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Parte 2 - Cooperazione Italiana allo Sviluppo - Ministero degli Affari ...

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Le iniziative piùsignificative EritreaProgramma multibilaterale Mahzel per la reintegrazione sociale e la tutela dei minoriContributo DGCS: 3.174.436 euroNel 1992, un anno dopo la conclusione della guerra di liberazione dell’Eritrea, il numero <strong>degli</strong>orfani fu calcolato in circa 90 mila unità. Fin dal 1994 l’Italia ha contribuito al programmadi riunificazione <strong>degli</strong> orfani di guerra che fu intrapreso dal Governo eritreo con il sostegnodi alcuni donatori.Il Mahzel, interamente finanziato dal Governo italiano e realizzato attraversol’UNICEF, trae origine dal programma sovvenzionato per le prime due fasi con fondi diemergenza ma che ha, però, uno scopo più ampio, definito nell’ambito del Programma Indicativo1999-2001: quello di rafforzare i sistemi di salvaguardia tradizionali a favore deigruppi sociali più svantaggiati, quali i minori, e puntare in particolare al recupero deibambini orfani. Il Mahzel è stato avviato nel maggio del 2000 ed è durato tre anni.Nel 2003 sono stati forniti incentivi finanziari per attività generatrici di reddito a 515famiglie che si sono prese cura di orfani: nell’80% dei casi, come in passato, le attività si sonoindirizzate all’allevamento del bestiame, mentre solo nel 20% dei casi si è trattato di nuovemicroimprese commerciali; il numero di orfani coinvolti nel 2003 è stato di 1185.Sin dall’inizio del progetto:● il totale delle famiglie assistite – anche sotto l’aspetto dell’assistenza tecnica necessariaall’avvio delle attività generatrici di reddito – è di 3680, cioè oltre il 100% <strong>degli</strong> obiettividell’iniziativa;● il numero totale di orfani coinvolti, pari a 9532, supera di circa il 20% le previsioni iniziali.È interessante notare come il 72% delle famiglie assistite abbia una donna come capofamiglia:ciò conferma che l’iniziativa ha in effetti assistito le situazioni familiari più vulnerabili.Oltre agli obiettivi riguardanti il numero di famiglie assistite e di orfani riunificati, l’iniziativaha consentito di:● completare la formazione di 94 insegnanti elementari, i quali avranno pertanto unaparticolare attenzione per le problematiche dei minori più svantaggiati;● realizzare un Seminario che ha coinvolto oltre 200 partecipanti, i quali sono statisensibilizzati sulle responsabilità che la società civile e le organizzazioni di base hanno neiconfronti della nuova piaga sociale rappresentata dagli orfani di genitori deceduti per AIDS.È stata effettuata una missione tripartita di valutazione dell’iniziativa per verificarei punti di forza e di debolezza del progetto e sono in corso di elaborazione leraccomandazioni per lo svolgimento di futuri progetti di assistenza ai minori incondizioni di vulnerabilità. UNICEF-IRC in collaborazione con Istituto <strong>degli</strong> InnocentiProgramma per la costituzione di un European Network for a Research Agenda on Childrenand Armed ConflictsL’attività di formazione che l’Istituto <strong>degli</strong> Innocenti di Firenze (IDI) ha svolto all’internodel progetto con UNICEF Innocenti Research Centre (IRC) sul tema dei bambini e conflittiarmati è stata finanziata della <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> al fine di istituire un network diesperti italiani ad alto livello sulla tematica in oggetto in appoggio al network internazionalecostituito dal Rappresentante Speciale dell’ONU Olara Otunnu.61


Il progetto di formazione si è concretizzato nella realizzazione di due seminari pressola sede dell’Istituto <strong>degli</strong> Innocenti. Il primo Seminario, nazionale, svoltosi dal 15 al 17ottobre 2003, era finalizzato all’elaborazione di una prima serie di indicazioni per la formulazionedi strategie per il monitoraggio e la valutazione di progetti di cooperazione <strong>allo</strong>sviluppo rivolti all’infanzia e all’adolescenza. Il secondo Seminario, di livello europeo,svoltosi il 30 e 31 ottobre 2003, ha avuto tra gli obiettivi quello di confrontarsi sugli interventidi reintegrazione di bambine/i e adolescenti coinvolti nei conflitti armati partendodalle esperienze realizzate sul campo e individuando delle buone pratiche d’intervento.a) La prima iniziativa (seminario nazionale sulla valutazione) ha permesso un confrontoparticolarmente fruttuoso tra soggetti di diversa derivazione professionale e istituzionale:i responsabili della DGCS, del <strong>Ministero</strong> del Lavoro e delle Politiche Sociali, dellaRegione Veneto, della Regione Toscana, della Regione Piemonte, dell’UNICEF, delleONG nazionali e internazionali, delle Università di Torino, Bologna, Genova e MilanoBicocca.Il programma dei lavori è stato articolato in un due sessioni: nella prima, in plenaria, sonostate presentate relazioni sulla valutazione di iniziative della <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> rivolteall’infanzia e all’adolescenza e tre casi studio relativi alla valutazione di progetti finanziatidalla <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> di reintegrazione di bambini coinvolti nei conflittiarmati, rispettivamente in Uganda, in Bosnia e in Africa; nella seconda sessione i partecipantihanno lavorato in gruppi dedicati ad approfondire, rispettivamente, le lineeguida per il monitoraggio e la valutazione dei progetti a favore dell’infanzia e dell’adolescenza,gli indicatori per la valutazione e l’approccio valutativo basato sui diritti dell’infanzia(child rights approach).Dal seminario è emersa la richiesta da parte dei partecipanti di attribuire a IDI:● il coordinamento <strong>degli</strong> esperti, creando un gruppo di lavoro ad hoc, per la prosecuzionedei lavori di elaborazione di obiettivi, indirizzi e strategie per l’individuazionedi linee guida sulla valutazione dei progetti di cooperazione a favore dell’infanzia edell’adolescenza;● il coordinamento dei gruppi di lavoro specifici;● l’organizzazione e la realizzazione dei moduli formativi;● la copartecipazione delle Regioni e <strong>degli</strong> enti locali ai lavori dei gruppi.Nelle sue conclusioni, il seminario nazionale sulla valutazione ha indicato alcuni criterie basi di partenza per il compito da affidare al gruppo di lavoro ad hoc e, in particolare,ha espresso un’esigenza di continuità e coerenza con le Linee Guida della <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong>sulla Tematica Minorile (novembre 1998). Allo stesso tempo, a conclusione delle sessioni,è stata sottolineata l’importanza di tenere conto delle indicazioni emerse dai lavoridei gruppi e dell’assemblea plenaria del seminario di Firenze. Ha raccomandato, inoltre,che il gruppo di lavoro <strong>degli</strong> esperti adotti come prospettiva di riferimento un approcciobasato sui diritti del bambino (child rights approach). Infine, il seminario ha segnalatoche l’opera di redazione del documento sugli obiettivi, gli indirizzi e la strategiadi valutazione dovrà essere orientata dalla finalità di creare uno strumento che aiuti arafforzare la coerenza interna, la coesione e la possibilità di confronto tra i differenti interventiche qualificano l’impegno della <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> sulla tematica minorile.Si è infine formulata una specifica proposta in merito alla formazione sulla valutazione(approcci, metodi, progettazione valutativa), motivata dall’urgenza dei diversi attoridella <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> di migliorare le competenze in questa materia, proponendola realizzazione di moduli d’alta formazione sulla valutazione e sulla messa in opera62


