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disegno e rilievo archeologico - Portale di Archeologia Medievale

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Anno Accademico 2003-2004 Prof. Giuseppe Bartolini<br />

Prof. Federico Salzotti<br />

DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO<br />

MEDIANTE STRUMENTAZIONE<br />

INFORMATICA<br />

CORSO DI LAUREA IN CONSERVAZIONE, GESTIONE E<br />

COMUNICAZIONE DEI BENI ARCHEOLOGICI<br />

SEDE DI GROSSETO


INDICE<br />

1. OPPORTUNITÀ, OBIETTIVI E PROBLEMATICHE NELLA GESTIONE<br />

DEI DATI ARCHEOLOGICI ATTRAVERSO LO STRUMENTO<br />

INFORMATICO<br />

2. LO STRUMENTO GIS (GEOGRAPHICAL INFORMATION SYSTEM)<br />

• IL GIS IN ARCHEOLOGIA<br />

• PREROGATIVE E CARATTERISTICHE DEI GIS<br />

STRUTTURA DEI GIS<br />

PRINCIPALI APPLICAZIONI DEI GIS<br />

1) Applicazioni per la redazione <strong>di</strong> cartografia numerica<br />

2) Applicazioni per la monitorizzazione <strong>di</strong> valori o elementi<br />

3) Applicazioni per la gestione degli spazi geografici, antropici, economici e produttivi<br />

e per la gestione dei dati rilevati sul territorio<br />

FUNZIONI OPERATIVE DELLO STRUMENTO GIS<br />

1) Funzioni <strong>di</strong> acquisizione dei dati<br />

2) Funzioni <strong>di</strong> correzione e trasformazione della geometria dei dati grafici<br />

3) Funzioni <strong>di</strong> manipolazione ed analisi dei dati<br />

4) Funzioni <strong>di</strong> visualizzazione e presentazione dei dati<br />

3. LA CARTOGRAFIA NUMERICA<br />

• LE TIPOLOGIE DEI DATI<br />

• LE STRUTTURE DEI DATI<br />

La struttura raster<br />

La struttura vettoriale<br />

• L’ACQUISIZIONE DEI DATI E I PROCEDIMENTI DI GEOREFERENZIAZIONE DEI DATI ANALOGICI<br />

CONVERTITI IN DIGITALE<br />

Approfon<strong>di</strong>mento 3.a: il DTM<br />

Approfon<strong>di</strong>mento 3b: la cartografia tri<strong>di</strong>mensionale: proprietà e limiti nella sua attuale fruizione<br />

4. LE BASI CARTOGRAFICHE<br />

• LA CARTOGRAFIA IGM<br />

• LA CARTOGRAFIA TECNICA REGIONALE (CTR)<br />

• LA CARTOGRAFIA CATASTALE<br />

• LA CARTOGRAFIA ORTOFOTOGRAFICA<br />

• LA CARTOGRAFIA TEMATICA<br />

5. LA SCELTA DELLE SCALE DI RAPPRESENTAZIONE<br />

6. METODI E STRUMENTI DI RILEVAMENTO PER LA REDAZIONE DI NUOVA<br />

CARTOGRAFIA<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 2


6A. IL RILEVAMENTO TOPOGRAFICO NUMERICO MEDIANTE STAZIONE<br />

TOTALE: LA CELERIMENSURA<br />

• LA POLIGONAZIONE<br />

• LA POTHENOT<br />

• L’APERTURA A TERRA<br />

• L’ORIENTAMENTO SU DUE PUNTI FISSI<br />

6B. IL RILIEVO FOTOGRAMMETRICO<br />

• LA FOTOGRAFIA: CONSIDERAZIONI GENERALI<br />

Gli obiettivi e le <strong>di</strong>storsioni<br />

Le tecniche <strong>di</strong> ripresa<br />

L’inquadratura<br />

L’esposizione<br />

La profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo<br />

Archiviazione delle immagini<br />

Annotazione<br />

Catalogo<br />

Conservazione<br />

• LA FOTOGRAFIA COME MEZZO AUSILIARIO ALLE OPERAZIONI DI RILEVAMENTO<br />

• LA FOTOGRAFIA PER IL RILIEVO METRICO<br />

• IL RILIEVO TRAMITE RADDRIZZAMENTO FOTOGRAFICO<br />

Ripresa fotografica<br />

Composizione <strong>di</strong> fotomosaici<br />

Le immagini dalla fotocamera al computer<br />

Il <strong>rilievo</strong> dei punti <strong>di</strong> attacco<br />

Trattamento dei dati del <strong>rilievo</strong><br />

Sovrapposizione dei dati raster dei fotogrammi e dei dati numerico-vettoriali delle<br />

coor<strong>di</strong>nate dei punti <strong>di</strong> attacco: il fotoraddrizzamento<br />

La ricomposizione del fotomosaico e alcune applicazioni possibili<br />

6C. IL SISTEMA DI POSIZIONAMENTO GLOBALE SATELLITARE (GPS)<br />

6D. LA FOTOINTERPRETAZIONE<br />

6E. LE INNOVATIVE TECNICHE DI LASER SCANNING PER IL RILIEVO<br />

TRIDIMENSIONALE DI REPERTI, SCAVI, MONUMENTI ARCHITETTONICI E PER<br />

LA PRODUZIONE DI MODELLI DIGITALI DELLA SUPERFICIE<br />

7. LA GEOREFERENZIAZIONE DEI DATI: TIPOLOGIA ED AFFIDABILITÀ DELLA<br />

RAPPRESENTAZIONE<br />

• TIPOLOGIE GRAFICHE<br />

• CRITERI DI GEOREFERENZIAZIONE<br />

• GRADO DI AFFIDABILITÀ DELLE LOCALIZZAZIONI CARTOGRAFICHE DELLE EMERGENZE<br />

8. LA PRODUZIONE DI NUOVA CARTOGRAFIA PER L’ANALISI INTEGRATA DI<br />

UN COMPRENSORIO STORICO: IL CASO DI CHIUSDINO<br />

9. BIBLIOGRAFIA<br />

• BIBLIOGRAFIA<br />

• BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE PER ARGOMENTI<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 3


1. OPPORTUNITÀ, OBIETTIVI E PROBLEMATICHE<br />

NELLA GESTIONE DEI DATI ARCHEOLOGICI<br />

ATTRAVERSO LO STRUMENTO INFORMATICO<br />

L’affermazione dell’informatica nei processi <strong>di</strong> gestione dei dati archeologici è<br />

stata piuttosto lenta e <strong>di</strong>fficoltosa, soprattutto in ambito italiano. Fra i principali motivi<br />

del ritardo accumulato rispetto ad altre scuole (principalmente quelle statunitensi e<br />

britanniche ma, in parte anche quelle slovene e francesi) possiamo citare la prolungata<br />

ed ostinata <strong>di</strong>ffidenza della comunità archeologica italiana nell’adozione dello strumento<br />

informatico. Tale ritardo si è manifestato con particolare evidenza soprattutto<br />

nell’approccio ai sistemi GIS, dei quali ancora oggi non tutti hanno percepito con<br />

chiarezza le potenzialità e le reali possibilità d’applicazione. Un altro freno è costituito<br />

dalla mancanza, sul mercato, <strong>di</strong> softwares appositamente concepiti per l’archeologia. E’<br />

stata necessaria una lunga fase <strong>di</strong> sperimentazione e <strong>di</strong> verifica dei vari programmi,<br />

mirata alla scelta <strong>di</strong> quelli ritenuti più funzionali alle esigenze della ricerca. Alcuni<br />

gruppi <strong>di</strong> lavoro sono andati oltre la semplice adozione <strong>di</strong> un applicativo specifico,<br />

sforzandosi <strong>di</strong> progettare sistemi che integrassero più architetture software, me<strong>di</strong>ante i<br />

quali controllare l’intero processo <strong>di</strong> catastazione e gestione dell’informazione. Si tratta<br />

della costruzione (attraverso programmazione) <strong>di</strong> sistemi GIS, basati principalmente<br />

sull’integrazione fra programmi d’archiviazione (alfanumerica e in alcuni casi<br />

multime<strong>di</strong>ale) e piattaforme GIS. Il LIAAM (Laboratorio <strong>di</strong> Informatica Applicata<br />

all’<strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale), gruppo <strong>di</strong> lavoro sviluppatosi in seno all’area <strong>di</strong><br />

<strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale (Prof. Riccardo Francovich e Prof. Marco Valenti)<br />

dell’Università <strong>di</strong> Siena, ha adottato questa soluzione. Nello specifico, è stato concepito<br />

e costantemente sviluppato negli anni un sistema <strong>di</strong> gestione e <strong>di</strong> interrogazione dei dati<br />

denominato OpenArcheo. Quest’ultimo può essere definito come il “prototipo <strong>di</strong> un<br />

sistema integrato ed aperto per la gestione del dato <strong>archeologico</strong> che, tramite<br />

un’interfaccia semplice, permette <strong>di</strong> collegare vari tipi <strong>di</strong> dati (cartografici, planimetrici,<br />

alfanumerici, grafici, multime<strong>di</strong>ali, ecc.) in modo multi<strong>di</strong>rezionale fra le <strong>di</strong>verse<br />

applicazioni usate” 1 . Come già accennato, la costruzione <strong>di</strong> simili soluzioni richiede<br />

avanzate competenze informatiche, in particolare conoscenza approfon<strong>di</strong>ta degli<br />

applicativi in questione e dei linguaggi <strong>di</strong> programmazione. E’ importante che siano gli<br />

stessi archeologi ad acquisire il know-how richiesto per la creazione <strong>di</strong> sistemi ad hoc;<br />

solo in questo modo, infatti, potranno sfruttare al meglio i programmi utilizzati,<br />

1 FRANCOVICH-VALENTI 2001, p. 109. Per una esauriente descrizione del sistema OpenArcheo si<br />

rimanda a VALENTI 1998a, p. 312 e pp. 326-328; FRANCOVICH-VALENTI 2001, pp. 109-114;<br />

VALENTI-ISABELLA-SALZOTTI 2001, pp. 37-41 e VALENTI et alii 2001. E’ inoltre <strong>di</strong>sponibile in<br />

rete una sezione de<strong>di</strong>cata, consultabile a partire dall’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it.NewPages/LABORATORIO/home.html.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 4


piegandoli alle proprie esigenze. Il ricorso a tecnici esterni, in grado <strong>di</strong> garantire un<br />

prodotto molto affidabile dal punto <strong>di</strong> vista tecnico-informatico, nasconde infatti almeno<br />

due grossi svantaggi. Non essendo progettate <strong>di</strong>rettamente da un’utenza archeologica,<br />

queste soluzioni <strong>di</strong>fficilmente assicurano un uso mirato alle esigenze dell’indagine<br />

storico-archeologica. Inoltre, si tratta <strong>di</strong> pacchetti preconfezionati sui quali l’archeologo,<br />

rimanendo estraneo alle fasi <strong>di</strong> costruzione, non sarà in grado <strong>di</strong> apportare correttivi o<br />

aggiornare un sistema destinato a <strong>di</strong>ventare obsoleto nel giro <strong>di</strong> pochi anni. In altri<br />

termini, la soluzione esterna non assicura quell’autonomia che è invece fondamentale<br />

per un corretto ed appropriato uso dello strumento <strong>di</strong> gestione informatica.<br />

Nell’ultimo decennio, il sempre più intensivo ricorso alle tecniche informatiche<br />

(almeno da parte <strong>di</strong> alcune realtà <strong>di</strong> ricerca) ha consentito un notevole miglioramento<br />

delle metodologie <strong>di</strong> gestione e documentazione dei progetti <strong>di</strong> cartografia archeologica.<br />

In particolare, si è registrato un salto <strong>di</strong> qualità nella fruizione delle basi topografiche <strong>di</strong><br />

supporto e nel campo delle tecniche <strong>di</strong> registrazione, trattamento e restituzione delle<br />

evidenze archeologiche.<br />

Il lavoro a tavolino è stato quasi completamente sostituito dall’impiego dei computers.<br />

Questo non significa una totale automazione delle procedure d’indagine, ma sicuramente<br />

è garanzia <strong>di</strong> completezza e rigore nella compilazione delle informazioni acquisite.<br />

L’utilizzo della macchina, quin<strong>di</strong>, non rappresenta solo un cambiamento <strong>di</strong> comodo, ma<br />

piuttosto un’imprescin<strong>di</strong>bile esigenza per garantire uno standard <strong>di</strong> documentazione<br />

avanzata. Nello specifico, l’uso <strong>di</strong> piattaforme GIS, nelle quali il dato viene registrato<br />

senza conversione <strong>di</strong> scala, ha finalmente permesso <strong>di</strong> fornire una rappresentazione del<br />

dato molto precisa ed accurata, basata sulla restituzione planimetrica e georeferenziata<br />

delle evidenze. Inoltre, includendo la <strong>di</strong>mensione spaziale del dato, hanno finalmente<br />

facilitato ed implementato l’applicazione <strong>di</strong> tecniche d’analisi spaziale e statistica<br />

finalizzate alla comprensione dei fenomeni socio-economici e politico-inse<strong>di</strong>ativi nello<br />

spazio.<br />

Vale la pena <strong>di</strong> soffermarsi su tre proprietà basilari che non riguardano<br />

esclusivamente il trattamento dell’informazione archeologica, ma più genericamente la<br />

gestione dei processi informatici:<br />

a) POLVERIZZAZIONE DEI TEMPI DI LAVORO. Con l’adozione delle tecniche<br />

informatiche sono stati drasticamente ridotti i tempi della ricerca, in ciascuna<br />

delle sue fasi operative. Operazioni per la cui realizzazione erano richieste ore (se<br />

non giorni) se eseguite manualmente, vengono oggi effettuate dal calcolatore<br />

elettronico nell’arco <strong>di</strong> pochi secon<strong>di</strong> 2 .<br />

b) CAPACITÀ DI GESTIONE DI GROSSI QUANTITATIVI DI DATI. La ricerca archeologica<br />

si è spesso arenata sulle <strong>di</strong>fficoltà legate all’impossibilità (o incapacità) <strong>di</strong> gestire,<br />

in tempi accettabili, i grossi quantitativi <strong>di</strong> dati prodotti nel corso delle indagini.<br />

Questi problemi hanno spesso comportato la rinuncia alla pubblicazione dei<br />

risultati delle ricerche, venendo meno ai propositi <strong>di</strong> sviluppo e <strong>di</strong> allargamento<br />

del <strong>di</strong>battito negli ambienti scientifico-accademici. L’informatica, in questo<br />

2 Da una sperimentazione effettuata nell’ambito della Carta archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena, è<br />

emerso come una ricerca tematica, realizzabile nel giro <strong>di</strong> pochi minuti su piattaforma GIS, richieda oltre<br />

quaranta ore se eseguita manualmente. (FRANCOVICH 1999, p. 56)<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 5


senso, ha rappresentato una provvidenziale soluzione, facilitando la<br />

memorizzazione, e a seguire la consultazione e l’analisi, <strong>di</strong> corpose banche dati<br />

grazie alle sue gran<strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> memoria e <strong>di</strong> calcolo. L’esponenziale aumento<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità degli hard <strong>di</strong>sk permette oggi <strong>di</strong> catastare la documentazione <strong>di</strong><br />

interi progetti d’archeologia, anche quelli svolti in anni passati (prima<br />

dell’avvento dell’informatizzazione). In questo modo, è possibile implementare<br />

lo stato della conoscenza archeologica collettiva e soprattutto dotare gli enti<br />

pubblici <strong>di</strong> materiale utile ad un’efficace politica <strong>di</strong> tutela e valorizzazione.<br />

c) F ACILITÀ DI VEICOLAZIONE DELLE INFORMAZIONI. L’affermazione<br />

dell’informatica ha avuto ampie ripercussioni anche sui criteri e sugli strumenti<br />

della comunicazione. A tal proposito è sufficiente ricordare l’importanza<br />

acquisita dallo sviluppo delle reti telematiche che consentono, tramite un<br />

qualsiasi terminale, la con<strong>di</strong>visione e la comunicazione delle informazioni su<br />

scala mon<strong>di</strong>ale in tempo reale. L’archeologia, così come qualsiasi altro ambito<br />

<strong>di</strong>sciplinare, deve riuscire ad inserirsi all’interno degli o<strong>di</strong>erni sistemi <strong>di</strong><br />

comunicazione, pena la sua esclusione dai principali circuiti <strong>di</strong> comunicazione.<br />

Pertanto è fondamentale, per gli archeologi, adeguarsi agli standard informatici e<br />

telematici, elaborando un linguaggio in grado <strong>di</strong> proporre i contenuti maturati ad<br />

un pubblico più vasto ed eterogeneo possibile (da un’utenza scientifica agli enti<br />

pubblici o ancora al semplice appassionato). Gli strumenti informatici si sono<br />

rivelati perfetti allo scopo. Essi consentono la restituzione dell’informazione ad<br />

una pluralità composita <strong>di</strong> soggetti e secondo tecniche <strong>di</strong> comunicazione<br />

<strong>di</strong>fferenziate per tipologia <strong>di</strong> linguaggio e per bacini d’utenza. La crescita del<br />

movimento dovrà quin<strong>di</strong> passare dalla sua capacità <strong>di</strong> sfruttare gli attuali canali <strong>di</strong><br />

comunicazione (internet su tutti) e, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> far circolare rapidamente i propri<br />

dati con<strong>di</strong>videndoli con il “villaggio globale”.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 6


2. LO STRUMENTO GIS (GEOGRAPHICAL<br />

INFORMATION SYSTEM)<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista semantico, GIS è l’acronimo dell’inglese Geographical<br />

Information System, traducibile in italiano come Sistema Informativo Geografico (SIG)<br />

o Territoriale (SIT) 3 . Un’interpretazione ragionata dei significati dei singoli termini<br />

consente <strong>di</strong> capire che si tratta <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> parti interagenti, atto a produrre<br />

informazione riferibile al territorio e quin<strong>di</strong> georeferenziata 4 .<br />

Al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> questa prima chiave <strong>di</strong> lettura non è semplice riuscire a fornire una<br />

definizione unica ed onnicomprensiva <strong>di</strong> GIS. Allo scopo è opportuno operare,<br />

preliminarmente, una <strong>di</strong>fferenziazione fra il software GIS, ossia lo strumento<br />

informatico, e la “soluzione GIS”, che presuppone l’integrazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse componenti,<br />

tecnologiche ed umane.<br />

Per quanto concerne la prima accezione, “il GIS è un software in grado <strong>di</strong><br />

presentare, analizzare e gestire elementi grafici ma soprattutto geografici, cioè una<br />

rappresentazione della realtà che permette l’archiviazione <strong>di</strong> dati ed attributi legati agli<br />

elementi rappresentati.” 5<br />

La tecnologia GIS si fonda sull’integrazione fra grafica e cartografia computerizzata da<br />

una parte, ossia applicativi CAD 6 (Computer Aided Design ) e CAM 7 (Computer Aided<br />

3 Una questione mai risolta con chiarezza, in ambiente italiano, è la frequente confusione che viene<br />

operata fra le sigle GIS e SIT. In realtà, si tratta degli acronimi relativi alla stessa espressione, in lingua<br />

inglese ed italiana. Nonostante ciò, alcuni autori tendono ad operare una <strong>di</strong>stinzione fra i due termini. C.<br />

Schenone, ad esempio, <strong>di</strong>stingue tra Sistema Informativo Geografico (SIG, corrispondente all’inglese<br />

GIS) e Sistema Informativo Territoriale (SIT). Con il primo intende in<strong>di</strong>care esclusivamente gli strumenti<br />

informatici (hardware e software), con il secondo il risultato dell’integrazione del SIG (l’apparato<br />

tecnologico) con dati e procedure applicative richieste per l’elaborazione delle informazioni (SCHENONE<br />

1997, p. 4; pp. 124-125). Si tratta, in pratica, <strong>di</strong> quella che definiremo “soluzione GIS”.<br />

Anche G. Azzena <strong>di</strong>stingue fra SIT, dall’inglese LIS (Land Information System), e SIG, dall’inglese GIS.<br />

Egli in<strong>di</strong>vidua l’origine del SIT nell’ambito amministrativo, mentre definisce il SIG (o GIS) come lo<br />

strumento che ”può utilmente supportare ogni tipo <strong>di</strong> analisi socio-politica ed economica su scala macrocomprensoriale<br />

che riguar<strong>di</strong> fenomeni per i quali è sì necessario <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> contestualizzazione<br />

geografica, ma certamente non <strong>di</strong> lunghezza, larghezza e profon<strong>di</strong>tà…”. Nel primo caso, gli strumenti<br />

saranno funzionali alla gestione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> masse <strong>di</strong> dati con alta precisione cartografica e facilità <strong>di</strong><br />

fruizione da parte dell’utenza pubblica. Nel secondo caso, dovranno invece essere idonei all’analisi<br />

statistica, all’elaborazione numerica e alla visualizzazione selettiva <strong>di</strong> analisi territoriali su aspetti<br />

morfologici e soprattutto su fenomeni sociali, economici e politici (AZZENA 1997, pp. 39-40).<br />

4 La georeferenziazione è il “processo attraverso il quale un dato oggetto è posizionato su una carta<br />

secondo un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate”. (FAVRETTO 2000, p. 165)<br />

5 NARDINI 2001b, p. 2.<br />

6 “La funzione primaria dei sistemi CAD è essenzialmente quella <strong>di</strong> mostrare ed elaborare le informazioni<br />

visuali e grafiche” (FONDELLI 2000, p. 239). Il CAD offre la possibilità <strong>di</strong> realizzare cartografia<br />

vettoriale, potendone gestire, in qualsiasi momento, l’aggiornamento, la riproduzione e l’archiviazione. La<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 7


Mapping), e tecniche <strong>di</strong> gestione delle banche dati alfanumeriche dall’altra, ossia la<br />

tecnologia Database Management. Alle origini del GIS sta l’integrazione, oltre che delle<br />

citate tecnologie, anche <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>scipline quali la cartografia, la fotogrammetria 8 , la<br />

geodesia 9 e il remote sensing 10 , con i rispettivi campi correlati.<br />

I softwares GIS sono concepiti come pacchetti contenenti vari moduli operativi,<br />

autonomi ed interagenti, in grado <strong>di</strong> gestire tutte le fasi <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> lavoro su<br />

elementi spaziali, dall’acquisizione del dato (funzioni <strong>di</strong> input) alla sua restituzione<br />

(funzioni <strong>di</strong> output), passando per le operazioni d’archiviazione, trattamento ed<br />

elaborazione delle informazioni. Si tratta dunque <strong>di</strong> una tecnologia modulare, le cui<br />

varie parti sono utilizzate secondo le esigenze e le finalità dell’utenza interessata.<br />

Relativamente alla “soluzione GIS”, la sua applicazione ad ambiti <strong>di</strong> ricerca, <strong>di</strong><br />

pianificazione e <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong>fferenti non permette <strong>di</strong> andare oltre ad una formula<br />

generalizzante, che esuli dalle specifiche forme <strong>di</strong> fruizione e dalle particolari esigenze<br />

<strong>di</strong> un’utenza sempre più <strong>di</strong>versificata. In questa prospettiva, riteniamo che la definizione<br />

più appropriata sia quella fornita da N. Chrisman ed adottata da A. Favretto: “un sistema<br />

<strong>di</strong> software, hardware, dati, persone, organizzazioni e accor<strong>di</strong> istituzionali per<br />

raccogliere, registrare, analizzare e <strong>di</strong>stribuire informazioni sulle aree del pianeta terra”.<br />

Altri autori hanno fornito definizioni più o meno <strong>di</strong>fferenti, spesso frutto <strong>di</strong> una<br />

concezione più settoriale <strong>di</strong> GIS. Su un aspetto concordano tutte le versioni: la necessità<br />

<strong>di</strong> coniugare la tecnologia informatica con le risorse umane (competenze tecniche,<br />

impostazione logica dei sistemi, gestione istituzionale e finanziaria), considerate a<br />

ragione l’anima <strong>di</strong> qualsiasi sistema informativo. La capacità dell’utenza <strong>di</strong> costruire,<br />

interrogare e sfruttare un GIS rappresenta, <strong>di</strong> fatto, l’unico limite alla sua fruizione.<br />

mappa viene costruita su vari livelli (layers) <strong>di</strong> <strong><strong>di</strong>segno</strong> elettronico, memorizzati me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>gitalizzazione<br />

delle coor<strong>di</strong>nate delle “primitive grafiche” (linee e punti) cui sono associati gli elementi geometrici più<br />

complessi.<br />

7 “Sinonimo <strong>di</strong> cartografia assistita dall’elaboratore, cioè <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> cartografia generale e tematica<br />

avvalendosi delle potenzialità offerte da un centro <strong>di</strong> calcolo” (FONDELLI 2000, p. 239).<br />

Il CAM è quin<strong>di</strong> una tecnica che permette la produzione <strong>di</strong> mappe, con buona resa grafica, in velocità ed<br />

economia. Consente l’archiviazione dei dati, il loro trattamento attraverso limitati meto<strong>di</strong> statistici e la<br />

restituzione grafica per mezzo <strong>di</strong> periferiche <strong>di</strong> stampa. Essendo le funzioni <strong>di</strong> analisi molto limitate, le<br />

finalità primarie rimangono quella <strong>di</strong> archiviazione e rappresentazione; rispetto al GIS, inoltre, non<br />

consente la creazione <strong>di</strong> nuove informazioni a partire dai dati già catastati al suo interno. (GAFFNEY-<br />

STANCIC 1996, pp. 15-16)<br />

8 “Si definisce fotogrammetria l’insieme dei processi che utilizzano le prospettive fotografiche centrali per<br />

la formazione <strong>di</strong> cartografie topografiche e documentazioni <strong>di</strong> beni culturali” (FONDELLI 2000, p. 263);<br />

la fotogrammetria <strong>di</strong>gitale “costituisce l’evoluzione più recente della metodologia fotogrammetrica e<br />

prende in esame, al posto dei tra<strong>di</strong>zionali fotogrammi, la loro conversione in forma numerica”<br />

(FONDELLI 2000, p. 264).<br />

9 La geodesia è “la scienza che si occupa della determinazione della figura e del campo esterno della<br />

gravità della Terra, e <strong>di</strong> determinarne i relativi parametri ellissoi<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>mensionali”; quando applicata alla<br />

topografia si occupa “dei rilevamenti <strong>di</strong> interesse topografico, catastale, urbanistico e <strong>di</strong> ingegneria”<br />

(FONDELLI 2000, p. 265).<br />

10 Il termine “Remote Sensing” designa l’insieme delle tecniche non <strong>di</strong>struttive applicate all’indagine<br />

territoriale (trattamento <strong>di</strong> immagini satellitari e foto aeree, prospezioni geofisiche ed elettromagnetiche,<br />

ecc.). Per una visione generale delle tematiche e delle problematiche <strong>di</strong> ricerca del remote sensing si rinvia<br />

a FORTE-CAMPANA 2001a.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 8


IL GIS IN ARCHEOLOGIA<br />

Tre sono i principali ambiti d’applicazione del GIS in archeologia:<br />

processamento e archiviazione delle informazioni; produzione <strong>di</strong> informazioni ed ipotesi<br />

<strong>di</strong> interpretazione dei dati; supporto per l’analisi, la decisione o la programmazione <strong>di</strong><br />

interventi. Secondo le esigenze e le finalità, è possibile scegliere su quale tipo<br />

d’applicazione improntare la costruzione del sistema.<br />

I fruitori del sistema GIS, in archeologia, possono essere ricondotti a due<br />

categorie. La prima è costituita dai ricercatori, che, da questo strumento, possono<br />

ricavare informazioni utili per pianificare gli interventi archeologici. Ci riferiamo, in<br />

particolare, all’in<strong>di</strong>viduazione delle aree campione in un progetto <strong>di</strong> ricognizione<br />

topografica, o all’apertura <strong>di</strong> aree <strong>di</strong> scavo, in contesti <strong>di</strong> indagine stratigrafica. La<br />

seconda categoria va invece in<strong>di</strong>viduata negli organi <strong>di</strong> amministrazione e <strong>di</strong> tutela, al<br />

fine <strong>di</strong> favorire la gestione, la salvaguar<strong>di</strong>a e la valorizzazione della risorsa archeologica.<br />

Considerate le potenzialità dello strumento, la comunità archeologica si è impegnata<br />

nella ridefinizione delle metodologie <strong>di</strong> ricerca, plasmandole sulla base delle possibilità<br />

e delle esigenze dei sistemi GIS. Gli sforzi principali, in tale <strong>di</strong>rezione, si sono<br />

concentrati sulle fasi <strong>di</strong> catastazione e catalogazione dei dati all’interno delle<br />

piattaforme. Queste rappresentano, <strong>di</strong> fatto, una “cartina tornasole impietosa<br />

nell’evidenziare le carenze <strong>di</strong> documentazione” in quanto necessitano <strong>di</strong> una<br />

registrazione del dato precisa e completa, che ha richiesto un progresso anche nelle<br />

metodologie d’indagine sul campo.<br />

In ambito italiano è maturata una grande attenzione poprio per gli aspetti della<br />

registrazione e della catastazione del dato, <strong>di</strong> primaria importanza per garantire la<br />

salvaguar<strong>di</strong>a della risorsa archeologica e del suo bagaglio informativo. Sono state<br />

elaborate varie metodologie <strong>di</strong> acquisizione e restituzione del dato, sia cartografico sia<br />

informativo, mentre sono state gioco forza trascurate, fino a tempi recenti, le fasi <strong>di</strong><br />

elaborazione dati e <strong>di</strong> interpretazione dei modelli. Tale tendenza risulta evidente<br />

passando in rassegna i principali progetti <strong>di</strong> cartografia archeologica gestiti me<strong>di</strong>ante<br />

GIS. Il progetto Carta Archeologica d’Italia – Forma Italiae 11 e il progetto Mutina 12<br />

risultano improntati alla fornitura <strong>di</strong> un apparato informativo e cartografico che, oltre ad<br />

11 Il Sistema Informativo Territoriale della Carta Archeologica d’Italia – Forma Italiae è gestito, dagli anni<br />

Ottanta, da P. Sommella e G. Azzena, della cattedra <strong>di</strong> Topografia Antica dell’Università <strong>di</strong> Roma. Il<br />

progetto ha contribuito in maniera decisiva all’introduzione della tecnologia GIS in Italia, fornendo anche<br />

importanti contributi nel <strong>di</strong>battito nazionale sulle tecniche e sulle metodologie <strong>di</strong> catastazione del dato e <strong>di</strong><br />

<strong>rilievo</strong> topografico delle emergenze (tramite GPS e stazioni totali). In proposito si rimanda ad AZZENA<br />

1989, SOMMELLA 1989, SOMMELLA-AZZENA-TASCIO 1990, AZZENA 1992, SOMMELLA 1992,<br />

AZZENA-TASCIO 1996, AZZENA 2001.<br />

12 Il progetto Mutina, coor<strong>di</strong>nato da A. Cardarelli e M. Cattani, è nato dalla collaborazione fra Comune <strong>di</strong><br />

Modena, Soprintendenza Archeologica e Museo Archeologico Etnologico <strong>di</strong> Modena, per la redazione <strong>di</strong><br />

una carta archeologica comunale aggiornabile in tempo reale, con le informazioni provenienti da<br />

un’attività <strong>di</strong> ricognizione costante e sistematica. Le informazioni acquisite ed introdotte all’interno del<br />

sistema <strong>di</strong> gestione vengono contemporaneamente messe a <strong>di</strong>sposizione del Settore Pianificazione<br />

Territoriale dell’amministrazione comunale, allo scopo <strong>di</strong> favorire i processi <strong>di</strong> tutela e valorizzazione<br />

della risorsa archeologica all’interno delle <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> programmazione territoriale. Riferimenti<br />

bibliografici: CATTANI 1997, GUERMANDI 1997, pp. 147-149, CARDARELLI-CATTANI et alii<br />

2001.<br />

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adempiere alle esigenze della ricerca scientifica, funga prioritariamente da supporto per<br />

le operazioni <strong>di</strong> tutela e <strong>di</strong> pianificazione. Si è sviluppato così un lungo <strong>di</strong>battito sulle<br />

modalità <strong>di</strong> registrazione delle informazioni, mentre si sono finora trascurate le fasi<br />

d’elaborazione e <strong>di</strong> modellizzazione.<br />

PREROGATIVE E CARATTERISTICHE DEI GIS<br />

I GIS moderni possono essere classificati in tre tipi, secondo i formati numerici<br />

supportati ed utilizzati per l’analisi:<br />

1) VETTORIALI (MAP-BASED): impiegati nell’analisi dei confini, delle relazioni fra<br />

oggetti e nelle rappresentazioni tematiche. Assolvono funzioni d’archiviazione ed<br />

interrogazione degli attributi associabili agli oggetti grafici. Si rivelano preferibili<br />

qualora sia richiesta un’alta qualità cartografica (precisione e definizione degli<br />

elementi) e per le analisi infrasito (quin<strong>di</strong> per ambiti d’indagine circostanziati<br />

come i contesti <strong>di</strong> scavo <strong>archeologico</strong>);<br />

2) RASTER (IMAGE-BASED): impiegati in particolar modo nei settori del Remote Sensing<br />

e dell’image-analysis. Rappresentano una forma d’archiviazione molto semplice,<br />

ma altrettanto <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osa in termini <strong>di</strong> memoria richiesta. Sono particolarmente<br />

in<strong>di</strong>cati per le analisi a larga scala su superfici continue e per l’in<strong>di</strong>viduazione<br />

delle interazioni fra dato <strong>archeologico</strong> e dato ambientale;<br />

3) MISTI (RASTER VERSUS VECTOR): a questa tipologia appartengono la maggior parte<br />

dei software GIS attualmente in <strong>di</strong>stribuzione. Lo sviluppo degli applicativi e delle<br />

esigenze dell’utenza fanno sì che sia preferibile poter gestire, all’interno della<br />

stessa piattaforma, tutti i tipi <strong>di</strong> dato, applicandone le varie metodologie <strong>di</strong> analisi<br />

e trattamento.<br />

All’interno <strong>di</strong> un GIS le coor<strong>di</strong>nate sono memorizzate senza conversione <strong>di</strong> scala.<br />

Questo significa poter visualizzare i dati a qualsiasi scala, combinando nello stesso<br />

spazio <strong>di</strong> visualizzazione informazioni ricavate anche da carte a <strong>di</strong>fferente scala<br />

d’acquisizione. Quest’ultima <strong>di</strong>venta semplicemente un parametro per stabilire il grado<br />

<strong>di</strong> dettaglio della rappresentazione. E’ inoltre possibile la conversione <strong>di</strong> proiezioni<br />

cartografiche e sistemi <strong>di</strong> riferimento dei dati, consentendo l’utilizzo contemporaneo <strong>di</strong><br />

cartografia redatta in paesi <strong>di</strong>versi o semplicemente con criteri fra loro <strong>di</strong>fferenti.<br />

Altra prerogativa é la capacità d’aggiornamento dei dati, grafici e alfanumerici, che pone<br />

l’utente nella possibilità <strong>di</strong> gestirli anche nella loro <strong>di</strong>mensione temporale. In qualsiasi<br />

momento è possibile procedere a correzioni o integrazioni della banca dati,<br />

mantenendola aggiornata e, al tempo stesso, conservando memoria dei cambiamenti dei<br />

sistemi territoriali indagati.<br />

Un’ultima considerazione riguarda le funzionalità cartografiche dello strumento. La<br />

<strong>di</strong>ffusione dei GIS ha consentito ad un’eterogenea utenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare produttrice <strong>di</strong><br />

cartografia. Se fino a vent’anni fa la produzione <strong>di</strong> supporti cartografici era prerogativa<br />

<strong>di</strong> cartografi professionisti, oggi qualsiasi ricercatore che abbia <strong>di</strong>mestichezza con lo<br />

strumento GIS è in grado <strong>di</strong> produrne autonomamente. Questa è una grande conquista<br />

soprattutto per ambienti, quale quello <strong>archeologico</strong>, che fanno del territorio il loro<br />

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oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o ed hanno quin<strong>di</strong> necessità <strong>di</strong> supportare le indagini con adeguate<br />

restituzioni cartografiche.<br />

STRUTTURA DEI GIS<br />

La progettazione <strong>di</strong> sistemi informativi richiede una struttura aperta e flessibile <strong>di</strong><br />

tipo modulare, tramite la quale sia possibile mo<strong>di</strong>ficare o implementare parti del sistema<br />

senza alterarne l’assetto generale. Questo consente il <strong>di</strong>alogo con altri sistemi, anche<br />

<strong>di</strong>versi, e con applicativi esterni. Grazie a questa struttura, sono più semplici<br />

l’adeguamento degli strumenti tecnologici, considerati i rapi<strong>di</strong> ritmi d’evoluzione del<br />

mercato informatico, e l’aggiornamento delle banche dati dei sistemi geografici trattati,<br />

soggetti ai continui cambiamenti delle strutture territoriali.<br />

Complessivamente, possiamo ricondurre la struttura <strong>di</strong> un GIS a quattro principali<br />

ambiti operativi: l’acquisizione dei dati (cartografici ed informativi), la loro gestione, il<br />

trattamento (spaziale e statistico) e, infine, la restituzione.<br />

Le attuali tendenze <strong>di</strong> sviluppo dello strumento prevedono una consistente<br />

implementazione delle componenti <strong>di</strong> analisi spaziale, che hanno sancito il superamento<br />

della concezione <strong>di</strong> GIS come strumento per la sola produzione <strong>di</strong> cartografia, ridotto ad<br />

un semplice archivio <strong>di</strong> dati georeferenziati. Le funzioni cartografiche rimangono<br />

ovviamente <strong>di</strong> fondamentale importanza, ma non più fini a se stesse, bensì come<br />

momento <strong>di</strong> sintesi delle elaborazioni statistico-analitiche, più facilmente interpretabili<br />

nella loro forma grafica.<br />

PRINCIPALI APPLICAZIONI DEI GIS<br />

I sistemi informativi possono essere utilizzati per molteplici applicazioni, privilegiando,<br />

a seconda dei casi, l’uso delle funzioni più idonee alla loro realizzazione.<br />

