questo significa poter visualizzare i dati a qualsiasi scala, combinando nello stesso<br />
spazio <strong>di</strong> visualizzazione informazioni ricavate anche da carte a <strong>di</strong>fferente scala<br />
d’acquisizione. Quest’ultima <strong>di</strong>venta semplicemente un parametro per stabilire il grado<br />
<strong>di</strong> dettaglio della rappresentazione. E’ inoltre possibile la conversione <strong>di</strong> proiezioni<br />
cartografiche e sistemi <strong>di</strong> riferimento dei dati, consentendo l’utilizzo contemporaneo <strong>di</strong><br />
cartografia redatta in paesi <strong>di</strong>versi o semplicemente con criteri fra loro <strong>di</strong>fferenti.<br />
Altra prerogativa é la capacità d’aggiornamento dei dati, grafici e alfanumerici, che pone<br />
l’utente nella possibilità <strong>di</strong> gestirli anche nella loro <strong>di</strong>mensione temporale. In qualsiasi<br />
momento è possibile procedere a correzioni o integrazioni della banca dati,<br />
mantenendola aggiornata e, al tempo stesso, conservando memoria dei cambiamenti dei<br />
sistemi territoriali indagati.<br />
Un’ultima considerazione riguarda le funzionalità cartografiche dello strumento. La<br />
<strong>di</strong>ffusione dei GIS ha consentito ad un’eterogenea utenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare produttrice <strong>di</strong><br />
cartografia. Se fino a vent’anni fa la produzione <strong>di</strong> supporti cartografici era prerogativa<br />
<strong>di</strong> cartografi professionisti, oggi qualsiasi ricercatore che abbia <strong>di</strong>mestichezza con lo<br />
strumento GIS è in grado <strong>di</strong> produrne autonomamente. Questa è una grande conquista<br />
soprattutto per ambienti, quale quello <strong>archeologico</strong>, che fanno del territorio il loro<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 10
oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o ed hanno quin<strong>di</strong> necessità <strong>di</strong> supportare le indagini con adeguate<br />
restituzioni cartografiche.<br />
STRUTTURA DEI GIS<br />
La progettazione <strong>di</strong> sistemi informativi richiede una struttura aperta e flessibile <strong>di</strong><br />
tipo modulare, tramite la quale sia possibile mo<strong>di</strong>ficare o implementare parti del sistema<br />
senza alterarne l’assetto generale. Questo consente il <strong>di</strong>alogo con altri sistemi, anche<br />
<strong>di</strong>versi, e con applicativi esterni. Grazie a questa struttura, sono più semplici<br />
l’adeguamento degli strumenti tecnologici, considerati i rapi<strong>di</strong> ritmi d’evoluzione del<br />
mercato informatico, e l’aggiornamento delle banche dati dei sistemi geografici trattati,<br />
soggetti ai continui cambiamenti delle strutture territoriali.<br />
Complessivamente, possiamo ricondurre la struttura <strong>di</strong> un GIS a quattro principali<br />
ambiti operativi: l’acquisizione dei dati (cartografici ed informativi), la loro gestione, il<br />
trattamento (spaziale e statistico) e, infine, la restituzione.<br />
Le attuali tendenze <strong>di</strong> sviluppo dello strumento prevedono una consistente<br />
implementazione delle componenti <strong>di</strong> analisi spaziale, che hanno sancito il superamento<br />
della concezione <strong>di</strong> GIS come strumento per la sola produzione <strong>di</strong> cartografia, ridotto ad<br />
un semplice archivio <strong>di</strong> dati georeferenziati. Le funzioni cartografiche rimangono<br />
ovviamente <strong>di</strong> fondamentale importanza, ma non più fini a se stesse, bensì come<br />
momento <strong>di</strong> sintesi delle elaborazioni statistico-analitiche, più facilmente interpretabili<br />
nella loro forma grafica.<br />
PRINCIPALI APPLICAZIONI DEI GIS<br />
I sistemi informativi possono essere utilizzati per molteplici applicazioni, privilegiando,<br />
a seconda dei casi, l’uso delle funzioni più idonee alla loro realizzazione.<br />
In campo <strong>archeologico</strong>, tali funzioni sono riassumibili in tre categorie: archiviazione e<br />
processamento delle informazioni, supporto per analizzare e prendere decisioni o<br />
programmare interventi, produzione <strong>di</strong> informazioni ed ipotesi <strong>di</strong> lettura dei dati. Più in<br />
generale, un sistema informativo comprende una vasta gamma <strong>di</strong> operazioni, finalizzate<br />
a favorire le capacità interpretative, gestionali, critiche e decisionali dell’utenza. Fra le<br />
tante:<br />
1) Applicazioni per la redazione <strong>di</strong> cartografia numerica. Nati proprio in<br />
seguito ad applicazioni nell’ambito della cartografia numerica, i GIS continuano<br />
ancora oggi ad esserne strumenti fondamentali. L’utenza, in questo campo, è<br />
costituita ovviamente dagli enti cartografici, fra i quali bisogna includere le<br />
amministrazioni pubbliche. Per le fasi <strong>di</strong> redazione è necessario prevedere anche altre<br />
applicazioni, quali il volo aereo, la ripresa aerofotogrammetrica, la stereorestituzione,<br />
il <strong>rilievo</strong> topografico sul terreno e la <strong>di</strong>gitalizzazione <strong>di</strong> carte e dati già noti.<br />
2) Applicazioni per la monitorizzazione <strong>di</strong> valori o elementi. Gli esempi<br />
più comuni sono legati al controllo degli agenti atmosferici (meteorologia) o dei tassi<br />
<strong>di</strong> inquinamento atmosferico, idrico, acustico, etc., Simili applicazioni, legate però ad<br />
elementi materiali, si possono avere anche per attività <strong>di</strong> controllo del patrimonio<br />
fisico-naturalistico, storico-architettonico ed <strong>archeologico</strong>. Si avvalgono <strong>di</strong> tali<br />
applicazioni i vari istituti per la tutela, intesa nella più larga accezione del termine.<br />
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3) Applicazioni per la gestione degli spazi geografici, antropici,<br />
economici e produttivi e per la gestione dei dati rilevati sul territorio.<br />
In questi casi i principali fruitori sono le pubbliche amministrazioni (per la redazione<br />
<strong>di</strong> piani territoriali <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento (PTC), <strong>di</strong> piani paesistici regionali e, più in<br />
generale, per la costruzione <strong>di</strong> quadri conoscitivi), le aziende (gestione dei servizi alla<br />
clientela) e qualsiasi ente o privato che intenda gestire informazioni <strong>di</strong>stribuite nello<br />
spazio e nel tempo (in questo gruppo rientra l’utente archeologo).<br />
FUNZIONI OPERATIVE DELLO STRUMENTO GIS<br />
Le funzioni operative <strong>di</strong> un GIS ne rispecchiano la struttura e prevedono una<br />
vasta tipologia <strong>di</strong> operazioni e coman<strong>di</strong> funzionali al genere <strong>di</strong> applicazione richiesta.<br />
Nell’ambito della cartografia archeologica, oggetto del corso, vanno considerate<br />
essenzialmente le seguenti funzioni:<br />
1) Funzioni <strong>di</strong> acquisizione dei dati<br />
a) CODIFICA E ACQUISIZIONE DEI DATI. Tale funzione viene adoperata nelle fasi<br />
<strong>di</strong> redazione della cartografia numerica, cioè <strong>di</strong> <strong>di</strong>gitalizzazione grafica dei<br />
dati e d’inserimento dei relativi attributi. Per la cartografia vettoriale, sono<br />
generati due file ASCII che contengono rispettivamente le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong><br />
punti, linee o poligoni, e le stringhe degli attributi da associare a ciascun<br />
elemento grafico. Per la cartografia raster, il file <strong>di</strong> georeferenziazione, o<br />
<strong>di</strong>rettamente il file immagine, sono compilati con valori che determinano la<br />
<strong>di</strong>mensione dei pixel, il numero <strong>di</strong> righe e colonne, le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> uno dei<br />
quattro vertici dell’immagine e l’orientamento della griglia. Grazie alle<br />
operazioni <strong>di</strong> co<strong>di</strong>fica e acquisizione sarà possibile, in seguito, non solo<br />
visualizzare i dati, ma altresì interrogarli, elaborarli e procedere alla<br />
creazione <strong>di</strong> tematismi.<br />
b) CONVERSIONE. Considerata l’eterogeneità dei dati che confluiscono in un<br />
sistema informativo; è spesso opportuno procedere alla loro conversione. Il<br />
primo tipo <strong>di</strong> conversione è quello che permette <strong>di</strong> passare dal dato<br />
analogico a quello <strong>di</strong>gitale, attraverso la <strong>di</strong>gitalizzazione, per i supporti<br />
vettoriali, o la scannerizzazione, per i dati raster. Il secondo tipo consente<br />
l’acquisizione <strong>di</strong> dati dal rilevamento topografico <strong>di</strong>retto sul terreno (GPS e<br />
stazioni totali), per mezzo <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate geometry (COGO), cioè<br />
d’input <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate. Infine, ci può essere conversione <strong>di</strong> dati <strong>di</strong>gitali fra<br />
<strong>di</strong>fferenti strutture (tabulare, raster e vettoriale) o tipologie (puntuale,<br />
lineare, poligonale, areale).<br />
2) Funzioni <strong>di</strong> correzione e trasformazione della geometria dei dati<br />
grafici. Acquisiti i dati, si può procedere, se necessario, alla correzione<br />
geometrica degli elementi grafici, che rappresenta un caso particolare <strong>di</strong><br />
trasformazione <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate. Tale funzione è utilizzata per il posizionamento delle<br />
basi numeriche sul riferimento della proiezione cartografica piana. Per effettuare<br />
l’operazione è fondamentale far corrispondere alle coor<strong>di</strong>nate assolute della<br />
proiezione (ad esempio sistemi <strong>di</strong> riferimento Gauss-Boaga o UTM) altrettanti<br />
punti noti nelle loro coor<strong>di</strong>nate strumentali (<strong>di</strong>gitalizzazione CAD su piano<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 12
cartesiano con coor<strong>di</strong>nate locali x, y). I recenti sviluppi dei software GIS hanno<br />
sveltito e facilitato tali mansioni. Quando sono particolarmente sviluppate le<br />
funzioni <strong>di</strong> CAD, è possibile esercitare queste operazioni anche con il semplice<br />
spostamento e la rotazione manuale degli elementi geometrici fino alla perfetta<br />
corrispondenza con la relativa griglia <strong>di</strong> punti per i quali si <strong>di</strong>spone delle<br />
coor<strong>di</strong>nate assolute. In ambito <strong>archeologico</strong>, tali operazioni permettono la<br />
georeferenziazione dei rilievi topografici cartacei (ad esempio la documentazione<br />
grafica <strong>di</strong> scavo) facendo corrispondere la rete della picchettatura tracciata sul<br />
campo, <strong>di</strong>gitalizzata in sistema locale, con la griglia degli stessi punti battuti a<br />
stazione totale e restituiti in coor<strong>di</strong>nate chilometriche.<br />
3) Funzioni <strong>di</strong> manipolazione ed analisi dei dati<br />
a) CONVERSIONE. Le funzioni <strong>di</strong> conversione sono state già trattate nel<br />
paragrafo relativo all’acquisizione dei dati. Tuttavia, è opportuno<br />
considerare le funzioni <strong>di</strong> conversione pertinenti anche all’ambito analitico,<br />
essendo strumento fondamentale per il trattamento <strong>di</strong> specifiche forme <strong>di</strong><br />
dati. In particolare, sono utili le conversioni in formato raster-grid, idoneo al<br />
trattamento dei dati per applicazioni <strong>di</strong> analisi spaziali.<br />
b) MISURAZIONI DI DISTANZE, PROSSIMITÀ ED AREE. Tale funzione consente <strong>di</strong><br />
calcolare lunghezze, perimetri ed aree pertinenti agli oggetti geometrici delle<br />
cartografie <strong>di</strong>gitali. Per quanto concerne il concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, esso può<br />
essere espresso, oltre che in base all’accezione euclidea, anche in termini <strong>di</strong><br />
tempo impiegato, <strong>di</strong> costi <strong>di</strong> percorrenza o <strong>di</strong> energia necessaria. Riuscire a<br />
calcolare tali valori significa poter tracciare percorsi minimi in termini <strong>di</strong><br />
rapporto fra <strong>di</strong>stanza, tempo e costo.<br />
c) MODULI DI ANALISI SPAZIALE. I vari GIS in commercio comprendono,<br />
all’interno dei pacchetti <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta, appositi moduli per il trattamento dei<br />
dati, al fine <strong>di</strong> elaborare analisi <strong>di</strong> tipo spaziale. Fra le applicazioni più<br />
comuni in ambito topografico si possono annoverare:<br />
- Operazioni <strong>di</strong> interpolazione. Si tratta <strong>di</strong> procedure adottate per “la<br />
stima <strong>di</strong> valori relativi ad elementi non censiti in un’area <strong>di</strong> riferimento,<br />
per la quale sono invece <strong>di</strong>sponibili altri valori osservati“ 13 . E’ bene<br />
sottolineare che, tramite queste procedure, e in<strong>di</strong>pendentemente da<br />
quanto possano essere sofisticati gli algoritmi impiegati, vengono fornite<br />
delle stime e non dei valori reali. I principali tipi <strong>di</strong> interpolazione sono:<br />
IDW (Inverse Distance Weighting), Kriging, Nearest Neighbor (vicino<br />
prossimo), i poligoni <strong>di</strong> Thiessen, le me<strong>di</strong>e mobili spaziali e le<br />
interpolazioni sui dati in elevato, che portano alla costruzione <strong>di</strong> DTM e<br />
TIN, ecc.<br />
- Operazioni sui dati <strong>di</strong> elevazione. Comprendono una gamma <strong>di</strong><br />
operazioni relative principalmente agli aspetti altimetrici: slope (analisi<br />
dell’acclività dei versanti), aspect (analisi dell’esposizione dei versanti),<br />
hillshade (analisi dell’illuminazione <strong>di</strong> una regione a seconda dei perio<strong>di</strong><br />
dell’anno e della giornata), viewshed (analisi <strong>di</strong> visibilità territoriale).<br />
13 FAVRETTO 2000, p. 51.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 13
d) MODELLI DIGITALI DEL TERRENO. Una delle funzioni <strong>di</strong> maggior interesse dei<br />
GIS è il trattamento delle informazioni relative alle superfici del terreno. Per<br />
ciascun punto, oltre che le coor<strong>di</strong>nate piane x, y, si può esprimere un valore<br />
d’elevazione z, riferibile ad una serie <strong>di</strong> punti o <strong>di</strong> linee (isoipse). Da queste<br />
si può procedere all’elaborazione <strong>di</strong> più sofisticati modelli <strong>di</strong>gitali del<br />
terreno (DTM Digital Terrain Model o DEM Digital Elevation Model)<br />
strutturati in formato grid. L’operazione prevede l’assegnazione <strong>di</strong> un valore<br />
altimetrico per ciascun pixel a partire dai punti quotati, tramite<br />
interpolazione. In questo modo sono assegnati i valori più probabili, in base<br />
a quelli certi relativi ai punti prossimi rilevati. Oltre che in formato raster, i<br />
modelli <strong>di</strong>gitali del terreno possono essere restituiti anche me<strong>di</strong>ante strutture<br />
vettoriali. E’ il caso della copertura TIN (Triangulated Irregular Network),<br />
nella quale i punti quotati <strong>di</strong>ventano i vertici <strong>di</strong> una rete poligonale costituita<br />
da triangoli <strong>di</strong> forma irregolare. A partire dai DTM saranno possibili una<br />
serie <strong>di</strong> operazioni, attuabili su piattaforma GIS, per l’in<strong>di</strong>viduazione, oltre<br />
che dei valori <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, anche <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> pendenza e <strong>di</strong> esposizione dei<br />
versanti. Si potranno inoltre generare classi <strong>di</strong> curve isovalore, ad intervalli<br />
stabiliti dall’utente, e restituzioni raster <strong>di</strong> tipo impressionistico della<br />
morfologia, basate sulla <strong>di</strong>stribuzione delle ombre sul terreno a seconda<br />
degli angoli <strong>di</strong> visuale e <strong>di</strong> trasmissione della luce (hillshade).<br />
e) PROCESSAMENTO DELLE IMMAGINI. Tale operazione viene esercitata su<br />
strutture <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> tipo raster. Le immagini <strong>di</strong>gitali oggetto <strong>di</strong> elaborazione<br />
(immagini satellitari, foto aeree, etc.) sono infatti il frutto <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong><br />
rasterizzazione e quin<strong>di</strong> restituite sotto forma <strong>di</strong> matrici <strong>di</strong> pixel, ciascuno dei<br />
quali contrad<strong>di</strong>stinto da un numero intero. Il processamento ricorre a<br />
funzioni <strong>di</strong> analisi spaziale e soprattutto <strong>di</strong> analisi statistica, applicata ai<br />
valori numerici dei singoli pixel. Le sue finalità sono solitamente legate<br />
all’acquisizione <strong>di</strong> informazioni relative a coperture tematiche terrestri. Le<br />
applicazioni più frequenti sono infatti relative allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> aspetti<br />
morfologici, alla misura <strong>di</strong> grandezze fisiche, all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> tipologie<br />
vegetazionali o <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> sfruttamento del suolo. Anche l’archeologia<br />
beneficia <strong>di</strong> tali tecniche, con lo scopo <strong>di</strong> riuscire a leggere la presenza <strong>di</strong><br />
strutture nel sottosuolo, me<strong>di</strong>ante la ricerca <strong>di</strong> anomalie nella crescita della<br />
vegetazione.<br />
4. Funzioni <strong>di</strong> visualizzazione e presentazione dei dati. Una delle<br />
principali finalità <strong>di</strong> un’indagine territoriale svolta con lo strumento GIS è la<br />
presentazione dei risultati. Questa può avvenire per mezzo <strong>di</strong> grafici, tabulati,<br />
listati, report statistici e, ovviamente, carte tematiche. Queste ultime si<br />
compongono <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> elementi che contribuiscono a migliorare la<br />
rappresentazione grafica e a rendere comprensibili i suoi contenuti informativi.<br />
Nello specifico, sono stati sud<strong>di</strong>visi da G. Peverieri in:<br />
1. RAPPRESENTAZIONE GRAFICO-NUMERICA. E’ ovviamente l’elemento centrale<br />
della carta, che sintetizza graficamente il contenuto informativo del sistema<br />
(elementi grafici ed attributi).<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 14
2. LEGENDE E COMMENTI ALFANUMERICI. Rappresentano la chiave per una<br />
corretta lettura della rappresentazione cartografica, dei suoi simboli, dei suoi<br />
cromatismi e <strong>di</strong> qualsiasi altra informazione utile alla sua interpretazione o<br />
comprensione. Elementi testuali vengono utilizzati come titolo della<br />
rappresentazione o come semplice appen<strong>di</strong>ce, per la presentazione <strong>di</strong><br />
informazioni supplementari pertinenti ai tematismi rappresentati (metadati) o<br />
alla descrizione della carta.<br />
3. CORNICE CARTOGRAFICA. Si tratta <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> inquadramento topocartografico<br />
e <strong>di</strong> riferimento spazio-<strong>di</strong>mensionale; più precisamente una carta<br />
dovrebbe comprendere:<br />
- il riquadro che delimita la rappresentazione grafica;<br />
- meri<strong>di</strong>ani e paralleli interni all’area cartografata;<br />
- il grigliato chilometrico interno all’area cartografata;<br />
- le coor<strong>di</strong>nate dei quattro vertici dell’area cartografata;<br />
- la scala <strong>di</strong> rappresentazione espressa in forma grafico-analogica o<br />
me<strong>di</strong>ante rapporto numerico;<br />
- la proiezione cartografica adottata.<br />
4. CARTIGLI. Contestualizzano la rappresentazione grafica centrale, fornendone<br />
un inquadramento cartografico a scala più bassa, che consenta <strong>di</strong> visualizzare il<br />
comprensorio d’appartenenza. E’ una rappresentazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ridotte,<br />
posizionata marginalmente rispetto a quella principale, spesso in asse col<br />
riquadro contenente la legenda.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 15
3. LA CARTOGRAFIA NUMERICA<br />
Negli ultimi anni è stata denunciata, in più se<strong>di</strong>, l’inadeguatezza dei tra<strong>di</strong>zionali<br />
strumenti cartografici per una precisa e funzionale rappresentazione delle emergenze<br />
archeologiche sul territorio. La restituzione dei siti tramite simbologia puntuale, su<br />
supporti cartacei solitamente a scala non superiore all’1:25.000, non poteva sod<strong>di</strong>sfare le<br />
esigenze <strong>di</strong> tutela e censimento del patrimonio <strong>archeologico</strong> e certo non favoriva il<br />
concreto impiego dei dati nelle <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> pianificazione e valorizzazione. La<br />
soluzione è arrivata con il superamento della cartografia tra<strong>di</strong>zionale, sostituita (quasi<br />
completamente) da quella numerica. Lo sforzo operato in questa <strong>di</strong>rezione dai vari<br />
<strong>di</strong>stributori (l’Istituto Geografico Militare, le Regioni per la Cartografia Tecnica<br />
Regionale, gli enti cartografici e le aziende impegnate nel settore) è stato accompagnato<br />
dalla realizzazione, all’interno delle amministrazioni pubbliche, <strong>di</strong> Sistemi Informativi<br />
Territoriali. La cartografia numerica, <strong>di</strong> fatto, è una componente in<strong>di</strong>spensabile <strong>di</strong> un<br />
sistema informativo. Essa “non avrebbe ragione <strong>di</strong> esistere se non come base ed in<br />
funzione <strong>di</strong> un SIT, in cui i dati cartografici sono mantenuti fisicamente <strong>di</strong>stinti e perciò<br />
elaborabili ed integrabili secondo le necessità per dar luogo, solo in fase <strong>di</strong><br />
rappresentazione grafica finale, alla mappa tra<strong>di</strong>zionale.” 14 Nell’ambito della rivoluzione<br />
<strong>di</strong>gitale, i cambiamenti non hanno quin<strong>di</strong> interessato le basi cartografiche, che<br />
rimangono l’IGM, la CTR, le mappe catastali e varia cartografia tematica, ma piuttosto<br />
le strutture dei dati (raster e vettoriali), gli strumenti (CAD e soprattutto GIS) e,<br />
conseguentemente, le modalità e le potenzialità della loro fruizione. In particolare,<br />
l’utilizzo <strong>di</strong> piattaforme GIS ha consentito un approccio più complesso ai dati ed una<br />
gestione più elastica e funzionale delle informazioni.<br />
Possiamo definire la cartografia <strong>di</strong>gitale come “un insieme <strong>di</strong> dati topografici<br />
espressi in forma numerica, suscettibili <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>rettamente trasformati in<br />
rappresentazione grafica, ma anche <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>rettamente elaborati ed integrati per la<br />
messa a punto <strong>di</strong> un sistema informativo georeferenziato, nonché <strong>di</strong> essere utilizzati per<br />
lo sviluppo d’analisi statistiche e ricerche operative <strong>di</strong> particolare interesse quantitativo e<br />
qualitativo.” 15 E’ il risultato dell’applicazione, alla cartografia tra<strong>di</strong>zionale, <strong>di</strong> tecniche<br />
ed algoritmi che trasformano le rappresentazioni grafiche in archivi numerici, nei quali<br />
sono co<strong>di</strong>ficate le coor<strong>di</strong>nate e gli elementi che caratterizzano le figure e la qualità della<br />
restituzione. Diversamente dai supporti cartacei, le coor<strong>di</strong>nate sono memorizzate senza<br />
conversione <strong>di</strong> scala e pertanto i dati <strong>di</strong>gitali sono stampabili e visualizzabili a qualsiasi<br />
rapporto <strong>di</strong> riduzione metrica. Ne consegue che il GIS permette <strong>di</strong> integrare nello stesso<br />
spazio <strong>di</strong> visualizzazione dati acquisiti a scale <strong>di</strong>verse. Queste, <strong>di</strong> fatto, <strong>di</strong>ventano<br />
14 SECONDINI 1988, p. 33.<br />
15 FONDELLI 2000, p. 243.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 16
solamente un parametro per definire il grado <strong>di</strong> accuratezza e <strong>di</strong> risoluzione degli<br />
elementi grafici 16 .<br />
Prerogativa della cartografia numerica all’interno <strong>di</strong> un sistema informativo è la<br />
georeferenziazione, ossia “il processo attraverso il quale un dato oggetto é posizionato<br />
su una carta secondo un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate” 17 La georeferenziazione degli oggetti del<br />
mondo reale avviene quin<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ante loro associazione ad un’entità geometrica (punto,<br />
linea o poligono), idonea alla sua rappresentazione e posizionata tramite assegnazione <strong>di</strong><br />
coor<strong>di</strong>nate.<br />
Ciascun oggetto viene inoltre classificato all’interno <strong>di</strong> un livello (layer), corrispondente<br />
ad un tematismo, e descritto me<strong>di</strong>ante attributi; la sua in<strong>di</strong>viduazione e classificazione è<br />
quin<strong>di</strong> possibile attraverso un’opportuna operazione <strong>di</strong> co<strong>di</strong>fica.<br />
In definitiva, le coor<strong>di</strong>nate definiscono univocamente la posizione spaziale dei punti,<br />
mentre gli attributi ne stabiliscono la loro identità ed appartenenza ad una determinata<br />
entità.<br />
Altre rilevanti proprietà della cartografia numerica sono l’aggiornabilità, la<br />
velocità d’elaborazione e la capacità d’implementazione o, viceversa, <strong>di</strong> riduzione<br />
(me<strong>di</strong>ante operazioni d’estrazione) dei dati. E’ inoltre possibile operare una<br />
riclassificazione per categorie <strong>di</strong> attributi o per caratteristiche grafico-<strong>di</strong>mensionali. La<br />
sovrapposizione <strong>di</strong> piani cartografici <strong>di</strong>versi per struttura <strong>di</strong> dati, scala d’acquisizione ed<br />
oggetto, consente <strong>di</strong> derivare nuova cartografia tematica (funzioni <strong>di</strong> sovrapposizione e<br />
derivazione). Inoltre, è opportuno ricordare le potenzialità <strong>di</strong> conversione fra strutture <strong>di</strong><br />
dati <strong>di</strong>verse (raster e vettoriale) e fra tipologie d’entità grafiche <strong>di</strong>fferenti (punti, linee o<br />
superfici).<br />
Per quanto concerne, infine, la circolazione e la <strong>di</strong>vulgazione dei dati<br />
cartografici, lo sviluppo delle reti informatiche (intranet ed internet), e la realizzazione<br />
<strong>di</strong> moduli GIS de<strong>di</strong>cati all’uscita in rete, permettono oggi <strong>di</strong> consultare ed interrogare,<br />
attraverso browser, basi <strong>di</strong> lavoro e relative banche dati.<br />
LE TIPOLOGIE DEI DATI<br />
La maggior parte delle applicazioni GIS separano la gestione dei dati spaziali e<br />
dei relativi attributi in due <strong>di</strong>fferenti strutture dei dati, funzionanti autonomamente ed<br />
interagenti attraverso elementi <strong>di</strong> raccordo.<br />
I dati spaziali (o grafici) sono utilizzati per la rappresentazione <strong>di</strong> fenomeni<br />
georeferenziabili attraverso due classi <strong>di</strong> elementi grafici:<br />
1) LE PRIMITIVE GEOMETRICHE: punto e linea (spezzata):<br />
a) IL PUNTO é determinato da una coppia <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate ed é un’entità<br />
a<strong>di</strong>mensionale;<br />
b) LA LINEA è determinata da coppie <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate a<strong>di</strong>acenti e continue ed è<br />
un’entità uni<strong>di</strong>mensionale. Può essere rappresentata da:<br />
- un segmento (retta collegante due punti);<br />
- una stringa (serie continua <strong>di</strong> segmenti);<br />
- un arco (serie <strong>di</strong> punti che definiscono una curva);<br />
16 AZZARI 1996, p. IX.<br />
17 FAVRETTO 2000, p. 165.<br />
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- una catena (sequenza <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> segmenti o archi con un nodo<br />
all’inizio ed uno alla fine).<br />
2) LE PRIMITIVE COMPLESSE: poligoni e no<strong>di</strong>:<br />
a) IL POLIGONO è una porzione del piano racchiusa da una linea <strong>di</strong> contorno;<br />
determina un’area che è un oggetto continuo a due <strong>di</strong>mensioni;<br />
b) IL NODO è il punto nel quale confluiscono due o più estremi <strong>di</strong> linea.<br />
Oltre a quelli costituiti dalle primitive (punto, linea, poligono ed area), altri due elementi<br />
contribuiscono alla generazione <strong>di</strong> dati spaziali:<br />
a) IL PIXEL 18 , unità minima per la composizione dei dati raster;<br />
b) IL SIMBOLO 19 , unità <strong>di</strong> rappresentazione dei dati puntuali vettoriali.<br />
La componente spaziale contiene informazioni relative ai fenomeni georeferenziabili; in<br />
particolare:<br />
1) LOCALIZZAZIONE: espressa con riferimento ad un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate;<br />
2) FORMA: esprimibile attraverso punti, linee, aree e superfici:<br />
a) PUNTI: la rappresentazione puntuale può essere utilizzata per referenziare<br />
informazioni legate al valore <strong>di</strong> un fenomeno fisico (es: la temperatura, i<br />
punti quota, ecc.) o un fenomeno antropico (es: l’inquinamento,<br />
l’inse<strong>di</strong>amento, ecc.). Dal punto <strong>di</strong> vista topografico, si ricorre alla<br />
rappresentazione puntiforme per la localizzazione <strong>di</strong> oggetti troppo<br />
piccoli rispetto alla scala <strong>di</strong> rappresentazione oppure per in<strong>di</strong>care il<br />
baricentro <strong>di</strong> un fenomeno più vasto (es: i centri urbani);<br />
b) LINEE: la rappresentazione lineare è legata alla definizione <strong>di</strong> confini fra<br />
valori <strong>di</strong>versi oppure per descrivere l’andamento <strong>di</strong> un fenomeno naturale<br />
(es: l’idrografia) o antropico (es: la viabilità);<br />
c) AREE: le aree sono definite da confini lineari e risultano soggette a<br />
variazioni graduali nel tempo e nello spazio (es: area <strong>di</strong> spargimento <strong>di</strong><br />
manufatti all’interno <strong>di</strong> un campo arato);<br />
d) SUPERFICI: sono impiegate per la descrizione della superficie terrestre la<br />
quale, per la sua morfologia non omogenea, si presenta <strong>di</strong>fferente nelle<br />
varie zone considerate (es: DTM e piani informativi da esso ricavabili<br />
quali l’acclività o slope);<br />
Gli attributi caratterizzano gli elementi spaziali offrendo informazioni ad<strong>di</strong>zionali<br />
e fornendo il contenuto semantico del fenomeno rappresentato, tramite descrizione in<br />
forma alfanumerica, o la sua intensità, quantificata in una misurazione.<br />
Gli attributi possono essere:<br />
1) METRICI: attributi riferibili alla geometria delle primitive; sono espressi me<strong>di</strong>ante<br />
numeri e forniscono l’ubicazione (me<strong>di</strong>ante coppie <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate), la lunghezza<br />
<strong>di</strong> linee, il perimetro e la superficie dei poligoni;<br />
18<br />
Il pixel (abbreviazione <strong>di</strong> picture element) costituisce la più piccola parte, in<strong>di</strong>visibile, <strong>di</strong> un’immagine;<br />
è rappresentato da tre valori caratteristici: le due coor<strong>di</strong>nate x e y e il suo valore in<strong>di</strong>ce. Nelle metodologie<br />
<strong>di</strong> Remote Sensing, basate su dati raster, è la fondamentale unità <strong>di</strong> misura dei dati, in<strong>di</strong>ce della<br />
definizione <strong>di</strong> un’immagine.<br />
19<br />
“Il simbolo è un elemento grafico che rappresenta una determinata caratteristica relativa ad un punto<br />
sulla carta” (FAVRETTO 2000, p. 32).<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 18
2) DESCRITTIVI: informazioni in forma alfanumerica (testo o valori numerici)<br />
associate alle primitive dall’utente per la descrizione delle loro proprietà;<br />
3) COMPLESSI: prodotti multime<strong>di</strong>ali, immagini, filmati o suoni <strong>di</strong>gitali pertinenti<br />
all’elemento rappresentato;<br />
4) GRAFICI: sono gli attributi riferibili alla rappresentazione grafica dell’elemento<br />
(colore e <strong>di</strong>mensioni del simbolo; colore, spessore e tratto <strong>di</strong> rappresentazione<br />
delle linee; colore e campitura delle aree).<br />
LE STRUTTURE DEI DATI<br />
Nell’ambito della cartografia numerica possiamo riconoscere due <strong>di</strong>fferenti<br />
strutture dei dati: quella raster e quella vettoriale. Si tratta <strong>di</strong> due formati con<br />
caratteristiche, potenzialità e fruibilità <strong>di</strong>verse e, sotto molti aspetti, complementari. Per<br />
questo motivo, nel corso <strong>di</strong> una ricerca, è possibile ricorrere all’una o all’altra struttura<br />
<strong>di</strong> dati, privilegiando ora le più imme<strong>di</strong>ate modalità <strong>di</strong> lettura, ora le più articolate<br />
funzioni <strong>di</strong> interrogazione o <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong> attributi ed oggetti grafici.<br />
La struttura raster 20 impiega una griglia regolare, sud<strong>di</strong>visa in righe e<br />
colonne, le cui celle (pixel) sono <strong>di</strong> ampiezza uniforme determinabile dall’utente e<br />
rappresentano elementi unitari ai quali è assegnato un valore che ne specifica le<br />
caratteristiche. L’elemento chiave è quin<strong>di</strong> rappresentato dal pixel, avente contenuto<br />
omogeneo e non ulteriormente sud<strong>di</strong>visibile e la cui <strong>di</strong>mensione, corrispondente ad una<br />
