L'INFERMIERE: VITTIMA O SOPRAVVISSUTO - Counselling-care.it

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progettazione dei servizi, per orientarsi nella professione con quell’intelligenza del cuoreche rende significativo il legame tra vita emotiva e vita intellettiva. 864.3.3. EMPATIAAbbiamo visto quanto la capacità empatica sia componente importante dell’intelligenzaemotiva, il relazionarsi con gli altri, ma soprattutto comprendere e sentire le loro emozioni,dare un “peso” un “valore” ai loro sentimenti. All’interno della professione infermieristica,tale risorsa è importante per interagire con il malato, ma lo diventa anche nel rapportocon i colleghi. La condivisione dei momenti difficili della giornata, dei disagi interioririchiede buone capacità di immedesimazione, è un fondersi con l’esperienza altrui che dàforza e ci impedisce di pensare che siamo soli o inadeguati alla professione. Spesso nellacura dell’altro si ha paura di essere feriti e così, a volte, ci si trincera, si alzano barriere perproteggersi dall’incontro e ci si allontana dalla verità. La relazione “io-tu” diviene quindiluminosa od oscura e lascia entrare o contrasta la solitudine e la con-divisione.(V.Iori2008). Assumerci la capacità di sentire la realtà dell’altro determina quanto sia importantel’empatia. Empatia come co-sentire che consente ad un soggetto di avvertire l’altro nel suoessere proprio. Quando si è capaci di empatia accade che l’esperienza di altri, quindi ciòche non abbiamo vissuto e che non vivremo mai, diventi elemento della nostra esperienza.Ma l’empatia non va concepita come il confondersi totalmente con l’altro “ la proiezionedella propria personalità sulla personalità di un’altra persona per comprenderla meglio;l’identificazione intellettuale di sé stessi con un altro” 87 , ma con l’opera della Stein, siesclude qualsiasi forma di identificazione confusiva con l’altro. Essa definisce l’empatia lacapacità di cogliere l’esperienza vissuta estranea, e concepisce l’ atto di cogliere come unproiettarsi sull’altro ma come accoglienza dell’esperienza estranea. L’altro rimaneestraneo e da me distinto. Empatizzare non significa proiettarsi nell’esperienza altrui, ma86 V. ori, M.Rampazi “ Nuove fragilità e lavoro di cura”, 2008, p.33.87 N. Noddings: “Starting at home. Caring and Social Policy” University of California Press, 2002, p.13.L

insieme: co-sentire. 88 L’empatia perciò non è unipatia (L.Mortari, 2006), deve esserepresente la distinzione tra me, e l’esperienza dell’altro, che io accolgo ma che nonrappresenta comunque un vissuto originario. Dobbiamo perciò essere coscienti che nonsiamo gli attori dell’esperienza originaria dell’altro, anche se abbiamo ben vivo quale sial’essenza del suo vissuto. Il nostro può essere visto come un sentire pensoso. 89 Ci si deveperò allontanare da pensieri di onnipotenza, ci deve essere tolta l’illusione di unacomprensione perfetta del sentire altrui, i pensieri efficaci richiedono sempre una certacapacità di autocritica. Costruire una relazione in cui dell’altro è salvaguardata latrascendenza significa rinunciare ad ogni forma di potenza e situarsi “in una passività piùpassiva di ogni passività” 90 , deve esserci volontà per un ascolto autentico che lasci liberospazio all’unicità dell’altro. Come si accennava all’inizio, all’interno del nostro lavoro èimportante interagire con i colleghi di lavoro per consentirci di elaborare i vissuti e crearequella che viene definita un’amicizia professionale. In questo tipo di relazione amicale isoggetti coinvolti attivano una comunicazione complessa che si nutre delle esperienzeempatiche di entrambi, cosicché ciascuno, oltre a far risuonare dentro di sè l’esperienzadell’amico, si attiva per rendere empatizzabile la propria esperienza all’altro; ciò permetteuna contemporanea bifocalizzazione dell’attività cognitiva, in quanto impegnata sia adesplicitare il proprio vissuto ma anche a comprendere quello altrui 91 . Diventa perciòimportante che all’interno delle nostre realtà lavorative si creino e coltivino relazioni diamicizia professionale che facilitino il confronto delle emozioni reciproche.4.3.4. COMUNICAZIONE ED ASCOLTOComunicazione ed ascolto sono intimamente legati fra loro ed acquistano significatoquando è presente anche un coinvolgimento empatico. Al di là dei tecnicismi che richiedela nostra professione è utile fermarsi a riflettere, allargare le nostre conoscenze ed imparare88 E. Stein.: “Il problema dell’empatia”, 1998, p.71-84.89 L.Mortari: “La pratica dell’aver cura” , 2006, p. 120.90 E. Lèvinas : “Altrimenti che essere o Al di là dell’ essenza”, 1991, p.20.91 L. Mortari: “La pratica dell’aver cura”, 2006, p. 121.LI

insieme: co-sentire. 88 L’empatia perciò non è unipatia (L.Mortari, 2006), deve esserepresente la distinzione tra me, e l’esperienza dell’altro, che io accolgo ma che nonrappresenta comunque un vissuto originario. Dobbiamo perciò essere coscienti che nonsiamo gli attori dell’esperienza originaria dell’altro, anche se abbiamo ben vivo quale sial’essenza del suo vissuto. Il nostro può essere visto come un sentire pensoso. 89 Ci si deveperò allontanare da pensieri di onnipotenza, ci deve essere tolta l’illusione di unacomprensione perfetta del sentire altrui, i pensieri efficaci richiedono sempre una certacapac<strong>it</strong>à di autocr<strong>it</strong>ica. Costruire una relazione in cui dell’altro è salvaguardata latrascendenza significa rinunciare ad ogni forma di potenza e s<strong>it</strong>uarsi “in una passiv<strong>it</strong>à piùpassiva di ogni passiv<strong>it</strong>à” 90 , deve esserci volontà per un ascolto autentico che lasci liberospazio all’unic<strong>it</strong>à dell’altro. Come si accennava all’inizio, all’interno del nostro lavoro èimportante interagire con i colleghi di lavoro per consentirci di elaborare i vissuti e crearequella che viene defin<strong>it</strong>a un’amicizia professionale. In questo tipo di relazione amicale isoggetti coinvolti attivano una comunicazione complessa che si nutre delle esperienzeempatiche di entrambi, cosicché ciascuno, oltre a far risuonare dentro di sè l’esperienzadell’amico, si attiva per rendere empatizzabile la propria esperienza all’altro; ciò permetteuna contemporanea bifocalizzazione dell’attiv<strong>it</strong>à cogn<strong>it</strong>iva, in quanto impegnata sia adesplic<strong>it</strong>are il proprio vissuto ma anche a comprendere quello altrui 91 . Diventa perciòimportante che all’interno delle nostre realtà lavorative si creino e coltivino relazioni diamicizia professionale che facil<strong>it</strong>ino il confronto delle emozioni reciproche.4.3.4. COMUNICAZIONE ED ASCOLTOComunicazione ed ascolto sono intimamente legati fra loro ed acquistano significatoquando è presente anche un coinvolgimento empatico. Al di là dei tecnicismi che richiedela nostra professione è utile fermarsi a riflettere, allargare le nostre conoscenze ed imparare88 E. Stein.: “Il problema dell’empatia”, 1998, p.71-84.89 L.Mortari: “La pratica dell’aver cura” , 2006, p. 120.90 E. Lèvinas : “Altrimenti che essere o Al di là dell’ essenza”, 1991, p.20.91 L. Mortari: “La pratica dell’aver cura”, 2006, p. 121.LI

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