In campo <strong>archeologico</strong>, tali funzioni sono riassumibili in tre categorie: archiviazione e<br />

processamento delle informazioni, supporto per analizzare e prendere decisioni o<br />

programmare interventi, produzione <strong>di</strong> informazioni ed ipotesi <strong>di</strong> lettura dei dati. Più in<br />

generale, un sistema informativo comprende una vasta gamma <strong>di</strong> operazioni, finalizzate<br />

a favorire le capacità interpretative, gestionali, critiche e decisionali dell’utenza. Fra le<br />

tante:<br />

1) Applicazioni per la redazione <strong>di</strong> cartografia numerica. Nati proprio in<br />

seguito ad applicazioni nell’ambito della cartografia numerica, i GIS continuano<br />

ancora oggi ad esserne strumenti fondamentali. L’utenza, in questo campo, è<br />

costituita ovviamente dagli enti cartografici, fra i quali bisogna includere le<br />

amministrazioni pubbliche. Per le fasi <strong>di</strong> redazione è necessario prevedere anche altre<br />

applicazioni, quali il volo aereo, la ripresa aerofotogrammetrica, la stereorestituzione,<br />

il <strong>rilievo</strong> topografico sul terreno e la <strong>di</strong>gitalizzazione <strong>di</strong> carte e dati già noti.<br />

2) Applicazioni per la monitorizzazione <strong>di</strong> valori o elementi. Gli esempi<br />

più comuni sono legati al controllo degli agenti atmosferici (meteorologia) o dei tassi<br />

<strong>di</strong> inquinamento atmosferico, idrico, acustico, etc., Simili applicazioni, legate però ad<br />

elementi materiali, si possono avere anche per attività <strong>di</strong> controllo del patrimonio<br />

fisico-naturalistico, storico-architettonico ed <strong>archeologico</strong>. Si avvalgono <strong>di</strong> tali<br />

applicazioni i vari istituti per la tutela, intesa nella più larga accezione del termine.<br />

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3) Applicazioni per la gestione degli spazi geografici, antropici,<br />

economici e produttivi e per la gestione dei dati rilevati sul territorio.<br />

In questi casi i principali fruitori sono le pubbliche amministrazioni (per la redazione<br />

<strong>di</strong> piani territoriali <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento (PTC), <strong>di</strong> piani paesistici regionali e, più in<br />

generale, per la costruzione <strong>di</strong> quadri conoscitivi), le aziende (gestione dei servizi alla<br />

clientela) e qualsiasi ente o privato che intenda gestire informazioni <strong>di</strong>stribuite nello<br />

spazio e nel tempo (in questo gruppo rientra l’utente archeologo).<br />

FUNZIONI OPERATIVE DELLO STRUMENTO GIS<br />

Le funzioni operative <strong>di</strong> un GIS ne rispecchiano la struttura e prevedono una<br />

vasta tipologia <strong>di</strong> operazioni e coman<strong>di</strong> funzionali al genere <strong>di</strong> applicazione richiesta.<br />

Nell’ambito della cartografia archeologica, oggetto del corso, vanno considerate<br />

essenzialmente le seguenti funzioni:<br />

1) Funzioni <strong>di</strong> acquisizione dei dati<br />

a) CODIFICA E ACQUISIZIONE DEI DATI. Tale funzione viene adoperata nelle fasi<br />

<strong>di</strong> redazione della cartografia numerica, cioè <strong>di</strong> <strong>di</strong>gitalizzazione grafica dei<br />

dati e d’inserimento dei relativi attributi. Per la cartografia vettoriale, sono<br />

generati due file ASCII che contengono rispettivamente le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong><br />

punti, linee o poligoni, e le stringhe degli attributi da associare a ciascun<br />

elemento grafico. Per la cartografia raster, il file <strong>di</strong> georeferenziazione, o<br />

<strong>di</strong>rettamente il file immagine, sono compilati con valori che determinano la<br />

<strong>di</strong>mensione dei pixel, il numero <strong>di</strong> righe e colonne, le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> uno dei<br />

quattro vertici dell’immagine e l’orientamento della griglia. Grazie alle<br />

operazioni <strong>di</strong> co<strong>di</strong>fica e acquisizione sarà possibile, in seguito, non solo<br />

visualizzare i dati, ma altresì interrogarli, elaborarli e procedere alla<br />

creazione <strong>di</strong> tematismi.<br />

b) CONVERSIONE. Considerata l’eterogeneità dei dati che confluiscono in un<br />

sistema informativo; è spesso opportuno procedere alla loro conversione. Il<br />

primo tipo <strong>di</strong> conversione è quello che permette <strong>di</strong> passare dal dato<br />

analogico a quello <strong>di</strong>gitale, attraverso la <strong>di</strong>gitalizzazione, per i supporti<br />

vettoriali, o la scannerizzazione, per i dati raster. Il secondo tipo consente<br />

l’acquisizione <strong>di</strong> dati dal rilevamento topografico <strong>di</strong>retto sul terreno (GPS e<br />

stazioni totali), per mezzo <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate geometry (COGO), cioè<br />

d’input <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate. Infine, ci può essere conversione <strong>di</strong> dati <strong>di</strong>gitali fra<br />

<strong>di</strong>fferenti strutture (tabulare, raster e vettoriale) o tipologie (puntuale,<br />

lineare, poligonale, areale).<br />

2) Funzioni <strong>di</strong> correzione e trasformazione della geometria dei dati<br />

grafici. Acquisiti i dati, si può procedere, se necessario, alla correzione<br />

geometrica degli elementi grafici, che rappresenta un caso particolare <strong>di</strong><br />

trasformazione <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate. Tale funzione è utilizzata per il posizionamento delle<br />

basi numeriche sul riferimento della proiezione cartografica piana. Per effettuare<br />

l’operazione è fondamentale far corrispondere alle coor<strong>di</strong>nate assolute della<br />

proiezione (ad esempio sistemi <strong>di</strong> riferimento Gauss-Boaga o UTM) altrettanti<br />

punti noti nelle loro coor<strong>di</strong>nate strumentali (<strong>di</strong>gitalizzazione CAD su piano<br />

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cartesiano con coor<strong>di</strong>nate locali x, y). I recenti sviluppi dei software GIS hanno<br />

sveltito e facilitato tali mansioni. Quando sono particolarmente sviluppate le<br />

funzioni <strong>di</strong> CAD, è possibile esercitare queste operazioni anche con il semplice<br />

spostamento e la rotazione manuale degli elementi geometrici fino alla perfetta<br />

corrispondenza con la relativa griglia <strong>di</strong> punti per i quali si <strong>di</strong>spone delle<br />

coor<strong>di</strong>nate assolute. In ambito <strong>archeologico</strong>, tali operazioni permettono la<br />

georeferenziazione dei rilievi topografici cartacei (ad esempio la documentazione<br />

grafica <strong>di</strong> scavo) facendo corrispondere la rete della picchettatura tracciata sul<br />

campo, <strong>di</strong>gitalizzata in sistema locale, con la griglia degli stessi punti battuti a<br />

stazione totale e restituiti in coor<strong>di</strong>nate chilometriche.<br />

3) Funzioni <strong>di</strong> manipolazione ed analisi dei dati<br />

a) CONVERSIONE. Le funzioni <strong>di</strong> conversione sono state già trattate nel<br />

paragrafo relativo all’acquisizione dei dati. Tuttavia, è opportuno<br />

considerare le funzioni <strong>di</strong> conversione pertinenti anche all’ambito analitico,<br />

essendo strumento fondamentale per il trattamento <strong>di</strong> specifiche forme <strong>di</strong><br />

dati. In particolare, sono utili le conversioni in formato raster-grid, idoneo al<br />

trattamento dei dati per applicazioni <strong>di</strong> analisi spaziali.<br />

b) MISURAZIONI DI DISTANZE, PROSSIMITÀ ED AREE. Tale funzione consente <strong>di</strong><br />

calcolare lunghezze, perimetri ed aree pertinenti agli oggetti geometrici delle<br />

cartografie <strong>di</strong>gitali. Per quanto concerne il concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, esso può<br />

essere espresso, oltre che in base all’accezione euclidea, anche in termini <strong>di</strong><br />

tempo impiegato, <strong>di</strong> costi <strong>di</strong> percorrenza o <strong>di</strong> energia necessaria. Riuscire a<br />

calcolare tali valori significa poter tracciare percorsi minimi in termini <strong>di</strong><br />

rapporto fra <strong>di</strong>stanza, tempo e costo.<br />

c) MODULI DI ANALISI SPAZIALE. I vari GIS in commercio comprendono,<br />

all’interno dei pacchetti <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta, appositi moduli per il trattamento dei<br />

dati, al fine <strong>di</strong> elaborare analisi <strong>di</strong> tipo spaziale. Fra le applicazioni più<br />

comuni in ambito topografico si possono annoverare:<br />

- Operazioni <strong>di</strong> interpolazione. Si tratta <strong>di</strong> procedure adottate per “la<br />

stima <strong>di</strong> valori relativi ad elementi non censiti in un’area <strong>di</strong> riferimento,<br />

per la quale sono invece <strong>di</strong>sponibili altri valori osservati“ 13 . E’ bene<br />

sottolineare che, tramite queste procedure, e in<strong>di</strong>pendentemente da<br />

quanto possano essere sofisticati gli algoritmi impiegati, vengono fornite<br />

delle stime e non dei valori reali. I principali tipi <strong>di</strong> interpolazione sono:<br />

IDW (Inverse Distance Weighting), Kriging, Nearest Neighbor (vicino<br />

prossimo), i poligoni <strong>di</strong> Thiessen, le me<strong>di</strong>e mobili spaziali e le<br />

interpolazioni sui dati in elevato, che portano alla costruzione <strong>di</strong> DTM e<br />

TIN, ecc.<br />

- Operazioni sui dati <strong>di</strong> elevazione. Comprendono una gamma <strong>di</strong><br />

operazioni relative principalmente agli aspetti altimetrici: slope (analisi<br />

dell’acclività dei versanti), aspect (analisi dell’esposizione dei versanti),<br />

hillshade (analisi dell’illuminazione <strong>di</strong> una regione a seconda dei perio<strong>di</strong><br />

dell’anno e della giornata), viewshed (analisi <strong>di</strong> visibilità territoriale).<br />

13 FAVRETTO 2000, p. 51.<br />

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d) MODELLI DIGITALI DEL TERRENO. Una delle funzioni <strong>di</strong> maggior interesse dei<br />

GIS è il trattamento delle informazioni relative alle superfici del terreno. Per<br />

ciascun punto, oltre che le coor<strong>di</strong>nate piane x, y, si può esprimere un valore<br />

d’elevazione z, riferibile ad una serie <strong>di</strong> punti o <strong>di</strong> linee (isoipse). Da queste<br />

si può procedere all’elaborazione <strong>di</strong> più sofisticati modelli <strong>di</strong>gitali del<br />

terreno (DTM Digital Terrain Model o DEM Digital Elevation Model)<br />

strutturati in formato grid. L’operazione prevede l’assegnazione <strong>di</strong> un valore<br />

altimetrico per ciascun pixel a partire dai punti quotati, tramite<br />

interpolazione. In questo modo sono assegnati i valori più probabili, in base<br />

a quelli certi relativi ai punti prossimi rilevati. Oltre che in formato raster, i<br />

modelli <strong>di</strong>gitali del terreno possono essere restituiti anche me<strong>di</strong>ante strutture<br />

vettoriali. E’ il caso della copertura TIN (Triangulated Irregular Network),<br />

nella quale i punti quotati <strong>di</strong>ventano i vertici <strong>di</strong> una rete poligonale costituita<br />

da triangoli <strong>di</strong> forma irregolare. A partire dai DTM saranno possibili una<br />

serie <strong>di</strong> operazioni, attuabili su piattaforma GIS, per l’in<strong>di</strong>viduazione, oltre<br />

che dei valori <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, anche <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> pendenza e <strong>di</strong> esposizione dei<br />

versanti. Si potranno inoltre generare classi <strong>di</strong> curve isovalore, ad intervalli<br />

stabiliti dall’utente, e restituzioni raster <strong>di</strong> tipo impressionistico della<br />

morfologia, basate sulla <strong>di</strong>stribuzione delle ombre sul terreno a seconda<br />

degli angoli <strong>di</strong> visuale e <strong>di</strong> trasmissione della luce (hillshade).<br />

e) PROCESSAMENTO DELLE IMMAGINI. Tale operazione viene esercitata su<br />

strutture <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> tipo raster. Le immagini <strong>di</strong>gitali oggetto <strong>di</strong> elaborazione<br />

(immagini satellitari, foto aeree, etc.) sono infatti il frutto <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong><br />

rasterizzazione e quin<strong>di</strong> restituite sotto forma <strong>di</strong> matrici <strong>di</strong> pixel, ciascuno dei<br />

quali contrad<strong>di</strong>stinto da un numero intero. Il processamento ricorre a<br />

funzioni <strong>di</strong> analisi spaziale e soprattutto <strong>di</strong> analisi statistica, applicata ai<br />

valori numerici dei singoli pixel. Le sue finalità sono solitamente legate<br />

all’acquisizione <strong>di</strong> informazioni relative a coperture tematiche terrestri. Le<br />

applicazioni più frequenti sono infatti relative allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> aspetti<br />

morfologici, alla misura <strong>di</strong> grandezze fisiche, all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> tipologie<br />

vegetazionali o <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> sfruttamento del suolo. Anche l’archeologia<br />

beneficia <strong>di</strong> tali tecniche, con lo scopo <strong>di</strong> riuscire a leggere la presenza <strong>di</strong><br />

strutture nel sottosuolo, me<strong>di</strong>ante la ricerca <strong>di</strong> anomalie nella crescita della<br />

vegetazione.<br />

4. Funzioni <strong>di</strong> visualizzazione e presentazione dei dati. Una delle<br />

principali finalità <strong>di</strong> un’indagine territoriale svolta con lo strumento GIS è la<br />

presentazione dei risultati. Questa può avvenire per mezzo <strong>di</strong> grafici, tabulati,<br />

listati, report statistici e, ovviamente, carte tematiche. Queste ultime si<br />

compongono <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> elementi che contribuiscono a migliorare la<br />

rappresentazione grafica e a rendere comprensibili i suoi contenuti informativi.<br />

Nello specifico, sono stati sud<strong>di</strong>visi da G. Peverieri in:<br />

1. RAPPRESENTAZIONE GRAFICO-NUMERICA. E’ ovviamente l’elemento centrale<br />

della carta, che sintetizza graficamente il contenuto informativo del sistema<br />

(elementi grafici ed attributi).<br />

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2. LEGENDE E COMMENTI ALFANUMERICI. Rappresentano la chiave per una<br />

corretta lettura della rappresentazione cartografica, dei suoi simboli, dei suoi<br />

cromatismi e <strong>di</strong> qualsiasi altra informazione utile alla sua interpretazione o<br />

comprensione. Elementi testuali vengono utilizzati come titolo della<br />

rappresentazione o come semplice appen<strong>di</strong>ce, per la presentazione <strong>di</strong><br />

informazioni supplementari pertinenti ai tematismi rappresentati (metadati) o<br />

alla descrizione della carta.<br />

3. CORNICE CARTOGRAFICA. Si tratta <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> inquadramento topocartografico<br />

e <strong>di</strong> riferimento spazio-<strong>di</strong>mensionale; più precisamente una carta<br />

dovrebbe comprendere:<br />

- il riquadro che delimita la rappresentazione grafica;<br />

- meri<strong>di</strong>ani e paralleli interni all’area cartografata;<br />

- il grigliato chilometrico interno all’area cartografata;<br />

- le coor<strong>di</strong>nate dei quattro vertici dell’area cartografata;<br />

- la scala <strong>di</strong> rappresentazione espressa in forma grafico-analogica o<br />

me<strong>di</strong>ante rapporto numerico;<br />

- la proiezione cartografica adottata.<br />

4. CARTIGLI. Contestualizzano la rappresentazione grafica centrale, fornendone<br />

un inquadramento cartografico a scala più bassa, che consenta <strong>di</strong> visualizzare il<br />

comprensorio d’appartenenza. E’ una rappresentazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ridotte,<br />

posizionata marginalmente rispetto a quella principale, spesso in asse col<br />

riquadro contenente la legenda.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 15


3. LA CARTOGRAFIA NUMERICA<br />

Negli ultimi anni è stata denunciata, in più se<strong>di</strong>, l’inadeguatezza dei tra<strong>di</strong>zionali<br />

strumenti cartografici per una precisa e funzionale rappresentazione delle emergenze<br />

archeologiche sul territorio. La restituzione dei siti tramite simbologia puntuale, su<br />

supporti cartacei solitamente a scala non superiore all’1:25.000, non poteva sod<strong>di</strong>sfare le<br />

esigenze <strong>di</strong> tutela e censimento del patrimonio <strong>archeologico</strong> e certo non favoriva il<br />

concreto impiego dei dati nelle <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> pianificazione e valorizzazione. La<br />

soluzione è arrivata con il superamento della cartografia tra<strong>di</strong>zionale, sostituita (quasi<br />

completamente) da quella numerica. Lo sforzo operato in questa <strong>di</strong>rezione dai vari<br />

<strong>di</strong>stributori (l’Istituto Geografico Militare, le Regioni per la Cartografia Tecnica<br />

Regionale, gli enti cartografici e le aziende impegnate nel settore) è stato accompagnato<br />

dalla realizzazione, all’interno delle amministrazioni pubbliche, <strong>di</strong> Sistemi Informativi<br />

Territoriali. La cartografia numerica, <strong>di</strong> fatto, è una componente in<strong>di</strong>spensabile <strong>di</strong> un<br />

sistema informativo. Essa “non avrebbe ragione <strong>di</strong> esistere se non come base ed in<br />

funzione <strong>di</strong> un SIT, in cui i dati cartografici sono mantenuti fisicamente <strong>di</strong>stinti e perciò<br />

elaborabili ed integrabili secondo le necessità per dar luogo, solo in fase <strong>di</strong><br />

rappresentazione grafica finale, alla mappa tra<strong>di</strong>zionale.” 14 Nell’ambito della rivoluzione<br />

<strong>di</strong>gitale, i cambiamenti non hanno quin<strong>di</strong> interessato le basi cartografiche, che<br />

rimangono l’IGM, la CTR, le mappe catastali e varia cartografia tematica, ma piuttosto<br />

le strutture dei dati (raster e vettoriali), gli strumenti (CAD e soprattutto GIS) e,<br />

conseguentemente, le modalità e le potenzialità della loro fruizione. In particolare,<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> piattaforme GIS ha consentito un approccio più complesso ai dati ed una<br />

gestione più elastica e funzionale delle informazioni.<br />

Possiamo definire la cartografia <strong>di</strong>gitale come “un insieme <strong>di</strong> dati topografici<br />

espressi in forma numerica, suscettibili <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>rettamente trasformati in<br />

rappresentazione grafica, ma anche <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>rettamente elaborati ed integrati per la<br />

messa a punto <strong>di</strong> un sistema informativo georeferenziato, nonché <strong>di</strong> essere utilizzati per<br />

lo sviluppo d’analisi statistiche e ricerche operative <strong>di</strong> particolare interesse quantitativo e<br />

qualitativo.” 15 E’ il risultato dell’applicazione, alla cartografia tra<strong>di</strong>zionale, <strong>di</strong> tecniche<br />

ed algoritmi che trasformano le rappresentazioni grafiche in archivi numerici, nei quali<br />

sono co<strong>di</strong>ficate le coor<strong>di</strong>nate e gli elementi che caratterizzano le figure e la qualità della<br />

restituzione. Diversamente dai supporti cartacei, le coor<strong>di</strong>nate sono memorizzate senza<br />

conversione <strong>di</strong> scala e pertanto i dati <strong>di</strong>gitali sono stampabili e visualizzabili a qualsiasi<br />

rapporto <strong>di</strong> riduzione metrica. Ne consegue che il GIS permette <strong>di</strong> integrare nello stesso<br />

spazio <strong>di</strong> visualizzazione dati acquisiti a scale <strong>di</strong>verse. Queste, <strong>di</strong> fatto, <strong>di</strong>ventano<br />

14 SECONDINI 1988, p. 33.<br />

15 FONDELLI 2000, p. 243.<br />

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solamente un parametro per definire il grado <strong>di</strong> accuratezza e <strong>di</strong> risoluzione degli<br />

elementi grafici 16 .<br />

Prerogativa della cartografia numerica all’interno <strong>di</strong> un sistema informativo è la<br />

georeferenziazione, ossia “il processo attraverso il quale un dato oggetto é posizionato<br />

su una carta secondo un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate” 17 La georeferenziazione degli oggetti del<br />

mondo reale avviene quin<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ante loro associazione ad un’entità geometrica (punto,<br />

linea o poligono), idonea alla sua rappresentazione e posizionata tramite assegnazione <strong>di</strong><br />

coor<strong>di</strong>nate.<br />

Ciascun oggetto viene inoltre classificato all’interno <strong>di</strong> un livello (layer), corrispondente<br />

ad un tematismo, e descritto me<strong>di</strong>ante attributi; la sua in<strong>di</strong>viduazione e classificazione è<br />

quin<strong>di</strong> possibile attraverso un’opportuna operazione <strong>di</strong> co<strong>di</strong>fica.<br />

In definitiva, le coor<strong>di</strong>nate definiscono univocamente la posizione spaziale dei punti,<br />

mentre gli attributi ne stabiliscono la loro identità ed appartenenza ad una determinata<br />

entità.<br />

Altre rilevanti proprietà della cartografia numerica sono l’aggiornabilità, la<br />

velocità d’elaborazione e la capacità d’implementazione o, viceversa, <strong>di</strong> riduzione<br />

(me<strong>di</strong>ante operazioni d’estrazione) dei dati. E’ inoltre possibile operare una<br />

riclassificazione per categorie <strong>di</strong> attributi o per caratteristiche grafico-<strong>di</strong>mensionali. La<br />

sovrapposizione <strong>di</strong> piani cartografici <strong>di</strong>versi per struttura <strong>di</strong> dati, scala d’acquisizione ed<br />

oggetto, consente <strong>di</strong> derivare nuova cartografia tematica (funzioni <strong>di</strong> sovrapposizione e<br />

derivazione). Inoltre, è opportuno ricordare le potenzialità <strong>di</strong> conversione fra strutture <strong>di</strong><br />

dati <strong>di</strong>verse (raster e vettoriale) e fra tipologie d’entità grafiche <strong>di</strong>fferenti (punti, linee o<br />

superfici).<br />

Per quanto concerne, infine, la circolazione e la <strong>di</strong>vulgazione dei dati<br />

cartografici, lo sviluppo delle reti informatiche (intranet ed internet), e la realizzazione<br />

<strong>di</strong> moduli GIS de<strong>di</strong>cati all’uscita in rete, permettono oggi <strong>di</strong> consultare ed interrogare,<br />

attraverso browser, basi <strong>di</strong> lavoro e relative banche dati.<br />

LE TIPOLOGIE DEI DATI<br />

La maggior parte delle applicazioni GIS separano la gestione dei dati spaziali e<br />

dei relativi attributi in due <strong>di</strong>fferenti strutture dei dati, funzionanti autonomamente ed<br />

interagenti attraverso elementi <strong>di</strong> raccordo.<br />

I dati spaziali (o grafici) sono utilizzati per la rappresentazione <strong>di</strong> fenomeni<br />

georeferenziabili attraverso due classi <strong>di</strong> elementi grafici:<br />

1) LE PRIMITIVE GEOMETRICHE: punto e linea (spezzata):<br />

a) IL PUNTO é determinato da una coppia <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate ed é un’entità<br />

a<strong>di</strong>mensionale;<br />

b) LA LINEA è determinata da coppie <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate a<strong>di</strong>acenti e continue ed è<br />

un’entità uni<strong>di</strong>mensionale. Può essere rappresentata da:<br />

- un segmento (retta collegante due punti);<br />

- una stringa (serie continua <strong>di</strong> segmenti);<br />

- un arco (serie <strong>di</strong> punti che definiscono una curva);<br />

16 AZZARI 1996, p. IX.<br />

17 FAVRETTO 2000, p. 165.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 17


- una catena (sequenza <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> segmenti o archi con un nodo<br />

all’inizio ed uno alla fine).<br />

2) LE PRIMITIVE COMPLESSE: poligoni e no<strong>di</strong>:<br />

a) IL POLIGONO è una porzione del piano racchiusa da una linea <strong>di</strong> contorno;<br />

determina un’area che è un oggetto continuo a due <strong>di</strong>mensioni;<br />

b) IL NODO è il punto nel quale confluiscono due o più estremi <strong>di</strong> linea.<br />

Oltre a quelli costituiti dalle primitive (punto, linea, poligono ed area), altri due elementi<br />

contribuiscono alla generazione <strong>di</strong> dati spaziali:<br />

a) IL PIXEL 18 , unità minima per la composizione dei dati raster;<br />

b) IL SIMBOLO 19 , unità <strong>di</strong> rappresentazione dei dati puntuali vettoriali.<br />

La componente spaziale contiene informazioni relative ai fenomeni georeferenziabili; in<br />

particolare:<br />

1) LOCALIZZAZIONE: espressa con riferimento ad un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate;<br />

2) FORMA: esprimibile attraverso punti, linee, aree e superfici:<br />

a) PUNTI: la rappresentazione puntuale può essere utilizzata per referenziare<br />

informazioni legate al valore <strong>di</strong> un fenomeno fisico (es: la temperatura, i<br />

punti quota, ecc.) o un fenomeno antropico (es: l’inquinamento,<br />

l’inse<strong>di</strong>amento, ecc.). Dal punto <strong>di</strong> vista topografico, si ricorre alla<br />

rappresentazione puntiforme per la localizzazione <strong>di</strong> oggetti troppo<br />

piccoli rispetto alla scala <strong>di</strong> rappresentazione oppure per in<strong>di</strong>care il<br />

baricentro <strong>di</strong> un fenomeno più vasto (es: i centri urbani);<br />

b) LINEE: la rappresentazione lineare è legata alla definizione <strong>di</strong> confini fra<br />

valori <strong>di</strong>versi oppure per descrivere l’andamento <strong>di</strong> un fenomeno naturale<br />

(es: l’idrografia) o antropico (es: la viabilità);<br />

c) AREE: le aree sono definite da confini lineari e risultano soggette a<br />

variazioni graduali nel tempo e nello spazio (es: area <strong>di</strong> spargimento <strong>di</strong><br />

manufatti all’interno <strong>di</strong> un campo arato);<br />

d) SUPERFICI: sono impiegate per la descrizione della superficie terrestre la<br />

quale, per la sua morfologia non omogenea, si presenta <strong>di</strong>fferente nelle<br />

varie zone considerate (es: DTM e piani informativi da esso ricavabili<br />

quali l’acclività o slope);<br />

Gli attributi caratterizzano gli elementi spaziali offrendo informazioni ad<strong>di</strong>zionali<br />

e fornendo il contenuto semantico del fenomeno rappresentato, tramite descrizione in<br />

forma alfanumerica, o la sua intensità, quantificata in una misurazione.<br />

Gli attributi possono essere:<br />

1) METRICI: attributi riferibili alla geometria delle primitive; sono espressi me<strong>di</strong>ante<br />

numeri e forniscono l’ubicazione (me<strong>di</strong>ante coppie <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate), la lunghezza<br />

<strong>di</strong> linee, il perimetro e la superficie dei poligoni;<br />

18<br />

Il pixel (abbreviazione <strong>di</strong> picture element) costituisce la più piccola parte, in<strong>di</strong>visibile, <strong>di</strong> un’immagine;<br />

è rappresentato da tre valori caratteristici: le due coor<strong>di</strong>nate x e y e il suo valore in<strong>di</strong>ce. Nelle metodologie<br />

<strong>di</strong> Remote Sensing, basate su dati raster, è la fondamentale unità <strong>di</strong> misura dei dati, in<strong>di</strong>ce della<br />

definizione <strong>di</strong> un’immagine.<br />

19<br />

“Il simbolo è un elemento grafico che rappresenta una determinata caratteristica relativa ad un punto<br />

sulla carta” (FAVRETTO 2000, p. 32).<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 18


2) DESCRITTIVI: informazioni in forma alfanumerica (testo o valori numerici)<br />

associate alle primitive dall’utente per la descrizione delle loro proprietà;<br />

3) COMPLESSI: prodotti multime<strong>di</strong>ali, immagini, filmati o suoni <strong>di</strong>gitali pertinenti<br />

all’elemento rappresentato;<br />

4) GRAFICI: sono gli attributi riferibili alla rappresentazione grafica dell’elemento<br />

(colore e <strong>di</strong>mensioni del simbolo; colore, spessore e tratto <strong>di</strong> rappresentazione<br />

delle linee; colore e campitura delle aree).<br />

LE STRUTTURE DEI DATI<br />

Nell’ambito della cartografia numerica possiamo riconoscere due <strong>di</strong>fferenti<br />

strutture dei dati: quella raster e quella vettoriale. Si tratta <strong>di</strong> due formati con<br />

caratteristiche, potenzialità e fruibilità <strong>di</strong>verse e, sotto molti aspetti, complementari. Per<br />

questo motivo, nel corso <strong>di</strong> una ricerca, è possibile ricorrere all’una o all’altra struttura<br />

<strong>di</strong> dati, privilegiando ora le più imme<strong>di</strong>ate modalità <strong>di</strong> lettura, ora le più articolate<br />

funzioni <strong>di</strong> interrogazione o <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong> attributi ed oggetti grafici.<br />

La struttura raster 20 impiega una griglia regolare, sud<strong>di</strong>visa in righe e<br />

colonne, le cui celle (pixel) sono <strong>di</strong> ampiezza uniforme determinabile dall’utente e<br />

rappresentano elementi unitari ai quali è assegnato un valore che ne specifica le<br />

caratteristiche. L’elemento chiave è quin<strong>di</strong> rappresentato dal pixel, avente contenuto<br />

omogeneo e non ulteriormente sud<strong>di</strong>visibile e la cui <strong>di</strong>mensione, corrispondente ad una<br />

precisa estensione spaziale sul terreno, esprime anche il grado <strong>di</strong> risoluzione della<br />

rappresentazione cartografica.<br />

All’interno della tipologia raster si possono riconoscere due <strong>di</strong>fferenti formati: il rasterimage<br />

e il raster-grid.<br />

1) IL RASTER-IMAGE rappresenta, <strong>di</strong> fatto, una mappa memorizzata esclusivamente<br />

come immagine, una “fotocopia elettronica” inadatta a successive elaborazioni<br />

ed utilizzabile solo per la visualizzazione, con alcune semplici funzioni <strong>di</strong><br />

e<strong>di</strong>ting. Tale formato è usato per la riproduzione e la georeferenziazione <strong>di</strong><br />

supporti cartacei, quali cartografia <strong>di</strong> base, cartografia storica, piante <strong>di</strong> scavo,<br />

foto aeree zenitali o anche oblique (raddrizzate attraverso appositi softwares) ed<br />

immagini satellitari. Cartografie e fotogrammi possono essere acquisiti<br />

<strong>di</strong>rettamente in <strong>di</strong>gitale o convertiti dal formato cartaceo, attraverso periferiche<br />

scanner. Partendo da tali supporti, è possibile, in un secondo tempo, procedere<br />

alla loro vettorializzazione me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>gitalizzazione. Diversamente rispetto al<br />

vettoriale, questo formato non è in grado <strong>di</strong> connettere singoli oggetti grafici (o<br />

pixel) e relativi dati informativi. L’unica forma d’informazione che consente è<br />

legata alla lettura <strong>di</strong>retta delle forme, dei colori, delle scritte o della simbologia<br />

riprodotta. Pertanto, la sua utilità è proporzionale al grado <strong>di</strong> leggibilità e <strong>di</strong><br />

comprensione logica del supporto, nonché alla qualità ed alla definizione grafica<br />

dell’immagine <strong>di</strong>gitale. Attraverso particolari accorgimenti grafici (trasparenza)<br />

20 Possiamo considerare raster “qualsiasi immagine” che “può essere pensata come formata da un insieme<br />

<strong>di</strong> piccole aree uguali (pixel), or<strong>di</strong>nate secondo linee e colonne, tali da costituire una matrice. I valori<br />

associati ad ogni cella possono esprimere sia informazioni <strong>di</strong> tipo grafico (colore, tono <strong>di</strong> grigio, ecc), sia<br />

<strong>di</strong> tipo descrittivo (temperatura, pendenza, ecc).” (GLOSSARIO MONDOGIS)<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 19


è possibile inoltre la sovrapposizione fra files <strong>di</strong>fferenti. Si possono così<br />

incrociare coperture ortofotografiche e carte topografiche, riuscendo ad ottenere<br />

visualizzazioni del territorio realistiche e co<strong>di</strong>ficate al tempo stesso, arricchendo<br />

la foto aerea <strong>di</strong> riferimenti toponomastici e simbologie che ne aumentano le<br />

potenzialità informative.<br />

2) IL RASTER-GRID è ottenuto dalla sud<strong>di</strong>visione della superficie rappresentata in una<br />

matrice <strong>di</strong> pixel ai quali é assegnato un valore alfanumerico, atto a tradurre<br />

virtualmente un fenomeno od una proprietà dello spazio reale. Come già<br />

accennato, il grado <strong>di</strong> risoluzione <strong>di</strong> questo genere <strong>di</strong> dato varia con<br />

l’assegnazione alla singola cella <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione corrispondente ad una<br />

porzione <strong>di</strong> superficie terrestre. A ciascun pixel può essere assegnato un unico<br />

valore rappresentativo dell’intera area coperta. La visualizzazione grafica <strong>di</strong> tali<br />

attributi avviene, all’interno <strong>di</strong> un applicativo GIS, per mezzo <strong>di</strong> una scala <strong>di</strong><br />

colori corrispondente ad un predefinito intervallo <strong>di</strong> valori. Tale formato può<br />

essere derivato anche dal passaggio da un’informazione vettoriale, puntuale o<br />

lineare, ad una raster <strong>di</strong>stribuita su un’area. Questa conversione avviene per<br />

mezzo <strong>di</strong> interpolazioni, definite da determinati algoritmi, a partire da una maglia<br />

(regolare o irregolare) <strong>di</strong> punti <strong>di</strong>stribuiti nello spazio. Attraverso i vari meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

interpolazione conosciuti si riescono quin<strong>di</strong> a produrre delle superfici <strong>di</strong><br />

tendenza, che rappresentano la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> un fenomeno umano, o <strong>di</strong> un<br />

aspetto geomorfologico, nello spazio.<br />

Un classico esempio <strong>di</strong> raster-grid è costituito dal DTM (Digital Terrain Model)<br />

che rappresenta il territorio in base ai suoi caratteri altimetrici e morfologici. Per<br />

la sua costruzione, gli algoritmi “procedono scandendo, uno dopo l’altro, i pixel<br />

della matrice e attribuendo a questi i valori “più probabili” in base ai valori <strong>di</strong><br />

quota assunti da una rosa <strong>di</strong> punti “prossimi”. Il risultato finale è apprezzabile<br />

anche per le sue funzionalità <strong>di</strong> restituzione cromatica della terza <strong>di</strong>mensione su<br />

un piano (quello delle piattaforme GIS) bi<strong>di</strong>mensionale. In questo caso il colore,<br />

opportunamente graduato, può quanto meno assicurare una resa impressionistica<br />

della morfologia e dell’altimetria del paesaggio, contribuendo ad una migliore<br />

lettura del territorio.<br />

Altre valide applicazioni si possono avere, in fase <strong>di</strong> analisi, per la<br />

determinazione <strong>di</strong> tendenze geografico-ambientali, socio-economiche, politicoinse<strong>di</strong>ative<br />

concernenti un determinato ambito territoriale.<br />

Si può facilmente intuire che la principale modalità d’uso del formato è legata<br />

all’ambito d’applicazione dell’analisi spaziale e del calcolo statistico sul<br />

territorio e quin<strong>di</strong> alle metodologie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e trattamento dei dati geografici. In<br />

archeologia, il ricorso alle strutture raster è più frequente nelle indagini a larga<br />

scala basate su un approccio determinista, che incentra principalmente<br />

l’attenzione sui dati ambientali, spesso in assenza <strong>di</strong> dati storici o altre tipologie<br />

<strong>di</strong> fonti ricavabili dalle indagini preliminari.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 20


La struttura vettoriale 21 considera gli elementi della carta come un gruppo<br />

<strong>di</strong> primitive geometriche, componenti entità spaziali, la cui accuratezza e risoluzione<br />

sono determinate dalla scala d’acquisizione della carta stessa.<br />

La sua principale caratteristica è permettere <strong>di</strong> arricchire gli elementi rappresentati<br />

graficamente con attributi alfanumerici, nei quali sono catastate informazioni<br />

consultabili ed interrogabili dall’utente. In qualsiasi momento si può procedere alla<br />

correzione, all’eliminazione o all’implementazione dei record (grafici ed informativi),<br />

garantendo l’aggiornamento dei dati in tempo reale. In visualizzazione, l’utente ha così<br />

la possibilità <strong>di</strong> scegliere come rappresentare e <strong>di</strong>stinguere i vari tematismi, secondo le<br />

informazioni a loro allegate. Graficamente è consentita la rappresentazione dei dati<br />

secondo tre tipologie <strong>di</strong>stinte: puntuale, lineare e poligonale. Per la consultazione, le<br />

prerogative <strong>di</strong> questo formato sono la possibilità <strong>di</strong> selezionare uno o più elementi,<br />

evidenziandone le caratteristiche, e <strong>di</strong> effettuare ricerche per l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un<br />

record specifico o <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> records, contrad<strong>di</strong>stinti da particolari proprietà. Tali<br />

ricerche possono essere operate in due <strong>di</strong>rezioni, dal dato descrittivo (database) a quello<br />

grafico (layer) e viceversa. Infine, trattandosi <strong>di</strong> entità grafiche vettoriali, è possibile<br />

calcolare dati statistici o geometrici (densità, <strong>di</strong>stanze, lunghezze, perimetri ed aree) e,<br />

più in generale, trattare ed elaborare i dati secondo i parametri stabiliti dal fruitore del<br />

sistema informativo.<br />

E’ facilmente deducibile che tale formato viene utilizzato principalmente in fase <strong>di</strong><br />

lettura e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o dei dati (grazie alle funzioni <strong>di</strong> interrogazione e <strong>di</strong> ricerca) e si rivela<br />

particolarmente utile per la costruzione <strong>di</strong> piani cartografici tematici.<br />

In archeologia, è utilizzato per la creazione <strong>di</strong> cartografie archeologiche interrogabili<br />

dall’utente e per la creazione <strong>di</strong> piani informativi mirati, quali le piante <strong>di</strong> fase e<br />

qualsiasi altra carta tematica che consenta una <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> carattere tipologico o<br />

<strong>di</strong>acronico della rete inse<strong>di</strong>ativa (per l’indagine territoriale) o del singolo inse<strong>di</strong>amento<br />