precisa estensione spaziale sul terreno, esprime anche il grado <strong>di</strong> risoluzione della<br />
rappresentazione cartografica.<br />
All’interno della tipologia raster si possono riconoscere due <strong>di</strong>fferenti formati: il rasterimage<br />
e il raster-grid.<br />
1) IL RASTER-IMAGE rappresenta, <strong>di</strong> fatto, una mappa memorizzata esclusivamente<br />
come immagine, una “fotocopia elettronica” inadatta a successive elaborazioni<br />
ed utilizzabile solo per la visualizzazione, con alcune semplici funzioni <strong>di</strong><br />
e<strong>di</strong>ting. Tale formato è usato per la riproduzione e la georeferenziazione <strong>di</strong><br />
supporti cartacei, quali cartografia <strong>di</strong> base, cartografia storica, piante <strong>di</strong> scavo,<br />
foto aeree zenitali o anche oblique (raddrizzate attraverso appositi softwares) ed<br />
immagini satellitari. Cartografie e fotogrammi possono essere acquisiti<br />
<strong>di</strong>rettamente in <strong>di</strong>gitale o convertiti dal formato cartaceo, attraverso periferiche<br />
scanner. Partendo da tali supporti, è possibile, in un secondo tempo, procedere<br />
alla loro vettorializzazione me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>gitalizzazione. Diversamente rispetto al<br />
vettoriale, questo formato non è in grado <strong>di</strong> connettere singoli oggetti grafici (o<br />
pixel) e relativi dati informativi. L’unica forma d’informazione che consente è<br />
legata alla lettura <strong>di</strong>retta delle forme, dei colori, delle scritte o della simbologia<br />
riprodotta. Pertanto, la sua utilità è proporzionale al grado <strong>di</strong> leggibilità e <strong>di</strong><br />
comprensione logica del supporto, nonché alla qualità ed alla definizione grafica<br />
dell’immagine <strong>di</strong>gitale. Attraverso particolari accorgimenti grafici (trasparenza)<br />
20 Possiamo considerare raster “qualsiasi immagine” che “può essere pensata come formata da un insieme<br />
<strong>di</strong> piccole aree uguali (pixel), or<strong>di</strong>nate secondo linee e colonne, tali da costituire una matrice. I valori<br />
associati ad ogni cella possono esprimere sia informazioni <strong>di</strong> tipo grafico (colore, tono <strong>di</strong> grigio, ecc), sia<br />
<strong>di</strong> tipo descrittivo (temperatura, pendenza, ecc).” (GLOSSARIO MONDOGIS)<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 19
è possibile inoltre la sovrapposizione fra files <strong>di</strong>fferenti. Si possono così<br />
incrociare coperture ortofotografiche e carte topografiche, riuscendo ad ottenere<br />
visualizzazioni del territorio realistiche e co<strong>di</strong>ficate al tempo stesso, arricchendo<br />
la foto aerea <strong>di</strong> riferimenti toponomastici e simbologie che ne aumentano le<br />
potenzialità informative.<br />
2) IL RASTER-GRID è ottenuto dalla sud<strong>di</strong>visione della superficie rappresentata in una<br />
matrice <strong>di</strong> pixel ai quali é assegnato un valore alfanumerico, atto a tradurre<br />
virtualmente un fenomeno od una proprietà dello spazio reale. Come già<br />
accennato, il grado <strong>di</strong> risoluzione <strong>di</strong> questo genere <strong>di</strong> dato varia con<br />
l’assegnazione alla singola cella <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione corrispondente ad una<br />
porzione <strong>di</strong> superficie terrestre. A ciascun pixel può essere assegnato un unico<br />
valore rappresentativo dell’intera area coperta. La visualizzazione grafica <strong>di</strong> tali<br />
attributi avviene, all’interno <strong>di</strong> un applicativo GIS, per mezzo <strong>di</strong> una scala <strong>di</strong><br />
colori corrispondente ad un predefinito intervallo <strong>di</strong> valori. Tale formato può<br />
essere derivato anche dal passaggio da un’informazione vettoriale, puntuale o<br />
lineare, ad una raster <strong>di</strong>stribuita su un’area. Questa conversione avviene per<br />
mezzo <strong>di</strong> interpolazioni, definite da determinati algoritmi, a partire da una maglia<br />
(regolare o irregolare) <strong>di</strong> punti <strong>di</strong>stribuiti nello spazio. Attraverso i vari meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
interpolazione conosciuti si riescono quin<strong>di</strong> a produrre delle superfici <strong>di</strong><br />
tendenza, che rappresentano la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> un fenomeno umano, o <strong>di</strong> un<br />
aspetto geomorfologico, nello spazio.<br />
Un classico esempio <strong>di</strong> raster-grid è costituito dal DTM (Digital Terrain Model)<br />
che rappresenta il territorio in base ai suoi caratteri altimetrici e morfologici. Per<br />
la sua costruzione, gli algoritmi “procedono scandendo, uno dopo l’altro, i pixel<br />
della matrice e attribuendo a questi i valori “più probabili” in base ai valori <strong>di</strong><br />
quota assunti da una rosa <strong>di</strong> punti “prossimi”. Il risultato finale è apprezzabile<br />
anche per le sue funzionalità <strong>di</strong> restituzione cromatica della terza <strong>di</strong>mensione su<br />
un piano (quello delle piattaforme GIS) bi<strong>di</strong>mensionale. In questo caso il colore,<br />
opportunamente graduato, può quanto meno assicurare una resa impressionistica<br />
della morfologia e dell’altimetria del paesaggio, contribuendo ad una migliore<br />
lettura del territorio.<br />
Altre valide applicazioni si possono avere, in fase <strong>di</strong> analisi, per la<br />
determinazione <strong>di</strong> tendenze geografico-ambientali, socio-economiche, politicoinse<strong>di</strong>ative<br />
concernenti un determinato ambito territoriale.<br />
Si può facilmente intuire che la principale modalità d’uso del formato è legata<br />
all’ambito d’applicazione dell’analisi spaziale e del calcolo statistico sul<br />
territorio e quin<strong>di</strong> alle metodologie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e trattamento dei dati geografici. In<br />
archeologia, il ricorso alle strutture raster è più frequente nelle indagini a larga<br />
scala basate su un approccio determinista, che incentra principalmente<br />
l’attenzione sui dati ambientali, spesso in assenza <strong>di</strong> dati storici o altre tipologie<br />
<strong>di</strong> fonti ricavabili dalle indagini preliminari.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 20
La struttura vettoriale 21 considera gli elementi della carta come un gruppo<br />
<strong>di</strong> primitive geometriche, componenti entità spaziali, la cui accuratezza e risoluzione<br />
sono determinate dalla scala d’acquisizione della carta stessa.<br />
La sua principale caratteristica è permettere <strong>di</strong> arricchire gli elementi rappresentati<br />
graficamente con attributi alfanumerici, nei quali sono catastate informazioni<br />
consultabili ed interrogabili dall’utente. In qualsiasi momento si può procedere alla<br />
correzione, all’eliminazione o all’implementazione dei record (grafici ed informativi),<br />
garantendo l’aggiornamento dei dati in tempo reale. In visualizzazione, l’utente ha così<br />
la possibilità <strong>di</strong> scegliere come rappresentare e <strong>di</strong>stinguere i vari tematismi, secondo le<br />
informazioni a loro allegate. Graficamente è consentita la rappresentazione dei dati<br />
secondo tre tipologie <strong>di</strong>stinte: puntuale, lineare e poligonale. Per la consultazione, le<br />
prerogative <strong>di</strong> questo formato sono la possibilità <strong>di</strong> selezionare uno o più elementi,<br />
evidenziandone le caratteristiche, e <strong>di</strong> effettuare ricerche per l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un<br />
record specifico o <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> records, contrad<strong>di</strong>stinti da particolari proprietà. Tali<br />
ricerche possono essere operate in due <strong>di</strong>rezioni, dal dato descrittivo (database) a quello<br />
grafico (layer) e viceversa. Infine, trattandosi <strong>di</strong> entità grafiche vettoriali, è possibile<br />
calcolare dati statistici o geometrici (densità, <strong>di</strong>stanze, lunghezze, perimetri ed aree) e,<br />
più in generale, trattare ed elaborare i dati secondo i parametri stabiliti dal fruitore del<br />
sistema informativo.<br />
E’ facilmente deducibile che tale formato viene utilizzato principalmente in fase <strong>di</strong><br />
lettura e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o dei dati (grazie alle funzioni <strong>di</strong> interrogazione e <strong>di</strong> ricerca) e si rivela<br />
particolarmente utile per la costruzione <strong>di</strong> piani cartografici tematici.<br />
In archeologia, è utilizzato per la creazione <strong>di</strong> cartografie archeologiche interrogabili<br />
dall’utente e per la creazione <strong>di</strong> piani informativi mirati, quali le piante <strong>di</strong> fase e<br />
qualsiasi altra carta tematica che consenta una <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> carattere tipologico o<br />
<strong>di</strong>acronico della rete inse<strong>di</strong>ativa (per l’indagine territoriale) o del singolo inse<strong>di</strong>amento<br />
(per l’indagine stratigrafica). Rispetto ad altri ambiti d’applicazione, quali le analisi<br />
ambientali, in archeologia le strutture vettoriali sono decisamente più sfruttate per le<br />
funzioni <strong>di</strong> analisi spaziale, particolarmente per analisi <strong>di</strong> tipo intra-site in contesti <strong>di</strong><br />
indagine stratigrafica (es: carte <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei manufatti o dei reperti). Anche a<br />
livello territoriale, dovendo lavorare su dati relativi al popolamento e alle fonti storiche,<br />
tale formato risulta idoneo all’analisi, mentre quello raster rimane preferibile qualora<br />
occorra incrociare i dati storico-archeologici con quelli ambientali.<br />
All’interno delle strutture vettoriali si comprende anche il TIN (Triangulated<br />
Irregular Networks), “struttura topologica vettoriale spesso usata per rappresentare<br />
l’elevazione <strong>di</strong> superfici continue” 22 . E’ un formato finalizzato alla restituzione grafica<br />
tri<strong>di</strong>mensionale del terreno, al cui interno la coor<strong>di</strong>nata x viene trattata, dai comuni GIS<br />
in commercio, esclusivamente come attributo (che consente la sola visualizzazione<br />
tri<strong>di</strong>mensionale). Questo significa che non definisce una topologia 3D né dei volumi e,<br />
<strong>di</strong> conseguenza, che non è possibile operare calcoli sulla terza <strong>di</strong>mensione. In altri<br />
21 La struttura vettoriale “è un sistema <strong>di</strong> archiviazione <strong>di</strong> dati grafici secondo il quale gli oggetti vengono<br />
memorizzati in base alle coor<strong>di</strong>nate cartesiane dei punti e linee che li compongono.” (GLOSSARIO<br />
MONDOGIS)<br />
22 FAVRETTO 2000, p. 168.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 21
termini, il TIN può essere interpretato come un involucro <strong>di</strong> spazio modellato e solo<br />
empiricamente quantificabile.<br />
Nello specifico, si tratta <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> triangoli irregolari, costruiti su una maglia <strong>di</strong> punti<br />
altimetrici che ne determinano la composizione, l’orientamento e la pendenza sulla base<br />
delle tre coor<strong>di</strong>nate x , y,z. Come per il raster-grid, la definizione dei poligoni è<br />
impostata dall’utente, che decide quale grado <strong>di</strong> dettaglio fornire all’architettura delle<br />
superfici. Anche in questo caso, in fase <strong>di</strong> visualizzazione, si può ricorrere ad una scala<br />
<strong>di</strong> colori che favorisca la percezione imme<strong>di</strong>ata della <strong>di</strong>mensione altimetrica.<br />
Da quanto affermato, emerge che a tale formato si può ricorrere per una resa realistica<br />
del terreno, nelle sue forme e profon<strong>di</strong>tà, ma non per un’indagine analitica sui volumi e<br />
sulle stratigrafie verticali, almeno fin quando non verranno sviluppati softwares in grado<br />
<strong>di</strong> trattare la topologia tri<strong>di</strong>mensionale. Siamo <strong>di</strong> fronte ad un buono strumento per la<br />
rappresentazione <strong>di</strong> paesaggi tri<strong>di</strong>mensionali, impossibilitato tuttavia ad operare una<br />
seria ed approfon<strong>di</strong>ta analisi <strong>di</strong> tipo spaziale e volumetrico.<br />
Procedendo ad un confronto delle potenzialità delle due strutture <strong>di</strong> dati, possiamo così<br />
riassumerle e classificarle:<br />
1) LA CARTOGRAFIA RASTER presenta i seguenti VANTAGGI:<br />
- struttura dei dati semplice;<br />
- sovrapposizione e combinazione dei dati molto agevole;<br />
- analisi spaziali dei dati facilitate;<br />
- tecnologia dei dati molto sviluppata;<br />
e i seguenti SVANTAGGI:<br />
- il ricorso a celle più ampie riduce il volume dei dati ma ne peggiora<br />
l’accuratezza;<br />
- la rappresentazione dei dati lineari e puntuali, attraverso i pixel, è molto<br />
approssimativa;<br />
- le rappresentazioni sono poco espressive, più ridondanti e prolisse;<br />
- il dataset 23 risulta alquanto ingombrante;<br />
2) LA CARTOGRAFIA VETTORIALE presenta i seguenti VANTAGGI:<br />
- ottima rappresentazione della struttura dei dati;<br />
- struttura dei dati compatta;<br />
- facoltà <strong>di</strong> descrivere esaustivamente la topologia dei dati spaziali;<br />
- possibilità <strong>di</strong> aggiornare, spogliare e generalizzare 24 i dati e i relativi<br />
attributi;<br />
- rappresentazione grafica molto accurata e dettagliata;<br />
e i seguenti SVANTAGGI:<br />
- struttura dei dati molto complessa<br />
23 Si definisce dataset un insieme <strong>di</strong> dati dello stesso tipo e formato, raccolti in uno o più files.<br />
24 “Il contenuto <strong>di</strong> un elaborato cartografico classico può essere facilmente soggetto a trasformazioni e<br />
riduzioni, me<strong>di</strong>ante operazioni <strong>di</strong> spoglio e generalizzazione, che si realizzano sia attraverso<br />
l’eliminazione <strong>di</strong> oggetti troppo piccoli e quin<strong>di</strong> non rappresentabili ad una scala più piccola, che<br />
attraverso una semplificazione delle loro forme.” (FONDELLI 2000, p. 175)<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 22
- trattamenti <strong>di</strong> analisi spaziale più limitati e laboriosi (ma l’indagine<br />
archeologica, si è visto, non si allinea del tutto a tale posizione).<br />
L’ACQUISIZIONE DEI DATI E I PROCEDIMENTI DI GEOREFERENZIAZIONE<br />
DEI DATI ANALOGICI CONVERTITI IN DIGITALE<br />
L’acquisizione dei dati per la costruzione <strong>di</strong> cartografia numerica può avvenire<br />
dal formato analogico, solitamente costituito da supporti cartacei (testi, cartografia,<br />
fotogrammi, ecc.), o <strong>di</strong>rettamente da quello <strong>di</strong>gitale.<br />
IL FORMATO ANALOGICO può essere convertito in dati numerici attraverso due<br />
principali sistemi:<br />
1) DIGITALIZZAZIONE MANUALE: la vettorializzazione tramite tavoletta grafica è un<br />
metodo piuttosto <strong>di</strong>ffuso che non richiede particolari competenze o capacità, ma<br />
impegna molto tempo e comporta grande cura e precisione per evitare errori<br />
posizionali;<br />
2) DIGITALIZZAZIONE AUTOMATICA: è un proce<strong>di</strong>mento più articolato ma anche più<br />
veloce, quin<strong>di</strong> ottimale per l’acquisizione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> masse <strong>di</strong> dati. Comporta,<br />
inizialmente, la trasformazione del dato cartaceo in file immagine, tramite<br />
scannerizzazione. Il dato <strong>di</strong>gitale andrà quin<strong>di</strong> georeferenziato e,<br />
successivamente, <strong>di</strong>gitalizzato; le ultime due operazioni possono anche essere<br />
invertite.<br />
Un’ulteriore forma <strong>di</strong> conversione dei dati analogici in <strong>di</strong>gitale contempla la<br />
georeferenziazione <strong>di</strong> fotogrammi aerei obliqui e cartografia storica senza<br />
necessariamente procedere alla vettorializzazione dell’immagine raster. Le tecniche GIS<br />
<strong>di</strong> calibrazione, georeferenziazione e trasformazione <strong>di</strong> proiezione, rendono possibile il<br />
confronto tra cartografie storiche e cartografie attuali permettendo <strong>di</strong> ridurre gli effetti <strong>di</strong><br />
deformazione dei supporti cartacei e quelli dovuti ai <strong>di</strong>versi sistemi <strong>di</strong> rappresentazione<br />
e <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong>.” L’obiettivo viene raggiunto me<strong>di</strong>ante un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> rettificazione<br />
automatica dei punti della carta <strong>di</strong> partenza. Me<strong>di</strong>ante tale processo, le coor<strong>di</strong>nate locali<br />
del file <strong>di</strong> input vengono convertite in coor<strong>di</strong>nate cartografiche ricavate dai<br />
corrispondenti punti <strong>di</strong> una base già georeferenziata o <strong>di</strong> misurazioni topografiche<br />
ottenute da stazioni totali o GPS. E’ quin<strong>di</strong> necessario trovare una serie <strong>di</strong> punti,<br />
riconoscibili sulla carta e <strong>di</strong>stribuiti in forma più possibile omogenea, per i quali siano<br />
<strong>di</strong>sponibili le coor<strong>di</strong>nate cartografiche nel sistema <strong>di</strong> riferimento prescelto. Attraverso<br />
tali punti, definiti Ground Control Point (GCP), avvengono le operazioni <strong>di</strong> traslazione,<br />
rotazione e <strong>di</strong>mensionamento della carta, che portano finalmente alla sua<br />
georeferenziazione. Per effettuare tali proce<strong>di</strong>menti tecnici si ricorre solitamente ad<br />
appositi software: fra i tanti, è opportuno citare Er Mapper 25 , Airphoto 26 ed Erdas<br />
Imagine 27 ma anche comuni applicativi GIS che includono al loro interno simili funzioni<br />
(es: ArcInfo e GeoConcept).<br />
25 Distribuito dalla Earth Resource Mapping (http://www.ermapper.com)<br />
26 http://super3.arcl.ed.ac.uk/baspmirror/basp.html<br />
27 http://www.erdas.com/home.asp<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 23
IL FORMATO DIGITALE, rispetto all’analogico, garantisce fedeltà del dato, annulla i<br />
tempi lunghi <strong>di</strong> lavoro e le possibilità <strong>di</strong> errore durante le fasi <strong>di</strong> georeferenziazione o <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>gitalizzazione. Può inoltre circolare via rete, oppure attraverso memorie esterne e<br />
supporti magnetici (CD e DVD).<br />
Rientrano in questa categoria anche i dati rilevati tramite tecniche <strong>di</strong> laser scanning, che<br />
generano DTM restituiti in varie modalità (TIN, raster-grid, nuvole <strong>di</strong> punti, ecc.) e<br />
strumenti <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> topografico (stazioni totali, GPS). Tali dati sono restituiti attraverso<br />
tecniche <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate geometry (COGO), che consentono il trattamento <strong>di</strong> dati <strong>di</strong><br />
rilevamento topografico a partire da misurazioni <strong>di</strong>rette del terreno. Un metodo molto in<br />
uso è quello che prevede l’introduzione <strong>di</strong> alcuni punti <strong>di</strong> controllo, me<strong>di</strong>ante tecniche <strong>di</strong><br />
COGO, e l’acquisizione della massa dei dati me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>gitalizzazione. Tale metodo è<br />
utilizzato anche all’interno del LIAAM per la vettorializzazione georeferenziata della<br />
stratigrafia archeologica all’interno delle piattaforme GIS degli scavi. Le piante, una<br />
volta scansionate e quin<strong>di</strong> utilizzabili come immagini raster, vengono georeferenziate,<br />
attraverso il già descritto proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> rettificazione automatica fra i vertici della<br />
picchettatura riportati in pianta e le corrispondenti misurazioni da stazione totale. In<br />
ultimo, i <strong>di</strong>gitalizzatori procedono alla vettorializzazione dell’immagine <strong>di</strong>gitale<br />
georeferenziata.<br />
Approfon<strong>di</strong>mento 3.a: il DTM<br />
Un modello <strong>di</strong>gitale del terreno, o DTM dall’inglese Digital Terrain Model, “definisce<br />
numericamente la morfologia superficiale del terreno me<strong>di</strong>ante un insieme <strong>di</strong> punti <strong>di</strong>screti, noti nelle<br />
coor<strong>di</strong>nate spaziali X, Y, Z ed opportunamente <strong>di</strong>stribuiti sulla porzione <strong>di</strong> superficie terrestre interessata.”<br />
Delle tre coor<strong>di</strong>nate, le prime due rappresentano le coor<strong>di</strong>nate chilometriche, mentre la terza in<strong>di</strong>ca la<br />
quota, che può essere assoluta (altezza del piano <strong>di</strong> campagna rispetto al livello del mare) o relativa<br />
(riferita ad un piano <strong>di</strong> riferimento qualunque, detto piano <strong>di</strong> zero).<br />
Oltre alla sigla DTM sono utilizzate altre espressioni, sulle quali è opportuno specificare che non sempre<br />
si verifica uniformità d’interpretazione. L’esempio più lampante è costituito dalla frequente confusione<br />
ingenerata dalla <strong>di</strong>stinzione fra DTM e DEM. Alcuni autori propendono infatti per un’equivalenza <strong>di</strong><br />
significati, considerando le due espressioni come sinonimi. Altri operano invece una <strong>di</strong>fferenziazione, ma<br />
anche in questo caso le interpretazioni fornite non sono assolutamente univoche.<br />
La costruzione <strong>di</strong> un DTM si articola in tre principali fasi:<br />
1) ACQUISIZIONE DEI DATI. La fedeltà dei DTM è fortemente influenzata dalle caratteristiche<br />
dei dati originari, in particolare dalla scala e dalla qualità del <strong>rilievo</strong> o della rappresentazione.<br />
Riconosciamo cinque <strong>di</strong>verse metodologie d’acquisizione:<br />
1) DIGITALIZZAZIONE MANUALE O AUTOMATICA DI CARTOGRAFIE AL TRATTO RIPORTANTI<br />
CURVE DI LIVELLO O PUNTI QUOTATI.<br />
2) RILEVAMENTO TOPOGRAFICO NUMERICO. I rilievi <strong>di</strong> campagna garantiscono alta precisione<br />
ed affidabilità, richiedendo però tempi lunghi e non consentendo l’acquisizione <strong>di</strong> molti<br />
punti. La <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un limitato numero <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong> partenza si traduce<br />
successivamente nella bassa precisione della procedura <strong>di</strong> interpolazione. Il risultato finale<br />
sarà anche determinato dalla qualità della strumentazione tecnica (stazione totale) utilizzata<br />
per il <strong>rilievo</strong>.<br />
3) RILEVAMENTO FOTOGRAMMETRICO NUMERICO. La fotogrammetria <strong>di</strong>gitale consente<br />
un’elevatissima produzione <strong>di</strong> punti con ottimale automazione. Richiede la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />
una stazione de<strong>di</strong>cata, costituita da uno stereo-<strong>di</strong>gitalizzatore che opera <strong>di</strong>rettamente a<br />
partire da una coppia <strong>di</strong> fotografie aeree della stessa porzione <strong>di</strong> territorio.<br />
4) TELERILEVAMENTO. Le riprese dallo spazio con sensore su satellite garantiscono una<br />
quantità <strong>di</strong> punti molto elevata ed un alto grado <strong>di</strong> automazione. La precisione non è però<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 24
particolarmente elevata in quanto le immagini del telerilevamento non hanno finalità<br />
spiccatamente metriche.<br />
5) RILIEVO TRIDIMENSIONALE CON TECNICHE DI LASER SCANNING. Rappresenta la tecnica più<br />
innovativa e completa per la produzione <strong>di</strong> DTM. Assicura alta precisione, soprattutto se<br />
integrato con misurazioni <strong>di</strong>rette sul terreno, e grande affidabilità, rilevando serie <strong>di</strong> punti a<br />
<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi centimetri. Non è ancora una metodologia molto <strong>di</strong>ffusa, anche considerati<br />
gli alti costi dello strumento (ai quali vanno aggiunti quelli per la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un<br />
apparecchio aereo pre<strong>di</strong>sposto, con antenna GPS <strong>di</strong> alta precisione). Si affermerà<br />
probabilmente come tecnica più utilizzata nel futuro prossimo.<br />
Sulla base della metodologia d’acquisizione adottata, è possibile in<strong>di</strong>viduare due principali<br />
sistemi per la registrazione dei dati <strong>di</strong>gitali d’elevazione dai quali partire per la generazione <strong>di</strong> un<br />
DTM:<br />
a) PUNTUALE: collezione <strong>di</strong> punti con coor<strong>di</strong>nate x, y, z nei quali la quota z è definita come<br />
attributo descrittivo. La <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> tali punti può manifestarsi attraverso una griglia<br />
regolare, tipica del metodo fotogrammetrico per profili altimetrici. In alternativa, si può<br />
manifestare attraverso una griglia irregolare (casuale, random) con <strong>di</strong>stribuzione sparsa,<br />
detta “a piano quotato”, tipica del <strong>rilievo</strong> topografico e della generazione automatica della<br />
fotogrammetria <strong>di</strong>gitale, del telerilevamento e del laser scanning.<br />
b) LINEARE: isolinee (contour lines) ognuna delle quali è caratterizzata da una quota<br />
topografica, associata come attributo descrittivo. Il valore <strong>di</strong> quota delle curve isovalore<br />
viene stabilito dall’utente, secondo un passo incrementale costante. Tale restituzione è<br />
caratteristica della cartografia numerica esistente e della <strong>di</strong>gitalizzazione <strong>di</strong> cartografie al<br />
tratto.<br />
2) ELABORAZIONE DEI DATI: rappresenta la fase <strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong>gitale. Si tratta<br />
<strong>di</strong> determinare la quota (z) per ciascun punto all’interno <strong>di</strong> un’area. Tale funzione viene realizzata<br />
attraverso opportuni algoritmi d’interpolazione applicati a partire dagli elementi acquisiti secondo<br />
uno dei meto<strong>di</strong> precedentemente elencati. I fattori che determinano l’accuratezza e l’affidabilità<br />
<strong>di</strong> un DTM sono legati all’atten<strong>di</strong>bilità dei dati raccolti e alla densità e <strong>di</strong>sposizione topologica<br />
degli stessi. In particolare, sulla base della <strong>di</strong>stribuzione dei punti acquisiti, il DTM che si andrà<br />
ad elaborare potrà essere:<br />
- regolare (strutturato)<br />
- irregolare (casuale, random)<br />
Le procedure interpolative possono essere <strong>di</strong>stinte in due principali categorie:<br />
a) METODO A MATRICE O A GRIGLIA (GRID): l’interpolazione si sviluppa a partire da punti<br />
<strong>di</strong>sposti all’interno delle maglie <strong>di</strong> una griglia regolare, definita da celle <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />
variabili secondo i parametri impostati dall’utente. Si tratta <strong>di</strong> determinare l’altezza <strong>di</strong><br />
ciascun nodo della griglia regolare, adottando la funzione d’interpolazione più consona<br />
alla resa della morfologia del terreno, anche in considerazione della tipologia del dato<br />
acquisito.<br />
Tale metodo presenta il vantaggio <strong>di</strong> una struttura dei dati regolare, che semplifica<br />
notevolmente la fruizione del DTM, e facilita il confronto con altre griglie.<br />
b) METODO DI TRIANGOLARIZZAZIONE (TIN, TRIANGULATED IRREGULAR NETWORK):<br />
l’interpolazione avviene me<strong>di</strong>ante piani, dopo aver collegato fra loro i punti <strong>di</strong> partenza<br />
(comunque <strong>di</strong>sposti, secondo una <strong>di</strong>stribuzione regolare o casuale) in modo da creare<br />
una maglia <strong>di</strong> triangoli. In questo caso è lo stesso dato rilevato che definisce la forma, la<br />
pendenza e l’altezza dei vertici del singolo triangolo, senza alcuna interpolazione.<br />
Tale metodo, benché basato su una struttura dei dati meno imme<strong>di</strong>ata, assicura maggiore<br />
precisione, adattandosi meglio a terreni con <strong>di</strong>fferente morfologia, e richiede minore<br />
memorizzazione.<br />
3) ARCHIVIAZIONE DEI DATI ORIGINALI E DI QUELLI ELABORATI. L’archiviazione dei<br />
dati ha, ormai, una serie <strong>di</strong> requisiti <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzazione che rende qualsiasi tipo <strong>di</strong> DTM<br />
interfacciabile con i programmi GIS più <strong>di</strong>ffusi e con i software <strong>di</strong> produzione ortofotografica.<br />
Sui DTM i GIS sono in grado <strong>di</strong> effettuare una serie <strong>di</strong> operazioni interne che consentono <strong>di</strong><br />
convertire i dati da una tipologia all’altra. Sarà così possibile passare da un DTM restituito in<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 25
formato puntuale ad uno organizzato secondo una struttura raster o TIN e da questo ottenere<br />
curve <strong>di</strong> livello (operazione definita <strong>di</strong> contouring, che genera isoipse a passo incrementale<br />
costante assegnato dall’utente).<br />
In definitiva, possiamo quin<strong>di</strong> riconoscere quattro principali tipologie <strong>di</strong> rappresentazione <strong>di</strong> un<br />
DTM, delle quali le prime due risultano già determinate in fase <strong>di</strong> acquisizione, mentre le ultime<br />
due necessitano <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> elaborazione dei dati acquisiti.<br />
1) METODO PUNTUALE: collezione <strong>di</strong> punti <strong>di</strong>stribuiti secondo uno schema regolare o<br />
casuale e determinati in planimetria ed altimetria me<strong>di</strong>ante le coor<strong>di</strong>nate x, y, z (quota z<br />
definita come attributo descrittivo). Struttura dei dati vettoriale.<br />
2) METODO LINEARE: isolinee (contour lines) caratterizzate da una quota altimetrica<br />
(attributo descrittivo). Struttura dei dati vettoriali.<br />
3) METODO A MATRICE O A GRIGLIA (GRID): griglia <strong>di</strong> valori <strong>di</strong> elevazione organizzati in un<br />
file concettualmente simile a quello <strong>di</strong> un’immagine <strong>di</strong>gitale. Vengono inizialmente<br />
definiti il numero <strong>di</strong> righe e colonne, i valori minimi e massimi delle coor<strong>di</strong>nate<br />
planimetriche, il passo del grigliato (<strong>di</strong>mensione della cella, definita anche pixel).<br />
Successivamente vengono introdotti, per ciascuna cella della matrice, i valori relativi<br />
alla quota altimetrica corrispondente alla porzione <strong>di</strong> terreno rappresentata. Struttura dei<br />
dati raster.<br />
4) METODO DI TRIANGOLARIZZAZIONE (TIN): superficie sud<strong>di</strong>visa in triangoli (definiti nei<br />
vertici da una maglia <strong>di</strong> punti quota e quin<strong>di</strong> regolari o irregolari a seconda del criterio <strong>di</strong><br />
acquisizione degli stessi) ciascuno dei quali viene descritto per aspetto, pendenza ed<br />
elevazione. Struttura dei dati vettoriale.<br />
I primi due meto<strong>di</strong> consentono una definizione molto semplificata della morfologia. Per realizzare<br />
elaborazioni sofisticate ed estrarre dai modelli il massimo delle informazioni è però necessario passare alla<br />
restituzione raster-grid o a quella per triangoli (TIN), strutture più complesse che i GIS sono in grado <strong>di</strong><br />
gestire come proprie basi <strong>di</strong> dati.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 26
Approfon<strong>di</strong>mento 3.b: La cartografia tri<strong>di</strong>mensionale: proprietà e<br />
limiti nella sua attuale fruizione<br />
Negli ultimi anni, la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> moduli GIS per la restituzione tri<strong>di</strong>mensionale della cartografia<br />
ha ingenerato confusione, illudendo una parte dell’utenza <strong>di</strong> poter finalmente trattare la tri<strong>di</strong>mensionalità<br />
dei dati. Premesso che questo traguardo sarà raggiungibile nel giro <strong>di</strong> pochi anni, grazie al contemporaneo<br />
sviluppo <strong>di</strong> software ed hardware, occorre constatare che è ancora prematuro parlare <strong>di</strong> GIS 3D.<br />
Il problema, in realtà, non è in<strong>di</strong>viduabile nei supporti cartografici, bensì negli strumenti per la<br />
loro fruizione, specificatamente nei GIS in commercio. E’ infatti possibile registrare i dati in 3D (DTM e<br />
TIN costituiscono un valido esempio) ma non esistono ancora gli strumenti essenziali <strong>di</strong> analisi<br />
tri<strong>di</strong>mensionale per la loro interpretazione, non essendo stati sviluppati, al momento, pacchetti GIS con<br />
modelli <strong>di</strong> dati 3D realmente funzionanti. I volumi e le profon<strong>di</strong>tà sono così registrati come una serie <strong>di</strong><br />
superfici bi<strong>di</strong>mensionali nelle quali l’altezza viene considerata un attributo. Il problema maggiore è quin<strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>viduabile nel fatto che manca la topologia 3D e l’unica operazione possibile è la semplice<br />
visualizzazione tri<strong>di</strong>mensionale: per questo è più corretto parlare <strong>di</strong> GIS 2 e 1/2. Un classico esempio è il<br />
DEM, dove l’altezza è registrata come attributo, utilizzabile per rafforzare impressionisticamente la<br />
sensazione <strong>di</strong> tri<strong>di</strong>mensionalità associando un range <strong>di</strong> colore corrispondente a predefiniti intervalli <strong>di</strong><br />
altezze.<br />
