L'INFERMIERE: VITTIMA O SOPRAVVISSUTO - Counselling-care.it

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quindi propone un modello di burn-out a tre fasi: lo stress, la risposta emotiva e laconclusione difensiva. 54 Molti altri si sono occupati di definire il burn-out, ma nel 1982Perlman e Hartman, dopo aver esaminato tutta la letteratura inerente il burn-out dal 1974al 1980, giunsero a darne una definizione che tenta una sintesi delle precedenti: esso è unarisposta ad uno stress emotivo cronico caratterizzato da tre componenti: esaurimentoemotivo o fisico, ridotta produttività sul lavoro, spersonalizzazione. Nella traduzioneitaliana del termine si parla di operatore “cortocircuitato”, “usurato”, o più spesso fuso obruciato – esprime con una metafora efficace l’esaurimento dell’operatore e il suocedimento psicofisico, all’interno dell’attività lavorativa quotidiana. Prostrazione esvuotamento, che si esprimono sì a livello fisico, ma in particolare, ci interessano i risvoltiemotivi legati al contatto ripetuto con la sofferenza.FATTORI PSICOLOGICI PREDISPONENTI (CARATTERISTICHE DIPERSONALITA’)L’ approccio clinico al burn-out non può prescindere, come vedremo, dall’ analisi puntualedella personalità del soggetto, del suo modo di essere e di rapportarsi a se stesso e agli altri,del suo stile di vita. 55 Si intende per personalità “L’ espressione sempre più compiutadell’individuo nelle sue componenti morfologiche e fisiologiche, intellettive, cognitive,volitive, affettive e sociali, componenti che sono irripetibili nelle loro caratteristichesoggettive.” ( R. Zonta, 1998 ). Il problema va ricercato anche nella molteplicità emutevolezza della richieste e degli stimoli che ci provengono dall’esterno, cui non sempresi riesce a rispondere in termini positivi. E’ la capacità di adattamento individuale cheviene ad essere sollecitata di continuo. E il burn-out può esprimere senz’altro, in moltecircostanze, questa difficoltà a un continuo adattamento e riadattamento. Si ritiene infattiche in un contesto, come quello delle helping profession, carico di tensioni e fonti di stress:anche quando si lavora nelle migliori condizioni possibili, la natura stessa del lavorocomporta un carico emotivo che può favorire l’insorgenza di una condizione di disagiopsicologico. Nel burn-out esiste la difficoltà di misurarsi con le proprie emozioni e quindi54 M.L. Bellini,G. Marasso, D. Amadori, W. Orrù, L. Grassi, P.G. Casali, P. Bruzzi: “Psicooncologia”p.1042-1044.55 F. Pellegrino:” Oltre lo Stress: burn-out o logorio professionale?”, 2006, p.1.XXXIV

il non riconoscimento del problema con conseguente sentimento di rassegnazione rispettoalla vita. E’ questo un modo o meglio un tipo di difesa che consente di attenuare lasofferenza: spesso si sente dire dagli operatori “così è la vita”, uno slogan questo cheinsinua, a lungo andare, in queste persone l’idea che il modo in cui vanno le cose in questotipo di lavoro è il modo in cui vanno le cose in tutti i lavori! Non c’è soluzione! Occorreprovare ad ascoltarsi, a guardarsi dentro, a recuperare dentro di sé la motivazione e lapropria capacità di alimentare i desideri. Di fronte alle macerie dei propri ideali è quasi“normale” sentire il peso del fallimento. 56 Tra i fattori predisponesti, di cui occuperemo inparticolare, sono i fattori personali o individuali.Alcuni tratti di personalità sembrano aumentare la vulnerabilità al burn-out emotivo. Inuno studio condotto da McCraine nel 1988 57 , emersero alcune caratteristiche che rendonol’individuo più fragile e soggetto all’insorgenza del burn-out :- bassa autostima- senso d’inadeguatezza- disforia- preoccupazione eccessiva- passività- ansietà sociale- isolamento dagli altri.Anche C. Maslach ha provato a definire un tipo di personalità a rischio di burn-out:Persona debole e non assertiva nel trattare con la gente; è un soggetto sottomesso,ansioso, teme il coinvolgimento, ha difficoltà nel definire i limiti nell’ambito dellarelazione d’aiuto. Questa persona è spesso incapace di esercitare un controllo sullasituazione e si rassegna passivamente alle richieste che essa gli pone anziché limitarle allapropria capacità di dare (…). 58 Contesti che richiedono oltre ad iniziativa personale,fiducia in se stessi, impegno, forte assunzione di responsabilità, creatività ma soprattutto lagestione di situazioni a forte impatto emotivo, rappresentano situazioni in cui il vissutosoggettivo ( percezione del lavoro e sofferenza che ne consegue) assume una particolare56 M.Bernardi, A. Condolf: “Psicologia per l’operatore sociale”, 1998, p.76.57 E.W. McCraine, J.M. Brandsma: “ Personality Antecedents of Burnout among MiddleagedPhysicians”, Journal of Human Stress, 1988, p. 30-36.58 C.Maslach: “ La Sindrome del Burnout, il prezzo dell’aiuto agli altri” Cittadella editrice, 1992.XXXV