(per l’indagine stratigrafica). Rispetto ad altri ambiti d’applicazione, quali le analisi<br />

ambientali, in archeologia le strutture vettoriali sono decisamente più sfruttate per le<br />

funzioni <strong>di</strong> analisi spaziale, particolarmente per analisi <strong>di</strong> tipo intra-site in contesti <strong>di</strong><br />

indagine stratigrafica (es: carte <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei manufatti o dei reperti). Anche a<br />

livello territoriale, dovendo lavorare su dati relativi al popolamento e alle fonti storiche,<br />

tale formato risulta idoneo all’analisi, mentre quello raster rimane preferibile qualora<br />

occorra incrociare i dati storico-archeologici con quelli ambientali.<br />

All’interno delle strutture vettoriali si comprende anche il TIN (Triangulated<br />

Irregular Networks), “struttura topologica vettoriale spesso usata per rappresentare<br />

l’elevazione <strong>di</strong> superfici continue” 22 . E’ un formato finalizzato alla restituzione grafica<br />

tri<strong>di</strong>mensionale del terreno, al cui interno la coor<strong>di</strong>nata x viene trattata, dai comuni GIS<br />

in commercio, esclusivamente come attributo (che consente la sola visualizzazione<br />

tri<strong>di</strong>mensionale). Questo significa che non definisce una topologia 3D né dei volumi e,<br />

<strong>di</strong> conseguenza, che non è possibile operare calcoli sulla terza <strong>di</strong>mensione. In altri<br />

21 La struttura vettoriale “è un sistema <strong>di</strong> archiviazione <strong>di</strong> dati grafici secondo il quale gli oggetti vengono<br />

memorizzati in base alle coor<strong>di</strong>nate cartesiane dei punti e linee che li compongono.” (GLOSSARIO<br />

MONDOGIS)<br />

22 FAVRETTO 2000, p. 168.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 21


termini, il TIN può essere interpretato come un involucro <strong>di</strong> spazio modellato e solo<br />

empiricamente quantificabile.<br />

Nello specifico, si tratta <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> triangoli irregolari, costruiti su una maglia <strong>di</strong> punti<br />

altimetrici che ne determinano la composizione, l’orientamento e la pendenza sulla base<br />

delle tre coor<strong>di</strong>nate x , y,z. Come per il raster-grid, la definizione dei poligoni è<br />

impostata dall’utente, che decide quale grado <strong>di</strong> dettaglio fornire all’architettura delle<br />

superfici. Anche in questo caso, in fase <strong>di</strong> visualizzazione, si può ricorrere ad una scala<br />

<strong>di</strong> colori che favorisca la percezione imme<strong>di</strong>ata della <strong>di</strong>mensione altimetrica.<br />

Da quanto affermato, emerge che a tale formato si può ricorrere per una resa realistica<br />

del terreno, nelle sue forme e profon<strong>di</strong>tà, ma non per un’indagine analitica sui volumi e<br />

sulle stratigrafie verticali, almeno fin quando non verranno sviluppati softwares in grado<br />

<strong>di</strong> trattare la topologia tri<strong>di</strong>mensionale. Siamo <strong>di</strong> fronte ad un buono strumento per la<br />

rappresentazione <strong>di</strong> paesaggi tri<strong>di</strong>mensionali, impossibilitato tuttavia ad operare una<br />

seria ed approfon<strong>di</strong>ta analisi <strong>di</strong> tipo spaziale e volumetrico.<br />

Procedendo ad un confronto delle potenzialità delle due strutture <strong>di</strong> dati, possiamo così<br />

riassumerle e classificarle:<br />

1) LA CARTOGRAFIA RASTER presenta i seguenti VANTAGGI:<br />

- struttura dei dati semplice;<br />

- sovrapposizione e combinazione dei dati molto agevole;<br />

- analisi spaziali dei dati facilitate;<br />

- tecnologia dei dati molto sviluppata;<br />

e i seguenti SVANTAGGI:<br />

- il ricorso a celle più ampie riduce il volume dei dati ma ne peggiora<br />

l’accuratezza;<br />

- la rappresentazione dei dati lineari e puntuali, attraverso i pixel, è molto<br />

approssimativa;<br />

- le rappresentazioni sono poco espressive, più ridondanti e prolisse;<br />

- il dataset 23 risulta alquanto ingombrante;<br />

2) LA CARTOGRAFIA VETTORIALE presenta i seguenti VANTAGGI:<br />

- ottima rappresentazione della struttura dei dati;<br />

- struttura dei dati compatta;<br />

- facoltà <strong>di</strong> descrivere esaustivamente la topologia dei dati spaziali;<br />

- possibilità <strong>di</strong> aggiornare, spogliare e generalizzare 24 i dati e i relativi<br />

attributi;<br />

- rappresentazione grafica molto accurata e dettagliata;<br />

e i seguenti SVANTAGGI:<br />

- struttura dei dati molto complessa<br />

23 Si definisce dataset un insieme <strong>di</strong> dati dello stesso tipo e formato, raccolti in uno o più files.<br />

24 “Il contenuto <strong>di</strong> un elaborato cartografico classico può essere facilmente soggetto a trasformazioni e<br />

riduzioni, me<strong>di</strong>ante operazioni <strong>di</strong> spoglio e generalizzazione, che si realizzano sia attraverso<br />

l’eliminazione <strong>di</strong> oggetti troppo piccoli e quin<strong>di</strong> non rappresentabili ad una scala più piccola, che<br />

attraverso una semplificazione delle loro forme.” (FONDELLI 2000, p. 175)<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 22


- trattamenti <strong>di</strong> analisi spaziale più limitati e laboriosi (ma l’indagine<br />

archeologica, si è visto, non si allinea del tutto a tale posizione).<br />

L’ACQUISIZIONE DEI DATI E I PROCEDIMENTI DI GEOREFERENZIAZIONE<br />

DEI DATI ANALOGICI CONVERTITI IN DIGITALE<br />

L’acquisizione dei dati per la costruzione <strong>di</strong> cartografia numerica può avvenire<br />

dal formato analogico, solitamente costituito da supporti cartacei (testi, cartografia,<br />

fotogrammi, ecc.), o <strong>di</strong>rettamente da quello <strong>di</strong>gitale.<br />

IL FORMATO ANALOGICO può essere convertito in dati numerici attraverso due<br />

principali sistemi:<br />

1) DIGITALIZZAZIONE MANUALE: la vettorializzazione tramite tavoletta grafica è un<br />

metodo piuttosto <strong>di</strong>ffuso che non richiede particolari competenze o capacità, ma<br />

impegna molto tempo e comporta grande cura e precisione per evitare errori<br />

posizionali;<br />

2) DIGITALIZZAZIONE AUTOMATICA: è un proce<strong>di</strong>mento più articolato ma anche più<br />

veloce, quin<strong>di</strong> ottimale per l’acquisizione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> masse <strong>di</strong> dati. Comporta,<br />

inizialmente, la trasformazione del dato cartaceo in file immagine, tramite<br />

scannerizzazione. Il dato <strong>di</strong>gitale andrà quin<strong>di</strong> georeferenziato e,<br />

successivamente, <strong>di</strong>gitalizzato; le ultime due operazioni possono anche essere<br />

invertite.<br />

Un’ulteriore forma <strong>di</strong> conversione dei dati analogici in <strong>di</strong>gitale contempla la<br />

georeferenziazione <strong>di</strong> fotogrammi aerei obliqui e cartografia storica senza<br />

necessariamente procedere alla vettorializzazione dell’immagine raster. Le tecniche GIS<br />

<strong>di</strong> calibrazione, georeferenziazione e trasformazione <strong>di</strong> proiezione, rendono possibile il<br />

confronto tra cartografie storiche e cartografie attuali permettendo <strong>di</strong> ridurre gli effetti <strong>di</strong><br />

deformazione dei supporti cartacei e quelli dovuti ai <strong>di</strong>versi sistemi <strong>di</strong> rappresentazione<br />

e <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong>.” L’obiettivo viene raggiunto me<strong>di</strong>ante un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> rettificazione<br />

automatica dei punti della carta <strong>di</strong> partenza. Me<strong>di</strong>ante tale processo, le coor<strong>di</strong>nate locali<br />

del file <strong>di</strong> input vengono convertite in coor<strong>di</strong>nate cartografiche ricavate dai<br />

corrispondenti punti <strong>di</strong> una base già georeferenziata o <strong>di</strong> misurazioni topografiche<br />

ottenute da stazioni totali o GPS. E’ quin<strong>di</strong> necessario trovare una serie <strong>di</strong> punti,<br />

riconoscibili sulla carta e <strong>di</strong>stribuiti in forma più possibile omogenea, per i quali siano<br />

<strong>di</strong>sponibili le coor<strong>di</strong>nate cartografiche nel sistema <strong>di</strong> riferimento prescelto. Attraverso<br />

tali punti, definiti Ground Control Point (GCP), avvengono le operazioni <strong>di</strong> traslazione,<br />

rotazione e <strong>di</strong>mensionamento della carta, che portano finalmente alla sua<br />

georeferenziazione. Per effettuare tali proce<strong>di</strong>menti tecnici si ricorre solitamente ad<br />

appositi software: fra i tanti, è opportuno citare Er Mapper 25 , Airphoto 26 ed Erdas<br />

Imagine 27 ma anche comuni applicativi GIS che includono al loro interno simili funzioni<br />

(es: ArcInfo e GeoConcept).<br />

25 Distribuito dalla Earth Resource Mapping (http://www.ermapper.com)<br />

26 http://super3.arcl.ed.ac.uk/baspmirror/basp.html<br />

27 http://www.erdas.com/home.asp<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 23


IL FORMATO DIGITALE, rispetto all’analogico, garantisce fedeltà del dato, annulla i<br />

tempi lunghi <strong>di</strong> lavoro e le possibilità <strong>di</strong> errore durante le fasi <strong>di</strong> georeferenziazione o <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>gitalizzazione. Può inoltre circolare via rete, oppure attraverso memorie esterne e<br />

supporti magnetici (CD e DVD).<br />

Rientrano in questa categoria anche i dati rilevati tramite tecniche <strong>di</strong> laser scanning, che<br />

generano DTM restituiti in varie modalità (TIN, raster-grid, nuvole <strong>di</strong> punti, ecc.) e<br />

strumenti <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> topografico (stazioni totali, GPS). Tali dati sono restituiti attraverso<br />

tecniche <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate geometry (COGO), che consentono il trattamento <strong>di</strong> dati <strong>di</strong><br />

rilevamento topografico a partire da misurazioni <strong>di</strong>rette del terreno. Un metodo molto in<br />

uso è quello che prevede l’introduzione <strong>di</strong> alcuni punti <strong>di</strong> controllo, me<strong>di</strong>ante tecniche <strong>di</strong><br />

COGO, e l’acquisizione della massa dei dati me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>gitalizzazione. Tale metodo è<br />

utilizzato anche all’interno del LIAAM per la vettorializzazione georeferenziata della<br />

stratigrafia archeologica all’interno delle piattaforme GIS degli scavi. Le piante, una<br />

volta scansionate e quin<strong>di</strong> utilizzabili come immagini raster, vengono georeferenziate,<br />

attraverso il già descritto proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> rettificazione automatica fra i vertici della<br />

picchettatura riportati in pianta e le corrispondenti misurazioni da stazione totale. In<br />

ultimo, i <strong>di</strong>gitalizzatori procedono alla vettorializzazione dell’immagine <strong>di</strong>gitale<br />

georeferenziata.<br />

Approfon<strong>di</strong>mento 3.a: il DTM<br />

Un modello <strong>di</strong>gitale del terreno, o DTM dall’inglese Digital Terrain Model, “definisce<br />

numericamente la morfologia superficiale del terreno me<strong>di</strong>ante un insieme <strong>di</strong> punti <strong>di</strong>screti, noti nelle<br />

coor<strong>di</strong>nate spaziali X, Y, Z ed opportunamente <strong>di</strong>stribuiti sulla porzione <strong>di</strong> superficie terrestre interessata.”<br />

Delle tre coor<strong>di</strong>nate, le prime due rappresentano le coor<strong>di</strong>nate chilometriche, mentre la terza in<strong>di</strong>ca la<br />

quota, che può essere assoluta (altezza del piano <strong>di</strong> campagna rispetto al livello del mare) o relativa<br />

(riferita ad un piano <strong>di</strong> riferimento qualunque, detto piano <strong>di</strong> zero).<br />

Oltre alla sigla DTM sono utilizzate altre espressioni, sulle quali è opportuno specificare che non sempre<br />

si verifica uniformità d’interpretazione. L’esempio più lampante è costituito dalla frequente confusione<br />

ingenerata dalla <strong>di</strong>stinzione fra DTM e DEM. Alcuni autori propendono infatti per un’equivalenza <strong>di</strong><br />

significati, considerando le due espressioni come sinonimi. Altri operano invece una <strong>di</strong>fferenziazione, ma<br />

anche in questo caso le interpretazioni fornite non sono assolutamente univoche.<br />

La costruzione <strong>di</strong> un DTM si articola in tre principali fasi:<br />

1) ACQUISIZIONE DEI DATI. La fedeltà dei DTM è fortemente influenzata dalle caratteristiche<br />

dei dati originari, in particolare dalla scala e dalla qualità del <strong>rilievo</strong> o della rappresentazione.<br />

Riconosciamo cinque <strong>di</strong>verse metodologie d’acquisizione:<br />

1) DIGITALIZZAZIONE MANUALE O AUTOMATICA DI CARTOGRAFIE AL TRATTO RIPORTANTI<br />

CURVE DI LIVELLO O PUNTI QUOTATI.<br />

2) RILEVAMENTO TOPOGRAFICO NUMERICO. I rilievi <strong>di</strong> campagna garantiscono alta precisione<br />

ed affidabilità, richiedendo però tempi lunghi e non consentendo l’acquisizione <strong>di</strong> molti<br />

punti. La <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un limitato numero <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong> partenza si traduce<br />

successivamente nella bassa precisione della procedura <strong>di</strong> interpolazione. Il risultato finale<br />

sarà anche determinato dalla qualità della strumentazione tecnica (stazione totale) utilizzata<br />

per il <strong>rilievo</strong>.<br />

3) RILEVAMENTO FOTOGRAMMETRICO NUMERICO. La fotogrammetria <strong>di</strong>gitale consente<br />

un’elevatissima produzione <strong>di</strong> punti con ottimale automazione. Richiede la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />

una stazione de<strong>di</strong>cata, costituita da uno stereo-<strong>di</strong>gitalizzatore che opera <strong>di</strong>rettamente a<br />

partire da una coppia <strong>di</strong> fotografie aeree della stessa porzione <strong>di</strong> territorio.<br />

4) TELERILEVAMENTO. Le riprese dallo spazio con sensore su satellite garantiscono una<br />

quantità <strong>di</strong> punti molto elevata ed un alto grado <strong>di</strong> automazione. La precisione non è però<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 24


particolarmente elevata in quanto le immagini del telerilevamento non hanno finalità<br />

spiccatamente metriche.<br />

5) RILIEVO TRIDIMENSIONALE CON TECNICHE DI LASER SCANNING. Rappresenta la tecnica più<br />

innovativa e completa per la produzione <strong>di</strong> DTM. Assicura alta precisione, soprattutto se<br />

integrato con misurazioni <strong>di</strong>rette sul terreno, e grande affidabilità, rilevando serie <strong>di</strong> punti a<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi centimetri. Non è ancora una metodologia molto <strong>di</strong>ffusa, anche considerati<br />

gli alti costi dello strumento (ai quali vanno aggiunti quelli per la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un<br />

apparecchio aereo pre<strong>di</strong>sposto, con antenna GPS <strong>di</strong> alta precisione). Si affermerà<br />

probabilmente come tecnica più utilizzata nel futuro prossimo.<br />

Sulla base della metodologia d’acquisizione adottata, è possibile in<strong>di</strong>viduare due principali<br />

sistemi per la registrazione dei dati <strong>di</strong>gitali d’elevazione dai quali partire per la generazione <strong>di</strong> un<br />

DTM:<br />

a) PUNTUALE: collezione <strong>di</strong> punti con coor<strong>di</strong>nate x, y, z nei quali la quota z è definita come<br />

attributo descrittivo. La <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> tali punti può manifestarsi attraverso una griglia<br />

regolare, tipica del metodo fotogrammetrico per profili altimetrici. In alternativa, si può<br />

manifestare attraverso una griglia irregolare (casuale, random) con <strong>di</strong>stribuzione sparsa,<br />

detta “a piano quotato”, tipica del <strong>rilievo</strong> topografico e della generazione automatica della<br />

fotogrammetria <strong>di</strong>gitale, del telerilevamento e del laser scanning.<br />

b) LINEARE: isolinee (contour lines) ognuna delle quali è caratterizzata da una quota<br />

topografica, associata come attributo descrittivo. Il valore <strong>di</strong> quota delle curve isovalore<br />

viene stabilito dall’utente, secondo un passo incrementale costante. Tale restituzione è<br />

caratteristica della cartografia numerica esistente e della <strong>di</strong>gitalizzazione <strong>di</strong> cartografie al<br />

tratto.<br />

2) ELABORAZIONE DEI DATI: rappresenta la fase <strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong>gitale. Si tratta<br />

<strong>di</strong> determinare la quota (z) per ciascun punto all’interno <strong>di</strong> un’area. Tale funzione viene realizzata<br />

attraverso opportuni algoritmi d’interpolazione applicati a partire dagli elementi acquisiti secondo<br />

uno dei meto<strong>di</strong> precedentemente elencati. I fattori che determinano l’accuratezza e l’affidabilità<br />

<strong>di</strong> un DTM sono legati all’atten<strong>di</strong>bilità dei dati raccolti e alla densità e <strong>di</strong>sposizione topologica<br />

degli stessi. In particolare, sulla base della <strong>di</strong>stribuzione dei punti acquisiti, il DTM che si andrà<br />

ad elaborare potrà essere:<br />

- regolare (strutturato)<br />

- irregolare (casuale, random)<br />

Le procedure interpolative possono essere <strong>di</strong>stinte in due principali categorie:<br />

a) METODO A MATRICE O A GRIGLIA (GRID): l’interpolazione si sviluppa a partire da punti<br />

<strong>di</strong>sposti all’interno delle maglie <strong>di</strong> una griglia regolare, definita da celle <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

variabili secondo i parametri impostati dall’utente. Si tratta <strong>di</strong> determinare l’altezza <strong>di</strong><br />

ciascun nodo della griglia regolare, adottando la funzione d’interpolazione più consona<br />

alla resa della morfologia del terreno, anche in considerazione della tipologia del dato<br />

acquisito.<br />

Tale metodo presenta il vantaggio <strong>di</strong> una struttura dei dati regolare, che semplifica<br />

notevolmente la fruizione del DTM, e facilita il confronto con altre griglie.<br />

b) METODO DI TRIANGOLARIZZAZIONE (TIN, TRIANGULATED IRREGULAR NETWORK):<br />

l’interpolazione avviene me<strong>di</strong>ante piani, dopo aver collegato fra loro i punti <strong>di</strong> partenza<br />

(comunque <strong>di</strong>sposti, secondo una <strong>di</strong>stribuzione regolare o casuale) in modo da creare<br />

una maglia <strong>di</strong> triangoli. In questo caso è lo stesso dato rilevato che definisce la forma, la<br />

pendenza e l’altezza dei vertici del singolo triangolo, senza alcuna interpolazione.<br />

Tale metodo, benché basato su una struttura dei dati meno imme<strong>di</strong>ata, assicura maggiore<br />

precisione, adattandosi meglio a terreni con <strong>di</strong>fferente morfologia, e richiede minore<br />

memorizzazione.<br />

3) ARCHIVIAZIONE DEI DATI ORIGINALI E DI QUELLI ELABORATI. L’archiviazione dei<br />

dati ha, ormai, una serie <strong>di</strong> requisiti <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzazione che rende qualsiasi tipo <strong>di</strong> DTM<br />

interfacciabile con i programmi GIS più <strong>di</strong>ffusi e con i software <strong>di</strong> produzione ortofotografica.<br />

Sui DTM i GIS sono in grado <strong>di</strong> effettuare una serie <strong>di</strong> operazioni interne che consentono <strong>di</strong><br />

convertire i dati da una tipologia all’altra. Sarà così possibile passare da un DTM restituito in<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 25


formato puntuale ad uno organizzato secondo una struttura raster o TIN e da questo ottenere<br />

curve <strong>di</strong> livello (operazione definita <strong>di</strong> contouring, che genera isoipse a passo incrementale<br />

costante assegnato dall’utente).<br />

In definitiva, possiamo quin<strong>di</strong> riconoscere quattro principali tipologie <strong>di</strong> rappresentazione <strong>di</strong> un<br />

DTM, delle quali le prime due risultano già determinate in fase <strong>di</strong> acquisizione, mentre le ultime<br />

due necessitano <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> elaborazione dei dati acquisiti.<br />

1) METODO PUNTUALE: collezione <strong>di</strong> punti <strong>di</strong>stribuiti secondo uno schema regolare o<br />

casuale e determinati in planimetria ed altimetria me<strong>di</strong>ante le coor<strong>di</strong>nate x, y, z (quota z<br />

definita come attributo descrittivo). Struttura dei dati vettoriale.<br />

2) METODO LINEARE: isolinee (contour lines) caratterizzate da una quota altimetrica<br />

(attributo descrittivo). Struttura dei dati vettoriali.<br />

3) METODO A MATRICE O A GRIGLIA (GRID): griglia <strong>di</strong> valori <strong>di</strong> elevazione organizzati in un<br />

file concettualmente simile a quello <strong>di</strong> un’immagine <strong>di</strong>gitale. Vengono inizialmente<br />

definiti il numero <strong>di</strong> righe e colonne, i valori minimi e massimi delle coor<strong>di</strong>nate<br />

planimetriche, il passo del grigliato (<strong>di</strong>mensione della cella, definita anche pixel).<br />

Successivamente vengono introdotti, per ciascuna cella della matrice, i valori relativi<br />

alla quota altimetrica corrispondente alla porzione <strong>di</strong> terreno rappresentata. Struttura dei<br />

dati raster.<br />

4) METODO DI TRIANGOLARIZZAZIONE (TIN): superficie sud<strong>di</strong>visa in triangoli (definiti nei<br />

vertici da una maglia <strong>di</strong> punti quota e quin<strong>di</strong> regolari o irregolari a seconda del criterio <strong>di</strong><br />

acquisizione degli stessi) ciascuno dei quali viene descritto per aspetto, pendenza ed<br />

elevazione. Struttura dei dati vettoriale.<br />

I primi due meto<strong>di</strong> consentono una definizione molto semplificata della morfologia. Per realizzare<br />

elaborazioni sofisticate ed estrarre dai modelli il massimo delle informazioni è però necessario passare alla<br />

restituzione raster-grid o a quella per triangoli (TIN), strutture più complesse che i GIS sono in grado <strong>di</strong><br />

gestire come proprie basi <strong>di</strong> dati.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 26


Approfon<strong>di</strong>mento 3.b: La cartografia tri<strong>di</strong>mensionale: proprietà e<br />

limiti nella sua attuale fruizione<br />

Negli ultimi anni, la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> moduli GIS per la restituzione tri<strong>di</strong>mensionale della cartografia<br />

ha ingenerato confusione, illudendo una parte dell’utenza <strong>di</strong> poter finalmente trattare la tri<strong>di</strong>mensionalità<br />

dei dati. Premesso che questo traguardo sarà raggiungibile nel giro <strong>di</strong> pochi anni, grazie al contemporaneo<br />

sviluppo <strong>di</strong> software ed hardware, occorre constatare che è ancora prematuro parlare <strong>di</strong> GIS 3D.<br />

Il problema, in realtà, non è in<strong>di</strong>viduabile nei supporti cartografici, bensì negli strumenti per la<br />

loro fruizione, specificatamente nei GIS in commercio. E’ infatti possibile registrare i dati in 3D (DTM e<br />

TIN costituiscono un valido esempio) ma non esistono ancora gli strumenti essenziali <strong>di</strong> analisi<br />

tri<strong>di</strong>mensionale per la loro interpretazione, non essendo stati sviluppati, al momento, pacchetti GIS con<br />

modelli <strong>di</strong> dati 3D realmente funzionanti. I volumi e le profon<strong>di</strong>tà sono così registrati come una serie <strong>di</strong><br />

superfici bi<strong>di</strong>mensionali nelle quali l’altezza viene considerata un attributo. Il problema maggiore è quin<strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduabile nel fatto che manca la topologia 3D e l’unica operazione possibile è la semplice<br />

visualizzazione tri<strong>di</strong>mensionale: per questo è più corretto parlare <strong>di</strong> GIS 2 e 1/2. Un classico esempio è il<br />

DEM, dove l’altezza è registrata come attributo, utilizzabile per rafforzare impressionisticamente la<br />

sensazione <strong>di</strong> tri<strong>di</strong>mensionalità associando un range <strong>di</strong> colore corrispondente a predefiniti intervalli <strong>di</strong><br />

altezze.<br />

Nella nostra esperienza, abbiamo avuto la possibilità <strong>di</strong> testare le potenzialità della estensione<br />

ESRI 3D Analyst. Il modello <strong>di</strong> dati dell’applicativo in questione risulta inadeguato all’analisi ed alla<br />

rappresentazione <strong>di</strong> superfici multiple sovrapposte in uno spazio tri<strong>di</strong>mensionale, come nel caso della<br />

stratigrafia archeologica e dei materiali in essa presenti. Nonostante ci si aspettino capacità analitiche dal<br />

modulo ESRI, nella realtà il modello dei dati rimane superficiale proprio perché, come già descritto,<br />

manca la topologia 3D.<br />

La situazione attuale accomuna ArcView, con tutti i limiti nel trattamento della terza <strong>di</strong>mensione,<br />

al resto dei software GIS <strong>di</strong>sponibili in commercio. Pertanto, l’unica possibilità per la gestione del dato<br />

<strong>archeologico</strong> in una reale tri<strong>di</strong>mensionalità è quella <strong>di</strong> costruirsi in proprio l’applicativo GIS necessario.<br />

Tale soluzione implica però gran<strong>di</strong> competenze informatiche, in particolare nel campo della<br />

programmazione e del GIS. Non a caso, le uniche soluzioni <strong>di</strong> questo tipo sono quelle proposte da<br />

esponenti <strong>di</strong> fama internazionale nell’ambito dell’informatica applicata all’archeologia: K. Kvamme (che<br />

ha ad<strong>di</strong>rittura dei trascorsi all’interno della NASA) e D. Powlesland.<br />

Il team <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> Kvamme, per sopperire alle inadempienze <strong>di</strong> ArcView, ha elaborato un<br />

apposito modulo, denominato Voxel Analyst dal nome dell’elemento volumetrico, rappresentato come un<br />

cubo, che è il corrispondente del pixel nello spazio tri<strong>di</strong>mensionale. Tale applicativo è, al tempo stesso,<br />

uno strumento <strong>di</strong> visualizzazione e <strong>di</strong> analisi dei dati, che riconosce tre assi in<strong>di</strong>pendenti. E’ stato<br />

elaborato appositamente per la gestione dei dati sotto la superficie (stratigrafia) e per migliorare la<br />

comprensione delle relazioni tra dati multi<strong>di</strong>mensionali all’interno <strong>di</strong> un set <strong>di</strong> dati volumetrici. Tale<br />

software, in grado <strong>di</strong> misurare anche i volumi e quin<strong>di</strong> la quantità <strong>di</strong> materiale all’interno <strong>di</strong> uno o più<br />

strati, è utilizzato in modo innovativo per interpolare il modello del terreno <strong>di</strong> un sito <strong>archeologico</strong> in un<br />

reale spazio tri<strong>di</strong>mensionale.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 27


4. LE BASI CARTOGRAFICHE<br />

La cartografia è il <strong><strong>di</strong>segno</strong> <strong>di</strong> una porzione, più o meno estesa, <strong>di</strong> territorio,<br />

co<strong>di</strong>ficata nei simboli e nei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> rappresentazione delle <strong>di</strong>fferenti entità presenti. Di<br />

conseguenza, possiamo definire una carta geografica come una rappresentazione ridotta,<br />

simbolica e approssimata della superficie terrestre.” In particolare, si considera una<br />

rappresentazione ridotta perché restituita secondo precisi rapporti metrici, espressi dalla<br />

scala <strong>di</strong> rappresentazione, e simbolica perché costruita e co<strong>di</strong>ficata me<strong>di</strong>ante vari simboli<br />

e colori. Infine, approssimata in quanto, nonostante il ricorso a sofisticati meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

proiezione, non è possibile eliminare un benché minimo fattore <strong>di</strong> deformazione,<br />

determinato dall’impossibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stendere una porzione della forma sferoidale della<br />

Terra sulla superficie piana <strong>di</strong> un foglio.<br />

La cartografia non ha uniformità <strong>di</strong> intenti e <strong>di</strong> applicazioni: essa viene infatti<br />

utilizzata da una tipologia d’utenza sempre più <strong>di</strong>versificata. Per questo, il prodotto<br />

cartografico deve <strong>di</strong>fferenziarsi in modo tale da rispondere alle molteplici esigenze per<br />

le quali può essere utilizzato.<br />

Ogni supporto cartografico è caratterizzato da una proiezione e da un sistema <strong>di</strong><br />

riferimento.<br />

La proiezione cartografica esprime il metodo attraverso il quale la superficie<br />

curva della terra è proiettata su un quadro. Questo può essere definito da un piano,<br />

oppure da un cilindro o da un cono che verranno sviluppati su un piano (per questo sono<br />

definite proiezioni per sviluppo o mo<strong>di</strong>ficate). Le proiezioni più <strong>di</strong>ffuse sono la<br />

proiezione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> Mercatore, a sviluppo cilindrico, e la proiezione <strong>di</strong> Gauss, anche<br />

conosciuta come proiezione trasversa <strong>di</strong> Mercatore o proiezione pseudo-cilindrica <strong>di</strong><br />

Lambert. Come già ricordato, il processo <strong>di</strong> proiezione comporta inevitabilmente delle<br />

deformazioni, e quin<strong>di</strong> degli errori, ma in misura <strong>di</strong>versa secondo la proiezione utilizzata<br />

per l’area cartografata. Per questo l’adozione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>pende sia dall’uso cui è<br />

destinata la cartografia sia dalla zona da rappresentare.<br />

Il sistema <strong>di</strong> riferimento permette <strong>di</strong> determinare la posizione <strong>di</strong> un punto nello<br />

spazio; tale operazione è legata alla definizione <strong>di</strong> un piano verticale e <strong>di</strong> uno<br />

orizzontale. I sistemi <strong>di</strong> riferimento possono essere sud<strong>di</strong>visi tra sistemi <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate<br />

geodetiche (o geografiche, o sferiche) e sistemi <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate cartografiche (o<br />

chilometriche, ortogonali, cartesiane o ancora rettangolari). Nell’ambito dei primi, il più<br />

<strong>di</strong>ffuso è il sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate geografiche, <strong>di</strong>ffuso in tutto il mondo ma adottato<br />

principalmente negli USA. Esso definisce la posizione <strong>di</strong> un punto me<strong>di</strong>ante la<br />

misurazione dei suoi angoli rispetto al centro della Terra: la latitu<strong>di</strong>ne e la longitu<strong>di</strong>ne<br />

(lat/long). Latitu<strong>di</strong>ne e longitu<strong>di</strong>ne sono misurate in gra<strong>di</strong>, a partire rispettivamente<br />

dall’equatore e dal meri<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> Greenwich. Fra i secon<strong>di</strong>, il sistema più <strong>di</strong>ffuso è<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 28


l’UTM 28 , standard europeo. Esso definisce la posizione <strong>di</strong> un punto me<strong>di</strong>ante la<br />

misurazione della <strong>di</strong>stanza chilometrica dall’origine (o dalla falsa origine) <strong>di</strong> due assi<br />

ortogonali x e y, costituenti il piano delle ascisse e delle or<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> un ideale piano<br />

cartesiano. In Italia, al sistema UTM 29 si aggiunge il sistema <strong>di</strong> riferimento nazionale<br />

Gauss-Boaga 30 , caratterizzato dal medesimo tipo <strong>di</strong> rappresentazione (rappresentazione<br />

conforme <strong>di</strong> Gauss) ma da un <strong>di</strong>verso inquadramento. Pertanto, all’interno della nostra<br />

penisola, ciascun punto potrà essere determinato da una sola coppia <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate<br />

geografiche (latitu<strong>di</strong>ne e longitu<strong>di</strong>ne) ma da due <strong>di</strong>fferenti coppie <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate<br />

cartografiche (quelle definite dai sistemi UTM e Gauss-Boaga). Il passaggio da Gauss-<br />

Boaga ad UTM, e viceversa, non è eseguibile con procedure <strong>di</strong> calcolo rigorose perché<br />

la relazione tra i due sistemi è nota solo in maniera approssimativa. Vi sono comunque<br />

formule empiriche IGM (Bencini-Surace) che consentono la trasformazione con<br />

approssimazione dell’or<strong>di</strong>ne del metro, che assicura un errore <strong>di</strong> graficismo trascurabile<br />

fino alla scala 1:5.000.<br />

La cartografia ufficiale italiana è redatta <strong>di</strong> norma nel sistema della<br />

rappresentazione conforme <strong>di</strong> Gauss-Boaga. Essa prevede, nel suo repertorio, carte<br />

geografiche, corografiche, topografiche, nautiche, aeronautiche, catastali e geologiche.<br />

Queste sono redatte dagli organi cartografici dello Stato: l’Istituto Geografico Militare<br />

(IGM), l’Istituto Idrografico della Marina, la Sezione Fotocartografica dello Stato<br />

Maggiore dell’Aeronautica (oggi denominata Centro Informazioni Geotopografiche<br />

28 “Acronimo <strong>di</strong> Universal Transverse Mercator. L’UTM definisce nei paesi anglosassoni la<br />

rappresentazione conforme <strong>di</strong> Gauss per i territori compresi tra i paralleli <strong>di</strong> +80° e –80° <strong>di</strong> latitu<strong>di</strong>ne [oltre<br />

tale latitu<strong>di</strong>ne viene utilizzata la proiezione stereografica polare, altro sistema <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate<br />

cartografiche], ripartita in 60 fusi dell’ampiezza <strong>di</strong> 6° in longitu<strong>di</strong>ne, progressivamente misurati a partire<br />

dall’antimeri<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> Greenwich. [Ciascun fuso presenta una falsa origine, passante per il meri<strong>di</strong>ano<br />

centrale, pari al valore <strong>di</strong> 500 Km, necessaria per evitare calcoli con ascisse negative]<br />

Le corrispondenze stu<strong>di</strong>ate per la rappresentazione sono del tutto identiche nei <strong>di</strong>versi 60 fusi o sistemi<br />

cartografici, e il fattore <strong>di</strong> riduzione rimane sempre uguale a 0,9996.<br />

Per agevolare l’in<strong>di</strong>viduazione delle varie regioni rappresentate, i <strong>di</strong>versi fusi sono stati sud<strong>di</strong>visi in 20<br />

fasce parallele, generate per mezzo <strong>di</strong> paralleli geografici <strong>di</strong>stanziati <strong>di</strong> 8° in latitu<strong>di</strong>ne a partire<br />

dall’equatore e fino alle latitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> 80° Nord e <strong>di</strong> 80° Sud.<br />

Dalle due ripartizioni, quella in fusi e quella in fasce, la superficie terrestre risulta così sud<strong>di</strong>visa in 1200<br />

zone, ciascuna delle quali ha l’ampiezza <strong>di</strong> 6° in longitu<strong>di</strong>ne e 8° in latitu<strong>di</strong>ne [ed è ulteriormente<br />

sud<strong>di</strong>visa in quadrati <strong>di</strong> 100 Km <strong>di</strong> lato, contrad<strong>di</strong>stinti da due lettere maiuscole].” (FONDELLI 2000, p.<br />

302)<br />

29 Il sistema <strong>di</strong> riferimento UTM ripartisce il territorio italiano in tre fusi (32-33-34) e due fasce (S e T) e<br />

quin<strong>di</strong> si possono riconoscere 6 zone: 32S, 32T, 33S, 33T, 34S, 34T. Il fuso 34 interessa solo la parte<br />

finale della penisola salentina (a sua volta zona <strong>di</strong> passaggio dalla fascia S alla fascia T) e quin<strong>di</strong> le zone<br />

34 S e 34 T rappresentano il territorio italiano solo per una piccolissima parte.<br />

30 Il sistema cartografico Gauss-Boaga <strong>di</strong>vide il territorio italiano in due fusi <strong>di</strong> 6° 30’ ciascuno (risolvendo<br />

con questa aggiunta <strong>di</strong> 30’ il problema del terzo fuso UTM che copre una piccola parte della penisola<br />

salentina), con una falsa origine passante per il meri<strong>di</strong>ano centrale dei due fusi (9° e 15°). Le coor<strong>di</strong>nate<br />

Nord (sull’asse y delle or<strong>di</strong>nate) esprimono la <strong>di</strong>stanza dall’equatore (in <strong>di</strong>rezione S-N). Le coor<strong>di</strong>nate Est<br />

(sulla asse x delle ascisse) testimoniano con la prima cifra l’appartenenza al primo o al secondo fuso e con<br />

le restanti cifre la <strong>di</strong>stanza rispetto al meri<strong>di</strong>ano centrale. Sottraendo a tale <strong>di</strong>stanza il valore della falsa<br />

origine, sarà possibile in<strong>di</strong>viduare la posizione <strong>di</strong> un punto ad Ovest (risultato con valori negativi) o ad Est<br />

(risultato con valori positivi) del meri<strong>di</strong>ano centrale.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 29


Aeronautiche: C.I.G.A), l’Amministrazione del Catasto e dei Servizi Tecnici Erariali ed<br />

il Servizio Geologico Nazionale.<br />

Gli enti e gli istituti che si occupano invece <strong>di</strong> Sistemi Informativi Territoriali<br />

sono l’Istituto Geografico Militare, l’Istituto Nazionale <strong>di</strong> Statistica, e gli enti locali, in<br />

particolare le Regioni.<br />

L’IGM, oltre alla produzione del proprio repertorio cartaceo, si sta impegnando<br />

nella sua trasposizione in formato numerico: cartografia raster e vettoriale a varie scale,<br />

tipi geografici (orografia, idrografia, limiti amministrativi) vettoriali e modelli <strong>di</strong>gitali<br />

del terreno.<br />

Le Regioni sono impegnate nella costruzione <strong>di</strong> propri Sistemi Informativi<br />

Territoriali 31 e nella realizzazione delle basi numeriche della Cartografia Tecnica<br />

Regionale e <strong>di</strong> varia cartografia tematica. La Regione Toscana si propone indubbiamente<br />

come una delle esperienze più avanzate in materia <strong>di</strong> SIT regionali e la sua vasta<br />

produzione è sud<strong>di</strong>visa in due <strong>di</strong>stinti archivi:<br />

