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L'INFERMIERE: VITTIMA O SOPRAVVISSUTO - Counselling-care.it

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sulla richiesta di supporto sociale, infatti il 54% sono disposti a confrontarsi con i colleghidopo una giornata o un evento emotivamente pesante. Il campione con anzian<strong>it</strong>à che vadagli 11 ai 30 anni ha una distribuzione più equa delle strategie, l’unico dato interessantedi chi ha un’anzian<strong>it</strong>à compresa tra i 21 e i 30 anni è che preferisce non ricorrere alleabil<strong>it</strong>à professionali, si è già allontanato dall’idea che il tecnicismo possa essere sufficientea tutelarlo dall’eccessivo coinvolgimento. Appare comunque evidente, dai dati generali,quanto sia pesante la s<strong>it</strong>uazione di burn-out emotivo, il bisogno di aiuto che deve esseregarant<strong>it</strong>o all’operatore, già dai primi anni di attiv<strong>it</strong>à lavorativa. L’infermiere/a ha ildir<strong>it</strong>to/dovere di ricer<strong>care</strong> un valido supporto per potersi r<strong>it</strong>enere “sopravvissuto”. Ildesiderio di essere aiutati è palesato da un 64% dei colleghi che vorrebbe rivolgersi ad unaesperto in caso di difficoltà emotiva e da più di un 50% che ha sent<strong>it</strong>o parlare di counselingall’interno di percorsi formativi. Interessante è sapere che purtroppo ben il 75% non ha maiaffrontato un percorso formativo che lo aiutasse ad elaborare le proprie emozioni. Appareevidente che si favoriscono sempre corsi di formazione che privilegiano la preparazionetecnico-strumentale. Ai colleghi è stato inoltre chiesto cosa avrebbero prefer<strong>it</strong>o gli fosseproposto, ai fini di sviluppare una maggiore capac<strong>it</strong>à all’elaborazione degli eventi e allosviluppo di più adeguate strategie di coping. La maggioranza ha prefer<strong>it</strong>o il Gruppo Balinto il Role Playing oppure un counselor permanente all’interno della struttura. Inconclusione dai dati rilevati appare chiaramente la presenza di tassi elevati di sofferenzanell’operatore. L’infermiere che è parte in causa ed è direttamente coinvolto“nell’assunzione quotidiana di sofferenza” diventa l’attore principale del coinvolgimentoemotivo. Questo continuo contatto con il dolore lo indurisce interiormente e lo allontanadalla scelta che ha fatto, quella di offrire aiuto e cura a chi ne necess<strong>it</strong>a. Da questa ricercaè quanto mai chiaro che il problema dello stress emotivo esiste e che spesso non èmanifesto, lo si allontana quasi non ci riguardasse. Solo un attenta analisi ha permesso chela realtà fosse visibile in tutta la sua grav<strong>it</strong>à. Appare evidente quanto il collega che iniziala nostra professione esca dal periodo di studi privo di una formazione adeguata, che lotuteli per escludere la possibil<strong>it</strong>à che il burn-out emotivo lo colpisca. La spintamotivazionale, presente agli inizi dell’attiv<strong>it</strong>à, non è sufficiente a difenderlo, le sueaspettative di un ambiente lavorativo diverso, più attento alle difficoltà emotivedell’operatore vengono ben presto, e in più occasioni disattese. Solo con il passare deglianni l’esperienza aiuta ad affrontare e ad affinare le strategie di coping. Il percorso però èLXXXVII

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