<strong>degli</strong> obiettivi, <strong>degli</strong> indirizzi e della strategia valutativa, così come elaborati nella loroversione finale dal gruppo di lavoro ad hoc. Tale formazione dovrebbe essere rivolta aiquadri dirigenti, agli esperti e ricercatori dei vari enti operanti in materia di cooperazionee tutela dei minori (<strong>Ministero</strong>, Regioni, ONG, mondo universitario) e dovrebbeessere aperta anche ai rappresentanti di quei settori quali la giustizia, la polizia ecc. chepermetterebbero di ampliare il dibattito e le competenze.b) La seconda iniziativa di formazione (seminario europeo sulla reintegrazione) era rivoltaa esperti e funzionari della DGCS, del <strong>Ministero</strong> del Lavoro e delle Politiche Sociali,della Regione Toscana, dell’UNICEF, delle ONG nazionali e internazionali e delleUniversità di Bologna, Genova e Milano Bicocca. Fra i relatori Andrea Canevaro, docentedi Educazione Speciale del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Universitàdi Bologna, nonché esperti di interventi di reintegrazione dei bambini coinvoltinei conflitti armati, provenienti dall’Afghanistan, dall’Uganda e d<strong>allo</strong> Sri Lanka. Ilprogramma dei lavori è stato articolato in un due sessioni: nella prima, in plenaria, sonostate presentate relazioni sulla definizione di integrazione, reintegrazione e resilienza,affrontando il tema con un approccio di tipo comunitario e fondato sulla protezionee promozione dei diritti dei bambini, con due casi studio relativi a interventi in SierraLeone e in Ruanda. Nella seconda sessione i partecipanti hanno lavorato in due gruppi,dedicati ad approfondire, rispettivamente, le best practices in interventi di riabilitazionee l’applicazione della resilienza negli interventi di reintegrazione.Dal dibattito si è evidenziata l’importanza di puntualizzare i fattori e gli approcci dacui partire per un intervento di reinserimento sociale dei bambini coinvolti nei conflittiarmati – tenendo conto altresì della questione di genere e dell’età della persona –nonché di definire gli elementi che consentono di considerare un intervento come bestpractice. A questo scopo, è stata ribadita la necessità di proseguire nella riflessione e riproporrein futuro altri momenti formativi volti a fare il punto della situazione, in particolaresulle metodologie operative e sulla loro applicazione pratica.Anche il seminario europeo ha portato a riflessioni analoghe a quello nazionale, quali lanecessità di prosecuzione della riflessione sulle best practices per gli interventi delle organizzazioniumanitarie in questo campo. Il seminario ha consentito agli esperti invitati difare il punto sulla propria esperienza e di confrontarsi sulle metodologie, elemento consideratocome indispensabile per poter proseguire nel proprio impegno professionale. Area balcanicaProgramma regionale The Social Development Initiative for the Southern EasternEurope (SDISEE)Contributo DGCS: 1.900.826,45 euroIl programma regionale The Social Development Initiative for the Southern Eastern Europe(SDISEE) della Banca Mondiale, rappresenta un importante contributo dell’organismo nelquadro <strong>degli</strong> impegni che la comunità internazionale si è assunta e continua ad assumersicon la finalità di assicurare una maggiore stabilità e coesione sociale alla regione balcanica nelladifficile situazione sociale ed economica di postconflitto, puntando sullo sviluppo di politichee iniziative a favore delle nuove generazioni. L’iniziativa – che fa parte integrante delPatto di Stabilità – propone un approccio a carattere regionale che mette in atto la strategiaprefigurata nel documento The Road to Stability and Prosperity in South East Europe.Il programma si configura nel suo complesso attraverso la costituzione di un appositoMulti-donor Post-conflict Trust Fund del valore globale di circa 12 milioni di USD, da finalizzarenell’arco complessivo di un quadriennio e al quale contribuiscono oltre all’Italia, laSvizzera, la Germania, la Norvegia e la Fondazione Soros. L’iniziativa è volta ad assicurare il63


necessario sostegno alle istituzioni centrali e locali, alle ONG e alle altre rilevanti organizzazioniimpegnate nella pacificazione e nello sviluppo democratico e sociale della regionedel Sud-est Europa.Finalità principale dell’iniziativa è quella di contribuire, attraverso una serie di azionidi rafforzamento istituzionale e di sviluppo sociale ed economico – soprattutto in favoredei bambini e dei giovani – ad accrescere le condizioni generali di stabilità e di coesistenzacivile tra le popolazioni dei vari Stati della regione, sostenendo e rafforzando le istituzionipreposte all’erogazione dei servizi sociali e le varie forme di associazionismo a livellolocale. La strategia d’intervento adottata considera costantemente interrelate le funzioniistituzionali con l’indispensabile ruolo attribuito all’associazionismo privato e alle Organizzazioninon governative che operano a livello del territorio, a contatto diretto e continuocon difficili e complesse situazioni di convivenza sociale e politica.La DGCS ha contribuito alla realizzazione della fase pilota dell’iniziativa con uncontributo di 700 mila USD, come parte del pacchetto di impegni finanziari presentatodal Governo italiano alla Conferenza Donatori del Patto di Stabilità per i Paesi del Sud-estCampagna globale per lasensibilizzazione el’informazione sullosfruttamento del lavorominorileMaria Gabriella LayLo sfruttamento dei minori nelle sue diverseforme, unanimemente condannato ma universalmentepraticato o tollerato, obbligaistituzioni nazionali e internazionali e la società civilead assumere una fattiva responsabilità sul pianogiuridico, politico e sociale.L’Organizzazione Internazionale del Lavoro(ILO), il cui mandato istituzionale è quello dipromuovere la giustizia sociale per il perseguimentodella pace universale e di assicurare laconnessione tra progresso sociale e crescita economica,impegna i 177 Paesi membri al rispettodei diritti fondamentali dei lavoratori e definiscegli strumenti atti ad assicurare l’applicazione delleconvenzioni negli Stati che le hanno ratificate.La Global Campaign to Raise Awareness and Understandingon Child Labour finanziata dal Governoitaliano è la componente strutturale della vigorosacampagna condotta dall’IPEC-ILO (ProgrammaInternazionale per l’Eliminazione del LavoroInfantile) per promuovere la ratifica e relativa applicazionedella Convenzione 138 sull’età minimae della Convenzione 182 sulle forme peggiori dilavoro minorile.L’Italia è stata il primo Paese a sostenerequesta iniziativa con un contributo volontario inizialedi 953.027 USD e con un successivo rifinanziamentodi 300.000 USD per il biennio 2003-2004.La strategia del progetto divenuto operativonel gennaio del 2000, ha posto in essere un’azionesinergica su tre direttive fondamentali.● La formazione dei quadri operatividell’IPEC per garantire una più efficacediffusione dell’informazione (radio,televisione e stampa) e per avvicinaregli operatori dei media locali alle problematicheconnesse al lavoro minorile e allesue devastanti conseguenze. Il primoMedia Training Regional Workshop ebbeluogo a Bangkok nel settembre del 2000.Nell’arco del biennio – nel corso di 12workshop svoltisi in Asia, Africa, Europaorientale, Stati Arabi, America latina e aGinevra – ben 200 funzionari dai 53 Paesipartecipanti si sono avvalsi di una preparazioneteorica e pratica ampiamenteapprezzata, come risulta dal sistema divalutazione. Una directory di giornalistilocali interessati, la creazione di una fototecasul lavoro minorile e la realizzazionedi due libri fotografici: Stolen Childhooddi Fernando Moleres e The skyabove the children di Edoardo Giannoti,entrambi editi nelle principali lingue europee,sono tra i più significativi risultaticorrelati.64


Europeo (Bruxelles, marzo 2000). Attraverso la fase pilota sono state valorizzate e sviluppatealcune esperienze positive messe in atto con la collaborazione delle istanze istituzionali(a livello centrale e locale) e con varie organizzazioni della società civile dei Paesi interessati,assicurando il soddisfacimento dei bisogni primari delle popolazioni e una maggiorepartecipazione ed equità sociale. Le attività realizzate si sono caratterizzate per il rilievo attribuitoalla promozione delle diverse forme di aggregazione giovanile, sostenendo diversiinterventi di stimolo della partecipazione attiva e diretta dei giovani nella ricerca di soluzioniai problemi che li riguardano e di promozione di una cultura basata sul diffondersi divalori improntati alla tolleranza e al rispetto delle minoranze sia etniche sia religiose.Un significativo risultato all’interno di tale strategia è rappresentato dai 21 centri giovaniliBabylon, dislocati in varie città della Macedonia, destinati a bambini e giovani nell’intentodi offrire luoghi di incontro e di scambio tra giovani di tutti i gruppi etnici presentisul territorio. Beneficiari diretti del progetto sono oltre 10 mila bambini, adolescenti e giovanitra i 7 e i 24 anni a cui si vanno ad aggiungere altri 3 mila beneficiari che comprendonofamiglie e giovani tra i 15 e i 24 anni di età. Oltre a rappresentare un luogo importante●L’attivo e sistematico coinvolgimento deise, francese, spagnolo e italiano ed è ac-tional) per promuoverlo nel loro network digiovani nel processo di sensibilizzazio-cessibile sul sito web www.ilo.org/scream.25 milioni di membri e dal WOSM (Worldne e il riconoscimento del loro preziosoL’edizione italiana è stata realizzata grazieOrganization of the Scout Movement). Que-ruolo sociale. In occasione della primaal contributo del <strong>Ministero</strong> del Lavoro e del-sti sono solo alcuni tra i partner.Giornata Mondiale Contro il Lavoro Minorile,le Politiche Sociali, in collaborazione con ilil 12 giugno 2002, è stato varato il pro-Centro Nazionale di Documentazione e Ana-Le tre aree di interesse in cui si articola lagramma SCREAM (Supporting Children’slisi per l’Infanzia e l’Adolescenza. I sussidiGlobal Campaign to Raise Awareness and Under-Rights through Educations, the Arts and thedidattici sono stati tradotti anche in porto-standing on Child Labour si sostengono a vicen-Media), creato per aiutare gli educatori inghese, turco, urdu e presto, auspicabilmen-da. Ognuna di esse svolge un ruolo a sé nel rag-tutto il mondo a promuovere tra i giovanite, in arabo.giungere gli obiettivi prefissati e tutte e tre insie-una piú chiara consapevolezza su cause edme costituiscono l’intelaiatura sulla quale si inte-effetti del lavoro minorile e sulla dimensio-●Il rafforzamento di un’operativa collabo-grano strategicamente l’azione a livello globale ene sociale della globalizzazione. SCREAMrazione con le altre Agenzie delle Nazio-a livello locale per sollecitare e motivare un am-consta di un insieme di moduli educativi,ni Unite, le parti sociali, le ONG e le isti-pio e sostenibile impegno partecipativo.una guida operativa e un cd rom contenen-tuzioni accademiche. Il crescente interes-te oltre 600 immagini. I moduli possonose per il programma SCREAM e le conse-L’Italia ha giocato e gioca un ruolo centraleadattarsi ai diversi contesti culturali nel Nordguenti richieste di collaborazione con diver-per la realizzazione e il consolidamento di SCREAMe nel Sud del pianeta e nell’ambito dell’in-se organizzazioni, hanno portato all’elabo-e della 12 to 12 Partnership Initiative e non solosegnamento formale e non. La metodologiarazione della 12 to 12 Partnership Initiativedal punto di vista economico. In una dinamica chefa ricorso alle arti visive, alla scrittura crea-nell’intento di varare accordi a livello inter-prevede il costante sostegno politico a livello eu-tiva e al teatro e offre ai giovani la possibi-nazionale che abbiano una concreta appli-ropeo di cui la Dichiarazione di Lucca – adottatalità di apprendere, di esprimersi e attraver-cazione e ricaduta a livello locale. SCREAMnel settembre 2003 dal Gruppo permanente inter-so la creatività sviluppa fiducia, memoria,è stato approvato dall’UNESCO (Organizza-governativo L’Europe de l’Enfance – rappresentaautodisciplina e autostima. Una caratteristi-zione dell’ONU per Educazione, Scienza,la più alta recente espressione, l’Italia è il Paeseca fondamentale dell’iniziativa è quella diCultura e Comunicazione), accettato dall’U-leader nel promuovere SCREAM nel percorsocoinvolgere il maggior numero di attori del-NI (Union Network International) per azionieducativo formale e nel varare un protocollo d’in-la comunità allargata nel pieno rispetto del-congiunte con gli Youth Commitees, adotta-tesa che vede associati i diversi ministeri chela lingua locale e della propria identità cul-to dall’International School Theatre Asso-hanno concorso alla sua affermazione in sede in-turale. SCREAM è stato pubblicato in ingle-ciation (ISTA), dall’EI (Educational Interna-ternazionale.65