1) Archivi Map Oriented: comprendono la produzione numerica della Cartografia<br />

Tecnica Regionale; viene, proprio in questi mesi, completata la mosaicatura<br />

regionale alla scala 1:10.000, preferita a quella degli elementi in scala 1:5.000.<br />

Intanto continua la pubblicazione <strong>di</strong> fogli a scala 1:2.000 dei nuclei urbani.<br />

2) Archivi GIS Oriented: offrono coperture tematiche numeriche redatte a varie<br />

scale: 1:25.000 (bacini idrografici, viabilità, aree <strong>di</strong> erosione, aree inondabili,<br />

ecc.), 1:50.000 (aree montane, aree svantaggiate, zone depresse, ecc.), 1:100.000<br />

(aree carsificabili, copertura del suolo, o land cover, ecc.) e 1:250.000 (litologia,<br />

tipi climatici, sistemi <strong>di</strong> paesaggio, ecc.).<br />

LA CARTOGRAFIA IGM<br />

L’elemento <strong>di</strong> base della cartografia ufficiale italiana è il foglio in scala<br />

1:100.000 della Carta Topografica d’Italia, costituito da quattro quadranti in scala<br />

1:50.000, denominati con lettere romane in senso orario a partire da quello in alto a<br />

destra, e se<strong>di</strong>ci tavolette al 25.000 , quattro per quadrante, <strong>di</strong>stinte con le <strong>di</strong>rezioni dei<br />

punti car<strong>di</strong>nali (N-E; S-E; S-W; N-W).<br />

Il territorio italiano è coperto da 284 fogli alla scala 1:100.000 le cui date<br />

d’aggiornamento variano fra il 1945 (per la Sardegna centro-meri<strong>di</strong>onale) e il 1967-70<br />

(per gran parte della Sicilia). Ciascun foglio è contrassegnato da un numero progressivo<br />

(la numerazione parte dal Nord, procedendo con andamento Ovest-Est fino alla punta<br />

meri<strong>di</strong>onale della Sicilia) e dalla denominazione dell’oggetto geografico più rilevante<br />

dell’area rappresentata. Il taglio è <strong>di</strong> 30’ in longitu<strong>di</strong>ne e 20’ in latitu<strong>di</strong>ne, definendo lati<br />

<strong>di</strong> circa 37 Km in latitu<strong>di</strong>ne e fra 38 e 45 Km in longitu<strong>di</strong>ne; questi determinano<br />

me<strong>di</strong>amente un’area <strong>di</strong> rappresentazione <strong>di</strong> circa 1.500 Kmq. Le curve <strong>di</strong> livello sono<br />

restituite me<strong>di</strong>ante isoipse con equi<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 50 metri.<br />

La nuova serie della Carta Topografica d’Italia, progetto impostato a partire dal<br />

1958 (foglio prototipo pubblicato nel 1964), è articolata in 636 fogli in scala 1:50.000.<br />

Questi sono derivati dai rilievi topografici in scala 1:25.000, sottoposti ad<br />

31 Un elenco degli in<strong>di</strong>rizzi internet dei SIT regionali italiani è consultabile all’in<strong>di</strong>rizzo<br />

http://www.regione.emilia-romagna.it/sigeografici/InsiemenelGis/Index2a.htm.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 30


aggiornamento me<strong>di</strong>ante metodo aerofotogrammetrico. L’iniziativa <strong>di</strong> una nuova carta<br />

topografica è stata intrapresa per far fronte alle necessità <strong>di</strong> adeguamento al sistema<br />

cartografico internazionale. In particolare, è stata adottata la proiezione conforme UTM<br />

con reticolato chilometrico ed è stato realizzato l’inquadramento dei fogli all’interno<br />

della Carta dell’Europa occidentale (scala 1:250.000).<br />

Come naturale proseguimento della carta al 50.000, è stata successivamente<br />

promossa la costituzione <strong>di</strong> una nuova Carta topografica d’Italia in scala 1:25.000. Si<br />

tratta <strong>di</strong> 2298 elementi per un’area <strong>di</strong> 150 Kmq, contro i 100 della tra<strong>di</strong>zionale tavoletta.<br />

Sono stati redatti con metodo aerofotogrammetrico e <strong><strong>di</strong>segno</strong> automatico nella<br />

rappresentazione cartografica UTM. L’orografia è resa me<strong>di</strong>ante isoipse ad intervallo <strong>di</strong><br />

25 metri.<br />

La redazione <strong>di</strong> cartografia a scale più alte del 25.000 è <strong>di</strong> competenza degli enti<br />

locali, in particolare delle Regioni (Cartografia Tecnica Regionale) e<br />

dell’Amministrazione del Catasto (mappe catastali a scala variabile fra l’1:500 e<br />

l’1:4.000). Per questo motivo, la produzione IGM, in archeologia, può essere utilizzata<br />

esclusivamente come supporto cartografico per l’inquadramento <strong>di</strong> comprensori<br />

territoriali me<strong>di</strong>amente estesi. Risulta infatti inadeguata alle operazioni <strong>di</strong><br />

georeferenziazione e <strong>di</strong> rilevamento delle emergenze, se non con considerevoli margini<br />

d’errore e senza il grado <strong>di</strong> dettaglio richiesto allo scopo.<br />

LA CARTOGRAFIA TECNICA REGIONALE (CTR)<br />

Con il termine cartografia tecnica o topografica s’intende “la fedele<br />

rappresentazione del terreno, con tutte le sue forme e accidentalità, riportando ogni<br />

particolare naturale o manufatto nella quantità e con la precisione concessa dalla<br />

scala” 32 . Si tratta, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> un supporto elaborato su criteri oggettivi <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> delle<br />

entità territoriali (fisiche ed antropiche) rappresentabili su carta tramite una simbologia<br />

ed apposite convenzioni elaborate dai cartografi ed esposte in legenda per la loro<br />

co<strong>di</strong>ficazione da parte degli utenti.<br />

Il sistema cartografico comunemente adottato è quello nazionale Gauss-Boaga,<br />

mentre il taglio degli elementi viene uniformato al sistema unificato ED 50 33 avente<br />

come base la carta d’Italia al 50.000. Alcune regioni, più avanzate, hanno provveduto<br />

alla produzione delle basi cartografiche attraverso metodo aerofotogrammetrico. Altre,<br />

<strong>di</strong> orizzonti più limitati, hanno semplicemente provveduto alla <strong>di</strong>gitalizzazione dei<br />

corrispondenti supporti cartacei.<br />

Il repertorio della Cartografia Tecnica Regionale prevede tre <strong>di</strong>stinte produzioni,<br />

corrispondenti ad altrettante scale <strong>di</strong> redazione:<br />

1) S EZIONI CTR (SCALA 1:10.000): costruita me<strong>di</strong>ante copertura<br />

aerofotogrammetrica del territorio alla scala me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 1:20.000. Prevede un<br />

errore massimo <strong>di</strong> 4 metri in planimetria e <strong>di</strong> 1,80 metri in altimetria, con una<br />

tolleranza altimetrica per le curve <strong>di</strong> livello <strong>di</strong> 3,50 metri. Le curve <strong>di</strong> livello<br />

hanno equi<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 10 metri (figure 6 e 7);<br />

32 ABBATE 1984, pp. 479-480.<br />

33 ED 50: “acronimo <strong>di</strong> European Datum 1950, che in<strong>di</strong>ca i risultati delle elaborazioni <strong>di</strong> calcolo,<br />

conseguiti dall’unificazione delle reti geodetiche fondamentali europee” (FONDELLI 2000, p. 254)<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 31


2) E LEMENTI CTR (SCALA 1:5.000): costruita me<strong>di</strong>ante copertura<br />

aerofotogrammetrica del territorio alla scala me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 1:13.000. Prevede un<br />

errore massimo <strong>di</strong> 2 metri in planimetria e <strong>di</strong> 1,20 metri in altimetria, con una<br />

tolleranza altimetrica per le curve <strong>di</strong> livello <strong>di</strong> 2,20 metri. Le curve <strong>di</strong> livello<br />

hanno equi<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 5 metri (figure 8 e 9);<br />

3) F OGLI CTR (SCALA 1:2.000 O 1:1.000): costruita me<strong>di</strong>ante copertura<br />

aerofotogrammetrica alla scala me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 1:7.000 o 1:8.000 (per le levate ad<br />

1:1.000 la scala me<strong>di</strong>a è <strong>di</strong> 1:4.000), integrata da levate topocartografiche<br />

numeriche. Prevede un errore massimo <strong>di</strong> 80 cm (40 cm per l’1:1.000) in<br />

planimetria e 60 cm (40 cm per l’1:1.000) in altimetria, con una tolleranza<br />

altimetrica per le curve <strong>di</strong> livello <strong>di</strong> 1,30 metri (0,85 metri per l’1:1.000). Le<br />

curve <strong>di</strong> livello hanno equi<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 2 o 1 metro. A questa scala è<br />

necessario effettuare la sgrondatura 34 degli e<strong>di</strong>fici, affinché la corrispondente<br />

linea in<strong>di</strong>chi l’ingombro a terra dell’e<strong>di</strong>ficio. Questa cartografia viene spesso<br />

prodotta dai comuni che producono supporti in scala 1:1.000 e da questi<br />

derivano, per fotoriduzione, la cartografia al 2.000. Diversamente dalle due<br />

precedenti serie, la cartografia al 2.000 non copre la totalità del territorio ma<br />

si concentra sulle sole zone inurbate (centri storici, aree urbane e principali<br />

nuclei abitati; si vedano le figure 10 e 11).<br />

4) In alcuni casi, solitamente per i centri storici con complesso sviluppo<br />

topografico, si re<strong>di</strong>gono cartografie tecniche anche in scala 1:500. Queste<br />

sono costruite me<strong>di</strong>ante copertura aerofotogrammetrica alla scala me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

1:3.000, con errore massimo <strong>di</strong> 20 cm in planimetria e 25 cm in altimetria. Le<br />

curve <strong>di</strong> livello hanno equi<strong>di</strong>stanza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 0,5 metri, con possibile<br />

passaggio ad 1 metro per le aree con forte pendenza.<br />

Gli elementi topografici rappresentati sono il frutto <strong>di</strong> una selezione operata sulla base<br />

delle esigenze e degli scopi della rappresentazione. Un elemento che influisce<br />

notevolmente su questa selezione è la scala <strong>di</strong> redazione della carta. Non tutti gli<br />

elementi possono essere rappresentati a qualsiasi scala e, col mutare <strong>di</strong> questa, gli stessi<br />

subiscono dei processi (semplificazione, generalizzazione, sfollamento o spoglio) che<br />

inducono alla mo<strong>di</strong>fica della simbologia utilizzata, se non ad<strong>di</strong>rittura all’eliminazione<br />

del particolare cartografico. Un <strong>di</strong>scorso a parte riguarda la mancanza <strong>di</strong> un criterio <strong>di</strong><br />

riduzione in scala per alcuni degli elementi rappresentati, come le strade e l’idrografia.<br />

Questi, soprattutto alle scale minori, per essere visualizzati necessitano <strong>di</strong> un tratto che,<br />

calcolate le proporzioni, risulterebbe sovra<strong>di</strong>mensionato rispetto all’effettiva <strong>di</strong>mensione<br />

dell’elemento nella realtà.<br />

Per la realizzazione e la co<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> una carta tecnica è necessario tenere in<br />

considerazione le strutture concettuali della società nella quale viene elaborata: essa è<br />

infatti la fedele rappresentazione <strong>di</strong> un modo <strong>di</strong> considerare il territorio rappresentato. A<br />

34 “Nella restituzione <strong>di</strong> prese fotogrammetriche aeree la delimitazione degli e<strong>di</strong>fici viene definita dal<br />

bordo delle relative coperture, e per avere la delimitazione della loro base al suolo è necessario conoscere<br />

l’aggetto della corrispondente gronda. L’operazione che riporta al suolo la delimitazione dei vari e<strong>di</strong>fici<br />

restituiti, una volta misurato l’aggetto delle <strong>di</strong>verse gronde, prende il nome <strong>di</strong> sgrondatura.” (FONDELLI<br />

2000, p. 292)<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 32


titolo esemplificativo, può essere sufficiente illustrare l’organizzazione dei dati<br />

impostata per il repertorio vettoriale della Cartografia Tecnica Regionale. Le entità<br />

rappresentate sono state sud<strong>di</strong>vise, infatti, in <strong>di</strong>eci categorie (o livelli) <strong>di</strong> dati 35 che<br />

corrispondono ad una loro <strong>di</strong>stinzione operata a livello teorico-percettivo e presente in<br />

forma <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ce nelle versioni numeriche:<br />

1) COMUNICAZIONI (viabilità ed altre infrastrutture <strong>di</strong> comunicazione).<br />

2) EDIFICI ED ALTRE STRUTTURE (con <strong>di</strong>stinzioni relative alle destinazioni d’uso)<br />

3) IDROGRAFIA (corsi d’acqua ed infrastrutture <strong>di</strong> convogliamento, <strong>di</strong>stribuzione,<br />

accumulo e razionalizzazione degli stessi)<br />

4) INFRASTRUTTURE (percorsi e stazioni <strong>di</strong> estrazione, produzione e <strong>di</strong>stribuzione<br />

dei vari tipi <strong>di</strong> risorse energetiche, teleferiche, <strong>di</strong>scariche e rottamai)<br />

5) ELEMENTI DIVISORI E DI SOSTEGNO (mura, muri, recinzioni e siepi)<br />

6) FORME TERRESTRI (anomalie ed elementi morfologici,geologici e naturali)<br />

7) VEGETAZIONE (limiti <strong>di</strong> colture, boschi e aree ver<strong>di</strong> in generale, con <strong>di</strong>stinzione<br />

dei principali tipi vegetazionali riconosciuti)<br />

8) OROGRAFIA (quote e isoipse per la determinazione delle altimetrie)<br />

9) LIMITI AMMINISTRATIVI E VARIE (limiti militari, cartografici, reti trigonometriche,<br />

punti noti e altri elementi particolari non classificabili in altre categorie)<br />

10) TOPONOMASTICA<br />

Il repertorio della Cartografia Tecnica Regionale è ideale per le esigenze<br />

dell’indagine archeologica, offrendo basi cartografiche sufficientemente dettagliate per<br />

georeferenziare con buona affidabilità le varie emergenze riscontrate sul territorio.<br />

Nell’eventualità <strong>di</strong> indagini intensive in ambito urbano, la base al 2.000 rappresenta un<br />

ottimo punto <strong>di</strong> partenza per inquadrare e contestualizzare l’area d’intervento con<br />

precisione e dettaglio.<br />

LA CARTOGRAFIA CATASTALE<br />

Le carte catastali sono storicamente legate all’aspetto fiscale del governo del<br />

territorio. Esse rappresentano infatti le particelle catastali 36 , ossia le unità <strong>di</strong> territorio<br />

site nello stesso comune, aventi determinate qualità e classe e appartenenti ad un unico<br />

possessore (figura 12).<br />

Le mappe catastali sono normalmente redatte in scala 1:2.000 o 1:4.000 in zone<br />

<strong>di</strong> scarso interesse (es: montagne) nelle quali l’area me<strong>di</strong>a delle particelle catastali non è<br />

inferiore a 5 ha. Gli allegati, che si riferiscono ai centri urbani, sono al 1.000 ma, in caso<br />

<strong>di</strong> abitati densi e frazionati, possono anche essere in scala 1:500.<br />

Le mappe vengono formate per comune amministrativo o, se questo è sud<strong>di</strong>viso in<br />

sezioni censuarie, per sezioni e sono sud<strong>di</strong>vise in fogli. Il taglio dei fogli è normalmente<br />

35 Per una visione completa delle co<strong>di</strong>fiche delle entità del repertorio CTR numerico vettoriale si può<br />

consultare lo sportello cartografico del sito internet della Regione Toscana (www.regione.toscana.it/carto)<br />

o il catalogo cartografico regionale (REGIONE TOSCANA 1996).<br />

36 Più precisamente, si può definire particella catastale “una ben delimitata porzione continua <strong>di</strong> terreno,<br />

situata in un unico comune, appartenente ad un unico possessore, e assoggettata ad una unica specie <strong>di</strong><br />

coltura, con uniforme grado <strong>di</strong> opportunità, oppure, se non soggetta a coltura, riservata ad una unica<br />

destinazione d’uso.” (FONDELLI 2000, p. 159)<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 33


impostato non su elementi topografici ma su fattori locali (gruppi <strong>di</strong> isolati, viabilità,<br />

ecc.).<br />

La proiezione cartografica utilizzata è quella <strong>di</strong> Cassini-Soldner, che pone la scelta del<br />

centro <strong>di</strong> sviluppo in posizione pressoché baricentrica rispetto alla zona da cartografare.<br />

Ciò ha impe<strong>di</strong>to la realizzazione <strong>di</strong> un sistema cartografico omogeneo perché il territorio<br />

italiano è sud<strong>di</strong>viso in varie zone, ciascuna riferita al proprio centro <strong>di</strong> sviluppo. Ciò<br />

porta a grossi problemi in caso <strong>di</strong> raffronto con la cartografia nazionale, redatta in<br />

sistema Gauss-Boaga. Nel 1942 è stata iniziata la conversione nel sistema <strong>di</strong> riferimento<br />

nazionale, ma l’opera non è ancora stata conclusa, creando notevoli <strong>di</strong>fficoltà per l’uso<br />

congiunto <strong>di</strong> carte catastali e tecniche.<br />

Le reti <strong>di</strong> triangolazione catastale sono sviluppate a partire dalle reti trigonometriche<br />

fondamentali del I, II, III or<strong>di</strong>ne stabilite dall’IGM; l’inquadramento geometrico viene<br />

<strong>di</strong>stinto in reti e sottoreti catastali.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista tecnico, occorre ricordare che le carte catastali forniscono<br />

esclusivamente una rappresentazione planimetrica, non prevedendo necessariamente<br />

informazioni relative ad aspetti morfologici ed altimetrici. Inoltre, per la loro stessa<br />

finalità d’uso, non contemplano una dettagliata restituzione dei dati topografici.<br />

Gli aggiornamenti, precedentemente operati a mano <strong>di</strong>rettamente sul foglio interessato,<br />

vengono ora effettuati me<strong>di</strong>ante rilievi celerimetrici restituiti in formato numerico ed in<br />

coor<strong>di</strong>nate Gauss-Boaga. Questo dovrebbe indurre un progressivo miglioramento<br />

metrico e qualitativo delle mappe, soprattutto nelle zone <strong>di</strong> maggior espansione<br />

urbanistica.<br />

Negli ultimi anni, il catasto sta procedendo alla <strong>di</strong>gitalizzazione delle mappe;<br />

questa avviene in alcuni casi me<strong>di</strong>ante metodo aerofotogrammetrico numerico ma più<br />

spesso con metodo topografico (celerimensura); sono comunque garantite alta precisione<br />

ed affidabilità. L’operazione <strong>di</strong> informatizzazione si prospetta molto <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osa in<br />

termini <strong>di</strong> tempo, impegno e fon<strong>di</strong> necessari, considerato che si tratta <strong>di</strong> convertire in<br />

formato numerico un archivio <strong>di</strong> circa 300.000 fogli. Probabilmente, sarebbe stata<br />

opportuna la decisione politica <strong>di</strong> rifare completamente la carta catastale, avvalendosi in<br />

partenza dei moderni mezzi della fotogrammetria e della cartografia numerica. Sarebbe<br />

stata una valida occasione anche per uniformare il repertorio ai sistemi <strong>di</strong> riferimento<br />

italiano (Gauss-Boaga) ed europeo (UTM).<br />

Nell’indagine archeologica, la cartografia catastale può essere utilizzata come<br />

supporto cartografico, anche se la mancanza <strong>di</strong> dati altimetrici e la sua proiezione<br />

cartografica anomala rispetto allo standard cartografico italiano ne rendono<br />

sconsigliabile l’uso. Di contro, essendo redatta ad alte scale, garantisce una<br />

rappresentazione dettagliata <strong>di</strong> zone per le quali la cartografia ufficiale non fornisce<br />

rilievi altrettanto particolareggiati. A proposito, risulta particolarmente utile per quelle<br />

aree urbane (e soprattutto per i centri storici) che ancora lamentano la mancanza dei<br />

fogli CTR 1:2.000 a loro pertinenti.<br />

Infine, va considerata la natura <strong>di</strong> memoria storica dell’archivio cartografico catastale<br />

che può fornire informazioni storiche <strong>di</strong> tipo fon<strong>di</strong>ario, anche se relativamente recenti.<br />

Inoltre, può tornare utile al fine <strong>di</strong> operare una <strong>di</strong>stinzione tipologica dell’e<strong>di</strong>ficato.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 34


LA CARTOGRAFIA ORTOFOTOGRAFICA<br />

Le immagini fotografiche aeree necessitano <strong>di</strong> particolari trattamenti per costituire<br />

documenti metrici a fini cartografici. A seconda delle procedure utilizzate e del risultato<br />

finale conseguibile, esse possono essere <strong>di</strong>stinte in due <strong>di</strong>fferenti tipologie:<br />

1) FOTOPIANI O F OTOMOSAICI: vengono costruiti me<strong>di</strong>ante raddrizzamento<br />

fotogrammetrico, con una correzione unica applicata all’intero fotogramma.<br />

Rispetto alla cartografia topografica, che opera una selezione degli oggetti da<br />

rappresentare, i fotopiani presentano il vantaggio <strong>di</strong> mantenere inalterate tutte le<br />

informazioni dei fotogrammi originali. Di contro, possono essere prodotti<br />

solamente per zone che non presentino consistenti variazioni altimetriche che si<br />

ripercuoterebbero sulla scala dei vari fotogrammi da mosaicare.<br />

2) ORTOFOTOCARTE E ORTOFOTOPIANI (figura 13): vengono costruiti attraverso<br />

raddrizzamento <strong>di</strong>fferenziale (me<strong>di</strong>ante punti noti) <strong>di</strong> prese<br />

aerofotogrammetriche. Tale operazione si presenta più complessa, rispetto a<br />

quella dei fotopiani, perché va effettuata sulla base della conoscenza della quota<br />

e della posizione planimetrica dei punti utilizzati per il raddrizzamento. La<br />

correzione sarà quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferente nelle zone del fotogramma considerato (per<br />

questo si definisce raddrizzamento <strong>di</strong>fferenziale). Eseguita la procedura,<br />

occorrerà trasformare il prodotto alla scala desiderata. Rispetto alla cartografia<br />

tra<strong>di</strong>zionale, l’ortofotocarta presenta il vantaggio <strong>di</strong> consentire la lettura <strong>di</strong><br />

particolari topografici che non sarebbero rappresentabili nelle carte<br />

convenzionali. Rende inoltre più agevole ed imme<strong>di</strong>ata la lettura delle<br />

caratteristiche ambientali e delle varie destinazioni d’uso del suolo.<br />

Ciononostante, la miglior soluzione è sicuramente rappresentata<br />

dall’utilizzazione combinata <strong>di</strong> ortofotocarte e cartografia topografica<br />

tra<strong>di</strong>zionale. La <strong>di</strong>fferenza tra ortofotocarte e ortofotopiani è in<strong>di</strong>viduabile nel<br />

fatto che le prime sono arricchite dall’informazione altimetrica sul terreno, grazie<br />

alla rappresentazione delle curve <strong>di</strong> livello. In definitiva, la cartografia<br />

ortofotografica integra la principale caratteristica delle carte topografiche<br />

(contenuto metrico) con quella delle foto aeree (contenuto informativo).<br />

Complessivamente si tratta <strong>di</strong> prodotti meno costosi e più rapidamente producibili<br />

rispetto alla cartografia topografica. Essi si fanno apprezzare per:<br />

1) imme<strong>di</strong>atezza, attualità e ricchezza del contenuto informativo;<br />

2) precisione geometrica paragonabile (anche se mai uguale) a quella<br />

propria della cartografia a pari scala.<br />

Nell’indagine archeologica (e particolarmente in quella topografica), si rivelano<br />

supporti molto utili soprattutto nell’attività <strong>di</strong> laboratorio, in quanto consentono la lettura<br />

<strong>di</strong> tutti i particolari necessari ad una corretta ed affidabile opera <strong>di</strong> georeferenziazione. Il<br />

ricognitore, infatti, ha la possibilità <strong>di</strong> rivedere ed utilizzare tutti i riferimenti che aveva<br />

in<strong>di</strong>viduato sul campo per posizionare l’emergenza, qualora sprovvisto <strong>di</strong> GPS.<br />

Inoltre permettono una lettura semplice ed imme<strong>di</strong>ata della copertura vegetativa e delle<br />

<strong>di</strong>verse aree <strong>di</strong> destinazione agricola o boschiva. Questo permette <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare, nelle<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 35


fasi preliminari della ricerca, quali siano le aree idonee ad una ricognizione sistematica e<br />

quali le zone per le quali sarà impossibile svolgere un’indagine <strong>di</strong>retta sul terreno.<br />

LA CARTOGRAFIA TEMATICA<br />

La cartografia tematica si sud<strong>di</strong>vide, per quanto concerne le fasi <strong>di</strong> redazione, in:<br />

- CARTOGRAFIA TEMATICA DI BASE: costruita attraverso informazioni<br />

<strong>di</strong>rettamente rilevate.<br />

- CARTOGRAFIA TEMATICA DERIVATA: costruita su informazioni ottenute da<br />

rielaborazione <strong>di</strong> altre documentazioni geo-cartografiche, sulle quali<br />

vengono sovrimpresse le informazioni tematiche. Tramite tale tecnica è <strong>di</strong><br />

vitale importanza la correlazione temporale fra la base cartografica e le<br />

informazioni proprie del tema.<br />

E’ possibile operare varie <strong>di</strong>stinzioni anche relativamente al contenuto della cartografia<br />

tematica, sud<strong>di</strong>videndola in:<br />

1) CARTOGRAFIA TEMATICA ANALITICA: contempla informazioni su estensione e<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> uno o più fenomeni simili, messi in relazione con le<br />

caratteristiche dello spazio geografico. Appartengono a questa categoria le carte<br />

relative a: altimetria, acclività, geomorfologia, geologia, litologia, pedologia,<br />

erosione, franosità, effetti sismici, uso del suolo (land use), copertura naturale del<br />

suolo (land cover), vegetazione, tipi climatici, idrografia, regimi idrici del suolo,<br />

precipitazioni, ecc.<br />

2) CARTOGRAFIA TEMATICA SINTETICA: illustra correlazioni fra più temi ed<br />

in<strong>di</strong>vidua omogeneità sulla base <strong>di</strong> specifici elementi unificanti. Quin<strong>di</strong><br />

rappresenta informazioni e fenomeni nella globalità delle loro interpretazioni.<br />

Appartengono a questa categoria le carte <strong>di</strong> land capability, quelle della<br />

vocazione naturale del suolo, dei vari tipi <strong>di</strong> vincoli (ambientale, <strong>archeologico</strong>,<br />

architettonico, ecc.), dei piani regolatori urbani, ecc.<br />

Inoltre, è possibile <strong>di</strong>stinguere tra:<br />

a) CARTOGRAFIA TEMATICA DI TIPO ANTROPICO (figura 15): è legata alla<br />

rappresentazione <strong>di</strong> fenomeni antropici come la densità demografica, le<br />

caratteristiche socio-economiche, le varie forme <strong>di</strong> uso del suolo, ecc.<br />

b) CARTOGRAFIA TEMATICA DI TIPO FISICO (figura 14): è legata alla<br />

rappresentazione <strong>di</strong> fenomeni fisico-ambientali quali il clima, la geologia e la<br />

geomorfologia, la vegetazione, la fauna, ecc.<br />

La produzione <strong>di</strong> cartografia tematica si deve principalmente agli enti privati o ai<br />

centri <strong>di</strong> ricerca. Tra gli istituti cartografici pubblici, il più attivo in termini <strong>di</strong><br />

produzione <strong>di</strong> cartografia tematica è indubbiamente il Servizio geologico d’Italia (carta<br />

geologica d’Italia alle scale 1:100.000 e 1:50.000 e carta della struttura geologica<br />

dell’Italia alla scala 1:500.000 e 1:1.000.000).<br />

All’interno dei vari enti impegnati nel campo vanno incluse anche le Regioni che, oltre<br />

che nel repertorio CTR, sono impegnate anche nella produzione <strong>di</strong> varia cartografia<br />

tematica.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 36


5. LA SCELTA DELLE SCALE DI RAPPRESENTAZIONE<br />

Un dato <strong>di</strong> fondamentale importanza per comprendere il grado d’affidabilità delle<br />

carte è costituito dalla scala <strong>di</strong> rappresentazione (o scala cartografica). Questa, in termini<br />

assoluti, è definibile come il rapporto tra una <strong>di</strong>stanza lineare misurata sulla carta, e<br />

pertanto in piano, e la corrispondente <strong>di</strong>stanza reale sulla terra, e quin<strong>di</strong> su <strong>di</strong> una<br />

superficie curva. Essa costituisce, <strong>di</strong> fatto, un in<strong>di</strong>ce che consente <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care se il<br />

livello <strong>di</strong> dettaglio del <strong>rilievo</strong> cartografico può essere ritenuto idoneo alle esigenze <strong>di</strong><br />

lavoro. La scala <strong>di</strong> proporzione può essere espressa tanto in forma grafico-analogica<br />

quanto me<strong>di</strong>ante rapporto numerico.<br />

La scelta del supporto cartografico non può prescindere dallo scopo del suo<br />

utilizzo e, in questo, l’archeologia ha necessità <strong>di</strong>verse secondo il tipo d’indagine<br />

promossa. A ciascun settore e a ciascuna fase della ricerca vanno fatte corrispondere<br />

particolari scale del <strong>rilievo</strong>, per la consultazione e lo stu<strong>di</strong>o.<br />

Al livello <strong>di</strong> maggior dettaglio, i rilievi dello scavo stratigrafico e delle emergenze<br />

monumentali vengono generalmente effettuati, e successivamente <strong>di</strong>gitalizzati<br />

all’interno <strong>di</strong> piattaforme GIS, a scale variabili fra l’1:1 e l’1:100. Tali supporti sono<br />

redatti da personale <strong>archeologico</strong> specializzato, che ha elaborato ed istituito, nel tempo,<br />

convenzioni e simbologia specifiche per la rappresentazione degli elementi<br />

caratterizzanti le unità stratigrafiche e la struttura dei monumenti. E’ richiesto un elevato<br />

grado <strong>di</strong> dettaglio perché, in uno scavo <strong>archeologico</strong>, è necessario un <strong>rilievo</strong> che<br />

consenta l’in<strong>di</strong>viduazione e l’analisi <strong>di</strong> qualsiasi particolare utile all’interpretazione del<br />

contesto. Tanto maggiore sarà il dettaglio del <strong>rilievo</strong>, quanto maggiori le possibilità <strong>di</strong><br />

interrogazione e <strong>di</strong> analisi della piattaforma GIS nella quale questo viene importato. Ciò<br />

significa che la scala dovrà essere tale da permettere anche la caratterizzazione dei<br />

singoli reperti e dei materiali presenti all’interno dello strato, o <strong>di</strong> una muratura.<br />

Ad un livello successivo, dovendo inquadrare l’area dell’indagine intensiva in un più<br />

vasto ambito territoriale, occorre operare una prima <strong>di</strong>stinzione fra gli ambienti urbani e<br />

quelli rurali. Per la realtà urbana non si può andare oltre a scale quali l’1:1.000 o<br />

l’1:2.000 che garantiscono una più che accettabile riproduzione degli ingombri degli<br />

stabili, dei monumenti storico-artistici <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni, delle infrastrutture <strong>di</strong><br />

comunicazione e delle aree aperte. Per le realtà rurali possono invece essere adottate<br />

scale minori, nella fattispecie l’1:5.000 e l’1:10.000, perché il tipo <strong>di</strong> paesaggio non si<br />

presenta nelle forme complesse e frammentate tipiche dei centri abitati. In entrambi i<br />

contesti, il supporto ideale è fornito dalla Cartografia Tecnica Regionale, che costituisce<br />

il migliore mezzo per le operazioni <strong>di</strong> georeferenziazione. Questa varia appunto dai fogli<br />

1:2.000 (solo per i nuclei urbani e i centri storici) agli elementi 1:5.000 e alle sezioni<br />

1:10.000: fino a tali scale il supporto cartografico è definito pianta o mappa. Talvolta<br />

però può essere utile anche elaborare basi cartografiche <strong>di</strong> raccordo fra le suddette scale<br />

e quelle estremamente dettagliate dei contesti stratigrafici. In questi casi è lo stesso<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 37


archeologo che deve porsi in grado <strong>di</strong> eseguire un <strong>rilievo</strong> del sito (inteso come<br />

contenitore dell’evidenza archeologica) da effettuare con strumentazione adeguata, vale<br />

a <strong>di</strong>re teodoliti, stazioni totali e GPS. Diversamente si può ricorrere ai rilievi, operati da<br />

geometri ed architetti, <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici ed isolati (utili per la contestualizzazione <strong>di</strong> scavi urbani<br />

all’interno <strong>di</strong> complessi architettonici) o alle mappe catastali. Queste ultime sono<br />

supporti precisi ed affidabili, essendo redatte, a scala variabile fra l’1:1.000 e l’1:4.000,<br />

per finalità <strong>di</strong> tipo giuri<strong>di</strong>co e fiscale, anche se presentano il grosso limite (per l’indagine<br />

archeologica) dell’assenza <strong>di</strong> informazioni altimetriche (curve <strong>di</strong> livello, quote…).<br />

Un ulteriore cambiamento delle scale <strong>di</strong> rappresentazione si ha per progetti <strong>di</strong> più ampio<br />

respiro, e particolarmente per le fasi d’analisi modellistica e <strong>di</strong> sintesi storico-<strong>di</strong>acronica.<br />

Nello specifico, si tratta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su contesti provinciali o regionali, per i quali, terminata<br />

la fase <strong>di</strong> georeferenziazione (che necessita comunque <strong>di</strong> alte scale), sono sufficienti e<br />

preferibili scale minori, proprie delle carte definite topografiche (fino alla scala<br />

1:100.000 o 1:150.000) o corografiche (fino alla scala 1:1.000.000). In questi casi, ottimi<br />

strumenti sono i repertori dell’Istituto Geografico Militare che vengono redatti<br />

dall’1:25.000 all’1:250.000, ma si può far ricorso anche alla produzione <strong>di</strong> altri istituti<br />

cartografici, che negli ultimi anni, stanno procedendo alla conversione dei propri<br />

repertori in formato numerico. Consideriamo queste ultime come scale <strong>di</strong> consultazione<br />

territoriale e <strong>di</strong> supporto alla sintesi storica, dal momento che garantiscono una buona<br />

lettura ed un <strong>di</strong>screto dettaglio anche per aree relativamente estese.<br />

Un <strong>di</strong>scorso a parte va fatto per la cartografia numerica, nel cui ambito il<br />

concetto <strong>di</strong> scala assume valenze <strong>di</strong>fferenti rispetto a quelle che ha tra<strong>di</strong>zionalmente. Sui<br />

supporti cartacei, infatti, essa è correlata al graficismo, ossia alla capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere<br />

e <strong>di</strong> rappresentare nella proporzione prevista due elementi grafici <strong>di</strong>fferenti. In<br />

cartografia numerica, invece, deve essere considerato il concetto <strong>di</strong> scala nominale 37 alla<br />

quale viene redatta una carta <strong>di</strong>gitale: questa non è legata ad una specifica proporzione<br />

grafica e quin<strong>di</strong> non ha un’unica scala <strong>di</strong> rappresentazione. All’interno dei software GIS,<br />

infatti, le coor<strong>di</strong>nate reali sono memorizzate senza conversione <strong>di</strong> scala e questa viene<br />

considerata esclusivamente come un parametro per definire il grado <strong>di</strong> accuratezza e la<br />

risoluzione dei supporti utilizzati. Pertanto è possibile combinare e sovrapporre dati<br />

derivati da basi redatte a scale <strong>di</strong>fferenti, purché pertinenti alla medesima area. Allo<br />

stesso modo, in fase d’uscita a stampa, mantenendo inalterata la base d’acquisizione dei<br />

dati, è possibile riprodurre la stessa cartografia a scale maggiori, anche se sconsigliabile,<br />

o minori.<br />

I cartografi stessi hanno infine introdotto, in produzione, il concetto del multiscala: si<br />

ammette che esistano, nel moderno database topografico elementi rilevati con precisione<br />

<strong>di</strong>fferente (maggiore o minore) rispetto al contenuto metrico della maggior parte dei dati<br />

correlati alla scala nominale della carta.<br />

37 La scala nominale della carta è “quella scala per cui la carta è stata prodotta e a cui va rappresentata; tale<br />

scala è quella che definisce precisione e contenuto della carta stessa, come accade per la normale scala<br />

grafica della carta al tratto” (SELVINI-GUZZETTI 1999).<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 38


6. METODI E STRUMENTI DI RILEVAMENTO<br />

PER LA REDAZIONE DI NUOVA CARTOGRAFIA<br />

Tutte le operazioni <strong>di</strong> rilevamento o levata topografica (o cartografica) 38 hanno<br />

inizio da determinazioni sul terreno, per la misura <strong>di</strong>retta od in<strong>di</strong>retta delle entità<br />

spaziali, e si concludono in laboratorio, dove si effettuano le elaborazioni <strong>di</strong> calcolo<br />

numerico e le operazioni <strong>di</strong> <strong><strong>di</strong>segno</strong> topocartografico. Le varie fasi del lavoro ne<br />

rendono agevole il graduale controllo ed il collaudo finale. Le moderne tecniche <strong>di</strong><br />

celerimensura, <strong>di</strong> fotogrammetria e <strong>di</strong> laser scanning acquisiscono in contemporanea le<br />

informazioni relative ai dati planimetrici ed altimetrici, col riporto ad un unico sistema<br />

<strong>di</strong> riferimento spaziale x, y, z.<br />

Le varie metodologie sono sud<strong>di</strong>visibili in:<br />

1) celerimensura (me<strong>di</strong>ante stazioni totali);<br />

2) sistema <strong>di</strong> posizionamento globale (GPS);<br />

3) telerilevamento, nel cui ambito rientrano:<br />

a) la fotogrammetria;<br />

b) la fotointerpretazione;<br />

4) rilevamento tri<strong>di</strong>mensionale con tecniche <strong>di</strong> laser scanning.<br />

