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L'INFERMIERE: VITTIMA O SOPRAVVISSUTO - Counselling-care.it

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in una lettera sulla felic<strong>it</strong>à a Meneceo, lo ravvisa sul fatto che non c’è età per conoscere lafelic<strong>it</strong>à: non si è mai né vecchi né giovani per occuparsi del benessere dell’anima. La“Felic<strong>it</strong>à” in quanto “Soddisfazione per la propria v<strong>it</strong>a” rappresenta l’aspetto soggettivo piùimportante e significativo della Qual<strong>it</strong>à della V<strong>it</strong>a. La “Felic<strong>it</strong>à” è un problema che l’uman<strong>it</strong>à si è posta da molto tempo e come è noto, si trova presente in larga misura in quas<strong>it</strong>utte le formulazioni filosofiche (Donati,1984). 29 Dal punto di vista di psicologi, psichiatrie medici il problema della felic<strong>it</strong>à, che nell’ accezione comune ha una dimensionesquis<strong>it</strong>amente personale e spir<strong>it</strong>uale, può essere inglobato utilmente nel più ampio concettodi Qual<strong>it</strong>à della V<strong>it</strong>a , si può considerare che ne rappresenti l’essenza soggettiva. In sintesisi può affermare che la maggioranza degli Autori, pur con accenti diversi, accettano,contrapposto alla Quant<strong>it</strong>à, il concetto di Qual<strong>it</strong>à della V<strong>it</strong>a con una dimensionesociologica e una psicologica. Qual<strong>it</strong>à determinata cioè da fattori oggettivi e da fattorisoggettivi, però intrinsecamente interdipendenti o dialetticamente connessi. SecondoArgyle il maggior studioso di questa emozione, la felic<strong>it</strong>à è rappresenta da un sensogenerale di appagamento, Argyle e Martin (1991) definiscono la felic<strong>it</strong>à come uno stato digioia e uno stato di soddisfazione. Il primo è un’emozione, il secondo una cognizione,risultato di riflessione e giudizi di valore. 30 La felic<strong>it</strong>à è anche legata al numero eall’intens<strong>it</strong>à delle emozioni pos<strong>it</strong>ive che la persona sperimenta e, in ultimo, come evento eprocesso emotivo improvviso e piuttosto intenso è meglio designata come gioia. ( D’Urso eTrentin, 1992). Ma chi è l’individuo felice? Secondo Argyle e Lu (1990) la personaestroversa è più felice perché ha più rapporti sociali, fa amicizie più facilmente, partecipaad un maggior numero di attiv<strong>it</strong>à pubbliche e collettive dove trova maggiori motivi diinteresse e divertimento. Inoltre la persona felice è anche una persona che sta bene con sestessa e che ha fiducia nelle sue capac<strong>it</strong>à e percepisce una fondamentale congruenza tra ciòche è e ciò che vorrebbe essere. Gli stati d’animo pos<strong>it</strong>ivi possono influire in modoconsiderevole sia sul comportamento sia sui processi di pensiero rendendoli maggiormenteadeguati e funzionali alle s<strong>it</strong>uazioni di v<strong>it</strong>a dell’individuo. Inoltre, per quanto riguarda gliaspetti cogn<strong>it</strong>ivi, il buon umore ha effetti pos<strong>it</strong>ivi anche sulle capac<strong>it</strong>à di apprendimento (Ellis, Thomas e Rodriguez, 1984; Ellis, Thomas McFarland e Lane, 1985).Vi è però daosservare che l’att<strong>it</strong>udine alla felic<strong>it</strong>à, alla soddisfazione e all’ottimismo, cioè ad uno stile29 P. Donati: “Risposte alla crisi dello stato sociale”. Milano: Franco Angeli. 1984.30 M. Argyle e M. Martin:”The Psycological causes of happines”. In F. Strack, M. Argyle e N. Schwartz(Eds).Subjective well-being . p 77-100. Oxford: Pergamon Press.XXII

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