innovamento e alla riflessione, è da sempre una spinta motivazionale di cresc<strong>it</strong>a.All’interno dell’attiv<strong>it</strong>à formativa possiamo trovare diverse approcci, abbiamo già parlatodel counseling, un modo breve ed immediato per dare sollievo a chi lo richiede,all’importanza che rivestono strategie di coping adeguate e ora, di segu<strong>it</strong>o, andremo adelen<strong>care</strong> brevemente altre metodologie tra cui i Gruppi Balint, il Role play e l’utilizzodell’autobiografia per la cura del sé.GRUPPI BALINTMichel Balint nacque a Budapest nel 1896. Formatosi come medico psichiatra epsicanalista affermò che l’idea di permettere al medico di utilizzare sia la terapiafarmacologia, sia la psicoterapia, in vista dei bisogni del suo malato, era stata per lui unafonte d’interessi fin dall’epoca dei suoi studi in medicina. Balint coltivò questa idea,sperimentandola con un gruppo di medici generici già negli anni trenta, nonostante lediffidenze destate da questi gruppi, che ne ostacolarono lo sviluppo. Poco prima dell’iniziodell’ultima guerra emigrò a Londra dove, a partire dal 1950, con la moglie Enid, organizzòuna serie di seminari per medici alla clinica Tavistock. Era nato così e si diffondeva, il“Gruppo Balint” 115 . L’elemento fondamentale, che caratterizza il Gruppo Balint, èconsiderare la central<strong>it</strong>à della persona. Saper ascoltare diventa così il primo obiettivo daraggiungere con la formazione balintiana. Come dice Balint “con un terzo occhio” e“attraverso tutti i pori della pelle”. 116 Il gruppo, nella sua conduzione più classica, ècomposto da infermieri, medici che con la conduzione di uno psichiatra di formazionepsicanal<strong>it</strong>ica, discutono quei casi della loro pratica professionale che sono stati causa didifficoltà sul piano emotivo-relazionale con il paziente. La frequenza degli incontri puòessere settimanale o quindicinale e la durata nel tempo dell’esperienza è di almeno un paiodi anni. Il gruppo ottimale è generalmente formato da 10-15 partecipanti che devono sederein circolo e parlare avendo ciascuno la possibil<strong>it</strong>à di osservare tutti gli altri. Questacaratteristica permette di definire il gruppo Balint come “piccolo gruppo” o “ gruppo vis-àvis”.Come valido mezzo di prevenzione del burn-out emotivo, il Gruppo Balint consente115 M.L. Bellini, G.Marasso ,D.Amadori, W. Orrù, L.Grassi, P.G.Casali,P.Bruzzi:” Manuale diPsiconcologia”, ed<strong>it</strong>o da Masson p.928.116 SIMP, Società Italiana Medicina Psicosomatica http://nuke.simp<strong>it</strong>alia.com, Marzo 2009.LXVI
l’apprendimento emozionale di nuove capac<strong>it</strong>à, perché la comprensione del partecipantedipende sia dalla capac<strong>it</strong>à conscia d’ascolto, sia dalla recettiv<strong>it</strong>à inconscia dell’animatore. Ipartecipanti sono messi in contatto con esperienze psicologiche ancora informi, pocostrutturate ma intense. Colui che espone il caso clinico, esprime anche il proprio vissutoemozionale, durante la riunione di gruppo trasmette una molteplic<strong>it</strong>à di segnali e dicomunicazioni, anche non verbali, talvolta contradd<strong>it</strong>ori e apparentemente privi disignificato. Questi segnali diventano comprensibili soltanto attraverso la risonanzaemozionale che producono ai partecipanti del gruppo. Questo fenomeno di risonanza èbasato sui processi psichici dell’identificazione proiettiva e della personificazione delleemozioni, molto presenti nel Gruppo Balint. E’ stato ipotizzato che l’uomo è naturalmentee spontaneamente ricettivo alla risonanza emotiva; nella personificazione enell’identificazione proiettiva riconosciamo alcuni processi psichici primordiali, basecomune dell’empatia e dell’intuizione del vissuto altrui. Il Gruppo Balint diventa occasioneper ricevere consigli e indicazioni, si hanno inoltre a disposizione diversi vertici diosservazione. L’ascolto si diversifica e si arricchisce: diviene anche ascolto di sé e delleproprie reazioni emotive di fronte alla sofferenza. All’ interno del gruppo si portano allaluce emozioni ove ciascun individuo può aiutare l’altro a riconoscerle, a esprimerle, acontenerle e a trasformarle. Oltre ad esplic<strong>it</strong>arsi la risonanza come fenomeno, è presenteanche il rispecchiamento, attraverso il quale, aspetti si sé spesso inconsapevoli vengonocolti nell’altro. Quando l’incontro rivela anche nostre qual<strong>it</strong>à di sol<strong>it</strong>o va tutto bene,quando riflette qualcosa di noi che non ci piace è più facile che si tenti, con modal<strong>it</strong>à d<strong>it</strong>ipo proiettivo, di disconoscerla e di collocarla solo nell’altro. 117 Il Gruppo Balint non èsolo il mezzo supportivo che si è rivelato di util<strong>it</strong>à per chi lavora nelle helping-professionma presenta vantaggi che presentano costi e tempi lim<strong>it</strong>ati, visto il grande impegno di orelavorative degli operatori. Una peculiar<strong>it</strong>à non trascurabile è che il sostegno proveniente daun gruppo di lavoro, viene r<strong>it</strong>enuto, da chi lo sperimenta, molto ricco di stimoli permigliorare il proprio rapporto con se stessi e migliora anche la capac<strong>it</strong>à d’interazione conl’utente.117 N.Rossi: “Psicologia clinica per le professioni san<strong>it</strong>arie”, 2004, p. 266-267.LXVII
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