Ciascuno dei meto<strong>di</strong> presentati <strong>di</strong> seguito si presta a particolari tipi <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> e presenta<br />

un <strong>di</strong>verso grado <strong>di</strong> complessità tecnica e metodologica, garantendo affidabilità, costi e<br />

tempi <strong>di</strong> produzione cartografica <strong>di</strong>fferenti. In archeologia, risulta frequente l’uso <strong>di</strong><br />

stazioni totali e GPS per il <strong>rilievo</strong> delle emergenze. La fotointerpretazione, applicata alla<br />

ricerca <strong>di</strong> strutture sepolte me<strong>di</strong>ante riscontro <strong>di</strong> anomalie, rientra invece nel ramo delle<br />

<strong>di</strong>scipline afferenti al remote sensing. In questo campo viene utilizzato anche il metodo<br />

aerofotogrammetrico, necessario per la georeferenziazione ed il raddrizzamento <strong>di</strong> foto<br />

aeree oblique. Infine, la fotogrammetria trova applicazione per il raddrizzamento delle<br />

foto degli elevati e quin<strong>di</strong> per lo stu<strong>di</strong>o delle murature e, più in generale, degli aspetti<br />

architettonici degli e<strong>di</strong>fici.<br />

Le tecniche <strong>di</strong> laser-scanning rappresentano invece la nuova frontiera del rilevamento: a<br />

fronte <strong>di</strong> costi d’acquisizione della strumentazione molto alti (destinati però a calare<br />

progressivamente) esse garantiscono un <strong>rilievo</strong> estremamente dettagliato ed affidabile<br />

delle evidenze nella loro tri<strong>di</strong>mensionalità. Considerate le enormi potenzialità, il laserscanning<br />

potrebbe affermarsi, nel giro <strong>di</strong> non troppi anni, come lo standard per la<br />

produzione cartografica in molti ambiti operativi (con un giustificato ritardo anche in<br />

archeologia). In questo caso sarà necessario impegnarsi non tanto nell’acquisizione <strong>di</strong> un<br />

38 “Si definisce levata topografica, o rilevamento topografico, il processo operativo che conduce alla<br />

rappresentazione cartografica <strong>di</strong> una porzione <strong>di</strong> territorio terrestre. Con evidente analogia, viene inoltre<br />

talvolta detta levata, o rilevamento, anche l’elaborato grafico prodotto.” (FONDELLI 2000, p. 269)<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 39


uon metodo <strong>di</strong> rilevamento (pressoché interamente automatico) quanto nella<br />

definizione <strong>di</strong> parametri e metodologie <strong>di</strong> gestione e post-processamento dell’enorme<br />

quantità <strong>di</strong> dati spaziali generati da ogni singola levata. La possibilità <strong>di</strong> applicare<br />

textures fotorealistiche al <strong>rilievo</strong> consentirà <strong>di</strong> migliorare notevolmente le fasi <strong>di</strong><br />

caratterizzazione e <strong>di</strong> leggibilità dei soggetti rilevati.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 40


6.A - IL RILEVAMENTO TOPOGRAFICO<br />

NUMERICO MEDIANTE STAZIONE TOTALE:<br />

LA CELERIMENSURA<br />

Il rilevamento topografico numerico completo, detto anche celerimensura, ha<br />

come scopo la determinazione della posizione, planimetrica ed altimetrica, dei punti del<br />

terreno me<strong>di</strong>ante misurazioni <strong>di</strong>rette effettuate a stazione totale. A questo proposito<br />

occorre rilevare come lo sviluppo tecnologico <strong>di</strong> tali strumenti garantisca un aumento<br />

dell’efficienza operativa, il trasferimento in tempo reale dei dati, la loro immissione<br />

all’interno dei calcolatori elettronici e l’eliminazione, almeno per le brevi <strong>di</strong>stanze, dei<br />

prismi riflettenti, grazie alla tecnologia laser. Inoltre, le tecniche <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate geometry<br />

(COGO) consentono il trattamento dei dati rilevati dalle stazioni celerimetriche<br />

garantendo alta precisione, pur costringendo a lunghi tempi e a costi piuttosto elevati.<br />

Per georeferenziare i rilievi effettuati a stazione totale è necessario appoggiarsi ad<br />

almeno due (in pochi casi fortunati) o tre punti noti, che permettano <strong>di</strong> determinare la<br />

posizione della stazione. Allo scopo si utilizzano le reti geodetiche che si sviluppano su<br />

tutto il territorio nazionale, integrate da reti <strong>di</strong> I, II, III, IV, V, VI or<strong>di</strong>ne per <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong><br />

una <strong>di</strong>stribuzione più ravvicinata <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> riferimento. Fino al IV or<strong>di</strong>ne (i cosiddetti<br />

punti d’appoggio) le misurazioni sono state effettuate dall’IGM. Per i rilevamenti a<br />

grande scala è invece necessario fare riferimento alle triangolazioni <strong>di</strong> dettaglio, o <strong>di</strong><br />

rete, (V or<strong>di</strong>ne) e alle triangolazioni <strong>di</strong> sottorete (VI or<strong>di</strong>ne). Queste ultime due sono<br />

state tracciate e rilevate a cura dell’Amministrazione del Catasto che si è appoggiata, per<br />

la loro realizzazione, alle reti tracciate dall’IGM.<br />

LA POLIGONAZIONE<br />

Un proce<strong>di</strong>mento per raffittire i punti <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate note, dai quali procedere alle<br />

operazioni <strong>di</strong> misura, è la poligonazione. Le poligonali rappresentano, infatti, una scala<br />

<strong>di</strong> lavoro interme<strong>di</strong>a fra le gran<strong>di</strong> reti <strong>di</strong> triangolazioni e la misura dei punti <strong>di</strong> dettaglio.<br />

Una volta georeferenziata la stazione <strong>di</strong> partenza appoggiandosi ai punti noti, è possibile<br />

determinare sul terreno una serie <strong>di</strong> punti <strong>di</strong>stribuiti sulla zona da rilevare<br />

(corrispondenti alle stazioni per effettuare i rilievi <strong>di</strong> dettaglio ). Le spezzate che<br />

uniscono tali punti costituiscono appunto una poligonale, e gli stessi punti vengono, in<br />

questo caso, denominati no<strong>di</strong>.<br />

Una poligonale può essere:<br />

a) aperta, qualora termini con un punto qualsiasi ; in questo caso non esistono altri<br />

punti <strong>di</strong> controllo e pertanto è obbligo fidarsi delle misure effettuate;<br />

b) appoggiata, qualora termini con un punto <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate note o comunque<br />

calcolabili; in questo caso è possibile controllare l’affidabilità delle misurazioni<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 41


effettuate constatando lo scarto fra il punto noto d’arrivo e i risultati dell’ultimo punto<br />

della poligonale. Qualora lo scarto sia minimo si procederà alla compensazione<br />

dell’errore angolare in parti uguali sulle varie stazioni (o no<strong>di</strong>). In caso <strong>di</strong> scarto<br />

superiore ai limiti <strong>di</strong> tolleranza sarà opportuno ripetere le operazioni;<br />

c) chiusa, qualora il punto finale coincida con quello <strong>di</strong> partenza; per questo caso vale<br />

lo stesso <strong>di</strong>scorso fatto per le poligonali appoggiate, salvo che il punto finale dovrà<br />

avere lo stesso valore <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> partenza o uno scarto inferiore ai limiti <strong>di</strong> tolleranza.<br />

Le operazioni <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> sono comunque le stesse nei tre casi e consistono nello stabilire<br />

il senso <strong>di</strong> percorrenza della poligonale e nell’eseguire, per ogni vertice, le letture delle<br />

grandezze relative al punto in avanti e al punto in<strong>di</strong>etro.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 42


Per georeferenziare una stazione è possibile ricorrere a tre <strong>di</strong>fferenti meto<strong>di</strong>:<br />

1) POTHENOT (ve<strong>di</strong> immagine sotto)<br />

Applicare una pothenot (in<strong>di</strong>cata anche come “intersezione inversa” o “metodo <strong>di</strong><br />

Snellius”): consiste nel determinare le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> un punto (stazione), dal quale si<br />

vedano almeno tre punti <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate note (A, B, C), attraverso calcoli<br />

trigonometrici a partire dalla sola misurazione degli angoli. Attraverso tale metodo<br />

non è richiesta alcuna misurazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanze: queste vengono infatti ricavate in fase<br />

<strong>di</strong> post-processamento dei dati. Nello specifico, la risoluzione dei vari triangoli (e<br />

quin<strong>di</strong> delle lunghezze dei rispettivi lati) avviene con il teorema dei seni, secondo lo<br />

schema classico basato sul calcolo degli angoli x e y.<br />

2) APERTURA A TERRA (ve<strong>di</strong> immagine pagina seguente)<br />

Applicare un’apertura a terra (in<strong>di</strong>cata anche come “stazione fuori centro” o<br />

“riduzione al centro”): consiste nel determinare le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> un punto<br />

(stazione), dal quale si vedano almeno due punti <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate note, attraverso la<br />

misurazione <strong>di</strong> entrambi gli angoli e della <strong>di</strong>stanza del solo punto noto vicinoDal<br />

punto <strong>di</strong> stazione si misura l’angolo sul punto noto più lontano (punto<br />

d’orientamento) e sul punto noto vicino. A seguire si misura la <strong>di</strong>stanza fra il punto<br />

stazione ed il punto noto vicino. La soluzione del problema si riconduce al calcolo<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 43


dell’angolo epsilon che si ottiene risolvendo il triangolo con il teorema dei seni dopo<br />

aver calcolato (su carta o su GIS) la <strong>di</strong>stanza fra i due punti noti. La precisione<br />

<strong>di</strong>pende quin<strong>di</strong> dal modo in cui le misurazioni si ripercuotono sull’angolo epsilon. In<br />

particolare, è necessario fornire una misurazione estremamente precisa della <strong>di</strong>stanza<br />

fra stazione e punto noto vicino; il calcolo della <strong>di</strong>stanza del punto d’orientamente<br />

può invece essere più grossolano.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 44


3) ORIENTAMENTO SU DUE PUNTI FISSI<br />

Applicare l’orientamento su due punti fissi: consiste nell’orientare un <strong>rilievo</strong> <strong>di</strong><br />

dettaglio effettuato in coor<strong>di</strong>nate locali ( stazione con coor<strong>di</strong>nate: x = 0; y = 0; z = 0)<br />

agganciandolo a due punti dei quali siano note le coor<strong>di</strong>nate. In questo modo tutto il<br />

<strong>rilievo</strong> viene georeferenziato ed orientato sulla base dei valori che sono stati forniti<br />

dalla celerimensura dei due punti <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate note. E’ un metodo molto comodo in<br />

contesti <strong>di</strong> scavo o <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> <strong>di</strong> strutture architettoniche, quando è necessario rilevare<br />

le medesime aree a più riprese per seguire l’andamento dello scavo o semplicemente<br />

per completare il <strong>rilievo</strong> <strong>di</strong> porzioni estese, che richiedono varie sessioni <strong>di</strong> battitura<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 45


Qualora non sia possibile applicare una delle tre operazioni (solitamente per<br />

l’impossibilità <strong>di</strong> vedere i due o tre punti noti necessari) è ugualmente possibile<br />

procedere al rilevamento, anche se solamente in sistema <strong>di</strong> riferimento locale (stazione<br />

celerimetrica posta in coor<strong>di</strong>nate x = 0, y = 0, z = 0).<br />

Tralasciando la descrizione dettagliata delle formule per la determinazione delle<br />

poligonali, delle pothenot e delle altre operazioni, basterà affermare che le applicazioni<br />

per il trattamento dei dati rilevati me<strong>di</strong>ante stazione totale operano tali calcoli in<br />

automatico, con la semplice assegnazione <strong>di</strong> particolari co<strong>di</strong>ci alle misure (<strong>di</strong>stanze e/o<br />

angoli) dei punti rilevati.<br />

La stazione totale è strumento molto utilizzato in ambito <strong>archeologico</strong>, in quanto<br />

consente rilievi precisi ed affidabili <strong>di</strong> punti sparsi per un’area relativamente estesa quale<br />

può essere quella <strong>di</strong> un sito <strong>archeologico</strong>. Nell’ambito <strong>di</strong> una giornata lavorativa è<br />

possibile “battere” fino ad oltre mille punti. Questo significa che non è consigliabile<br />

procedere ad un <strong>rilievo</strong> dettagliato <strong>di</strong> tutte le unità stratigrafiche, ma è possibile rilevare<br />

una serie <strong>di</strong> punti significativi che permetteranno la georeferenziazione ed il controllo<br />

delle piante <strong>di</strong> scavo. Il <strong><strong>di</strong>segno</strong> manuale è infatti un’operazione più veloce e garantisce<br />

la possibilità <strong>di</strong> caratterizzare strati, murature, oggetti e materiali, secondo la sensibilità<br />

del rilevatore e il tipo <strong>di</strong> informazioni che deve trasmettere ed evidenziare la pianta. Esso<br />

garantisce inoltre anche un’alta affidabilità potendo eventualmente essere corretto<br />

tramite verifica <strong>di</strong> pochi punti della celerimensura.<br />

La stazione totale può essere utilizzata anche per la determinazione della<br />

morfologia del territorio. Tramite una maglia <strong>di</strong> punti <strong>di</strong>stribuiti sull’area che si intende<br />

indagare e restituire nella sua tri<strong>di</strong>mensionalità, è possibile ottenere informazioni sia<br />

altimetriche (punti quota, curve <strong>di</strong> livello e DTM in formato raster-grid o TIN) sia<br />

morfologiche (carte <strong>di</strong> acclività e <strong>di</strong> esposizione dei versanti) utili alla creazione <strong>di</strong><br />

modelli <strong>di</strong> visualizzazione tri<strong>di</strong>mensionale 39 .<br />

In definitiva, questo strumento consente la produzione <strong>di</strong> cartografia altamente<br />

affidabile e, a seconda del tempo a <strong>di</strong>sposizione, più o meno dettagliata. Per questo si<br />

rivela particolarmente prezioso in contesti <strong>di</strong> scavo (soprattutto rurali) per i quali non si<br />

<strong>di</strong>sponga, in fase iniziale, <strong>di</strong> supporti cartografici ritenuti adeguati ad un corretto<br />

inquadramento topo-cartografico dell’area d’indagine.<br />

39 Per la descrizione del tipo <strong>di</strong> lavoro che può essere svolto sulla morfologia e l’altimetria <strong>di</strong> contesti<br />

territoriali o <strong>di</strong> scavo si rimanda al paragrafo 8 - La produzione <strong>di</strong> nuova cartografia per l’analisi<br />

integrata <strong>di</strong> un comprensorio storico: il caso <strong>di</strong> Chius<strong>di</strong>no.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 46


6.B - IL RILIEVO FOTOGRAMMETRICO<br />

L’arte della misura ha origini che si confondono lontanissime. Sviluppatasi per<br />

regolare lo sviluppo delle varie attività, essa ha stimolato il progresso delle conoscenze<br />

umane ed è tuttora alla base della nostra evoluzione culturale e sociale. Partendo da<br />

elementari constatazioni e semplici comparazioni antropometriche (braccia, pie<strong>di</strong>, passi,<br />

ecc.) essa ha migliorato nel tempo le sue procedure, permettendo la scoperta dei principi<br />

della geometria, fino ad arrivare alle moderne e sofisticate tecniche <strong>di</strong> misura e<br />

rilevamento spaziale.<br />

Un avanzato e affidabile strumento <strong>di</strong> misura è attualmente rappresentato dalla<br />

fotogrammetria 40 che, traendo le sue basi teoriche dai principi della prospettiva lineare,<br />

permette <strong>di</strong> rilevare con precisione <strong>di</strong> volta in volta i <strong>di</strong>fferenti oggetti considerati.<br />

La fotogrammetria rappresenta ormai un avanzato strumento <strong>di</strong> acquisizione <strong>di</strong> dati<br />

metrici e tematici tra i più affidabili e imme<strong>di</strong>ati, con un crescente numero <strong>di</strong> campi<br />

applicativi. Essa è una procedura <strong>di</strong> rilevamento, prospezione e documentazione <strong>di</strong> rara<br />

efficacia delle realtà territoriali, ambientali, urbane, architettoniche e archeologiche. Tali<br />

peculiari caratteristiche, non invasive e non <strong>di</strong>struttive, la qualificano meglio <strong>di</strong> ogni<br />

altra metodologia <strong>di</strong> rilevamento delle più minute mo<strong>di</strong>fiche morfologiche degli oggetti<br />

considerati e della loro definizione spaziale. Se consideriamo che la ripresa fotografica e<br />

la registrazione metrica dei punti (che avviene ormai impiegando rilevatori a <strong>di</strong>stanza<br />

laser) sono entrambi azioni che ci permettono <strong>di</strong> non toccare e quin<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare<br />

l’oggetto, allora possiamo capire perché la fotogrammetria può essere <strong>di</strong> minimo impatto<br />

sul monumento indagato.<br />

Il rilevamento tramite fotografia è una delle applicazioni più <strong>di</strong>ffuse nel campo<br />

dell’indagine e della valutazione dello stato conservativo delle strutture <strong>di</strong> scavo e dei<br />

monumenti.<br />

LA FOTOGRAFIA: CONSIDERAZIONI GENERALI<br />

La fotografia, in generale, può, se correttamente utilizzata, rivestire una notevole<br />

importanza nella documentazione archeologica e architettonica e costituire uno<br />

strumento insostituibile nel <strong>rilievo</strong> sia come strumento ausiliario del <strong>rilievo</strong>, ma anche<br />

autonomo.<br />

40 Per meglio arrivare ad una sua corretta definizione è utile in<strong>di</strong>duare l’etimo <strong>di</strong> alcune parole chiave.<br />

Fotografia= dal greco phos, genitivo. photos + graphia. Scrittura <strong>di</strong> luce.<br />

La fotografia è l’applicazione tecnologica della prospettiva.<br />

Fotogrammetria= dal greco phos, genitivo. photos+gramma dal greco gramma <strong><strong>di</strong>segno</strong> + metria dal<br />

greco metron misura. Misura del <strong><strong>di</strong>segno</strong> <strong>di</strong> luce.<br />

Una definizione <strong>di</strong> fotogrammetria che possiamo dare è quella <strong>di</strong> un metodo <strong>di</strong> rilevamento <strong>di</strong> strutture e<br />

contesti verticali, orizzontali, o inclinati, consistente nella ripresa <strong>di</strong> più fotogrammi traducibili in<br />

proiezioni quotate misurabili<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 47


Essa ci fornisce imme<strong>di</strong>atamente e <strong>di</strong>rettamente informazioni <strong>di</strong> tipo qualitativo, come il<br />

colore, l’aspetto superficiale, lo stato <strong>di</strong> conservazione e tutte le altre caratteristiche<br />

materiche e formali degli oggetti ripresi.<br />

Allo steso tempo la fotografia rappresenta un supporto fondamentale nella pratica del<br />

rilevamento, ma è anche vero che se utilizzata non correttamente per una scarsa<br />

conoscenza della sua tecnologia, può <strong>di</strong>venire inutilizzabile, non affidabile, talvolta<br />

inopportuna, potendo comportare aberrazioni delle immagini e il conseguente rischio <strong>di</strong><br />

un’erronea o travisata lettura delle caratteristiche dell’oggetto che an<strong>di</strong>amo a<br />

documentare.<br />

Alcune considerazioni sulla natura della fotografia 41 sono utili per comprendere quali<br />

siano le procedure da seguire affinché la fotocamera sia nella corretta con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

poter eseguire esaurienti e valide documentazioni fotografiche, che rispondano alle<br />

esigenze del rilevamento.<br />

Gli apparecchi fotografici costituiscono un’applicazione tecnologica dei principi<br />

scientifici e geometrici della rappresentazione prospettica. La rappresentazione<br />

prospettica a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quella fotografica è una costruzione geometrica dello spazio<br />

elaborata senza un mezzo <strong>di</strong> ripresa, quin<strong>di</strong> “esatta” e fedele.<br />

Diversamente la fotografia è una rappresentazione “me<strong>di</strong>ata” ovvero elaborata attraverso<br />

un mezzo <strong>di</strong> ripresa e riproduzione dell’immagine –la fotocamera- e quin<strong>di</strong> suscettibile<br />

<strong>di</strong> aberrazioni ed errori dovuti sia alla posizione dell’apparecchio rispetto al soggetto<br />

inquadrato che al grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione che la lente dell’obiettivo imprime ai raggi<br />

luminosi che la attraversano. Tanto più sono contenuti questi errori tanto più è elevata la<br />

qualità degli obiettivi.<br />

Le <strong>di</strong>storsioni fotografiche sono principalmente <strong>di</strong> due tipi quelle ra<strong>di</strong>ali e quelle<br />

lineari, le prime, dovute alle caratteristiche geometriche delle lenti impiegate, sono<br />

<strong>di</strong>fficilmente correggibili e necessitano <strong>di</strong> sofisticati ed elaborati calcoli <strong>di</strong><br />

compensazione; le seconde sono invece dovute dalla posizione del piano della pellicola<br />

rispetto all’oggetto catturato e sono facilmente correggibili.<br />

Anche nella fotografia si deve calibrare ai nostri obiettivi la corretta attrezzatura; se<br />

vogliamo operare su un contesto ambientale o su uno scavo <strong>archeologico</strong> al fine <strong>di</strong><br />

registrare immagini con scopo documentativo abbiamo una scelta più ampia <strong>di</strong><br />

apparecchi e tecniche <strong>di</strong> ripresa, possiamo anche scegliere lenti a bassa focalegrandangoli-<br />

con elevato grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione ra<strong>di</strong>ale perché ciò che ci interessa è<br />

documentare un contesto nel suo insieme, come è inserito nell’ambiente e non le sue<br />

caratteristiche <strong>di</strong>mensionali e metriche.<br />

Viceversa nelle fotografie realizzate per ottenere un <strong>rilievo</strong> metrico <strong>di</strong> uno scavo,<br />

un’architettura o qualsiasi oggetto, le <strong>di</strong>storsioni sono accettabili solo se contenute entro<br />

precisi limiti e se si tratta <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsioni <strong>di</strong> tipo lineare. Per questo la scelta dei mezzi e<br />

delle modalità <strong>di</strong> ripresa si riduce notevolmente; non potremmo usare grandangoli e<br />

dovremmo cercare punti <strong>di</strong> ripresa in grado <strong>di</strong> ridurre al minimo la <strong>di</strong>storsione<br />

prospettica.<br />

41 La luce è il “materiale” necessario e fondamentale con cui elaboriamo un’immagine fotografica, sia che<br />

si tratti <strong>di</strong> stampa su carta o <strong>di</strong>apositiva sia che si elabori un’immagine <strong>di</strong>gitale.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 48


Le fotocamere possono essere <strong>di</strong> due <strong>di</strong>fferenti tipi a seconda del supporto che la<br />

luce impressiona: fotocamere ottiche o <strong>di</strong>gitali. Entrambe si basano sullo stesso principio<br />

ottico; nelle fotocamere ottiche tra<strong>di</strong>zionali la luce impressiona una pellicola <strong>di</strong> materiale<br />

sintetico trattata con sostanze fotosensibili-cioè in grado <strong>di</strong> cambiare il loro aspetto<br />

cromatico a seconda della <strong>di</strong>versa intensità <strong>di</strong> luce a cui sono esposte, mentre le<br />

fotocamere <strong>di</strong>gitali utilizzano una matrice, chiamata CCD, composta da pixel, ognuno<br />

dei quali è composto a sua volta da tre sensori fotosensibili che registrano uno il rosso<br />

(R) uno il verde (G) e uno il blu (B), ed elabora in formato <strong>di</strong>gitale RGB il segnale ottico<br />

luminoso a cui è sottoposta. La risoluzione della camera è il numero dei pixel presenti<br />

nel CCD, è espressa in milioni <strong>di</strong> pixel per superficie ed è calcolata moltiplicando il<br />

numero <strong>di</strong> pixel verticali per quelli orizzontali.<br />

Ormai le fotocamere <strong>di</strong>gitali acquistabili a prezzi <strong>di</strong> mercato accessibili a tutti hanno<br />

raggiunto una qualità sufficiente per sostituire le tra<strong>di</strong>zionali fotocamere ottiche,<br />

favorendone la <strong>di</strong>ffusione anche in applicazioni <strong>di</strong> tipo scientifico.<br />

Gli obiettivi e le <strong>di</strong>storsioni.<br />

Le principali caratteristiche degli obiettivi sono la luminosità e la lunghezza<br />

focale che determina l’angolo <strong>di</strong> ripresa. La luminosità è regolata dall’apertura del<br />

<strong>di</strong>aframma, mentre la focale dalla geometria delle lenti dell’obiettivo.<br />

L’angolo <strong>di</strong> ripresa è inversamente proporzionale alla <strong>di</strong>stanza focale; per cui avremo<br />

angoli <strong>di</strong> ripresa tanto più ampi quanto più bassa sarà la focale dell’obiettivo. Entro certi<br />

limiti (50 mm per le fotocamere ottiche, 15 mm per le fotocamere <strong>di</strong>gitali) i raggi che<br />

attraversano le lenti subiscono una <strong>di</strong>storsione <strong>di</strong> tipo ra<strong>di</strong>ale, ovvero le linee rette reali<br />

sono tanto più <strong>di</strong>storte tanto più l’oggetto ripreso è <strong>di</strong>stante dal centro dell’inquadratura.<br />

Per cui al centro avremo nulle o minime <strong>di</strong>storsioni e ai bor<strong>di</strong> massime incurvature delle<br />

rette reali.<br />

Viceversa le focali superiori a questi valori (50mm per le fotocamere ottiche, 15 mm per<br />

le fotocamere <strong>di</strong>gitali) non producono <strong>di</strong>storsioni <strong>di</strong> questo tipo o almeno non rilevanti al<br />

fine <strong>di</strong> un impiego fotogrammetrico dell’immagine scattata.<br />

Per la fotografia utilizzata come mezzo <strong>di</strong> rilevamento si devono impiegare quin<strong>di</strong> focali<br />

alte (o almeno superiori al 50mm nelle fotocamere ottiche e ai 15mm in quelle <strong>di</strong>gitali)<br />

per evitare <strong>di</strong>storsioni ra<strong>di</strong>ali <strong>di</strong>fficilmente correggibili in fase <strong>di</strong> elaborazione della foto.<br />

Le tecniche <strong>di</strong> ripresa<br />

Attualmente le case produttrici <strong>di</strong> materiale fotografico sono sempre più orientate<br />

a dotare le loro fotocamere sia <strong>di</strong> veri e propri computer per l’impostazione <strong>di</strong><br />

programmi <strong>di</strong> ripresa <strong>di</strong>fferenziabili a seconda del soggetto inquadrato che <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong><br />

messa a fuoco automatica. Quest’ultimi nelle macchine <strong>di</strong>gitali hanno sostituito quasi<br />

completamente, soprattutto nei modelli più economici e compatti, il sistema manuale.<br />

Questo in<strong>di</strong>rizzo è stato determinato sia dall’esigenza <strong>di</strong> rapi<strong>di</strong>tà d’esecuzione necessaria<br />

nella fotografia d’attualità e <strong>di</strong> reportage, sia da esigenze commerciali in<strong>di</strong>rizzate a<br />

rendere la fotografia alla portata <strong>di</strong> tutti.<br />

Nella fotografia applicata al <strong>rilievo</strong> il controllo della qualità dell’immagine è<br />

determinante. Per questo ogni tipo <strong>di</strong> automatismo è sconsigliabile: il suo uso infatti può<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 49


condurre erroneamente a pensare che ogni fotografia sarà correttamente eseguita, o ad<br />

affrettare la ripresa senza concedere il tempo alla riflessione necessaria ad in<strong>di</strong>viduare<br />

angoli e situazioni <strong>di</strong> ripresa più rispondenti alle esigenze.<br />

L’inquadratura.<br />

Quando si fotografa è importante conoscere ciò che si vede (non solo con gli<br />

occhi, ma con tutte le altre informazioni già esistenti nella memoria e frutto <strong>di</strong> uno<br />

specifico stu<strong>di</strong>o condotto) e cercare fra le infinite possibili inquadrature quella che<br />

meglio rappresenta ciò che il fotografo vuole comunicare: l’esperienza <strong>di</strong>mostra che un<br />

generico professionista della fotografia, solo per il fatto <strong>di</strong> conoscere la tecnica<br />

fotografica, non è in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong> eseguire significanti riprese.<br />

L’inquadratura è un taglio arbitrario della scena è necessario quin<strong>di</strong> che contenga tutte le<br />

informazioni percepite dall’occhio e dalla mente e che abbia anche quegli opportuni<br />

margini necessari, e spesso in<strong>di</strong>spensabili, in sede <strong>di</strong> utilizzazione delle fotografie.<br />

Il punto <strong>di</strong> vista è dato dalla posizione della fotocamera rispetto all’oggetto della ripresa<br />

e non dalla focale dell’obiettivo utilizzato, che determina solo la porzione del campo<br />

visivo che si vuole fotografare. La ricerca del punto <strong>di</strong> vista significativo richiede tempo<br />

e attenzione: comporre la scena che stiamo fotografare vuol <strong>di</strong>re costruire gerarchie <strong>di</strong><br />

piani e focali <strong>di</strong> lettura <strong>di</strong>sponendo i <strong>di</strong>versi oggetti in primo, interme<strong>di</strong>o o ultimo piano,<br />

ma pure decidere se isolare o accostare ad altri oggetti l’oggetto principale da riprendere<br />

può avere come effetto quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>stogliere o concentrare l’attenzione su <strong>di</strong> esso.<br />

Se l’oggetto da documentare non è contenibile all’interno <strong>di</strong> una sola immagine, è utile<br />

poter comporre un mosaico dei fotogrammi che lo ritraggono. La con<strong>di</strong>zione per cui si<br />

può realizzare il foto mosaico è che ogni fotogramma sia sovrapponibile rispetto agli<br />

altri ad esso contigui almeno su due punti <strong>di</strong>stinti e sufficientemente <strong>di</strong>stanti.<br />

L’esposizione<br />

L’esposizione è definibile quale prodotto dell’intensità della luce che colpisce la<br />

pellicola o il CCD per il tempo in cui essa viene esposta alla luce. Essa è regolata dal<br />

<strong>di</strong>aframma. Questo non è altro che un meccanismo regolabile manualmente o<br />

<strong>di</strong>gitalmente costituito da una serie <strong>di</strong> elementi che aumentano o <strong>di</strong>minuiscono il<br />

<strong>di</strong>ametro del foro attraverso cui la luce passa dall’obiettivo alla pellicola.<br />

Quin<strong>di</strong> l’apertura del <strong>di</strong>aframma <strong>di</strong> un valore raddoppia l’intensità luminosa sulla<br />

pellicola ma, se il tempo d’apertura dell’otturatore viene <strong>di</strong>mezzato, l’esposizione non<br />

subisce alcun cambiamento. L’esposizione è quin<strong>di</strong> il prodotto <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> coppie<br />

<strong>di</strong>aframma-tempo che producono sulla pellicola sempre lo stesso risultato.<br />

La profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo.<br />

La coppia con <strong>di</strong>aframma minimo e tempo massimo è quella che ci permette <strong>di</strong><br />

ottenere la massima profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo, mentre al contrario la coppia con <strong>di</strong>aframma<br />

massimo e tempo minimo ci permette <strong>di</strong> avere minima profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo.<br />

La profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo è definibile come la <strong>di</strong>stanza misurabile lungo l’asse ortogonale<br />

alla pellicola tra il piano a fuoco più vicino al punto <strong>di</strong> vista e quello più lontano.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 50


Maggiore è la profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo maggiore saranno gli oggetti a fuoco, al contrario se<br />

abbiamo una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo minima avremo a fuoco un solo piano <strong>di</strong> ripresa<br />

mentre lo sfondo e gli oggetti tra questo piano e la fotocamera risulteranno fuori fuoco.<br />

Nelle foto <strong>di</strong> rilevamento <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> scavo o architettonico è sempre bene lavorare<br />

con ampie profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo, e quin<strong>di</strong> utilizzando <strong>di</strong>aframmi piccoli e tempi lunghi <strong>di</strong><br />

esposizione. Per questo è sempre opportuno lavorare con cavalletti che ci permettono <strong>di</strong><br />

esporre la pellicola per tempi più lunghi senza rischiare <strong>di</strong> scattare fotogrammi mossi.<br />

Archiviazione delle immagini<br />

Affinché una campagna fotografica possa essere utile senza che vengano perse<br />

preziose e in<strong>di</strong>spensabili informazioni, sono necessarie operazioni sistematiche<br />

in<strong>di</strong>rizzate, da una parte, alla conservazione del materiale fotografico e, dall’altra, a<br />

lasciare una traccia valida per una futura utilizzazione delle riprese.<br />

Annotazione.<br />

In sede <strong>di</strong> ripresa è necessario e in<strong>di</strong>spensabile un <strong>di</strong>ario delle riprese in un<br />

registro su cui per ciascun fotogramma vengono annotati: una sommaria descrizione del<br />

soggetto, i riferimenti a eventuali piante d’orientamento, la data della ripresa se si<br />

svolgono più campagne in <strong>di</strong>versi giorni, il tipo <strong>di</strong> obiettivo utilizzato, il tipo <strong>di</strong> pellicola,<br />

note aggiuntive <strong>di</strong> commento sul punto <strong>di</strong> vista l’inquadratura o altro.<br />

Catalogo<br />

Se dobbiamo conservare fotografie stampate su carta o <strong>di</strong>apositive si devono<br />

accompagnare con schede opportune <strong>di</strong> numerazione progressiva del fotogramma il<br />

titolo e la data della campagna fotografica in cui sono state effettuate, e altri dati da<br />

desumere dalle annotazioni <strong>di</strong> campagna sopraelencate. Nel caso ci trovassimo ad<br />

archiviare immagini <strong>di</strong>gitali, caso assai frequente in questi ultimi anni, siamo aiutati da<br />

numerosissimi programmi <strong>di</strong> catalogazione, archiviazione e gestione <strong>di</strong> immagini, dove<br />

possiamo or<strong>di</strong>nare il materiale e associarlo a schede <strong>di</strong>rettamente riferibili composte da<br />

testo, riferimenti bibliografici e tutti i dati necessari a completare le informazioni che il<br />

fotogramma ci deve trasmettere.<br />

Conservazione<br />

Trattandosi <strong>di</strong> materiale sensibile alla luce e alle sostanze chimiche, sia i negativi<br />

che le <strong>di</strong>apositive sono soggetti ad un naturale deterioramento. E’ possibile ritardare ma<br />

non impe<strong>di</strong>re questo processo <strong>di</strong> degrado conservando il materiale proteggendolo dalla<br />

luce e in ambienti areati e privi <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà per evitare la formazione <strong>di</strong> muffe che<br />

facilmente possono aggre<strong>di</strong>re le sostanze chimiche presenti sulla pellicola e sulle<br />

<strong>di</strong>apositive.<br />

Nel caso <strong>di</strong> immagini <strong>di</strong>gitali opportuni back-up su <strong>di</strong>schi ottici (cd-dvd) o altri supporti<br />

<strong>di</strong> registrazione devono essere aggiornati compatibilmente con i tempi <strong>di</strong> durata dei<br />

supporti stessi che variano dai due ai do<strong>di</strong>ci anni.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 51


L A FOTOGRAFIA COME MEZZO AUSILIARIO ALLE OPERAZIONI DI<br />

RILEVAMENTO<br />

Al fine <strong>di</strong> effettuare dei rilievi e documentazioni <strong>di</strong> complessi architettonici o <strong>di</strong><br />

aree <strong>di</strong> scavo è importante procurarsi una documentazione fotografica abbondante per<br />

evitare, nel momento della restituzione grafica e della elaborazione dei dati rilevati sul<br />

campo, <strong>di</strong> dover tornare nuovamente sul luogo del <strong>rilievo</strong> per acquisire i dati persi o<br />

mancanti. Per costruire questo supporto <strong>di</strong> documentazione ausiliario al <strong>rilievo</strong> metrico<br />

tra<strong>di</strong>zionale la fotografia è un mezzo importante per arricchire e completare le<br />

informazioni offerte dai rilievi.<br />

Affinché queste fotografie possano essere utilizzate durante le operazioni <strong>di</strong> restituzione<br />

grafica, si devono seguire alcuni elementari criteri operativi. Tutti i fotogrammi devono<br />

essere numerati e il loro punto <strong>di</strong> ripresa deve essere accuratamente riportato con lo<br />

stesso numero <strong>di</strong> progressione sulle planimetrie del sito in cui si opera.<br />

Insieme al punto <strong>di</strong> ripresa sulla pianta deve essere segnato anche la <strong>di</strong>rezione del cono<br />

ottico <strong>di</strong> ciascun fotogramma.<br />

Dovranno essere eseguiti fotogrammi d’insieme e <strong>di</strong> dettaglio, in modo da avere una<br />

documentazione completa dell’opera.<br />

Le fotografie realizzate in questo modo potranno poi essere utili a completare il <strong>rilievo</strong>,<br />

ma anche per restituzioni fotogrammetriche, qualora risulti mancante qualche misura o<br />

si decida <strong>di</strong> procedere ad un <strong>rilievo</strong> tramite fotoraddrizzamento.<br />

Un aspetto importante che può essere documentato solo a mezzo <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong><br />

fotografie, è costituito dal rapporto che si instaura tra l’oggetto e l’ambiente o il contesto<br />

in cui è inserito. Queste fotografie <strong>di</strong> inquadramento generale devono evidenziare le<br />

relazioni spaziali e morfologiche tra opera e ambiente circostante. Può essere utile anche<br />

per queste fotografie il posizionamento su una planimetria <strong>di</strong> orientamento e dei singoli<br />

fotogrammi.<br />

Le riprese <strong>di</strong> dettaglio hanno <strong>di</strong>versi impieghi dal documentare particolari dettagli<br />

architettonici spesso non considerati nei rilievi a scala superiore al 1:20 fino a registrare<br />

lo stato <strong>di</strong> degrado e conservazione dei materiali. Nel caso che i fotogrammi debbano<br />

essere utilizzati come strumento <strong>di</strong> misura è importante <strong>di</strong>sporre vicino all’oggetto<br />

inquadrato un asta metrica con cui riportare in scala l’immagine e una livella o un filo a<br />

piombo per posizionarla in verticale e poter eventualmente correggere errori <strong>di</strong> ripresa.<br />

La luce <strong>di</strong>venta fondamentale a seconda che si preferisca restituire le qualità materiche<br />

dell’oggetto inquadrato piuttosto che le sue <strong>di</strong>mensioni. Nel primo caso una luce <strong>di</strong>retta<br />

sull’oggetto e più favorevole per accentuare i rilevi e le qualità superficiali dell’oggetto,<br />

mentre se volessimo utilizzare il fotogramma per ricavare delle misure è meglio<br />

effettuare la foto con luce in<strong>di</strong>retta e <strong>di</strong>ffusa annientando le ombre e i contrasti.<br />

