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Capitolo 1 La trasformata di Laplace.

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<strong>Capitolo</strong> 1<strong>La</strong> <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong><strong>La</strong>place.1.1 Il dominio del tempo e il dominio dellafrequenza.Una tecnica ben nota per risolvere un’equazione <strong>di</strong>fferenziale or<strong>di</strong>naria lineareomogenea a coefficienti costanti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne n del tipoy (n) + a n−1 y (n−1) + ...+ a 1 y ′ + a 0 y =0consiste nel considerare l’equazione caratteristica associataz n + a n−1 z n−1 + ...+ a 1 z + a 0 =0e trovare tutti i suoi zeri complessi. Ad ogni ra<strong>di</strong>ce dell’equazione si fa poicorrispondere una soluzione dell’equazione <strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> partenza e questopermette <strong>di</strong> ottenere una base per lo spazio delle soluzioni. Dunque un problema<strong>di</strong>fferenziale viene tradotto in un problema squisitamente algebricoe la soluzione ottenuta per via algebrica viene successivamente riconvertitanella soluzione del problema originario.Il passaggio dal problema <strong>di</strong>fferenziale a quello algebrico è una trasformazione,cioè un operatore che trasforma equazioni <strong>di</strong>fferenziali in equazionialgebriche, incognite funzionali in incognite numeriche, operazioni <strong>di</strong> derivazionee integrazione in operazioni algebriche.Prendendo a prestito la terminologia usata nello stu<strong>di</strong>o delle reti elettriche<strong>di</strong>remo <strong>di</strong> trovarci nel dominio del tempo (dominio t) quando abbiamo a chefare con il problema originale; le nostre funzioni avranno in genere variabile1


2 CAPITOLO 1. LAPLACEin<strong>di</strong>pendente t e si in<strong>di</strong>cheranno con lettere minuscole del tipo f(t). Diremoinvece <strong>di</strong> trovarci nel dominio della frequenza (dominio s) quando abbiamoa che fare con il problema trasformato; le nostre funzioni avranno in generevariabile in<strong>di</strong>pendente s e si in<strong>di</strong>cheranno con lettere maiuscole del tipoF (s). L’operatore <strong>di</strong> trasformazione permette <strong>di</strong> passare dal dominio t aldominio s.Una volta in possesso della soluzione del problema trasformato sarà poinecessario ritornare alla soluzione originaria me<strong>di</strong>ante l’operazione inversaa quella <strong>di</strong> trasformazione: l’antitrasformazione. Questa sarà unnuovooperatore che permette <strong>di</strong> passare dal dominio della frequenza al dominiodel tempo.1.2 Funzioni trasformabili e il dominio della<strong>trasformata</strong>.Gli integrali considerati si intendono secondo Riemann.Sia f:IR → IC una funzione tale che f(t) = 0 per ogni t


1.2. FUNZIONI TRASFORMABILI 3Esempio 1.2.2 Consideriamo ora la funzione⎧⎨ 0 se tβ. Dunque la funzione e −st f(t) nonsolo è integrabile su [0, +∞) maè ivi ad<strong>di</strong>rittura assolutamente integrabile.Si noti però che esistono anche funzioni trasformabili che non sono <strong>di</strong> or<strong>di</strong>neesponenziale. Un esempio è la funzione √ 1 t. Questa funzione non è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>neesponenziale perchéè illimitata in 0, la funzione è però trasformabile perchèl’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> infinito nell’origine è 1 2(si veda l’esempio 1.5.4).Avvertiamo il lettore che alcuni autori considerano <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne esponenzialele funzioni che verificano una <strong>di</strong>suguaglianza del tipo |f(t)|e −βt ≤ M nonnecessariamente per tutti i t ∈ IR + , ma soltanto per ogni t>t 0 dove t 0 èun numero reale fissato. Secondo questa definizione la funzione √ 1 trisultaessere <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne esponenziale, ma risulta esserlo anche la funzione 1 tche nonè trasformabile.Il teorema seguente mostra che se una funzione è trasformabile, il dominiodella <strong>trasformata</strong> è un semipiano <strong>di</strong> IC.0


4 CAPITOLO 1. LAPLACETeorema 1.2.4 Sia f :IR→ IC, f(t) =0per ogni t R(s 0 ) la funzione F (s) è definita.Dimostrazione. Poniamo s = s 0 + q con R(q) > 0.Sia φ(t) := ∫ t0 e−s0u f(u)du. Si ha alloralimt→+∞ φ(t) =F (s 0). (1.2)Integrando per parti si ottiene la catena <strong>di</strong> uguaglianze:∫ T∫ T∫ t] Te −st f(t)dt = e −qt [e −s0t f(t)]dt =[e −qt e −s0u f(u)du +0000∫ T∫ T− (−q)e −qt φ(t)dt = e −qT φ(T )+q e −qt φ(t)dt00e prendendo il limite per T → +∞∫ +∞0∫ Te −st f(t)dt = limT →+∞ e−qT φ(T ) + lim q e −qt φ(t)dt.T →+∞Il primo addendo del secondo membro è 0 per la 1.2, il secondo addendoconverge perché laφ(t) è limitata e quin<strong>di</strong> |e −qt φ(t)| ≤Me −R(q)t dove M èuna limitazione per φ(t). Si ottiene in definitiva F (s) =q ∫ +∞e −qt φ(t)dt.0✷Poniamo A = {s ∈ IC :F (s) è definita }.Sia λ 0 = inf{R(s) :s ∈ A}. Per ogni s ∈ IC sihache,seR(s) λ 0 allora s ∈ A. Nulla si può <strong>di</strong>re in generale per gli s ∈ ICtali che R(s) =λ 0 .Diremo ascissa <strong>di</strong> convergenza il numero reale λ 0 .Diremo semipiano <strong>di</strong> convergenza l’insieme {s ∈ IC :R(s) >λ 0 }.Diremo infine retta <strong>di</strong> convergenza la retta R(s) =λ 0 .Nell’esempio 1.2.1 è λ 0 =+∞, il semipiano <strong>di</strong> convergenza è l’insieme vuotoe la retta <strong>di</strong> convergenza non è definita.Nell’esempio 1.2.2 è λ 0 = α, il semipiano <strong>di</strong> convergenza è il semipiano{s ∈ IC : R(s) > α} e la retta <strong>di</strong> convergenza è la retta <strong>di</strong> equazioneR(s) =α.Nell’esempio 1.2.3 è λ 0 = −∞, il semipiano <strong>di</strong> convergenza è tutto il pianoIC e la retta <strong>di</strong> convergenza non è definita.0


1.3. UNA NOTA SULLA CONVERGENZA ASSOLUTA. 51.3 Una nota sulla convergenza assoluta.Alcuni autori richiedono che nell’integrale 1.1 vi sia non solo la convergenzama anche la convergenza assoluta. Nella definizione data l’integraleconsiderato è l’integrale <strong>di</strong> Riemann, perciò possono esistere funzioni g(t)integrabili su [0, +∞) non assolutamente integrabili. Un esempio è la funzioneg(t) = 1 tsin t. Se nella definizione <strong>di</strong> <strong>trasformata</strong> si utilizza l’integrale<strong>di</strong> Lebesgue la questione invece non si pone, poiché in questo caso unafunzione g(t) risulta integrabile su [0, +∞) se e solo se è assolutamenteintegrabile.Per questo motivo alcuni autori accettano come trasformabili soltanto funzionif tali che |f| sia traformabile. Nella definizione data in questo testoinvece <strong>di</strong>stinguiamo tra convergenza e assoluta convergenza. In particolaresi può definire l’ascissa <strong>di</strong> convergenza assoluta λ ass0 come λ ass0 = inf{R(s) :F (s) è definita e assolutamente convergente }.Si ha sempre λ 0 ≤ λ ass0 , può però accadere λ 0 0. Sihain questo caso λ ass0 = k mentre λ 0 =0.Stu<strong>di</strong>amo la convergenza assoluta <strong>di</strong>poiché∫ +∞0e −st e kt sin e kt dt;|e (k−s)t sin e kt |≤e (k−s)tc’è convergenza assoluta per R(s) >k. D’altra parte se s = k si ottiene∫ +∞0|e −st e kt sin e kt |dt =∫ +∞e non c’è convergenza. Questo mostra che λ ass0 = k.Stu<strong>di</strong>amo ora la convergenza semplice.L’integrale∫ +∞00e −st e kt sin e kt dt<strong>di</strong>venta, me<strong>di</strong>ante la sostituzione u = e kt ,| sin e kt |dt∫ +∞1u − s kksin udu= 1 k∫ +∞1sin uduu s k


