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L'INFERMIERE: VITTIMA O SOPRAVVISSUTO - Counselling-care.it

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un passato personale doloroso di errori o occasioni perdute, di storie consumate male onon vissute affatto, è pur sempre un ripatteggiamento con quanto si è stati. Questariconciliazione - un’assoluzione talvolta certo difficile - procura all’autore della propriav<strong>it</strong>a emozioni di quiete. Ciò che è stato poteva forse compiersi altrimenti, la storia avrebbepotuto conoscere altri finali, ma, comunque sia, ora quella storia è ciò che è. E si tratta dicer<strong>care</strong> di amarla poiché la nostra storia di v<strong>it</strong>a è il primo e ultimo amore che ci è dato insorte. Per tale motivo il pensiero autobiografico in certo qual modo ci cura; ci fa sentiremeglio attraverso il raccontarci e il raccontare che diventano quasi forme di liberazione edi ricongiungimento. 121 La scr<strong>it</strong>tura autobiografica ( pratica che sta iniziando a diffondersiin alcuni servizi) consente di r<strong>it</strong>rovarsi, di ridare un senso alla propria ident<strong>it</strong>à personale eprofessionale, di “ ri-progettarsi” nel progettare la cura. L’autobiografia professionaleaccresce la consapevolezza di sé, sgorga da un intuizione che mette a fuoco un vissuto, chedà parola a una sensazione rimasta indefin<strong>it</strong>a, che depone sulla carta una delusione, unagioia commossa. “ La ver<strong>it</strong>à di ciò che accade nel seno nascosto del tempo è il silenziodelle v<strong>it</strong>e, che non può essere detto (…): Ma è proprio ciò che non si può dire che bisognascrivere” 122 Alla parola scr<strong>it</strong>ta, si affidano, quei moti dell’anima generalmente taciuti eallontanati entro rapporti che devono soggiacere alle tecniche. 123 Il lavoro dell’aver curaha bisogno di riflessiv<strong>it</strong>à e saggezza, della capac<strong>it</strong>à di elaborare pensieri in dialogocontinuo con l’esistenza. Il vuoto di sapere e di competenze, sulle diverse forme di disagioprofessionale, può iniziare ad essere colmato attraverso la scr<strong>it</strong>tura di sé, quella scr<strong>it</strong>turaintesa come “ luogo interiore di benessere e di cura”, “ esercizio filosofico applicato a sestessi.” (Demetrio, 1995, p. 10).La rilevanza della narrazione come strumento formativo edi cura è ins<strong>it</strong>a nella capac<strong>it</strong>à di far emergere gli aspetti più significativi dell’esperienzavissuta. La sua final<strong>it</strong>à è sviluppare nuovi atteggiamenti nei confronti di se stessi e dellefunzioni svolte, imparando a riflettere sui modi in cui si vive la relazione. Nella formazionein amb<strong>it</strong>o san<strong>it</strong>ario, come abbiamo più volte sottolineato, viene data spesso la prior<strong>it</strong>à allecompetenze scientifiche tralasciando quelle umanistiche. Ma, oltre al sapere scientifico, èimportante acquisire e sviluppare anche la capac<strong>it</strong>à di ascolto, di comprensione e dirispetto. La responsabil<strong>it</strong>à di coloro che lavorano nella cura si acquisisce formandosi ancheattraverso la metodologia della narrazione, dove il soggetto in apprendimento narra di sé;121 D. Demetrio: “Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé”, 1995, p.10-11.122 M. Zambrano:”Verso un sapere dell’anima”,1996, p. 25-26.123 V.Iori: “Nuove fragil<strong>it</strong>à e lavoro di cura”, 2008,p. 235.LXX

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