di socializzazione, i centri creano anche uno spazio sicuro all’interno del quale i ragazzi,maschi e femmine, si sentono protetti. Gli educatori del centro hanno agito da agenti catalizzatorinell’identificare i possibili ragazzi “a rischio”, interagendo con le loro famiglie emobilitando i servizi di cui dispone la comunità per poterli aiutare a socializzare. I centriBabylon assolvono, dunque, l’importante compito di far interagire giovani di diverse etniestimolando il loro apprendimento e la loro capacità di espressione e nel contempo li spingonoa farsi promotori di una cultura basata sul rispetto e sulla tolleranza reciproca.Proprio di recente, inoltre, la DGCS ha finanziato un documentario e uno spot televisivosulle attività svolte e sui risultati ottenuti dai centri Babylon, la cui realizzazione èora in corso.Durante la nuova fase – per la cui realizzazione la <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> contribuiscecon 1,7 milioni di euro – l’iniziativa continuerà a rivolgersi prioritariamente a queigruppi della popolazione maggiormente vulnerabili – quali i bambini, gli adolescenti, ledonne e le famiglie a rischio, i giovani disoccupati, gli altri gruppi che vivono ai marginidella vita sociale ed economica del Paese quali gli anziani e i portatori di disabilità – assicurandoalle controparti nei Paesi beneficiari un’attiva partecipazione nella formulazione enella gestione dei progetti attinenti alle politiche minorili.La Banca Mondiale intende coinvolgere le autonomie locali italiane in fase di pianificazionee realizzazione delle iniziative, in considerazione dell’apporto che queste possonoconferire al processo di decentramento amministrativo e di sviluppo della partecipazionedelle comunità locali. In particolare, il coinvolgimento delle autonomie locali italiane si realizzeràattraverso la costruzione di partenariati istituzionali tra le diverse autonomie locali –mediante l’organizzazione di percorsi formativi e informativi in favore dei partner locali – emediante il trasferimento di best practices nella gestione e organizzazione del territorio relativamente<strong>allo</strong> sviluppo della rete dei servizi sociali mirati agli adolescenti e ai giovani. Albania - <strong>Cooperazione</strong> decentrata in partenariato con le Regioni Emilia-Romagna, Marche e PugliaProgramma bilaterale di Rafforzamento istituzionale per il decentramento dei servizisociali e del servizio nazionale per le adozioni, la protezione dei diritti dell’infanzia el’armonizzazione della legislazione albanese con la normativa UE in armonia con la Convenzionede L’Aja sulle adozioni internazionaliContributo DGCS: 2.008.400 euroI cambiamenti politici, economici e sociali avvenuti in Albania negli ultimi dieci anni hannodeterminato un drammatico aumento della vulnerabilità dei bambini e <strong>degli</strong> adolescenti.La povertà, l’alto tasso di disoccupazione, le emigrazioni, hanno prodotto grosse trasformazionisociali con effetti drammatici in particolare sui minori di età: abbandono scolastico,sfruttamento del lavoro minorile, prostituzione e traffico delle adolescenti, abbandono, abusie maltrattamenti, malnutrizione, aumento della criminalità ed emigrazione clandestina.Il programma italiano intende avviare un processo di cambiamento, di prevenzionee tutela dei minori e <strong>degli</strong> adolescenti albanesi attraverso la cooperazione decentrata, attraversocioè il coinvolgimento diretto, promosso dalla <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> del MAE,della Regione Emilia-Romagna (capofila) in partenariato con la Regione Marche e la RegionePuglia, che sono da tempo impegnate in Albania. Attraverso il coinvolgimento delleRegioni, la <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> intende dare concreta attuazione a una modalità diintervento che valorizza risorse nazionali e si propone come facilitatore di partenariati durevoli.L’identificazione e la formulazione del programma sono state realizzate congiuntamentedalla DGCS, dalle tre Regioni italiane e dagli attori albanesi coinvolti.Il programma si sviluppa su due livelli di intervento complementari e interdipendenti,da una parte il rafforzamento delle capacità delle istituzioni formali – centrali e de-66


In Macedonia i centri Babylon, luogo d’incontroper i bambini di diverse culture, hanno comeobiettivo principale il rafforzamento dei processi dipace, di socializzazione e il superamento deiconflitti interetnici.67


centrate – e dall’altra il sostegno alla realizzazione di iniziative concrete sul territorio per laprevenzione e la tutela dei minori a rischio. In Albania appare evidente la necessità di predisporre,a livello nazionale, interventi formativi volti all’effettiva applicazione delle leggi recentementeadottate in materia di decentramento amministrativo dei servizi sociali e inmateria di adozioni, ma appare ugualmente urgente promuovere azioni volte a tutelare i dirittifondamentali dei minori attraverso iniziative concrete sul territorio che possano preveniree contrastare il disagio dei minori. Il programma mira a rafforzare le capacità deiquadri istituzionali a livello centrale e a livello locale per il decentramento amministrativodei servizi sociali e del servizio nazionale per le adozioni e attraverso la realizzazione di servizisociali decentrati destinati ai minori.A livello istituzionale, il programma prevede una forte componente formativa rivoltaai quadri del <strong>Ministero</strong> del Lavoro e <strong>degli</strong> <strong>Affari</strong> Sociali preposti alle politiche minorili e al decentramentoamministrativo dei servizi sociali; ai quadri delle amministrazioni decentrate diElbasan, Scutari e Valona, per accrescere le capacità a livello locale di attuazione del processodi decentramento amministrativo e, infine, ai quadri del Comitato per le Adozioni, per lacorretta applicazione della normativa esistente in armonia con la Convenzione de L’Aja.Il programma prevede, inoltre, l’organizzazione di un Forum per il coordinamentosulle politiche minorili dei diversi soggetti istituzionali e non, che si occupano di minori; larealizzazione di uno studio a livello nazionale sul disagio minorile e di una ricerca-azione a livellolocale (Elbasan, Scutari e Valona) sulle tematiche minorili; la creazione di una bancadati sui minori a rischio e in stato di abbandono presso il <strong>Ministero</strong> del Lavoro e <strong>degli</strong><strong>Affari</strong> Sociali, quale strumento di organizzazione e sistematizzazione dei dati sui minori abbandonatie in condizione di rischio e la creazione di banche dati nelle tre aree d’intervento.La problematica dei minori a rischio e in stato di abbandono, così come l’assenza diadeguate strutture e competenze, sociali e istituzionali, riguarda tutto il Paese e in particolarele maggiori città dell’Albania. Le attività sul territorio saranno realizzate a Valona, Scutaried Elbasan e avranno carattere di “azioni pilota”. Le aree individuate coincidono con lapresenza ormai radicata delle Regioni italiane coinvolte nel programma e che hanno datoprova della loro capacità di coordinamento. Bosnia-Erzegovina - <strong>Cooperazione</strong> decentrata in partenariato con le Regioni Emilia-Romagnae MarcheProgramma bilaterale di tutela per il reinserimento di minori con handicap fisici e psicologicivittime dei conflitti armati e promozione di imprenditorialità socialeContributo DGCS: 2.389.383,64 euroIl programma si propone finalità che si inquadrano in una più ampia dimensione di lottaall’esclusione e all’emarginazione sociale indirizzandosi, in particolare, nella tutela e reinserimentodei minori disabili e nella promozione della ricerca di una via bosniaca all’integrazionedei diversi servizi destinati ai soggetti portatori di handicap. L’impoverimento dellefamiglie, la regressione strutturale e dei servizi dovuta alla guerra, il sistema scolasticoche prevede “scuole speciali” per i bambini portatori di handicap sono i principali fattoriche contribuiscono a isolare i bambini con difficoltà.Il programma si propone, nel corso dei previsti tre anni di attività, di favorire l’accessoai servizi educativi, il recupero psicologico e la riabilitazione psicomotoria dei minori traumatizzatidalle violenze subite durante il conflitto armato, a partire da un’indagine capillarecondotta da assistenti sociali per individuare le famiglie con bambini disabili, rilevare i lorobisogni e le loro condizioni di vita. L’indagine confluirà in banche dati cantonali che permetterannola programmazione di interventi rivolti all’accesso all’istruzione e/o ai percorsi dicura possibili, nonché alla canalizzazione di aiuti mirati. Le azioni del programma si articolanolungo due principali percorsi interconnessi: la promozione delle condizioni per l’accesso68