Nella nostra esperienza, abbiamo avuto la possibilità <strong>di</strong> testare le potenzialità della estensione<br />
ESRI 3D Analyst. Il modello <strong>di</strong> dati dell’applicativo in questione risulta inadeguato all’analisi ed alla<br />
rappresentazione <strong>di</strong> superfici multiple sovrapposte in uno spazio tri<strong>di</strong>mensionale, come nel caso della<br />
stratigrafia archeologica e dei materiali in essa presenti. Nonostante ci si aspettino capacità analitiche dal<br />
modulo ESRI, nella realtà il modello dei dati rimane superficiale proprio perché, come già descritto,<br />
manca la topologia 3D.<br />
La situazione attuale accomuna ArcView, con tutti i limiti nel trattamento della terza <strong>di</strong>mensione,<br />
al resto dei software GIS <strong>di</strong>sponibili in commercio. Pertanto, l’unica possibilità per la gestione del dato<br />
<strong>archeologico</strong> in una reale tri<strong>di</strong>mensionalità è quella <strong>di</strong> costruirsi in proprio l’applicativo GIS necessario.<br />
Tale soluzione implica però gran<strong>di</strong> competenze informatiche, in particolare nel campo della<br />
programmazione e del GIS. Non a caso, le uniche soluzioni <strong>di</strong> questo tipo sono quelle proposte da<br />
esponenti <strong>di</strong> fama internazionale nell’ambito dell’informatica applicata all’archeologia: K. Kvamme (che<br />
ha ad<strong>di</strong>rittura dei trascorsi all’interno della NASA) e D. Powlesland.<br />
Il team <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> Kvamme, per sopperire alle inadempienze <strong>di</strong> ArcView, ha elaborato un<br />
apposito modulo, denominato Voxel Analyst dal nome dell’elemento volumetrico, rappresentato come un<br />
cubo, che è il corrispondente del pixel nello spazio tri<strong>di</strong>mensionale. Tale applicativo è, al tempo stesso,<br />
uno strumento <strong>di</strong> visualizzazione e <strong>di</strong> analisi dei dati, che riconosce tre assi in<strong>di</strong>pendenti. E’ stato<br />
elaborato appositamente per la gestione dei dati sotto la superficie (stratigrafia) e per migliorare la<br />
comprensione delle relazioni tra dati multi<strong>di</strong>mensionali all’interno <strong>di</strong> un set <strong>di</strong> dati volumetrici. Tale<br />
software, in grado <strong>di</strong> misurare anche i volumi e quin<strong>di</strong> la quantità <strong>di</strong> materiale all’interno <strong>di</strong> uno o più<br />
strati, è utilizzato in modo innovativo per interpolare il modello del terreno <strong>di</strong> un sito <strong>archeologico</strong> in un<br />
reale spazio tri<strong>di</strong>mensionale.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 27
4. LE BASI CARTOGRAFICHE<br />
La cartografia è il <strong><strong>di</strong>segno</strong> <strong>di</strong> una porzione, più o meno estesa, <strong>di</strong> territorio,<br />
co<strong>di</strong>ficata nei simboli e nei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> rappresentazione delle <strong>di</strong>fferenti entità presenti. Di<br />
conseguenza, possiamo definire una carta geografica come una rappresentazione ridotta,<br />
simbolica e approssimata della superficie terrestre.” In particolare, si considera una<br />
rappresentazione ridotta perché restituita secondo precisi rapporti metrici, espressi dalla<br />
scala <strong>di</strong> rappresentazione, e simbolica perché costruita e co<strong>di</strong>ficata me<strong>di</strong>ante vari simboli<br />
e colori. Infine, approssimata in quanto, nonostante il ricorso a sofisticati meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
proiezione, non è possibile eliminare un benché minimo fattore <strong>di</strong> deformazione,<br />
determinato dall’impossibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stendere una porzione della forma sferoidale della<br />
Terra sulla superficie piana <strong>di</strong> un foglio.<br />
La cartografia non ha uniformità <strong>di</strong> intenti e <strong>di</strong> applicazioni: essa viene infatti<br />
utilizzata da una tipologia d’utenza sempre più <strong>di</strong>versificata. Per questo, il prodotto<br />
cartografico deve <strong>di</strong>fferenziarsi in modo tale da rispondere alle molteplici esigenze per<br />
le quali può essere utilizzato.<br />
Ogni supporto cartografico è caratterizzato da una proiezione e da un sistema <strong>di</strong><br />
riferimento.<br />
La proiezione cartografica esprime il metodo attraverso il quale la superficie<br />
curva della terra è proiettata su un quadro. Questo può essere definito da un piano,<br />
oppure da un cilindro o da un cono che verranno sviluppati su un piano (per questo sono<br />
definite proiezioni per sviluppo o mo<strong>di</strong>ficate). Le proiezioni più <strong>di</strong>ffuse sono la<br />
proiezione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> Mercatore, a sviluppo cilindrico, e la proiezione <strong>di</strong> Gauss, anche<br />
conosciuta come proiezione trasversa <strong>di</strong> Mercatore o proiezione pseudo-cilindrica <strong>di</strong><br />
Lambert. Come già ricordato, il processo <strong>di</strong> proiezione comporta inevitabilmente delle<br />
deformazioni, e quin<strong>di</strong> degli errori, ma in misura <strong>di</strong>versa secondo la proiezione utilizzata<br />
per l’area cartografata. Per questo l’adozione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>pende sia dall’uso cui è<br />
destinata la cartografia sia dalla zona da rappresentare.<br />
Il sistema <strong>di</strong> riferimento permette <strong>di</strong> determinare la posizione <strong>di</strong> un punto nello<br />
spazio; tale operazione è legata alla definizione <strong>di</strong> un piano verticale e <strong>di</strong> uno<br />
orizzontale. I sistemi <strong>di</strong> riferimento possono essere sud<strong>di</strong>visi tra sistemi <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate<br />
geodetiche (o geografiche, o sferiche) e sistemi <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate cartografiche (o<br />
chilometriche, ortogonali, cartesiane o ancora rettangolari). Nell’ambito dei primi, il più<br />
<strong>di</strong>ffuso è il sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate geografiche, <strong>di</strong>ffuso in tutto il mondo ma adottato<br />
principalmente negli USA. Esso definisce la posizione <strong>di</strong> un punto me<strong>di</strong>ante la<br />
misurazione dei suoi angoli rispetto al centro della Terra: la latitu<strong>di</strong>ne e la longitu<strong>di</strong>ne<br />
(lat/long). Latitu<strong>di</strong>ne e longitu<strong>di</strong>ne sono misurate in gra<strong>di</strong>, a partire rispettivamente<br />
dall’equatore e dal meri<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> Greenwich. Fra i secon<strong>di</strong>, il sistema più <strong>di</strong>ffuso è<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 28
l’UTM 28 , standard europeo. Esso definisce la posizione <strong>di</strong> un punto me<strong>di</strong>ante la<br />
misurazione della <strong>di</strong>stanza chilometrica dall’origine (o dalla falsa origine) <strong>di</strong> due assi<br />
ortogonali x e y, costituenti il piano delle ascisse e delle or<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> un ideale piano<br />
cartesiano. In Italia, al sistema UTM 29 si aggiunge il sistema <strong>di</strong> riferimento nazionale<br />
Gauss-Boaga 30 , caratterizzato dal medesimo tipo <strong>di</strong> rappresentazione (rappresentazione<br />
conforme <strong>di</strong> Gauss) ma da un <strong>di</strong>verso inquadramento. Pertanto, all’interno della nostra<br />
penisola, ciascun punto potrà essere determinato da una sola coppia <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate<br />
geografiche (latitu<strong>di</strong>ne e longitu<strong>di</strong>ne) ma da due <strong>di</strong>fferenti coppie <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate<br />
cartografiche (quelle definite dai sistemi UTM e Gauss-Boaga). Il passaggio da Gauss-<br />
Boaga ad UTM, e viceversa, non è eseguibile con procedure <strong>di</strong> calcolo rigorose perché<br />
la relazione tra i due sistemi è nota solo in maniera approssimativa. Vi sono comunque<br />
formule empiriche IGM (Bencini-Surace) che consentono la trasformazione con<br />
approssimazione dell’or<strong>di</strong>ne del metro, che assicura un errore <strong>di</strong> graficismo trascurabile<br />
fino alla scala 1:5.000.<br />
La cartografia ufficiale italiana è redatta <strong>di</strong> norma nel sistema della<br />
rappresentazione conforme <strong>di</strong> Gauss-Boaga. Essa prevede, nel suo repertorio, carte<br />
geografiche, corografiche, topografiche, nautiche, aeronautiche, catastali e geologiche.<br />
Queste sono redatte dagli organi cartografici dello Stato: l’Istituto Geografico Militare<br />
(IGM), l’Istituto Idrografico della Marina, la Sezione Fotocartografica dello Stato<br />
Maggiore dell’Aeronautica (oggi denominata Centro Informazioni Geotopografiche<br />
28 “Acronimo <strong>di</strong> Universal Transverse Mercator. L’UTM definisce nei paesi anglosassoni la<br />
rappresentazione conforme <strong>di</strong> Gauss per i territori compresi tra i paralleli <strong>di</strong> +80° e –80° <strong>di</strong> latitu<strong>di</strong>ne [oltre<br />
tale latitu<strong>di</strong>ne viene utilizzata la proiezione stereografica polare, altro sistema <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate<br />
cartografiche], ripartita in 60 fusi dell’ampiezza <strong>di</strong> 6° in longitu<strong>di</strong>ne, progressivamente misurati a partire<br />
dall’antimeri<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> Greenwich. [Ciascun fuso presenta una falsa origine, passante per il meri<strong>di</strong>ano<br />
centrale, pari al valore <strong>di</strong> 500 Km, necessaria per evitare calcoli con ascisse negative]<br />
Le corrispondenze stu<strong>di</strong>ate per la rappresentazione sono del tutto identiche nei <strong>di</strong>versi 60 fusi o sistemi<br />
cartografici, e il fattore <strong>di</strong> riduzione rimane sempre uguale a 0,9996.<br />
Per agevolare l’in<strong>di</strong>viduazione delle varie regioni rappresentate, i <strong>di</strong>versi fusi sono stati sud<strong>di</strong>visi in 20<br />
fasce parallele, generate per mezzo <strong>di</strong> paralleli geografici <strong>di</strong>stanziati <strong>di</strong> 8° in latitu<strong>di</strong>ne a partire<br />
dall’equatore e fino alle latitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> 80° Nord e <strong>di</strong> 80° Sud.<br />
Dalle due ripartizioni, quella in fusi e quella in fasce, la superficie terrestre risulta così sud<strong>di</strong>visa in 1200<br />
zone, ciascuna delle quali ha l’ampiezza <strong>di</strong> 6° in longitu<strong>di</strong>ne e 8° in latitu<strong>di</strong>ne [ed è ulteriormente<br />
sud<strong>di</strong>visa in quadrati <strong>di</strong> 100 Km <strong>di</strong> lato, contrad<strong>di</strong>stinti da due lettere maiuscole].” (FONDELLI 2000, p.<br />
302)<br />
29 Il sistema <strong>di</strong> riferimento UTM ripartisce il territorio italiano in tre fusi (32-33-34) e due fasce (S e T) e<br />
quin<strong>di</strong> si possono riconoscere 6 zone: 32S, 32T, 33S, 33T, 34S, 34T. Il fuso 34 interessa solo la parte<br />
finale della penisola salentina (a sua volta zona <strong>di</strong> passaggio dalla fascia S alla fascia T) e quin<strong>di</strong> le zone<br />
34 S e 34 T rappresentano il territorio italiano solo per una piccolissima parte.<br />
30 Il sistema cartografico Gauss-Boaga <strong>di</strong>vide il territorio italiano in due fusi <strong>di</strong> 6° 30’ ciascuno (risolvendo<br />
con questa aggiunta <strong>di</strong> 30’ il problema del terzo fuso UTM che copre una piccola parte della penisola<br />
salentina), con una falsa origine passante per il meri<strong>di</strong>ano centrale dei due fusi (9° e 15°). Le coor<strong>di</strong>nate<br />
Nord (sull’asse y delle or<strong>di</strong>nate) esprimono la <strong>di</strong>stanza dall’equatore (in <strong>di</strong>rezione S-N). Le coor<strong>di</strong>nate Est<br />
(sulla asse x delle ascisse) testimoniano con la prima cifra l’appartenenza al primo o al secondo fuso e con<br />
le restanti cifre la <strong>di</strong>stanza rispetto al meri<strong>di</strong>ano centrale. Sottraendo a tale <strong>di</strong>stanza il valore della falsa<br />
origine, sarà possibile in<strong>di</strong>viduare la posizione <strong>di</strong> un punto ad Ovest (risultato con valori negativi) o ad Est<br />
(risultato con valori positivi) del meri<strong>di</strong>ano centrale.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 29
Aeronautiche: C.I.G.A), l’Amministrazione del Catasto e dei Servizi Tecnici Erariali ed<br />
il Servizio Geologico Nazionale.<br />
Gli enti e gli istituti che si occupano invece <strong>di</strong> Sistemi Informativi Territoriali<br />
sono l’Istituto Geografico Militare, l’Istituto Nazionale <strong>di</strong> Statistica, e gli enti locali, in<br />
particolare le Regioni.<br />
L’IGM, oltre alla produzione del proprio repertorio cartaceo, si sta impegnando<br />
nella sua trasposizione in formato numerico: cartografia raster e vettoriale a varie scale,<br />
tipi geografici (orografia, idrografia, limiti amministrativi) vettoriali e modelli <strong>di</strong>gitali<br />
del terreno.<br />
Le Regioni sono impegnate nella costruzione <strong>di</strong> propri Sistemi Informativi<br />
Territoriali 31 e nella realizzazione delle basi numeriche della Cartografia Tecnica<br />
Regionale e <strong>di</strong> varia cartografia tematica. La Regione Toscana si propone indubbiamente<br />
come una delle esperienze più avanzate in materia <strong>di</strong> SIT regionali e la sua vasta<br />
produzione è sud<strong>di</strong>visa in due <strong>di</strong>stinti archivi:<br />
1) Archivi Map Oriented: comprendono la produzione numerica della Cartografia<br />
Tecnica Regionale; viene, proprio in questi mesi, completata la mosaicatura<br />
regionale alla scala 1:10.000, preferita a quella degli elementi in scala 1:5.000.<br />
Intanto continua la pubblicazione <strong>di</strong> fogli a scala 1:2.000 dei nuclei urbani.<br />
2) Archivi GIS Oriented: offrono coperture tematiche numeriche redatte a varie<br />
scale: 1:25.000 (bacini idrografici, viabilità, aree <strong>di</strong> erosione, aree inondabili,<br />
ecc.), 1:50.000 (aree montane, aree svantaggiate, zone depresse, ecc.), 1:100.000<br />
(aree carsificabili, copertura del suolo, o land cover, ecc.) e 1:250.000 (litologia,<br />
tipi climatici, sistemi <strong>di</strong> paesaggio, ecc.).<br />
LA CARTOGRAFIA IGM<br />
L’elemento <strong>di</strong> base della cartografia ufficiale italiana è il foglio in scala<br />
1:100.000 della Carta Topografica d’Italia, costituito da quattro quadranti in scala<br />
1:50.000, denominati con lettere romane in senso orario a partire da quello in alto a<br />
destra, e se<strong>di</strong>ci tavolette al 25.000 , quattro per quadrante, <strong>di</strong>stinte con le <strong>di</strong>rezioni dei<br />
punti car<strong>di</strong>nali (N-E; S-E; S-W; N-W).<br />
Il territorio italiano è coperto da 284 fogli alla scala 1:100.000 le cui date<br />
d’aggiornamento variano fra il 1945 (per la Sardegna centro-meri<strong>di</strong>onale) e il 1967-70<br />
(per gran parte della Sicilia). Ciascun foglio è contrassegnato da un numero progressivo<br />
(la numerazione parte dal Nord, procedendo con andamento Ovest-Est fino alla punta<br />
meri<strong>di</strong>onale della Sicilia) e dalla denominazione dell’oggetto geografico più rilevante<br />
dell’area rappresentata. Il taglio è <strong>di</strong> 30’ in longitu<strong>di</strong>ne e 20’ in latitu<strong>di</strong>ne, definendo lati<br />
<strong>di</strong> circa 37 Km in latitu<strong>di</strong>ne e fra 38 e 45 Km in longitu<strong>di</strong>ne; questi determinano<br />
me<strong>di</strong>amente un’area <strong>di</strong> rappresentazione <strong>di</strong> circa 1.500 Kmq. Le curve <strong>di</strong> livello sono<br />
restituite me<strong>di</strong>ante isoipse con equi<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 50 metri.<br />
La nuova serie della Carta Topografica d’Italia, progetto impostato a partire dal<br />
1958 (foglio prototipo pubblicato nel 1964), è articolata in 636 fogli in scala 1:50.000.<br />
Questi sono derivati dai rilievi topografici in scala 1:25.000, sottoposti ad<br />
31 Un elenco degli in<strong>di</strong>rizzi internet dei SIT regionali italiani è consultabile all’in<strong>di</strong>rizzo<br />
http://www.regione.emilia-romagna.it/sigeografici/InsiemenelGis/Index2a.htm.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 30
aggiornamento me<strong>di</strong>ante metodo aerofotogrammetrico. L’iniziativa <strong>di</strong> una nuova carta<br />
topografica è stata intrapresa per far fronte alle necessità <strong>di</strong> adeguamento al sistema<br />
cartografico internazionale. In particolare, è stata adottata la proiezione conforme UTM<br />
con reticolato chilometrico ed è stato realizzato l’inquadramento dei fogli all’interno<br />
della Carta dell’Europa occidentale (scala 1:250.000).<br />
Come naturale proseguimento della carta al 50.000, è stata successivamente<br />
promossa la costituzione <strong>di</strong> una nuova Carta topografica d’Italia in scala 1:25.000. Si<br />
tratta <strong>di</strong> 2298 elementi per un’area <strong>di</strong> 150 Kmq, contro i 100 della tra<strong>di</strong>zionale tavoletta.<br />
Sono stati redatti con metodo aerofotogrammetrico e <strong><strong>di</strong>segno</strong> automatico nella<br />
rappresentazione cartografica UTM. L’orografia è resa me<strong>di</strong>ante isoipse ad intervallo <strong>di</strong><br />
25 metri.<br />
La redazione <strong>di</strong> cartografia a scale più alte del 25.000 è <strong>di</strong> competenza degli enti<br />
locali, in particolare delle Regioni (Cartografia Tecnica Regionale) e<br />
dell’Amministrazione del Catasto (mappe catastali a scala variabile fra l’1:500 e<br />
l’1:4.000). Per questo motivo, la produzione IGM, in archeologia, può essere utilizzata<br />
esclusivamente come supporto cartografico per l’inquadramento <strong>di</strong> comprensori<br />
territoriali me<strong>di</strong>amente estesi. Risulta infatti inadeguata alle operazioni <strong>di</strong><br />
georeferenziazione e <strong>di</strong> rilevamento delle emergenze, se non con considerevoli margini<br />
d’errore e senza il grado <strong>di</strong> dettaglio richiesto allo scopo.<br />
LA CARTOGRAFIA TECNICA REGIONALE (CTR)<br />
Con il termine cartografia tecnica o topografica s’intende “la fedele<br />
rappresentazione del terreno, con tutte le sue forme e accidentalità, riportando ogni<br />
particolare naturale o manufatto nella quantità e con la precisione concessa dalla<br />
scala” 32 . Si tratta, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> un supporto elaborato su criteri oggettivi <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> delle<br />
entità territoriali (fisiche ed antropiche) rappresentabili su carta tramite una simbologia<br />
ed apposite convenzioni elaborate dai cartografi ed esposte in legenda per la loro<br />
co<strong>di</strong>ficazione da parte degli utenti.<br />
Il sistema cartografico comunemente adottato è quello nazionale Gauss-Boaga,<br />
mentre il taglio degli elementi viene uniformato al sistema unificato ED 50 33 avente<br />
come base la carta d’Italia al 50.000. Alcune regioni, più avanzate, hanno provveduto<br />
alla produzione delle basi cartografiche attraverso metodo aerofotogrammetrico. Altre,<br />
<strong>di</strong> orizzonti più limitati, hanno semplicemente provveduto alla <strong>di</strong>gitalizzazione dei<br />
corrispondenti supporti cartacei.<br />
Il repertorio della Cartografia Tecnica Regionale prevede tre <strong>di</strong>stinte produzioni,<br />
corrispondenti ad altrettante scale <strong>di</strong> redazione:<br />
1) S EZIONI CTR (SCALA 1:10.000): costruita me<strong>di</strong>ante copertura<br />
aerofotogrammetrica del territorio alla scala me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 1:20.000. Prevede un<br />
errore massimo <strong>di</strong> 4 metri in planimetria e <strong>di</strong> 1,80 metri in altimetria, con una<br />
tolleranza altimetrica per le curve <strong>di</strong> livello <strong>di</strong> 3,50 metri. Le curve <strong>di</strong> livello<br />
hanno equi<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 10 metri (figure 6 e 7);<br />
32 ABBATE 1984, pp. 479-480.<br />
33 ED 50: “acronimo <strong>di</strong> European Datum 1950, che in<strong>di</strong>ca i risultati delle elaborazioni <strong>di</strong> calcolo,<br />
conseguiti dall’unificazione delle reti geodetiche fondamentali europee” (FONDELLI 2000, p. 254)<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 31
2) E LEMENTI CTR (SCALA 1:5.000): costruita me<strong>di</strong>ante copertura<br />
aerofotogrammetrica del territorio alla scala me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 1:13.000. Prevede un<br />
errore massimo <strong>di</strong> 2 metri in planimetria e <strong>di</strong> 1,20 metri in altimetria, con una<br />
tolleranza altimetrica per le curve <strong>di</strong> livello <strong>di</strong> 2,20 metri. Le curve <strong>di</strong> livello<br />
hanno equi<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 5 metri (figure 8 e 9);<br />
3) F OGLI CTR (SCALA 1:2.000 O 1:1.000): costruita me<strong>di</strong>ante copertura<br />
aerofotogrammetrica alla scala me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 1:7.000 o 1:8.000 (per le levate ad<br />
1:1.000 la scala me<strong>di</strong>a è <strong>di</strong> 1:4.000), integrata da levate topocartografiche<br />
numeriche. Prevede un errore massimo <strong>di</strong> 80 cm (40 cm per l’1:1.000) in<br />
planimetria e 60 cm (40 cm per l’1:1.000) in altimetria, con una tolleranza<br />
altimetrica per le curve <strong>di</strong> livello <strong>di</strong> 1,30 metri (0,85 metri per l’1:1.000). Le<br />
curve <strong>di</strong> livello hanno equi<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 2 o 1 metro. A questa scala è<br />
necessario effettuare la sgrondatura 34 degli e<strong>di</strong>fici, affinché la corrispondente<br />
linea in<strong>di</strong>chi l’ingombro a terra dell’e<strong>di</strong>ficio. Questa cartografia viene spesso<br />
prodotta dai comuni che producono supporti in scala 1:1.000 e da questi<br />
derivano, per fotoriduzione, la cartografia al 2.000. Diversamente dalle due<br />
precedenti serie, la cartografia al 2.000 non copre la totalità del territorio ma<br />
si concentra sulle sole zone inurbate (centri storici, aree urbane e principali<br />
nuclei abitati; si vedano le figure 10 e 11).<br />
4) In alcuni casi, solitamente per i centri storici con complesso sviluppo<br />
topografico, si re<strong>di</strong>gono cartografie tecniche anche in scala 1:500. Queste<br />
sono costruite me<strong>di</strong>ante copertura aerofotogrammetrica alla scala me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
1:3.000, con errore massimo <strong>di</strong> 20 cm in planimetria e 25 cm in altimetria. Le<br />
curve <strong>di</strong> livello hanno equi<strong>di</strong>stanza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 0,5 metri, con possibile<br />
passaggio ad 1 metro per le aree con forte pendenza.<br />
Gli elementi topografici rappresentati sono il frutto <strong>di</strong> una selezione operata sulla base<br />
delle esigenze e degli scopi della rappresentazione. Un elemento che influisce<br />
notevolmente su questa selezione è la scala <strong>di</strong> redazione della carta. Non tutti gli<br />
elementi possono essere rappresentati a qualsiasi scala e, col mutare <strong>di</strong> questa, gli stessi<br />
subiscono dei processi (semplificazione, generalizzazione, sfollamento o spoglio) che<br />
inducono alla mo<strong>di</strong>fica della simbologia utilizzata, se non ad<strong>di</strong>rittura all’eliminazione<br />
del particolare cartografico. Un <strong>di</strong>scorso a parte riguarda la mancanza <strong>di</strong> un criterio <strong>di</strong><br />
riduzione in scala per alcuni degli elementi rappresentati, come le strade e l’idrografia.<br />
Questi, soprattutto alle scale minori, per essere visualizzati necessitano <strong>di</strong> un tratto che,<br />
calcolate le proporzioni, risulterebbe sovra<strong>di</strong>mensionato rispetto all’effettiva <strong>di</strong>mensione<br />
dell’elemento nella realtà.<br />
Per la realizzazione e la co<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> una carta tecnica è necessario tenere in<br />
considerazione le strutture concettuali della società nella quale viene elaborata: essa è<br />
infatti la fedele rappresentazione <strong>di</strong> un modo <strong>di</strong> considerare il territorio rappresentato. A<br />
34 “Nella restituzione <strong>di</strong> prese fotogrammetriche aeree la delimitazione degli e<strong>di</strong>fici viene definita dal<br />
bordo delle relative coperture, e per avere la delimitazione della loro base al suolo è necessario conoscere<br />
l’aggetto della corrispondente gronda. L’operazione che riporta al suolo la delimitazione dei vari e<strong>di</strong>fici<br />
restituiti, una volta misurato l’aggetto delle <strong>di</strong>verse gronde, prende il nome <strong>di</strong> sgrondatura.” (FONDELLI<br />
2000, p. 292)<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 32
titolo esemplificativo, può essere sufficiente illustrare l’organizzazione dei dati<br />
impostata per il repertorio vettoriale della Cartografia Tecnica Regionale. Le entità<br />
rappresentate sono state sud<strong>di</strong>vise, infatti, in <strong>di</strong>eci categorie (o livelli) <strong>di</strong> dati 35 che<br />
corrispondono ad una loro <strong>di</strong>stinzione operata a livello teorico-percettivo e presente in<br />
forma <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ce nelle versioni numeriche:<br />
1) COMUNICAZIONI (viabilità ed altre infrastrutture <strong>di</strong> comunicazione).<br />
2) EDIFICI ED ALTRE STRUTTURE (con <strong>di</strong>stinzioni relative alle destinazioni d’uso)<br />
3) IDROGRAFIA (corsi d’acqua ed infrastrutture <strong>di</strong> convogliamento, <strong>di</strong>stribuzione,<br />
accumulo e razionalizzazione degli stessi)<br />
4) INFRASTRUTTURE (percorsi e stazioni <strong>di</strong> estrazione, produzione e <strong>di</strong>stribuzione<br />
dei vari tipi <strong>di</strong> risorse energetiche, teleferiche, <strong>di</strong>scariche e rottamai)<br />
5) ELEMENTI DIVISORI E DI SOSTEGNO (mura, muri, recinzioni e siepi)<br />
6) FORME TERRESTRI (anomalie ed elementi morfologici,geologici e naturali)<br />
7) VEGETAZIONE (limiti <strong>di</strong> colture, boschi e aree ver<strong>di</strong> in generale, con <strong>di</strong>stinzione<br />
dei principali tipi vegetazionali riconosciuti)<br />
8) OROGRAFIA (quote e isoipse per la determinazione delle altimetrie)<br />
9) LIMITI AMMINISTRATIVI E VARIE (limiti militari, cartografici, reti trigonometriche,<br />
punti noti e altri elementi particolari non classificabili in altre categorie)<br />
10) TOPONOMASTICA<br />
Il repertorio della Cartografia Tecnica Regionale è ideale per le esigenze<br />
dell’indagine archeologica, offrendo basi cartografiche sufficientemente dettagliate per<br />
georeferenziare con buona affidabilità le varie emergenze riscontrate sul territorio.<br />
Nell’eventualità <strong>di</strong> indagini intensive in ambito urbano, la base al 2.000 rappresenta un<br />
ottimo punto <strong>di</strong> partenza per inquadrare e contestualizzare l’area d’intervento con<br />
precisione e dettaglio.<br />
LA CARTOGRAFIA CATASTALE<br />
Le carte catastali sono storicamente legate all’aspetto fiscale del governo del<br />
territorio. Esse rappresentano infatti le particelle catastali 36 , ossia le unità <strong>di</strong> territorio<br />
site nello stesso comune, aventi determinate qualità e classe e appartenenti ad un unico<br />
possessore (figura 12).<br />
Le mappe catastali sono normalmente redatte in scala 1:2.000 o 1:4.000 in zone<br />
<strong>di</strong> scarso interesse (es: montagne) nelle quali l’area me<strong>di</strong>a delle particelle catastali non è<br />
inferiore a 5 ha. Gli allegati, che si riferiscono ai centri urbani, sono al 1.000 ma, in caso<br />
<strong>di</strong> abitati densi e frazionati, possono anche essere in scala 1:500.<br />
Le mappe vengono formate per comune amministrativo o, se questo è sud<strong>di</strong>viso in<br />
sezioni censuarie, per sezioni e sono sud<strong>di</strong>vise in fogli. Il taglio dei fogli è normalmente<br />
35 Per una visione completa delle co<strong>di</strong>fiche delle entità del repertorio CTR numerico vettoriale si può<br />
consultare lo sportello cartografico del sito internet della Regione Toscana (www.regione.toscana.it/carto)<br />
o il catalogo cartografico regionale (REGIONE TOSCANA 1996).<br />
36 Più precisamente, si può definire particella catastale “una ben delimitata porzione continua <strong>di</strong> terreno,<br />
situata in un unico comune, appartenente ad un unico possessore, e assoggettata ad una unica specie <strong>di</strong><br />
coltura, con uniforme grado <strong>di</strong> opportunità, oppure, se non soggetta a coltura, riservata ad una unica<br />
destinazione d’uso.” (FONDELLI 2000, p. 159)<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 33
impostato non su elementi topografici ma su fattori locali (gruppi <strong>di</strong> isolati, viabilità,<br />
ecc.).<br />
La proiezione cartografica utilizzata è quella <strong>di</strong> Cassini-Soldner, che pone la scelta del<br />
centro <strong>di</strong> sviluppo in posizione pressoché baricentrica rispetto alla zona da cartografare.<br />
Ciò ha impe<strong>di</strong>to la realizzazione <strong>di</strong> un sistema cartografico omogeneo perché il territorio<br />
italiano è sud<strong>di</strong>viso in varie zone, ciascuna riferita al proprio centro <strong>di</strong> sviluppo. Ciò<br />
porta a grossi problemi in caso <strong>di</strong> raffronto con la cartografia nazionale, redatta in<br />
sistema Gauss-Boaga. Nel 1942 è stata iniziata la conversione nel sistema <strong>di</strong> riferimento<br />
nazionale, ma l’opera non è ancora stata conclusa, creando notevoli <strong>di</strong>fficoltà per l’uso<br />
congiunto <strong>di</strong> carte catastali e tecniche.<br />
Le reti <strong>di</strong> triangolazione catastale sono sviluppate a partire dalle reti trigonometriche<br />
fondamentali del I, II, III or<strong>di</strong>ne stabilite dall’IGM; l’inquadramento geometrico viene<br />
<strong>di</strong>stinto in reti e sottoreti catastali.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista tecnico, occorre ricordare che le carte catastali forniscono<br />
esclusivamente una rappresentazione planimetrica, non prevedendo necessariamente<br />
informazioni relative ad aspetti morfologici ed altimetrici. Inoltre, per la loro stessa<br />
finalità d’uso, non contemplano una dettagliata restituzione dei dati topografici.<br />
Gli aggiornamenti, precedentemente operati a mano <strong>di</strong>rettamente sul foglio interessato,<br />
vengono ora effettuati me<strong>di</strong>ante rilievi celerimetrici restituiti in formato numerico ed in<br />
coor<strong>di</strong>nate Gauss-Boaga. Questo dovrebbe indurre un progressivo miglioramento<br />
metrico e qualitativo delle mappe, soprattutto nelle zone <strong>di</strong> maggior espansione<br />
urbanistica.<br />
Negli ultimi anni, il catasto sta procedendo alla <strong>di</strong>gitalizzazione delle mappe;<br />
questa avviene in alcuni casi me<strong>di</strong>ante metodo aerofotogrammetrico numerico ma più<br />
spesso con metodo topografico (celerimensura); sono comunque garantite alta precisione<br />
ed affidabilità. L’operazione <strong>di</strong> informatizzazione si prospetta molto <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osa in<br />
termini <strong>di</strong> tempo, impegno e fon<strong>di</strong> necessari, considerato che si tratta <strong>di</strong> convertire in<br />
formato numerico un archivio <strong>di</strong> circa 300.000 fogli. Probabilmente, sarebbe stata<br />
opportuna la decisione politica <strong>di</strong> rifare completamente la carta catastale, avvalendosi in<br />
partenza dei moderni mezzi della fotogrammetria e della cartografia numerica. Sarebbe<br />
stata una valida occasione anche per uniformare il repertorio ai sistemi <strong>di</strong> riferimento<br />
italiano (Gauss-Boaga) ed europeo (UTM).<br />
Nell’indagine archeologica, la cartografia catastale può essere utilizzata come<br />
supporto cartografico, anche se la mancanza <strong>di</strong> dati altimetrici e la sua proiezione<br />
cartografica anomala rispetto allo standard cartografico italiano ne rendono<br />
sconsigliabile l’uso. Di contro, essendo redatta ad alte scale, garantisce una<br />
rappresentazione dettagliata <strong>di</strong> zone per le quali la cartografia ufficiale non fornisce<br />
rilievi altrettanto particolareggiati. A proposito, risulta particolarmente utile per quelle<br />
aree urbane (e soprattutto per i centri storici) che ancora lamentano la mancanza dei<br />
fogli CTR 1:2.000 a loro pertinenti.<br />
Infine, va considerata la natura <strong>di</strong> memoria storica dell’archivio cartografico catastale<br />
che può fornire informazioni storiche <strong>di</strong> tipo fon<strong>di</strong>ario, anche se relativamente recenti.<br />
Inoltre, può tornare utile al fine <strong>di</strong> operare una <strong>di</strong>stinzione tipologica dell’e<strong>di</strong>ficato.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 34
LA CARTOGRAFIA ORTOFOTOGRAFICA<br />
Le immagini fotografiche aeree necessitano <strong>di</strong> particolari trattamenti per costituire<br />
documenti metrici a fini cartografici. A seconda delle procedure utilizzate e del risultato<br />