6 CAPITOLO 1. LAPLACEe l’ultimo integrale converge se R( s k) > 0 ossia per R(s) > 0. Dunqueλ 0 =0.Può ad<strong>di</strong>rittura capitare λ 0 = 0 mentre λ ass0 =+∞.Esempio 1.3.2 Si consideri la funzione f(t) =2te t2 cos e t2 .Sihaλ 0 =0mentre λ ass0 =+∞.Tale funzione non è assolutamente trasformabile. Infatti, fissato qualsiasis ∈ IR, per ogni t>s,sihae −st 2te t2 | cos e t2 |≥|cos e t2 |e la funzione | cos e t2 | non è integrabile su [s, +∞).D’altra parte me<strong>di</strong>ante integrazione per parti si può verificare facilmenteche la traformata L{f} è definita per ogni s ∈ IC con R(s) > 0. Infatti∫ τ[] τ∫ τe −st e t2 2t cos e t2 dt = e −st sin(e t2 ) + s e −st sin(e t2 )dt.00L’integrale ∫ +∞e −st sin(e t2 ) dt converge per ogni s tale che R(s) > 0 perché0la funzione sin(e t2 )è limitata e quin<strong>di</strong> la <strong>trasformata</strong> L{f} è definita perogni s ∈ IC tale che R(s) > 0. Si osservi che tutte le funzioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>neesponenziale sono assolutamente trasformabili.1.4 Proprietà delle trasformate.Sia Ω ⊂ IC. Sia f :[0, +∞) × Ω → IC una funzione localmente integrabilerispetto alla variabile t ∈ [0, +∞). Si <strong>di</strong>ce che l’integrale ∫ +∞f(t, s) dt0converge uniformemente rispetto ad s se per ogni ε>0 esiste τ 0 > 0 taleche per ogni τ>τ 0 e per ogni s ∈ Ωsiha∣ ∫ +∞f(t, s) dtτ∣ 0 l’integrale <strong>di</strong> <strong>La</strong>place ∫ +∞e −st f(t)dt converge0uniformemente nel semipiano {s ∈ IC :R(s) ≥ β + η}.0


1.4. PROPRIETÀ DELLE TRASFORMATE. 7Dimostrazione. Sia |f(t)| ≤Me βt per ogni t ∈ IR + . Sia β 0 = β + η. Sias ∈ IC tale che R(s) ≥ β 0 . Allora∫ τ∫ τ∣ e −st f(t) dt∣ ≤ e −β0t |f(t)| dt ≤τ 0≤ M∫ ττ 0τ 0e −(β0−β)t dt = M −η= M η e−ητ0 − M η e−ητ .[e−ηt ] ττ 0=Prendendo il limite per τ → +∞ si ottiene∫ +∞∣ e −st f(t) dt∣ ≤ M .η e−ητ0τ 0Fissato ɛ>0sipuò prendere τ 0 , in<strong>di</strong>pendente da s, tale che M ηλ 0 . Sappiamoquin<strong>di</strong> che l’integrale <strong>di</strong> <strong>La</strong>place converge uniformemente nella regione.Osserviamo che per la funzione Ψ T (s) := ∫ T0 e−st f(t)dt valgono le con<strong>di</strong>zioni<strong>di</strong> monogeneità <strong>di</strong> Cauchy-Riemann∂Ψ T∂x= −i∂Ψ T∂ydove s = x + iy. Infattie∫∂ T∫ Te (−x−iy)t f(t)dt = − te −st f(t)dt∂x 00∫∂ T∫ Te (−x−iy)t f(t)dt = −i te −st f(t)dt.∂y 00


8 CAPITOLO 1. LAPLACEInoltre la funzione ha parti reale e immaginaria <strong>di</strong>fferenziabili, perciò siconclude che Ψ T è analitica. Grazie alla convergenza uniforme in A siottiene che pure il limite lim T →+∞ Ψ T è una funzione analitica. ✷<strong>La</strong> funzione <strong>trasformata</strong> è pertanto derivabile infinite volte. Calcoliamo oraesplicitamente le derivate. Grazie alla convergenza uniforme si può portareil segno <strong>di</strong> derivazione all’interno dell’integrale. Si può quin<strong>di</strong> scriveredds∫ +∞0e −st f(t)dt = −∫ +∞0te −st f(t)dt.Cioè si ottiene F ′ (s) =−L{tf(t)}.Grazie alla convergenza uniforme dell’integrale ∫ +∞e −st t k f(t)dt in modo0analogo si ottiene la formula per la derivata <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne k della F :d kds k F (s) =(−1)k L{t k f(t)}. (1.3)Si è dunque visto che ogni funzione <strong>trasformata</strong> è analitica e ogni suaderivata è anch’essa una <strong>trasformata</strong>. In particolare si osservi che un’operazione<strong>di</strong>fferenziale nel dominio della frequenza corrisponde ad un’operazionealgebrica nel dominio del tempo. Questa è una situazione tipica nelletrasformate.Osserviamo <strong>di</strong> seguito un’ulteriore proprietà delle trasformate.Teorema 1.4.4 Sia F la <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> una funzione f. Alloralim F (s) =0.R(s)→+∞Dimostrazione. Fissiamo arbitrariamente un numero ɛ>0. <strong>La</strong> funzione|e −st f(t)| è integrabile su ogni intervallo limitato anche se potrebbe esserenon integrabile su [0, +∞). Si noti che anche la funzione |f(t)| è integrabilesu ogni intervallo limitato. In particolare è possibile trovare un numero T 1sufficientemente piccolo affinché∫ T10|f(t)|dt < ɛ. (1.4)Per la definizione <strong>di</strong> integrale generalizzato si ha inoltre∫ Tlim e −st f(t)dt = F (s) ∈ IRT →+∞ 0


1.4. PROPRIETÀ DELLE TRASFORMATE. 9se R(s) >λ 0 . Grazie al teorema 2.4.1 sappiamo inoltre che la convergenzaè uniforme rispetto a s. Quin<strong>di</strong> è possibile trovare un numero T 2 (in<strong>di</strong>pendenteda s) abbastanza grande affinché∫ +∞| e −st f(t)dt| λsi ha |e −R(s)t f(t)| ≤g(t). <strong>La</strong> funzionee −R(s)t f(t) è dominata da g uniformemente rispetto ad s e quin<strong>di</strong>,per il teorema <strong>di</strong> convergenza dominata <strong>di</strong> Lebesgue, si può portare il limiteall’interno del segno integrale. Si ottiene pertanto∫ +∞limR(s)→+∞ 0e −st f(t)dt =∫ +∞0limR(s)→+∞ e−st f(t) dt =0.✷Si noti in particolare che un polinomio non nullo non è mai una <strong>trasformata</strong>.


10 CAPITOLO 1. LAPLACE1.5 Smorzamento, ritardo, cambiamento <strong>di</strong>scala.In quanto segue supponiamo che f sia una funzione trasformabile con<strong>trasformata</strong> F e con ascissa <strong>di</strong> convergenza λ f 0 .Sia γ ∈ IC. Si consideri la funzione “smorzata” g 1 (t) :=e γt f(t). Si ha alloraL{e γt f(t)}(s) =F (s − γ) (1.7)e l’ascissa <strong>di</strong> convergenza λ g10 della funzione g 1 è λ g10 = λf 0 + R(γ).Infatti si ha ∫ +∞e −st e γt f(t)dt = ∫ +∞e −(s−γ)t f(t)dt = F (s − γ).0 0Inoltre la F è definita in s − γ se R(s − γ) >λ f 0 e non è ivi definita seR(s − γ) 0. Consideriamo la funzione traslata g 2 (t) :=f(t − a).Si ricorda che noi supponiamo sempre che la f sia nulla per tλf 0s>ωλ f 0 .Esempio 1.5.1 Sia u(t) la funzione <strong>di</strong> Heaviside:u(t) :={ 0 se t0eλ 0 =0.