alle strutture educative e di riabilitazione psicomotoria; in entrambi gli ambiti si intende perseguirelo sviluppo di un approccio unitario e interdisciplinare all’handicap.Sul versante educativo, il programma favorirà lo sviluppo di un sistema basato sull’integrazionedei bambini disabili e sulla progressiva riduzione del sistema educativo separato,strutturato sulle scuole “speciali” per i disabili e su docenti “difettologi”. Il percorsoproposto dal programma prevede un processo graduale comprendente sia lo sviluppo delleinfrastrutture educative specialistiche, soprattutto nelle situazioni marginali (con l’allestimentodi nuove classi speciali all’interno delle scuole normali, il potenziamento di quelleesistenti e la fornitura di attrezzi essenziali), sia l’attivazione di processi d’innovazione educativa,(mediante l’allestimento di laboratori dell’integrazione, la formazione <strong>degli</strong> insegnanti,la formazione di pedagogisti e l’organizzazione di strutture di documentazione e innovazioneeducativa).Sul versante sanitario e curativo, il programma intende promuovere condizioni chefacilitino l’accesso ai servizi per la riabilitazione fisica e il recupero psicologico, attraverso varieiniziative volte: alla riattivazione strutturale e all’equipaggiamento di strutture specializzatedisabilitate dal conflitto, al recupero di trattamenti in via di obsolescenza a causadella distruzione o del decadimento delle strutture nelle quali venivano praticati; al rinnovodelle attrezzature la cui carenza ha contribuito alla perdita dei saperi collegati; alla formazioneprofessionale delle diverse tipologie di operatori, ferma alla situazione prebellicae non aggiornata sulle nuove tecniche e metodiche e sui nuovi approcci integrati alla cura;all’istituzione di sistemi di gestione delle strutture capaci di assicurare l’alleggerimento progressivodella finanza pubblica nella gestione dei servizi per la collettività.Attraverso le azioni rivolte ai due versanti della riabilitazione e dell’educazione, sicontribuirà all’avvio e al consolidamento di un processo di cambiamento e integrazione.Tutte le azioni intraprese:● avranno in comune lo stesso approccio alle tematiche della cura e delle professioni di sostegnopsicologico e socioeducativo, caratterizzato da un intervento interdisciplinarevolto all’integrazione sociale dei bambini con bisogni speciali e al coinvolgimento del“network” dei servizi sociali del minore;● utilizzeranno la stessa rete fisica dei luoghi di formazione delle professioni rivolte alla riabilitazionesanitaria, al sostegno psicologico, alla promozione permanente della formazionedi operatori dell’informazione e della documentazione;● fruiranno dell’applicazione di modelli comuni per la progettazione formativa, prefigurandolo sviluppo di competenze trasversali e di spazi di mobilità.Le iniziative specifiche rivolte ai sistemi di care assumeranno consistenza nell’otticadella sostenibilità attraverso due direzioni strategiche:● la prima, volta al rafforzamento delle istituzioni (Governi, Istituzioni educative e sanitarie,Università ecc.) al fine di favorire: la sensibilizzazione al problema; lo sviluppodella strumentazione conoscitiva, delle competenze specifiche e delle basi logistiche etecnologiche; una rete di cooperazione decentrata basata sul sistema di partnership peravviare e sostenere le iniziative da realizzare per affrontare le problematiche;● la seconda, integrata alla precedente, rivolta alla promozione delle condizioni strutturaliper l’evoluzione del welfare, attraverso la creazione di imprese con finalità sociali finanziariamenteautosostenibili e di forme di partecipazione.Oltre alle attività sopra menzionate sono state avviate collaborazioni scientifiche nelcampo della ricerca e della didattica col Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Uni-69


versità di Bologna nell’ambito dello sviluppo della dimensione educativa della cooperazionetramite il contributo apportato alla didattica del Master sulla Dimensione Educativadella <strong>Cooperazione</strong> Internazionale e la ricerca sviluppata nel corso di seminari europei qualiProjects on Reintegration of Children and Adolescents, Boys and Girls, Involved in ArmedConflicts realizzato nell’ottobre del 2003. Repubblica DominicanaProgramma multibilaterale: Lotta <strong>allo</strong> sfruttamento sessuale dei bambini e <strong>degli</strong> adolescentianche attraverso il turismo sessualeContributo DGCS: 800.000 euro circaLa <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> sta focalizzando in maniera crescente la sua attenzione sulle questionilegate alla difesa e alla promozione dei diritti dei bambini e <strong>degli</strong> adolescenti. Il temadello sfruttamento sessuale minorile e del turismo a danno dei minori è una tra le maggioriproblematiche affrontate, nella consapevolezza che nei Paesi meno avanzati sono milionile giovani vite quotidianamente fatte oggetto di sfruttamento e di violenza.Una delle migliori esperienze che la nostra <strong>Cooperazione</strong> sta realizzando in questocampo è rappresentata dal programma in Repubblica Dominicana, in collaborazione conil Governo dominicano, l’UNICEF e con il coinvolgimento di ECPAT Italia in qualità diconsulente in fase di realizzazione.La Repubblica Dominicana è meta di consistenti flussi turistici, con una forte presenzadi turismo italiano. Una parte di questo turismo è, purtroppo, rappresentata dal cosiddettoturismo sessuale, che vede spesso vittime adolescenti e bambini in giovanissima età.Oggi sappiamo che questo turismo criminale ha quasi sempre un effetto dissuasivo versoil turismo di tipo familiare e quello di qualità, con una riduzione progressiva e un impoverimentosignificativo del comparto turistico nazionale. Lavorare per prevenire e contrastarequesti fenomeni, contribuendo alla promozione di un turismo socialmente responsabile,rappresenta l’essenza del nostro intervento di cooperazione.L’attività di formazione delleforze di polizia in Senegale in Repubblica Dominicananel contrasto alla pornografiaminorileGiorgio ManziLa formazione professionale dell’investigatoregioca, nello specifico, un ruolo di primariarilevanza. Il riferimento non è solamente alpossesso di strumenti conoscitivi e tecnici tali daconsentire il superamento della resistenza del fattocrimineavverso la sua osservazione ma, anche esoprattutto, all’esercizio di una capacità predittivadi portata tale da permettere di disegnare i contornidei fatti e fenomeni in esame con ottica grandangolare,senza sbavature.Lo sfruttamento sessuale dei bambini, perqualunque fine condotto, è un fenomeno criminalee sociale da osservare a tutto tondo, senza alienaredall’analisi investigativa talune sue espressioniche solo apparentemente potrebbero apparirenon pertinenti. Va da sé che tale valutazione èpiù pregnante quando tra gli attori interessatirientrano le forze di polizia di un Paese tendenzialmenteo già definitivamente a rischio.È asserto univocamente accettato che, in talgenere di operazioni d’investigazione la priorità, iltarget operativo da raggiungere primariamente èl’identificazione del bambino coinvolto nelle attivitào nei prodotti pornografici e la sua immissione inun circuito di protezione e recupero. A ciò conseguela contestuale disarticolazione delle strutturecriminali e corporative sottostanti.In tale ottica, una specifica preparazionequale quella fornita nell’ambito dei progetti dellaDGCS a favore <strong>degli</strong> operatori di giustizia costituisceun punto cardine per un effettivo contributo e miglioramentodelle complessive capacità di rispostadelle istituzioni e delle autorità – nazionali e locali– al problema.Le finalità dei progetti si sono concretamenterealizzate, raggiungendo l’obiettivo, con una70