finale conseguibile, esse possono essere <strong>di</strong>stinte in due <strong>di</strong>fferenti tipologie:<br />
1) FOTOPIANI O F OTOMOSAICI: vengono costruiti me<strong>di</strong>ante raddrizzamento<br />
fotogrammetrico, con una correzione unica applicata all’intero fotogramma.<br />
Rispetto alla cartografia topografica, che opera una selezione degli oggetti da<br />
rappresentare, i fotopiani presentano il vantaggio <strong>di</strong> mantenere inalterate tutte le<br />
informazioni dei fotogrammi originali. Di contro, possono essere prodotti<br />
solamente per zone che non presentino consistenti variazioni altimetriche che si<br />
ripercuoterebbero sulla scala dei vari fotogrammi da mosaicare.<br />
2) ORTOFOTOCARTE E ORTOFOTOPIANI (figura 13): vengono costruiti attraverso<br />
raddrizzamento <strong>di</strong>fferenziale (me<strong>di</strong>ante punti noti) <strong>di</strong> prese<br />
aerofotogrammetriche. Tale operazione si presenta più complessa, rispetto a<br />
quella dei fotopiani, perché va effettuata sulla base della conoscenza della quota<br />
e della posizione planimetrica dei punti utilizzati per il raddrizzamento. La<br />
correzione sarà quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferente nelle zone del fotogramma considerato (per<br />
questo si definisce raddrizzamento <strong>di</strong>fferenziale). Eseguita la procedura,<br />
occorrerà trasformare il prodotto alla scala desiderata. Rispetto alla cartografia<br />
tra<strong>di</strong>zionale, l’ortofotocarta presenta il vantaggio <strong>di</strong> consentire la lettura <strong>di</strong><br />
particolari topografici che non sarebbero rappresentabili nelle carte<br />
convenzionali. Rende inoltre più agevole ed imme<strong>di</strong>ata la lettura delle<br />
caratteristiche ambientali e delle varie destinazioni d’uso del suolo.<br />
Ciononostante, la miglior soluzione è sicuramente rappresentata<br />
dall’utilizzazione combinata <strong>di</strong> ortofotocarte e cartografia topografica<br />
tra<strong>di</strong>zionale. La <strong>di</strong>fferenza tra ortofotocarte e ortofotopiani è in<strong>di</strong>viduabile nel<br />
fatto che le prime sono arricchite dall’informazione altimetrica sul terreno, grazie<br />
alla rappresentazione delle curve <strong>di</strong> livello. In definitiva, la cartografia<br />
ortofotografica integra la principale caratteristica delle carte topografiche<br />
(contenuto metrico) con quella delle foto aeree (contenuto informativo).<br />
Complessivamente si tratta <strong>di</strong> prodotti meno costosi e più rapidamente producibili<br />
rispetto alla cartografia topografica. Essi si fanno apprezzare per:<br />
1) imme<strong>di</strong>atezza, attualità e ricchezza del contenuto informativo;<br />
2) precisione geometrica paragonabile (anche se mai uguale) a quella<br />
propria della cartografia a pari scala.<br />
Nell’indagine archeologica (e particolarmente in quella topografica), si rivelano<br />
supporti molto utili soprattutto nell’attività <strong>di</strong> laboratorio, in quanto consentono la lettura<br />
<strong>di</strong> tutti i particolari necessari ad una corretta ed affidabile opera <strong>di</strong> georeferenziazione. Il<br />
ricognitore, infatti, ha la possibilità <strong>di</strong> rivedere ed utilizzare tutti i riferimenti che aveva<br />
in<strong>di</strong>viduato sul campo per posizionare l’emergenza, qualora sprovvisto <strong>di</strong> GPS.<br />
Inoltre permettono una lettura semplice ed imme<strong>di</strong>ata della copertura vegetativa e delle<br />
<strong>di</strong>verse aree <strong>di</strong> destinazione agricola o boschiva. Questo permette <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare, nelle<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 35
fasi preliminari della ricerca, quali siano le aree idonee ad una ricognizione sistematica e<br />
quali le zone per le quali sarà impossibile svolgere un’indagine <strong>di</strong>retta sul terreno.<br />
LA CARTOGRAFIA TEMATICA<br />
La cartografia tematica si sud<strong>di</strong>vide, per quanto concerne le fasi <strong>di</strong> redazione, in:<br />
- CARTOGRAFIA TEMATICA DI BASE: costruita attraverso informazioni<br />
<strong>di</strong>rettamente rilevate.<br />
- CARTOGRAFIA TEMATICA DERIVATA: costruita su informazioni ottenute da<br />
rielaborazione <strong>di</strong> altre documentazioni geo-cartografiche, sulle quali<br />
vengono sovrimpresse le informazioni tematiche. Tramite tale tecnica è <strong>di</strong><br />
vitale importanza la correlazione temporale fra la base cartografica e le<br />
informazioni proprie del tema.<br />
E’ possibile operare varie <strong>di</strong>stinzioni anche relativamente al contenuto della cartografia<br />
tematica, sud<strong>di</strong>videndola in:<br />
1) CARTOGRAFIA TEMATICA ANALITICA: contempla informazioni su estensione e<br />
<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> uno o più fenomeni simili, messi in relazione con le<br />
caratteristiche dello spazio geografico. Appartengono a questa categoria le carte<br />
relative a: altimetria, acclività, geomorfologia, geologia, litologia, pedologia,<br />
erosione, franosità, effetti sismici, uso del suolo (land use), copertura naturale del<br />
suolo (land cover), vegetazione, tipi climatici, idrografia, regimi idrici del suolo,<br />
precipitazioni, ecc.<br />
2) CARTOGRAFIA TEMATICA SINTETICA: illustra correlazioni fra più temi ed<br />
in<strong>di</strong>vidua omogeneità sulla base <strong>di</strong> specifici elementi unificanti. Quin<strong>di</strong><br />
rappresenta informazioni e fenomeni nella globalità delle loro interpretazioni.<br />
Appartengono a questa categoria le carte <strong>di</strong> land capability, quelle della<br />
vocazione naturale del suolo, dei vari tipi <strong>di</strong> vincoli (ambientale, <strong>archeologico</strong>,<br />
architettonico, ecc.), dei piani regolatori urbani, ecc.<br />
Inoltre, è possibile <strong>di</strong>stinguere tra:<br />
a) CARTOGRAFIA TEMATICA DI TIPO ANTROPICO (figura 15): è legata alla<br />
rappresentazione <strong>di</strong> fenomeni antropici come la densità demografica, le<br />
caratteristiche socio-economiche, le varie forme <strong>di</strong> uso del suolo, ecc.<br />
b) CARTOGRAFIA TEMATICA DI TIPO FISICO (figura 14): è legata alla<br />
rappresentazione <strong>di</strong> fenomeni fisico-ambientali quali il clima, la geologia e la<br />
geomorfologia, la vegetazione, la fauna, ecc.<br />
La produzione <strong>di</strong> cartografia tematica si deve principalmente agli enti privati o ai<br />
centri <strong>di</strong> ricerca. Tra gli istituti cartografici pubblici, il più attivo in termini <strong>di</strong><br />
produzione <strong>di</strong> cartografia tematica è indubbiamente il Servizio geologico d’Italia (carta<br />
geologica d’Italia alle scale 1:100.000 e 1:50.000 e carta della struttura geologica<br />
dell’Italia alla scala 1:500.000 e 1:1.000.000).<br />
All’interno dei vari enti impegnati nel campo vanno incluse anche le Regioni che, oltre<br />
che nel repertorio CTR, sono impegnate anche nella produzione <strong>di</strong> varia cartografia<br />
tematica.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 36
5. LA SCELTA DELLE SCALE DI RAPPRESENTAZIONE<br />
Un dato <strong>di</strong> fondamentale importanza per comprendere il grado d’affidabilità delle<br />
carte è costituito dalla scala <strong>di</strong> rappresentazione (o scala cartografica). Questa, in termini<br />
assoluti, è definibile come il rapporto tra una <strong>di</strong>stanza lineare misurata sulla carta, e<br />
pertanto in piano, e la corrispondente <strong>di</strong>stanza reale sulla terra, e quin<strong>di</strong> su <strong>di</strong> una<br />
superficie curva. Essa costituisce, <strong>di</strong> fatto, un in<strong>di</strong>ce che consente <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care se il<br />
livello <strong>di</strong> dettaglio del <strong>rilievo</strong> cartografico può essere ritenuto idoneo alle esigenze <strong>di</strong><br />
lavoro. La scala <strong>di</strong> proporzione può essere espressa tanto in forma grafico-analogica<br />
quanto me<strong>di</strong>ante rapporto numerico.<br />
La scelta del supporto cartografico non può prescindere dallo scopo del suo<br />
utilizzo e, in questo, l’archeologia ha necessità <strong>di</strong>verse secondo il tipo d’indagine<br />
promossa. A ciascun settore e a ciascuna fase della ricerca vanno fatte corrispondere<br />
particolari scale del <strong>rilievo</strong>, per la consultazione e lo stu<strong>di</strong>o.<br />
Al livello <strong>di</strong> maggior dettaglio, i rilievi dello scavo stratigrafico e delle emergenze<br />
monumentali vengono generalmente effettuati, e successivamente <strong>di</strong>gitalizzati<br />
all’interno <strong>di</strong> piattaforme GIS, a scale variabili fra l’1:1 e l’1:100. Tali supporti sono<br />
redatti da personale <strong>archeologico</strong> specializzato, che ha elaborato ed istituito, nel tempo,<br />
convenzioni e simbologia specifiche per la rappresentazione degli elementi<br />
caratterizzanti le unità stratigrafiche e la struttura dei monumenti. E’ richiesto un elevato<br />
grado <strong>di</strong> dettaglio perché, in uno scavo <strong>archeologico</strong>, è necessario un <strong>rilievo</strong> che<br />
consenta l’in<strong>di</strong>viduazione e l’analisi <strong>di</strong> qualsiasi particolare utile all’interpretazione del<br />
contesto. Tanto maggiore sarà il dettaglio del <strong>rilievo</strong>, quanto maggiori le possibilità <strong>di</strong><br />
interrogazione e <strong>di</strong> analisi della piattaforma GIS nella quale questo viene importato. Ciò<br />
significa che la scala dovrà essere tale da permettere anche la caratterizzazione dei<br />
singoli reperti e dei materiali presenti all’interno dello strato, o <strong>di</strong> una muratura.<br />
Ad un livello successivo, dovendo inquadrare l’area dell’indagine intensiva in un più<br />
vasto ambito territoriale, occorre operare una prima <strong>di</strong>stinzione fra gli ambienti urbani e<br />
quelli rurali. Per la realtà urbana non si può andare oltre a scale quali l’1:1.000 o<br />
l’1:2.000 che garantiscono una più che accettabile riproduzione degli ingombri degli<br />
stabili, dei monumenti storico-artistici <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni, delle infrastrutture <strong>di</strong><br />
comunicazione e delle aree aperte. Per le realtà rurali possono invece essere adottate<br />
scale minori, nella fattispecie l’1:5.000 e l’1:10.000, perché il tipo <strong>di</strong> paesaggio non si<br />
presenta nelle forme complesse e frammentate tipiche dei centri abitati. In entrambi i<br />
contesti, il supporto ideale è fornito dalla Cartografia Tecnica Regionale, che costituisce<br />
il migliore mezzo per le operazioni <strong>di</strong> georeferenziazione. Questa varia appunto dai fogli<br />
1:2.000 (solo per i nuclei urbani e i centri storici) agli elementi 1:5.000 e alle sezioni<br />
1:10.000: fino a tali scale il supporto cartografico è definito pianta o mappa. Talvolta<br />
però può essere utile anche elaborare basi cartografiche <strong>di</strong> raccordo fra le suddette scale<br />
e quelle estremamente dettagliate dei contesti stratigrafici. In questi casi è lo stesso<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 37
archeologo che deve porsi in grado <strong>di</strong> eseguire un <strong>rilievo</strong> del sito (inteso come<br />
contenitore dell’evidenza archeologica) da effettuare con strumentazione adeguata, vale<br />
a <strong>di</strong>re teodoliti, stazioni totali e GPS. Diversamente si può ricorrere ai rilievi, operati da<br />
geometri ed architetti, <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici ed isolati (utili per la contestualizzazione <strong>di</strong> scavi urbani<br />
all’interno <strong>di</strong> complessi architettonici) o alle mappe catastali. Queste ultime sono<br />
supporti precisi ed affidabili, essendo redatte, a scala variabile fra l’1:1.000 e l’1:4.000,<br />
per finalità <strong>di</strong> tipo giuri<strong>di</strong>co e fiscale, anche se presentano il grosso limite (per l’indagine<br />
archeologica) dell’assenza <strong>di</strong> informazioni altimetriche (curve <strong>di</strong> livello, quote…).<br />
Un ulteriore cambiamento delle scale <strong>di</strong> rappresentazione si ha per progetti <strong>di</strong> più ampio<br />
respiro, e particolarmente per le fasi d’analisi modellistica e <strong>di</strong> sintesi storico-<strong>di</strong>acronica.<br />
Nello specifico, si tratta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su contesti provinciali o regionali, per i quali, terminata<br />
la fase <strong>di</strong> georeferenziazione (che necessita comunque <strong>di</strong> alte scale), sono sufficienti e<br />
preferibili scale minori, proprie delle carte definite topografiche (fino alla scala<br />
1:100.000 o 1:150.000) o corografiche (fino alla scala 1:1.000.000). In questi casi, ottimi<br />
strumenti sono i repertori dell’Istituto Geografico Militare che vengono redatti<br />
dall’1:25.000 all’1:250.000, ma si può far ricorso anche alla produzione <strong>di</strong> altri istituti<br />
cartografici, che negli ultimi anni, stanno procedendo alla conversione dei propri<br />
repertori in formato numerico. Consideriamo queste ultime come scale <strong>di</strong> consultazione<br />
territoriale e <strong>di</strong> supporto alla sintesi storica, dal momento che garantiscono una buona<br />
lettura ed un <strong>di</strong>screto dettaglio anche per aree relativamente estese.<br />
Un <strong>di</strong>scorso a parte va fatto per la cartografia numerica, nel cui ambito il<br />
concetto <strong>di</strong> scala assume valenze <strong>di</strong>fferenti rispetto a quelle che ha tra<strong>di</strong>zionalmente. Sui<br />
supporti cartacei, infatti, essa è correlata al graficismo, ossia alla capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere<br />
e <strong>di</strong> rappresentare nella proporzione prevista due elementi grafici <strong>di</strong>fferenti. In<br />
cartografia numerica, invece, deve essere considerato il concetto <strong>di</strong> scala nominale 37 alla<br />
quale viene redatta una carta <strong>di</strong>gitale: questa non è legata ad una specifica proporzione<br />
grafica e quin<strong>di</strong> non ha un’unica scala <strong>di</strong> rappresentazione. All’interno dei software GIS,<br />
infatti, le coor<strong>di</strong>nate reali sono memorizzate senza conversione <strong>di</strong> scala e questa viene<br />
considerata esclusivamente come un parametro per definire il grado <strong>di</strong> accuratezza e la<br />
risoluzione dei supporti utilizzati. Pertanto è possibile combinare e sovrapporre dati<br />
derivati da basi redatte a scale <strong>di</strong>fferenti, purché pertinenti alla medesima area. Allo<br />
stesso modo, in fase d’uscita a stampa, mantenendo inalterata la base d’acquisizione dei<br />
dati, è possibile riprodurre la stessa cartografia a scale maggiori, anche se sconsigliabile,<br />
o minori.<br />
I cartografi stessi hanno infine introdotto, in produzione, il concetto del multiscala: si<br />
ammette che esistano, nel moderno database topografico elementi rilevati con precisione<br />
<strong>di</strong>fferente (maggiore o minore) rispetto al contenuto metrico della maggior parte dei dati<br />
correlati alla scala nominale della carta.<br />
37 La scala nominale della carta è “quella scala per cui la carta è stata prodotta e a cui va rappresentata; tale<br />
scala è quella che definisce precisione e contenuto della carta stessa, come accade per la normale scala<br />
grafica della carta al tratto” (SELVINI-GUZZETTI 1999).<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 38
6. METODI E STRUMENTI DI RILEVAMENTO<br />
PER LA REDAZIONE DI NUOVA CARTOGRAFIA<br />
Tutte le operazioni <strong>di</strong> rilevamento o levata topografica (o cartografica) 38 hanno<br />
inizio da determinazioni sul terreno, per la misura <strong>di</strong>retta od in<strong>di</strong>retta delle entità<br />
spaziali, e si concludono in laboratorio, dove si effettuano le elaborazioni <strong>di</strong> calcolo<br />
numerico e le operazioni <strong>di</strong> <strong><strong>di</strong>segno</strong> topocartografico. Le varie fasi del lavoro ne<br />
rendono agevole il graduale controllo ed il collaudo finale. Le moderne tecniche <strong>di</strong><br />
celerimensura, <strong>di</strong> fotogrammetria e <strong>di</strong> laser scanning acquisiscono in contemporanea le<br />
informazioni relative ai dati planimetrici ed altimetrici, col riporto ad un unico sistema<br />
<strong>di</strong> riferimento spaziale x, y, z.<br />
Le varie metodologie sono sud<strong>di</strong>visibili in:<br />
1) celerimensura (me<strong>di</strong>ante stazioni totali);<br />
2) sistema <strong>di</strong> posizionamento globale (GPS);<br />
3) telerilevamento, nel cui ambito rientrano:<br />
a) la fotogrammetria;<br />
b) la fotointerpretazione;<br />
4) rilevamento tri<strong>di</strong>mensionale con tecniche <strong>di</strong> laser scanning.<br />
Ciascuno dei meto<strong>di</strong> presentati <strong>di</strong> seguito si presta a particolari tipi <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> e presenta<br />
un <strong>di</strong>verso grado <strong>di</strong> complessità tecnica e metodologica, garantendo affidabilità, costi e<br />
tempi <strong>di</strong> produzione cartografica <strong>di</strong>fferenti. In archeologia, risulta frequente l’uso <strong>di</strong><br />
stazioni totali e GPS per il <strong>rilievo</strong> delle emergenze. La fotointerpretazione, applicata alla<br />
ricerca <strong>di</strong> strutture sepolte me<strong>di</strong>ante riscontro <strong>di</strong> anomalie, rientra invece nel ramo delle<br />
<strong>di</strong>scipline afferenti al remote sensing. In questo campo viene utilizzato anche il metodo<br />
aerofotogrammetrico, necessario per la georeferenziazione ed il raddrizzamento <strong>di</strong> foto<br />
aeree oblique. Infine, la fotogrammetria trova applicazione per il raddrizzamento delle<br />
foto degli elevati e quin<strong>di</strong> per lo stu<strong>di</strong>o delle murature e, più in generale, degli aspetti<br />
architettonici degli e<strong>di</strong>fici.<br />
Le tecniche <strong>di</strong> laser-scanning rappresentano invece la nuova frontiera del rilevamento: a<br />
fronte <strong>di</strong> costi d’acquisizione della strumentazione molto alti (destinati però a calare<br />
progressivamente) esse garantiscono un <strong>rilievo</strong> estremamente dettagliato ed affidabile<br />
delle evidenze nella loro tri<strong>di</strong>mensionalità. Considerate le enormi potenzialità, il laserscanning<br />
potrebbe affermarsi, nel giro <strong>di</strong> non troppi anni, come lo standard per la<br />
produzione cartografica in molti ambiti operativi (con un giustificato ritardo anche in<br />
archeologia). In questo caso sarà necessario impegnarsi non tanto nell’acquisizione <strong>di</strong> un<br />
38 “Si definisce levata topografica, o rilevamento topografico, il processo operativo che conduce alla<br />
rappresentazione cartografica <strong>di</strong> una porzione <strong>di</strong> territorio terrestre. Con evidente analogia, viene inoltre<br />
talvolta detta levata, o rilevamento, anche l’elaborato grafico prodotto.” (FONDELLI 2000, p. 269)<br />
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uon metodo <strong>di</strong> rilevamento (pressoché interamente automatico) quanto nella<br />
definizione <strong>di</strong> parametri e metodologie <strong>di</strong> gestione e post-processamento dell’enorme<br />
quantità <strong>di</strong> dati spaziali generati da ogni singola levata. La possibilità <strong>di</strong> applicare<br />
textures fotorealistiche al <strong>rilievo</strong> consentirà <strong>di</strong> migliorare notevolmente le fasi <strong>di</strong><br />
caratterizzazione e <strong>di</strong> leggibilità dei soggetti rilevati.<br />
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6.A - IL RILEVAMENTO TOPOGRAFICO<br />
NUMERICO MEDIANTE STAZIONE TOTALE:<br />
LA CELERIMENSURA<br />
Il rilevamento topografico numerico completo, detto anche celerimensura, ha<br />
come scopo la determinazione della posizione, planimetrica ed altimetrica, dei punti del<br />
terreno me<strong>di</strong>ante misurazioni <strong>di</strong>rette effettuate a stazione totale. A questo proposito<br />
occorre rilevare come lo sviluppo tecnologico <strong>di</strong> tali strumenti garantisca un aumento<br />
dell’efficienza operativa, il trasferimento in tempo reale dei dati, la loro immissione<br />
all’interno dei calcolatori elettronici e l’eliminazione, almeno per le brevi <strong>di</strong>stanze, dei<br />
prismi riflettenti, grazie alla tecnologia laser. Inoltre, le tecniche <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate geometry<br />
(COGO) consentono il trattamento dei dati rilevati dalle stazioni celerimetriche<br />
garantendo alta precisione, pur costringendo a lunghi tempi e a costi piuttosto elevati.<br />
Per georeferenziare i rilievi effettuati a stazione totale è necessario appoggiarsi ad<br />
almeno due (in pochi casi fortunati) o tre punti noti, che permettano <strong>di</strong> determinare la<br />
posizione della stazione. Allo scopo si utilizzano le reti geodetiche che si sviluppano su<br />
tutto il territorio nazionale, integrate da reti <strong>di</strong> I, II, III, IV, V, VI or<strong>di</strong>ne per <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong><br />
una <strong>di</strong>stribuzione più ravvicinata <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> riferimento. Fino al IV or<strong>di</strong>ne (i cosiddetti<br />
punti d’appoggio) le misurazioni sono state effettuate dall’IGM. Per i rilevamenti a<br />
grande scala è invece necessario fare riferimento alle triangolazioni <strong>di</strong> dettaglio, o <strong>di</strong><br />
rete, (V or<strong>di</strong>ne) e alle triangolazioni <strong>di</strong> sottorete (VI or<strong>di</strong>ne). Queste ultime due sono<br />
state tracciate e rilevate a cura dell’Amministrazione del Catasto che si è appoggiata, per<br />
la loro realizzazione, alle reti tracciate dall’IGM.<br />
LA POLIGONAZIONE<br />
Un proce<strong>di</strong>mento per raffittire i punti <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate note, dai quali procedere alle<br />
operazioni <strong>di</strong> misura, è la poligonazione. Le poligonali rappresentano, infatti, una scala<br />
<strong>di</strong> lavoro interme<strong>di</strong>a fra le gran<strong>di</strong> reti <strong>di</strong> triangolazioni e la misura dei punti <strong>di</strong> dettaglio.<br />
Una volta georeferenziata la stazione <strong>di</strong> partenza appoggiandosi ai punti noti, è possibile<br />
determinare sul terreno una serie <strong>di</strong> punti <strong>di</strong>stribuiti sulla zona da rilevare<br />
(corrispondenti alle stazioni per effettuare i rilievi <strong>di</strong> dettaglio ). Le spezzate che<br />
uniscono tali punti costituiscono appunto una poligonale, e gli stessi punti vengono, in<br />
questo caso, denominati no<strong>di</strong>.<br />
Una poligonale può essere:<br />
a) aperta, qualora termini con un punto qualsiasi ; in questo caso non esistono altri<br />
punti <strong>di</strong> controllo e pertanto è obbligo fidarsi delle misure effettuate;<br />
b) appoggiata, qualora termini con un punto <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate note o comunque<br />
calcolabili; in questo caso è possibile controllare l’affidabilità delle misurazioni<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 41
effettuate constatando lo scarto fra il punto noto d’arrivo e i risultati dell’ultimo punto<br />
della poligonale. Qualora lo scarto sia minimo si procederà alla compensazione<br />
dell’errore angolare in parti uguali sulle varie stazioni (o no<strong>di</strong>). In caso <strong>di</strong> scarto<br />
superiore ai limiti <strong>di</strong> tolleranza sarà opportuno ripetere le operazioni;<br />
c) chiusa, qualora il punto finale coincida con quello <strong>di</strong> partenza; per questo caso vale<br />
lo stesso <strong>di</strong>scorso fatto per le poligonali appoggiate, salvo che il punto finale dovrà<br />
avere lo stesso valore <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> partenza o uno scarto inferiore ai limiti <strong>di</strong> tolleranza.<br />
Le operazioni <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> sono comunque le stesse nei tre casi e consistono nello stabilire<br />
il senso <strong>di</strong> percorrenza della poligonale e nell’eseguire, per ogni vertice, le letture delle<br />
grandezze relative al punto in avanti e al punto in<strong>di</strong>etro.<br />
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Per georeferenziare una stazione è possibile ricorrere a tre <strong>di</strong>fferenti meto<strong>di</strong>:<br />
1) POTHENOT (ve<strong>di</strong> immagine sotto)<br />
Applicare una pothenot (in<strong>di</strong>cata anche come “intersezione inversa” o “metodo <strong>di</strong><br />
Snellius”): consiste nel determinare le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> un punto (stazione), dal quale si<br />
vedano almeno tre punti <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate note (A, B, C), attraverso calcoli<br />
trigonometrici a partire dalla sola misurazione degli angoli. Attraverso tale metodo<br />
non è richiesta alcuna misurazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanze: queste vengono infatti ricavate in fase<br />
<strong>di</strong> post-processamento dei dati. Nello specifico, la risoluzione dei vari triangoli (e<br />
quin<strong>di</strong> delle lunghezze dei rispettivi lati) avviene con il teorema dei seni, secondo lo<br />
schema classico basato sul calcolo degli angoli x e y.<br />
2) APERTURA A TERRA (ve<strong>di</strong> immagine pagina seguente)<br />
Applicare un’apertura a terra (in<strong>di</strong>cata anche come “stazione fuori centro” o<br />
“riduzione al centro”): consiste nel determinare le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> un punto<br />
(stazione), dal quale si vedano almeno due punti <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate note, attraverso la<br />
misurazione <strong>di</strong> entrambi gli angoli e della <strong>di</strong>stanza del solo punto noto vicinoDal<br />
punto <strong>di</strong> stazione si misura l’angolo sul punto noto più lontano (punto<br />
d’orientamento) e sul punto noto vicino. A seguire si misura la <strong>di</strong>stanza fra il punto<br />
stazione ed il punto noto vicino. La soluzione del problema si riconduce al calcolo<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 43
dell’angolo epsilon che si ottiene risolvendo il triangolo con il teorema dei seni dopo<br />
aver calcolato (su carta o su GIS) la <strong>di</strong>stanza fra i due punti noti. La precisione<br />
<strong>di</strong>pende quin<strong>di</strong> dal modo in cui le misurazioni si ripercuotono sull’angolo epsilon. In<br />
particolare, è necessario fornire una misurazione estremamente precisa della <strong>di</strong>stanza<br />
fra stazione e punto noto vicino; il calcolo della <strong>di</strong>stanza del punto d’orientamente<br />
può invece essere più grossolano.<br />
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3) ORIENTAMENTO SU DUE PUNTI FISSI<br />
Applicare l’orientamento su due punti fissi: consiste nell’orientare un <strong>rilievo</strong> <strong>di</strong><br />
dettaglio effettuato in coor<strong>di</strong>nate locali ( stazione con coor<strong>di</strong>nate: x = 0; y = 0; z = 0)<br />
agganciandolo a due punti dei quali siano note le coor<strong>di</strong>nate. In questo modo tutto il<br />
<strong>rilievo</strong> viene georeferenziato ed orientato sulla base dei valori che sono stati forniti<br />
dalla celerimensura dei due punti <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate note. E’ un metodo molto comodo in<br />
contesti <strong>di</strong> scavo o <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> <strong>di</strong> strutture architettoniche, quando è necessario rilevare<br />
le medesime aree a più riprese per seguire l’andamento dello scavo o semplicemente<br />
per completare il <strong>rilievo</strong> <strong>di</strong> porzioni estese, che richiedono varie sessioni <strong>di</strong> battitura<br />
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Qualora non sia possibile applicare una delle tre operazioni (solitamente per<br />
l’impossibilità <strong>di</strong> vedere i due o tre punti noti necessari) è ugualmente possibile<br />
procedere al rilevamento, anche se solamente in sistema <strong>di</strong> riferimento locale (stazione<br />
celerimetrica posta in coor<strong>di</strong>nate x = 0, y = 0, z = 0).<br />
Tralasciando la descrizione dettagliata delle formule per la determinazione delle<br />
poligonali, delle pothenot e delle altre operazioni, basterà affermare che le applicazioni<br />
per il trattamento dei dati rilevati me<strong>di</strong>ante stazione totale operano tali calcoli in<br />
automatico, con la semplice assegnazione <strong>di</strong> particolari co<strong>di</strong>ci alle misure (<strong>di</strong>stanze e/o<br />
angoli) dei punti rilevati.<br />
La stazione totale è strumento molto utilizzato in ambito <strong>archeologico</strong>, in quanto<br />
consente rilievi precisi ed affidabili <strong>di</strong> punti sparsi per un’area relativamente estesa quale<br />
può essere quella <strong>di</strong> un sito <strong>archeologico</strong>. Nell’ambito <strong>di</strong> una giornata lavorativa è<br />
possibile “battere” fino ad oltre mille punti. Questo significa che non è consigliabile<br />
procedere ad un <strong>rilievo</strong> dettagliato <strong>di</strong> tutte le unità stratigrafiche, ma è possibile rilevare<br />
una serie <strong>di</strong> punti significativi che permetteranno la georeferenziazione ed il controllo<br />
delle piante <strong>di</strong> scavo. Il <strong><strong>di</strong>segno</strong> manuale è infatti un’operazione più veloce e garantisce<br />
la possibilità <strong>di</strong> caratterizzare strati, murature, oggetti e materiali, secondo la sensibilità<br />
del rilevatore e il tipo <strong>di</strong> informazioni che deve trasmettere ed evidenziare la pianta. Esso<br />
garantisce inoltre anche un’alta affidabilità potendo eventualmente essere corretto<br />
tramite verifica <strong>di</strong> pochi punti della celerimensura.<br />
La stazione totale può essere utilizzata anche per la determinazione della<br />
morfologia del territorio. Tramite una maglia <strong>di</strong> punti <strong>di</strong>stribuiti sull’area che si intende<br />
indagare e restituire nella sua tri<strong>di</strong>mensionalità, è possibile ottenere informazioni sia<br />
altimetriche (punti quota, curve <strong>di</strong> livello e DTM in formato raster-grid o TIN) sia<br />
morfologiche (carte <strong>di</strong> acclività e <strong>di</strong> esposizione dei versanti) utili alla creazione <strong>di</strong><br />
modelli <strong>di</strong> visualizzazione tri<strong>di</strong>mensionale 39 .<br />
In definitiva, questo strumento consente la produzione <strong>di</strong> cartografia altamente<br />
affidabile e, a seconda del tempo a <strong>di</strong>sposizione, più o meno dettagliata. Per questo si<br />
rivela particolarmente prezioso in contesti <strong>di</strong> scavo (soprattutto rurali) per i quali non si<br />
<strong>di</strong>sponga, in fase iniziale, <strong>di</strong> supporti cartografici ritenuti adeguati ad un corretto<br />
inquadramento topo-cartografico dell’area d’indagine.<br />
39 Per la descrizione del tipo <strong>di</strong> lavoro che può essere svolto sulla morfologia e l’altimetria <strong>di</strong> contesti<br />
territoriali o <strong>di</strong> scavo si rimanda al paragrafo 8 - La produzione <strong>di</strong> nuova cartografia per l’analisi<br />
integrata <strong>di</strong> un comprensorio storico: il caso <strong>di</strong> Chius<strong>di</strong>no.<br />
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6.B - IL RILIEVO FOTOGRAMMETRICO<br />
L’arte della misura ha origini che si confondono lontanissime. Sviluppatasi per<br />
regolare lo sviluppo delle varie attività, essa ha stimolato il progresso delle conoscenze<br />
umane ed è tuttora alla base della nostra evoluzione culturale e sociale. Partendo da<br />
elementari constatazioni e semplici comparazioni antropometriche (braccia, pie<strong>di</strong>, passi,<br />
ecc.) essa ha migliorato nel tempo le sue procedure, permettendo la scoperta dei principi<br />
della geometria, fino ad arrivare alle moderne e sofisticate tecniche <strong>di</strong> misura e<br />
rilevamento spaziale.<br />
Un avanzato e affidabile strumento <strong>di</strong> misura è attualmente rappresentato dalla<br />
fotogrammetria 40 che, traendo le sue basi teoriche dai principi della prospettiva lineare,<br />
permette <strong>di</strong> rilevare con precisione <strong>di</strong> volta in volta i <strong>di</strong>fferenti oggetti considerati.<br />
La fotogrammetria rappresenta ormai un avanzato strumento <strong>di</strong> acquisizione <strong>di</strong> dati<br />
metrici e tematici tra i più affidabili e imme<strong>di</strong>ati, con un crescente numero <strong>di</strong> campi<br />
applicativi. Essa è una procedura <strong>di</strong> rilevamento, prospezione e documentazione <strong>di</strong> rara<br />
efficacia delle realtà territoriali, ambientali, urbane, architettoniche e archeologiche. Tali<br />
peculiari caratteristiche, non invasive e non <strong>di</strong>struttive, la qualificano meglio <strong>di</strong> ogni<br />
altra metodologia <strong>di</strong> rilevamento delle più minute mo<strong>di</strong>fiche morfologiche degli oggetti<br />
considerati e della loro definizione spaziale. Se consideriamo che la ripresa fotografica e<br />
la registrazione metrica dei punti (che avviene ormai impiegando rilevatori a <strong>di</strong>stanza<br />