1.5. SMORZAMENTO, RITARDO, CAMBIAMENTO DI SCALA. 11Esempio 1.5.2 Sia f(t) =t k u(t), k ∈ IN.Usando la 1.3 e tenendo presente l’esempio 1.5.1 si ottieneL{t k u(t)}(s) =(−1) k dk 1ds k s = k!s k+1 .Esempio 1.5.3 Sia f(t) =e γt u(t).Usando la 1.7 e tenendo presente l’esempio 1.5.1 si ottieneL{e γt u(t)}(s) = 1s − γ .λ = R(γ).In particolare, prendendo γ = iω e γ = −iω, e potendo scrivere cos(ωt) =12 (eiωt + e −iωt ) si ottieneL{cos(ωt)u(t)}(s) = 1 2 ( 1s − iω + 1s + iω )= ss 2 + ω 2 .In modo analogo si ottieneL{sin(ωt)u(t)}(s) =ωs 2 + ω 2 .Esempio 1.5.4 Sia α ∈ IC con R(α) > −1. Sia f(t) =t α u(t).<strong>La</strong> <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> f è F (s) = ∫ +∞e −st t α dt. Ricordando la definizione della0funzione Γ(α) = ∫ +∞u α−1 e −u du e supponendo s ∈ IR si può sostituire0u = st e si ottieneF (s) =∫ +∞0( e −u u) α 1s s du = 1 ∫ +∞s α+10u α e −u du =Γ(α +1)s α+1 .Ora F e Γ(α+1)ssono due funzioni analitiche che coincidono sull’asse realeα+1positivo, perciò devono coincidere su tutto il semipiano R(s) > 0. Si ottienepertantoL{t α Γ(α +1)}(s) =s α+1per ogni s tale che R(s) > 0 e per ogni α tale che R(α) > −1. In particolareper α ∈ IN si riottiene la formula dell’esempio 1.5.2.Esempio 1.5.5 Trasformata <strong>di</strong> una funzione perio<strong>di</strong>ca.


12 CAPITOLO 1. LAPLACESia f :IR→ IR una funzione nulla per t0sul semiasse positivo. Poniamof ∗ (t) :={ f(t) se t ≤ T0 se t>T .Supponiamo nota la <strong>trasformata</strong> F ∗ := L{f ∗ }, vogliamo determinare la<strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> f.Si ha f ∗ (t) =f(t) − f(t)u(t − T )=f(t) − f(t − T ) e quin<strong>di</strong>, grazie allaformula del ritardo 1.8 si ottiene F ∗ (s) =F (s)−e −Ts F (s) =(1−e −Ts )F (s)e pertanto1F (s) =1 − e −TsF ∗ .Esempio 1.5.6 Trasformata <strong>di</strong> una serie.Sia assegnata una serie convergente <strong>di</strong> funzioni f(t) =+∞∑n=0a n f n (t). Sipuò concludere che la serie <strong>di</strong> f è la serie delle trasformate, cioè F (s) =+∞∑a n F n (s) ? In generale la risposta è negativa. Infatti la <strong>trasformata</strong> deln=0limite <strong>di</strong> una successione <strong>di</strong> funzioni può non essere il limite della successionedelle trasformate. Ad esempio possiamo considerare la successioneg k (t) =k(u(t) − u(t − 1 )k ) .Si ha chiaramente lim g k(t) = 0 per ogni t>0 mentre G k (s) =L{g k (t)}(s) =k→+∞( )ks 1 − e− s k , e quin<strong>di</strong> lim G k(s) =1.k→+∞Un secondo esempio è dato dalla seriee −t2 =+∞∑(−1) n t2nn=0n! .<strong>La</strong> serie delle trasformate è1+∞∑(−1) n (2n)! 1sn! s 2n ,n=0che non converge.


1.6. TRASFORMAZIONE DELLA DERIVATA. 13In alcuni casi particolari, però, la <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> una serie è la serie delletrasformate. Ad esempio si può <strong>di</strong>mostrare che sef(t) =+∞∑n=0a n t nè una serie convergente per ogni t ∈ IR ed esistono due costanti reali positiveK e α e un naturale n 0 tali che per ogni n ≥ n 0 |a n |≤K αnn!, allora perogni s ∈ IC con R(s) >αsi haL{f(t)}(s) =+∞∑n=0a n L{t n }(s) =+∞∑n=0a n n!s n+1 .1.6 Trasformazione della derivata.Lemma 1.6.1 Sia f una funzione trasformabile con ascissa <strong>di</strong> convergenzaλ 0 . Sia µ 0 := max{λ 0 , 0}. Allora si haper ogni s ∈ IC con R(s) >µ 0 .∫ TlimT →+∞ e−sT f(t)dt =00Dimostrazione. ∫ Supponiamo dapprima λ 0 < 0. Allora µ 0 = 0 e l’integrale+∞e −st f(t)dt converge per s = 0, cioè ∫ +∞f(t)dt è convergente e quin<strong>di</strong>0 0è evidente che lim T →+∞ e ∫ −sT Tf(t)dt =0.0Supponiamo ora λ 0 ≥ 0. Allora µ 0 = λ 0 . Sia s ∈ IC tale che R(s) >µ 0 .Esiste un numero reale positivo α 0 tale che µ 0


14 CAPITOLO 1. LAPLACE<strong>La</strong> funzione φ(t) è limitata perché lim t→+∞ φ(t) =F (α 0 ). Sia M una suamaggiorazione. Si può allora scrivere∫ T[ e| f(t)dt| ≤e α0T α 0t] TM + α 0 M =2Me α0T − M ≤ 2Me α0T0α 0 0ed essendo R(s) >α 0 si ottiene∫ T|e −sT f(t)dt| ≤2Me (α0−R(s))T0e poiché α 0 −R(s) < 0 il secondo membro tende a 0 per T → +∞.✷Teorema 1.6.2 Sia f una funzione tale che f(t) = 0 per ogni t < 0.Supponiamo che f ′ (t) esista per ogni t > 0 e che la funzione f ′ (t) siatrasformabile con ascissa <strong>di</strong> convergenza λ 0 (la funzione f potrebbe nonessere derivabile in t =0). Allora anche la funzione f è trasformabile e siottieneL{f ′ (t)}(s) =sL{f(t)}(s) − f(0 + )per ogni s>max{λ 0 , 0}, dove f(0 + ) := lim t→0 + f(t).Dimostrazione. Si osservi che f(0 + ) esiste finito. Questo è conseguenza∫della trasformabilità della funzione f ′ . Infatti, l’esistenza dell’integrale+∞e −st f ′ (t) dt implica l’esistenza dell’integrale ∫ 10 0 e−st f ′ (t) dt, che a suavolta implica l’esistenza dell’integrale∫ 10f ′ (t) dt = lim∫ 1ε→0 + εf ′ (t) dt = f(1) − f(0 + ).Sia λ 0 l’ascissa <strong>di</strong> convergenza della funzione f ′ (t) e si ponga µ 0 := max{λ 0 , 0}come nel lemma precedente. Si ha, grazie al lemma, per R(s) >µ 0da cui∫ T0 = limT →+∞ e−sT f ′ (t)dt = lim[0T →+∞ e−sT f(T ) − f(0 + ) ] ,limT →+∞ e−sT f(T ) = 0 (1.10)Integrando per parti si ottiene∫ T0e −st f ′ (t)dt = [ e −st f(t) ] ∫ TT+ s e −st f(t)dt =00


1.6. TRASFORMAZIONE DELLA DERIVATA. 15∫ T= e −sT f(T ) − f(0 + )+s e −st f(t)dt.0Prendendo il limite per T → +∞ si ottiene grazie anche alla 1.10∫ +∞0e −st f ′ (t)dt = −f(0 + )+s∫ +∞0e −st f(t)dtda cui la tesi L{f ′ }(s) =sF − f(0 + ).✷Esempio 1.6.3 Si consideri la funzione f(t) =1− e −t .Si ha f ′ (t) =e −t . <strong>La</strong> funzione f ′ è trasformabile e la sua ascissa <strong>di</strong> convergenzaè −1. Il teorema <strong>di</strong>mostrato ci assicura che anche la funzione f ètrasformabile e vale L{f ′ }(s) =sL{f}(s) − f(0 + ). Ciò è vero se R(s) > 0.Per −1 < R(s) < 0 però la formula non vale. Infatti in tali punti la funzioneL{f} non è definita in quanto l’ascissa <strong>di</strong> convergenza della funzione f è0.Corollario 1.6.4 Per ogni n ∈ IN si haL{f (n) } = s n L{f}−s n−1 f(0 + ) − s n−2 f ′ (0 + ) − ...− f (n−1) (0 + ).<strong>La</strong> formula si verifica facilmente per induzione su n.Esempio 1.6.5 Si calcoli la <strong>trasformata</strong> della funzione sin ωt supponendonota la <strong>trasformata</strong> L{cos ωt}(s) =Poichéss 2 +ω 2 .L{ d dt cos ωt}(s) =sL{cos ωt}(s) − 1= s 2ed essendo sin ωt = − 1 ωddtcos ωt si ottieneω2s 2 + ω 2 − 1=− s 2 + ω 2L{sin ωt} = − 1 ω (−ω2s 2 + ω 2 )= ωs 2 + ω 2 .Esempio 1.6.6 Si consideri la funzionef(t) ={ etse 0 ≤ t ≤ 10 altrimenti.