LA FOTOGRAFIA PER IL RILIEVO METRICO<br />

Fine essenziale del rilevamento architettonico risulta quello della interpretazione<br />

e della rappresentazione delle forme e delle <strong>di</strong>mensioni delle architetture. Tale<br />

rappresentazione serve a mettere in evidenza sia i <strong>di</strong>versi rapporti proporzionali degli<br />

elementi strutturali delle architetture medesime, sia i materiali e le loro alterazioni<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 52


prodottesi sia in fase costruttiva che nel corso del tempo. Si tratta <strong>di</strong> documenti<br />

in<strong>di</strong>spensabili per definire lo stato <strong>di</strong> conservazione e consistenza delle architetture, con<br />

la definizione delle vicissitu<strong>di</strong>ni storiche dall’epoca della loro e<strong>di</strong>ficazione a quella del<br />

rilevamento.<br />

Il rilevamento architettonico deve infatti consentire <strong>di</strong> analizzare le varie strutture<br />

architettoniche nella loro essenziale funzione portante o decorativa, <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are le<br />

tecniche costruttive impiegate, la cronologia della loro e<strong>di</strong>ficazione, le eventuali<br />

evoluzioni stilistiche subite, la geometria delle <strong>di</strong>fferenti forme e il corrispondente<br />

proporzionamento <strong>di</strong>mensionale. Tale rilevamento deve altresì sorvegliare e anche<br />

quantizzare le deformazioni in atto e gli eventuali movimenti strutturali, per prevenire i<br />

rischi <strong>di</strong> ulteriori degra<strong>di</strong> e <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzioni dovute a cause <strong>di</strong> carattere statico o ambientale.<br />

Il rilevamento si rende infine necessario per la memorizzazione delle architetture, in<br />

quanto opere deperibili, per assicurarne il restauro conservativo oppure la parziale o<br />

totale ricostruzione.<br />

Il <strong>rilievo</strong> si realizza sempre in due principali e <strong>di</strong>stinte fasi operative, la prima in cui si<br />

acquisiscono <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente i dati sulle strutture interessate, e la<br />

successiva <strong>di</strong> elaborazione e restituzione grafica dei dati precedentemente acquisiti.<br />

Tale proce<strong>di</strong>mento può essere sviluppato sia col metodo manuale classico che col<br />

metodo fotogrammetrico.<br />

L’applicazione del metodo manuale comporta l’impiego <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> misura<br />

tra<strong>di</strong>zionali come livelle, longimetri, ecc. Esso consiste nel rilevamento <strong>di</strong> un numero<br />

finito <strong>di</strong> punti caratteristici utili per la successiva interpolazione <strong>di</strong> linee e<br />

caratterizzazione grafiche necessarie alla descrizione del manufatto rilevato.<br />

La selezione dei punti caratteristici risulta tanto più facile quanto più semplice risulta la<br />

conformazione dell’oggetto da rilevare, tanto meno facile quanto più complesso esso<br />

appare. In questo ultimo caso, come per esempio nelle curvature delle volte o nei<br />

dettagli decorativi e costruttivi particolarmente elaborati il <strong><strong>di</strong>segno</strong> risulta spesso<br />

impreciso e suscettibile <strong>di</strong> errori macroscopici o comunque contenibili con non pochi<br />

tentativi <strong>di</strong> <strong><strong>di</strong>segno</strong> e un conseguente aumento dei tempi <strong>di</strong> restituzione.<br />

L’applicazione della metodologia fotogrammetrica e del <strong>rilievo</strong> tramite<br />

fotoraddrizzamento, comporta invece la realizzazione <strong>di</strong> un numero finito <strong>di</strong><br />

fotogrammi, e <strong>di</strong> alcune misure in<strong>di</strong>spensabili alla successiva restituzione dell’insieme.<br />

Questa metodologia costituisce uno degli strumenti più efficienti per il rilevamento<br />

architettonico e <strong>archeologico</strong>, operando in modo sicuro e imme<strong>di</strong>ato senza pregiu<strong>di</strong>care<br />

in alcun modo lo stato <strong>di</strong> conservazione delle strutture.<br />

Un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> semplice applicazione, nella documentazione piana delle facciate<br />

degli e<strong>di</strong>fici o delle piante <strong>di</strong> scavo, rimane quello della costruzione <strong>di</strong> fotopiani <strong>di</strong><br />

riprese fotografiche inclinate successivamente raddrizzate.<br />

Per comporre le immagini <strong>di</strong> superfici ampie come possono essere un prospetto <strong>di</strong> un<br />

rudere o la pianta <strong>di</strong> un settore <strong>di</strong> scavo <strong>archeologico</strong>, si procede attraverso la<br />

progressiva registrazione <strong>di</strong> fotomosaici, ovvero dalla scansione in settori contigui <strong>di</strong><br />

porzioni del soggetto che dobbiamo rappresentare. Il principale motivo per cui<br />

proce<strong>di</strong>amo alla elaborazione <strong>di</strong> fotomosaici è che non possiamo utilizzare obiettivi<br />

grandangolari con <strong>di</strong>storsioni ra<strong>di</strong>ali per registrare in un solo fotogramma un’estesa<br />

superficie piana. Ulteriore motivo per cui si realizzano i fotomosaici è per elaborare<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 53


attraverso i programmi <strong>di</strong> fotoraddrizzamento, tante piccole immagini ad alta risoluzione<br />

piuttosto che una grande immagine complessiva che inquadri l’intero oggetto ad alta<br />

risoluzione e che <strong>di</strong>fficilmente potrebbe essere elaborata in tempi brevi e ragionevoli dai<br />

normali processori <strong>di</strong> calcolo.<br />

Attualmente, il raddrizzamento <strong>di</strong> prese inclinate può essere sviluppato con sistemi<br />

<strong>di</strong>versi, e cioè per mezzo dei normali raddrizzatori fotogrammetrici, e me<strong>di</strong>ante la<br />

tecnica del trattamento <strong>di</strong>gitale delle immagini. I tra<strong>di</strong>zionali raddrizzatori<br />

fotogrammetrici consistono in sofisticati strumenti <strong>di</strong> controllo e correzione delle<br />

immagini e si applicano <strong>di</strong>rettamente al corpo della fotocamera in modo da agire<br />

<strong>di</strong>rettamente sulla <strong>di</strong>rezione dei raggi luminosi che attraversano l’obiettivo e si <strong>di</strong>rigono<br />

al piano della pellicola. Questi apparecchi sono sempre più impiegati da utenti altamente<br />

specializzati sia per gli elevati costi <strong>di</strong> investimento sulle attrezzature che per la<br />

complessità delle operazioni necessarie ad ottenere decenti risultati. Al contrario, il<br />

trattamento <strong>di</strong>gitale delle immagini risulta molto più semplice e imme<strong>di</strong>ato. Esso<br />

riassume in sé le proprietà caratteristiche dell’immagine fotografica con quella della<br />

rappresentazione grafica convenzionale delle proiezioni ortogonali. Pertanto risulta in<br />

grado <strong>di</strong> fornire preziosi contributi nella documentazione metrica delle architetture,<br />

specialmente quando viene posto il problema della rappresentazione metrica <strong>di</strong> superfici<br />

complesse e <strong>di</strong>fficilmente raggiungibili con i tra<strong>di</strong>zionali strumenti <strong>di</strong> misura per il<br />

<strong>rilievo</strong> manuale.<br />

IL RILIEVO TRAMITE RADDRIZZAMENTO FOTOGRAFICO<br />

Il proce<strong>di</strong>mento con cui si realizzano rilievi <strong>di</strong> questo tipo prevede alcuni<br />

passaggi fondamentali per raggiungere correttamente e con efficienza gli obiettivi<br />

prefigurati.<br />

Ripresa fotografica<br />

La superficie verticale (facciate) o orizzontale (piante <strong>di</strong> scavo) che vogliamo<br />

rilevare deve essere fotografata utilizzando strumentazione adeguata ai fini del <strong>rilievo</strong><br />

come per esempio idonei obiettivi con focale non inferiore ai 50mm nel caso <strong>di</strong><br />

fotocamere ottiche e ai 15mm nel caso <strong>di</strong> fotocamere <strong>di</strong>gitali, evitando così che si<br />

verifichino <strong>di</strong>storsioni ra<strong>di</strong>ali dei fotogrammi. Un cavalletto per <strong>di</strong> lavorare con tempi<br />

lunghi e <strong>di</strong>aframmi chiusi sarà utile sia in caso <strong>di</strong> riprese in ambienti interni e con bassa<br />

luminosità sia per utilizzare coppie tempi-<strong>di</strong>aframma tali da sfruttare al massimo ampie<br />

profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo nella ripresa. Specialmente nel caso in cui siamo costretti ad<br />

effettuare riprese a prospetti in con<strong>di</strong>zioni per cui scattiamo fotogrammi con inclinazione<br />

accentuata rispetto al piano della muratura, avremo la necessità <strong>di</strong> avere a fuoco sia le<br />

porzioni <strong>di</strong> elevato più vicine a noi che quelle più lontane e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavorare con<br />

massime profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo. Se viceversa ci troviamo più o meno paralleli al piano<br />

della muratura, allora saremo sicuri che il prospetto resterà più o meno ad una <strong>di</strong>stanza<br />

costante dalla fotocamera e possiamo quin<strong>di</strong> eseguire lo scatto senza preoccuparsi <strong>di</strong><br />

ottenere valori elevati <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 54


La <strong>di</strong>stanza d in<strong>di</strong>ca l’ampiezza <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo necessaria ad avere a fuoco<br />

tutto il prospetto. Per riprese da posizioni particolarmente inclinate rispetto al prospetto<br />

(caso in alto), per avere tutti i suoi punti a fuoco dobbiamo considerare un’ampiezza <strong>di</strong><br />

profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> campo maggiore <strong>di</strong> quella necessaria nel caso in basso in cui<br />

l’inclinazione del piano della pellicola rispetto al prospetto risulta minore.<br />

Composizione <strong>di</strong> fotomosaici<br />

Una volta scelti gli strumenti più adatti si passa ad elaborare un piano <strong>di</strong><br />

scomposizione del soggetto da rilevare in tasselli o quadranti coincidenti ognuno con un<br />

fotogramma, da ricomporre come un mosaico dopo che avremo elaborato le immagini. Il<br />

numero <strong>di</strong> immagini con cui componiamo il fotomosaico <strong>di</strong>pende <strong>di</strong>rettamente dalla<br />

focale che utilizziamo sulla fotocamera e dalla <strong>di</strong>stanza tra il punto <strong>di</strong> presa e l’oggetto<br />

da rilevare. La scomposizione-ricomposizione del fotomosaico deve essere fatta<br />

procedendo per strisciate <strong>di</strong> fotogrammi orizzontali dall’alto verso il basso o viceversa<br />

per strisciate verticali da destra verso sinistra. Per essere sicuri <strong>di</strong> comporre un<br />

fotomosaico in grado <strong>di</strong> documentare il prospetto o lo scavo che stiamo rilevando in<br />

ogni sua parte, è necessario procedere sovrapponendo tutti i fotogrammi a quelli<br />

imme<strong>di</strong>atamente contigui sia in orizzontale che in verticale. In questi campi <strong>di</strong><br />

sovrapposizione sceglieremo anche i punti <strong>di</strong>screti da rilevare successivamente con la<br />

stazione totale, in modo da considerare uno stesso punto presente in uno, due, tre o<br />

quattro fotogrammi <strong>di</strong>versi.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 55


La qualità cromatica del fotomosaico <strong>di</strong>penderà dall’ uniformità <strong>di</strong> luce che avremo in<br />

tutte le parti riprese dai <strong>di</strong>versi fotogrammi. Per ovviare a spiacevoli contrasti e<br />

<strong>di</strong>ssonanze cromatiche è sempre opportuno scattare gli scatti in un tempo relativamente<br />

breve per evitare cambiamenti <strong>di</strong> luce dovuti a variazioni <strong>di</strong> irraggiamento o al passaggio<br />

<strong>di</strong> nuvole, che possono notevolmente variare lo spettro della luce e <strong>di</strong> conseguenza le<br />

con<strong>di</strong>zioni cromatiche dell’oggetto fotografato. Per questo motivo è opportuno sempre<br />

verificare su carta la successione delle fotografie da scattare e, una volta deciso quale è il<br />

piano <strong>di</strong> sequenze fotografiche, procedere senza interruzioni tra una fotografia e un’altra.<br />

Le immagini dalla fotocamera al computer<br />

Le immagini così ottenute (immagini oblique), devono essere trasferite nel<br />

computer, nel caso <strong>di</strong> macchine <strong>di</strong>gitali il trasferimento avviene <strong>di</strong>rettamente sia<br />

attraverso un collegamento via cavo che attraverso schede removibili PCMCI. Se invece<br />

abbiamo lavorato con apparecchi ottici dobbiamo prima sviluppare la pellicola e poi<br />

attraverso uno scanner acquisire in formato <strong>di</strong>gitale le immagini.<br />

Una volta acquisite le immagini dobbiamo convertirle in formato PICT, attraverso un<br />

programma <strong>di</strong> elaborazione grafica, per poterle importare successivamente su<br />

programmi <strong>di</strong> fotoraddrizamento.<br />

Il <strong>rilievo</strong> dei punti <strong>di</strong> attacco<br />

Stabilito lo schema del fotomosaico si procede con il determinare quattro punti<br />

<strong>di</strong>screti per ogni fotogramma scattato, <strong>di</strong>sposti il più lontano possibile dal centro<br />

dell’inquadratura e <strong>di</strong>stribuiti vicino ai quattro vertici opposti <strong>di</strong> essa: in basso a sinistra,<br />

in alto a sinistra, in alto a destra e in basso a destra. Se usiamo uno strumento a<br />

rilevatore ottico laser, come nel caso della stazione totale, dobbiamo scegliere<br />

strategicamente i punti <strong>di</strong> dettaglio da collimare su elementi ben riconoscibili sia in fase<br />

<strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> dallo lo strumento (il laser utilizzato dalla stazione totale risulta tanto più<br />

sensibile quanto più è chiara e riflettente la superficie dell’oggetto collimato) che in fase<br />

<strong>di</strong> elaborazione da chi dovrà riposizionarli sui fotogrammi scattati sul campo.<br />

Per procedere correttamente la prima cosa da fare è segnare con precisione tutti i punti <strong>di</strong><br />

attacco che andremo a misurare su una fotografia o su un <strong>rilievo</strong> sintetico <strong>di</strong>segnato a<br />

mano <strong>di</strong> ciò che stiamo rilevando. Ogni punto che segnamo manualmente su uno <strong>di</strong><br />

questi due supporti dovrà avere un co<strong>di</strong>ce coincidente al co<strong>di</strong>ce memorizzato per quel<br />

punto dalla stazione ed eventuali commenti per identificarne l’esatta posizione (un errato<br />

riposizionamento del punto in fase <strong>di</strong> elaborazione compromette il raddrizzamento del<br />

singolo fotogramma e dell’intero fotomosaico).<br />

L’or<strong>di</strong>ne con cui collimiamo e misuriamo i punti, per convenzione segue l’or<strong>di</strong>ne con<br />

cui abbiamo eseguito i fotogrammi e per ogni fotogramma si registra prima il punto in<br />

basso a sinistra per procedere in senso orario verso quello in alto a sinistra e così via.<br />

Quando dobbiamo misurare prospetti da <strong>di</strong>stanze molto ravvicinate è opportuno<br />

utilizzare l’oculare spezzato che ci permette <strong>di</strong> collimare punti anche se incliniamo<br />

notevolmente l’obiettivo della stazione totale.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 56


Il punto <strong>di</strong> ripresa dei fotogrammi e il punto su cui facciamo stazione con lo strumento<br />

non devono necessariamente coincidere mentre è importante che per ogni fotogramma si<br />

siano rilevati le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> almeno quattro punti.<br />

Se abbiamo ben chiaro lo schema geometrico <strong>di</strong> scomposizione del fotomosaico e<br />

in<strong>di</strong>viduiamo tutti i campi <strong>di</strong> sovrapposizione, allora possiamo strategicamente<br />

posizionare in questi i punti <strong>di</strong> attacco <strong>di</strong>minuendo notevolmente i punti da misurare e<br />

quin<strong>di</strong> i tempi <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong>. Per un fotomosaico <strong>di</strong> 9 immagini(3 fotogrammi in orizzontale<br />

per tre in verticale) non abbiamo bisogno <strong>di</strong> 9 per 4 punti <strong>di</strong> attacco, ma <strong>di</strong> soli 16 punti<br />

se abbiamo correttamente impostato il <strong>rilievo</strong>.<br />

Una volta rilevati e registrati tutti i punti <strong>di</strong> attacco si possono trasferire dalla memoria<br />

fissa interna della stazione totale ad una scheda <strong>di</strong> trasferimento del tipo PCMCI oppure<br />

attraverso un cavo seriale trasferirli <strong>di</strong>rettamente sul computer.<br />

Trattamento dei dati del <strong>rilievo</strong><br />

I dati così recuperati dalla stazione totale si possono visualizzare in formato<br />

prima <strong>di</strong> testo e poi vettoriale attraverso opportuni programmi <strong>di</strong> elaborazione<br />

topografica (Nonio e Nonio Tools). Quest’ultimo tipo <strong>di</strong> visualizzazione ci permette <strong>di</strong><br />

fare alcune prime verifiche numeriche sulle coor<strong>di</strong>nate dei punti e <strong>di</strong> visualizzare su un<br />

sistema <strong>di</strong> assi cartesiani il nostro <strong>rilievo</strong>. Per far questo dobbiamo decidere alcuni<br />

parametri fondamentali per la visualizzazione come la scala <strong>di</strong> rappresentazione e l’unità<br />

<strong>di</strong> misura <strong>di</strong> riferimento.<br />

Fatta questa prima verifica se non riscontriamo particolari errori <strong>di</strong> procedura possiamo<br />

esportare dal programma (Nonio) in formato testo le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> ogni singolo punto e i<br />

co<strong>di</strong>ci identificativi corrispondenti al numero progressivo <strong>di</strong> registrazione dei punti (D1,<br />

D2, D3, ecc.). Ognuno dei punti <strong>di</strong> dettaglio viene rappresentato nel sistema <strong>di</strong><br />

riferimento spaziale attraverso tre coor<strong>di</strong>nate (x;y;z). Nel caso <strong>di</strong> un <strong>rilievo</strong> <strong>di</strong> superfici<br />

piane come un prospetto <strong>di</strong> un palazzo si nota che una delle tre coor<strong>di</strong>nate rimane<br />

praticamente costante per tutti i punti battuti; questa è la coor<strong>di</strong>nata misurata sull’asse <strong>di</strong><br />

riferimento parallelo all’asse <strong>di</strong> congiunzione della stazione con il prospetto e<br />

perpen<strong>di</strong>colare a quest’ultimo. La sua misura risulta perciò costante e quin<strong>di</strong> ininfluente<br />

sulla identificazione dei punti <strong>di</strong> attacco.<br />

Sovrapposizione dei dati raster dei fotogrammi e dei dati numericovettoriali<br />

delle coor<strong>di</strong>nate dei punti <strong>di</strong> attacco: il fotoraddrizzamento<br />

A questo punto abbiamo due <strong>di</strong>fferenti letture dell’oggetto che stiamo rilevando.<br />

-alcuni fotogrammi, in formato raster, che visualizziamo in forma <strong>di</strong> immagine <strong>di</strong>gitale;<br />

-una serie finita <strong>di</strong> punti <strong>di</strong>screti, in formato numerico e vettoriale, per ognuno dei quali<br />

conosciamo le coor<strong>di</strong>nate precise e la posizione relativa rispetto a tutti gli altri.<br />

Dobbiamo adesso sovrapporre i due dati attraverso un programma <strong>di</strong> fotoraddrizzamento<br />

(Digicad 3D) per procedere alla correzione delle <strong>di</strong>storsioni lineari delle immagini e<br />

ottenere un <strong>rilievo</strong> in fotogrammetrico in formato raster.<br />

Aprendo il programma <strong>di</strong> fotoraddrizzamento dobbiamo prima <strong>di</strong> tutto impostare i<br />

parametri <strong>di</strong> visualizzazione dell’immagine: scegliamo l’unità <strong>di</strong> misura uguale a quella<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 57


con cui abbiamo esportato le coor<strong>di</strong>nate dal programma <strong>di</strong> elaborazione grafica del<br />

<strong>rilievo</strong> (Nonio) e la scala con cui vogliamo elaborare le nostre immagini.<br />

Importiamo, a questo punto, un fotogramma obliquo salvato precedentemente in formato<br />

PICT. Il programma lo visualizza come immagine raster sullo schermo alla risoluzione<br />

reale a cui lo abbiamo salvato.<br />

Utilizzando lo strumento puntatore an<strong>di</strong>amo a sovrapporci esattamente sul pixel del<br />

fotogramma importato coincidente con il primo punto <strong>di</strong> attacco misurato tramite la<br />

stazione totale. In questa fase <strong>di</strong> elaborazione del <strong>rilievo</strong> è importante seguire gli appunti<br />

presi sul campo dove abbiamo segnato sulla foto o sul nostro schema del prospetto a<br />

quale preciso punto corrisponde il primo punto <strong>di</strong> attacco. Procedendo sempre in senso<br />

orario e a partire dal punto in basso a sinistra si <strong>di</strong>gitano i quattro punti <strong>di</strong> attacco sui<br />

quattro corrispondenti pixel del fotogramma.<br />

Attivando la procedura del programma denominata attacco <strong>di</strong>namico si inseriscono da<br />

tastiera i valori numerici delle coor<strong>di</strong>nate specifiche <strong>di</strong> ognuno dei quattro punti <strong>di</strong><br />

attacco (punto <strong>di</strong> attacco n°1,n°2,n°3,n°4).<br />

Adesso il programma è in grado <strong>di</strong> assegnare ad ognuno dei 4 pixel del nostro<br />

fotogramma due coor<strong>di</strong>nate, ovvero abbiamo sovrapposto all’immagine raster scattata<br />

dalla fotocamera i punti <strong>di</strong>screti <strong>di</strong> attacco rilevati dalla stazione totale, cioè abbiamo<br />

assegnato ai pixel delle coor<strong>di</strong>nate planari. Interpolando tutti gli altri pixel rispetto ai<br />

quattro <strong>di</strong> riferimento si riesce a trasformare l’immagine e ad annullare le <strong>di</strong>storsioni<br />

lineari delle foto oblique. L’operazione che il programma esegue non è altro che una<br />

<strong>di</strong>storsione dell’immagine per riportare i quattro pixel coincidenti con i quattro punti <strong>di</strong><br />

attacco su un sistema cartesiano <strong>di</strong> riferimento, cioè su un piano su cui possiamo<br />

misurare la posizione <strong>di</strong> ogni singolo punto.<br />

Per trasformare l’immagine dobbiamo prima impostare la risoluzione <strong>di</strong> elaborazione ed<br />

esportazione del fotogramma. Tanto più alta sarà la risoluzione impostata tanto più lento<br />

sarà il programma ad elaborarla dovendo interpolare, durante la trasformazione, un<br />

numero più grande <strong>di</strong> pixel. Anche se avessimo a <strong>di</strong>sposizione tanto tempo per<br />

richiedere elaborazioni ad alte risoluzioni si deve tener comunque presente che è inutile<br />

superare la risoluzione a cui abbiamo registrato l’immagine all’origine o al momento<br />

dell’importazione all’interno del programma.<br />

La ricomposizione del fotomosaico e alcune applicazioni possibili<br />

Una volta trasformata l’immagine da obliqua a piana possiamo esportarla sempre<br />

in formato raster PICT e archiviarla come immagine raddrizzata con il corrispondente<br />

numero progressivo del fotomosaico.<br />

Se ripetiamo il proce<strong>di</strong>mento sopra descritto per tutti i fotogrammi registrati possiamo<br />

poi procedere alla ricomposizione del fotomosaico su un programma <strong>di</strong> elaborazione<br />

grafica tipo Photoshop, semplicemente accostando su livelli <strong>di</strong>versi i singoli fotogrammi<br />

raddrizzati. Sempre su Photoshop si possono fare opportune elaborazioni grafiche per<br />

evidenziare particolari caratteristiche del prospetto, evidenziando, ad esempio, i<br />

materiali costruttivi, le tipologie <strong>di</strong> degrado, lo stato fessurativo, i principali interventi <strong>di</strong><br />

restauro, lo stato conservativo, ecc.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 58


La stessa immagine ricomposta può essere importata da programmi vettoriali come CAD<br />

o su GIS. Su questo tipo <strong>di</strong> programmi possiamo sfruttare al meglio le potenzialità <strong>di</strong> un<br />

fotoraddrizzamento <strong>di</strong> questo tipo perché possiamo sia utilizzarla per ricavarne misure<br />

reali, ma anche per <strong>di</strong>gitalizzare in formato vettoriale ogni singolo elemento del<br />

prospetto ottenendo un <strong>rilievo</strong> metrico vettoriale, che, soprattutto nel caso <strong>di</strong> elevati con<br />

altezze non raggiungibili con normali scale, non avremmo potuto altrimenti realizzare se<br />

non investendoci molto più tempo.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 59


6.C IL SISTEMA DI POSIZIONAMENTO<br />

GLOBALE SATELLITARE (GPS)<br />

Un significativo contributo al rilevamento topografico è fornito dall’osservazione<br />

dei satelliti artificiali terrestri, tecnologie che consentono l’acquisizione rapida ed<br />

accurata della posizione, nello spazio tri<strong>di</strong>mensionale, dei punti sul terreno. Si tratta del<br />

sistema <strong>di</strong> posizionamento globale (dall’inglese Global Positioning System, abbreviato<br />

con la sigla GPS) che si basa sull’osservazione <strong>di</strong>stanziometrica fra i punti da rilevare e<br />

la costellazione <strong>di</strong> satelliti dei quali è nota la posizione in orbita al momento della<br />

misura.<br />

Il sistema <strong>di</strong> posizionamento globale si articola in tre sezioni:<br />

1) IL SEGMENTO SPAZIALE: è definito da una costellazione <strong>di</strong> 24 satelliti, orbitanti a<br />

circa 20.200 Km dalla Terra (tempo <strong>di</strong> rotazione <strong>di</strong> circa 12 ore), <strong>di</strong>stribuiti a<br />

gruppi <strong>di</strong> tre in sei <strong>di</strong>versi piani orbitali. A questi ne vanno aggiunti altri tre <strong>di</strong><br />

riserva, utilizzabili in caso <strong>di</strong> necessità. Le orbite e i tempi <strong>di</strong> orbita sono stu<strong>di</strong>ati<br />

in modo tale che da qualsiasi punto della superficie terrestre sia garantita la<br />

copertura, in qualsiasi momento, <strong>di</strong> almeno quattro satelliti. Ciascun satellite<br />

emette in continuità segnali su due <strong>di</strong>verse frequenze portanti modulate dal<br />

segnale <strong>di</strong> navigazione che assicura anche informazioni precise relative al tempo<br />

orario, scan<strong>di</strong>to da quattro orologi atomici. Il processo <strong>di</strong> misura è uni<strong>di</strong>rezionale<br />

e procede, dal satellite al ricevitore, me<strong>di</strong>ante oscillatori <strong>di</strong> alta precisione,<br />

sincronizzati fra trasmettitore e ricevitore, che emettono (o ricevono) tale<br />

segnale. Oltre all’emissione dei segnali, ciascun satellite ha la possibilità <strong>di</strong><br />

trasmettere a terra tutti i parametri relativi al suo funzionamento o alla sua<br />

posizione od orbita. La trasmissione <strong>di</strong> tali parametri avviene ciclicamente col<br />

nome <strong>di</strong> “Almanacco”.<br />

2) IL SEGMENTO DI CONTROLLO: è incaricato della manutenzione del segmento<br />

spaziale (compito interamente ricoperto dal Dipartimento della Difesa degli Stati<br />

Uniti d’America) ed è costituito da:<br />

a) 5 STAZIONI TERRESTRI FISSE DI TRACKING, ubicate in posizioni note ed<br />

equi<strong>di</strong>stanti lungo la fascia equatoriale. Queste seguono continuamente i<br />

satelliti e ne rilevano la relativa orbita, definendo in questo modo il sistema<br />

<strong>di</strong> riferimento geodetico convenzionale (WGS 84, acronimo <strong>di</strong> World<br />

Geodetic System 1984).<br />

b) 1 STAZIONE PRINCIPALE DI CONTROLLO MASTER, situata a Colorado Spring<br />

(USA). Elabora i dati rilevati dalle cinque stazioni <strong>di</strong> tracking e calcola <strong>di</strong><br />

conseguenza le effemeri<strong>di</strong> orbitali <strong>di</strong> previsione dei satelliti.<br />

c) 3 STAZIONI DI TRASMISSIONE. Hanno la funzione <strong>di</strong> aggiornare i satelliti con i<br />

dati elaborati dalla stazione master.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 60


3) IL SEGMENTO UTENZA: è definito dai ricevitori GPS che, sintonizzati sulle<br />

frequenze del sistema, percepiscono i segnali in arrivo, li deco<strong>di</strong>ficano e li<br />

memorizzano per la loro successiva elaborazione finale.<br />

La determinazione della posizione dei punti nello spazio tri<strong>di</strong>mensionale si fonda su<br />

osservazioni <strong>di</strong>stanziometriche fra le stazioni terrestri (i ricevitori) ed i satelliti orbitanti<br />

<strong>di</strong> posizione nota. Il calcolo della durata del percorso del segnale da almeno quattro<br />

satelliti al ricevitore permette <strong>di</strong> calcolarne la relativa <strong>di</strong>stanza. In tale calcolo, definito<br />

pseudo<strong>di</strong>stanza interviene un parametro del quale possiamo avere solo una misura<br />

approssimata; il ricevitore conosce, infatti, il tempo <strong>di</strong> emissione <strong>di</strong> ciascun segnale<br />

orario satellitare e misura il tempo <strong>di</strong> ricezione me<strong>di</strong>ante il suo orologio interno. Da qui<br />

nasce la necessità <strong>di</strong> orologi interni estremamente precisi e stabili, perché nella misura <strong>di</strong><br />

un segnale che viaggia alla velocità della luce, un minimo errore temporale si traduce in<br />

un grossolano errore spaziale. Le metodologie per la determinazione della posizione<br />

possono essere due:<br />

1) POSIZIONAMENTO ASSOLUTO (POINT POSITIONING): definisce la posizione assoluta<br />

<strong>di</strong> un punto, non permettendo però <strong>di</strong> pervenire ad alte precisioni, essendo<br />

impossibile ridurre gli errori oltre una certa soglia; é il metodo più <strong>di</strong>ffuso anche<br />

perché necessita <strong>di</strong> un solo ricevitore che calcola e visualizza la sua posizione<br />

istantaneamente.<br />

2) POSIZIONAMENTO DIFFERENZIALE (RELATIVE POSITIONING O DIFFERENTIAL<br />

POSITIONING): definisce la posizione relativa <strong>di</strong> un punto rispetto ad un punto<br />

noto; sono garantite alte precisioni perché consente <strong>di</strong> ridurre gli errori in fase <strong>di</strong><br />

post-processamento dei dati. Con questo metodo è necessario <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> due<br />

ricevitori: uno (definito reference) sul punto noto, l’altro (definito rover) sul<br />

punto da registrare. Essi rappresentano gli estremi della linea <strong>di</strong> base, o<br />

baseline 42 . La sessione <strong>di</strong> misura dura me<strong>di</strong>amente 30 minuti – 1 ora. Si possono<br />

utilizzare tre <strong>di</strong>fferenti tecniche <strong>di</strong> rilevamento <strong>di</strong>fferenziale:<br />

a) RILEVAMENTO STATICO (STATIC SURVEY): utilizzato principalmente per scopi<br />

cartografici, dal momento che garantisce una precisione centimetrica o<br />

subcentimetrica. Sessioni <strong>di</strong> misura <strong>di</strong> almeno 30 minuti mantenendo fermi<br />

gli estremi della baseline, ossia le due stazioni. E’ possibile altresì ricorrere<br />

al RILEVAMENTO STATICO PER LINEE DI BASE CORTE (5-10 Km),<br />

maggiormente utilizzato perché richiede tempi <strong>di</strong> misura due o tre volte<br />

inferiori, pur garantendo un margine <strong>di</strong> precisione <strong>di</strong> 2-3 cm.<br />

b) RILEVAMENTO CINEMATICO (KINEMATIC SURVEYING): consente <strong>di</strong> muoversi sul<br />

territorio e registrare in modalità continua le coor<strong>di</strong>nate spaziali del percorso,<br />

a con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> non perdere mai il segnale. E’ garantita una buona precisione.<br />

Sessioni <strong>di</strong> misura prolungate, ad intervalli regolari, mantenendo fisso il<br />

ricevitore sul punto noto, e muovendo il secondo ricevitore, denominato<br />

rover o roving antenna, per registrare i punti sul terreno (spazio <strong>di</strong><br />

funzionamento ottimale entro i 10 Km). Ricorrendo a questo metodo, il<br />

42 La baseline “costituisce il vettore <strong>di</strong> posizionamento <strong>di</strong>fferenziale tra due <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> stazione,<br />

definito dalla <strong>di</strong>fferenza delle coor<strong>di</strong>nate nel sistema WGS 84, in determinazioni <strong>di</strong>fferenziali simultanee<br />

GPS.” (FONDELLI 2000, p. 238)<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 61


ilievo può essere restituito in formato puntuale, lineare e areale (poligoni).<br />

c) RILEVAMENTO STOP AND GO (STOP AND GO SURVEY): prevede la stessa<br />

procedura del metodo cinematico ma, rispetto a questo, comporta una rapida<br />

occupazione dei punti da rilevare (solo il tempo necessario alla sessione <strong>di</strong><br />

misura: un secondo o poco più). Precisione minore, rispetto ai due precedenti<br />

meto<strong>di</strong>, ma pur sempre alta. Con tale metodo è possibile il solo rilevamento<br />

<strong>di</strong> archi e punti.<br />

Nel corso delle misurazioni si registra uno scarto, successivamente mo<strong>di</strong>ficabile,<br />

determinato da una serie <strong>di</strong> errori sistematici. Questi sono facilmente correggibili, se il<br />

<strong>rilievo</strong> è stato eseguito in modalità <strong>di</strong>fferenziale, tramite il post-processamento dei dati<br />

(correzione <strong>di</strong>fferenziale). La precisione della misurazione può però essere alterata<br />

anche da vari altri parametri <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo (nuisance parameters) 43 che introducono errori<br />

non sistematici <strong>di</strong>fficilmente eliminabili (in particolare l’errore generato dalla presenza<br />

<strong>di</strong> copertura boschiva). Inoltre, i co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> trasmissione dei satelliti possono essere variati<br />

in qualsiasi momento, a causa dell’importanza strategica del sistema GPS, che<br />

assoggetta al controllo militare le due sezioni primarie: il segmento spaziale ed il<br />

segmento <strong>di</strong> controllo.<br />

Nell’insieme possiamo <strong>di</strong>stinguere cinque <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> errore, introdotti da limitazioni<br />

geometriche, fisiche o tecnologiche:<br />

1) E RRORI DEL SEGMENTO SPAZIALE: sono pertinenti ai parametri orbitali<br />

(effemeri<strong>di</strong>) e agli orologi dei satelliti. Producono errori dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> qualche<br />

metro;<br />

2) ERRORI DI PROPAGAZIONE DEL SEGNALE NELL’ATMOSFERA;<br />

3) ERRORI DI PERCORSO MULTIPLO: si verificano quando il segnale subisce una<br />

riflessione che ne prolunga il percorso ottico; non essendo questo calcolabile, è<br />

impossibile quantificare l’errore generato. Risultano frequenti nelle coperture<br />

boschive a fusto alto;<br />

4) ERRORI DEL RICEVITORE: l’orologio dei ricevitori risulta meno preciso rispetto ai<br />

corrispondenti installati sui satelliti. Genera un errore non trascurabile,<br />

dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 30 m.;<br />

5) ERRORI DI DEGRADAZIONE VOLONTARIA: soppressi dal Presidente degli Stati<br />

Uniti d’America a partire dal 1 maggio 2000, erano volontariamente introdotti<br />

dal Dipartimento della Difesa degli USA (gestore del segmento <strong>di</strong> controllo) in<br />

considerazione dell’importanza strategico-militare del sistema GPS. Quando<br />

attivi, comportavano uno scarto dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un centinaio <strong>di</strong> metri.<br />

Il sistema GPS consente <strong>di</strong> definire la posizione dei punti terrestri nel sistema <strong>di</strong><br />

riferimento tri<strong>di</strong>mensionale WGS 84 44 .<br />

43<br />

I fattori <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo che possono influenzare i risultati delle operazioni <strong>di</strong> misura sono riconducibili a tre<br />

categorie:<br />

1) <strong>di</strong>sturbi del satellite;<br />

2) <strong>di</strong>sturbi della stazione;<br />

3) <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong>pendenti dalle osservazioni.<br />

44<br />

WGS 84 è l’acronimo <strong>di</strong> World Geodetic System, “il sistema <strong>di</strong> riferimento geodetico mon<strong>di</strong>ale che<br />

costituisce un moderno modello matematico della Terra dal punto <strong>di</strong> vista geometrico, geodetico e<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 62


L’impiego della tecnologia GPS come procedura <strong>di</strong> posizionamento globale dei punti<br />

geodetici mo<strong>di</strong>fica ra<strong>di</strong>calmente la nozione classica <strong>di</strong> rete geodetica articolata per reti<br />

d’inquadramento progressivo <strong>di</strong> precisione decrescente (ve<strong>di</strong> paragrafo precedente). Il<br />

sistema GPS consente infatti <strong>di</strong> operare misurazioni a partire da una rete <strong>di</strong> riferimento<br />

più fitta e precisa <strong>di</strong> quella tra<strong>di</strong>zionale.<br />