laser) sono entrambi azioni che ci permettono <strong>di</strong> non toccare e quin<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare<br />
l’oggetto, allora possiamo capire perché la fotogrammetria può essere <strong>di</strong> minimo impatto<br />
sul monumento indagato.<br />
Il rilevamento tramite fotografia è una delle applicazioni più <strong>di</strong>ffuse nel campo<br />
dell’indagine e della valutazione dello stato conservativo delle strutture <strong>di</strong> scavo e dei<br />
monumenti.<br />
LA FOTOGRAFIA: CONSIDERAZIONI GENERALI<br />
La fotografia, in generale, può, se correttamente utilizzata, rivestire una notevole<br />
importanza nella documentazione archeologica e architettonica e costituire uno<br />
strumento insostituibile nel <strong>rilievo</strong> sia come strumento ausiliario del <strong>rilievo</strong>, ma anche<br />
autonomo.<br />
40 Per meglio arrivare ad una sua corretta definizione è utile in<strong>di</strong>duare l’etimo <strong>di</strong> alcune parole chiave.<br />
Fotografia= dal greco phos, genitivo. photos + graphia. Scrittura <strong>di</strong> luce.<br />
La fotografia è l’applicazione tecnologica della prospettiva.<br />
Fotogrammetria= dal greco phos, genitivo. photos+gramma dal greco gramma <strong><strong>di</strong>segno</strong> + metria dal<br />
greco metron misura. Misura del <strong><strong>di</strong>segno</strong> <strong>di</strong> luce.<br />
Una definizione <strong>di</strong> fotogrammetria che possiamo dare è quella <strong>di</strong> un metodo <strong>di</strong> rilevamento <strong>di</strong> strutture e<br />
contesti verticali, orizzontali, o inclinati, consistente nella ripresa <strong>di</strong> più fotogrammi traducibili in<br />
proiezioni quotate misurabili<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 47
Essa ci fornisce imme<strong>di</strong>atamente e <strong>di</strong>rettamente informazioni <strong>di</strong> tipo qualitativo, come il<br />
colore, l’aspetto superficiale, lo stato <strong>di</strong> conservazione e tutte le altre caratteristiche<br />
materiche e formali degli oggetti ripresi.<br />
Allo steso tempo la fotografia rappresenta un supporto fondamentale nella pratica del<br />
rilevamento, ma è anche vero che se utilizzata non correttamente per una scarsa<br />
conoscenza della sua tecnologia, può <strong>di</strong>venire inutilizzabile, non affidabile, talvolta<br />
inopportuna, potendo comportare aberrazioni delle immagini e il conseguente rischio <strong>di</strong><br />
un’erronea o travisata lettura delle caratteristiche dell’oggetto che an<strong>di</strong>amo a<br />
documentare.<br />
Alcune considerazioni sulla natura della fotografia 41 sono utili per comprendere quali<br />
siano le procedure da seguire affinché la fotocamera sia nella corretta con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
poter eseguire esaurienti e valide documentazioni fotografiche, che rispondano alle<br />
esigenze del rilevamento.<br />
Gli apparecchi fotografici costituiscono un’applicazione tecnologica dei principi<br />
scientifici e geometrici della rappresentazione prospettica. La rappresentazione<br />
prospettica a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quella fotografica è una costruzione geometrica dello spazio<br />
elaborata senza un mezzo <strong>di</strong> ripresa, quin<strong>di</strong> “esatta” e fedele.<br />
Diversamente la fotografia è una rappresentazione “me<strong>di</strong>ata” ovvero elaborata attraverso<br />
un mezzo <strong>di</strong> ripresa e riproduzione dell’immagine –la fotocamera- e quin<strong>di</strong> suscettibile<br />
<strong>di</strong> aberrazioni ed errori dovuti sia alla posizione dell’apparecchio rispetto al soggetto<br />
inquadrato che al grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione che la lente dell’obiettivo imprime ai raggi<br />
luminosi che la attraversano. Tanto più sono contenuti questi errori tanto più è elevata la<br />
qualità degli obiettivi.<br />
Le <strong>di</strong>storsioni fotografiche sono principalmente <strong>di</strong> due tipi quelle ra<strong>di</strong>ali e quelle<br />
lineari, le prime, dovute alle caratteristiche geometriche delle lenti impiegate, sono<br />
<strong>di</strong>fficilmente correggibili e necessitano <strong>di</strong> sofisticati ed elaborati calcoli <strong>di</strong><br />
compensazione; le seconde sono invece dovute dalla posizione del piano della pellicola<br />
rispetto all’oggetto catturato e sono facilmente correggibili.<br />
Anche nella fotografia si deve calibrare ai nostri obiettivi la corretta attrezzatura; se<br />
vogliamo operare su un contesto ambientale o su uno scavo <strong>archeologico</strong> al fine <strong>di</strong><br />
registrare immagini con scopo documentativo abbiamo una scelta più ampia <strong>di</strong><br />
apparecchi e tecniche <strong>di</strong> ripresa, possiamo anche scegliere lenti a bassa focalegrandangoli-<br />
con elevato grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione ra<strong>di</strong>ale perché ciò che ci interessa è<br />
documentare un contesto nel suo insieme, come è inserito nell’ambiente e non le sue<br />
caratteristiche <strong>di</strong>mensionali e metriche.<br />
Viceversa nelle fotografie realizzate per ottenere un <strong>rilievo</strong> metrico <strong>di</strong> uno scavo,<br />
un’architettura o qualsiasi oggetto, le <strong>di</strong>storsioni sono accettabili solo se contenute entro<br />
precisi limiti e se si tratta <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsioni <strong>di</strong> tipo lineare. Per questo la scelta dei mezzi e<br />
delle modalità <strong>di</strong> ripresa si riduce notevolmente; non potremmo usare grandangoli e<br />
dovremmo cercare punti <strong>di</strong> ripresa in grado <strong>di</strong> ridurre al minimo la <strong>di</strong>storsione<br />
prospettica.<br />
41 La luce è il “materiale” necessario e fondamentale con cui elaboriamo un’immagine fotografica, sia che<br />
si tratti <strong>di</strong> stampa su carta o <strong>di</strong>apositiva sia che si elabori un’immagine <strong>di</strong>gitale.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 48
Le fotocamere possono essere <strong>di</strong> due <strong>di</strong>fferenti tipi a seconda del supporto che la<br />
luce impressiona: fotocamere ottiche o <strong>di</strong>gitali. Entrambe si basano sullo stesso principio<br />
ottico; nelle fotocamere ottiche tra<strong>di</strong>zionali la luce impressiona una pellicola <strong>di</strong> materiale<br />
sintetico trattata con sostanze fotosensibili-cioè in grado <strong>di</strong> cambiare il loro aspetto<br />
cromatico a seconda della <strong>di</strong>versa intensità <strong>di</strong> luce a cui sono esposte, mentre le<br />
fotocamere <strong>di</strong>gitali utilizzano una matrice, chiamata CCD, composta da pixel, ognuno<br />
dei quali è composto a sua volta da tre sensori fotosensibili che registrano uno il rosso<br />
(R) uno il verde (G) e uno il blu (B), ed elabora in formato <strong>di</strong>gitale RGB il segnale ottico<br />
luminoso a cui è sottoposta. La risoluzione della camera è il numero dei pixel presenti<br />
nel CCD, è espressa in milioni <strong>di</strong> pixel per superficie ed è calcolata moltiplicando il<br />
numero <strong>di</strong> pixel verticali per quelli orizzontali.<br />
Ormai le fotocamere <strong>di</strong>gitali acquistabili a prezzi <strong>di</strong> mercato accessibili a tutti hanno<br />
raggiunto una qualità sufficiente per sostituire le tra<strong>di</strong>zionali fotocamere ottiche,<br />
favorendone la <strong>di</strong>ffusione anche in applicazioni <strong>di</strong> tipo scientifico.<br />
Gli obiettivi e le <strong>di</strong>storsioni.<br />
Le principali caratteristiche degli obiettivi sono la luminosità e la lunghezza<br />
focale che determina l’angolo <strong>di</strong> ripresa. La luminosità è regolata dall’apertura del<br />
<strong>di</strong>aframma, mentre la focale dalla geometria delle lenti dell’obiettivo.<br />
L’angolo <strong>di</strong> ripresa è inversamente proporzionale alla <strong>di</strong>stanza focale; per cui avremo<br />
angoli <strong>di</strong> ripresa tanto più ampi quanto più bassa sarà la focale dell’obiettivo. Entro certi<br />
limiti (50 mm per le fotocamere ottiche, 15 mm per le fotocamere <strong>di</strong>gitali) i raggi che<br />
attraversano le lenti subiscono una <strong>di</strong>storsione <strong>di</strong> tipo ra<strong>di</strong>ale, ovvero le linee rette reali<br />
sono tanto più <strong>di</strong>storte tanto più l’oggetto ripreso è <strong>di</strong>stante dal centro dell’inquadratura.<br />
Per cui al centro avremo nulle o minime <strong>di</strong>storsioni e ai bor<strong>di</strong> massime incurvature delle<br />
rette reali.<br />
Viceversa le focali superiori a questi valori (50mm per le fotocamere ottiche, 15 mm per<br />
le fotocamere <strong>di</strong>gitali) non producono <strong>di</strong>storsioni <strong>di</strong> questo tipo o almeno non rilevanti al<br />
fine <strong>di</strong> un impiego fotogrammetrico dell’immagine scattata.<br />
Per la fotografia utilizzata come mezzo <strong>di</strong> rilevamento si devono impiegare quin<strong>di</strong> focali<br />
alte (o almeno superiori al 50mm nelle fotocamere ottiche e ai 15mm in quelle <strong>di</strong>gitali)<br />
per evitare <strong>di</strong>storsioni ra<strong>di</strong>ali <strong>di</strong>fficilmente correggibili in fase <strong>di</strong> elaborazione della foto.<br />
Le tecniche <strong>di</strong> ripresa<br />
Attualmente le case produttrici <strong>di</strong> materiale fotografico sono sempre più orientate<br />
a dotare le loro fotocamere sia <strong>di</strong> veri e propri computer per l’impostazione <strong>di</strong><br />
programmi <strong>di</strong> ripresa <strong>di</strong>fferenziabili a seconda del soggetto inquadrato che <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong><br />
messa a fuoco automatica. Quest’ultimi nelle macchine <strong>di</strong>gitali hanno sostituito quasi<br />
completamente, soprattutto nei modelli più economici e compatti, il sistema manuale.<br />
Questo in<strong>di</strong>rizzo è stato determinato sia dall’esigenza <strong>di</strong> rapi<strong>di</strong>tà d’esecuzione necessaria<br />
nella fotografia d’attualità e <strong>di</strong> reportage, sia da esigenze commerciali in<strong>di</strong>rizzate a<br />
rendere la fotografia alla portata <strong>di</strong> tutti.<br />
Nella fotografia applicata al <strong>rilievo</strong> il controllo della qualità dell’immagine è<br />
determinante. Per questo ogni tipo <strong>di</strong> automatismo è sconsigliabile: il suo uso infatti può<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 49
condurre erroneamente a pensare che ogni fotografia sarà correttamente eseguita, o ad<br />
affrettare la ripresa senza concedere il tempo alla riflessione necessaria ad in<strong>di</strong>viduare<br />
angoli e situazioni <strong>di</strong> ripresa più rispondenti alle esigenze.<br />
L’inquadratura.<br />
Quando si fotografa è importante conoscere ciò che si vede (non solo con gli<br />
occhi, ma con tutte le altre informazioni già esistenti nella memoria e frutto <strong>di</strong> uno<br />
specifico stu<strong>di</strong>o condotto) e cercare fra le infinite possibili inquadrature quella che<br />
meglio rappresenta ciò che il fotografo vuole comunicare: l’esperienza <strong>di</strong>mostra che un<br />
generico professionista della fotografia, solo per il fatto <strong>di</strong> conoscere la tecnica<br />
fotografica, non è in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong> eseguire significanti riprese.<br />
L’inquadratura è un taglio arbitrario della scena è necessario quin<strong>di</strong> che contenga tutte le<br />
informazioni percepite dall’occhio e dalla mente e che abbia anche quegli opportuni<br />
margini necessari, e spesso in<strong>di</strong>spensabili, in sede <strong>di</strong> utilizzazione delle fotografie.<br />
Il punto <strong>di</strong> vista è dato dalla posizione della fotocamera rispetto all’oggetto della ripresa<br />
e non dalla focale dell’obiettivo utilizzato, che determina solo la porzione del campo<br />
visivo che si vuole fotografare. La ricerca del punto <strong>di</strong> vista significativo richiede tempo<br />
e attenzione: comporre la scena che stiamo fotografare vuol <strong>di</strong>re costruire gerarchie <strong>di</strong><br />
piani e focali <strong>di</strong> lettura <strong>di</strong>sponendo i <strong>di</strong>versi oggetti in primo, interme<strong>di</strong>o o ultimo piano,<br />
ma pure decidere se isolare o accostare ad altri oggetti l’oggetto principale da riprendere<br />
può avere come effetto quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>stogliere o concentrare l’attenzione su <strong>di</strong> esso.<br />
Se l’oggetto da documentare non è contenibile all’interno <strong>di</strong> una sola immagine, è utile<br />
poter comporre un mosaico dei fotogrammi che lo ritraggono. La con<strong>di</strong>zione per cui si<br />
può realizzare il foto mosaico è che ogni fotogramma sia sovrapponibile rispetto agli<br />
altri ad esso contigui almeno su due punti <strong>di</strong>stinti e sufficientemente <strong>di</strong>stanti.<br />
L’esposizione<br />
L’esposizione è definibile quale prodotto dell’intensità della luce che colpisce la<br />
pellicola o il CCD per il tempo in cui essa viene esposta alla luce. Essa è regolata dal<br />
<strong>di</strong>aframma. Questo non è altro che un meccanismo regolabile manualmente o<br />
<strong>di</strong>gitalmente costituito da una serie <strong>di</strong> elementi che aumentano o <strong>di</strong>minuiscono il<br />
<strong>di</strong>ametro del foro attraverso cui la luce passa dall’obiettivo alla pellicola.<br />
Quin<strong>di</strong> l’apertura del <strong>di</strong>aframma <strong>di</strong> un valore raddoppia l’intensità luminosa sulla<br />
pellicola ma, se il tempo d’apertura dell’otturatore viene <strong>di</strong>mezzato, l’esposizione non<br />
subisce alcun cambiamento. L’esposizione è quin<strong>di</strong> il prodotto <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> coppie<br />
<strong>di</strong>aframma-tempo che producono sulla pellicola sempre lo stesso risultato.<br />
La profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo.<br />
La coppia con <strong>di</strong>aframma minimo e tempo massimo è quella che ci permette <strong>di</strong><br />
ottenere la massima profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo, mentre al contrario la coppia con <strong>di</strong>aframma<br />
massimo e tempo minimo ci permette <strong>di</strong> avere minima profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo.<br />
La profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo è definibile come la <strong>di</strong>stanza misurabile lungo l’asse ortogonale<br />
alla pellicola tra il piano a fuoco più vicino al punto <strong>di</strong> vista e quello più lontano.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 50
Maggiore è la profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo maggiore saranno gli oggetti a fuoco, al contrario se<br />
abbiamo una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo minima avremo a fuoco un solo piano <strong>di</strong> ripresa<br />
mentre lo sfondo e gli oggetti tra questo piano e la fotocamera risulteranno fuori fuoco.<br />
Nelle foto <strong>di</strong> rilevamento <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> scavo o architettonico è sempre bene lavorare<br />
con ampie profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo, e quin<strong>di</strong> utilizzando <strong>di</strong>aframmi piccoli e tempi lunghi <strong>di</strong><br />
esposizione. Per questo è sempre opportuno lavorare con cavalletti che ci permettono <strong>di</strong><br />
esporre la pellicola per tempi più lunghi senza rischiare <strong>di</strong> scattare fotogrammi mossi.<br />
Archiviazione delle immagini<br />
Affinché una campagna fotografica possa essere utile senza che vengano perse<br />
preziose e in<strong>di</strong>spensabili informazioni, sono necessarie operazioni sistematiche<br />
in<strong>di</strong>rizzate, da una parte, alla conservazione del materiale fotografico e, dall’altra, a<br />
lasciare una traccia valida per una futura utilizzazione delle riprese.<br />
Annotazione.<br />
In sede <strong>di</strong> ripresa è necessario e in<strong>di</strong>spensabile un <strong>di</strong>ario delle riprese in un<br />
registro su cui per ciascun fotogramma vengono annotati: una sommaria descrizione del<br />
soggetto, i riferimenti a eventuali piante d’orientamento, la data della ripresa se si<br />
svolgono più campagne in <strong>di</strong>versi giorni, il tipo <strong>di</strong> obiettivo utilizzato, il tipo <strong>di</strong> pellicola,<br />
note aggiuntive <strong>di</strong> commento sul punto <strong>di</strong> vista l’inquadratura o altro.<br />
Catalogo<br />
Se dobbiamo conservare fotografie stampate su carta o <strong>di</strong>apositive si devono<br />
accompagnare con schede opportune <strong>di</strong> numerazione progressiva del fotogramma il<br />
titolo e la data della campagna fotografica in cui sono state effettuate, e altri dati da<br />
desumere dalle annotazioni <strong>di</strong> campagna sopraelencate. Nel caso ci trovassimo ad<br />
archiviare immagini <strong>di</strong>gitali, caso assai frequente in questi ultimi anni, siamo aiutati da<br />
numerosissimi programmi <strong>di</strong> catalogazione, archiviazione e gestione <strong>di</strong> immagini, dove<br />
possiamo or<strong>di</strong>nare il materiale e associarlo a schede <strong>di</strong>rettamente riferibili composte da<br />
testo, riferimenti bibliografici e tutti i dati necessari a completare le informazioni che il<br />
fotogramma ci deve trasmettere.<br />
Conservazione<br />
Trattandosi <strong>di</strong> materiale sensibile alla luce e alle sostanze chimiche, sia i negativi<br />
che le <strong>di</strong>apositive sono soggetti ad un naturale deterioramento. E’ possibile ritardare ma<br />
non impe<strong>di</strong>re questo processo <strong>di</strong> degrado conservando il materiale proteggendolo dalla<br />
luce e in ambienti areati e privi <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà per evitare la formazione <strong>di</strong> muffe che<br />
facilmente possono aggre<strong>di</strong>re le sostanze chimiche presenti sulla pellicola e sulle<br />
<strong>di</strong>apositive.<br />
Nel caso <strong>di</strong> immagini <strong>di</strong>gitali opportuni back-up su <strong>di</strong>schi ottici (cd-dvd) o altri supporti<br />
<strong>di</strong> registrazione devono essere aggiornati compatibilmente con i tempi <strong>di</strong> durata dei<br />
supporti stessi che variano dai due ai do<strong>di</strong>ci anni.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 51
L A FOTOGRAFIA COME MEZZO AUSILIARIO ALLE OPERAZIONI DI<br />
RILEVAMENTO<br />
Al fine <strong>di</strong> effettuare dei rilievi e documentazioni <strong>di</strong> complessi architettonici o <strong>di</strong><br />
aree <strong>di</strong> scavo è importante procurarsi una documentazione fotografica abbondante per<br />
evitare, nel momento della restituzione grafica e della elaborazione dei dati rilevati sul<br />
campo, <strong>di</strong> dover tornare nuovamente sul luogo del <strong>rilievo</strong> per acquisire i dati persi o<br />
mancanti. Per costruire questo supporto <strong>di</strong> documentazione ausiliario al <strong>rilievo</strong> metrico<br />
tra<strong>di</strong>zionale la fotografia è un mezzo importante per arricchire e completare le<br />
informazioni offerte dai rilievi.<br />
Affinché queste fotografie possano essere utilizzate durante le operazioni <strong>di</strong> restituzione<br />
grafica, si devono seguire alcuni elementari criteri operativi. Tutti i fotogrammi devono<br />
essere numerati e il loro punto <strong>di</strong> ripresa deve essere accuratamente riportato con lo<br />
stesso numero <strong>di</strong> progressione sulle planimetrie del sito in cui si opera.<br />
Insieme al punto <strong>di</strong> ripresa sulla pianta deve essere segnato anche la <strong>di</strong>rezione del cono<br />
ottico <strong>di</strong> ciascun fotogramma.<br />
Dovranno essere eseguiti fotogrammi d’insieme e <strong>di</strong> dettaglio, in modo da avere una<br />
documentazione completa dell’opera.<br />
Le fotografie realizzate in questo modo potranno poi essere utili a completare il <strong>rilievo</strong>,<br />
ma anche per restituzioni fotogrammetriche, qualora risulti mancante qualche misura o<br />
si decida <strong>di</strong> procedere ad un <strong>rilievo</strong> tramite fotoraddrizzamento.<br />
Un aspetto importante che può essere documentato solo a mezzo <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong><br />
fotografie, è costituito dal rapporto che si instaura tra l’oggetto e l’ambiente o il contesto<br />
in cui è inserito. Queste fotografie <strong>di</strong> inquadramento generale devono evidenziare le<br />
relazioni spaziali e morfologiche tra opera e ambiente circostante. Può essere utile anche<br />
per queste fotografie il posizionamento su una planimetria <strong>di</strong> orientamento e dei singoli<br />
fotogrammi.<br />
Le riprese <strong>di</strong> dettaglio hanno <strong>di</strong>versi impieghi dal documentare particolari dettagli<br />
architettonici spesso non considerati nei rilievi a scala superiore al 1:20 fino a registrare<br />
lo stato <strong>di</strong> degrado e conservazione dei materiali. Nel caso che i fotogrammi debbano<br />
essere utilizzati come strumento <strong>di</strong> misura è importante <strong>di</strong>sporre vicino all’oggetto<br />
inquadrato un asta metrica con cui riportare in scala l’immagine e una livella o un filo a<br />
piombo per posizionarla in verticale e poter eventualmente correggere errori <strong>di</strong> ripresa.<br />
La luce <strong>di</strong>venta fondamentale a seconda che si preferisca restituire le qualità materiche<br />
dell’oggetto inquadrato piuttosto che le sue <strong>di</strong>mensioni. Nel primo caso una luce <strong>di</strong>retta<br />
sull’oggetto e più favorevole per accentuare i rilevi e le qualità superficiali dell’oggetto,<br />
mentre se volessimo utilizzare il fotogramma per ricavare delle misure è meglio<br />
effettuare la foto con luce in<strong>di</strong>retta e <strong>di</strong>ffusa annientando le ombre e i contrasti.<br />
LA FOTOGRAFIA PER IL RILIEVO METRICO<br />
Fine essenziale del rilevamento architettonico risulta quello della interpretazione<br />
e della rappresentazione delle forme e delle <strong>di</strong>mensioni delle architetture. Tale<br />
rappresentazione serve a mettere in evidenza sia i <strong>di</strong>versi rapporti proporzionali degli<br />
elementi strutturali delle architetture medesime, sia i materiali e le loro alterazioni<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 52
prodottesi sia in fase costruttiva che nel corso del tempo. Si tratta <strong>di</strong> documenti<br />
in<strong>di</strong>spensabili per definire lo stato <strong>di</strong> conservazione e consistenza delle architetture, con<br />
la definizione delle vicissitu<strong>di</strong>ni storiche dall’epoca della loro e<strong>di</strong>ficazione a quella del<br />
rilevamento.<br />
Il rilevamento architettonico deve infatti consentire <strong>di</strong> analizzare le varie strutture<br />
architettoniche nella loro essenziale funzione portante o decorativa, <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are le<br />
tecniche costruttive impiegate, la cronologia della loro e<strong>di</strong>ficazione, le eventuali<br />
evoluzioni stilistiche subite, la geometria delle <strong>di</strong>fferenti forme e il corrispondente<br />
proporzionamento <strong>di</strong>mensionale. Tale rilevamento deve altresì sorvegliare e anche<br />
quantizzare le deformazioni in atto e gli eventuali movimenti strutturali, per prevenire i<br />
rischi <strong>di</strong> ulteriori degra<strong>di</strong> e <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzioni dovute a cause <strong>di</strong> carattere statico o ambientale.<br />
Il rilevamento si rende infine necessario per la memorizzazione delle architetture, in<br />
quanto opere deperibili, per assicurarne il restauro conservativo oppure la parziale o<br />
totale ricostruzione.<br />
Il <strong>rilievo</strong> si realizza sempre in due principali e <strong>di</strong>stinte fasi operative, la prima in cui si<br />
acquisiscono <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente i dati sulle strutture interessate, e la<br />
successiva <strong>di</strong> elaborazione e restituzione grafica dei dati precedentemente acquisiti.<br />
Tale proce<strong>di</strong>mento può essere sviluppato sia col metodo manuale classico che col<br />
metodo fotogrammetrico.<br />
L’applicazione del metodo manuale comporta l’impiego <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> misura<br />
tra<strong>di</strong>zionali come livelle, longimetri, ecc. Esso consiste nel rilevamento <strong>di</strong> un numero<br />
finito <strong>di</strong> punti caratteristici utili per la successiva interpolazione <strong>di</strong> linee e<br />
caratterizzazione grafiche necessarie alla descrizione del manufatto rilevato.<br />
La selezione dei punti caratteristici risulta tanto più facile quanto più semplice risulta la<br />
conformazione dell’oggetto da rilevare, tanto meno facile quanto più complesso esso<br />
appare. In questo ultimo caso, come per esempio nelle curvature delle volte o nei<br />
dettagli decorativi e costruttivi particolarmente elaborati il <strong><strong>di</strong>segno</strong> risulta spesso<br />
impreciso e suscettibile <strong>di</strong> errori macroscopici o comunque contenibili con non pochi<br />
tentativi <strong>di</strong> <strong><strong>di</strong>segno</strong> e un conseguente aumento dei tempi <strong>di</strong> restituzione.<br />
L’applicazione della metodologia fotogrammetrica e del <strong>rilievo</strong> tramite<br />
fotoraddrizzamento, comporta invece la realizzazione <strong>di</strong> un numero finito <strong>di</strong><br />
fotogrammi, e <strong>di</strong> alcune misure in<strong>di</strong>spensabili alla successiva restituzione dell’insieme.<br />
Questa metodologia costituisce uno degli strumenti più efficienti per il rilevamento<br />
architettonico e <strong>archeologico</strong>, operando in modo sicuro e imme<strong>di</strong>ato senza pregiu<strong>di</strong>care<br />
in alcun modo lo stato <strong>di</strong> conservazione delle strutture.<br />
Un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> semplice applicazione, nella documentazione piana delle facciate<br />
degli e<strong>di</strong>fici o delle piante <strong>di</strong> scavo, rimane quello della costruzione <strong>di</strong> fotopiani <strong>di</strong><br />
riprese fotografiche inclinate successivamente raddrizzate.<br />
Per comporre le immagini <strong>di</strong> superfici ampie come possono essere un prospetto <strong>di</strong> un<br />
rudere o la pianta <strong>di</strong> un settore <strong>di</strong> scavo <strong>archeologico</strong>, si procede attraverso la<br />
progressiva registrazione <strong>di</strong> fotomosaici, ovvero dalla scansione in settori contigui <strong>di</strong><br />
porzioni del soggetto che dobbiamo rappresentare. Il principale motivo per cui<br />
proce<strong>di</strong>amo alla elaborazione <strong>di</strong> fotomosaici è che non possiamo utilizzare obiettivi<br />
grandangolari con <strong>di</strong>storsioni ra<strong>di</strong>ali per registrare in un solo fotogramma un’estesa<br />
superficie piana. Ulteriore motivo per cui si realizzano i fotomosaici è per elaborare<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 53
attraverso i programmi <strong>di</strong> fotoraddrizzamento, tante piccole immagini ad alta risoluzione<br />
piuttosto che una grande immagine complessiva che inquadri l’intero oggetto ad alta<br />
risoluzione e che <strong>di</strong>fficilmente potrebbe essere elaborata in tempi brevi e ragionevoli dai<br />
normali processori <strong>di</strong> calcolo.<br />
Attualmente, il raddrizzamento <strong>di</strong> prese inclinate può essere sviluppato con sistemi<br />
<strong>di</strong>versi, e cioè per mezzo dei normali raddrizzatori fotogrammetrici, e me<strong>di</strong>ante la<br />
tecnica del trattamento <strong>di</strong>gitale delle immagini. I tra<strong>di</strong>zionali raddrizzatori<br />
fotogrammetrici consistono in sofisticati strumenti <strong>di</strong> controllo e correzione delle<br />
immagini e si applicano <strong>di</strong>rettamente al corpo della fotocamera in modo da agire<br />
<strong>di</strong>rettamente sulla <strong>di</strong>rezione dei raggi luminosi che attraversano l’obiettivo e si <strong>di</strong>rigono<br />
al piano della pellicola. Questi apparecchi sono sempre più impiegati da utenti altamente<br />
specializzati sia per gli elevati costi <strong>di</strong> investimento sulle attrezzature che per la<br />
complessità delle operazioni necessarie ad ottenere decenti risultati. Al contrario, il<br />
trattamento <strong>di</strong>gitale delle immagini risulta molto più semplice e imme<strong>di</strong>ato. Esso<br />
riassume in sé le proprietà caratteristiche dell’immagine fotografica con quella della<br />
rappresentazione grafica convenzionale delle proiezioni ortogonali. Pertanto risulta in<br />
grado <strong>di</strong> fornire preziosi contributi nella documentazione metrica delle architetture,<br />
specialmente quando viene posto il problema della rappresentazione metrica <strong>di</strong> superfici<br />
complesse e <strong>di</strong>fficilmente raggiungibili con i tra<strong>di</strong>zionali strumenti <strong>di</strong> misura per il<br />
<strong>rilievo</strong> manuale.<br />
IL RILIEVO TRAMITE RADDRIZZAMENTO FOTOGRAFICO<br />
Il proce<strong>di</strong>mento con cui si realizzano rilievi <strong>di</strong> questo tipo prevede alcuni<br />
passaggi fondamentali per raggiungere correttamente e con efficienza gli obiettivi<br />
prefigurati.<br />
Ripresa fotografica<br />
La superficie verticale (facciate) o orizzontale (piante <strong>di</strong> scavo) che vogliamo<br />
rilevare deve essere fotografata utilizzando strumentazione adeguata ai fini del <strong>rilievo</strong><br />
come per esempio idonei obiettivi con focale non inferiore ai 50mm nel caso <strong>di</strong><br />
fotocamere ottiche e ai 15mm nel caso <strong>di</strong> fotocamere <strong>di</strong>gitali, evitando così che si<br />
verifichino <strong>di</strong>storsioni ra<strong>di</strong>ali dei fotogrammi. Un cavalletto per <strong>di</strong> lavorare con tempi<br />
lunghi e <strong>di</strong>aframmi chiusi sarà utile sia in caso <strong>di</strong> riprese in ambienti interni e con bassa<br />
luminosità sia per utilizzare coppie tempi-<strong>di</strong>aframma tali da sfruttare al massimo ampie<br />
profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo nella ripresa. Specialmente nel caso in cui siamo costretti ad<br />
effettuare riprese a prospetti in con<strong>di</strong>zioni per cui scattiamo fotogrammi con inclinazione<br />
accentuata rispetto al piano della muratura, avremo la necessità <strong>di</strong> avere a fuoco sia le<br />
porzioni <strong>di</strong> elevato più vicine a noi che quelle più lontane e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavorare con<br />
massime profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo. Se viceversa ci troviamo più o meno paralleli al piano<br />
della muratura, allora saremo sicuri che il prospetto resterà più o meno ad una <strong>di</strong>stanza<br />
costante dalla fotocamera e possiamo quin<strong>di</strong> eseguire lo scatto senza preoccuparsi <strong>di</strong><br />
ottenere valori elevati <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 54
La <strong>di</strong>stanza d in<strong>di</strong>ca l’ampiezza <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo necessaria ad avere a fuoco<br />
tutto il prospetto. Per riprese da posizioni particolarmente inclinate rispetto al prospetto<br />
(caso in alto), per avere tutti i suoi punti a fuoco dobbiamo considerare un’ampiezza <strong>di</strong><br />
profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo maggiore <strong>di</strong> quella necessaria nel caso in basso in cui<br />
l’inclinazione del piano della pellicola rispetto al prospetto risulta minore.<br />
Composizione <strong>di</strong> fotomosaici<br />
Una volta scelti gli strumenti più adatti si passa ad elaborare un piano <strong>di</strong><br />
scomposizione del soggetto da rilevare in tasselli o quadranti coincidenti ognuno con un<br />
fotogramma, da ricomporre come un mosaico dopo che avremo elaborato le immagini. Il<br />
numero <strong>di</strong> immagini con cui componiamo il fotomosaico <strong>di</strong>pende <strong>di</strong>rettamente dalla<br />
focale che utilizziamo sulla fotocamera e dalla <strong>di</strong>stanza tra il punto <strong>di</strong> presa e l’oggetto<br />
da rilevare. La scomposizione-ricomposizione del fotomosaico deve essere fatta<br />
procedendo per strisciate <strong>di</strong> fotogrammi orizzontali dall’alto verso il basso o viceversa<br />
per strisciate verticali da destra verso sinistra. Per essere sicuri <strong>di</strong> comporre un<br />
fotomosaico in grado <strong>di</strong> documentare il prospetto o lo scavo che stiamo rilevando in<br />
ogni sua parte, è necessario procedere sovrapponendo tutti i fotogrammi a quelli<br />
imme<strong>di</strong>atamente contigui sia in orizzontale che in verticale. In questi campi <strong>di</strong><br />
sovrapposizione sceglieremo anche i punti <strong>di</strong>screti da rilevare successivamente con la<br />
stazione totale, in modo da considerare uno stesso punto presente in uno, due, tre o<br />
quattro fotogrammi <strong>di</strong>versi.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 55