16 CAPITOLO 1. LAPLACESi ha{f ′ (t) = etse 0


1.7. PRODOTTO DI CONVOLUZIONE. 17∫IRf(τ)g(t − τ)dτ =∫ t0f(τ)g(t − τ)dτessendo g(t − τ) =0set0.2Utilizzeremo la convoluzione per scoprire come si trasforma una primitiva<strong>di</strong> una funzione.✷


18 CAPITOLO 1. LAPLACETeorema 1.7.3 Sia f una funzione trasformabile con <strong>trasformata</strong> F . Siaφ(t) := ∫ t0 f(τ)dτ. Allora L{φ}(s) = 1 s F (s).Dimostrazione. È sufficiente osservare che φ(t) =f ∗ u(t) e applicare ilteorema 2.7.1.✷1.8 L’anti<strong>trasformata</strong>.Affrontiamo ora il problema del passaggio dal dominio della frequenza aldominio del tempo. Poiché non è completamente chiaro quale sia il dominiodell’operatore L nè quale sia la sua immagine, non sembra facile la ricerca<strong>di</strong> un’operatore inverso <strong>di</strong> L in senso stretto.È inoltre evidente che l’operatore L non è iniettivo perché essendo un operatoreintegrale non può <strong>di</strong>stinguere tra funzioni che <strong>di</strong>fferiscono soltantosu un insieme <strong>di</strong> misura nulla.Spesso viene usato il simbolo L −1 come se fosse un operatore, senza precisaredominio e codominio. <strong>La</strong> situazione ricorda l’uso del simbolo <strong>di</strong>integrale indefinito ∫ come operatore inverso dell’operatore <strong>di</strong> derivazione.Una scrittura del tipo L −1 {F } = f si deve quin<strong>di</strong> intendere come “f è unadelle funzioni trasformabili tali che L{f} = F ”.Un enunciato del tipo “ L −1 {G+H} = L −1 {G}+L −1 {H} ”è da intenderenel modo seguente: se L{f} = F e F = G + H, allora esistono g e htrasformabili tali che L{g} = G, L{h} = H e g + h = f.<strong>La</strong> <strong>di</strong>mostrazione dei teoremi seguenti si può dare utilizzando le trasformate<strong>di</strong> Fourier. Il problema della ricerca dell’anti<strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> Fourier è<strong>di</strong>piùfacile risoluzione che quello della ricerca dell’anti<strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>place.Teorema 1.8.1 Siano f e g due funzioni trasformabili tali che L{f} =L{g}. Allora f(t) =g(t) per quasi ogni t ∈ IR.In particolare due funzioni continue hanno la stessa <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>placese e soltanto se sono uguali (dunque l’operatore L ristretto alle funzionicontinue è iniettivo).Esiste anche una formula che ci permette <strong>di</strong> risalire alla funzione f, nota lasua <strong>trasformata</strong> F .Teorema 1.8.2 (Formula <strong>di</strong> Bromwich-Mellin o <strong>di</strong> Riemann-Fourier). Siaf una funzione trasformabile con <strong>trasformata</strong> F e ascissa <strong>di</strong> convergenzaλ 0 . Detto α un qualsiasi numero reale tale che α>λ 0 vale


1.8. L’ANTITRASFORMATA. 19f(t) = 1 ∫ α+iβlim e st F (s)ds2πi β→+∞ α−iβnei punti <strong>di</strong> continuità della f.Nei punti <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità bisogna tenere conto del salto e la formula <strong>di</strong>venta12 [f(t+ )+f(t − )] = 1 ∫ α+iβlim e st F (s)ds.2πi β→+∞ α−iβPer utilizzare la formula <strong>di</strong> Riemann-Fourier è necessario integrare unafunzione nel campo complesso lungo la retta verticale <strong>di</strong> equazione x = αnel piano <strong>di</strong> Gauss. Tale retta prende il nome <strong>di</strong> retta <strong>di</strong> Bromwich. Si notiche la formula non <strong>di</strong>pende dal valore <strong>di</strong> α purchè sia α>λ 0 .Esempio 1.8.3 Utilizziamo la formula <strong>di</strong> Riemann-Fourier per ricavarel’anti<strong>trasformata</strong> della funzione F (s) = 1 s .Dobbiamo calcolare l’integrale∫ α+iβα−iβe sts ds.Supponiamo dapprima t


20 CAPITOLO 1. LAPLACERα+iβΓϑαR-iRα−iβSe mostriamo che l’integrale della funzione estscalcolato sulla curva Γ ènullo, abbiamo provato che ∫ α+iβ e stα−iβ sds =0.Proveremo che è nullo il contributo dato dai due archi <strong>di</strong> cerchio Re iϕ checongiungono i punti α − iβ e −iR, e i punti α + iβ e iR rispettivamente.Sarà quin<strong>di</strong> sufficiente <strong>di</strong>mostrare che è nullo l’integrale calcolato su tuttoil semicerchio Re iϕ con − π 2 ≤ ϕ ≤ π 2 .Cominciamo con l’osservare che la lunghezza l(R) dell’arco che congiungei punti α + iβ e iR (uguale alla lunghezza dell’arco che congiunge i puntiα − iβ e −iR) è limitata. Infatti, se in<strong>di</strong>chiamo con ϑ l’angolo compresotra l’asse immaginario e la retta che congiunge l’origine con il punto α + iβsi osserva che R =αsin ϑe la lunghezza dell’arco è l(R) =Rϑ =αϑsin ϑ . PerR → +∞, cioè perϑ → 0, questa lunghezza tende ad α ed è perciò limitata.Se s è un punto dell’arco considerato si ha 0 ≤R(s) ≤ α ed essendo t


1.8. L’ANTITRASFORMATA. 21e il suo modulo è maggiorato da∫ π2− π 2e Rt cos ϕ dϕ.Sostituiamo la variabile ϕ = ξ − π 2. Si ottiene∫ π∫ πe Rt sin ξ 2dξ =2 e Rt sin ξ dξ ≤ 2000Per R → +∞ l’integrale tende quin<strong>di</strong> a zero.∫ π2e 2Rtξ ππ dξ =Rt (eRt − 1).(Si è usata la simmetria della funzione seno rispetto a π 2e la <strong>di</strong>suguaglianza2π ξ ≤ sin ξ valida per ogni ξ ∈ [0, π 2] che è giustificata dalla concavità dellafunzione seno nell’intervallo [0, π 2 ]).Supponiamo ora t>0. Per il teorema dei residui si ha che l’integrale dellafunzione estssu un circuito contenente l’origine èparia2πi moltiplicato peril residuo nell’origine, che è uguale a 1. Consideriamo il circuito seguente(si faccia riferimento alla figura precedente). Come nel caso precedentesceglieremo R in modo che il circolo <strong>di</strong> raggio R e <strong>di</strong> centro l’origine passiper i punti α − iβ e α + iβ. Questa volta però considereremo l’arco delcerchio che si trova alla sinistra della retta <strong>di</strong> Bromwich. In<strong>di</strong>cando comein precedenza con ϑ l’angolo compreso tra l’asse immaginario e la rettache congiunge l’origine con il punto α + iβ, considereremo l’arco <strong>di</strong> cerchioRe iϕ , con π 2 − ϑ ≤ ϕ ≤ 3 2 π + ϑ.Anche in questo caso si vede facilmente che è nullo il contributo dato daidue archi <strong>di</strong> cerchio Re iϕ che congiungono i punti α − iβ a −iR e α + iβ aiR rispettivamente.Infatti come prima si osserva che la lunghezza l(R) dei due archi è limitata,ed essendo R(s) ≤ α e t>0, il modulo dell’integrale∫arco(α+iβ,Ri)si maggiora con l(R) eαtR, che tende a zero per R → +∞.Calcoliamo infine l’integrale lungo il semicerchio contenuto nel semipianoR(s) ≤ 0.Il modulo dell’integralee stsdssi maggiora con∫ 32 ππ2∫ 32 ππ2Rt(cos ϕ+i sin ϕ)eRe iϕ Rie iϕ dϕe Rt cos ϕ dϕ =∫ π0e −Rt sin ξ dξ