Nel 1991, l’IGM ha iniziato, per l’Italia, la costruzione <strong>di</strong> una rete geodetica<br />

tri<strong>di</strong>mensionale GPS, definita da punti <strong>di</strong> facile accesso. Tale rete, denominata GPSNET,<br />

consente lo stu<strong>di</strong>o e la definizione delle relazioni esistenti fra il sistema nazionale ed il<br />

sistema globale WGS 84. La realizzazione <strong>di</strong> quest’opera ha comportato il<br />

posizionamento <strong>di</strong> oltre 1200 punti GPS, <strong>di</strong>stribuiti uniformemente sul territorio<br />

nazionale ad una <strong>di</strong>stanza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 20 Km. Tali punti sono in gran parte coincidenti con<br />

i vertici della rete trigonometrica nazionale e della rete WGS 84.<br />

In archeologia, l’uso del GPS è particolarmente in<strong>di</strong>cato nel corso delle<br />

campagne topografiche, al fine <strong>di</strong> georeferenziare velocemente le emergenze<br />

in<strong>di</strong>viduate. Lo strumento assicura una precisione adeguata allo scopo (non è richiesta,<br />

come su uno scavo, una precisione centimetrica), permettendo misurazioni più o meno<br />

precise a seconda della durata delle sessioni <strong>di</strong> misura. Nel caso si necessiti <strong>di</strong><br />

determinazioni spaziali altamente affidabili sarà sufficiente lasciare lo strumento fisso<br />

sul punto da battere per un periodo <strong>di</strong> 30 minuti-1 ora. Se non è invece richiesta<br />

un’elevata precisione, sarà invece in grado <strong>di</strong> effettuare la misurazione nel giro <strong>di</strong> pochi<br />

secon<strong>di</strong>. Ovviamente, l’affidabilità dello strumento specifico è legata anche alla marca<br />

ed al modello acquistati; nel caso dell’indagine archeologica, modelli <strong>di</strong> fascia me<strong>di</strong>oalta<br />

sono più che sufficienti alle finalità per le quali saranno adoperati. A tal proposito,<br />

occorre sottolineare come l’incessante sviluppo tecnologico garantisca rapi<strong>di</strong> progressi<br />

tecnici abbattendo velocemente i prezzi degli strumenti, una volta “superati”<br />

dall’immissione in mercato del modello <strong>di</strong> ultima generazione. Ad esempio, se fino a<br />

pochi anni fa per strumenti <strong>di</strong> fascia me<strong>di</strong>o-alta era garantita una precisione dell’or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> qualche metro, l’ultima generazione <strong>di</strong> GPS è caratterizzata invece da un grado <strong>di</strong><br />

dettaglio centimetrico.<br />

A <strong>di</strong>fferenza delle stazioni totali, i GPS non hanno un ingombro tale da impe<strong>di</strong>re od<br />

ostacolare gli spostamenti del ricognitore e soprattutto non obbligano alla ricerca <strong>di</strong><br />

punti noti cui appoggiarsi per georeferenziare il rilevamento. Di contro, non sono<br />

utilizzabili con la stessa affidabilità all’interno <strong>di</strong> zone boschive in quanto la vegetazione<br />

altera la ricezione del segnale. A tal proposito occorre precisare che solitamente, a causa<br />

della fitta trama della macchia boschiva, le stazioni totali possono essere utilizzate quasi<br />

esclusivamente per rilievi in sistemi <strong>di</strong> riferimento locali, senza possibilità <strong>di</strong><br />

georeferenziazione (impossibilità <strong>di</strong> vedere i tre punti noti necessari all’operazione <strong>di</strong><br />

pothenot). In questo caso l’uso del GPS può essere utile al rilevamento della posizione <strong>di</strong><br />

stazioni celerimetriche o <strong>di</strong> punti misurati con sufficiente visibilità verso l’alto,<br />

permettendo così la successiva georeferenziazione del <strong>rilievo</strong> a stazione.<br />

gravitazionale, costruito sulla base delle misure e delle conoscenze scientifiche e tecnologiche <strong>di</strong>sponibili<br />

al 1984.<br />

Il sistema <strong>di</strong> riferimento WGS 84 è un sistema convenzionale derivato dal WGS 72 al quale sono state<br />

apportate varie mo<strong>di</strong>fiche ed integrazioni”. (FONDELLI 2000, p. 303)<br />

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6.D – LA FOTOINTERPRETAZIONE<br />

La fotointerpretazione è una <strong>di</strong>sciplina nata, come autonoma, nel corso dei due<br />

conflitti mon<strong>di</strong>ali, avendo, in origine, finalità esclusivamente militari.<br />

“Fondamento della fotointerpretazione è l’esistenza <strong>di</strong> speciali rapporti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>pendenza fra le caratteristiche dei suoli e quelle degli oggetti antropici posti al <strong>di</strong> sopra<br />

<strong>di</strong> loro, o (con le dovute limitazioni) al <strong>di</strong> sotto dei suoli stessi (per esempio, strutture<br />

murarie, fossi e letti <strong>di</strong> corsi d’acqua interrati, ecc.).” 45 La lettura delle informazioni<br />

fornite dalle foto aeree costituisce un processo <strong>di</strong> deco<strong>di</strong>fica specializzata e infatti per<br />

l’identificazione degli oggetti è necessaria la conoscenza a priori delle caratteristiche<br />

formali ad essi legate. Le chiavi interpretative sono ovviamente fornite dall’insieme<br />

delle conoscenze accumulate dai fotointerpreti. La migliore tecnica per la lettura delle<br />

foto aeree è l’osservazione stereoscopica: lo stereoscopio 46 permette infatti la visione<br />

tri<strong>di</strong>mensionale del terreno, mentre la barra <strong>di</strong> parallasse consente la misura dei<br />

<strong>di</strong>slivelli.<br />

Nella fotointerpretazione è necessario cogliere tutte le possibili variazioni del<br />

suolo e della vegetazione al mutare delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> illuminazione. Per questo, nelle<br />

situazioni <strong>di</strong> maggior interesse, è opportuno ripetere più volte la presa fotografica<br />

intorno al sito esaminato, variando la quota e l’angolo <strong>di</strong> osservazione me<strong>di</strong>ante rotte<br />

concentriche ravvicinate. E’ inoltre consigliabile, se possibile, ripetere le campagne<br />

fotografiche a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tempo per valutare le variazioni del suolo e del manto<br />

vegetativo col variare delle ore nell’arco della giornata o col variare delle stagioni<br />

nell’arco dell’anno. E’ ovvio, infatti, che la medesima area fornirà risultati decisamente<br />

<strong>di</strong>versi se fotografata all’alba, a mezzogiorno o al tramonto dello stesso giorno.<br />

Analogamente si potranno riscontrare marcate <strong>di</strong>fferenze fra prese fotografiche nei mesi<br />

autunnali, invernali, primaverili o estivi.<br />

Una serie <strong>di</strong> parametri consente <strong>di</strong> stabilire, sui fotogrammi, quali siano le<br />

caratteristiche dei terreni, della vegetazione e delle strutture antropiche rappresentate.<br />

Tali parametri sono:<br />

1) TONO. Riguarda il colore che, in un fotogramma, è influenzato dalla vegetazione,<br />

dall’illuminazione, dalla durata dell’esposizione, dalla morfologia, dallo sviluppo<br />

e dalla stampa dell’immagine, dal tipo <strong>di</strong> emulsione impiegata ed infine dall’uso<br />

<strong>di</strong> filtri;<br />

45 SELVINI-GUZZETTI 1999, p. 300.<br />

46 Lo stereoscopio “si basa sul principio della visione parallela nell’osservazione stereoscopica <strong>di</strong> uno<br />

stereogramma, ed è costituito da due lenti convergenti opportunamente accoppiate per facilitare la visione<br />

binoculare stereoscopica delle due immagini costituenti lo stereogramma.” (FONDELLI 2000, p. 297.)<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 64


2) TESSITURA. E’ una mo<strong>di</strong>fica nella <strong>di</strong>stribuzione del tono, ossia della densità<br />

dell’immagine. Tessitura e tono, quin<strong>di</strong>, sono due parametri strettamente legati<br />

che non possono essere valutati separatamente;<br />

3) DRENAGGIO. E’ costituito dall’andamento idrografico superficiale e dalle<br />

eventuali tracce <strong>di</strong> acque sotterranee;<br />

4) VEGETAZIONE. Mette in risalto particolari strutture come faglie e fratture che<br />

vengono evidenziate da piante od arbusti allineati; i cambiamenti <strong>di</strong> litologia<br />

sono invece in<strong>di</strong>cati dalla presenza <strong>di</strong> vegetazione spontanea;<br />

5) ALLINEAMENTI. Possono in<strong>di</strong>care, citando solo i casi più frequenti, scarpate, corsi<br />

d’acqua, faglie, cime, versanti opposti, <strong>di</strong>fferenti morfologie, rotture <strong>di</strong> pen<strong>di</strong>o,<br />

doline allungate;<br />

6) DENSITÀ DEL DRENAGGIO. Pone in risalto giaciture <strong>di</strong> strati, pieghe ed<br />

accavallamenti del terreno;<br />

7) FORMA. E’ lo spazio occupato da un dato oggetto, in<strong>di</strong>pendentemente dalle sue<br />

<strong>di</strong>mensioni;<br />

8) DIMENSIONI. Rappresentano le caratteristiche metriche dell’oggetto<br />

9) FORMA E DIMENSIONE DELLE OMBRE. Concorrono all’identificazione dell’oggetto,<br />

come nel caso delle strutture a traliccio.<br />

La fotointerpretazione trova applicazione in una variegata serie <strong>di</strong> ambiti<br />

<strong>di</strong>sciplinari, fra i quali l’archeologia, nel cui ambito è stata talmente sviluppata da<br />

costituirsi come <strong>di</strong>sciplina autonoma.<br />

Uno dei fattori più importanti, in questa ricerca, è rappresentato dalla vegetazione che,<br />

me<strong>di</strong>ante le sue anomalie nella crescita e le variazioni <strong>di</strong> tono della sua colorazione, può<br />

in<strong>di</strong>viduare la presenza <strong>di</strong> strutture sepolte o antichi fossati colmati. In particolare, in<br />

corrispondenza <strong>di</strong> strutture murarie la vegetazione cresce più lentamente, più rada e più<br />

chiara, mentre in corrispondenza <strong>di</strong> fossati colmati cresce, in tempi rapi<strong>di</strong>, assai<br />

rigogliosa e <strong>di</strong> colore più scuro. Tale fenomeno si realizza per la <strong>di</strong>versità dello spessore<br />

<strong>di</strong> humus che determina la fertilità dei terreni. Oltre alla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altezza (cropmarks)<br />

e <strong>di</strong> colorazione (weed-marks), un altro in<strong>di</strong>catore è costituito dall’umi<strong>di</strong>tà<br />

(damp-marks), minore in corrispondenza <strong>di</strong> strutture murarie, maggiore in presenza <strong>di</strong><br />

fossati riempiti. Molteplici sono i fattori che possono influenzare la resa dell’indagine<br />

fotointerpretativa: la stagione, l’ora della presa fotografica, le con<strong>di</strong>zioni<br />

meteorologiche, le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> luce al momento dello scatto, ecc. In particolare, il sole<br />

radente nella stagione estiva è probabilmente la migliore con<strong>di</strong>zione per evidenziare,<br />

me<strong>di</strong>ante ombre più allungate, anche le minime variazioni nella crescita delle colture<br />

cerealicole. Un importante contributo alla prospezione aerofotografica archeologica è<br />

garantito dall’uso <strong>di</strong> emulsioni sensibili infrarosse che, mettendo in risalto lo stato<br />

vegetativo delle varie colture ed aggregazioni spontanee, possono in tal modo fornire<br />

ulteriori in<strong>di</strong>zi, per l’effetto clorofilla, sull’esistenza o meno <strong>di</strong> eventuali resti antichi<br />

sepolti.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 65


6.E - LE INNOVATIVE TECNICHE DI LASER<br />

SCANNING PER IL RILIEVO TRIDIMENSIONALE DI<br />

REPERTI, SCAVI, MONUMENTI ARCHITETTONICI E<br />

PER LA PRODUZIONE DI MODELLI DIGITALI DELLA<br />

SUPERFICIE<br />

L’ultima frontiera del <strong>rilievo</strong> è sicuramente rappresentata dai laser scanners, che<br />

consentono accurati rilievi tri<strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> oggetti, strutture e superfici. Si tratta <strong>di</strong><br />

strumentazione altamente tecnologica che solo negli ultimi anni è stata commercializzata<br />

ma, considerati gli altissimi costi, non ha ancora conosciuto una <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> massa. Le<br />

case <strong>di</strong> produzione stanno sperimentando nuove soluzioni per la conquista <strong>di</strong> un mercato<br />

destinato ad allargarsi nel giro <strong>di</strong> pochi anni, rivolgendosi ad utenze molto <strong>di</strong>versificate.<br />

In particolare, la produzione <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> scansione laser a vari gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> risoluzione e a<br />

<strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> acquisizione attira ed ancor <strong>di</strong> più attirerà l’interesse <strong>di</strong> una vasta<br />

gamma <strong>di</strong> <strong>di</strong>scipline, dalla me<strong>di</strong>cina alla topografia, passando per gli ambiti<br />

dell’industria e dei beni culturali. Le prime sperimentazioni stanno progressivamente<br />

in<strong>di</strong>viduando e delineando le problematiche connesse alla realizzazione <strong>di</strong> modelli 3D <strong>di</strong><br />

varia tipologia: calchi dentali, statue, bassorilievi, oggetti artistici o meccanici, strutture<br />

architettoniche, paesaggi urbani o rurali, ecc.<br />

I modelli tri<strong>di</strong>mensionali, costituiti da una matrice <strong>di</strong> punti, sono copie fedeli<br />

degli oggetti realmente esistenti e si rivelano dunque un utile ed innovativo metodo <strong>di</strong><br />

registrazione dei dati. Tali tecnologie sono basate su sensori non a contatto, che sfruttano<br />

la proiezione <strong>di</strong> un raggio laser o la risonanza acustica. Di contro alla facilità<br />

d’acquisizione, le informazioni così ottenute richiedono una impegnativa e relativamente<br />

lunga fase <strong>di</strong> post-processamento, per essere composte in quello che sarà il modello<br />

tri<strong>di</strong>mensionale finale.<br />

Anche nell’ambito dei beni culturali, in particolare in archeologia ed in<br />

architettura, tale tecnica è seguita con grande interesse, considerate le sue molteplici<br />

possibili applicazioni. Nello specifico, tali strumenti possono perseguire finalità <strong>di</strong> tipo<br />

topocartografico (<strong>rilievo</strong> numerico tri<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> siti archeologici o strutture<br />

architettoniche) e si <strong>di</strong>mostrano strumenti utilissimi nel campo dell’archeometria<br />

(restituzione tri<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> reperti ceramici, metallici, vitrei, ecc.) nonché<br />

dell’antropologia fisica e dell’archeozoologia (modelli tri<strong>di</strong>mensionali dei reperti<br />

osteologici). Oltre che per applicazioni scientifiche, simili strumenti sono ideali per<br />

finalità più genericamente <strong>di</strong>vulgative permettendo la costruzione <strong>di</strong> gallerie <strong>di</strong> oggetti o<br />

panorami tri<strong>di</strong>mensionali all’interno <strong>di</strong> musei virtuali o pubblicazioni multime<strong>di</strong>ali. Un<br />

esempio <strong>di</strong> esposizione virtuale <strong>di</strong> rinvenimenti archeologici è costituito dalla<br />

pubblicazione in rete della mostra “C’era una volta”, organizzata dal Dipartimento <strong>di</strong><br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 66


<strong>Archeologia</strong> e Storia delle Arti dell’Università <strong>di</strong> Siena presso i locali dell’ex Spedale<br />

del Santa Maria della Scala a Siena 47 .<br />

Al momento attuale, possiamo riconoscere almeno quattro categorie <strong>di</strong> scanner<br />

tri<strong>di</strong>mensionali contrad<strong>di</strong>stinte da vari gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> risoluzione dei rilievi e da <strong>di</strong>verse<br />

<strong>di</strong>stanze d’acquisizione degli strumenti; a queste corrispondono altrettanti ambiti<br />

d’applicazione:<br />

1) Scanner ad altissima definizione (risoluzione submillimetrica) per la<br />

restituzione <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ridotte; <strong>di</strong>stanza massima d’acquisizione<br />

ottimale <strong>di</strong> 2 metri ed orizzonte d’acquisizione <strong>di</strong> poco superiore al metro.<br />

Nell’indagine archeologica, questi scanner sono ideali per la restituzione<br />

tri<strong>di</strong>mensionale dei reperti <strong>di</strong> scavo o <strong>di</strong> qualsiasi altro oggetto che richieda<br />

massima precisione per la sua riproduzione. In questo campo, da oltre un<br />

anno Frank Salvadori (specializzatosi in modellazione tri<strong>di</strong>mensionale<br />

all’interno del LIAAM) sta sperimentando le potenzialità <strong>di</strong> un simile<br />

strumento procedendo alla scansione <strong>di</strong> varie tipologie <strong>di</strong> reperti 48 . Nel caso<br />

specifico, lo strumento utilizzato è costituito dal laser scanner 3D VIVID 900<br />

<strong>di</strong>stribuito da Minolta 49 ;<br />

2) Scanner per la restituzione <strong>di</strong> strutture architettoniche ad alta definizione<br />

(risoluzione subcentimetrica); <strong>di</strong>stanza massima d’acquisizione ottimale<br />

variabile tra 50 e 80 metri (ma è possibile anche arrivare ai 100 metri,<br />

ottenendo un <strong>rilievo</strong> meno affidabile). Questa categoria <strong>di</strong> scanner è ideale<br />

per il <strong>rilievo</strong> <strong>di</strong> strutture architettoniche, ed in archeologia potrà trovare<br />

applicazione per la modellazione tri<strong>di</strong>mensionale delle stratigrafie <strong>di</strong> scavo. I<br />

migliori modelli pre<strong>di</strong>sposti allo scopo sono il Cirax 2500 50 , prodotto dalla<br />

Cyra Technologies, che lavora in fase <strong>di</strong> post-processamento con il software<br />

Cyclone, ed iQsun 3D-Laserscanner 51 , prodotto dalla tedesca iQvolution, che<br />

post-processa i dati con l’applicativo iQscene.<br />

3) Scanner per la restituzione <strong>di</strong> ampi panorami urbani e paesaggistici a me<strong>di</strong>oalta<br />

definizione (risoluzione dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 2-3 cm); <strong>di</strong>stanza massima<br />

d’acquisizione ottimale <strong>di</strong> 350 metri. In archeologia, questo livello <strong>di</strong><br />

dettaglio è idoneo a contestualizzare i siti d’indagine intensiva (scavi)<br />

all’interno <strong>di</strong> più ampi comprensori territoriali. Garantendo un ampio raggio<br />

<strong>di</strong> presa ma una risoluzione non adeguata ad una precisa restituzione dei<br />

particolari delle stratigrafie, sarà utilizzabile soprattutto per un ampio <strong>rilievo</strong><br />

degli aspetti morfologici dei siti indagati.<br />

Scanner per la restituzione <strong>di</strong> panorami aerei a me<strong>di</strong>a definizione (risoluzione<br />

decimetrica, con precisione nominale compresa tra 10 e 40 cm per quote che variano tra<br />

47 http://www.paesaggime<strong>di</strong>evali.it/volta/index.htm.<br />

48 Alcuni esempi delle scansioni <strong>di</strong> reperti effettuate da Frank Salvadori sono consultabili all’in<strong>di</strong>rizzo<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/LABORATORIO/home.html.<br />

Per l’illustrazione del lavoro <strong>di</strong> Frank Salvadori, della metodologia utilizzata e dei risultati conseguiti, si<br />

rimanda all’in<strong>di</strong>rizzo http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/3Dscanning/04.html<br />

49 http://www.minolta-3d.com<br />

50 www.cyra.com/products/products.html<br />

51 www.iqvolution.com<br />

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i 60 e i 1.000 metri); <strong>di</strong>stanza massima d’acquisizione ottimale <strong>di</strong> circa 1 chilometro.<br />

Tali scanner richiedono <strong>di</strong> essere montati su aerei od elicotteri appositamente strutturati<br />

per la loro accoglienza. Risultano ideali per la creazione, in tempi relativamente veloci,<br />

<strong>di</strong> DSM (Digital Surface Model) 52 e DTM. Considerato che rilevano il territorio<br />

me<strong>di</strong>ante volo aereo, sono particolarmente utili in con<strong>di</strong>zioni d’emergenza, come nel<br />

caso <strong>di</strong> aree franose e a rischio idrogeologico. La loro precisione è appena inferiore a<br />

quella garantita dai meto<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionali ma, con il rapido evolversi dello sviluppo<br />

tecnologico, è facile prevedere che, nel giro <strong>di</strong> pochi anni, le tecniche <strong>di</strong> laser scanning<br />

<strong>di</strong>venteranno le più affidabili ed utilizzate.<br />

52 Rispetto ai DTM, i DSM (Modelli Digitali <strong>di</strong> Superficie, dall’inglese Digital Surface Model ) rilevano<br />

tutto il territorio nelle tre <strong>di</strong>mensioni comprendendo anche gli elementi antropici o naturali presenti sul<br />

terreno (e<strong>di</strong>fici, infrastrutture varie, manufatti, vegetazione, ecc.)<br />

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7. LA GEOREFERENZIAZIONE DEI DATI: TIPOLOGIA<br />

ED AFFIDABILITÀ DELLA RAPPRESENTAZIONE<br />

Una delle prerogative della gestione tramite GIS dei dati archeologici è la loro<br />

georeferenziazione 53 , ossia il posizionamento sul piano cartografico nell’esatta posizione<br />

che essi occupano nello spazio terrestre. Tale operazione viene esplicata con<br />

l’assegnazione all’oggetto rappresentato <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate pertinenti allo stesso sistema <strong>di</strong><br />

riferimento scelto per la costruzione della base cartografica. Parallelamente alla<br />

georeferenziazione, occorre procedere alla rappresentazione dei dati secondo tre<br />

possibili tipologie grafiche: puntiforme, lineare o areale 54<br />

TIPOLOGIE GRAFICHE<br />

1) RAPPRESENTAZIONE PUNTIFORME. Fornisce una rappresentazione a<strong>di</strong>mensionale e<br />

simbolica dei dati. E’ ideale per la visualizzazione <strong>di</strong> piani tematici (<strong>di</strong>acronici,<br />

tipologici, ecc.) grazie alla possibilità dei simboli <strong>di</strong> caratterizzare le entità sulla<br />

base dell’informazione che s’intende fornire. Non presenta, inoltre, problemi <strong>di</strong><br />

visualizzazione legati alla scala prescelta (al variare <strong>di</strong> questa non varia la<br />

<strong>di</strong>mensione del punto). Ne consegue che questa tipologia permette <strong>di</strong> generare<br />

viste anche a scala bassa, senza perdere alcuna informazione. Si ricorre quin<strong>di</strong> a<br />

tali dati per la creazione <strong>di</strong> tematismi dai quali procedere, anche attraverso<br />

tecniche <strong>di</strong> analisi spaziale, alla comprensione degli assetti inse<strong>di</strong>ativi.<br />

2) RAPPRESENTAZIONE LINEARE. Fornisce una rappresentazione dei dati simbolica<br />

ed uni<strong>di</strong>mensionale, in quanto sviluppati in una sola <strong>di</strong>rezione (lunghezza). In un<br />

GIS <strong>archeologico</strong>-territoriale viene utilizzata prevalentemente per la<br />

ricostruzione <strong>di</strong> tratti viari riferibili all’inse<strong>di</strong>amento storico, per l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />

sezioni contenenti stratigrafia o, più in generale, per la restituzione grafica dei<br />

tagli (es: fossati, buche <strong>di</strong> palo, ecc). E’ inoltre possibile ricorrere ad elementi<br />

53 La georeferenziazione è il “processo attraverso il quale un dato oggetto è posizionato su una carta<br />

secondo un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate”. (FAVRETTO 2000, p. 165)<br />

54 Nell’ambito del presente paragrafo, il termine areale verrà utilizzato con tre <strong>di</strong>fferenti accezioni:<br />

1) come primitiva geometrica per la rappresentazione <strong>di</strong> dati planimetrici;<br />

2) come riferimento generico e simbolico per la rappresentazione <strong>di</strong> un sito per il quale non si<br />

<strong>di</strong>sponga <strong>di</strong> sufficienti dati per una restituzione precisa e fedele <strong>di</strong> forma e <strong>di</strong>mensioni globale<br />

dell’evidenza;<br />

3) nel linguaggio <strong>archeologico</strong> comune, il termine può essere riferito anche ad una non definita (o<br />

non definibile) ubicabilità del rinvenimento. Nell’ambito dei progetti <strong>di</strong> cartografia archeologica<br />

promossi all’interno del <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> archeologia senese, tale accezione viene sostanzialmente<br />

sostituita dall’uso <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> affidabilità della georeferenziazione, che verranno illustrati nel<br />

prosieguo del paragrafo.<br />

Nel caso citato, si intende il termine areale nella prima accezione, quella <strong>di</strong> entità geometrica <strong>di</strong><br />

rappresentazione.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 69


lineari per la rappresentazione <strong>di</strong> allineamenti o tracce riconosciuti da<br />

fotointerpretazione aerea o satellitare o da prospezioni geofisiche. Nemmeno<br />

questa tipologia grafica, essendo uni<strong>di</strong>mensionale, presenta problemi <strong>di</strong><br />

visualizzazione legati alla scala prescelta.<br />

3) RAPPRESENTAZIONE AREALE. Fornisce una rappresentazione bi<strong>di</strong>mensionale e<br />

quin<strong>di</strong> planimetrica dei dati, consentendone la misurazione delle aree e la lettura<br />

<strong>di</strong> forma e contorni. Tramite questa tipologia grafica è possibile la restituzione <strong>di</strong><br />

quasi tutti i dati registrabili nell’ambito <strong>di</strong> un’indagine territoriale o stratigrafica.<br />

E’ ideale per la fruizione delle informazioni da parte degli enti preposti alla<br />

pianificazione territoriale o alla tutela, grazie alla possibilità <strong>di</strong> fornire con<br />

precisione l’effettiva area <strong>di</strong> rischio <strong>archeologico</strong>. Trattandosi <strong>di</strong> una restituzione<br />

areale, presenta problemi <strong>di</strong> visualizzazione legati alle basse scale, alle quali si<br />

rischia <strong>di</strong> non riuscire a leggere i dati planimetrici <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni minori. Per<br />

questo non è utilizzabile per analisi storico-inse<strong>di</strong>ative su contesti territoriali<br />

troppo estesi. Piuttosto è funzionale, a scopi scientifici, per calcoli statisticoanalitici<br />

sulle <strong>di</strong>mensioni delle evidenze materiali. Inoltre, qualora si decida <strong>di</strong><br />

perimetrare non solo le presenze archeologiche ma anche i campi ricogniti, è<br />

utile ad ottenere un computo preciso delle aree effettivamente indagate.<br />

CRITERI DI GEOREFERENZIAZIONE<br />

Per quanto concerne i criteri <strong>di</strong> georeferenziazione delle evidenze riscontrate in<br />

un progetto <strong>di</strong> indagine territoriale, nell’esperienza senese sono stati elaborati dei co<strong>di</strong>ci<br />

<strong>di</strong> affidabilità della localizzazione dei siti e sono stati in<strong>di</strong>viduati due <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong><br />

rappresentabilità del dato.<br />

In particolare, è stata operata una <strong>di</strong>stinzione fra:<br />

a) EVIDENZA RILEVABILE. Si ritiene rilevabile qualsiasi emergenza archeologica<br />

della quale sia possibile la lettura della forma e dei contorni. In altri termini,<br />

appartengono a questa categoria tutti i rinvenimenti dei quali sia possibile fornire<br />

una planimetria all’interno del piano cartografico <strong>di</strong> un GIS. I rilievi sono<br />

ottenuti me<strong>di</strong>ante celerimensure (stazione totale), sistemi <strong>di</strong> posizionamento<br />

satellitare (GPS), o semplicemente <strong>di</strong>gitalizzazione a video su una base<br />

cartografica <strong>di</strong> dettaglio (es: pianta <strong>di</strong> scavo a scala 1:20).<br />

b) EVIDENZA AREALE. In questa accezione, il termine “areale” ha significato <strong>di</strong><br />

evidenza non rilevabile né per forma né per <strong>di</strong>mensioni. E’ quin<strong>di</strong> un riferimento<br />

generico e simbolico, sostanzialmente riconducibile alla tipologia puntiforme<br />

(entità a<strong>di</strong>mensionale).<br />

GRADO DI AFFIDABILITÀ DELLE LOCALIZZAZIONI CARTOGRAFICHE DELLE<br />

EMERGENZE<br />

Per fornire invece un grado <strong>di</strong> affidabilità delle localizzazioni cartografiche delle<br />

emergenze (sia puntiformi sia areali) sono stati riconosciuti nell’esperienza senese, 5<br />

<strong>di</strong>fferenti livelli (numerati da 0 a 4):<br />

0) EVIDENZA NON LOCALIZZABILE. Nel caso <strong>di</strong> attestazioni archivistiche o<br />

rinvenimenti noti, può capitare <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre, come unico riferimento, <strong>di</strong> un<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 70


toponimo che non è però rintracciabile su cartografia. Analogamente, è possibile<br />

ritrovare notizia <strong>di</strong> scoperte archeologiche già segnalate come non localizzabili.<br />

Posizionamento assolutamente casuale.<br />

1) EVIDENZA GENERICAMENTE LOCALIZZABILE. Nel caso <strong>di</strong> documentazione e<strong>di</strong>ta, è<br />

frequente dover ricorrere al generico posizionamento sul toponimo ma senza<br />

elementi utili ad una sua più precisa ubicazione. Nel caso <strong>di</strong> attestazioni<br />

documentarie, invece, si utilizza questo grado <strong>di</strong> affidabilità per i siti nei quali<br />

non si registra persistenza <strong>di</strong> tracce materiali che consentano <strong>di</strong> riscontrare<br />

elementi <strong>di</strong> continuità fra inse<strong>di</strong>amento attestato storicamente e toponomastica<br />

attuale, seppure con presenza <strong>di</strong> un nucleo abitato.<br />

Posizionamento generico e non giustificato sul toponimo.<br />

2) E VIDENZA LOCALIZZABILE CON PRECISIONE APPROSSIMATIVA. Grado <strong>di</strong><br />

affidabilità utilizzato quasi esclusivamente per l’ubicazione <strong>di</strong> rinvenimenti noti,<br />

meno spesso per attestazioni archivistiche. E’ fondato su un posizionamento<br />

giustificato da una descrizione della localizzazione del ritrovamento piuttosto<br />

approssimativa o dalla persistenza <strong>di</strong> labili tracce materiali, non del tutto<br />

sufficienti a ricondurre con certezza il rinvenimento noto (o l’attestazione<br />

archivistica) al deposito in<strong>di</strong>viduato.<br />

Posizionamento giustificato ma con affidabilità non elevata.<br />

3) EVIDENZA LOCALIZZABILE CON PRECISIONE. Posizionamento giustificato da una<br />

completa ed esauriente descrizione della localizzazione, nel caso <strong>di</strong> rinvenimenti<br />

e<strong>di</strong>ti, o dalla persistenza <strong>di</strong> chiare e relativamente abbondanti tracce sul sito, che<br />

consentano l’identificazione certa con l’inse<strong>di</strong>amento documentato storicamente<br />

(caso dei toponimi con attestata continuità <strong>di</strong> vita). Confluiscono inoltre in questo<br />

livello tutti i ritrovamenti effettuati nell’ambito della ricognizione <strong>di</strong> superficie e<br />

posizionati su GIS con l’ausilio <strong>di</strong> supporti cartografici numerici con un adeguato<br />

dettaglio. E’ garantita un’alta precisione, con uno scarto in<strong>di</strong>cativamente non<br />

superiore ai 20-30 metri per i casi limite.<br />

Posizionamento preciso.<br />

4) EVIDENZA LOCALIZZABILE CON PRECISIONE STRUMENTALE. Questo grado <strong>di</strong><br />

affidabilità <strong>di</strong>fferisce solo parzialmente dal precedente, contemplando i medesimi<br />

casi d’applicazione, ma fornendo maggiore precisione ed affidabilità. E’ infatti<br />

riferito all’utilizzo <strong>di</strong> strumenti tecnici <strong>di</strong> misurazione automatica (stazioni totali<br />

e GPS) che garantiscono uno scarto d’errore minore rispetto al posizionamento<br />

tramite supporto cartografico (sebbene attraverso strumenti GIS). Precisione<br />

centimetrica per le stazioni totali e dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> pochi metri (nei casi <strong>di</strong><br />

misurazioni in aree boschive) per il GPS.<br />

Posizionamento strumentale.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 71


8. LA PRODUZIONE DI NUOVA CARTOGRAFIA PER<br />

L’ANALISI INTEGRATA DI UN COMPRENSORIO<br />

STORICO: IL CASO DI CHIUSDINO<br />

Non sempre il grado <strong>di</strong> dettaglio dei supporti cartografici a <strong>di</strong>sposizione può<br />

essere ritenuto idoneo alle esigenze dell’indagine archeologica. In particolare, si registra<br />

frequentemente la mancanza <strong>di</strong> cartografia adeguata ad un più vasto inquadramento<br />

territoriale delle aree <strong>di</strong> intervento stratigrafico, soprattutto in ambito rurale. Nel caso <strong>di</strong><br />

interventi all’interno dei centri storici, infatti, è possibile utilizzare fogli CTR in scala<br />

1:1.000 o 1:2.000 o in alternativa la cartografia catastale, a scale anche maggiori. Ma<br />

fuori dalle aree urbane, i migliori supporti sono identificabili negli elementi CTR<br />

1:5.000, che certo non costituiscono una adeguata scala <strong>di</strong> raccordo fra quella altissima<br />

dei rilievi <strong>di</strong> scavo (dall’1:1 all’1:100) e quella, decisamente più bassa, utile<br />

all’inquadramento generale del territorio a scala comunale (1:10.000 o, appunto,<br />

1:5.000).<br />

In occasione dell’apertura della campagna <strong>di</strong> scavo del castello <strong>di</strong> Miranduolo 55 ,<br />

in località Costa Castagnoli a Chius<strong>di</strong>no (SI), ci siamo trovati <strong>di</strong> fronte a tale problema.<br />

In particolare, mancavamo <strong>di</strong> un valido <strong>rilievo</strong> del poggio oggetto <strong>di</strong> intervento<br />

stratigrafico e, per la zona, <strong>di</strong>sponevamo solamente della CTR in scala 1:10.000,<br />

fondamentalmente inutilizzabile allo scopo. In vero, nel 1994 era già stata realizzata, da<br />

privati, una mappatura della collina del castello che però, pur rappresentando una buona<br />

base <strong>di</strong> partenza, non possedeva gli elementi <strong>di</strong> dettaglio <strong>di</strong> cui necessitavamo. Pertanto,<br />

all’apertura del progetto, nell’estate 2001, abbiamo ritenuto fondamentale procedere ad<br />

un <strong>rilievo</strong> ex-novo del poggio tramite stazione totale. Nell’occasione è stata intrapresa<br />

una campagna <strong>di</strong> battitura celerimetrica nell’ambito della quale sono stati acquisiti oltre<br />

cinquemila punti in coor<strong>di</strong>nate locali x,y,z che si è provveduto a convertire in coor<strong>di</strong>nate<br />

cartografiche (sistema <strong>di</strong> riferimento Gauss-Boaga) me<strong>di</strong>ante <strong>rilievo</strong> GPS <strong>di</strong> alcuni punti<br />

significativi già rilevati a stazione totale. Le operazioni <strong>di</strong> misurazione hanno interessato<br />

tutta l’estensione della collina, concentrandosi particolarmente nelle aree <strong>di</strong> scavo. Le<br />

principali finalità perseguite possono essere ricondotte ai seguenti punti:<br />

55 Il progetto <strong>di</strong> indagine stratigrafica intrapreso nell’ambito dell’Insegnamento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale<br />

dell’Università <strong>di</strong> Siena (<strong>di</strong>rezione scientifica: Prof. R. Francovich e Prof. Marco Valenti; <strong>di</strong>rezione del<br />

Cantiere <strong>di</strong> scavo: Dott. A. Nar<strong>di</strong>ni) ha avuto inizio nell’estate del 2001 ed è giunto alla terza campagna <strong>di</strong><br />

scavo.<br />

Per un’introduzione al sito <strong>di</strong> Miranduolo si rimanda a NARDINI 1999 e a NARDINI 2001a, pp. 62-70<br />

con bibliografia e a NARDINI-VALENTI c.s.<br />

Per la presentazione dei primi risultati della campagna <strong>di</strong> scavo si rimanda a NARDINI 2001a, p. 69, a<br />

NARDINI-VALENTI 2003 e al sito de<strong>di</strong>cato, consultabile a partire dall’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/MIRANDUOLO/MIR.html.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 72


• <strong>rilievo</strong> del poggio finalizzato alla restituzione delle caratteristiche morfologicoaltimetriche<br />

dello stesso;<br />

• <strong>rilievo</strong> delle strutture murarie riconoscibili nelle aree non ancora sottoposte ad<br />

indagine stratigrafica (per alcune <strong>di</strong> esse è stata effettuata un’operazione <strong>di</strong><br />

ripulitura che ha notevolmente facilitato la lettura delle strutture affioranti);<br />

• <strong>rilievo</strong> degli ingombri delle strutture murarie e degli strati in<strong>di</strong>viduati nelle aree<br />

<strong>di</strong> scavo;<br />

• <strong>rilievo</strong> della picchettatura costruita per le operazioni <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> manuale degli<br />

elementi stratigrafici; inserita nella piattaforma GIS <strong>di</strong> scavo, essa consente <strong>di</strong><br />

georeferenziare le piante acquisite a scanner, .dalle quali procedere<br />

<strong>di</strong>rettamente alla vettorializzazione all’interno della base in uso.<br />

I punti acquisiti, rielaborati tramite il software NonioA, prodotto da Interstu<strong>di</strong>o 56 ,<br />

sono stati successivamente importati all’interno <strong>di</strong> una piattaforma GIS (software<br />

ArcView 3.2) per la costruzione dei piani cartografici necessari all’indagine. Nello<br />

specifico, le operazioni realizzate in ambito GIS sono state le seguenti:<br />

• generazione, me<strong>di</strong>ante le tecniche <strong>di</strong> interpolazione in dotazione al software<br />

(spline, IDW e kriking), <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong>gitali del terreno (DTM) con definizione<br />

variabile secondo le esigenze <strong>di</strong> fruizione (1 pixel = 1 cm per i contesti<br />

stratigrafici; 1 pixel = 10 cm per la restituzione del poggio). Il grado <strong>di</strong> dettaglio<br />

del modello è strettamente correlato all’estensione dell’area soggetta ad<br />

elaborazione ed alla densità dei punti rilevati, necessari alla corretta<br />

interpolazione dei dati altimetrici secondo la risoluzione impostata;<br />

• generazione, a partire dal DTM ottenuto, delle curve <strong>di</strong> livello ad intervalli<br />

variabili, secondo le impostazioni decise dall’utente sulla base del grado <strong>di</strong><br />

dettaglio desiderato (per il poggio abbiamo deciso <strong>di</strong> realizzare isoipse ad<br />

intervalli variabili fra i <strong>di</strong>eci centimetri ed il metro);<br />

• generazione, a partire dal DTM ottenuto, <strong>di</strong> carte della pendenza (funzione <strong>di</strong><br />

slope), per la restituzione dell’acclività del poggio, utile alla lettura <strong>di</strong> eventuali<br />

anomalie morfometriche che possono fornire in<strong>di</strong>cazioni per l’interpretazione<br />

della topografia del poggio, in aree ancora non indagate;<br />

• generazione, a partire dal DTM ottenuto, <strong>di</strong> carte dell’esposizione dei versanti<br />