La qualità cromatica del fotomosaico <strong>di</strong>penderà dall’ uniformità <strong>di</strong> luce che avremo in<br />
tutte le parti riprese dai <strong>di</strong>versi fotogrammi. Per ovviare a spiacevoli contrasti e<br />
<strong>di</strong>ssonanze cromatiche è sempre opportuno scattare gli scatti in un tempo relativamente<br />
breve per evitare cambiamenti <strong>di</strong> luce dovuti a variazioni <strong>di</strong> irraggiamento o al passaggio<br />
<strong>di</strong> nuvole, che possono notevolmente variare lo spettro della luce e <strong>di</strong> conseguenza le<br />
con<strong>di</strong>zioni cromatiche dell’oggetto fotografato. Per questo motivo è opportuno sempre<br />
verificare su carta la successione delle fotografie da scattare e, una volta deciso quale è il<br />
piano <strong>di</strong> sequenze fotografiche, procedere senza interruzioni tra una fotografia e un’altra.<br />
Le immagini dalla fotocamera al computer<br />
Le immagini così ottenute (immagini oblique), devono essere trasferite nel<br />
computer, nel caso <strong>di</strong> macchine <strong>di</strong>gitali il trasferimento avviene <strong>di</strong>rettamente sia<br />
attraverso un collegamento via cavo che attraverso schede removibili PCMCI. Se invece<br />
abbiamo lavorato con apparecchi ottici dobbiamo prima sviluppare la pellicola e poi<br />
attraverso uno scanner acquisire in formato <strong>di</strong>gitale le immagini.<br />
Una volta acquisite le immagini dobbiamo convertirle in formato PICT, attraverso un<br />
programma <strong>di</strong> elaborazione grafica, per poterle importare successivamente su<br />
programmi <strong>di</strong> fotoraddrizamento.<br />
Il <strong>rilievo</strong> dei punti <strong>di</strong> attacco<br />
Stabilito lo schema del fotomosaico si procede con il determinare quattro punti<br />
<strong>di</strong>screti per ogni fotogramma scattato, <strong>di</strong>sposti il più lontano possibile dal centro<br />
dell’inquadratura e <strong>di</strong>stribuiti vicino ai quattro vertici opposti <strong>di</strong> essa: in basso a sinistra,<br />
in alto a sinistra, in alto a destra e in basso a destra. Se usiamo uno strumento a<br />
rilevatore ottico laser, come nel caso della stazione totale, dobbiamo scegliere<br />
strategicamente i punti <strong>di</strong> dettaglio da collimare su elementi ben riconoscibili sia in fase<br />
<strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> dallo lo strumento (il laser utilizzato dalla stazione totale risulta tanto più<br />
sensibile quanto più è chiara e riflettente la superficie dell’oggetto collimato) che in fase<br />
<strong>di</strong> elaborazione da chi dovrà riposizionarli sui fotogrammi scattati sul campo.<br />
Per procedere correttamente la prima cosa da fare è segnare con precisione tutti i punti <strong>di</strong><br />
attacco che andremo a misurare su una fotografia o su un <strong>rilievo</strong> sintetico <strong>di</strong>segnato a<br />
mano <strong>di</strong> ciò che stiamo rilevando. Ogni punto che segnamo manualmente su uno <strong>di</strong><br />
questi due supporti dovrà avere un co<strong>di</strong>ce coincidente al co<strong>di</strong>ce memorizzato per quel<br />
punto dalla stazione ed eventuali commenti per identificarne l’esatta posizione (un errato<br />
riposizionamento del punto in fase <strong>di</strong> elaborazione compromette il raddrizzamento del<br />
singolo fotogramma e dell’intero fotomosaico).<br />
L’or<strong>di</strong>ne con cui collimiamo e misuriamo i punti, per convenzione segue l’or<strong>di</strong>ne con<br />
cui abbiamo eseguito i fotogrammi e per ogni fotogramma si registra prima il punto in<br />
basso a sinistra per procedere in senso orario verso quello in alto a sinistra e così via.<br />
Quando dobbiamo misurare prospetti da <strong>di</strong>stanze molto ravvicinate è opportuno<br />
utilizzare l’oculare spezzato che ci permette <strong>di</strong> collimare punti anche se incliniamo<br />
notevolmente l’obiettivo della stazione totale.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 56
Il punto <strong>di</strong> ripresa dei fotogrammi e il punto su cui facciamo stazione con lo strumento<br />
non devono necessariamente coincidere mentre è importante che per ogni fotogramma si<br />
siano rilevati le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> almeno quattro punti.<br />
Se abbiamo ben chiaro lo schema geometrico <strong>di</strong> scomposizione del fotomosaico e<br />
in<strong>di</strong>viduiamo tutti i campi <strong>di</strong> sovrapposizione, allora possiamo strategicamente<br />
posizionare in questi i punti <strong>di</strong> attacco <strong>di</strong>minuendo notevolmente i punti da misurare e<br />
quin<strong>di</strong> i tempi <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong>. Per un fotomosaico <strong>di</strong> 9 immagini(3 fotogrammi in orizzontale<br />
per tre in verticale) non abbiamo bisogno <strong>di</strong> 9 per 4 punti <strong>di</strong> attacco, ma <strong>di</strong> soli 16 punti<br />
se abbiamo correttamente impostato il <strong>rilievo</strong>.<br />
Una volta rilevati e registrati tutti i punti <strong>di</strong> attacco si possono trasferire dalla memoria<br />
fissa interna della stazione totale ad una scheda <strong>di</strong> trasferimento del tipo PCMCI oppure<br />
attraverso un cavo seriale trasferirli <strong>di</strong>rettamente sul computer.<br />
Trattamento dei dati del <strong>rilievo</strong><br />
I dati così recuperati dalla stazione totale si possono visualizzare in formato<br />
prima <strong>di</strong> testo e poi vettoriale attraverso opportuni programmi <strong>di</strong> elaborazione<br />
topografica (Nonio e Nonio Tools). Quest’ultimo tipo <strong>di</strong> visualizzazione ci permette <strong>di</strong><br />
fare alcune prime verifiche numeriche sulle coor<strong>di</strong>nate dei punti e <strong>di</strong> visualizzare su un<br />
sistema <strong>di</strong> assi cartesiani il nostro <strong>rilievo</strong>. Per far questo dobbiamo decidere alcuni<br />
parametri fondamentali per la visualizzazione come la scala <strong>di</strong> rappresentazione e l’unità<br />
<strong>di</strong> misura <strong>di</strong> riferimento.<br />
Fatta questa prima verifica se non riscontriamo particolari errori <strong>di</strong> procedura possiamo<br />
esportare dal programma (Nonio) in formato testo le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> ogni singolo punto e i<br />
co<strong>di</strong>ci identificativi corrispondenti al numero progressivo <strong>di</strong> registrazione dei punti (D1,<br />
D2, D3, ecc.). Ognuno dei punti <strong>di</strong> dettaglio viene rappresentato nel sistema <strong>di</strong><br />
riferimento spaziale attraverso tre coor<strong>di</strong>nate (x;y;z). Nel caso <strong>di</strong> un <strong>rilievo</strong> <strong>di</strong> superfici<br />
piane come un prospetto <strong>di</strong> un palazzo si nota che una delle tre coor<strong>di</strong>nate rimane<br />
praticamente costante per tutti i punti battuti; questa è la coor<strong>di</strong>nata misurata sull’asse <strong>di</strong><br />
riferimento parallelo all’asse <strong>di</strong> congiunzione della stazione con il prospetto e<br />
perpen<strong>di</strong>colare a quest’ultimo. La sua misura risulta perciò costante e quin<strong>di</strong> ininfluente<br />
sulla identificazione dei punti <strong>di</strong> attacco.<br />
Sovrapposizione dei dati raster dei fotogrammi e dei dati numericovettoriali<br />
delle coor<strong>di</strong>nate dei punti <strong>di</strong> attacco: il fotoraddrizzamento<br />
A questo punto abbiamo due <strong>di</strong>fferenti letture dell’oggetto che stiamo rilevando.<br />
-alcuni fotogrammi, in formato raster, che visualizziamo in forma <strong>di</strong> immagine <strong>di</strong>gitale;<br />
-una serie finita <strong>di</strong> punti <strong>di</strong>screti, in formato numerico e vettoriale, per ognuno dei quali<br />
conosciamo le coor<strong>di</strong>nate precise e la posizione relativa rispetto a tutti gli altri.<br />
Dobbiamo adesso sovrapporre i due dati attraverso un programma <strong>di</strong> fotoraddrizzamento<br />
(Digicad 3D) per procedere alla correzione delle <strong>di</strong>storsioni lineari delle immagini e<br />
ottenere un <strong>rilievo</strong> in fotogrammetrico in formato raster.<br />
Aprendo il programma <strong>di</strong> fotoraddrizzamento dobbiamo prima <strong>di</strong> tutto impostare i<br />
parametri <strong>di</strong> visualizzazione dell’immagine: scegliamo l’unità <strong>di</strong> misura uguale a quella<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 57
con cui abbiamo esportato le coor<strong>di</strong>nate dal programma <strong>di</strong> elaborazione grafica del<br />
<strong>rilievo</strong> (Nonio) e la scala con cui vogliamo elaborare le nostre immagini.<br />
Importiamo, a questo punto, un fotogramma obliquo salvato precedentemente in formato<br />
PICT. Il programma lo visualizza come immagine raster sullo schermo alla risoluzione<br />
reale a cui lo abbiamo salvato.<br />
Utilizzando lo strumento puntatore an<strong>di</strong>amo a sovrapporci esattamente sul pixel del<br />
fotogramma importato coincidente con il primo punto <strong>di</strong> attacco misurato tramite la<br />
stazione totale. In questa fase <strong>di</strong> elaborazione del <strong>rilievo</strong> è importante seguire gli appunti<br />
presi sul campo dove abbiamo segnato sulla foto o sul nostro schema del prospetto a<br />
quale preciso punto corrisponde il primo punto <strong>di</strong> attacco. Procedendo sempre in senso<br />
orario e a partire dal punto in basso a sinistra si <strong>di</strong>gitano i quattro punti <strong>di</strong> attacco sui<br />
quattro corrispondenti pixel del fotogramma.<br />
Attivando la procedura del programma denominata attacco <strong>di</strong>namico si inseriscono da<br />
tastiera i valori numerici delle coor<strong>di</strong>nate specifiche <strong>di</strong> ognuno dei quattro punti <strong>di</strong><br />
attacco (punto <strong>di</strong> attacco n°1,n°2,n°3,n°4).<br />
Adesso il programma è in grado <strong>di</strong> assegnare ad ognuno dei 4 pixel del nostro<br />
fotogramma due coor<strong>di</strong>nate, ovvero abbiamo sovrapposto all’immagine raster scattata<br />
dalla fotocamera i punti <strong>di</strong>screti <strong>di</strong> attacco rilevati dalla stazione totale, cioè abbiamo<br />
assegnato ai pixel delle coor<strong>di</strong>nate planari. Interpolando tutti gli altri pixel rispetto ai<br />
quattro <strong>di</strong> riferimento si riesce a trasformare l’immagine e ad annullare le <strong>di</strong>storsioni<br />
lineari delle foto oblique. L’operazione che il programma esegue non è altro che una<br />
<strong>di</strong>storsione dell’immagine per riportare i quattro pixel coincidenti con i quattro punti <strong>di</strong><br />
attacco su un sistema cartesiano <strong>di</strong> riferimento, cioè su un piano su cui possiamo<br />
misurare la posizione <strong>di</strong> ogni singolo punto.<br />
Per trasformare l’immagine dobbiamo prima impostare la risoluzione <strong>di</strong> elaborazione ed<br />
esportazione del fotogramma. Tanto più alta sarà la risoluzione impostata tanto più lento<br />
sarà il programma ad elaborarla dovendo interpolare, durante la trasformazione, un<br />
numero più grande <strong>di</strong> pixel. Anche se avessimo a <strong>di</strong>sposizione tanto tempo per<br />
richiedere elaborazioni ad alte risoluzioni si deve tener comunque presente che è inutile<br />
superare la risoluzione a cui abbiamo registrato l’immagine all’origine o al momento<br />
dell’importazione all’interno del programma.<br />
La ricomposizione del fotomosaico e alcune applicazioni possibili<br />
Una volta trasformata l’immagine da obliqua a piana possiamo esportarla sempre<br />
in formato raster PICT e archiviarla come immagine raddrizzata con il corrispondente<br />
numero progressivo del fotomosaico.<br />
Se ripetiamo il proce<strong>di</strong>mento sopra descritto per tutti i fotogrammi registrati possiamo<br />
poi procedere alla ricomposizione del fotomosaico su un programma <strong>di</strong> elaborazione<br />
grafica tipo Photoshop, semplicemente accostando su livelli <strong>di</strong>versi i singoli fotogrammi<br />
raddrizzati. Sempre su Photoshop si possono fare opportune elaborazioni grafiche per<br />
evidenziare particolari caratteristiche del prospetto, evidenziando, ad esempio, i<br />
materiali costruttivi, le tipologie <strong>di</strong> degrado, lo stato fessurativo, i principali interventi <strong>di</strong><br />
restauro, lo stato conservativo, ecc.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 58
La stessa immagine ricomposta può essere importata da programmi vettoriali come CAD<br />
o su GIS. Su questo tipo <strong>di</strong> programmi possiamo sfruttare al meglio le potenzialità <strong>di</strong> un<br />
fotoraddrizzamento <strong>di</strong> questo tipo perché possiamo sia utilizzarla per ricavarne misure<br />
reali, ma anche per <strong>di</strong>gitalizzare in formato vettoriale ogni singolo elemento del<br />
prospetto ottenendo un <strong>rilievo</strong> metrico vettoriale, che, soprattutto nel caso <strong>di</strong> elevati con<br />
altezze non raggiungibili con normali scale, non avremmo potuto altrimenti realizzare se<br />
non investendoci molto più tempo.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 59
6.C IL SISTEMA DI POSIZIONAMENTO<br />
GLOBALE SATELLITARE (GPS)<br />
Un significativo contributo al rilevamento topografico è fornito dall’osservazione<br />
dei satelliti artificiali terrestri, tecnologie che consentono l’acquisizione rapida ed<br />
accurata della posizione, nello spazio tri<strong>di</strong>mensionale, dei punti sul terreno. Si tratta del<br />
sistema <strong>di</strong> posizionamento globale (dall’inglese Global Positioning System, abbreviato<br />
con la sigla GPS) che si basa sull’osservazione <strong>di</strong>stanziometrica fra i punti da rilevare e<br />
la costellazione <strong>di</strong> satelliti dei quali è nota la posizione in orbita al momento della<br />
misura.<br />
Il sistema <strong>di</strong> posizionamento globale si articola in tre sezioni:<br />
1) IL SEGMENTO SPAZIALE: è definito da una costellazione <strong>di</strong> 24 satelliti, orbitanti a<br />
circa 20.200 Km dalla Terra (tempo <strong>di</strong> rotazione <strong>di</strong> circa 12 ore), <strong>di</strong>stribuiti a<br />
gruppi <strong>di</strong> tre in sei <strong>di</strong>versi piani orbitali. A questi ne vanno aggiunti altri tre <strong>di</strong><br />
riserva, utilizzabili in caso <strong>di</strong> necessità. Le orbite e i tempi <strong>di</strong> orbita sono stu<strong>di</strong>ati<br />
in modo tale che da qualsiasi punto della superficie terrestre sia garantita la<br />
copertura, in qualsiasi momento, <strong>di</strong> almeno quattro satelliti. Ciascun satellite<br />
emette in continuità segnali su due <strong>di</strong>verse frequenze portanti modulate dal<br />
segnale <strong>di</strong> navigazione che assicura anche informazioni precise relative al tempo<br />
orario, scan<strong>di</strong>to da quattro orologi atomici. Il processo <strong>di</strong> misura è uni<strong>di</strong>rezionale<br />
e procede, dal satellite al ricevitore, me<strong>di</strong>ante oscillatori <strong>di</strong> alta precisione,<br />
sincronizzati fra trasmettitore e ricevitore, che emettono (o ricevono) tale<br />
segnale. Oltre all’emissione dei segnali, ciascun satellite ha la possibilità <strong>di</strong><br />
trasmettere a terra tutti i parametri relativi al suo funzionamento o alla sua<br />
posizione od orbita. La trasmissione <strong>di</strong> tali parametri avviene ciclicamente col<br />
nome <strong>di</strong> “Almanacco”.<br />
2) IL SEGMENTO DI CONTROLLO: è incaricato della manutenzione del segmento<br />
spaziale (compito interamente ricoperto dal Dipartimento della Difesa degli Stati<br />
Uniti d’America) ed è costituito da:<br />
a) 5 STAZIONI TERRESTRI FISSE DI TRACKING, ubicate in posizioni note ed<br />
equi<strong>di</strong>stanti lungo la fascia equatoriale. Queste seguono continuamente i<br />
satelliti e ne rilevano la relativa orbita, definendo in questo modo il sistema<br />
<strong>di</strong> riferimento geodetico convenzionale (WGS 84, acronimo <strong>di</strong> World<br />
Geodetic System 1984).<br />
b) 1 STAZIONE PRINCIPALE DI CONTROLLO MASTER, situata a Colorado Spring<br />
(USA). Elabora i dati rilevati dalle cinque stazioni <strong>di</strong> tracking e calcola <strong>di</strong><br />
conseguenza le effemeri<strong>di</strong> orbitali <strong>di</strong> previsione dei satelliti.<br />
c) 3 STAZIONI DI TRASMISSIONE. Hanno la funzione <strong>di</strong> aggiornare i satelliti con i<br />
dati elaborati dalla stazione master.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 60
3) IL SEGMENTO UTENZA: è definito dai ricevitori GPS che, sintonizzati sulle<br />
frequenze del sistema, percepiscono i segnali in arrivo, li deco<strong>di</strong>ficano e li<br />
memorizzano per la loro successiva elaborazione finale.<br />
La determinazione della posizione dei punti nello spazio tri<strong>di</strong>mensionale si fonda su<br />
osservazioni <strong>di</strong>stanziometriche fra le stazioni terrestri (i ricevitori) ed i satelliti orbitanti<br />
<strong>di</strong> posizione nota. Il calcolo della durata del percorso del segnale da almeno quattro<br />
satelliti al ricevitore permette <strong>di</strong> calcolarne la relativa <strong>di</strong>stanza. In tale calcolo, definito<br />
pseudo<strong>di</strong>stanza interviene un parametro del quale possiamo avere solo una misura<br />
approssimata; il ricevitore conosce, infatti, il tempo <strong>di</strong> emissione <strong>di</strong> ciascun segnale<br />
orario satellitare e misura il tempo <strong>di</strong> ricezione me<strong>di</strong>ante il suo orologio interno. Da qui<br />
nasce la necessità <strong>di</strong> orologi interni estremamente precisi e stabili, perché nella misura <strong>di</strong><br />
un segnale che viaggia alla velocità della luce, un minimo errore temporale si traduce in<br />
un grossolano errore spaziale. Le metodologie per la determinazione della posizione<br />
possono essere due:<br />
1) POSIZIONAMENTO ASSOLUTO (POINT POSITIONING): definisce la posizione assoluta<br />
<strong>di</strong> un punto, non permettendo però <strong>di</strong> pervenire ad alte precisioni, essendo<br />
impossibile ridurre gli errori oltre una certa soglia; é il metodo più <strong>di</strong>ffuso anche<br />
perché necessita <strong>di</strong> un solo ricevitore che calcola e visualizza la sua posizione<br />
istantaneamente.<br />
2) POSIZIONAMENTO DIFFERENZIALE (RELATIVE POSITIONING O DIFFERENTIAL<br />
POSITIONING): definisce la posizione relativa <strong>di</strong> un punto rispetto ad un punto<br />
noto; sono garantite alte precisioni perché consente <strong>di</strong> ridurre gli errori in fase <strong>di</strong><br />
post-processamento dei dati. Con questo metodo è necessario <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> due<br />
ricevitori: uno (definito reference) sul punto noto, l’altro (definito rover) sul<br />
punto da registrare. Essi rappresentano gli estremi della linea <strong>di</strong> base, o<br />
baseline 42 . La sessione <strong>di</strong> misura dura me<strong>di</strong>amente 30 minuti – 1 ora. Si possono<br />
utilizzare tre <strong>di</strong>fferenti tecniche <strong>di</strong> rilevamento <strong>di</strong>fferenziale:<br />
a) RILEVAMENTO STATICO (STATIC SURVEY): utilizzato principalmente per scopi<br />
cartografici, dal momento che garantisce una precisione centimetrica o<br />
subcentimetrica. Sessioni <strong>di</strong> misura <strong>di</strong> almeno 30 minuti mantenendo fermi<br />
gli estremi della baseline, ossia le due stazioni. E’ possibile altresì ricorrere<br />
al RILEVAMENTO STATICO PER LINEE DI BASE CORTE (5-10 Km),<br />
maggiormente utilizzato perché richiede tempi <strong>di</strong> misura due o tre volte<br />
inferiori, pur garantendo un margine <strong>di</strong> precisione <strong>di</strong> 2-3 cm.<br />
b) RILEVAMENTO CINEMATICO (KINEMATIC SURVEYING): consente <strong>di</strong> muoversi sul<br />
territorio e registrare in modalità continua le coor<strong>di</strong>nate spaziali del percorso,<br />
a con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> non perdere mai il segnale. E’ garantita una buona precisione.<br />
Sessioni <strong>di</strong> misura prolungate, ad intervalli regolari, mantenendo fisso il<br />
ricevitore sul punto noto, e muovendo il secondo ricevitore, denominato<br />
rover o roving antenna, per registrare i punti sul terreno (spazio <strong>di</strong><br />
funzionamento ottimale entro i 10 Km). Ricorrendo a questo metodo, il<br />
42 La baseline “costituisce il vettore <strong>di</strong> posizionamento <strong>di</strong>fferenziale tra due <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> stazione,<br />
definito dalla <strong>di</strong>fferenza delle coor<strong>di</strong>nate nel sistema WGS 84, in determinazioni <strong>di</strong>fferenziali simultanee<br />
GPS.” (FONDELLI 2000, p. 238)<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 61
ilievo può essere restituito in formato puntuale, lineare e areale (poligoni).<br />
c) RILEVAMENTO STOP AND GO (STOP AND GO SURVEY): prevede la stessa<br />
procedura del metodo cinematico ma, rispetto a questo, comporta una rapida<br />
occupazione dei punti da rilevare (solo il tempo necessario alla sessione <strong>di</strong><br />
misura: un secondo o poco più). Precisione minore, rispetto ai due precedenti<br />
meto<strong>di</strong>, ma pur sempre alta. Con tale metodo è possibile il solo rilevamento<br />
<strong>di</strong> archi e punti.<br />
Nel corso delle misurazioni si registra uno scarto, successivamente mo<strong>di</strong>ficabile,<br />
determinato da una serie <strong>di</strong> errori sistematici. Questi sono facilmente correggibili, se il<br />
<strong>rilievo</strong> è stato eseguito in modalità <strong>di</strong>fferenziale, tramite il post-processamento dei dati<br />
(correzione <strong>di</strong>fferenziale). La precisione della misurazione può però essere alterata<br />
anche da vari altri parametri <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo (nuisance parameters) 43 che introducono errori<br />
non sistematici <strong>di</strong>fficilmente eliminabili (in particolare l’errore generato dalla presenza<br />
<strong>di</strong> copertura boschiva). Inoltre, i co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> trasmissione dei satelliti possono essere variati<br />
in qualsiasi momento, a causa dell’importanza strategica del sistema GPS, che<br />
assoggetta al controllo militare le due sezioni primarie: il segmento spaziale ed il<br />
segmento <strong>di</strong> controllo.<br />
Nell’insieme possiamo <strong>di</strong>stinguere cinque <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> errore, introdotti da limitazioni<br />
geometriche, fisiche o tecnologiche:<br />
1) E RRORI DEL SEGMENTO SPAZIALE: sono pertinenti ai parametri orbitali<br />
(effemeri<strong>di</strong>) e agli orologi dei satelliti. Producono errori dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> qualche<br />
metro;<br />
2) ERRORI DI PROPAGAZIONE DEL SEGNALE NELL’ATMOSFERA;<br />
3) ERRORI DI PERCORSO MULTIPLO: si verificano quando il segnale subisce una<br />
riflessione che ne prolunga il percorso ottico; non essendo questo calcolabile, è<br />
impossibile quantificare l’errore generato. Risultano frequenti nelle coperture<br />
boschive a fusto alto;<br />
4) ERRORI DEL RICEVITORE: l’orologio dei ricevitori risulta meno preciso rispetto ai<br />
corrispondenti installati sui satelliti. Genera un errore non trascurabile,<br />
dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 30 m.;<br />
5) ERRORI DI DEGRADAZIONE VOLONTARIA: soppressi dal Presidente degli Stati<br />
Uniti d’America a partire dal 1 maggio 2000, erano volontariamente introdotti<br />
dal Dipartimento della Difesa degli USA (gestore del segmento <strong>di</strong> controllo) in<br />
considerazione dell’importanza strategico-militare del sistema GPS. Quando<br />
attivi, comportavano uno scarto dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un centinaio <strong>di</strong> metri.<br />
Il sistema GPS consente <strong>di</strong> definire la posizione dei punti terrestri nel sistema <strong>di</strong><br />
riferimento tri<strong>di</strong>mensionale WGS 84 44 .<br />
43<br />
I fattori <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo che possono influenzare i risultati delle operazioni <strong>di</strong> misura sono riconducibili a tre<br />
categorie:<br />
1) <strong>di</strong>sturbi del satellite;<br />
2) <strong>di</strong>sturbi della stazione;<br />
3) <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong>pendenti dalle osservazioni.<br />
44<br />
WGS 84 è l’acronimo <strong>di</strong> World Geodetic System, “il sistema <strong>di</strong> riferimento geodetico mon<strong>di</strong>ale che<br />
costituisce un moderno modello matematico della Terra dal punto <strong>di</strong> vista geometrico, geodetico e<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 62
L’impiego della tecnologia GPS come procedura <strong>di</strong> posizionamento globale dei punti<br />
geodetici mo<strong>di</strong>fica ra<strong>di</strong>calmente la nozione classica <strong>di</strong> rete geodetica articolata per reti<br />
d’inquadramento progressivo <strong>di</strong> precisione decrescente (ve<strong>di</strong> paragrafo precedente). Il<br />
sistema GPS consente infatti <strong>di</strong> operare misurazioni a partire da una rete <strong>di</strong> riferimento<br />
più fitta e precisa <strong>di</strong> quella tra<strong>di</strong>zionale.<br />
Nel 1991, l’IGM ha iniziato, per l’Italia, la costruzione <strong>di</strong> una rete geodetica<br />
tri<strong>di</strong>mensionale GPS, definita da punti <strong>di</strong> facile accesso. Tale rete, denominata GPSNET,<br />
consente lo stu<strong>di</strong>o e la definizione delle relazioni esistenti fra il sistema nazionale ed il<br />
sistema globale WGS 84. La realizzazione <strong>di</strong> quest’opera ha comportato il<br />
posizionamento <strong>di</strong> oltre 1200 punti GPS, <strong>di</strong>stribuiti uniformemente sul territorio<br />
nazionale ad una <strong>di</strong>stanza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 20 Km. Tali punti sono in gran parte coincidenti con<br />
i vertici della rete trigonometrica nazionale e della rete WGS 84.<br />
In archeologia, l’uso del GPS è particolarmente in<strong>di</strong>cato nel corso delle<br />
campagne topografiche, al fine <strong>di</strong> georeferenziare velocemente le emergenze<br />
in<strong>di</strong>viduate. Lo strumento assicura una precisione adeguata allo scopo (non è richiesta,<br />
come su uno scavo, una precisione centimetrica), permettendo misurazioni più o meno<br />
precise a seconda della durata delle sessioni <strong>di</strong> misura. Nel caso si necessiti <strong>di</strong><br />
determinazioni spaziali altamente affidabili sarà sufficiente lasciare lo strumento fisso<br />
sul punto da battere per un periodo <strong>di</strong> 30 minuti-1 ora. Se non è invece richiesta<br />
un’elevata precisione, sarà invece in grado <strong>di</strong> effettuare la misurazione nel giro <strong>di</strong> pochi<br />
secon<strong>di</strong>. Ovviamente, l’affidabilità dello strumento specifico è legata anche alla marca<br />
ed al modello acquistati; nel caso dell’indagine archeologica, modelli <strong>di</strong> fascia me<strong>di</strong>oalta<br />
sono più che sufficienti alle finalità per le quali saranno adoperati. A tal proposito,<br />
occorre sottolineare come l’incessante sviluppo tecnologico garantisca rapi<strong>di</strong> progressi<br />
tecnici abbattendo velocemente i prezzi degli strumenti, una volta “superati”<br />
dall’immissione in mercato del modello <strong>di</strong> ultima generazione. Ad esempio, se fino a<br />
pochi anni fa per strumenti <strong>di</strong> fascia me<strong>di</strong>o-alta era garantita una precisione dell’or<strong>di</strong>ne<br />
<strong>di</strong> qualche metro, l’ultima generazione <strong>di</strong> GPS è caratterizzata invece da un grado <strong>di</strong><br />
dettaglio centimetrico.<br />
A <strong>di</strong>fferenza delle stazioni totali, i GPS non hanno un ingombro tale da impe<strong>di</strong>re od<br />
ostacolare gli spostamenti del ricognitore e soprattutto non obbligano alla ricerca <strong>di</strong><br />
punti noti cui appoggiarsi per georeferenziare il rilevamento. Di contro, non sono<br />
utilizzabili con la stessa affidabilità all’interno <strong>di</strong> zone boschive in quanto la vegetazione<br />
altera la ricezione del segnale. A tal proposito occorre precisare che solitamente, a causa<br />
della fitta trama della macchia boschiva, le stazioni totali possono essere utilizzate quasi<br />
esclusivamente per rilievi in sistemi <strong>di</strong> riferimento locali, senza possibilità <strong>di</strong><br />
georeferenziazione (impossibilità <strong>di</strong> vedere i tre punti noti necessari all’operazione <strong>di</strong><br />
pothenot). In questo caso l’uso del GPS può essere utile al rilevamento della posizione <strong>di</strong><br />
stazioni celerimetriche o <strong>di</strong> punti misurati con sufficiente visibilità verso l’alto,<br />
permettendo così la successiva georeferenziazione del <strong>rilievo</strong> a stazione.<br />
gravitazionale, costruito sulla base delle misure e delle conoscenze scientifiche e tecnologiche <strong>di</strong>sponibili<br />
al 1984.<br />
Il sistema <strong>di</strong> riferimento WGS 84 è un sistema convenzionale derivato dal WGS 72 al quale sono state<br />
apportate varie mo<strong>di</strong>fiche ed integrazioni”. (FONDELLI 2000, p. 303)<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 63
6.D – LA FOTOINTERPRETAZIONE<br />
La fotointerpretazione è una <strong>di</strong>sciplina nata, come autonoma, nel corso dei due<br />
conflitti mon<strong>di</strong>ali, avendo, in origine, finalità esclusivamente militari.<br />
“Fondamento della fotointerpretazione è l’esistenza <strong>di</strong> speciali rapporti <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>pendenza fra le caratteristiche dei suoli e quelle degli oggetti antropici posti al <strong>di</strong> sopra<br />
<strong>di</strong> loro, o (con le dovute limitazioni) al <strong>di</strong> sotto dei suoli stessi (per esempio, strutture<br />
murarie, fossi e letti <strong>di</strong> corsi d’acqua interrati, ecc.).” 45 La lettura delle informazioni<br />
fornite dalle foto aeree costituisce un processo <strong>di</strong> deco<strong>di</strong>fica specializzata e infatti per<br />
l’identificazione degli oggetti è necessaria la conoscenza a priori delle caratteristiche<br />
formali ad essi legate. Le chiavi interpretative sono ovviamente fornite dall’insieme<br />
delle conoscenze accumulate dai fotointerpreti. La migliore tecnica per la lettura delle<br />
foto aeree è l’osservazione stereoscopica: lo stereoscopio 46 permette infatti la visione<br />
tri<strong>di</strong>mensionale del terreno, mentre la barra <strong>di</strong> parallasse consente la misura dei<br />
<strong>di</strong>slivelli.<br />
Nella fotointerpretazione è necessario cogliere tutte le possibili variazioni del<br />
suolo e della vegetazione al mutare delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> illuminazione. Per questo, nelle<br />
situazioni <strong>di</strong> maggior interesse, è opportuno ripetere più volte la presa fotografica<br />
intorno al sito esaminato, variando la quota e l’angolo <strong>di</strong> osservazione me<strong>di</strong>ante rotte<br />
concentriche ravvicinate. E’ inoltre consigliabile, se possibile, ripetere le campagne<br />
fotografiche a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tempo per valutare le variazioni del suolo e del manto<br />
vegetativo col variare delle ore nell’arco della giornata o col variare delle stagioni<br />
nell’arco dell’anno. E’ ovvio, infatti, che la medesima area fornirà risultati decisamente<br />
<strong>di</strong>versi se fotografata all’alba, a mezzogiorno o al tramonto dello stesso giorno.<br />
Analogamente si potranno riscontrare marcate <strong>di</strong>fferenze fra prese fotografiche nei mesi<br />
autunnali, invernali, primaverili o estivi.<br />
Una serie <strong>di</strong> parametri consente <strong>di</strong> stabilire, sui fotogrammi, quali siano le<br />
caratteristiche dei terreni, della vegetazione e delle strutture antropiche rappresentate.<br />
Tali parametri sono:<br />
1) TONO. Riguarda il colore che, in un fotogramma, è influenzato dalla vegetazione,<br />
dall’illuminazione, dalla durata dell’esposizione, dalla morfologia, dallo sviluppo<br />
e dalla stampa dell’immagine, dal tipo <strong>di</strong> emulsione impiegata ed infine dall’uso<br />
<strong>di</strong> filtri;<br />
45 SELVINI-GUZZETTI 1999, p. 300.<br />
46 Lo stereoscopio “si basa sul principio della visione parallela nell’osservazione stereoscopica <strong>di</strong> uno<br />
stereogramma, ed è costituito da due lenti convergenti opportunamente accoppiate per facilitare la visione<br />
binoculare stereoscopica delle due immagini costituenti lo stereogramma.” (FONDELLI 2000, p. 297.)<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 64
2) TESSITURA. E’ una mo<strong>di</strong>fica nella <strong>di</strong>stribuzione del tono, ossia della densità<br />
dell’immagine. Tessitura e tono, quin<strong>di</strong>, sono due parametri strettamente legati<br />
che non possono essere valutati separatamente;<br />
3) DRENAGGIO. E’ costituito dall’andamento idrografico superficiale e dalle<br />
eventuali tracce <strong>di</strong> acque sotterranee;<br />
4) VEGETAZIONE. Mette in risalto particolari strutture come faglie e fratture che<br />
vengono evidenziate da piante od arbusti allineati; i cambiamenti <strong>di</strong> litologia<br />