22 CAPITOLO 1. LAPLACEdove si è fatta la sostituzione ξ = ϕ − π 2 .In modo simile a quanto fatto per il caso t


1.9. CALCOLO DELL’ANTITRASFORMATA 23Scriviamo F (s) =3ss 2 +2+ 1 2 22s 2 +2da cui f(t) = 3 cos 2t + 1 2 2sin 2t.È possibile calcolare l’anti<strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> una qualsiasi funzione razionaledel tipo F (s) = N(s)D(s), dove il grado del numeratore N è strettamenteinferiore al grado del denominatore D, utilizzando la decomposizione infrazioni semplici. Siano α 1 ,α 2 ,...α n gli zeri <strong>di</strong> D e siano k 1 ,k 2 ,...k n lerispettive molteplicità. Esistono allora dei coeficienti A 1 1, A 2 1,...,A k11 , A1 2,A 2 2,...,...,A 1 n,...,A knn tali che F (s) = A1 1(s−α + A2 11) (s−α 1)+ ...+ Ak 121(s−α +1) k 1A 1 2(s−α + ...+A1 n2) (s−α + ...+Akn nn) (s−α n) kn . Il calcolo dell’anti<strong>trasformata</strong> dellafunzione F si riduce quin<strong>di</strong> al calcolo dell’anti<strong>trasformata</strong> dei singoli adden<strong>di</strong>.Ricordando l’esempio 1.5.2 si ha che L{t k u(t)} = k! perciò l’anti<strong>trasformata</strong>s k+11<strong>di</strong>(s−α)è n1(n − 1)! tn−1 e αt u(t).In definitiva l’anti<strong>trasformata</strong> della funzione F si potrà scrivere comen∑ ∑k ii=1 j=1A j i(j − 1)! tj−1 e αit .Esempio 1.9.4 Si trovi una funzione f tale che L{f}(s) =1s(s+6) 2 .Decomponiamo la funzione F in frazioni semplici. Avremo1s(s +6) 2 = A s + Bs +6 + C(s +6) 2 . (1.11)Per calcolare i coefficienti si può procedere in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong>. Ad esempio sipuò risolvere l’equazioneA(s +6) 2 + Bs(s +6)+Cs =1che si riduce al sistema{ A + B =012A +6B + C =0 ;36A =1da cui si ricava A = 136 ,B = − 136 ,C = − 1 6 .Un altro metodo è quello <strong>di</strong> moltiplicare la 1.11 per s da cui si ottienesF (s) =A + Bss +6 + C s(s +6) 2 .


24 CAPITOLO 1. LAPLACESi avrà alloraA = lim sF (s)s→0cioè A = 136. In modo analogo si può calcolare C. Si moltiplichi la 1.11 per(s +6) 2 ; si ottiene(s +6) 2 (s +6)2F (s) =A + B(s +6)+C.sSi avrà alloraC = lim (ss→−6 +6)2 F (s)e quin<strong>di</strong> C = − 1 6 . Per ottenere B dobbiamo calcolare la derivata dellafunzione (s +6) 2 F (s). Si avrà alloradds (s +6)2 F (s) =(s + 6)[...]+Be quin<strong>di</strong>dB = lims→−6 ds (s +6)2 F (s),nel nostro caso B = − 136 .In generale sia α i una ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> molteplicità k i . Per determinare i coefficientiA kii , Aki−1 ,..., A ki−j , ..., A ki−(ki−1) = A 1 rispettivamente relativi alle1frazioni(s−α , 111i) k i (s−α i), ..., k i −1 (s−α i), ..., k i −j (s−α i)si possono usare leformuleA 1 i =A ki−1iA ki−ji = 1 j!1(k i − 1)!A kii= lim (s − α i ) ki F (s);s→α idds [(s − α i) ki F (s)];...;= lims→α ilims→α ilims→α id jds j [(s − α i) ki F (s)];...;d ki−1ds ki−1 [(s − α i) ki F (s)]. (1.12)Non sempre però l’uso <strong>di</strong> tali formule è agevole e talvolta èpiù convenientericorrere a meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>retti.Se il polinomio al denominatore ha zeri non reali e la funzione F è realei coefficienti relativi alle coppie <strong>di</strong> zeri coniugati sono anch’essi tra loroconiugati. Questa osservazione permette spesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire i tempi <strong>di</strong>calcolo.


1.9. CALCOLO DELL’ANTITRASFORMATA 25Esempio 1.9.5 Si trovi un’anti<strong>trasformata</strong> della funzione F (s) =Si può scrivereF (s) =As − i +B(s − i) 2 + Cs + i +D(s + i) 2 .Usiamo ad esempio la formula 1.12 :[]d(s − i) 2 s − 1 1ds (s 2 +1) 2 =(s + i) 2 − 2 s − 1(s + i) 3 .s−1(s 2 +1) 2 .Calcolando il lim s→i si ottiene A = i 4 .s − 1Calcoliamo ora B = lims→i (s + i) 2 = 1 − i4 .Non è necessario calcolare C e D, infatti grazie all’osservazione fatta sappiamoche C = A = − i 4 e D = B = 1+i4 .Avremo alloraf(t) = i 4 eit + 1 − i4 teit − i 4 e−it + 1+i4 te−it = − 1 2 sin t + 1 2 t sin t + 1 t cos t.2Il caso più semplice è quello in cui ogni zero ha molteplicità 1. In questocaso i coefficienti A 1 i sono esattamente i residui della funzione F = N D nelpunto. Ricordando la formula per il calcolo dei residui <strong>di</strong> una funzionerazionale in un polo semplice α i , R(F ; α i )= N(αi)D ′ (α i), si ottiene la seguenteformula, nota come formula <strong>di</strong> Heaviside :Teorema 1.9.6 (Formula <strong>di</strong> Heaviside) Sia F (s) = N(s)D(s)una funzionerazionale dove il grado del denominatore è maggiore del grado del numeratore,e supponiamo che D abbia soltanto zeri semplici α 1 ,α 2 ,...,α k . Alloraun’anti<strong>trasformata</strong> della F èf(t) =( k∑i=1)N(α i )D ′ (α i ) eαit u(t).Vale una versione della formula <strong>di</strong> Heaviside anche nel caso in cui gli zeriabbiano molteplicità maggiore <strong>di</strong> uno, ma la sua applicazione non è moltoagevole. In questo caso la formula <strong>di</strong>venta( k∑f(t) = R ( F (s)e st ) ); α i u(t).i=1


26 CAPITOLO 1. LAPLACEEsempio 1.9.7 Si trovi un’anti<strong>trasformata</strong> della funzione1F (s) =s 4 − s 3 +4s 2 − 4s .Gli zeri del denominatore sono tutti semplici: 0, 1, 2i, −2i. <strong>La</strong> derivata deldenominatore è4s 3 − 3s 2 +8s − 4. Utilizzando la formula <strong>di</strong> Heaviside siottienef(t) =(− 1 4 + 1 5 et + 1+2i40 e2it + 1 − 2i40 e−2it )u(t) ==(− 1 4 + 1 5 et + 1 20 cos 2t − 1 sin 2t)u(t).101.10 Applicazioni alle equazioni <strong>di</strong>fferenzialior<strong>di</strong>narie.Sia dato un problema <strong>di</strong> Cauchy relativo ad un’equazione <strong>di</strong>fferenziale or<strong>di</strong>narialineare <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne n a coefficienti costanti, con punto iniziale in 0.Tale problema si può scrivere come⎧y (n) (t)+c n−1 y (n−1) (t)+...+ c 0 y(t) =f(t)y(0) = y ⎪⎨0y ′ (0) = y 1... ⎪⎩y (n−1) (0) = y n−1Applichiamo l’operatore <strong>di</strong> <strong>La</strong>place all’equazioney (n) (t)+c n−1 y (n−1) (t)+...+ c 0 y(t) =f(t).Otteniamo, grazie al corollario 2.6.1 e usando le con<strong>di</strong>zioni iniziali,Poniamoes n Y (s) − s n−1 y 0 − s n−2 y 1 − ...− y n−1 ++c n−1 [s n−1 Y (s) − s n−2 y 0 − ...− y n−2 ]+...+ c 0 Y (s) =F (s).1R 2 (s) =s n + c n−1 s n−1 + ...+ c 1 s + c 0R 1 (s) =R 2 (s) [ y 0 (s n−1 + c n−1 s n−2 + c n−2 s n−3 + ...+ c 1 )+