(funzione <strong>di</strong> aspect);<br />

• generazione, a partire dal DTM ottenuto, <strong>di</strong> TIN utili alla viualizzazione<br />

tri<strong>di</strong>mensionale all’interno <strong>di</strong> appositi moduli GIS (nel nostro caso l’estensione<br />

ESRI ArcView 3D Analyst). Questo genere <strong>di</strong> supporti può essere utilizzato per<br />

una navigazione tri<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> forte impatto visivo e per una migliore<br />

lettura della conformazione del territorio. Non si può però parlare <strong>di</strong> cartografia<br />

finalizzata ad una piattaforma GIS tri<strong>di</strong>mensionale: i software GIS in<br />

commercio, infatti, non sono ancora in grado, al momento, <strong>di</strong> gestire la<br />

topologia tri<strong>di</strong>mensionale in quanto trattano il dato altimetrico come semplice<br />

attributo.<br />

56 http://www.interstu<strong>di</strong>o.net/home.html<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 73


• Operazioni <strong>di</strong> determinazione degli ingombri delle strutture murarie rilevate<br />

(tanto nelle aree <strong>di</strong> scavo quanto in aree ad esse esterne), me<strong>di</strong>ante il<br />

collegamento vettoriale dei punti battuti pertinenti alle varie emergenze<br />

riconosciute. Si tratta <strong>di</strong> operazioni che agevolano la realizzazione della<br />

piattaforma GIS <strong>di</strong> scavo, in quanto la <strong>di</strong>gitalizzazione avviene esclusivamente<br />

in relazione alle caratterizzazioni. Il grado <strong>di</strong> dettaglio così ottenuto ci permette<br />

<strong>di</strong> costruire una piattaforma GIS estremamente precisa e <strong>di</strong> riprodurre la<br />

progressione dello scavo con una fedeltà assoluta.<br />

Oltre al lavoro effettuato tramite stazione totale sul sito <strong>di</strong> scavo, abbiamo<br />

proceduto all’elaborazione dei piani cartografici del repertorio CTR 1:10.000, finalizzata<br />

alla produzione <strong>di</strong> nuovi piani informativi per la lettura dei dati territoriali. Il comune <strong>di</strong><br />

Chius<strong>di</strong>no, infatti, precedentemente alle campagne <strong>di</strong> scavo promosse dal 2001, era stato<br />

indagato estensivamente, me<strong>di</strong>ante ricognizione topografica, da A. Nar<strong>di</strong>ni. I risultati<br />

dell’indagine sono stati oggetto <strong>di</strong> pubblicazione del IV volume della collana “Carta<br />

archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena” 57 , nell’ambito della quale è stato prodotto un<br />

sostanzioso repertorio cartografico <strong>di</strong> supporto al testo. La prima parte della produzione<br />

è stata de<strong>di</strong>cata alla rappresentazione dei principali caratteri paesaggistici. La seconda<br />

alla rappresentazione delle evidenze archeologiche rinvenute, delle aree indagate e dello<br />

sviluppo <strong>di</strong>acronico del popolamento nell’area chius<strong>di</strong>nese: viste <strong>di</strong> fase, viste<br />

tipologiche delle strutture inse<strong>di</strong>ative riconosciute nelle singole fasi e varia cartografia<br />

tematica, comprendente l’illustrazione delle analisi spaziali effettuate. La terza parte è<br />

invece stata incentrata sulla creazione <strong>di</strong> viste <strong>di</strong> dettaglio sul comprensorio <strong>di</strong><br />

Miranduolo. La nostra presenza sul territorio in occasione dello scavo ci spinge a<br />

continuare anche il lavoro <strong>di</strong> comprensione delle <strong>di</strong>namiche inse<strong>di</strong>ative a scala<br />

territoriale (approccio metodologico da spatial archaeology). Così, nell’arco della<br />

seconda campagna <strong>di</strong> scavo (estate 2002), oltre al lavoro descritto <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong><br />

celerimetrico del comprensorio <strong>di</strong> scavo, è proseguita l’attività <strong>di</strong> produzione<br />

cartografica a scala comunale 58 . Nello specifico, partendo dai punti quota e dalle curve<br />

<strong>di</strong> livello del repertorio CTR, si è elaborato un DTM <strong>di</strong> dettaglio (1 pixel = 1 metro) dal<br />

quale ottenere il TIN utile alla modellazione tri<strong>di</strong>mensionale del territorio comunale. Su<br />

tale base sono stati sovrapposti piani informativi relativi all’inse<strong>di</strong>amento attuale e<br />

all’inse<strong>di</strong>amento storico. Sulla struttura tri<strong>di</strong>mensionale del TIN sono state anche<br />

effettuate sovrapposizioni <strong>di</strong> immagini aeree per una restituzione maggiormente<br />

realistica del paesaggio. Inoltre, recuperando le informazioni presentate in occasione<br />

della pubblicazione del volume <strong>di</strong> cartografia archeologica, si è proceduto alla creazione<br />

<strong>di</strong> viste <strong>di</strong> dettaglio del comprensorio storico del castello <strong>di</strong> Miranduolo.<br />

Nel corso della campagna 2003, infine, oltre al lavoro <strong>di</strong> routine per la determinazione<br />

della picchettatura e dei punti per il <strong><strong>di</strong>segno</strong>, grossa attenzione è stata de<strong>di</strong>cata al <strong>rilievo</strong><br />

del fossato indagato sul lato ovest dell’area sommitale e ad una serie <strong>di</strong> terrazzamenti, ad<br />

57 NARDINI 2001a.<br />

58 La produzione della campagna 2002-2003 è consultabile a partire dagli in<strong>di</strong>rizzi:<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/MIRANDUOLO/MIR129.html e<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/MIRANDUOLO/MIR130.html.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 74


esso prospicienti, riferibili all’inse<strong>di</strong>amento altome<strong>di</strong>evale. Le ragguardevoli <strong>di</strong>mensioni<br />

delle aree hanno richiesto molto tempo de<strong>di</strong>cato e migliaia <strong>di</strong> punti battuti a <strong>di</strong>stanza<br />

ravvicinata, in modo da ottenere un <strong>rilievo</strong> finale estremamente fedele e dettagliato.<br />

Molto realistica è risultata essere la restituzione tri<strong>di</strong>mensionale dell’intera area<br />

sommitale, caratterizzata dai suddetti terrazzi e nettamente demarcata dai fossati.<br />

In definitiva, possiamo concludere che un uso appropriato della tecnologia<br />

(stazione totale, GPS, cartografia numerica e piattaforme GIS) consente un’agevole<br />

produzione <strong>di</strong> supporti cartografici rispondenti alle esigenze della ricerca archeologica,<br />

sopperendo anche ad eventuali lacune <strong>di</strong> dotazione cartografica <strong>di</strong> partenza. In<br />

particolare, il GIS permette <strong>di</strong> integrare i dati archeologici all’interno dei tra<strong>di</strong>zionali<br />

repertori cartografici, consentendo per questo anche il confronto fra informazioni <strong>di</strong><br />

estrazione <strong>di</strong>fferente. La capacità da parte del ricercatore <strong>di</strong> interrogare tali basi e <strong>di</strong><br />

creare supporti <strong>di</strong> dettaglio rispondenti alle proprie esigenze lo mette in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

facilitare l’opera <strong>di</strong> comprensione e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione del sapere prodotto attraverso la<br />

ricerca.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 75


9. BIBLIOGRAFIA<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

• ABBATE 1984 = ABBATE G., Fondamenti <strong>di</strong> cartografia urbanistica in<br />

Enciclope<strong>di</strong>a <strong>di</strong> urbanistica e rappresentazione territoriale, VIII, Milano 1984, pp. 479-<br />

480.<br />

• AZZARI 1996 = AZZARI M., Note introduttive in MORI G., BONCOMPAGNI<br />

A., Introduzione ai Sistemi Informativi Geografici, Firenze 1996, pp. IV-XXIV.<br />

• AZZENA 1989 = AZZENA G., La cartografia archeologica tra tematismo e<br />

topografia: una scelta <strong>di</strong> metodo in PASQUINUCCI M., MENCHELLI S. (a cura <strong>di</strong>),<br />

La cartografia archeologica. Problemi e prospettive. Atti del convegno internazionale<br />

Pisa, 21-22 marzo 1988, Pisa 1989, pp. 25-37.<br />

• AZZENA 1992 = AZZENA G., Tecnologie cartografiche avanzate applicate alla<br />

topografia antica in BERNARDI M. (a cura <strong>di</strong>), <strong>Archeologia</strong> del paesaggio, IV Ciclo <strong>di</strong><br />

Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 14-26<br />

gennaio 1991, Firenze 1992, pp. 747-765.<br />

• AZZENA-TASCIO 1996 = AZZENA G., TASCIO E., Il Sistema Informativo<br />

Territoriale per la Carta Archeologica d’Italia, Roma 1996.<br />

• AZZENA 1997 = AZZENA G., Questioni terminologiche – e <strong>di</strong> merito – sui GIS<br />

in archeologia in GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi Informativi e reti geografiche in<br />

archeologia: GIS e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>.<br />

Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995, Firenze 1997, pp. 33-43.<br />

• AZZENA 2001 = AZZENA G., Carta Archeologica d’Italia – Forma Italiae, in<br />

GUERMANDI M. P. (a cura <strong>di</strong>), Rischio <strong>archeologico</strong>: se lo conosci lo eviti, Atti del<br />

convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su cartografia archeologica e tutela del territorio. Ferrara, 24-25 marzo<br />

2000, Firenze 2001, pp. 225-227.<br />

• CARDARELLI-CATTANI et alii 2001 = CARDARELLI A., CATTANI M.,<br />

LABATE D., PELLEGRINI S., Il sistema MUTINA: esperienze ed evoluzione in<br />

GUERMANDI M. P. (a cura <strong>di</strong>), Rischio <strong>archeologico</strong>: se lo conosci lo eviti, Atti del<br />

convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su cartografia archeologica e tutela del territorio. Ferrara, 24-25 marzo<br />

2000, Firenze 2001, pp. 200-210.<br />

• CATTANI 1997 = CATTANI M. GIS e Carta archeologica della provincia <strong>di</strong><br />

Modena, in GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi Informativi e reti geografiche in<br />

archeologia: GIS e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>.<br />

Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995, Firenze 1997, pp. 113-134.<br />

• FAVRETTO 2000 = FAVRETTO A., Nuovi strumenti per l’analisi geografica i<br />

G.I.S., Bologna 2000.<br />

• FONDELLI 2000 = FONDELLI M., Cartografia numerica I. Appunti delle lezioni<br />

integrati da complementi <strong>di</strong> teoria, esercitazioni, bibliografia e glossario, Bologna<br />

2000.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 76


• FORTE-CAMPANA 2001a = FORTE M., CAMPANA S., Remote Sensing in<br />

archaeology, XI Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca Applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong><br />

Pontignano (Siena), 6-11 <strong>di</strong>cembre 1999, Firenze 2001.<br />

• FRANCOVICH 1999 = FRANCOVICH R., <strong>Archeologia</strong> me<strong>di</strong>evale e informatica:<br />

<strong>di</strong>eci anni dopo in “<strong>Archeologia</strong> e Calcolatori”, X (1999), pp.45-61.<br />

• FRANCOVICH-VALENTI 2001 = FRANCOVICH R., VALENTI M.,<br />

Cartografia archeologica, indagini sul campo e informatizzazione. Il contributo senese<br />

alla conoscenza ed alla gestione della risorsa culturale del territorio, in<br />

FRANCOVICH R., PASQUINUCCI M., PELLICANO’ A. (a cura <strong>di</strong>), La carta<br />

archeologica fra ricerca e pianificazione territoriale, Atti del Seminario <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />

organizzato dalla Regione Toscana Dipartimento delle Politiche Formative e dei Beni<br />

Culturali, Firenze 6-7 maggio 1999, Firenze 2001, pp. 83-116.<br />

• FRONZA 2001 = FRONZA V., Database Management. Dispense per le lezioni <strong>di</strong><br />

Informatica applicata – modulo avanzato. Laboratorio <strong>di</strong> Informatica 2. Anno<br />

accademico 2001-2002.<br />

• http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/INSEGNAMENTO/home.html<br />

• GLOSSARIO MONDOGIS = http://www.mondogis.it/corso/gis/glossario.pdf<br />

• GUERMANDI 1997 = GUERMANDI M. P., Tutela del patrimonio <strong>archeologico</strong><br />

e <strong>di</strong>ffusione delle informazioni: l’uso <strong>di</strong> GIS e Internet nelle attività dell’Istituto per i<br />

Beni Culturali della Regione Emilia Romagna in GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi<br />

Informativi e reti geografiche in archeologia: GIS e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla<br />

Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995,<br />

Firenze 1997, pp. 137-160.<br />

• KVAMME-NIGRO et alii 2002 = KVAMME K.L., NIGRO J.D. et alii, The<br />

creation and potential Application of a 3-Dimensional GIS for the Early Hominin Site of<br />

Swartkrans, South Africa, in BURENHULT G., ARVIDSSON J. (ed.), Archaeological<br />

Informatics: Pushing the Envelope CAA 2001, Procee<strong>di</strong>ngs of the 29 th Conference,<br />

Gotland (Sweden), April 2001, Oxford 2002, pp. 113-124.<br />

• NARDINI 1999 = NARDINI A., L’incastellamento nel territorio <strong>di</strong> Chius<strong>di</strong>no<br />

(Siena) tra X e XI secolo. I casi <strong>di</strong> Miranduolo e Serena, in “<strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale”,<br />

XXVI (1999), pp. 339-351.<br />

• NARDINI 2001a = NARDINI A., Carta Archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena,<br />

volume IV, Chius<strong>di</strong>no, Siena 2001.<br />

• NARDINI 2001b = NARDINI A., Tecnologia GIS. Dispense per le lezioni <strong>di</strong><br />

Informatica applicata – modulo avanzato. Laboratorio <strong>di</strong> Informatica 2. Anno<br />

accademico 2001-2002.<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/INSEGNAMENTO/home.html.<br />

• NARDINI-VALENTI 2003 = NARDINI A., VALENTI M., Il castello <strong>di</strong><br />

Mirandolo (Chius<strong>di</strong>no, SI). Campagne <strong>di</strong> scavo 2001-2002, in III Congresso Nazionale<br />

<strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale, FIORILLO R., PEDUTO P. (a cura <strong>di</strong>), Salerno, 2-5 ottobre<br />

2003, Firenze 2003, pp.487-495.<br />

• REGIONE TOSCANA 1996 = Regione Toscana – Giunta regionale –<br />

Dipartimento politiche del territorio, dei trasporti e delle infrastrutture, Verso il Sistema<br />

Informativo Territoriale della Regione Toscana: gli archivi numerici dei dati, Firenze<br />

1996.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 77


• SCHENONE 1997 = SCHENONE C., Sistemi Informativi Territoriali. Strumenti<br />

GIS nella gestione e pianificazione del territorio, Bresso (MI) 1997.<br />

• SECONDINI 1988 = SECONDINI P., Tecnologie dell’informazione per la<br />

conoscenza del territorio e dell’ambiente in La conoscenza del territorio e<br />

dell’ambiente, Milano 1988, pp. 23-47.<br />

• SELVINI-GUZZETTI 1999 = SELVINI A., GUZZETTI F., Cartografia generale:<br />

tematica e numerica, Torino, 1999.<br />

• SOMMELLA 1989 = SOMMELLA P., “Forma Italiae”: un progetto scientifico e<br />

uno strumento operativo in PASQUINUCCI M., MENCHELLI S. (a cura <strong>di</strong>), La<br />

cartografia archeologica. Problemi e prospettive. Atti del convegno internazionale Pisa,<br />

21-22 marzo 1988, Pisa 1989, pp. 15-24.<br />

• SOMMELLA-AZZENA-TASCIO 1990 = SOMMELLA P., AZZENA G.,<br />

TASCIO E., Informatica e topografia storica: cinque anni d’esperienza su un secolo <strong>di</strong><br />

tra<strong>di</strong>zione in “<strong>Archeologia</strong> e calcolatori”, I (1990), pp. 211-236.<br />

• SOMMELLA 1992 = SOMMELLA P., Carta Archeologica d’Italia (Forma<br />

Italiae). Esperienze a confronto. In BERNARDI M. (a cura <strong>di</strong>), <strong>Archeologia</strong> del<br />

paesaggio, IV Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong><br />

Pontignano (Siena), 14-26 gennaio 1991, Firenze 1992, pp. 797-801.<br />

• VALENTI 1998a = VALENTI M., La gestione informatica del dato; percorsi ed<br />

evoluzioni nell'attività della cattedra <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale del Dipartimento <strong>di</strong><br />

<strong>Archeologia</strong> e Storia delle Arti - Sezione archeologica dell'Università <strong>di</strong> Siena, in<br />

“<strong>Archeologia</strong> e Calcolatori”, IX (1998), pp. 305-329.<br />

• VALENTI et alii 2001 = FRONZA V., NARDINI A., SALZOTTI F., VALENTI<br />

M., A GIS solution for excavation: experience of the Siena University LIAAM in<br />

STANCIC Z., VELJANOVSKI T. (a cura <strong>di</strong>), Computing Archaeology for<br />

Understan<strong>di</strong>ng the Past – CAA 2000 - Computer Applications and Quantitative Methods<br />

in Archaeology. Procee<strong>di</strong>ngs of the 28° Conference, Ljubljana, April 2000, Oxford<br />

2001.<br />

• VALENTI-ISABELLA-SALZOTTI 2001 = VALENTI M., ISABELLA L.,<br />

SALZOTTI F., L’esperienza dell’insegnamento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale nel campo<br />

dell’informatica applicata, in DE MARCHI M., SCUDELLARI M., ZAVAGLIA A. (a<br />

cura <strong>di</strong>), Lo spessore storico in urbanistica. Giornata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, Milano 1 Ottobre 1999,<br />

Mantova 20<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 78


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE PER ARGOMENTI<br />

Cartografia archeologica<br />

• AZZENA G., La cartografia archeologica tra tematismo e topografia: una<br />

scelta <strong>di</strong> metodo in PASQUINUCCI M., MENCHELLI S. (a cura <strong>di</strong>), La cartografia<br />

archeologica. Problemi e prospettive. Atti del convegno internazionale Pisa, 21-22<br />

marzo 1988, Pisa 1989, pp. 25-37.<br />

• AZZENA G., Tecnologie cartografiche avanzate applicate alla topografia<br />

antica in BERNARDI M. (a cura <strong>di</strong>), <strong>Archeologia</strong> del paesaggio, IV Ciclo <strong>di</strong> Lezioni<br />

sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 14-26 gennaio<br />

1991, Firenze 1992, pp. 747-765.<br />

• CAMBI F.,TERRENATO N., Introduzione all’archeologia dei paesaggi, Roma<br />

1994.<br />

• F. CAMBI, <strong>Archeologia</strong> dei paesaggi antichi: fonti e <strong>di</strong>agnostica, Roma 2003.<br />

• FRANCOVICH R., PASQUINUCCI M., PELLICANO’ A. (a cura <strong>di</strong>), La<br />

carta archeologica fra ricerca e pianificazione territoriale, Atti del Seminario <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />

organizzato dalla Regione Toscana Dipartimento delle Politiche Formative e dei Beni<br />

Culturali, Firenze 6-7 maggio 1999, Firenze 2001.<br />

• FRANCOVICH R., VALENTI M., Cartografia archeologica, indagini sul<br />

campo e informatizzazione. Il contributo senese alla conoscenza ed alla gestione della<br />

risorsa culturale del territorio, in FRANCOVICH R., PASQUINUCCI M.,<br />

PELLICANO’ A. (a cura <strong>di</strong>), La carta archeologica fra ricerca e pianificazione<br />

territoriale, Atti del Seminario <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> organizzato dalla Regione Toscana Dipartimento<br />

delle Politiche Formative e dei Beni Culturali, Firenze 6-7 maggio 1999, Firenze 2001,<br />

pp. 83-116.<br />

• NARDINI A., Carta Archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena, volume IV,<br />

Chius<strong>di</strong>no, Siena 2001.<br />

• SOMMELLA P., “Forma Italiae”: un progetto scientifico e uno strumento<br />

operativo in PASQUINUCCI M., MENCHELLI S. (a cura <strong>di</strong>), La cartografia<br />

archeologica. Problemi e prospettive. Atti del convegno internazionale Pisa, 21-22<br />

marzo 1988, Pisa 1989, pp. 15-24.<br />

• VALENTI M., Alcune considerazioni ed esperienze nel riconoscimento dei siti<br />

archeologici, in PASQUINUCCI M., MENCHELLI S. (a cura <strong>di</strong>), La cartografia<br />

archeologica. Problemi e prospettive. Atti del convegno internazionale Pisa, 21-22<br />

marzo 1988, Pisa 1989, pp. 54-65.<br />

• VALENTI M., Cartografia archeologica e ricognizione <strong>di</strong> superficie. Proposte<br />

metodologiche e progettazione dell'indagine, Siena 1989.<br />

• VALENTI M., Carta archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena, Vol. I, Il Chianti<br />

senese (Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti, Radda in<br />

Chianti), Siena 1995.<br />

• VALENTI M., Carta Archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena, Volume III, La<br />

Valdelsa (Comuni <strong>di</strong> Colle Val d’Elsa e Poggibonsi), Siena 1999.<br />

Per un approfon<strong>di</strong>mento sull’esperienza senese si rimanda all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 79


http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/CARTOGRAFIA/home.html<br />

e ai contributi scaricabili a partire dall’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html<br />

(sezioni “Carta Archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena” e “Cartografia archeologica”)<br />

Cartografia generale<br />

• ABBATE G., Fondamenti <strong>di</strong> cartografia urbanistica in Enciclope<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

urbanistica e rappresentazione territoriale, VIII, Milano 1984, pp. 479-480.<br />

• BEZOARI G., SELVINI A., Manuale <strong>di</strong> topografia moderna, Milano 1996.<br />

• BEZOARI G., MONTI C., SELVINI A., Cartografia generale tematica e<br />

numerica, Milano 1999.<br />

• BEZOARI G., MONTI C., SELVINI A., Misura e rappresentazione, Milano<br />

2001.<br />

• MONTI C., PINTO L., Trattamento dei dati topografici e cartografici, Milano<br />

2002.<br />

• SELVINI A., GUZZETTI F., Cartografia generale: tematica e numerica,<br />

Torino, 1999.<br />

Una ricca bibliografia sull’argomento, comprensiva <strong>di</strong> <strong>di</strong>spense <strong>di</strong> corsi universitari e <strong>di</strong><br />

riferimenti a siti internet de<strong>di</strong>cati è consultabile all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://circe.iuav.it/~gue_web/guerra_index_file/guerra_carto_biblio.htm<br />

Disegno <strong>archeologico</strong><br />

• GIULIANI C.F., <strong>Archeologia</strong> e documentazione grafica, Roma 1976.<br />

• MEDRI M., Disegnare sullo scavo, in CARANDINI A., Storie dalla terra.<br />

Manuale dello scavo <strong>archeologico</strong>, Bari 1981, pp. 334 sgg.<br />

• MEDRI M., La pianta composita nella documentazione e nell’interpretazione<br />

dello scavo, in FRANCOVICH R., PARENTI R. Architettura e restauro dei monumenti,<br />

Firenze 1988, pp. 305 sgg.<br />

• MEDRI M., Manuale <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> <strong>archeologico</strong>, Roma-Bari 2003.<br />

• PARENTI R., Le tecniche <strong>di</strong> documentazione per una lettura stratigrafica<br />

dell’elevato, in FRANCOVICH R., PARENTI R. Architettura e restauro dei<br />

monumenti, Firenze 1988, pp. 249 sgg.<br />

GIS <strong>archeologico</strong> (territorio e scavo)<br />

• AZZENA G., TASCIO E., Il Sistema Informativo Territoriale per la Carta<br />

Archeologica d’Italia, Roma 1996.<br />

• AZZENA G., Questioni terminologiche – e <strong>di</strong> merito – sui GIS in archeologia<br />

in GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi Informativi e reti geografiche in archeologia:<br />

GIS e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong><br />

Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995, Firenze 1997, pp. 33-43.<br />

• AZZENA G., Carta Archeologica d’Italia – Forma Italiae, in GUERMANDI<br />

M. P. (a cura <strong>di</strong>), Rischio <strong>archeologico</strong>: se lo conosci lo eviti, Atti del convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong><br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 80


su cartografia archeologica e tutela del territorio. Ferrara, 24-25 marzo 2000, Firenze<br />

2001, pp. 225-227.<br />

• CARDARELLI A., CATTANI M., LABATE D., PELLEGRINI S., Il sistema<br />

MUTINA: esperienze ed evoluzione in GUERMANDI M. P. (a cura <strong>di</strong>), Rischio<br />

<strong>archeologico</strong>: se lo conosci lo eviti, Atti del convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su cartografia<br />

archeologica e tutela del territorio. Ferrara, 24-25 marzo 2000, Firenze 2001, pp. 200-<br />

210.<br />

• CATTANI M. GIS e Carta archeologica della provincia <strong>di</strong> Modena, in<br />

GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi Informativi e reti geografiche in archeologia: GIS<br />

e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong><br />

Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995, Firenze 1997, pp. 113-134.<br />

• FORTE M., I Sistemi Informativi Geografici in archeologia, Roma 2002.<br />

• FRONZA V., NARDINI A., SALZOTTI F., VALENTI M., A GIS solution for<br />

excavation: experience of the Siena University LIAAM in STANCIC Z.,<br />

VELJANOVSKI T. (a cura <strong>di</strong>), Computing Archaeology for Understan<strong>di</strong>ng the Past –<br />

CAA 2000 - Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology.<br />

Procee<strong>di</strong>ngs of the 28° Conference, Ljubljana, April 2000, Oxford 2001.<br />

• GAFFNEY V., STANCIC Z., GIS approaches to regional analysis: A case<br />

study of the island of Hvar, Ljubljana 1996.<br />

• GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi Informativi e reti geografiche in<br />

archeologia: GIS e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata in <strong>Archeologia</strong>.<br />

Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995, Firenze 1997.<br />

• GUERMANDI M. P., Tutela del patrimonio <strong>archeologico</strong> e <strong>di</strong>ffusione delle<br />

informazioni: l’uso <strong>di</strong> GIS e Internet nelle attività dell’Istituto per i Beni Culturali della<br />

Regione Emilia Romagna in GOTTARELLI A. (a cura <strong>di</strong>), Sistemi Informativi e reti<br />

geografiche in archeologia: GIS e Internet, VII Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca applicata<br />

in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 11-17 <strong>di</strong>cembre 1995, Firenze 1997, pp.<br />

137-160.<br />

• KVAMME K.L., NIGRO J.D. et alii, The creation and potential Application of<br />

a 3-Dimensional GIS for the Early Hominin Site of Swartkrans, South Africa, in<br />

BURENHULT G., ARVIDSSON J. (ed.), Archaeological Informatics: Pushing the<br />

Envelope CAA 2001, Procee<strong>di</strong>ngs of the 29 th Conference, Gotland (Sweden), April<br />

2001, Oxford 2002, pp. 113-124.<br />

• LOCK G., STANCIC Z. (ed.), Archaeology and Geographical Information<br />

Systems: A European Perspective, London 1995.<br />

• NARDINI A., La piattaforma GIS dello scavo <strong>di</strong> Poggio Imperiale a<br />

Poggibonsi (Insegnamento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale dell’Università <strong>di</strong> Siena). Dalla<br />

creazione del modello dei dati alla loro lettura in “<strong>Archeologia</strong> e Calcolatori”, XI<br />

(2000), Atti del I Convegno Nazionale <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Computazionale, Napoli 5-6<br />

febbraio 1999, pp. 111-123.<br />

• NARDINI A., SALVADORI F., La piattaforma GIS dello scavo e i modelli<br />

<strong>di</strong>stributivi <strong>di</strong> manufatti e reperti osteologici animali in BROGIOLO G.P. (a cura <strong>di</strong>), II<br />

Congresso Nazionale <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale. Brescia, 28 settembre – 1 ottobre 2000,<br />

Firenze 2000, pp. 37-45.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 81


• NARDINI A., Tecnologia GIS. Dispense per le lezioni <strong>di</strong> Informatica applicata<br />

– modulo avanzato. Laboratorio <strong>di</strong> Informatica 2. Anno accademico 2001-2002.<br />

C o n t r i b u t o s c a r i c a b i l e :<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/INSEGNAMENTO/home.html.<br />

• NARDINI A., Il modello dati nell’applicazione GIS dello scavo (l’esperienza<br />

senese). Workshop sul GIS <strong>di</strong> scavo, Siena, 6 giugno 2001, contributo scaricabile<br />

all’in<strong>di</strong>rizzo: http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/INFO.html<br />

• SALZOTTI F., VALENTI M., Digital Maps for the Study of Me<strong>di</strong>eval<br />

Landscapes, in CAA 2002, Heraklion, 2-6 April 2002, c.s.<br />

Contributo scaricabile all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/INFO.html.<br />

• SOMMELLA P., AZZENA G., TASCIO E., Informatica e topografia storica:<br />

cinque anni d’esperienza su un secolo <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione in “<strong>Archeologia</strong> e calcolatori”, I<br />

(1990), pp. 211-236.<br />

• VALENTI M., Carta Archeologica della Provincia <strong>di</strong> Siena, Volume III, La<br />

Valdelsa (Comuni <strong>di</strong> Colle Val d’Elsa e Poggibonsi), Siena 1999.<br />

Per un approfon<strong>di</strong>mento sull’argomento si rimanda ai link segnalati agli in<strong>di</strong>rizzi:<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/LINK/MOTOAC.html (sezione “GIS”);<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/LABORATORIO/home.html (Sezioni<br />

“GIS del territorio”; “GIS <strong>di</strong> scavo”; “Workshop GIS <strong>di</strong> scavo” e “Piattaforme GIS <strong>di</strong><br />

scavo).<br />

E ai vari contributi scaricabili agli in<strong>di</strong>rizzi:<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html<br />

(sezione “<strong>Archeologia</strong> e Informatica”);<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/LABORATORIO/home.html<br />

(sezione “Contributi scaricabili”).<br />

GIS e cartografia numerica<br />

• AZZARI M., Note introduttive in MORI G., BONCOMPAGNI A.,<br />

Introduzione ai Sistemi Informativi Geografici, Firenze 1996, pp. IV-XXIV.<br />

• BIALLO G., Introduzione ai Sistemi Informativi Geografici, Roma 2002.<br />

• FAVRETTO A., Nuovi strumenti per l’analisi geografica i G.I.S., Bologna<br />

2000.<br />

• FONDELLI M., Cartografia numerica I. Appunti delle lezioni integrati da<br />

complementi <strong>di</strong> teoria, esercitazioni, bibliografia e glossario, Bologna 2000.<br />

• PEVERIERI G., GIS strumenti per la gestione del territorio, Milano, 1995.<br />

• SCHENONE C., Sistemi Informativi Territoriali. Strumenti GIS nella gestione<br />

e pianificazione del territorio, Bresso (MI) 1997.<br />

Di seguito vengono proposti una serie <strong>di</strong> link <strong>di</strong> corsi <strong>di</strong> GIS e cartografia numerica<br />

consultabili a partire dai seguenti in<strong>di</strong>rizzi internet:<br />

• http://geomatica.ing.unico.it/cgi-bin/corsi.cgi?pag=corsoGIS<br />

• http://geomatica.ing.unico.it/corsi/cartografialaurea/index.html<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 82


• http://brezza.iuav.it/~hedorfer/dgc-ITA.html<br />

• http://www.ac-cad.it/gis/gissuinternet/GISsuInternet.htm<br />

• http://www.mondogis.it/corso/gis/glossario.pdf<br />

GPS<br />

• GABRIELLI R., Introduzione all’uso dei GPS in archeologia in FORTE M.,<br />

CAMPANA S., Remote Sensing in archaeology, XI Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca<br />

Applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 6-11 <strong>di</strong>cembre 1999, Firenze<br />

2001, pp. 329-354.<br />

• MANZONI G., I meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>rilievo</strong> topografico appoggiati a satelliti impiegati<br />

per la cartografia archeologica, in ZACCARIA C. (a cura <strong>di</strong>), <strong>Archeologia</strong> senza scavo.<br />

Nuovi meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> indagine per la conoscenza del territorio antico, “Antichità<br />

Altoadriatiche”, 45, Trieste 1999, pp. 173-179.<br />

Informatica applicata all’archeologia<br />

• BURENHULT G., ARVIDSSON J. (ed.), Archaeological Informatics: Pushing<br />

the Envelope - CAA 2001 - Computer Applications and Quantitative Methods in<br />

Archaeology, Procee<strong>di</strong>ngs of the 29° Conference, Gotland (Sweden), April 2001,<br />

Oxford 2002.<br />

• DOERR M., SARRIS A. (ed.), The Digital Heritage of Archaeology – CAA<br />

2002 - Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology. Procee<strong>di</strong>ngs<br />

of 30° Conference, Heraklion - Crete (Greece), April 2002, Oxford 2003.<br />

• FRANCOVICH R., <strong>Archeologia</strong> me<strong>di</strong>evale e informatica: <strong>di</strong>eci anni dopo in<br />

“<strong>Archeologia</strong> e Calcolatori”, X (1999), pp.45-61.<br />

• FRONZA V., Database Management. Dispense per le lezioni <strong>di</strong> Informatica<br />

applicata – modulo avanzato. Laboratorio <strong>di</strong> Informatica 2. Anno accademico 2001-<br />

2002. http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/INSEGNAMENTO/home.html<br />

• NARDINI A., Tecnologia GIS. Dispense per le lezioni <strong>di</strong> Informatica applicata<br />

– modulo avanzato. Laboratorio <strong>di</strong> Informatica 2. Anno accademico 2001-2002.<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/INSEGNAMENTO/home.html.<br />

• STANCIC Z., VELJANOVSKI T. (ed.), Computing Archaeology for<br />

Understan<strong>di</strong>ng the Past – CAA 2000 - Computer Applicatins and Quantitative Methods<br />

in Archaeology. Procee<strong>di</strong>ngs of the 28° Conference, Ljubljana, April 2000, Oxford<br />

2001.<br />

• VALENTI M., La gestione informatica del dato; percorsi ed evoluzioni<br />

nell'attività della cattedra <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale del Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> e<br />

Storia delle Arti - Sezione archeologica dell'Università <strong>di</strong> Siena, in “<strong>Archeologia</strong> e<br />

Calcolatori”, IX (1998), pp. 305-329.<br />

• VALENTI M., ISABELLA L., SALZOTTI F., L’esperienza dell’insegnamento<br />

<strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale nel campo dell’informatica applicata, in DE MARCHI M.,<br />

SCUDELLARI M., ZAVAGLIA A. (a cura <strong>di</strong>), Lo spessore storico in urbanistica.<br />

Giornata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, Milano 1 Ottobre 1999, Mantova 2001, pp. 31-64.<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 83


Per un approfon<strong>di</strong>mento sull’argomento si consiglia la consultazione degli articoli del<br />

L I A A M a l l ’ i n d i r i z z o :<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html nella sezione<br />

“<strong>Archeologia</strong> ed Informatica”<br />

Remote sensing<br />

• BURENHULT G. (ed.), Remote sensing. Applied techniques for the study of<br />

cultural resources and the localization, identification and documentation of sub-surface<br />

prehistoric remains in Swe<strong>di</strong>sh archaeology. Volume I: Osteo-anthropological,<br />

economic, environmental and technical analyses, Stockholm 1997.<br />

• CAMPANA S., <strong>Archeologia</strong> e remote sensing: geografia dei servizi e delle<br />

risorse in Internet in FORTE M., CAMPANA S., Remote Sensing in archaeology, XI<br />

Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca Applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena),<br />

6-11 <strong>di</strong>cembre 1999, Firenze 2001, pp. 73-94.<br />

• CAMPANA S., PRANZINI E., Il telerilevamento in archeologia in FORTE<br />

M., CAMPANA S., Remote Sensing in archaeology, XI Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca<br />

Applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 6-11 <strong>di</strong>cembre 1999, Firenze<br />

2001, pp. 17-62.<br />

• CAMPANA S., Ikonos-2 multispectral satellite imagery to the study of<br />

archaeological landscapes: An integrated multi-sensor approach in combination with<br />

“tra<strong>di</strong>tional” methods. Contributo consulatabile all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html<br />

• CAMPANA S., High resolution satellite imagery: a new source of information<br />

to the archaeological study of Italian landscapes? Case study of Tuscany.<br />

Contributo consulatabile all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html<br />

• CAMPANA S., FRANCOVICH R., Landscape Archaeology in Tuscany:<br />

Cultural resource management, remotely sensed techniques, GIS based data integration<br />

and interpretation. Contributo consulatabile all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html<br />

• FORTE M., CAMPANA S., Remote Sensing in archaeology, XI Ciclo <strong>di</strong><br />

Lezioni sulla Ricerca Applicata in <strong>Archeologia</strong>. Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Siena), 6-11<br />

<strong>di</strong>cembre 1999, Firenze 2001.<br />

• PASQUINUCCI M., TRÉMENT F. (ed.), Non-Destructive Techniques Applied<br />

to Landscape Archaeology, Oxford 2000.<br />

• TRÉMENT F., L’apport des méthodes non-destructive à l’analyse des sites<br />

archéologiques: le point de vue de l’archéologue, in PASQUINUCCI-TRÉMENT 2000<br />

= PASQUINUCCI M., TRÉMENT F. (ed.), Non-Destructive Techniques Applied to<br />

Landscape Archaeology, Oxford 2000, pp. 1-14.<br />

Per un approfon<strong>di</strong>mento sull’argomento si rimanda ai link segnalati all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/REMOTESENS/REMOTE.html<br />

E ai contributi scaricabili a partire dall’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://archeologiame<strong>di</strong>evale.unisi.it/NewPages/EDITORIA/home1.html<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 84


(sezione “<strong>Archeologia</strong> e Informatica”)<br />

A.A. 2003-2004. DISEGNO E RILIEVO ARCHEOLOGICO MEDIANTE STRUMENTAZIONE INFORMATICA 85

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