sono invece in<strong>di</strong>cati dalla presenza <strong>di</strong> vegetazione spontanea;<br />
5) ALLINEAMENTI. Possono in<strong>di</strong>care, citando solo i casi più frequenti, scarpate, corsi<br />
d’acqua, faglie, cime, versanti opposti, <strong>di</strong>fferenti morfologie, rotture <strong>di</strong> pen<strong>di</strong>o,<br />
doline allungate;<br />
6) DENSITÀ DEL DRENAGGIO. Pone in risalto giaciture <strong>di</strong> strati, pieghe ed<br />
accavallamenti del terreno;<br />
7) FORMA. E’ lo spazio occupato da un dato oggetto, in<strong>di</strong>pendentemente dalle sue<br />
<strong>di</strong>mensioni;<br />
8) DIMENSIONI. Rappresentano le caratteristiche metriche dell’oggetto<br />
9) FORMA E DIMENSIONE DELLE OMBRE. Concorrono all’identificazione dell’oggetto,<br />
come nel caso delle strutture a traliccio.<br />
La fotointerpretazione trova applicazione in una variegata serie <strong>di</strong> ambiti<br />
<strong>di</strong>sciplinari, fra i quali l’archeologia, nel cui ambito è stata talmente sviluppata da<br />
costituirsi come <strong>di</strong>sciplina autonoma.<br />
Uno dei fattori più importanti, in questa ricerca, è rappresentato dalla vegetazione che,<br />
me<strong>di</strong>ante le sue anomalie nella crescita e le variazioni <strong>di</strong> tono della sua colorazione, può<br />
in<strong>di</strong>viduare la presenza <strong>di</strong> strutture sepolte o antichi fossati colmati. In particolare, in<br />
corrispondenza <strong>di</strong> strutture murarie la vegetazione cresce più lentamente, più rada e più<br />
chiara, mentre in corrispondenza <strong>di</strong> fossati colmati cresce, in tempi rapi<strong>di</strong>, assai<br />
rigogliosa e <strong>di</strong> colore più scuro. Tale fenomeno si realizza per la <strong>di</strong>versità dello spessore<br />
<strong>di</strong> humus che determina la fertilità dei terreni. Oltre alla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altezza (cropmarks)<br />
e <strong>di</strong> colorazione (weed-marks), un altro in<strong>di</strong>catore è costituito dall’umi<strong>di</strong>tà<br />
(damp-marks), minore in corrispondenza <strong>di</strong> strutture murarie, maggiore in presenza <strong>di</strong><br />
fossati riempiti. Molteplici sono i fattori che possono influenzare la resa dell’indagine<br />
fotointerpretativa: la stagione, l’ora della presa fotografica, le con<strong>di</strong>zioni<br />
meteorologiche, le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> luce al momento dello scatto, ecc. In particolare, il sole<br />
radente nella stagione estiva è probabilmente la migliore con<strong>di</strong>zione per evidenziare,<br />
me<strong>di</strong>ante ombre più allungate, anche le minime variazioni nella crescita delle colture<br />
cerealicole. Un importante contributo alla prospezione aerofotografica archeologica è<br />
garantito dall’uso <strong>di</strong> emulsioni sensibili infrarosse che, mettendo in risalto lo stato<br />
vegetativo delle varie colture ed aggregazioni spontanee, possono in tal modo fornire<br />
ulteriori in<strong>di</strong>zi, per l’effetto clorofilla, sull’esistenza o meno <strong>di</strong> eventuali resti antichi<br />
sepolti.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 65
6.E - LE INNOVATIVE TECNICHE DI LASER<br />
SCANNING PER IL RILIEVO TRIDIMENSIONALE DI<br />
REPERTI, SCAVI, MONUMENTI ARCHITETTONICI E<br />
PER LA PRODUZIONE DI MODELLI DIGITALI DELLA<br />
SUPERFICIE<br />
L’ultima frontiera del <strong>rilievo</strong> è sicuramente rappresentata dai laser scanners, che<br />
consentono accurati rilievi tri<strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> oggetti, strutture e superfici. Si tratta <strong>di</strong><br />
strumentazione altamente tecnologica che solo negli ultimi anni è stata commercializzata<br />
ma, considerati gli altissimi costi, non ha ancora conosciuto una <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> massa. Le<br />
case <strong>di</strong> produzione stanno sperimentando nuove soluzioni per la conquista <strong>di</strong> un mercato<br />
destinato ad allargarsi nel giro <strong>di</strong> pochi anni, rivolgendosi ad utenze molto <strong>di</strong>versificate.<br />
In particolare, la produzione <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> scansione laser a vari gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> risoluzione e a<br />
<strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> acquisizione attira ed ancor <strong>di</strong> più attirerà l’interesse <strong>di</strong> una vasta<br />
gamma <strong>di</strong> <strong>di</strong>scipline, dalla me<strong>di</strong>cina alla topografia, passando per gli ambiti<br />
dell’industria e dei beni culturali. Le prime sperimentazioni stanno progressivamente<br />
in<strong>di</strong>viduando e delineando le problematiche connesse alla realizzazione <strong>di</strong> modelli 3D <strong>di</strong><br />
varia tipologia: calchi dentali, statue, bassorilievi, oggetti artistici o meccanici, strutture<br />
architettoniche, paesaggi urbani o rurali, ecc.<br />
I modelli tri<strong>di</strong>mensionali, costituiti da una matrice <strong>di</strong> punti, sono copie fedeli<br />
degli oggetti realmente esistenti e si rivelano dunque un utile ed innovativo metodo <strong>di</strong><br />
registrazione dei dati. Tali tecnologie sono basate su sensori non a contatto, che sfruttano<br />
la proiezione <strong>di</strong> un raggio laser o la risonanza acustica. Di contro alla facilità<br />
d’acquisizione, le informazioni così ottenute richiedono una impegnativa e relativamente<br />
lunga fase <strong>di</strong> post-processamento, per essere composte in quello che sarà il modello<br />
tri<strong>di</strong>mensionale finale.<br />
Anche nell’ambito dei beni culturali, in particolare in archeologia ed in<br />
architettura, tale tecnica è seguita con grande interesse, considerate le sue molteplici<br />
possibili applicazioni. Nello specifico, tali strumenti possono perseguire finalità <strong>di</strong> tipo<br />
topocartografico (<strong>rilievo</strong> numerico tri<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> siti archeologici o strutture<br />
architettoniche) e si <strong>di</strong>mostrano strumenti utilissimi nel campo dell’archeometria<br />
(restituzione tri<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> reperti ceramici, metallici, vitrei, ecc.) nonché<br />
dell’antropologia fisica e dell’archeozoologia (modelli tri<strong>di</strong>mensionali dei reperti<br />
osteologici). Oltre che per applicazioni scientifiche, simili strumenti sono ideali per<br />
finalità più genericamente <strong>di</strong>vulgative permettendo la costruzione <strong>di</strong> gallerie <strong>di</strong> oggetti o<br />
panorami tri<strong>di</strong>mensionali all’interno <strong>di</strong> musei virtuali o pubblicazioni multime<strong>di</strong>ali. Un<br />
esempio <strong>di</strong> esposizione virtuale <strong>di</strong> rinvenimenti archeologici è costituito dalla<br />
pubblicazione in rete della mostra “C’era una volta”, organizzata dal Dipartimento <strong>di</strong><br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 66
<strong>Archeologia</strong> e Storia delle Arti dell’Università <strong>di</strong> Siena presso i locali dell’ex Spedale<br />
del Santa Maria della Scala a Siena 47 .<br />
Al momento attuale, possiamo riconoscere almeno quattro categorie <strong>di</strong> scanner<br />
tri<strong>di</strong>mensionali contrad<strong>di</strong>stinte da vari gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> risoluzione dei rilievi e da <strong>di</strong>verse<br />
<strong>di</strong>stanze d’acquisizione degli strumenti; a queste corrispondono altrettanti ambiti<br />
d’applicazione:<br />
1) Scanner ad altissima definizione (risoluzione submillimetrica) per la<br />
restituzione <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ridotte; <strong>di</strong>stanza massima d’acquisizione<br />
ottimale <strong>di</strong> 2 metri ed orizzonte d’acquisizione <strong>di</strong> poco superiore al metro.<br />
Nell’indagine archeologica, questi scanner sono ideali per la restituzione<br />
tri<strong>di</strong>mensionale dei reperti <strong>di</strong> scavo o <strong>di</strong> qualsiasi altro oggetto che richieda<br />
massima precisione per la sua riproduzione. In questo campo, da oltre un<br />
anno Frank Salvadori (specializzatosi in modellazione tri<strong>di</strong>mensionale<br />
all’interno del LIAAM) sta sperimentando le potenzialità <strong>di</strong> un simile<br />
strumento procedendo alla scansione <strong>di</strong> varie tipologie <strong>di</strong> reperti 48 . Nel caso<br />
specifico, lo strumento utilizzato è costituito dal laser scanner 3D VIVID 900<br />
<strong>di</strong>stribuito da Minolta 49 ;<br />
2) Scanner per la restituzione <strong>di</strong> strutture architettoniche ad alta definizione<br />
(risoluzione subcentimetrica); <strong>di</strong>stanza massima d’acquisizione ottimale<br />
variabile tra 50 e 80 metri (ma è possibile anche arrivare ai 100 metri,<br />
ottenendo un <strong>rilievo</strong> meno affidabile). Questa categoria <strong>di</strong> scanner è ideale<br />
per il <strong>rilievo</strong> <strong>di</strong> strutture architettoniche, ed in archeologia potrà trovare<br />
applicazione per la modellazione tri<strong>di</strong>mensionale delle stratigrafie <strong>di</strong> scavo. I<br />
migliori modelli pre<strong>di</strong>sposti allo scopo sono il Cirax 2500 50 , prodotto dalla<br />
Cyra Technologies, che lavora in fase <strong>di</strong> post-processamento con il software<br />
Cyclone, ed iQsun 3D-Laserscanner 51 , prodotto dalla tedesca iQvolution, che<br />
post-processa i dati con l’applicativo iQscene.<br />
3) Scanner per la restituzione <strong>di</strong> ampi panorami urbani e paesaggistici a me<strong>di</strong>oalta<br />
definizione (risoluzione dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 2-3 cm); <strong>di</strong>stanza massima<br />
d’acquisizione ottimale <strong>di</strong> 350 metri. In archeologia, questo livello <strong>di</strong><br />
dettaglio è idoneo a contestualizzare i siti d’indagine intensiva (scavi)<br />
all’interno <strong>di</strong> più ampi comprensori territoriali. Garantendo un ampio raggio<br />
<strong>di</strong> presa ma una risoluzione non adeguata ad una precisa restituzione dei<br />
particolari delle stratigrafie, sarà utilizzabile soprattutto per un ampio <strong>rilievo</strong><br />
degli aspetti morfologici dei siti indagati.<br />
Scanner per la restituzione <strong>di</strong> panorami aerei a me<strong>di</strong>a definizione (risoluzione<br />
decimetrica, con precisione nominale compresa tra 10 e 40 cm per quote che variano tra<br />
47 http://www.paesaggime<strong>di</strong>evali.it/volta/index.htm.<br />
48 Alcuni esempi delle scansioni <strong>di</strong> reperti effettuate da Frank Salvadori sono consultabili all’in<strong>di</strong>rizzo<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/LABORATORIO/home.html.<br />
Per l’illustrazione del lavoro <strong>di</strong> Frank Salvadori, della metodologia utilizzata e dei risultati conseguiti, si<br />
rimanda all’in<strong>di</strong>rizzo http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/3Dscanning/04.html<br />
49 http://www.minolta-3d.com<br />
50 www.cyra.com/products/products.html<br />
51 www.iqvolution.com<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 67
i 60 e i 1.000 metri); <strong>di</strong>stanza massima d’acquisizione ottimale <strong>di</strong> circa 1 chilometro.<br />
Tali scanner richiedono <strong>di</strong> essere montati su aerei od elicotteri appositamente strutturati<br />
per la loro accoglienza. Risultano ideali per la creazione, in tempi relativamente veloci,<br />
<strong>di</strong> DSM (Digital Surface Model) 52 e DTM. Considerato che rilevano il territorio<br />
me<strong>di</strong>ante volo aereo, sono particolarmente utili in con<strong>di</strong>zioni d’emergenza, come nel<br />
caso <strong>di</strong> aree franose e a rischio idrogeologico. La loro precisione è appena inferiore a<br />
quella garantita dai meto<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionali ma, con il rapido evolversi dello sviluppo<br />
tecnologico, è facile prevedere che, nel giro <strong>di</strong> pochi anni, le tecniche <strong>di</strong> laser scanning<br />
<strong>di</strong>venteranno le più affidabili ed utilizzate.<br />
52 Rispetto ai DTM, i DSM (Modelli Digitali <strong>di</strong> Superficie, dall’inglese Digital Surface Model ) rilevano<br />
tutto il territorio nelle tre <strong>di</strong>mensioni comprendendo anche gli elementi antropici o naturali presenti sul<br />
terreno (e<strong>di</strong>fici, infrastrutture varie, manufatti, vegetazione, ecc.)<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 68
7. LA GEOREFERENZIAZIONE DEI DATI: TIPOLOGIA<br />
ED AFFIDABILITÀ DELLA RAPPRESENTAZIONE<br />
Una delle prerogative della gestione tramite GIS dei dati archeologici è la loro<br />
georeferenziazione 53 , ossia il posizionamento sul piano cartografico nell’esatta posizione<br />
che essi occupano nello spazio terrestre. Tale operazione viene esplicata con<br />
l’assegnazione all’oggetto rappresentato <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate pertinenti allo stesso sistema <strong>di</strong><br />
riferimento scelto per la costruzione della base cartografica. Parallelamente alla<br />
georeferenziazione, occorre procedere alla rappresentazione dei dati secondo tre<br />
possibili tipologie grafiche: puntiforme, lineare o areale 54<br />
TIPOLOGIE GRAFICHE<br />
1) RAPPRESENTAZIONE PUNTIFORME. Fornisce una rappresentazione a<strong>di</strong>mensionale e<br />
simbolica dei dati. E’ ideale per la visualizzazione <strong>di</strong> piani tematici (<strong>di</strong>acronici,<br />
tipologici, ecc.) grazie alla possibilità dei simboli <strong>di</strong> caratterizzare le entità sulla<br />
base dell’informazione che s’intende fornire. Non presenta, inoltre, problemi <strong>di</strong><br />
visualizzazione legati alla scala prescelta (al variare <strong>di</strong> questa non varia la<br />
<strong>di</strong>mensione del punto). Ne consegue che questa tipologia permette <strong>di</strong> generare<br />
viste anche a scala bassa, senza perdere alcuna informazione. Si ricorre quin<strong>di</strong> a<br />
tali dati per la creazione <strong>di</strong> tematismi dai quali procedere, anche attraverso<br />
tecniche <strong>di</strong> analisi spaziale, alla comprensione degli assetti inse<strong>di</strong>ativi.<br />
2) RAPPRESENTAZIONE LINEARE. Fornisce una rappresentazione dei dati simbolica<br />
ed uni<strong>di</strong>mensionale, in quanto sviluppati in una sola <strong>di</strong>rezione (lunghezza). In un<br />
GIS <strong>archeologico</strong>-territoriale viene utilizzata prevalentemente per la<br />
ricostruzione <strong>di</strong> tratti viari riferibili all’inse<strong>di</strong>amento storico, per l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />
sezioni contenenti stratigrafia o, più in generale, per la restituzione grafica dei<br />
tagli (es: fossati, buche <strong>di</strong> palo, ecc). E’ inoltre possibile ricorrere ad elementi<br />
53 La georeferenziazione è il “processo attraverso il quale un dato oggetto è posizionato su una carta<br />
secondo un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate”. (FAVRETTO 2000, p. 165)<br />
54 Nell’ambito del presente paragrafo, il termine areale verrà utilizzato con tre <strong>di</strong>fferenti accezioni:<br />
1) come primitiva geometrica per la rappresentazione <strong>di</strong> dati planimetrici;<br />
2) come riferimento generico e simbolico per la rappresentazione <strong>di</strong> un sito per il quale non si<br />
<strong>di</strong>sponga <strong>di</strong> sufficienti dati per una restituzione precisa e fedele <strong>di</strong> forma e <strong>di</strong>mensioni globale<br />
dell’evidenza;<br />
3) nel linguaggio <strong>archeologico</strong> comune, il termine può essere riferito anche ad una non definita (o<br />
non definibile) ubicabilità del rinvenimento. Nell’ambito dei progetti <strong>di</strong> cartografia archeologica<br />
promossi all’interno del <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> archeologia senese, tale accezione viene sostanzialmente<br />
sostituita dall’uso <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> affidabilità della georeferenziazione, che verranno illustrati nel<br />
prosieguo del paragrafo.<br />
Nel caso citato, si intende il termine areale nella prima accezione, quella <strong>di</strong> entità geometrica <strong>di</strong><br />
rappresentazione.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 69
lineari per la rappresentazione <strong>di</strong> allineamenti o tracce riconosciuti da<br />
fotointerpretazione aerea o satellitare o da prospezioni geofisiche. Nemmeno<br />
questa tipologia grafica, essendo uni<strong>di</strong>mensionale, presenta problemi <strong>di</strong><br />
visualizzazione legati alla scala prescelta.<br />
3) RAPPRESENTAZIONE AREALE. Fornisce una rappresentazione bi<strong>di</strong>mensionale e<br />
quin<strong>di</strong> planimetrica dei dati, consentendone la misurazione delle aree e la lettura<br />
<strong>di</strong> forma e contorni. Tramite questa tipologia grafica è possibile la restituzione <strong>di</strong><br />
quasi tutti i dati registrabili nell’ambito <strong>di</strong> un’indagine territoriale o stratigrafica.<br />
E’ ideale per la fruizione delle informazioni da parte degli enti preposti alla<br />
pianificazione territoriale o alla tutela, grazie alla possibilità <strong>di</strong> fornire con<br />
precisione l’effettiva area <strong>di</strong> rischio <strong>archeologico</strong>. Trattandosi <strong>di</strong> una restituzione<br />
areale, presenta problemi <strong>di</strong> visualizzazione legati alle basse scale, alle quali si<br />
rischia <strong>di</strong> non riuscire a leggere i dati planimetrici <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni minori. Per<br />
questo non è utilizzabile per analisi storico-inse<strong>di</strong>ative su contesti territoriali<br />
troppo estesi. Piuttosto è funzionale, a scopi scientifici, per calcoli statisticoanalitici<br />
sulle <strong>di</strong>mensioni delle evidenze materiali. Inoltre, qualora si decida <strong>di</strong><br />
perimetrare non solo le presenze archeologiche ma anche i campi ricogniti, è<br />
utile ad ottenere un computo preciso delle aree effettivamente indagate.<br />
CRITERI DI GEOREFERENZIAZIONE<br />
Per quanto concerne i criteri <strong>di</strong> georeferenziazione delle evidenze riscontrate in<br />
un progetto <strong>di</strong> indagine territoriale, nell’esperienza senese sono stati elaborati dei co<strong>di</strong>ci<br />
<strong>di</strong> affidabilità della localizzazione dei siti e sono stati in<strong>di</strong>viduati due <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong><br />
rappresentabilità del dato.<br />
In particolare, è stata operata una <strong>di</strong>stinzione fra:<br />
a) EVIDENZA RILEVABILE. Si ritiene rilevabile qualsiasi emergenza archeologica<br />
della quale sia possibile la lettura della forma e dei contorni. In altri termini,<br />
appartengono a questa categoria tutti i rinvenimenti dei quali sia possibile fornire<br />
una planimetria all’interno del piano cartografico <strong>di</strong> un GIS. I rilievi sono<br />
ottenuti me<strong>di</strong>ante celerimensure (stazione totale), sistemi <strong>di</strong> posizionamento<br />
satellitare (GPS), o semplicemente <strong>di</strong>gitalizzazione a video su una base<br />
cartografica <strong>di</strong> dettaglio (es: pianta <strong>di</strong> scavo a scala 1:20).<br />
b) EVIDENZA AREALE. In questa accezione, il termine “areale” ha significato <strong>di</strong><br />
evidenza non rilevabile né per forma né per <strong>di</strong>mensioni. E’ quin<strong>di</strong> un riferimento<br />
generico e simbolico, sostanzialmente riconducibile alla tipologia puntiforme<br />
(entità a<strong>di</strong>mensionale).<br />
GRADO DI AFFIDABILITÀ DELLE LOCALIZZAZIONI CARTOGRAFICHE DELLE<br />
EMERGENZE<br />
Per fornire invece un grado <strong>di</strong> affidabilità delle localizzazioni cartografiche delle<br />
emergenze (sia puntiformi sia areali) sono stati riconosciuti nell’esperienza senese, 5<br />
<strong>di</strong>fferenti livelli (numerati da 0 a 4):<br />
0) EVIDENZA NON LOCALIZZABILE. Nel caso <strong>di</strong> attestazioni archivistiche o<br />
rinvenimenti noti, può capitare <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre, come unico riferimento, <strong>di</strong> un<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 70
toponimo che non è però rintracciabile su cartografia. Analogamente, è possibile<br />
ritrovare notizia <strong>di</strong> scoperte archeologiche già segnalate come non localizzabili.<br />
Posizionamento assolutamente casuale.<br />
1) EVIDENZA GENERICAMENTE LOCALIZZABILE. Nel caso <strong>di</strong> documentazione e<strong>di</strong>ta, è<br />
frequente dover ricorrere al generico posizionamento sul toponimo ma senza<br />
elementi utili ad una sua più precisa ubicazione. Nel caso <strong>di</strong> attestazioni<br />
documentarie, invece, si utilizza questo grado <strong>di</strong> affidabilità per i siti nei quali<br />
non si registra persistenza <strong>di</strong> tracce materiali che consentano <strong>di</strong> riscontrare<br />
elementi <strong>di</strong> continuità fra inse<strong>di</strong>amento attestato storicamente e toponomastica<br />
attuale, seppure con presenza <strong>di</strong> un nucleo abitato.<br />
Posizionamento generico e non giustificato sul toponimo.<br />
2) E VIDENZA LOCALIZZABILE CON PRECISIONE APPROSSIMATIVA. Grado <strong>di</strong><br />
affidabilità utilizzato quasi esclusivamente per l’ubicazione <strong>di</strong> rinvenimenti noti,<br />
meno spesso per attestazioni archivistiche. E’ fondato su un posizionamento<br />
giustificato da una descrizione della localizzazione del ritrovamento piuttosto<br />
approssimativa o dalla persistenza <strong>di</strong> labili tracce materiali, non del tutto<br />
sufficienti a ricondurre con certezza il rinvenimento noto (o l’attestazione<br />
archivistica) al deposito in<strong>di</strong>viduato.<br />
Posizionamento giustificato ma con affidabilità non elevata.<br />
3) EVIDENZA LOCALIZZABILE CON PRECISIONE. Posizionamento giustificato da una<br />
completa ed esauriente descrizione della localizzazione, nel caso <strong>di</strong> rinvenimenti<br />
e<strong>di</strong>ti, o dalla persistenza <strong>di</strong> chiare e relativamente abbondanti tracce sul sito, che<br />
consentano l’identificazione certa con l’inse<strong>di</strong>amento documentato storicamente<br />
(caso dei toponimi con attestata continuità <strong>di</strong> vita). Confluiscono inoltre in questo<br />
livello tutti i ritrovamenti effettuati nell’ambito della ricognizione <strong>di</strong> superficie e<br />
posizionati su GIS con l’ausilio <strong>di</strong> supporti cartografici numerici con un adeguato<br />
dettaglio. E’ garantita un’alta precisione, con uno scarto in<strong>di</strong>cativamente non<br />
superiore ai 20-30 metri per i casi limite.<br />
Posizionamento preciso.<br />
4) EVIDENZA LOCALIZZABILE CON PRECISIONE STRUMENTALE. Questo grado <strong>di</strong><br />
affidabilità <strong>di</strong>fferisce solo parzialmente dal precedente, contemplando i medesimi<br />
casi d’applicazione, ma fornendo maggiore precisione ed affidabilità. E’ infatti<br />
riferito all’utilizzo <strong>di</strong> strumenti tecnici <strong>di</strong> misurazione automatica (stazioni totali<br />
e GPS) che garantiscono uno scarto d’errore minore rispetto al posizionamento<br />
tramite supporto cartografico (sebbene attraverso strumenti GIS). Precisione<br />
centimetrica per le stazioni totali e dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> pochi metri (nei casi <strong>di</strong><br />
misurazioni in aree boschive) per il GPS.<br />
Posizionamento strumentale.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 71
8. LA PRODUZIONE DI NUOVA CARTOGRAFIA PER<br />
L’ANALISI INTEGRATA DI UN COMPRENSORIO<br />
STORICO: IL CASO DI CHIUSDINO<br />
Non sempre il grado <strong>di</strong> dettaglio dei supporti cartografici a <strong>di</strong>sposizione può<br />
essere ritenuto idoneo alle esigenze dell’indagine archeologica. In particolare, si registra<br />
frequentemente la mancanza <strong>di</strong> cartografia adeguata ad un più vasto inquadramento<br />
territoriale delle aree <strong>di</strong> intervento stratigrafico, soprattutto in ambito rurale. Nel caso <strong>di</strong><br />
interventi all’interno dei centri storici, infatti, è possibile utilizzare fogli CTR in scala<br />
1:1.000 o 1:2.000 o in alternativa la cartografia catastale, a scale anche maggiori. Ma<br />
fuori dalle aree urbane, i migliori supporti sono identificabili negli elementi CTR<br />
1:5.000, che certo non costituiscono una adeguata scala <strong>di</strong> raccordo fra quella altissima<br />
dei rilievi <strong>di</strong> scavo (dall’1:1 all’1:100) e quella, decisamente più bassa, utile<br />
all’inquadramento generale del territorio a scala comunale (1:10.000 o, appunto,<br />
1:5.000).<br />
In occasione dell’apertura della campagna <strong>di</strong> scavo del castello <strong>di</strong> Miranduolo 55 ,<br />
in località Costa Castagnoli a Chius<strong>di</strong>no (SI), ci siamo trovati <strong>di</strong> fronte a tale problema.<br />
In particolare, mancavamo <strong>di</strong> un valido <strong>rilievo</strong> del poggio oggetto <strong>di</strong> intervento<br />
stratigrafico e, per la zona, <strong>di</strong>sponevamo solamente della CTR in scala 1:10.000,<br />
fondamentalmente inutilizzabile allo scopo. In vero, nel 1994 era già stata realizzata, da<br />
privati, una mappatura della collina del castello che però, pur rappresentando una buona<br />
base <strong>di</strong> partenza, non possedeva gli elementi <strong>di</strong> dettaglio <strong>di</strong> cui necessitavamo. Pertanto,<br />
all’apertura del progetto, nell’estate 2001, abbiamo ritenuto fondamentale procedere ad<br />
un <strong>rilievo</strong> ex-novo del poggio tramite stazione totale. Nell’occasione è stata intrapresa<br />
una campagna <strong>di</strong> battitura celerimetrica nell’ambito della quale sono stati acquisiti oltre<br />
cinquemila punti in coor<strong>di</strong>nate locali x,y,z che si è provveduto a convertire in coor<strong>di</strong>nate<br />
cartografiche (sistema <strong>di</strong> riferimento Gauss-Boaga) me<strong>di</strong>ante <strong>rilievo</strong> GPS <strong>di</strong> alcuni punti<br />
significativi già rilevati a stazione totale. Le operazioni <strong>di</strong> misurazione hanno interessato<br />
tutta l’estensione della collina, concentrandosi particolarmente nelle aree <strong>di</strong> scavo. Le<br />
principali finalità perseguite possono essere ricondotte ai seguenti punti:<br />
55 Il progetto <strong>di</strong> indagine stratigrafica intrapreso nell’ambito dell’Insegnamento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale<br />
dell’Università <strong>di</strong> Siena (<strong>di</strong>rezione scientifica: Prof. R. Francovich e Prof. Marco Valenti; <strong>di</strong>rezione del<br />
Cantiere <strong>di</strong> scavo: Dott. A. Nar<strong>di</strong>ni) ha avuto inizio nell’estate del 2001 ed è giunto alla terza campagna <strong>di</strong><br />
scavo.<br />
Per un’introduzione al sito <strong>di</strong> Miranduolo si rimanda a NARDINI 1999 e a NARDINI 2001a, pp. 62-70<br />
con bibliografia e a NARDINI-VALENTI c.s.<br />
Per la presentazione dei primi risultati della campagna <strong>di</strong> scavo si rimanda a NARDINI 2001a, p. 69, a<br />
NARDINI-VALENTI 2003 e al sito de<strong>di</strong>cato, consultabile a partire dall’in<strong>di</strong>rizzo:<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/MIRANDUOLO/MIR.html.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 72
• <strong>rilievo</strong> del poggio finalizzato alla restituzione delle caratteristiche morfologicoaltimetriche<br />
dello stesso;<br />
• <strong>rilievo</strong> delle strutture murarie riconoscibili nelle aree non ancora sottoposte ad<br />
indagine stratigrafica (per alcune <strong>di</strong> esse è stata effettuata un’operazione <strong>di</strong><br />
ripulitura che ha notevolmente facilitato la lettura delle strutture affioranti);<br />
• <strong>rilievo</strong> degli ingombri delle strutture murarie e degli strati in<strong>di</strong>viduati nelle aree<br />
<strong>di</strong> scavo;<br />
• <strong>rilievo</strong> della picchettatura costruita per le operazioni <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> manuale degli<br />
elementi stratigrafici; inserita nella piattaforma GIS <strong>di</strong> scavo, essa consente <strong>di</strong><br />
georeferenziare le piante acquisite a scanner, .dalle quali procedere<br />
<strong>di</strong>rettamente alla vettorializzazione all’interno della base in uso.<br />
I punti acquisiti, rielaborati tramite il software NonioA, prodotto da Interstu<strong>di</strong>o 56 ,<br />
sono stati successivamente importati all’interno <strong>di</strong> una piattaforma GIS (software<br />
ArcView 3.2) per la costruzione dei piani cartografici necessari all’indagine. Nello<br />
specifico, le operazioni realizzate in ambito GIS sono state le seguenti:<br />
• generazione, me<strong>di</strong>ante le tecniche <strong>di</strong> interpolazione in dotazione al software<br />
(spline, IDW e kriking), <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong>gitali del terreno (DTM) con definizione<br />
variabile secondo le esigenze <strong>di</strong> fruizione (1 pixel = 1 cm per i contesti<br />
stratigrafici; 1 pixel = 10 cm per la restituzione del poggio). Il grado <strong>di</strong> dettaglio<br />
del modello è strettamente correlato all’estensione dell’area soggetta ad<br />
elaborazione ed alla densità dei punti rilevati, necessari alla corretta<br />
interpolazione dei dati altimetrici secondo la risoluzione impostata;<br />
• generazione, a partire dal DTM ottenuto, delle curve <strong>di</strong> livello ad intervalli<br />
variabili, secondo le impostazioni decise dall’utente sulla base del grado <strong>di</strong><br />
dettaglio desiderato (per il poggio abbiamo deciso <strong>di</strong> realizzare isoipse ad<br />
intervalli variabili fra i <strong>di</strong>eci centimetri ed il metro);<br />
• generazione, a partire dal DTM ottenuto, <strong>di</strong> carte della pendenza (funzione <strong>di</strong><br />
slope), per la restituzione dell’acclività del poggio, utile alla lettura <strong>di</strong> eventuali<br />
anomalie morfometriche che possono fornire in<strong>di</strong>cazioni per l’interpretazione<br />
della topografia del poggio, in aree ancora non indagate;<br />
• generazione, a partire dal DTM ottenuto, <strong>di</strong> carte dell’esposizione dei versanti<br />
(funzione <strong>di</strong> aspect);<br />
• generazione, a partire dal DTM ottenuto, <strong>di</strong> TIN utili alla viualizzazione<br />
tri<strong>di</strong>mensionale all’interno <strong>di</strong> appositi moduli GIS (nel nostro caso l’estensione<br />
ESRI ArcView 3D Analyst). Questo genere <strong>di</strong> supporti può essere utilizzato per<br />
una navigazione tri<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> forte impatto visivo e per una migliore<br />
lettura della conformazione del territorio. Non si può però parlare <strong>di</strong> cartografia<br />
finalizzata ad una piattaforma GIS tri<strong>di</strong>mensionale: i software GIS in<br />
commercio, infatti, non sono ancora in grado, al momento, <strong>di</strong> gestire la<br />
topologia tri<strong>di</strong>mensionale in quanto trattano il dato altimetrico come semplice<br />
attributo.<br />
56 http://www.interstu<strong>di</strong>o.net/home.html<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 73
• Operazioni <strong>di</strong> determinazione degli ingombri delle strutture murarie rilevate<br />
(tanto nelle aree <strong>di</strong> scavo quanto in aree ad esse esterne), me<strong>di</strong>ante il<br />
collegamento vettoriale dei punti battuti pertinenti alle varie emergenze<br />
riconosciute. Si tratta <strong>di</strong> operazioni che agevolano la realizzazione della<br />
piattaforma GIS <strong>di</strong> scavo, in quanto la <strong>di</strong>gitalizzazione avviene esclusivamente<br />
in relazione alle caratterizzazioni. Il grado <strong>di</strong> dettaglio così ottenuto ci permette<br />
<strong>di</strong> costruire una piattaforma GIS estremamente precisa e <strong>di</strong> riprodurre la<br />
progressione dello scavo con una fedeltà assoluta.<br />
Oltre al lavoro effettuato tramite stazione totale sul sito <strong>di</strong> scavo, abbiamo<br />
proceduto all’elaborazione dei piani cartografici del repertorio CTR 1:10.000, finalizzata<br />
alla produzione <strong>di</strong> nuovi piani informativi per la lettura dei dati territoriali. Il comune <strong>di</strong><br />
Chius<strong>di</strong>no, infatti, precedentemente alle campagne <strong>di</strong> scavo promosse dal 2001, era stato<br />
indagato estensivamente, me<strong>di</strong>ante ricognizione topografica, da A. Nar<strong>di</strong>ni. I risultati<br />
dell’indagine sono stati oggetto <strong>di</strong> pubblicazione del IV volume della collana “Carta<br />
archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena” 57 , nell’ambito della quale è stato prodotto un<br />
sostanzioso repertorio cartografico <strong>di</strong> supporto al testo. La prima parte della produzione<br />
è stata de<strong>di</strong>cata alla rappresentazione dei principali caratteri paesaggistici. La seconda<br />
alla rappresentazione delle evidenze archeologiche rinvenute, delle aree indagate e dello<br />
sviluppo <strong>di</strong>acronico del popolamento nell’area chius<strong>di</strong>nese: viste <strong>di</strong> fase, viste<br />