Tra le strategie del programma vi è quella di contribuire al rafforzamento dei sistemilocali di protezione in undici Municipalità amiche dei bambini. Le Municipalitàamiche dei bambini sono quelle nelle quali le autorità locali, le ONG, la Chiesa, i comitatiper i diritti dei bambini, gli insegnanti, i leader comunitari e le comunità locali,considerano i bambini e gli adolescenti quali cittadini aventi pieno diritto di vivere, dicrescere una vita sana in un ambiente favorevole e armonico che possa sviluppare le loropotenzialità. Al momento attuale esistono nel Paese 29 Municipalità dichiarate amichedelle bambine e dei bambini e 13 Province hanno organizzato dei comitati in favoredei diritti dell’infanzia. Le aree d’intervento del Programma coincidono con 10 diqueste Municipalità selezionate tra quelle ubicate in zone a elevato rischio per il livellodi povertà, per la presenza di violenze e abusi e meta di consistenti flussi turistici conuna rilevante presenza del turismo sessuale da parte di stranieri, che si indirizza anche versoi bambini e le bambine, con un progressivo abbassamento dell’età (fino agli 8 anni)delle giovanissime vittime.Beneficiari diretti del programma saranno i minori – in particolare quelli vittime diabuso, sfruttati sessualmente e a rischio – stimati in almeno 4000. Saranno, inoltre, direttamentebeneficiari gli operatori del Sistema di Protezione dei Minori, del settore dell’Amministrazionedella Giustizia e delle forze dell’ordine, della scuola, ONG, leader comunitari,gestori di strutture turistico-alberghiere e altri operatori delle strutture collegate al turismo, innumero stimato di almeno 400 persone ai vari livelli.A livello nazionale, il programma prevede specifiche azioni di appoggio e formazionedei quadri istituzionali preposti ad affrontare le problematiche sociali e quelle minorili– contribuendo a rafforzare il processo di decentralizzazione in corso, sostenendo le azioniche vengono realizzate da parte delle Municipalità coinvolte e dalla società civile organizzata.Particolare enfasi viene posta alla prevenzione, promuovendo la mobilitazione sociale,le campagne di informazione e di sensibilizzazione, lo scambio di informazioni e diesperienze a livello nazionale e internazionale.vigorosa azione multidisciplinare e multilivello: ilrinforzo e l’aggiornamento delle norme penali al riguardo;lo sviluppo e l’implementazione di codici dicondotta del terziario; la consegna di dati esperienzialie tecnici per il contrasto alla pornografia minorile,alla pedotelematica e al turismo sessuale adanno di bambini, da una più definita prospettivainvestigativa.Per tale ultimo aspetto – di settoriale competenzadello scrivente – è stato messo a punto,unitamente alla DGCS, un modello di approccio costituitoda più moduli espositivi dotati di elevataflessibilità così da raggiungere un alto livello di interazionecon la platea coinvolta, formata da magistrati,investigatori e operatori dell’infanzia, eliminandoil rischio che la diffusione informativa potesserisolversi in una sterile azione a senso unico.Anche le più specifiche problematiche nell’usodi Internet quale mezzo di comunicazione/divulgazionedi tematiche criminali a danno di minori– centrali per una metodologia di contrasto adampio raggio – sono state affrontate con i medesimicriteri d’interazione. Va osservato, infatti, che inambedue i Paesi nei quali i progetti sono stati realizzatiil gap tecnologico ha rilevante significanza,dovendosi convenire che l’uso delle moderne tecnologieè ancora appannaggio di una ristretta porzionesociale, con comprensibile difficoltà nella collocazionedell’aspetto tecnologico nell’alveo dell’investigazionetipica.Più dettagliatamente, si riporta anche comesia stato messo a punto un modello di mock casepluridisciplinare nel quale è stata prevista la comparsain teatro d’operazione d’una pluralità di figureusualmente presenti in un’investigazione a contrastodello sfruttamento sessuale di bambini: quindiun caso simulato con la presenza di vittime, dicriminali associati fra loro in sodalizi transnazionali,di episodi tecnologicamente complessi, di variegatesituazioni emergenziali, con l’insorgenza di difficoltànel ricorso all’acquisizione informativa siaumana sia da fonti aperte.L’esito complessivo dei progetti ha portatoa positive ricadute anche sul piano della collaborazione:l’impiego di omologhi “dizionari”, l’adozionedi medesimi schemi investigativi, l’individuazionedi punti comuni d’azione nella lotta e nella prevenzionedella particolare forma criminale.Va, infine, evidenziato come il modello attuativoe di intervento adottato dalla DGCS per i progettiin Senegal e in Repubblica Dominicana abbiaconseguito non comune apprezzamento, per le figureprofessionali intervenute, per le istituzioni diappartenenza, per le migliori pratiche nazionali.71


La <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> finanzia programmifinalizzati a combattere e denunciare le peggioriforme di sfruttamento del lavoro minorile, traquesti un importante programma in Senegal.72


SenegalProgramma multibilaterale Lotta alle peggiori forme di sfruttamento del lavoro minorileContributo DGCS: 1.400.000 euroL’iniziativa, realizzata attraverso l’UNICEF, ha per obiettivo l’attuazione della ConvenzioneILO 182 del 17 giugno 1999 (e della successiva Raccomandazione 190), ratificata dall’Italiaa luglio 2000, relativa all’azione immediata per l’eliminazione delle forme peggiori di sfruttamentodel lavoro minorile.Il programma intende portare un significativo contributo alla riduzione della vulnerabilitàdei bambini e <strong>degli</strong> adolescenti tra i più poveri della popolazione senegalese e che sonooggetto di sfruttamento e di esclusione sociale. Il programma interviene a favore di bambini(in particolare le bambine) e adolescenti in dieci aree del Paese caratterizzate da indici elevatidi povertà, di bassa scolarizzazione, di emigrazione, da rischio elevato di sfruttamento dellavoro infantile nelle sue forme peggiori e di esclusione sociale. L’azione si sviluppa principalmentein quelle realtà dove esistono pratiche positive di lavoro sociale con minori, donne,famiglie di appartenenza e comunità, in un’ottica di integrazione e rafforzamento dell’esistentesul territorio, in funzione del miglior utilizzo delle risorse disponibili e della sostenibilitàcomplessiva del programma.L’iniziativa si configura come un intervento integrato di sviluppo sociale e di lotta allapovertà, per la promozione e realizzazione dei diritti fondamentali delle persone minori, conla specifica finalità di contribuire a ridurre e abolire le forme peggiori di sfruttamento del lavoro,di violenza e di abuso contro i minori e di verificare la pratica della tratta di minori nelPaese. Il programma si articola su due livelli d’intervento interdipendenti.a) Centrale: a questo livello si interagisce con le istituzioni nazionali. Il principale referenteistituzionale è rappresentato dal <strong>Ministero</strong> della Famiglia e della Solidarietà Nazionale, responsabiledella realizzazione del programma, punto di riferimento interministeriale perpromuovere una raccolta ragionata dei dati esistenti, in termini di risorse e bisogni e di tipologiadello sfruttamento minorile per fasce di età e genere, anche al fine di facilitare attraversolo strumento della ricerca-azione la programmazione dei piani di azione mirati.b) Decentrato: è il livello delle azioni comunitarie. Il programma si avvale di Organizzazioninon governative locali e internazionali, associazioni su base comunitaria ecc. in particolarefemminili, con competenza specifica nel settore e attive nelle aree selezionate, chesvilupperanno le azioni progettuali con tutte le istanze istituzionali e comunitarie presentie attive a livello del territorio, soprattutto in considerazione del valore aggiunto che lecompetenze ONG possono offrire all’azione sul terreno di coinvolgimento e di responsabilizzazionedelle comunità locali. Sono previste: iniziative in campo socioeconomico voltea rafforzare le capacità a livello comunitario di prevenzione dell’abuso e sfruttamento deiminori e di recupero psicologico e fisico dei bambini in condizioni di vulnerabilità e a rischio;iniziative volte a migliorare le condizioni economiche a livello familiare e comunitarioinserite nei programmi di microcredito esistenti e gestiti da organismi non governativi,di sostegno ai percorsi educativi formali e informali, di formazione professionale <strong>degli</strong>adolescenti maggiori di quattordici anni e di appoggio all’associazionismo giovanilecome forma di socializzazione, di presa di coscienza e di affermazione dei propri diritti.Un fattore di rafforzamento di questo quadro strategico è costituito dall’attivazione diiniziative di cooperazione decentrata che coinvolgono attori istituzionali a livello locale, Regionied Enti locali di diverse realtà italiane, con la prospettiva di canalizzare risorse aggiuntive,dare maggiore sostenibilità al programma nel lungo periodo e di rafforzare il processo didecentralizzazione politico-amministrativa del Senegal in collaborazione con il <strong>Ministero</strong> dellaPianificazione del Territorio e delle Autonomie Locali. Gli organismi non governativi ita-73


