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L'INFERMIERE: VITTIMA O SOPRAVVISSUTO - Counselling-care.it

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portati all’interno dei rapporti personali come gli affetti e le amicizie, che invece dirappresentare un momento di distacco e di evasione, diventano l’occasione di sfogo deidisagi acquis<strong>it</strong>i durante la giornata.4.2.1. EMOTIVAMENTE IN “GABBIA”La “gabbia” come figura metaforica ci riconduce bene all’idea di lim<strong>it</strong>e, un lim<strong>it</strong>e chel’infermiere mette a se stesso se non è in grado di stabilire una giusta distanza emotiva, masoprattutto un giusto grado di autoconsapevolezza nei riguardi di ciò che lo circonda. Unambiente ricco di vissuti, a forte impatto emozionale, se sottostimati, possono trasformarsiin una vera e propria prigione destabilizzante e oppressiva che indurisce ed allontana,favorendo l’instaurarsi del burn-out emotivo. Laddove l’infermiere attiva uncoinvolgimento soggettivamente significativo con il paziente per incrementare il lavoro dicura si può parlare di interpretazione vocazionale della professione infermieristica. 48S<strong>it</strong>uazioni come queste sono difficili da sostenere e in un’ indagine , non pubblicata,condotta da Benner e Wrubel 49 risulta che tra le maggiori preoccupazioni del personaleinfermieristico vi sia l’ipercoinvolgimento emotivo, con il rischio di danneggiare il proprioequilibrio interno. Mettersi in gioco anche sul piano emotivo è utile affinché si crei unarelazione significativa ma ciò non significa sentire dentro di sé il dolore dell’altro, sarebbeun’esperienza insostenibile, soprattutto perché le persone di cui avere cura sono tante. Cosìdiceva Amleto all’amico Orazio “ Tu sei sempre stato uno che tutto sopportando nullasubisce: e con pari animo accoglie i favori e gli schiaffi della fortuna (…) Mostrami unuomo che non sia schiavo delle passioni e me lo porterò chiuso nell’intimo del cuore”.,dando valore alla padronanza di sé, ossia la capac<strong>it</strong>à di resistere alle tempeste emotivecausate, in amb<strong>it</strong>o san<strong>it</strong>ario, dal contatto quotidiano con il dolore e la sofferenza.L’infermiere rischia di diventare oggetto di veri e propri “sequestri” emozionali, perché ègiusto occuparsi dei bisogni dell’utente, ma anche ascoltare le proprie esigenze, i propri48 P. Bowden: “ Caring. Gender-Sens<strong>it</strong>ive Ethics” Routledge, London. P.110.49 P. Benner, J. Wrubel The Primacy of Caring. Stress and Coping in Health and Illness, Addison-Wesley Publishing Co. ,Menlo Park (Calif.) p.373.XXXI

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