quindi propone un modello di burn-out a tre fasi: lo stress, la risposta emotiva e laconclusione difensiva. 54 Molti altri si sono occupati di definire il burn-out, ma nel 1982Perlman e Hartman, dopo aver esaminato tutta la letteratura inerente il burn-out dal 1974al 1980, giunsero a darne una definizione che tenta una sintesi delle precedenti: esso è unarisposta ad uno stress emotivo cronico caratterizzato da tre componenti: esaurimentoemotivo o fisico, ridotta produttiv<strong>it</strong>à sul lavoro, spersonalizzazione. Nella traduzione<strong>it</strong>aliana del termine si parla di operatore “cortocircu<strong>it</strong>ato”, “usurato”, o più spesso fuso obruciato – esprime con una metafora efficace l’esaurimento dell’operatore e il suocedimento psicofisico, all’interno dell’attiv<strong>it</strong>à lavorativa quotidiana. Prostrazione esvuotamento, che si esprimono sì a livello fisico, ma in particolare, ci interessano i risvoltiemotivi legati al contatto ripetuto con la sofferenza.FATTORI PSICOLOGICI PREDISPONENTI (CARATTERISTICHE DIPERSONALITA’)L’ approccio clinico al burn-out non può prescindere, come vedremo, dall’ analisi puntualedella personal<strong>it</strong>à del soggetto, del suo modo di essere e di rapportarsi a se stesso e agli altri,del suo stile di v<strong>it</strong>a. 55 Si intende per personal<strong>it</strong>à “L’ espressione sempre più compiutadell’individuo nelle sue componenti morfologiche e fisiologiche, intellettive, cogn<strong>it</strong>ive,vol<strong>it</strong>ive, affettive e sociali, componenti che sono irripetibili nelle loro caratteristichesoggettive.” ( R. Zonta, 1998 ). Il problema va ricercato anche nella molteplic<strong>it</strong>à emutevolezza della richieste e degli stimoli che ci provengono dall’esterno, cui non sempresi riesce a rispondere in termini pos<strong>it</strong>ivi. E’ la capac<strong>it</strong>à di adattamento individuale cheviene ad essere sollec<strong>it</strong>ata di continuo. E il burn-out può esprimere senz’altro, in moltecircostanze, questa difficoltà a un continuo adattamento e riadattamento. Si r<strong>it</strong>iene infattiche in un contesto, come quello delle helping profession, carico di tensioni e fonti di stress:anche quando si lavora nelle migliori condizioni possibili, la natura stessa del lavorocomporta un carico emotivo che può favorire l’insorgenza di una condizione di disagiopsicologico. Nel burn-out esiste la difficoltà di misurarsi con le proprie emozioni e quindi54 M.L. Bellini,G. Marasso, D. Amadori, W. Orrù, L. Grassi, P.G. Casali, P. Bruzzi: “Psicooncologia”p.1042-1044.55 F. Pellegrino:” Oltre lo Stress: burn-out o logorio professionale?”, 2006, p.1.XXXIV

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