liani assumono il ruolo di promotori nell’attivazione e organizzazione delle iniziative di cooperazionedecentrata nella prospettiva di dare luogo a partenariati duraturi con le Municipalitàe Regioni senegalesi. Le iniziative di cooperazione decentrata che possono essere così attivatevanno a inserirsi negli obiettivi prefissati dal presente programma, integrando la progettualitàespressa dal livello istituzionale centrale. In prospettiva, i legami territoriali nati dall’iniziativapotranno dare luogo a progetti identificati, finanziati e gestiti autonomamente daidiversi attori della cooperazione decentrata. Il programma intende riferirsi esplicitamente all’approcciodecentralizzato, che rimanda all’obiettivo di promuovere una nuova cooperazionea forte partecipazione locale a rafforzamento della sostenibilità dell’iniziativa.Beneficiari del programma sono i bambini e gli adolescenti senegalesi in condizioni dimaggiore vulnerabilità e sottoposti alle forme peggiori di sfruttamento del lavoro minorile, inun numero stimato in circa 400 mila bambini. Le aree di intervento (Dakar, Pikine, Rufisque,Thies, M’Bour, Kaolack, Saint-Louis e Ziguinchor), coincidono con altrettanti poli urbani diattrazione dei flussi migratori provenienti dalle campagne, luoghi ove è possibile tentare ditrovare forme di sussistenza per sfuggire alla miseria. In queste aree si ritrova la maggior concentrazionedi bambini mendicanti, di bambine e bambini sfruttati sul lavoro e sessualmente(bambine domestiche e apprendisti), di bambini in conflitto con la legge e vittime diconflitti armati (Casamance) ecc. Per quanto riguarda due aree in particolare, Saint-Louis eM’Bour, il programma dedica particolare attenzione alla prevenzione e alla lotta al fenomenodel turismo sessuale. Contributo volontario al Programma regionale Child Protection dell’UNICEF per la Regionedel Sud-est asiatico e Pacifico (Cambogia, Vietnam, Laos, Indonesia, Filippine, Thailandia)di lotta al traffico dei minori per sfruttamento sessualeContributo DGCS: 5.165.000 euroL’iniziativa è finalizzata a prevenire e combattere i gravi fenomeni connessi alla tratta, all’abusoe <strong>allo</strong> sfruttamento sessuale di cui sono vittime i bambini e gli adolescenti – soprattutto lebambine e le giovani donne – in diverse aree del Sud-est asiatico. L’iniziativa si colloca all’internodel più vasto programma che l’UNICEF ha delineato per l’Area del Sud-est Asiatico edel Pacifico (EAPRO, East Asia and the Pacific Regional Office) e specificamente nei seguentiPaesi: Cambogia, Vietnam, Laos, Indonesia, Filippine e Thailandia. La strategia del programmaper questa area si fonda sui singoli piani di azione nazionali dei Paesi interessati nellalinea child protection configurando un’ulteriore componente a livello regionale – mirata allespecifiche problematiche sopra dette – per complementare e rafforzare l’azione dell’organismonello specifico ambito di intervento e sviluppare iniziative sempre più efficaci di prevenzionee contrasto a livello del territorio.L’enfasi delle iniziative è mirata alla prevenzione e alla protezione delle giovani vittimee interviene – con alcune variazioni nei singoli Paesi sulla base dei bisogni specifici e dei diversicontesti nazionali – attraverso le seguenti linee principali:● azioni comunitarie per la prevenzione e la reintegrazione (Community Action for Preventionand Reintegration);● rafforzamento della protezione legale (Strengthening Legal Protection);● formazione per gli operatori sociali / servizi psicosociali (Capacity Building for SocialWork/Psychosocial Response Services);● raccolta dati e monitoraggio (Data Collection and Monitoring of Trends);● sensibilizzazione e cooperazione (Advocacy and Co-operation).Il progetto è realizzato dall’UNICEF in veste di facilitating agency, nel quadro di un’azioneconcertata con le altre Agenzie delle Nazioni Unite a diverso titolo coinvolte nella spe-74


La <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> è impegnata a garantirealle bambine e ai bambini in Indonesia e in altriPaesi del Sud-est asiatico i diritti fondamentali,primo fra tutti il diritto all’istruzione.75


cifica tematica e sulla base delle specifiche competenze e presenza operativa nei vari contestidi intervento. Tra i progetti che saranno sviluppati a livello dei singoli Paesi, il contributo italianosarà diretto in particolare a sostenere e rafforzare le attività sviluppate a livello comunitario,con l’obiettivo di contribuire alla riduzione del numero di minori vittime di tratta, abusoe sfruttamento sessuale.L’iniziativa si propone specifiche azioni di sensibilizzazione a livello delle istituzionicoinvolte e di formazione delle risorse umane a livello di funzionari e quadri responsabili dellepolitiche e della pianificazione <strong>degli</strong> interventi in favore dei bambini e <strong>degli</strong> adolescenti.Uno specifico focus è destinato alla protezione dei minori attraverso il rafforzamentodel quadro giuridico nazionale per una più efficace azione di prevenzione e contrasto dei fenomenisotto l’aspetto legislativo e normativo.Il programma prevede il coinvolgimento di ECPAT International in considerazionedel ruolo e delle specifiche competenze che questa organizzazione detiene a livello mondialenel campo della prevenzione e lotta <strong>allo</strong> sfruttamento sessuale minorile. Contributo volontario al Programma Regionale Child Protection dell’UNICEF per la Regionecentroamericana - Caraibi (Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Panama,Costa Rica, Belize e Messico) di Lotta al traffico di bambini e adolescenti vittime di pedopornografiaon line, sfruttamento sessuale anche nel turismo e di adozioni internazionaliclandestineContributo DGCS: 2.500.000 USDL’iniziativa è finalizzata al rafforzamento delle attività in favore dei bambini e <strong>degli</strong> adolescentivittime di abuso, sfruttamento sessuale e tratta nella regione centroamericana/caraibica(The Americas and Caribbean Regional Office, TACRO) e specificamente nei se-Codice di Condottaper Proteggere i Minorid<strong>allo</strong> Sfruttamento Sessualenei Viaggi e nel TurismoMarina DiotalleviIl Codice di Condotta per Proteggere i Minori d<strong>allo</strong>Sfruttamento Sessuale nei Viaggi e nel Turismoè un progetto portato avanti congiuntamentedal settore turistico privato e dall’ECPAT, un’organizzazionenon governativa che si occupa dei dirittidel fanciullo, mirato a impedire lo sfruttamentosessuale dei minori presso le destinazioni turistiche.I tour operator, gli agenti di viaggio, gli hotel,le linee aeree ecc. che sottoscrivono il codice si impegnanoa mettere in atto le seguenti misure:1) definire una politica etica aziendale contro losfruttamento sessuale commerciale dei minori;2) formare il personale nel Paese di origine e pressole destinazioni turistiche;3) introdurre nei contratti con i fornitori clausoleche affermino un ripudio comune dello sfruttamentosessuale dei minori;4) fornire informazioni ai viaggiatori con qualsiasimezzo adeguato;5) fornire informazioni alle “persone chiave” localipresso le destinazioni;6) presentare rapporti annuali.Il Codice di condotta è stato introdotto nel1998 dall’ECPAT svedese in collaborazione con itour operator scandinavi e con il supporto dellaWorld Tourism Organization (WTO, OrganizzazioneMondiale del Turismo). Presto si sono uniti all’ECPATsvedese, per promuovere il Codice nei rispettivi Paesi,gli uffici nazionali ECPAT di Austria, Germania, Italia,Paesi Bassi e Regno Unito. Dal 2000 il Codice faparte di un progetto che copre tutte le eventualitàper proteggere i minori d<strong>allo</strong> sfruttamento sessualenel turismo, portato avanti con i fondi della Commissioneeuropea, sotto il coordinamento e la supervisionedella World Tourism Organization.Attualmente, il Codice è messo in atto da oltrecinquanta società, operatori turistici, agenzie diviaggio, associazioni turistiche e dai sindacati deilavoratori del turismo.76