tipologiche delle strutture inse<strong>di</strong>ative riconosciute nelle singole fasi e varia cartografia<br />
tematica, comprendente l’illustrazione delle analisi spaziali effettuate. La terza parte è<br />
invece stata incentrata sulla creazione <strong>di</strong> viste <strong>di</strong> dettaglio sul comprensorio <strong>di</strong><br />
Miranduolo. La nostra presenza sul territorio in occasione dello scavo ci spinge a<br />
continuare anche il lavoro <strong>di</strong> comprensione delle <strong>di</strong>namiche inse<strong>di</strong>ative a scala<br />
territoriale (approccio metodologico da spatial archaeology). Così, nell’arco della<br />
seconda campagna <strong>di</strong> scavo (estate 2002), oltre al lavoro descritto <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong><br />
celerimetrico del comprensorio <strong>di</strong> scavo, è proseguita l’attività <strong>di</strong> produzione<br />
cartografica a scala comunale 58 . Nello specifico, partendo dai punti quota e dalle curve<br />
<strong>di</strong> livello del repertorio CTR, si è elaborato un DTM <strong>di</strong> dettaglio (1 pixel = 1 metro) dal<br />
quale ottenere il TIN utile alla modellazione tri<strong>di</strong>mensionale del territorio comunale. Su<br />
tale base sono stati sovrapposti piani informativi relativi all’inse<strong>di</strong>amento attuale e<br />
all’inse<strong>di</strong>amento storico. Sulla struttura tri<strong>di</strong>mensionale del TIN sono state anche<br />
effettuate sovrapposizioni <strong>di</strong> immagini aeree per una restituzione maggiormente<br />
realistica del paesaggio. Inoltre, recuperando le informazioni presentate in occasione<br />
della pubblicazione del volume <strong>di</strong> cartografia archeologica, si è proceduto alla creazione<br />
<strong>di</strong> viste <strong>di</strong> dettaglio del comprensorio storico del castello <strong>di</strong> Miranduolo.<br />
Nel corso della campagna 2003, infine, oltre al lavoro <strong>di</strong> routine per la determinazione<br />
della picchettatura e dei punti per il <strong><strong>di</strong>segno</strong>, grossa attenzione è stata de<strong>di</strong>cata al <strong>rilievo</strong><br />
del fossato indagato sul lato ovest dell’area sommitale e ad una serie <strong>di</strong> terrazzamenti, ad<br />
57 NARDINI 2001a.<br />
58 La produzione della campagna 2002-2003 è consultabile a partire dagli in<strong>di</strong>rizzi:<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/MIRANDUOLO/MIR129.html e<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/MIRANDUOLO/MIR130.html.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 74
esso prospicienti, riferibili all’inse<strong>di</strong>amento altome<strong>di</strong>evale. Le ragguardevoli <strong>di</strong>mensioni<br />
delle aree hanno richiesto molto tempo de<strong>di</strong>cato e migliaia <strong>di</strong> punti battuti a <strong>di</strong>stanza<br />
ravvicinata, in modo da ottenere un <strong>rilievo</strong> finale estremamente fedele e dettagliato.<br />
Molto realistica è risultata essere la restituzione tri<strong>di</strong>mensionale dell’intera area<br />
sommitale, caratterizzata dai suddetti terrazzi e nettamente demarcata dai fossati.<br />
In definitiva, possiamo concludere che un uso appropriato della tecnologia<br />
(stazione totale, GPS, cartografia numerica e piattaforme GIS) consente un’agevole<br />
produzione <strong>di</strong> supporti cartografici rispondenti alle esigenze della ricerca archeologica,<br />
sopperendo anche ad eventuali lacune <strong>di</strong> dotazione cartografica <strong>di</strong> partenza. In<br />
particolare, il GIS permette <strong>di</strong> integrare i dati archeologici all’interno dei tra<strong>di</strong>zionali<br />
repertori cartografici, consentendo per questo anche il confronto fra informazioni <strong>di</strong><br />
estrazione <strong>di</strong>fferente. La capacità da parte del ricercatore <strong>di</strong> interrogare tali basi e <strong>di</strong><br />
creare supporti <strong>di</strong> dettaglio rispondenti alle proprie esigenze lo mette in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
facilitare l’opera <strong>di</strong> comprensione e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione del sapere prodotto attraverso la<br />
ricerca.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 75
9. BIBLIOGRAFIA<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
• ABBATE 1984 = ABBATE G., Fondamenti <strong>di</strong> cartografia urbanistica in<br />
Enciclope<strong>di</strong>a <strong>di</strong> urbanistica e rappresentazione territoriale, VIII, Milano 1984, pp. 479-<br />
480.<br />
• AZZARI 1996 = AZZARI M., Note introduttive in MORI G., BONCOMPAGNI<br />
A., Introduzione ai Sistemi Informativi Geografici, Firenze 1996, pp. IV-XXIV.<br />
• AZZENA 1989 = AZZENA G., La cartografia archeologica tra tematismo e<br />
topografia: una scelta <strong>di</strong> metodo in PASQUINUCCI M., MENCHELLI S. (a cura <strong>di</strong>),<br />
La cartografia archeologica. Problemi e prospettive. Atti del convegno internazionale<br />
Pisa, 21-22 marzo 1988, Pisa 1989, pp. 25-37.<br />
• AZZENA 1992 = AZZENA G., Tecnologie cartografiche avanzate applicate alla<br />
topografia antica in BERNARDI M. (a cura <strong>di</strong>), <strong>Archeologia</strong> del paesaggio, IV Ciclo <strong>di</strong><br />
Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 14-26<br />
gennaio 1991, Firenze 1992, pp. 747-765.<br />
• AZZENA-TASCIO 1996 = AZZENA G., TASCIO E., Il Sistema Informativo<br />
Territoriale per la Carta Archeologica d’Italia, Roma 1996.<br />
• AZZENA 1997 = AZZENA G., Questioni terminologiche – e <strong>di</strong> merito – sui GIS<br />
in archeologia in GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi Informativi e reti geografiche in<br />
archeologia: GIS e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>.<br />
Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995, Firenze 1997, pp. 33-43.<br />
• AZZENA 2001 = AZZENA G., Carta Archeologica d’Italia – Forma Italiae, in<br />
GUERMANDI M. P. (a cura <strong>di</strong>), Rischio <strong>archeologico</strong>: se lo conosci lo eviti, Atti del<br />
convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su cartografia archeologica e tutela del territorio. Ferrara, 24-25 marzo<br />
2000, Firenze 2001, pp. 225-227.<br />
• CARDARELLI-CATTANI et alii 2001 = CARDARELLI A., CATTANI M.,<br />
LABATE D., PELLEGRINI S., Il sistema MUTINA: esperienze ed evoluzione in<br />
GUERMANDI M. P. (a cura <strong>di</strong>), Rischio <strong>archeologico</strong>: se lo conosci lo eviti, Atti del<br />
convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su cartografia archeologica e tutela del territorio. Ferrara, 24-25 marzo<br />
2000, Firenze 2001, pp. 200-210.<br />
• CATTANI 1997 = CATTANI M. GIS e Carta archeologica della provincia <strong>di</strong><br />
Modena, in GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi Informativi e reti geografiche in<br />
archeologia: GIS e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>.<br />
Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995, Firenze 1997, pp. 113-134.<br />
• FAVRETTO 2000 = FAVRETTO A., Nuovi strumenti per l’analisi geografica i<br />
G.I.S., Bologna 2000.<br />
• FONDELLI 2000 = FONDELLI M., Cartografia numerica I. Appunti delle lezioni<br />
integrati da complementi <strong>di</strong> teoria, esercitazioni, bibliografia e glossario, Bologna<br />
2000.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 76
• FORTE-CAMPANA 2001a = FORTE M., CAMPANA S., Remote Sensing in<br />
archaeology, XI Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca Applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong><br />
Pontignano (Siena), 6-11 <strong>di</strong>cembre 1999, Firenze 2001.<br />
• FRANCOVICH 1999 = FRANCOVICH R., <strong>Archeologia</strong> me<strong>di</strong>evale e informatica:<br />
<strong>di</strong>eci anni dopo in “<strong>Archeologia</strong> e Calcolatori”, X (1999), pp.45-61.<br />
• FRANCOVICH-VALENTI 2001 = FRANCOVICH R., VALENTI M.,<br />
Cartografia archeologica, indagini sul campo e informatizzazione. Il contributo senese<br />
alla conoscenza ed alla gestione della risorsa culturale del territorio, in<br />
FRANCOVICH R., PASQUINUCCI M., PELLICANO’ A. (a cura <strong>di</strong>), La carta<br />
archeologica fra ricerca e pianificazione territoriale, Atti del Seminario <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />
organizzato dalla Regione Toscana Dipartimento delle Politiche Formative e dei Beni<br />
Culturali, Firenze 6-7 maggio 1999, Firenze 2001, pp. 83-116.<br />
• FRONZA 2001 = FRONZA V., Database Management. Dispense per le lezioni <strong>di</strong><br />
Informatica applicata – modulo avanzato. Laboratorio <strong>di</strong> Informatica 2. Anno<br />
accademico 2001-2002.<br />
• http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/INSEGNAMENTO/home.html<br />
• GLOSSARIO MONDOGIS = http://www.mondogis.it/corso/gis/glossario.pdf<br />
• GUERMANDI 1997 = GUERMANDI M. P., Tutela del patrimonio <strong>archeologico</strong><br />
e <strong>di</strong>ffusione delle informazioni: l’uso <strong>di</strong> GIS e Internet nelle attività dell’Istituto per i<br />
Beni Culturali della Regione Emilia Romagna in GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi<br />
Informativi e reti geografiche in archeologia: GIS e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla<br />
Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995,<br />
Firenze 1997, pp. 137-160.<br />
• KVAMME-NIGRO et alii 2002 = KVAMME K.L., NIGRO J.D. et alii, The<br />
creation and potential Application of a 3-Dimensional GIS for the Early Hominin Site of<br />
Swartkrans, South Africa, in BURENHULT G., ARVIDSSON J. (ed.), Archaeological<br />
Informatics: Pushing the Envelope CAA 2001, Procee<strong>di</strong>ngs of the 29 th Conference,<br />
Gotland (Sweden), April 2001, Oxford 2002, pp. 113-124.<br />
• NARDINI 1999 = NARDINI A., L’incastellamento nel territorio <strong>di</strong> Chius<strong>di</strong>no<br />
(Siena) tra X e XI secolo. I casi <strong>di</strong> Miranduolo e Serena, in “<strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale”,<br />
XXVI (1999), pp. 339-351.<br />
• NARDINI 2001a = NARDINI A., Carta Archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena,<br />
volume IV, Chius<strong>di</strong>no, Siena 2001.<br />
• NARDINI 2001b = NARDINI A., Tecnologia GIS. Dispense per le lezioni <strong>di</strong><br />
Informatica applicata – modulo avanzato. Laboratorio <strong>di</strong> Informatica 2. Anno<br />
accademico 2001-2002.<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/INSEGNAMENTO/home.html.<br />
• NARDINI-VALENTI 2003 = NARDINI A., VALENTI M., Il castello <strong>di</strong><br />
Mirandolo (Chius<strong>di</strong>no, SI). Campagne <strong>di</strong> scavo 2001-2002, in III Congresso Nazionale<br />
<strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale, FIORILLO R., PEDUTO P. (a cura <strong>di</strong>), Salerno, 2-5 ottobre<br />
2003, Firenze 2003, pp.487-495.<br />
• REGIONE TOSCANA 1996 = Regione Toscana – Giunta regionale –<br />
Dipartimento politiche del territorio, dei trasporti e delle infrastrutture, Verso il Sistema<br />
Informativo Territoriale della Regione Toscana: gli archivi numerici dei dati, Firenze<br />
1996.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 77
• SCHENONE 1997 = SCHENONE C., Sistemi Informativi Territoriali. Strumenti<br />
GIS nella gestione e pianificazione del territorio, Bresso (MI) 1997.<br />
• SECONDINI 1988 = SECONDINI P., Tecnologie dell’informazione per la<br />
conoscenza del territorio e dell’ambiente in La conoscenza del territorio e<br />
dell’ambiente, Milano 1988, pp. 23-47.<br />
• SELVINI-GUZZETTI 1999 = SELVINI A., GUZZETTI F., Cartografia generale:<br />
tematica e numerica, Torino, 1999.<br />
• SOMMELLA 1989 = SOMMELLA P., “Forma Italiae”: un progetto scientifico e<br />
uno strumento operativo in PASQUINUCCI M., MENCHELLI S. (a cura <strong>di</strong>), La<br />
cartografia archeologica. Problemi e prospettive. Atti del convegno internazionale Pisa,<br />
21-22 marzo 1988, Pisa 1989, pp. 15-24.<br />
• SOMMELLA-AZZENA-TASCIO 1990 = SOMMELLA P., AZZENA G.,<br />
TASCIO E., Informatica e topografia storica: cinque anni d’esperienza su un secolo <strong>di</strong><br />
tra<strong>di</strong>zione in “<strong>Archeologia</strong> e calcolatori”, I (1990), pp. 211-236.<br />
• SOMMELLA 1992 = SOMMELLA P., Carta Archeologica d’Italia (Forma<br />
Italiae). Esperienze a confronto. In BERNARDI M. (a cura <strong>di</strong>), <strong>Archeologia</strong> del<br />
paesaggio, IV Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong><br />
Pontignano (Siena), 14-26 gennaio 1991, Firenze 1992, pp. 797-801.<br />
• VALENTI 1998a = VALENTI M., La gestione informatica del dato; percorsi ed<br />
evoluzioni nell'attività della cattedra <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale del Dipartimento <strong>di</strong><br />
<strong>Archeologia</strong> e Storia delle Arti - Sezione archeologica dell'Università <strong>di</strong> Siena, in<br />
“<strong>Archeologia</strong> e Calcolatori”, IX (1998), pp. 305-329.<br />
• VALENTI et alii 2001 = FRONZA V., NARDINI A., SALZOTTI F., VALENTI<br />
M., A GIS solution for excavation: experience of the Siena University LIAAM in<br />
STANCIC Z., VELJANOVSKI T. (a cura <strong>di</strong>), Computing Archaeology for<br />
Understan<strong>di</strong>ng the Past – CAA 2000 - Computer Applications and Quantitative Methods<br />
in Archaeology. Procee<strong>di</strong>ngs of the 28° Conference, Ljubljana, April 2000, Oxford<br />
2001.<br />
• VALENTI-ISABELLA-SALZOTTI 2001 = VALENTI M., ISABELLA L.,<br />
SALZOTTI F., L’esperienza dell’insegnamento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale nel campo<br />
dell’informatica applicata, in DE MARCHI M., SCUDELLARI M., ZAVAGLIA A. (a<br />
cura <strong>di</strong>), Lo spessore storico in urbanistica. Giornata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, Milano 1 Ottobre 1999,<br />
Mantova 20<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 78
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE PER ARGOMENTI<br />
Cartografia archeologica<br />
• AZZENA G., La cartografia archeologica tra tematismo e topografia: una<br />
scelta <strong>di</strong> metodo in PASQUINUCCI M., MENCHELLI S. (a cura <strong>di</strong>), La cartografia<br />
archeologica. Problemi e prospettive. Atti del convegno internazionale Pisa, 21-22<br />
marzo 1988, Pisa 1989, pp. 25-37.<br />
• AZZENA G., Tecnologie cartografiche avanzate applicate alla topografia<br />
antica in BERNARDI M. (a cura <strong>di</strong>), <strong>Archeologia</strong> del paesaggio, IV Ciclo <strong>di</strong> Lezioni<br />
sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 14-26 gennaio<br />
1991, Firenze 1992, pp. 747-765.<br />
• CAMBI F.,TERRENATO N., Introduzione all’archeologia dei paesaggi, Roma<br />
1994.<br />
• F. CAMBI, <strong>Archeologia</strong> dei paesaggi antichi: fonti e <strong>di</strong>agnostica, Roma 2003.<br />
• FRANCOVICH R., PASQUINUCCI M., PELLICANO’ A. (a cura <strong>di</strong>), La<br />
carta archeologica fra ricerca e pianificazione territoriale, Atti del Seminario <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />
organizzato dalla Regione Toscana Dipartimento delle Politiche Formative e dei Beni<br />
Culturali, Firenze 6-7 maggio 1999, Firenze 2001.<br />
• FRANCOVICH R., VALENTI M., Cartografia archeologica, indagini sul<br />
campo e informatizzazione. Il contributo senese alla conoscenza ed alla gestione della<br />
risorsa culturale del territorio, in FRANCOVICH R., PASQUINUCCI M.,<br />
PELLICANO’ A. (a cura <strong>di</strong>), La carta archeologica fra ricerca e pianificazione<br />
territoriale, Atti del Seminario <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> organizzato dalla Regione Toscana Dipartimento<br />
delle Politiche Formative e dei Beni Culturali, Firenze 6-7 maggio 1999, Firenze 2001,<br />
pp. 83-116.<br />
• NARDINI A., Carta Archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena, volume IV,<br />
Chius<strong>di</strong>no, Siena 2001.<br />
• SOMMELLA P., “Forma Italiae”: un progetto scientifico e uno strumento<br />
operativo in PASQUINUCCI M., MENCHELLI S. (a cura <strong>di</strong>), La cartografia<br />
archeologica. Problemi e prospettive. Atti del convegno internazionale Pisa, 21-22<br />
marzo 1988, Pisa 1989, pp. 15-24.<br />
• VALENTI M., Alcune considerazioni ed esperienze nel riconoscimento dei siti<br />
archeologici, in PASQUINUCCI M., MENCHELLI S. (a cura <strong>di</strong>), La cartografia<br />
archeologica. Problemi e prospettive. Atti del convegno internazionale Pisa, 21-22<br />
marzo 1988, Pisa 1989, pp. 54-65.<br />
• VALENTI M., Cartografia archeologica e ricognizione <strong>di</strong> superficie. Proposte<br />
metodologiche e progettazione dell'indagine, Siena 1989.<br />
• VALENTI M., Carta archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena, Vol. I, Il Chianti<br />
senese (Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti, Radda in<br />
Chianti), Siena 1995.<br />
• VALENTI M., Carta Archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena, Volume III, La<br />
Valdelsa (Comuni <strong>di</strong> Colle Val d’Elsa e Poggibonsi), Siena 1999.<br />
Per un approfon<strong>di</strong>mento sull’esperienza senese si rimanda all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 79
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/CARTOGRAFIA/home.html<br />
e ai contributi scaricabili a partire dall’in<strong>di</strong>rizzo:<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html<br />
(sezioni “Carta Archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena” e “Cartografia archeologica”)<br />
Cartografia generale<br />
• ABBATE G., Fondamenti <strong>di</strong> cartografia urbanistica in Enciclope<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
urbanistica e rappresentazione territoriale, VIII, Milano 1984, pp. 479-480.<br />
• BEZOARI G., SELVINI A., Manuale <strong>di</strong> topografia moderna, Milano 1996.<br />
• BEZOARI G., MONTI C., SELVINI A., Cartografia generale tematica e<br />
numerica, Milano 1999.<br />
• BEZOARI G., MONTI C., SELVINI A., Misura e rappresentazione, Milano<br />
2001.<br />
• MONTI C., PINTO L., Trattamento dei dati topografici e cartografici, Milano<br />
2002.<br />
• SELVINI A., GUZZETTI F., Cartografia generale: tematica e numerica,<br />
Torino, 1999.<br />
Una ricca bibliografia sull’argomento, comprensiva <strong>di</strong> <strong>di</strong>spense <strong>di</strong> corsi universitari e <strong>di</strong><br />
riferimenti a siti internet de<strong>di</strong>cati è consultabile all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />
http://circe.iuav.it/~gue_web/guerra_index_file/guerra_carto_biblio.htm<br />
Disegno <strong>archeologico</strong><br />
• GIULIANI C.F., <strong>Archeologia</strong> e documentazione grafica, Roma 1976.<br />
• MEDRI M., Disegnare sullo scavo, in CARANDINI A., Storie dalla terra.<br />
Manuale dello scavo <strong>archeologico</strong>, Bari 1981, pp. 334 sgg.<br />
• MEDRI M., La pianta composita nella documentazione e nell’interpretazione<br />
dello scavo, in FRANCOVICH R., PARENTI R. Architettura e restauro dei monumenti,<br />
Firenze 1988, pp. 305 sgg.<br />
• MEDRI M., Manuale <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> <strong>archeologico</strong>, Roma-Bari 2003.<br />
• PARENTI R., Le tecniche <strong>di</strong> documentazione per una lettura stratigrafica<br />
dell’elevato, in FRANCOVICH R., PARENTI R. Architettura e restauro dei<br />
monumenti, Firenze 1988, pp. 249 sgg.<br />
GIS <strong>archeologico</strong> (territorio e scavo)<br />
• AZZENA G., TASCIO E., Il Sistema Informativo Territoriale per la Carta<br />
Archeologica d’Italia, Roma 1996.<br />
• AZZENA G., Questioni terminologiche – e <strong>di</strong> merito – sui GIS in archeologia<br />
in GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi Informativi e reti geografiche in archeologia:<br />
GIS e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong><br />
Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995, Firenze 1997, pp. 33-43.<br />
• AZZENA G., Carta Archeologica d’Italia – Forma Italiae, in GUERMANDI<br />
M. P. (a cura <strong>di</strong>), Rischio <strong>archeologico</strong>: se lo conosci lo eviti, Atti del convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong><br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 80
su cartografia archeologica e tutela del territorio. Ferrara, 24-25 marzo 2000, Firenze<br />
2001, pp. 225-227.<br />
• CARDARELLI A., CATTANI M., LABATE D., PELLEGRINI S., Il sistema<br />
MUTINA: esperienze ed evoluzione in GUERMANDI M. P. (a cura <strong>di</strong>), Rischio<br />
<strong>archeologico</strong>: se lo conosci lo eviti, Atti del convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su cartografia<br />
archeologica e tutela del territorio. Ferrara, 24-25 marzo 2000, Firenze 2001, pp. 200-<br />
210.<br />
• CATTANI M. GIS e Carta archeologica della provincia <strong>di</strong> Modena, in<br />
GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi Informativi e reti geografiche in archeologia: GIS<br />
e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong><br />
Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995, Firenze 1997, pp. 113-134.<br />
• FORTE M., I Sistemi Informativi Geografici in archeologia, Roma 2002.<br />
• FRONZA V., NARDINI A., SALZOTTI F., VALENTI M., A GIS solution for<br />
excavation: experience of the Siena University LIAAM in STANCIC Z.,<br />
VELJANOVSKI T. (a cura <strong>di</strong>), Computing Archaeology for Understan<strong>di</strong>ng the Past –<br />
CAA 2000 - Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology.<br />
Procee<strong>di</strong>ngs of the 28° Conference, Ljubljana, April 2000, Oxford 2001.<br />
• GAFFNEY V., STANCIC Z., GIS approaches to regional analysis: A case<br />
study of the island of Hvar, Ljubljana 1996.<br />
• GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi Informativi e reti geografiche in<br />
archeologia: GIS e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>.<br />
Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995, Firenze 1997.<br />
• GUERMANDI M. P., Tutela del patrimonio <strong>archeologico</strong> e <strong>di</strong>ffusione delle<br />
informazioni: l’uso <strong>di</strong> GIS e Internet nelle attività dell’Istituto per i Beni Culturali della<br />
Regione Emilia Romagna in GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi Informativi e reti<br />
geografiche in archeologia: GIS e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata<br />
in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995, Firenze 1997, pp.<br />
137-160.<br />
• KVAMME K.L., NIGRO J.D. et alii, The creation and potential Application of<br />
a 3-Dimensional GIS for the Early Hominin Site of Swartkrans, South Africa, in<br />
BURENHULT G., ARVIDSSON J. (ed.), Archaeological Informatics: Pushing the<br />
Envelope CAA 2001, Procee<strong>di</strong>ngs of the 29 th Conference, Gotland (Sweden), April<br />
2001, Oxford 2002, pp. 113-124.<br />
• LOCK G., STANCIC Z. (ed.), Archaeology and Geographical Information<br />
Systems: A European Perspective, London 1995.<br />
• NARDINI A., La piattaforma GIS dello scavo <strong>di</strong> Poggio Imperiale a<br />
Poggibonsi (Insegnamento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale dell’Università <strong>di</strong> Siena). Dalla<br />
creazione del modello dei dati alla loro lettura in “<strong>Archeologia</strong> e Calcolatori”, XI<br />
(2000), Atti del I Convegno Nazionale <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Computazionale, Napoli 5-6<br />
febbraio 1999, pp. 111-123.<br />
• NARDINI A., SALVADORI F., La piattaforma GIS dello scavo e i modelli<br />
<strong>di</strong>stributivi <strong>di</strong> manufatti e reperti osteologici animali in BROGIOLO G.P. (a cura <strong>di</strong>), II<br />
Congresso Nazionale <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale. Brescia, 28 settembre – 1 ottobre 2000,<br />
Firenze 2000, pp. 37-45.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 81
• NARDINI A., Tecnologia GIS. Dispense per le lezioni <strong>di</strong> Informatica applicata<br />
– modulo avanzato. Laboratorio <strong>di</strong> Informatica 2. Anno accademico 2001-2002.<br />
C o n t r i b u t o s c a r i c a b i l e :<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/INSEGNAMENTO/home.html.<br />
• NARDINI A., Il modello dati nell’applicazione GIS dello scavo (l’esperienza<br />
senese). Workshop sul GIS <strong>di</strong> scavo, Siena, 6 giugno 2001, contributo scaricabile<br />
all’in<strong>di</strong>rizzo: http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/INFO.html<br />
• SALZOTTI F., VALENTI M., Digital Maps for the Study of Me<strong>di</strong>eval<br />
Landscapes, in CAA 2002, Heraklion, 2-6 April 2002, c.s.<br />
Contributo scaricabile all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/INFO.html.<br />
• SOMMELLA P., AZZENA G., TASCIO E., Informatica e topografia storica:<br />
cinque anni d’esperienza su un secolo <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione in “<strong>Archeologia</strong> e calcolatori”, I<br />
(1990), pp. 211-236.<br />
• VALENTI M., Carta Archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena, Volume III, La<br />
Valdelsa (Comuni <strong>di</strong> Colle Val d’Elsa e Poggibonsi), Siena 1999.<br />
Per un approfon<strong>di</strong>mento sull’argomento si rimanda ai link segnalati agli in<strong>di</strong>rizzi:<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/LINK/MOTOAC.html (sezione “GIS”);<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/LABORATORIO/home.html (Sezioni<br />
“GIS del territorio”; “GIS <strong>di</strong> scavo”; “Workshop GIS <strong>di</strong> scavo” e “Piattaforme GIS <strong>di</strong><br />
scavo).<br />
E ai vari contributi scaricabili agli in<strong>di</strong>rizzi:<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html<br />
(sezione “<strong>Archeologia</strong> e Informatica”);<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/LABORATORIO/home.html<br />
(sezione “Contributi scaricabili”).<br />
GIS e cartografia numerica<br />
• AZZARI M., Note introduttive in MORI G., BONCOMPAGNI A.,<br />
Introduzione ai Sistemi Informativi Geografici, Firenze 1996, pp. IV-XXIV.<br />
• BIALLO G., Introduzione ai Sistemi Informativi Geografici, Roma 2002.<br />
• FAVRETTO A., Nuovi strumenti per l’analisi geografica i G.I.S., Bologna<br />
2000.<br />
• FONDELLI M., Cartografia numerica I. Appunti delle lezioni integrati da<br />
complementi <strong>di</strong> teoria, esercitazioni, bibliografia e glossario, Bologna 2000.<br />
• PEVERIERI G., GIS strumenti per la gestione del territorio, Milano, 1995.<br />
• SCHENONE C., Sistemi Informativi Territoriali. Strumenti GIS nella gestione<br />
e pianificazione del territorio, Bresso (MI) 1997.<br />
Di seguito vengono proposti una serie <strong>di</strong> link <strong>di</strong> corsi <strong>di</strong> GIS e cartografia numerica<br />
consultabili a partire dai seguenti in<strong>di</strong>rizzi internet:<br />
• http://geomatica.ing.unico.it/cgi-bin/corsi.cgi?pag=corsoGIS<br />
• http://geomatica.ing.unico.it/corsi/cartografialaurea/index.html<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 82
• http://brezza.iuav.it/~hedorfer/dgc-ITA.html<br />
• http://www.ac-cad.it/gis/gissuinternet/GISsuInternet.htm<br />
• http://www.mondogis.it/corso/gis/glossario.pdf<br />
GPS<br />
• GABRIELLI R., Introduzione all’uso dei GPS in archeologia in FORTE M.,<br />
CAMPANA S., Remote Sensing in archaeology, XI Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca<br />
Applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 6-11 <strong>di</strong>cembre 1999, Firenze<br />
2001, pp. 329-354.<br />
• MANZONI G., I meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> topografico appoggiati a satelliti impiegati<br />
per la cartografia archeologica, in ZACCARIA C. (a cura <strong>di</strong>), <strong>Archeologia</strong> senza scavo.<br />
Nuovi meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> indagine per la conoscenza del territorio antico, “Antichità<br />
Altoadriatiche”, 45, Trieste 1999, pp. 173-179.<br />
Informatica applicata all’archeologia<br />
• BURENHULT G., ARVIDSSON J. (ed.), Archaeological Informatics: Pushing<br />
the Envelope - CAA 2001 - Computer Applications and Quantitative Methods in<br />
Archaeology, Procee<strong>di</strong>ngs of the 29° Conference, Gotland (Sweden), April 2001,<br />
Oxford 2002.<br />
• DOERR M., SARRIS A. (ed.), The Digital Heritage of Archaeology – CAA<br />
2002 - Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology. Procee<strong>di</strong>ngs<br />
of 30° Conference, Heraklion - Crete (Greece), April 2002, Oxford 2003.<br />
• FRANCOVICH R., <strong>Archeologia</strong> me<strong>di</strong>evale e informatica: <strong>di</strong>eci anni dopo in<br />
“<strong>Archeologia</strong> e Calcolatori”, X (1999), pp.45-61.<br />
• FRONZA V., Database Management. Dispense per le lezioni <strong>di</strong> Informatica<br />
applicata – modulo avanzato. Laboratorio <strong>di</strong> Informatica 2. Anno accademico 2001-<br />
2002. http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/INSEGNAMENTO/home.html<br />
• NARDINI A., Tecnologia GIS. Dispense per le lezioni <strong>di</strong> Informatica applicata<br />
– modulo avanzato. Laboratorio <strong>di</strong> Informatica 2. Anno accademico 2001-2002.<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/INSEGNAMENTO/home.html.<br />
• STANCIC Z., VELJANOVSKI T. (ed.), Computing Archaeology for<br />
Understan<strong>di</strong>ng the Past – CAA 2000 - Computer Applicatins and Quantitative Methods<br />
in Archaeology. Procee<strong>di</strong>ngs of the 28° Conference, Ljubljana, April 2000, Oxford<br />
2001.<br />
• VALENTI M., La gestione informatica del dato; percorsi ed evoluzioni<br />
nell'attività della cattedra <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale del Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> e<br />
Storia delle Arti - Sezione archeologica dell'Università <strong>di</strong> Siena, in “<strong>Archeologia</strong> e<br />
Calcolatori”, IX (1998), pp. 305-329.<br />
• VALENTI M., ISABELLA L., SALZOTTI F., L’esperienza dell’insegnamento<br />
<strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale nel campo dell’informatica applicata, in DE MARCHI M.,<br />
SCUDELLARI M., ZAVAGLIA A. (a cura <strong>di</strong>), Lo spessore storico in urbanistica.<br />
Giornata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, Milano 1 Ottobre 1999, Mantova 2001, pp. 31-64.<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 83
Per un approfon<strong>di</strong>mento sull’argomento si consiglia la consultazione degli articoli del<br />
L I A A M a l l ’ i n d i r i z z o :<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html nella sezione<br />
“<strong>Archeologia</strong> ed Informatica”<br />
Remote sensing<br />
• BURENHULT G. (ed.), Remote sensing. Applied techniques for the study of<br />
cultural resources and the localization, identification and documentation of sub-surface<br />
prehistoric remains in Swe<strong>di</strong>sh archaeology. Volume I: Osteo-anthropological,<br />
economic, environmental and technical analyses, Stockholm 1997.<br />
• CAMPANA S., <strong>Archeologia</strong> e remote sensing: geografia dei servizi e delle<br />
risorse in Internet in FORTE M., CAMPANA S., Remote Sensing in archaeology, XI<br />
Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca Applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena),<br />
6-11 <strong>di</strong>cembre 1999, Firenze 2001, pp. 73-94.<br />
• CAMPANA S., PRANZINI E., Il telerilevamento in archeologia in FORTE<br />
M., CAMPANA S., Remote Sensing in archaeology, XI Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca<br />
Applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 6-11 <strong>di</strong>cembre 1999, Firenze<br />
2001, pp. 17-62.<br />
• CAMPANA S., Ikonos-2 multispectral satellite imagery to the study of<br />
archaeological landscapes: An integrated multi-sensor approach in combination with<br />
“tra<strong>di</strong>tional” methods. Contributo consulatabile all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html<br />
• CAMPANA S., High resolution satellite imagery: a new source of information<br />
to the archaeological study of Italian landscapes? Case study of Tuscany.<br />
Contributo consulatabile all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html<br />
• CAMPANA S., FRANCOVICH R., Landscape Archaeology in Tuscany:<br />
Cultural resource management, remotely sensed techniques, GIS based data integration<br />
and interpretation. Contributo consulatabile all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html<br />
• FORTE M., CAMPANA S., Remote Sensing in archaeology, XI Ciclo <strong>di</strong><br />
Lezioni sulla Ricerca Applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 6-11<br />
<strong>di</strong>cembre 1999, Firenze 2001.<br />
• PASQUINUCCI M., TRÉMENT F. (ed.), Non-Destructive Techniques Applied<br />
to Landscape Archaeology, Oxford 2000.<br />
• TRÉMENT F., L’apport des méthodes non-destructive à l’analyse des sites<br />
archéologiques: le point de vue de l’archéologue, in PASQUINUCCI-TRÉMENT 2000<br />
= PASQUINUCCI M., TRÉMENT F. (ed.), Non-Destructive Techniques Applied to<br />
Landscape Archaeology, Oxford 2000, pp. 1-14.<br />
Per un approfon<strong>di</strong>mento sull’argomento si rimanda ai link segnalati all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/REMOTESENS/REMOTE.html<br />
E ai contributi scaricabili a partire dall’in<strong>di</strong>rizzo:<br />
http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 84
(sezione “<strong>Archeologia</strong> e Informatica”)<br />
A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 85