1.10. EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE 27+y 1 (s n−2 + c n−1 s n−3 ]+ ...+ c 2 )+...+ y n−2 (s + c n−1 )+y n−1 .Si ottiene alloraY (s) =R 1 (s)+F (s)R 2 (s).Per ottenere la soluzione del problema possiamo antitrasformare. PoichéR 1 e R 2 sono funzioni razionali in cui il denominatore ha sempre gradomaggiore del numeratore, possiamo calcolare le antitrasformate r 1 e r 2 .Ricordando inoltre il teorema 1.7.1 sulla <strong>trasformata</strong> del prodotto <strong>di</strong> convoluzionesi potrà scriverey(t) =r 1 (t)+r 2 ∗ f(t).Supponiamo ora che l’equazione sia omogenea, cioè chef(t) = 0. In questocaso la soluzione si riduce a y(t) =r 1 (t). Tale soluzione si <strong>di</strong>ce la rispostalibera del problema.Se invece l’equazione è completa ma le con<strong>di</strong>zioni iniziali sono tutte nulle,cioè sey 0 = y 1 = ... = y n−1 = 0 la soluzione si riduce a y(t) =r 2 ∗ f(t).Tale soluzione si <strong>di</strong>ce la risposta forzata del problema.<strong>La</strong> soluzione del problema generale risulta dunque essere somma della rispostalibera e della risposta forzata.Esempio 1.10.1⎧⎨ x ′′ +3x ′ +2x = e tx(0) = 0⎩x ′ (0) = 1.Trasformando si ottienes 2 X − 0 − 1+3(sX − 0)+2X = 1s − 1se quin<strong>di</strong> X =(s 2 . Decomponendo in frazioni semplici si+3s + 2)(s − 1)ottieneX = 1 16 s − 1 − 2 13 s +2 + 1 12 s +1e antitrasformando si hax = 1 6 et − 2 3 e−2t + 1 2 e−t .Naturalmente un problema <strong>di</strong> questo tipo può essere risolto in modo moltosemplice considerando l’equazione caratteristica associata all’equazione, trovandole soluzioni dell’equazione omogenea e infine una soluzione particolare dell’equazionecompleta. Se però il termine noto f(x) non è una funzione continua, talitecniche non sono utilizzabili.


28 CAPITOLO 1. LAPLACEEsempio 1.10.2 Siasi risolva il problemaf(t) ={ 0 se t21 se t ∈ [0, 1)−1 se t ∈ [1, 2]⎧⎨ x ′′ + x = fx(0) = 0⎩x ′ (0) = 0<strong>La</strong> funzione f si può scrivere utilizzando la funzione <strong>di</strong> Heaviside comef(t) =u(t) − 2u(t − 1) + u(t − 2). Calcoliamo R 2 (s) = 11+s. <strong>La</strong> sua2anti<strong>trasformata</strong> è r 2 (t) = sin t. Poiché le con<strong>di</strong>zioni iniziali sono nulle lasoluzione del problema è la risposta forzata x(t) =r 2 ∗ f(t) = sin t ∗ f(t).Otteniamo allora∫ tx(t) = f(t − τ) sin τdτ =(∫ t=0) (∫ t−1sin τdτ u(t)−2 sin τdτ00.;) (∫ t−2)u(t−1)+ sin τdτ u(t−2) =0=(1− cos t)u(t) − 2(1 − cos(t − 1))u(t − 1) + (1 − cos(t − 2))u(t − 2).In modo simile si possono risolvere anche sistemi lineari del tipo x ′ = Ax+f,dove x è un vettore (colonna) <strong>di</strong> IR n , A è una matrice n×n e f è una funzionevettoriale in n componenti. Un tale problema può sempre essere ricondottoad un problema in un’unica equazione <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne n, ma può anche essererisolto <strong>di</strong>rettamente.Esempio 1.10.3⎧x ⎪⎨′ =2yy ′ =4x − 2y⎪⎩ x(0) = 1y(0) = 0Trasformando <strong>di</strong>rettamente il sistema, si ottiene{ sX − 1=2YsY =4X − 2Ye, risolvendo il sistema algebrico,⎧s +2⎪⎨ X =s 2 +2s − 84⎪⎩ Y =s 2 +2s − 8.


1.11. CIRCUITI ELETTRICI 29da cui x(t) = 2 3 e2t + 1 3 e−4t e y(t) = 2 3 e2t − 2 3 e−4t .Conclu<strong>di</strong>amo con un esempio <strong>di</strong> applicazione della <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>placead un’equazione integrale.Esempio 1.10.4 Si risolva l’equazioneper t>0.y(t) = cos t +∫ tL’equazione proposta si può scrivere comeTrasformando si hada cuie quin<strong>di</strong>e in definitivay(t) = 1 4Y (s) = 1 40(t − τ)y(τ)dτy(t) = cos t + t ∗ y(t).Y (s) =Y (s) =s1+s 2 + 1 s 2 Y (s)s 3(s 2 − 1)(s 2 +1)( 1s − 1 + 1s +1 + 1s − i + 1 )s + i(e t t + e −t + e it + e −it) = 1 (cosh t + cos t).21.11 Applicazioni ai circuiti elettriciConsideriamo un circuito elettrico nel quale sono inseriti, in serie, una resistenzaR, una capacità C, un’induttanza L, una forza elettromotrice V eun interruttore. In<strong>di</strong>chiamo con i(t) la corrente che percorre il circuito econ q(t) la carica del condensatore all’istante t. Consideriamo come istanteiniziale t 0 = 0 l’istante in cui viene chiuso l’interruttore e in<strong>di</strong>chiamo conq 0 la carica iniziale del condensatore. Avremo alloraL’equazione <strong>di</strong> equilibrio èq(t) =q 0 +∫ t0i(τ) dτ.


30 CAPITOLO 1. LAPLACEL <strong>di</strong>dt + Ri + 1 q(t) =v(t) t>0Cche si può anche scrivereL <strong>di</strong>dt + Ri + 1 C∫ t0i(τ)dτ + q 0C= v(t) t>0. (1.13)Supponiamo <strong>di</strong> voler calcolare la corrente i(t). Se la tensione v(t) è unafunzione <strong>di</strong>fferenziabile l’equazione 1.13 può essere <strong>di</strong>fferenziata a membro amembro e si ottiene un’equazione <strong>di</strong>fferenziale or<strong>di</strong>naria del secondo or<strong>di</strong>neLx ′′ + Rx ′ + 1 C x = v′ .Spesso accade però che la funzione v non sia neppure continua; in questocaso si può applicare <strong>di</strong>rettamente l’operatore <strong>di</strong> <strong>La</strong>place all’equazione integro<strong>di</strong>fferenziale1.13. Poiché i(0 + ) = 0 e ricordando il teorema 1.7.3 siottienesLI(s)+RI(s)+ 1sC I(s)+ 1sC q 0 = V (s),da cuiV (s)I(s) =sL + R + 1sC1<strong>La</strong> quantità T (s) =sL+R+ 1sC−q 0sC(sL + R + 1sC ).<strong>di</strong>pende soltanto dalle caratterisitiche delcircuito RLC e si chiama ammettenza <strong>di</strong> trasferimento. Potremo allorascrivereI(s) =T (s)V (s) − q 0T (s). (1.14)sCSupponiamo ora <strong>di</strong> conoscere la corrente e <strong>di</strong> voler calcolare la tensione.Dalla 1.14 si ottieneV (s) = 1T (s) I(s)+ q 0sC .<strong>La</strong> funzione reciproca dell’ammettenza <strong>di</strong> trasferimento 1T (s) = sL+R+ 1sCsi chiama impedenza <strong>di</strong> trasferimento.Esempio 1.11.1 Determinare la corrente che percorre un circuito RLCnel quale R =2Ω, C = 117 F, L =1H, q 0 =0, v(t) =e −2t .