guenti Paesi: Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Panama, Costa Rica, Belize eMessico. In particolare, nei primi quattro Paesi saranno programmate e realizzate azionidi prevenzione e contrasto del fenomeno e di sostegno alle giovani vittime, mentre in tuttigli otto Paesi sarà realizzata una ricerca a livello regionale per accertare l’entità del problemain questione e disegnare una mappatura dei flussi della tratta nella subregione interessata.L’iniziativa ha focalizzato la sua attenzione su una problematica estremamente gravee che suscita crescente allarme da parte delle organizzazioni umanitarie coinvolte e dell’opinionepubblica internazionale. La strategia di fondo dell’iniziativa regionale tiene conto delleraccomandazioni emerse a seguito della Conferenza Internazionale di Yokohama (dicembre2001) in tema di sfruttamento sessuale dei minori.L’iniziativa – il cui centro operativo sarà situato presso l’Ufficio Regionale dell’Agenziaa Panama – si sviluppa all’interno dei singoli programma-paese che le varie rappresentanzedell’UNICEF predispongono per i diversi Paesi dell’area e che si realizzano attraversoi tradizionali settori d’intervento dell’UNICEF. Il contributo DGCS – finalizzato alle problematicheconnesse alla prevenzione e lotta dei fenomeni di tratta, abuso e sfruttamento sessualeminorile – sarà specificamente destinato ad affrontare problemi che necessitano di unapproccio di intervento “transnazionale”, come ad esempio la tratta di minori per sfruttamentosessuale, per la vendita di organi o per alimentare il mercato illegale delle adozioni efenomeni come il crescente “turismo sessuale” che affliggono in maniera generalizzata moltiPaesi dell’area e che vanno quindi affrontati attraverso l’adozione di strategie condivise estrumenti mirati – ad esempio specifici accordi bilaterali e multilaterali – al fine di consentirel’armonizzazione delle normative penali nazionali (la tratta di minori è particolarmenteacuta nelle zone di confine).Gli interventi che saranno realizzati attraverso la presente iniziativa saranno attuatisecondo le seguenti linee principali:● la mobilitazione dei Governi e <strong>degli</strong> altri rilevanti stakeholders del programma attraversol’identificazione dei problemi e la diffusione dei risultati;● la promozione di politiche e leggi a livello nazionale e decentrato per la protezione deibambini e <strong>degli</strong> adolescenti dagli abusi e dalla tratta e per la definizione di politiche enormative contro il crimine organizzato;● la promozione di un ampio partenariato tra i vari attori coinvolti sia a livello nazionalesia regionale e internazionale per il rispetto dei diritti dei bambini e <strong>degli</strong> adolescenti;● la costruzione di una cultura del rispetto dei minori e del loro diritto a essere protetti;● la messa a fuoco delle cause che determinano una condizione di rischio di sfruttamentodei bambini;● la realizzazione di azioni comunitarie per la prevenzione e reintegrazione delle giovanivittime;● il rafforzamento della protezione legale a livello nazionale e internazionale;● la formazione per gli operatori sociali/servizi psicosociali;● la mappatura dei flussi di traffico, la raccolta dei dati qualitativi e quantitativi su genere,età e tipologia del traffico, il monitoraggio delle iniziative.L’iniziativa prende in considerazione contesti caratterizzati da indici elevati di povertà,di disoccupazione e sottoccupazione, di bassa scolarizzazione. L’azione a livello del territoriosi svilupperà preferibilmente in quelle realtà ove siano già presenti pratiche positive di lavorosociale con minori, donne, famiglie di appartenenza e comunità, in un’ottica di integrazionee rafforzamento dell’esistente sul territorio, anche in funzione del miglior utilizzodelle risorse disponibili e della sostenibilità generale del progetto.77


Due programmi in materia disfruttamento sessuale deiminori: Senegal e EAPROMarco ScarpatiPrincipi ispiratoriDa anni la comunità internazionale sta affrontando,attraverso una serie di convenzioni, ilproblema dello sfruttamento sessuale dei minori.L’articolo 34 della Convenzione sui dirittidel fanciullo stabilisce che:Gli Stati parti si impegnano a proteggereil fanciullo contro ogni forma di sfruttamentosessuale e di violenza sessuale.A tal fine, gli Stati adottano in particolareogni adeguata misura a livello nazionale,bilaterale e multilaterale per impedire:a) che dei fanciulli siano incitati o costrettia dedicarsi a una attività sessualeillegale;b) che dei fanciulli siano sfruttati a fini diprostituzione o di altre pratiche sessualiillegali;c) che dei fanciulli siano sfruttati ai finidella produzione di spettacoli o di materialea carattere pornografico.L’inserimento di tale articolo all’internodella Convenzione fu oggetto di forti dispute:diversi Stati non vedevano di buon occhio la citazionedi un’odiosità (che aveva motivazionieconomiche e che ribadiva la pericolosità peralcuni bambini di vivere a determinate latitudini)nella carta dei diritti dell’infanzia, ritenendoche a ciò fosse sufficiente la previsione giàcompresa nell’articolo 32 della stessa Convenzioneche si riferiva, genericamente, al dirittoalla protezione da ogni forma di sfruttamentoeconomico.Si dimostrò una previsione importante eintelligente che di lì a pochissimi anni avrebbeportato alla nascita di una nuova convenzione (laILO 182 del 1997), a un protocollo aggiuntivo allastessa convenzione (quello del 2000 sullosfruttamento sessuale dei bambini) e che diedegiuridicamente origine a due conferenze mondiali(a Stoccolma nel 1996 e a Yokohama nel2001) che sancirono l’impegno globale nella lottacontro tale odiosa e incredibile forma di sfruttamentodei minori.Lo sfruttamento sessuale a fine commercialedei bambini (Commercial Sexual Exploitationof Children, che richiameremo nellasigla internazionale CSEC) consiste nell’uso diminori per la gratificazione sessuale di adultiche inducono a ciò attraverso il pagamento diuna remunerazione in denaro o in qualsiasi altrautilità conferita direttamente al minore o aun terzo che funge da intermediario. Lo sfruttamentosessuale costituisce una forma di violenzae di coercizione contro i minori, giacchécollega una forma di lavoro forzato a una verae propria riduzione in schiavitù di un soggetto.Lo sfruttamento sessuale include l’uso di minoriper la prostituzione, la pornografia, la trattae la vendita, oltre a ogni altra ipotizzabileforma di sfruttamento che abbia una finalità legataal piacere sessuale.Lo sfruttamento sessuale dei bambininel turismo (Sexual Exploitation of Children inTourism o anche Child Sex Tourism) è lo sfruttamentodi un minore coinvolto in attività sessualida parte di una o più persone che si trovanotemporaneamente e per motivi turistici inuna regione geografica o in un Paese differenteda quello di residenza o dimora abituale. Taleattività comporta, di norma, alcune forme dipagamento della prestazione sessuale sia essoin denaro o in altre forme di utilità quali la somministrazionedi cibo, di vestiti, di bevande…Per turismo sessuale organizzato si intendeil viaggio organizzato da un qualsiasiagente del compartimento turistico ovvero dauna persona esterna al settore che però utilizzae organizza le strutture o le reti formate dalsettore stesso e le cui finalità primarie sonoquelle di creare una o più relazioni sessuali ditipo commerciale da parte del turista con personeresidenti nel Paese di destinazione.All’incirca un paio di anni fa mi fu richiestodalla <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> di collabo-78


are alla realizzazione di un progetto finanziatodall’Italia per la messa in opera della ConvenzioneILO 182 (a cui l’Italia ha aderito da pochianni) in Senegal. Il mio apporto si è concentratosoprattutto sulla filiera della lotta <strong>allo</strong> sfruttamentosessuale dei minori, che in Senegal èprecipuamente inerente <strong>allo</strong> sfruttamento nelturismo.Assieme <strong>allo</strong> staff internazionale e nazionaledi UNICEF abbiamo predisposto dapprimauna serie di incontri con le controparti e glialleati locali (in primis con gli amministratori ei politici nazionali, le imprese turistiche, le ONGlocali e internazionali, i vari operatori del settoreturistico…) che hanno portato alla preparazionedi una sorta di codice di condotta <strong>degli</strong>operatori turistici e a una collaborazione continuativafra UNICEF e alcuni importanti operatorieconomici nazionali, poi a un’iniziativa diformazione ampliata per la sensibilizzazionedella classe dirigente locale. Si è, infatti, preparatouno stage di una settimana a Dakaraperto a giudici, legislatori, membri del governoe personale delle ONG locali. Con i dirigentidi UNICEF abbiamo scelto uno staff di formatoriaperto non solo a tecnici italiani ma anche acoloro che, a livello internazionale, avevanomesso in campo alcune interessanti metodologiedi intervento. In tal modo abbiamo riunito aDakar, oltre al sottoscritto (giurista esperto inlegislazione internazionale a protezione dei minori),un criminologo italiano (Lino Rossi), uninvestigatore esperto nel settore dello sfruttamentosessuale (il maggiore dei carabinieriGiorgio Manzi), Pierre Legros (coordinatore internazionaledi AFESIP, una delle più importantiONG che al mondo lotta contro lo sfruttamentosessuale e che si occupa anche dellapresa in carico delle giovani ragazze sottratteal racket) e Christian Guth (che in Cambogia,per conto di UNICEF, coordina presso il <strong>Ministero</strong><strong>degli</strong> Interni le indagini contro lo sfruttamentosessuale dei minori). Il seminario è statodi grosso interesse per tutta la regione,tant’è che chiesero di essere presenti inviatidei governi di diversi Paesi dell’Africa occidentaleed è terminato con un grande successo:dalle ceneri dei lavori, come una fenice, è sortauna nuova legge che il Parlamento del Senegalha elaborato (grazie alla collaborazionedi alcune delle persone presenti ai lavori) proprioseguendo le linee guida che il gruppo dilavoro aveva indicato; come spesso capita inquesti casi, anche diversi Paesi limitrofi hannorecentemente chiesto una forma di collaborazionealla <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> e a UNICEF alfine di poter giungere alla riforma delle loronormative in materia.Il secondo progetto nacque in manieradifferente e in concomitanza con la Conferenzamondiale di Yokohama sullo sfruttamento sessualea fini commerciali dei minori durante laquale il Governo italiano informava il consessointernazionale di aver provveduto a donare unasomma pari a dieci miliardi a UNICEF, per finanziareun progetto in materia di lotta alla trattaper sfruttamento sessuale dei minori di seiPaesi del Sud-est asiatico (Thailandia, Cambogia,Laos, Vietnam, Indonesia e Filippine).Ho iniziato a collaborare al progetto surichiesta della <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> nel novembredel 2002 in qualità di esperto sia sul tema,sia nella tutela dell’infanzia in quella specificaarea geografica. L’ampiezza del progetto edell’area interessata (un’area circolare che haun diametro di circa tremila chilometri) ha meritatouna grossa attenzione: si tratta dell’areadel mondo nella quale maggiore è lo sfruttamentosessuale dell’infanzia e in cui occorre unimpegno costante per l’eliminazione della tratta.Fra l’altro la mia presenza in Cambogia (assiemead alcuni funzionari del <strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong><strong>Affari</strong> Esteri) per una missione di valutazione delprogetto ha coinciso con un momento critico:nel Paese era stato arrestato alcuni giorni primaun italiano trovato in un bordello locale incompagnia di una bambina vietnamita di diecianni, subito dopo rimesso in libertà.Abbiamo subito messo in opera alcunidei suggerimenti che ci eravamo permessi difare: reperire una ONG che prendesse in caricoil caso (AFESIP Cambogia) e che collaborassealle indagini, elaborare un protocollo per le indaginie la presa in carico, interessare le autoritàconsolari italiane, raccogliere il materialed’indagine e trasferirlo alle autorità italiane.Dopo poche settimane il caso fu assunto dalleautorità giudiziarie italiane e il nostro connazionalemesso sotto inchiesta in Italia. Da rilevaree lodare la rapida e decisa collaborazionedata, per la definizione del caso, dai funzionarie dal personale dell’Ambasciata di Bangkok,che era quella territorialmente competente.In definitiva va segnalato come, grazieanche a questi progetti (uniti a quelli relativi allalotta alla tratta di giovani nigeriane per losfruttamento sessuale e a quelli finanziati inCentro America per la lotta <strong>allo</strong> sfruttamentosessuale e al turismo sessuale) la <strong>Cooperazione</strong><strong>Italiana</strong> abbia acquisito nel mondo della protezioneinternazionale dei minori un ruolo chiaveche le è stato già riconosciuto in diverseconferenze internazionali e regionali (da ultimoquelle organizzate dall’Organizzazione mondialedel Turismo a Bali e a Dakar nel 2003 equella, organizzata nel medesimo anno, aBangkok dall’UNESCAP quale follow up dellaConferenza di Yokohama).79


