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1. Stato dell’arte1.1 Lo sviluppo degli Eco-Industrial ParkIl settore <strong>in</strong>dustriale è tradizionalmente responsabile di ripercussioni negative sull’ambiente, conseguentiall’adozione di modelli di produzione <strong>in</strong>sostenibili. Lo sfruttamento eccessivo di materieprime, l’utilizzo di risorse energetiche non r<strong>in</strong>novabili, l’emissione di sostanze <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>anti e la produzionedi rifiuti hanno costituito f<strong>in</strong>o ad oggi un punto di debolezza per il comparto produttivo emanifatturiero.L’approccio suggerito dall’Ecologia Industriale offre una valida alternativa per realizzare gli o-biettivi di sostenibilità <strong>in</strong> campo <strong>in</strong>dustriale, adottando il pr<strong>in</strong>cipio di precauzione e prevenzionedall’<strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amento ed abbandonando l’approccio end-of-pipe tipico dei sistemi produttivi tradizionalidi tipo l<strong>in</strong>eare.Non esiste una def<strong>in</strong>izione univoca di Ecologia Industriale. Le radici di tale discipl<strong>in</strong>a possonoessere r<strong>in</strong>tracciate negli anni ‘60, quando vennero svolte le prime analisi sui sistemi produttivi. Aricevere su di sé l’attenzione mondiale fu però nel 1989 una ricerca della General Motors, condottadagli scienziati Frosch e Gallopoulos, i quali elaborarono la metafora di ecosistema <strong>in</strong>dustriale.Allenby nel 1992 suggerisce di considerare l’Ecologia Industriale uno strumento per raggiungeree mantenere lo sviluppo sostenibile. Tale strumento “consiste <strong>in</strong> una visione sistemica dell’attivitàeconomica umana e delle sue <strong>in</strong>terazioni con i sistemi biologici, chimici e fisici, con l’obiettivoultimo di stabilire e mantenere la specie umana a livelli che siano sostenibili <strong>in</strong>def<strong>in</strong>itamente purcont<strong>in</strong>uando l’evoluzione tecnologica, economica e culturale”. Uno dei maggiori promotori dell’-Ecologia Industriale, Robert A. Frosh, sostiene <strong>in</strong>oltre che tale discipl<strong>in</strong>a “è basata su una sempliceanalogia con gli ecosistemi ecologici naturali (…). La struttura di sistema dell’ecologia naturalee la struttura di un sistema <strong>in</strong>dustriale, o di un sistema economico, sono estremamente simili”.Sulla necessità di imitare gli ecosistemi naturali <strong>in</strong>terviene anche Tibbs con un <strong>in</strong>teressante contributo:“L’Ecologia Industriale co<strong>in</strong>volge la progettazione delle <strong>in</strong>frastrutture <strong>in</strong>dustriali come sefossero una serie di ecosistemi artificiali <strong>in</strong>terconnessi che si <strong>in</strong>terfacciano con l’ecosistema globalenaturale (…). Essa prende <strong>in</strong> considerazione lo schema dell’ambiente naturale come modelloper risolvere problemi ambientali e creare un nuovo paradigma per il sistema <strong>in</strong>dustriale nel processoproduttivo”. Tibbs, nello stesso documento, descrive gli obiettivi che l’Ecologia Industrialesi propone di raggiungere: “<strong>in</strong>terpretare e adattare la comprensione del sistema naturale e applicarloalla progettazione di un sistema artificiale, per cercare di ottenere un modello di <strong>in</strong>dustrializzazioneche non sia solo molto efficiente, ma anche <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>secamente adattato alla tolleranza e allecaratteristiche del sistema naturale”. Per Lowe un ulteriore obiettivo è quello di “rendere il piùpossibile ciclici i sistemi <strong>in</strong>dustriali per realizzare un sistema a circuito chiuso, che preveda una9

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