32 CAPITOLO 1. LAPLACE1.12 Applicazioni alle equazioni alle derivateparziali.<strong>La</strong> <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>place è uno strumento molto utile anche nello stu<strong>di</strong>odelle equazioni alle derivate parziali. Considereremo funzioni in duevariabili del tipo f(x, t), definite su opportuni sottoinsiemi Ω ⊆ IR 2 deltipo Ω = A × IR. Le funzioni si supporranno sempre nulle per ogni valore<strong>di</strong> x se t


1.12. EQUAZIONI ALLE DERIVATE PARZIALI 33dU(x) =sU(x) − x,dxche ha per soluzione la famiglia <strong>di</strong> funzioniU(x) =ce sx + x s + 1 s 2 .Il parametro c è costante rispetto a x, ma può ben <strong>di</strong>pendere da s.funzioni che otteniamo sono dunque del tipoLeU(x, s) =c(s)e sx + x s + 1 s 2 .<strong>La</strong> con<strong>di</strong>zione u(0,t) = t, <strong>trasformata</strong>, <strong>di</strong>venta U(0,s) =ottiene U(x, s) = x s + 1 se antitrasformando u(x, t) =x + t.21 s 2 , da cui siVe<strong>di</strong>amo ora un esempio <strong>di</strong> applicazione delle traformate <strong>di</strong> <strong>La</strong>place all’equazionedella corda vibrante.Esempio 1.12.2 Si consideri il problema alle derivate parziali:⎧∂ 2 y∂t 2 = a2 ∂2 y∂x 2 x>0, t > 0;⎪⎨ y(x, 0 + )=0;∂y∂t (x, 0+ )=0;(1.16)y(0,t)=f(t) (f(0) = 0);⎪⎩ lim y(x, t) =0.x→+∞L’equazione rappresenta il moto y(x, t) lungo l’asse y <strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> unacorda <strong>di</strong> posizione x al tempo t, corda inizialmente ferma lungo l’asse xnella quale viene mosso l’estremo sinistro secondo l’andamento f(t). Ilparametro reale positivo a rappresenta la ra<strong>di</strong>ce quadrata del √ rapporto traTla tensione della corda e la densità lineare della massa a =ρ .L’equazione <strong>trasformata</strong>, imponendo le con<strong>di</strong>zioni iniziali, si riduce ad un’equazioneor<strong>di</strong>naria lineare del secondo or<strong>di</strong>ne:s 2 Y = a 2 d2 Ydx 2 .<strong>La</strong> soluzione generale <strong>di</strong> tale equazione èY (x, s) =c 1 e − s a x + c 2 (s)e s a x .


34 CAPITOLO 1. LAPLACEImponendo le con<strong>di</strong>zioni al contorno si ottiene la soluzioneY (x, s) =F (s)e − x a s .Antitrasformando, tenendo presente la formula della funzione traslata 1.8,si ottiene(y(x, t) =f t − x ) (u t − x ).a a<strong>La</strong> soluzione ci <strong>di</strong>ce che la corda resta ferma nel punto x per un tempopari a x a, dopo<strong>di</strong>ché esibisce nel punto lo stesso moto che viene impressonell’estremo sinistro della corda.Il seguente esempio considera l’equazione del calore su un filo infinito.Esempio 1.12.3 Si consideri il problema alle derivate parziali:⎧∂u⎪⎨ ∂t − ∂2 u=0 per 0


1.12. EQUAZIONI ALLE DERIVATE PARZIALI 35necessariamente è a = 0 e quin<strong>di</strong> b =Φ(s) eU(x, s) =Φ(s)e −√sx . <strong>La</strong>nostra soluzione sarà perciòu(x, t) =ϕ ∗L −1 {e −√sx }(t).Non ci resta che calcolare l’anti<strong>trasformata</strong> della funzione F (s) =e −√sx .Ricordando la formula <strong>di</strong> Riemann-Fourier si haf(t) = 12πilimλ→+∞∫ k+iλk−iλe st e −√ sx ds.Supporremo t>0 (nel caso opposto il calcolo è semplice).Si noti che la funzione e −√ sx è polidroma avendo un punto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ramazionein 0. Effettuiamo perciò un “taglio” nel semiasse reale negativo. Avremoallora √ s = √ ρe iϑ 2 se s = ρe iϑ . Consideriamo un circuito che comprendeil segmento [k − iR, k + iR], l’archetto <strong>di</strong> raccordo S 1 , l’arco <strong>di</strong> cerchio nelsecondo quadrante C R1 = {Re iϑ : π 2≤ ϑϑ>−π}, il segmento lungo il taglio nel terzo quadrante [−ɛ, −R],l’arco <strong>di</strong> cerchio nel terzo quadrante C R2 = {Re iϑ : −π < ϑ ≤ − π 2 },l’archetto <strong>di</strong> raccordo S 2 .C R1S 1ΓC 1 εΓ 2k+iRkC R2S 2k-iRLungo gli archetti S 1 e S 2 il contributo è infinitesimo per R → +∞. Infatti,se s ∈ S 1 o s ∈ S 2 si ha R(s) ≤ k e R( √ s) ≥ √ 2ρ2. Pertanto il modulo <strong>di</strong>e st−x√s xραt− √si maggiora con e 2 , una quantità infinitesima per ρ → +∞.L’integrale calcolato nel circoletto C ɛ è invece infinitesimo per ɛ → 0 +essendolim e ɛeiϑt e −√ ɛe iϑ 2 x ɛie iϑ dϑ =0.∫ −πɛ→0 + π


36 CAPITOLO 1. LAPLACELungo gli archi C R1 e C R2 il contributo è pure infinitesimo per R → +∞.Ve<strong>di</strong>amo ad esempio il caso t>0 sull’arco C R1 . Il modulo della funzioneintegranda sul cerchio C R1 si può scrivere nella forma e ρt cos ϑ−√ ρx cos ϑ 2 ;e π 2 ≤ ϑ ≤ π. Ora, se 3 14π ≤ ϑ ≤ π si ha cos ϑ ≤−√ 2e cos( ϑ 2 ) ≥ 0,perciò e ρt cos ϑ−√ ρx cos ϑ 2 ≤ e −ρt √ 12 . Se inveceπ2 ≤ ϑ ≤ 3 4π si ha cos ϑ ≤0 e cos( 3π 8 ) ≤ cos( ϑ 2 ) ≤ √ 22 , perciò eρt cos ϑ−√ ρx cos ϑ 2 ≤ e −√ ρ cos( 3π 8 )x .Dunque si conclude che uniformemente rispetto a ϑ si ha e ρt cos ϑ−√ ρx cos ϑ 2 ≤max{e −√ ρ cos( 3π 8 )x ,e − √ ρt2 }. Perciò il modulo è infinitesimo per ρ → +∞. Inmodo simile si ragiona nell’altro caso.Valutiamo i contributi lungo i segmenti Γ 1 eΓ 2 .Lungo il segmento Γ 1 l’argomento <strong>di</strong> s è π, dunque s = −p, √ s = √ piavendo posto p := |s|. Si ottiene allora∫ +∞0e −pt e −i√ px dp.Lungo il segmento Γ 2 l’argomento <strong>di</strong> s è −π, dunque s = −p, √ s = − √ pi.Si ottiene alloraDunque12πilimλ→+∞∫ +∞∫ k+iλk−iλ−∫ +∞0e −pt e i√ px dp.e st e −√sx ds = − 1 [∫ +∞e −pt e −i√px dp −2πi 0= 1 e −pt 1 () e i√px − e −i√ pxdp = 1 π 0 2iπe me<strong>di</strong>ante la sostituzione p = u 2= 2 π∫ +∞0∫ +∞0ue −u2t sin(ux)du.∫ +∞e −pt sin( √ px)dp =Per calcolare l’ultimo integrale si può procedere nel modo seguente:I(x, t) =+ x 2t∫ +∞0∫ +∞0ue −u2t sin(ux)du =e −u2t cos(ux)du = x 2t[− 1 ] +∞2t e−u2t sin(ux) +0∫ +∞00e −u2t cos(ux)du.]e −pt e i√px dp =


1.12. EQUAZIONI ALLE DERIVATE PARZIALI 37Derivando rispetto a x la funzione 2txI(x, t) si ottiene(dI(x, t) 2t ) ∫ +∞= − ue −u2t sin(ux)du = −I(x, t);dx x0cioèda cuie integrandodI 2tdx x − I 2tx 2 = −I1 dII dx = 1 x − x 2tI(x, t) =A(t)xe − x24t .Per determinare A(t) osserviamo chedIx2x x2= A(t)e− 4t + A(t)x(− )e− 4tdx 2te quin<strong>di</strong> dIdx(0,t)=A(t). D’altra parteeperx =0∫dI +∞dx = u 2 e −u2t cos(ux)du0∫dI+∞dx (0,t)= u 2 e −u2t du ==[− u ] +∞t+2t e−u2cioè A(t) = √ π4t √ t e I(x, t) =00∫ +∞012t e−u2t du =√ π4t √ x2xe−tSi ottiene alloraxf(t) =2 √ πt 3 2e la soluzione del problema èxu(x, t) =ϕ ∗2 √ πt 3 24t .e − x24te − x24t .√ π4t √ t


