3.1. LA STORIA DELL’INFERMIERE:DALL’ABNEGAZIONE ALLACONSAPEVOLEZZA DELLE EMOZIONIIl principio di solidarietà è parte integrante della cultura dell’uomo sin dagli albori dellasua comparsa sulla terra. Si parla di assistenza al povero e al malato come condizioneindifferenziata di soddisfazione dei bisogni di base per l’assenza di conoscenze scientifichein grado di descrivere, spiegare e prevedere l’evoluzione della malattia. L’assistenzaall’uomo trova la sua ragion d’essere, la sua concretizzazione culturale nel principio diaiuto, solidarietà, come valore civile di qualsiasi gruppo umano 9 . L’uomo è da sempre “unanimale sociale” che ha, tra gli scopi essenziali della v<strong>it</strong>a, quello di unirsi formando gruppie comun<strong>it</strong>à, più o meno strutturati. E’ perciò dalla comunanza che nascono valori comel’unione e l’aiuto reciproco e si dà luogo allo sviluppo del concetto di azione assistenziale.In tale contesto si sviluppa il pensiero di assistenza. E’ rappresentata concettualmente daquell’insieme di azioni, offerte da persone esterne, che permettono il superamento dimomenti difficoltosi che si presentano nel corso della v<strong>it</strong>a degli individui. Questo aiutoviene elarg<strong>it</strong>o nei momenti fisiologici della nostra v<strong>it</strong>a dal momento della nasc<strong>it</strong>a, durantela cresc<strong>it</strong>a, nella vecchiaia e nella morte, ma anche nei momenti patologici della nostraesistenza, come ad esempio la malattia. E’ importante differenziare i momenti fisiologicida quelli patologici. Tale differenziazione dà luogo alla divers<strong>it</strong>à tra assistenza generale eassistenza san<strong>it</strong>aria. È da questo concetto che nasce la necess<strong>it</strong>à di creare figure in grado difornire un’assistenza, non più fine a se stessa, ma regolata da un sapere, come quello delladisciplina infermieristica. La definizione di un simile pensiero per lungo tempo rimaneincompiuta, è una figura, quella dell’infermiere dal profilo “incerto” non del tuttoleg<strong>it</strong>timata. 10 L’ assistenza è inizialmente affidata a prost<strong>it</strong>ute, ex detenuti, perchéoccuparsi dei malati era r<strong>it</strong>enuto un lavoro “sporco”, “sgradevole”, adatto solo a9 Dr.ssa G. Morsiani. 1° Lezione Laurea in scienze Infermieristiche: Che differenza c’è tra una badante eun infermiere. Univers<strong>it</strong>à di Modena e Reggio E.; p.110 B.Longoni, G.Peducci: Noi ci siamo: guida psicosociale per gli operatori dell’assistenza; 1997 p.14X
determinate categorie di persone i ”reietti” della società. Le condizioni igienico- san<strong>it</strong>ariein cui versava la popolazione erano le peggiori, l’instaurarsi di malattie e pestilenze eraall’ordine del giorno. Con il trascorrere dei secoli e alle radici delle professioni san<strong>it</strong>ariesono nate anche associazioni filantropiche guidate da donne, soprattutto nobili e borghesiche vogliono recuperare un ruolo sociale di util<strong>it</strong>à. Un notevole contributo viene dato dalleist<strong>it</strong>uzioni religiose , l’importanza dei centri monastici cresce notevolmente, diventano verie propri centri di sviluppo e trasmissione del sapere. Nascono così molti ordini religiosi,femminili e maschili, che vedono nell’ assistenza al malato un buon modo per dar valore aivoti religiosi, ma che rallentano la leg<strong>it</strong>timazione dell’attiv<strong>it</strong>à assistenziale intesa comeassistenza infermieristica, così da accentuare ancora di più l’idea che definisce la figurainfermieristica come figura “debole”. 