ilevanza. Alcuni soggetti tendono ad attribuire al lavoro significati personali, legati alledinamiche di personal<strong>it</strong>à, che possono compromettere l’efficacia individuale. KarenHorney 59 ha tracciato alcune modal<strong>it</strong>à di base di tipo disadattivo descrivendoledettagliatamente. Vi sono i tipi espansivi, soggetti che ipervalutano l’attiv<strong>it</strong>à professionale,non accettano cr<strong>it</strong>iche e non accettano il lavoro altrui, tendendo a sottovalutare le difficoltàe, se narcisisti , mostrano un rifiuto pregiudizievole nell’ammettere che esistono lim<strong>it</strong>i alleloro possibil<strong>it</strong>à, non riescono a sentirsi uguali agli altri, sono incapaci di compiere sforziaffettivi, hanno una bassa tolleranza alle frustrazioni e possono cedere di fronte alle primedifficoltà. L’arrogante-rivendicativo che appare dominato dalla passione per il lavoro,tuttavia è inconcludente, sterile, può apparire un lavoratore prodigioso ma nella realtà deifatti non riesce ad apportare seri contributi personali. Nelle s<strong>it</strong>uazioni serie non regge, silascia dominare dal panico. Al contrario delle figure espansive, vi è il tipo remissivo mirain basso, potrebbe rendere molto ma sul lavoro appare dominato da un ossessionantesentimento d’impotenza e futil<strong>it</strong>à, tende a soddisfare le esigenze di tutti e a disperdere leenergie. C’è poi il tipo rinunciatario , colui che si accontenta di poco, il suo più grandeostacolo è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dall’inerzia, ma è un’inerzia generale, che pervade gli aspetti globalidella v<strong>it</strong>a; si tratta di persone difficili da stimolare e da motivare. Tali caratteristiche dipersonal<strong>it</strong>à comportano uno spreco di energie umane, lim<strong>it</strong>ano l’approccio interpersonale ecreano s<strong>it</strong>uazioni complesse nei gruppi di lavoro.Un altro fattore che incide profondamente sulla vulnerabil<strong>it</strong>à al burn-out è lo stile diattribuzione causale: gli individui infatti possono tendere ad attribuire le cause dei proprisuccessi o insuccessi, e degli eventi in genere, prevalentemente a fattori esterni o interni.L’attribuzione delle cause di eventi, risultati e successi personali ad altri, alle circostanze oal caso ( locus of control esterno), piuttosto che alle proprie abil<strong>it</strong>à, ai propri sforzi eall’impegno personale (locus of control interno), si rivela maggiormente correlataall’insorgenza di burn-out ( Maslach, Schaufeli e Le<strong>it</strong>er 2001).59 K.Horney: “ Nevrosi e sviluppo della personal<strong>it</strong>à”, Casa ed<strong>it</strong>rice Astrolabio-Ubaldini, Roma,1981.XXXVI
4.2.3 ACCENNI LEGISLATIVILa legislazione <strong>it</strong>aliana, sino a non molto tempo fa, non aveva previsto articoli chedisciplinavano i cosiddetti “ danni emozionali” come avviene ad esempio negli Stati Un<strong>it</strong>i.Accenni sono all’interno della Cost<strong>it</strong>uzione <strong>it</strong>aliana ad esempio nell’Art. 32 e inosservanza all’ Art. 2087 del Codice Civile, rispetto agli obblighi del datore di lavoro, c’èquello di assicurare livelli organizzativi adeguati e garanti della tutela psicofisica delprestatore d’opera. Altri organi e in primis l’ INAIL, 60 – possono inviare ispettori presso leaziende e chiedere l’intervento di esperti per la codifica delle condizioni lavorative,esaminare e valutare le responsabil<strong>it</strong>à dell’azienda e le patologie evidenziate daldipendente. 61 Questo organismo fornisce, in base ad un testo unico, secondo il D.P.R 30giugno 1965 n.1124, un’indenn<strong>it</strong>à o una rend<strong>it</strong>a ai lavoratori che abbiano sub<strong>it</strong>o uninfortunio o abbiano contratto una malattia professionale.Va inoltre rilevato che ilConsiglio di Amministrazione dell’ INAIL nella Delibera. 473 del 26 luglio 2001, hamesso per oggetto le “ Malattie psichiche e psicosomatiche da stress e disagio lavorativo”dando probabilmente spazio al burn-out come malattia professionale. Non esistono peròveri e propri interventi ist<strong>it</strong>uzionalizzati per prevenire ed intervenire direttamente suifenomeni di stress emozionale. Questo chiaramente non significa che certi fenomeni nonesistono, ma che non si manifestano nell’immediato. Con la legge 626/94 e il servizio diPrevenzione e Protezione, e con l’ Un<strong>it</strong>à Operativa di Medicina Preventiva e SorveglianzaSan<strong>it</strong>aria si sta cercando di aumentare il benessere nei luoghi di lavoro e di eliminare ifattori di rischio. Questa attenzione nel caso del personale infermieristico è soprattuttolegata a danni derivanti dalla manipolazione grav<strong>it</strong>azionale e posturale dei pazienti, cheper quanto sia importante per il benessere fisico è irrilevante per il benessere psicologico enon è l’unico fattore di rischio professionale. L’approccio al burn-out comincia a trovare lasua giusta collocazione, come evidenzia il Piano San<strong>it</strong>ario Nazionale 2006-2008,60 INAIL, Direzione Generale, Disturbi psichici da costr<strong>it</strong>tiv<strong>it</strong>à organizzativa sul lavoro. Rischio tutelato ediagnosi di malattia professionale. Modal<strong>it</strong>à di trattazione delle pratiche. Circolare 71 del17/12/2003.61 F. Pellegrino: “Il burn-out come malattia professionale”, 2004, 45 (2): p.93-98.XXXVII
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