38 CAPITOLO 1. LAPLACE1.13 Il comportamento asintotico della <strong>trasformata</strong>.In molti casi è <strong>di</strong>fficile o ad<strong>di</strong>rittura impossibile calcolare esplicitamente la<strong>trasformata</strong> o l’anti<strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> una funzione assegnata. Risulta quin<strong>di</strong>molto utile poter stu<strong>di</strong>are alcune proprietà della funzione <strong>trasformata</strong> Futilizzando la conoscenza della funzione f o, viceversa, poter stu<strong>di</strong>are alcuneproprietà della funzione f utilizzando proprietà note della funzione<strong>trasformata</strong> F , senza ricorrere al calcolo esplicito delle funzioni che interessano.Un teorema che ci dà informazioni sulla funzione <strong>trasformata</strong> F ,assumendo note le proprietà della funzione f si <strong>di</strong>ce teorema abeliano.Un teorema che ci dà informazioni sulla funzione f, assumendo note leproprietà della funzione <strong>trasformata</strong> F si <strong>di</strong>ce teorema tauberiano.Un primo esempio <strong>di</strong> teorema abeliano può essere considerato il teorema 1.4.4.Un altro teorema abeliano è il seguente:Teorema 1.13.1 Sia f una funzione trasformabile e supponiamo che esistalim f(t); allora esiste anche il lim sF (s) (supponiamo per como<strong>di</strong>tàt→∞ s→0 +s ∈ IR) e valelim sF (s) = lim f(t).s→0 + t→+∞Se esiste lim f(t) allora esiste anche il lim sF (s) e vale (con s ∈ IR)t→0 + s→+∞lim sF (s) = lim f(t).s→+∞ t→0 +Dimostrazione. Dimostreremo il teorema nell’ipotesi aggiuntiva in cuila funzione f sia derivabile su ]0, +∞[ e la funzione f ′ sia assolutamentetrasformabile. Supponiamo che esista lim f(t) e proviamo che esiste puret→∞lim sF (s).s→0 +Si ha per il Teorema 1.6.2 L{f ′ } = sF (s) − f(0 + ), da cuilims→0 + L{f ′ }(s) = lims→0 + sF (s) − f(0+ ).Usando la definizione <strong>di</strong> <strong>trasformata</strong> si ottiene anche=lims→0 + L{f ′ }(s) = lim∫ +∞0∫ +∞s→0 + 0e −st f ′ (t) dt =lim e −st f ′ (t)dt = lim f(t) −s→0 + t→+∞ f(0+ );


1.14. ESERCIZI 39da cui la tesi, purché si possa giustificare il passaggio del limite sotto il segnointegrale. Per fare ciò ricorreremo al teorema della convergenza dominata<strong>di</strong> Lebesgue. Sia λ 0 l’ascissa <strong>di</strong> assoluta convergenza della f ′ . Sia λ>λ 0 e si ponga g(t) =e −λt |f ′ (t)|. Poichè la funzione f ′ è assolutamentetrasformabile la funzione g(t) è integrabile su [λ, +∞] e domina la funzionee −st f ′ (t) (cioè |e −st f ′ (t)| ≤g(t) ses ≥ λ). Per il teorema <strong>di</strong> convergenzadominata <strong>di</strong> Lebesgue si può portare il segno <strong>di</strong> limite all’interno del segnointegrale.Supponiamo ora che esistaavràlimt→0 + f(t).Sempre nell’ipotesi semplificata silim sF (s) = lim L{f ′ (t)}(s)+f(0 + )=f(0 + );s→+∞ t→0 +tenendo conto del Teorema 1.4.4 applicato alla funzione f ′ .✷Il teorema 1.13.1 ci permette tra l’altro <strong>di</strong> calcolare lim f(t) e lim f(t)t→+∞ t→0 +utilizzando le trasformate se è noto che tali limiti esistono. Questo puòessere molto importante se ad esempio la funzione f è la soluzione <strong>di</strong> un’equazione <strong>di</strong>fferenziale. Si noti però che la conoscenza a priori dell’esistenzadel limite è essenziale. Ad esempio si consideri la funzione f(t) = sen t. <strong>La</strong><strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> f è F (s) = 1s 2 +1limt→+∞ f(t).e quin<strong>di</strong> lims→0 + sF (s) = 0, mentre non esisteEsempio 1.13.2 Sia F (s) =esistenti.tanh ss(s 2 +1) .Si trovino f(0) e f ′ (0), suppostiPoiché supponiamo esistenti f(0 + )ef ′ (0 + ) si può applicare il Teorema 1.13.1.Si ha alloralimt→0 + f(t) =lim sF (s) = lims→+∞s→+∞Inoltre L{f ′ } = sF − f(0) = tanh s(s 2 +1) , pertantolimt→0 + f ′ (t) =Dunque f(0) = f ′ (0) = 0.1.14 Esercizilim sL{f ′ } =s→+∞tanh s(s 2 +1) =0.s tanh slims→+∞ (s 2 +1) =0.Esercizio 1.14.1 Si calcoli la <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>place della funzionef(t) =t − 1 2 .


40 CAPITOLO 1. LAPLACE(Sol. √ πs .)Esercizio 1.14.2 Si calcoli la <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>place della funzione(Sol. F (s) = 1 sf(t) =n se n − 1


1.14. ESERCIZI 41Esercizio 1.14.8 Si calcoli l’anti<strong>trasformata</strong> della funzioneF (s) = arctan( 1 s ).(Sol. f(t) = sin tt.)Esercizio 1.14.9 Si calcoli l’anti<strong>trasformata</strong> della funzioneF (s) =ln(Sol. f(t) = 1 t (e3t + e −2t − 2 cos t).)s 2 +1(s + 2)(s − 3) .Esercizio 1.14.10 Si calcoli l’anti<strong>trasformata</strong> della funzione(Sol. f(t) = 2et √ π∫ √ t0e −u2 du).F (s) =1(s − 1) √ s .Esercizio 1.14.11 Si calcolino le antitrasformate delle funzioniF (s) = s(1 + e−3s )s 2 + π 2es(1 + e −3s )G(s) =(1 − e −3s )(s 2 + π 2 ) .(Sol. g(t)| [k,k+3) = cos πt per k ∈ IN).Esercizio 1.14.12 Risolvere con la <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>place il problema⎧⎨ x ′′ +4x ′ +13x = te −t ;x(0) = 0;⎩x ′ (0) = 2.(Sol. x(t) = 150 ((5t − 1)e−t + e −2t (cos 3t + 32 sin 3t)).)Esercizio 1.14.13 Risolvere con la <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>place il problema⎧⎨ x (4) +8x ′′ +16x =0;x(0) = x⎩′ (0) = x ′′ (0) = 0;x ′′′ (0) = 1.(Sol. x(t) = 116(sin 2t − 2t cos 2t).)


42 CAPITOLO 1. LAPLACEEsercizio 1.14.14 Risolvere con la <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>place il problema{x ′′′ +2x ′′ + x ′ = f(t);x(0) = x ′ (0) = x ′′ (0) = 0.dove f(t) è una funzione assegnata. (Sol. x(t) = ∫ t0 [1−(1+t−u)e−(t−u) ]f(u)du.)Esercizio 1.14.15 Risolvere con la <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>place il problema⎧⎨ x ′′ + tx ′ + x =0;x(0) = 1;⎩x ′ (0) = 0.(Sol. x(t) =e −t22 .)Esercizio 1.14.16 Risolvere con la <strong>trasformata</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>place il problema⎧⎨ x ′ = −4x − y + e −t ;y⎩′ = x − 2y; .x(o) =y(0) = 0(Sol. x(t) =− 1 4 e−3t + 1 2 te−3t + 1 4 e−t ; y(t) =− 1 4 e−3t − 1 2 te−3t + 1 4 e−t .)Negli esercizi che seguono si chiede <strong>di</strong> risolvere un circuito <strong>di</strong> equazione{L <strong>di</strong>dt + Ri + 1 q(t) =e(t);Ci(0) = 0con q(0) = 0.Esercizio 1.14.17 L =1,R=0,C =10 −4 ;e(t) =(Sol. i(t) =(1− u(t − 2π)) sin 100t).{ 100 se 0 ≤ t


1.14. ESERCIZI 43Esercizio 1.14.19 Una massa <strong>di</strong> peso unitario è attaccata ad una mollaleggera che viene tesa <strong>di</strong> 1 metro da una forza <strong>di</strong> 4 kg. <strong>La</strong> massa è inizialmentea riposo nella sua posizione <strong>di</strong> equilibrio. All’istante t =0unaforza esterna f(t) = cos(2t) viene applicata alla massa, ma al tempo t =2πla forza viene spenta istantaneamente. Si trovi la funzione posizione x(t)della massa. (Il problema si traduce nell’equazione x ′′ +4x = f(t); x(0) =x ′ (0) = 0).(Sol. x(t) = 1 4 t sin 2t se t

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