11 ”(…) in campo (…) assistenziale il personalesan<strong>it</strong>ario è in gran parte religioso. La formazione, la retribuzione, le competenze di questioperatori sfuggono strutturalmente a qualsiasi controllo. Si può comunque presumere chesi tratti di persone con forti motivazioni alla dedizione e al sacrificio, disposte adoccuparsi dei malati, degli anziani, degli handicappati e degli orfani con tutta la buonavolontà e l’entusiasmo che possono derivare da una scelta di spendere la propria v<strong>it</strong>a peril prossimo sofferente. Questo impegno personale e religioso può supplire a <strong>care</strong>nze dicompetenze e comunque garantisce che ciò che viene messo a disposizione degli utenti (…)è un aiuto morale “ 12 . Altro elemento che non è stato d’aiuto all’instaurarsi di unacoscienza infermieristica e che ne ha permesso uno scarso riconoscimento, è il significatosimbolico riservato al termine di “cura”, spesso associato, se non identificato, conl’universo femminile. Il femminile è stato a lungo, e per certi versi lo è ancora, soggetto auna pesante svalorizzazione, che trova leg<strong>it</strong>timazione nei dualismi che strutturanol’impianto del paradigma di pensiero prevalente in Occidente. Infatti la cultura Occidentaleè ricca di dualismi concettualmente e radicalmente oppos<strong>it</strong>ivi: ragione/emozione,mente/corpo, materia/spir<strong>it</strong>o ecc. E’ su questi dualismi che grava una sensibile asimmetria,poiché solo ad uno dei poli è riconosciuto un valore ( ragione, mente, spir<strong>it</strong>o ecc.), mentrel’ altro è svalutato, addir<strong>it</strong>tura fatto portatore di un valore negativo. Il problema è che lapolar<strong>it</strong>à negativa è identificata con il femminile , e con il femminile è identificato il lavorodi cura. Inoltre la donna è vista come madre, come colei che ha la vocazione materna,11 B.Longoni C.Peducci: Noi ci siamo: guida psicosociale per gli operatori dell’assistenza: 1997 p 1412 Olivetti Manoukian, Franca: Stato dei servizi. Un’ analisi psicosociologica dei servizi sociosan<strong>it</strong>ari; IlMulino, Bologna 1988, p. 16XI
- Page 1: Università degli Studi “Gabriele
- Page 4 and 5: “Comunichiamo quello chesentiamo,
- Page 7 and 8: CAPITOLO 2 - SCOPO DELLA TESIIndaga
- Page 9: piano emotivo. Ciò che ingombra no
- Page 13 and 14: vissuti. Questi percorsi formativi
- Page 15 and 16: essere utili agli altri ha il suo
- Page 17 and 18: CAPITOLO 4. L’INFERMIERE: “ VIT
- Page 19 and 20: “ L’espressione delle emozioni
- Page 21 and 22: Secondo alcuni autori, dalla combin
- Page 23 and 24: cognitivo che porta a questi stati
- Page 25 and 26: andare e il contenersi; il reagire
- Page 28 and 29: empatiche che spesso impara grazie
- Page 30 and 31: dai vissuti comuni. Le emozioni pos
- Page 32 and 33: isogni e desideri. La capacità di
- Page 34 and 35: quindi propone un modello di burn-o
- Page 36 and 37: ilevanza. Alcuni soggetti tendono a
- Page 38 and 39: nell’ambito delle patologie deriv
- Page 40 and 41: esperisce il sentimento della lassi
- Page 42 and 43: uona capacità creativa e la resili
- Page 44 and 45: Bandura ritiene, infatti, che un’
- Page 46 and 47: positive che la vita offre, senza p
- Page 48 and 49: L’INTELLIGENZA EMOTIVAMolto spess
- Page 50 and 51: progettazione dei servizi, per orie
- Page 52 and 53: a comunicare in modo efficace i dis
- Page 54 and 55: Quarto assioma:“ Gli esseri umani
- Page 56 and 57: IL SILENZIOIn una relazione di reci
- Page 58 and 59: coinvolgimento emotivo, la partecip
- Page 60 and 61:
semplicità, in quanto è sufficien
- Page 62 and 63:
disagio di fronte all’evento e, l
- Page 64 and 65:
diventa in tal modo più autentica,
- Page 66 and 67:
innovamento e alla riflessione, è
- Page 68 and 69:
ROLE PLAYING O GIOCHI DI RUOLOI gio
- Page 70 and 71:
un passato personale doloroso di er
- Page 72 and 73:
e forma alla problematicità dell
- Page 74 and 75:
Ospedale di Finale Emilia presso le
- Page 76 and 77:
1° Domanda del questionario: Cosa
- Page 78 and 79:
4° Domanda del questionario: Che r
- Page 80 and 81:
7° Domanda del questionario: Ti se
- Page 82 and 83:
11° Domanda del questionario: Hai
- Page 84 and 85:
5.5. DISCUSSIONE E CONCLUSIONELa ra
- Page 86 and 87:
sforzo per cercare di crescere e mi
- Page 88 and 89:
denso di difficoltà e sarebbe util
- Page 90 and 91:
• P. Phillips: “ A comparison o
- Page 92 and 93:
• M. Strocchi: “ Autostima- Se
- Page 94 and 95:
6. ALLEGATI - QUESTIONARIOGentile c
- Page 96:
9. Ti riconosci in alcune di queste