Contributo volontario al Programma regionale per la prevenzione e l’eliminazionedel lavoro minorile nelle discariche in Guatemala, Salvador e HondurasContributo DGCS: 2.202.844 USDL’obiettivo generale del progetto è di contribuire alla prevenzione ed eliminazione del lavorominorile in un settore ad altissimo rischio quale è quello dei rifiuti solidi urbani. Le azionidi prevenzione e contrasto del fenomeno consistono principalmente nel dotare i Governilocali e centrali <strong>degli</strong> strumenti legali, tecnici e strategici per affrontare in modo efficacela problematica e nel realizzare interventi specifici a carattere di azione pilota che possanosuccessivamente essere replicabili e ampliabili.L’iniziativa nella sua fase iniziale ha condotto una serie d’indagini mirate alla definizionedel fenomeno in termini qualitativi e quantitativi, nonché all’approfondimento di alcunitemi specifici relativi alle caratteristiche della popolazione in esame, alle problematicheeducative, sanitarie, sociali ed economiche. A seguito di tali studi sono state definite lineed’intervento specifiche in accordo con le autorità locali per poter dare avvio alle azionisul campo.In Guatemala e in Honduras si realizzeranno le seguenti azioni.● Interventi di rapido impatto per il recupero e il reinserimento nel sistema scolastico nazionaledei minori che attualmente lavorano nella discarica, anche attraverso l’organizzazionedi uno o più centri ricreativi e di recupero che possano fungere da punto focale perl’individuazione e la risoluzione di tutti i casi a rischio. È previsto anche il rafforzamentodelle capacità delle varie Municipalità come enti di coordinamento e orientamento ditutti gli interventi sociali che hanno per oggetto la medesima popolazione beneficiaria delprogetto.● Interventi sanitari mirati al rafforzamento dei centri di salute e alla realizzazione di attivitàcomplementari preventive e curative sulla popolazione.● Attività di sensibilizzazione, organizzazione e formazione sulla problematica in oggettorealizzate attraverso la partecipazione di Università, organismi locali e ONG italiane conmodalità di animazione di strada, avvalendosi della partecipazione attiva dei giovani presentinell’area d’intervento. Fra le varie attività è prevista, in Guatemala, l’attivazione diuna radio comunitaria autogestita e inserita nel circuito delle emittenti nazionali.A questi interventi più specificamente realizzati con la popolazione meta, si accompagnerannoiniziative di sensibilizzazione ad ampio spettro indirizzate alle principali categoriesociali nelle due capitali sulla problematica del minore lavoratore nelle discariche cittadine,come drammatico aspetto umano di una più ampia e altrettanto urgente problematicaambientale legata all’esistente sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi.Il progetto si propone, altresì, di realizzare in entrambi i Paesi un’analisi del quadronormativo nazionale e locale al fine d’identificare lacune normative e debolezze proceduralinell’applicazione delle leggi esistenti. Ciò potrà consentire di esercitare le necessarie azionidi proposta e sollecitazione nei confronti <strong>degli</strong> organi esecutivi e legislativi competenti.Per quanto riguarda un possibile rafforzamento delle capacità economiche delle famigliedei minori, le quali sono in maggioranza coinvolte nel medesimo tipo di attività, ilprogetto si propone di affiancare eventuali opzioni di alternative produttive con interventirivolti a promuovere la formalizzazione di questa tipologia di lavoro <strong>degli</strong> adulti con uncorretto inquadramento professionale nell’ambito delle legislazioni nazionali, nonché un’adeguataformazione al lavoro dei beneficiari.In Salvador, in seguito alla richiesta del Governo locale, si è dato avvio a un interventoa favore dei minori lavoratori nel mercato centrale della Municipalità di San Miguele si intendono strutturare ulteriori azioni con carattere integrale volte all’eliminazione del80


lavoro minorile, da realizzarsi nella Municipalità di Sonsonate, in coordinamento anchecon altri importanti progetti finanziati dalla <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong>.Sono anche in fase di definizione modalità di collaborazione con varie realtà dellacooperazione decentrata italiana che affiancheranno le linee di intervento sopradescritte,fornendo sostanziali apporti scientifici, tecnici e finanziari.In ciascuno dei Paesi oggetto dell’intervento, un ruolo di rilievo lo hanno avuto leONG italiane, sotto il profilo sia propositivo sia di realizzazione progettuale. IndiaProgramma multibilaterale Lotta alla povertà e alle peggiori forme di sfruttamento del lavorominorile nell’industria e nell’artigianato a KarnatacaContributo DGCS: 3.222.713 USDL’iniziativa ha come obiettivo l’attuazione della Convenzione ILO 182 (e della successivaRaccomandazione 190) del 17 giugno 1999 – ratificata dall’Italia nel luglio 2000 – relativaall’azione immediata per l’eliminazione delle forme peggiori di sfruttamento del lavorominorile.Il progetto proposto si inquadra nel contesto dell’azione che il programma IPEC (ProgrammaInternazionale per l’Eliminazione del Lavoro Infantile) dell’ILO (OrganizzazioneInternazionale del Lavoro) sta portando avanti da tempo in India contro lo sfruttamentodelle forme peggiori di lavoro minorile. All’interno di questo quadro di riferimento, l’identificazionee la formulazione del progetto, pur assumendo sostanzialmente i contenuti delprospetto IPEC-ILO, ne integra le finalità alla luce delle priorità e delle strategie perseguitedalla <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong>. L’iniziativa riveste una forte importanza strategica e assicuraall’Italia un ruolo di grande rilievo e visibilità in un settore caratterizzato da crescente importanzae attenzione da parte delle competenti autorità indiane.Il lavoro minorile in India è un fenomeno di enormi dimensioni e di natura complessa.Milioni di bambini lavorano in un gran numero di industrie e in altre realtà occupazionalisparse in tutto il Paese. Le stime oscillano fra gli 11,2 milioni secondo il censimentodel 1990-1991, i 17,2 milioni secondo la National Sample Survey Organization(NSSO) e fra 44 milioni e 110 milioni secondo calcoli ufficiosi elaborati da ONG e studiosi.Circa il 90% di questi bambini lavoratori vive in aree rurali e due milioni di loro lavoranoin industrie pericolose per la loro salute e sicurezza.Strettamente correlato al problema del lavoro minorile è il massiccio sfruttamentoeconomico <strong>degli</strong> adolescenti nella fascia tra i 15 e i 18 anni; molti di questi adolescenti sonostati a loro volta dei bambini lavoratori, altri sono il prodotto dell’abbandono scolasticonella scuola primaria e secondaria. Il principale fattore che contribuisce <strong>allo</strong> sfruttamentoeconomico <strong>degli</strong> adolescenti in India sono le misere condizioni di lavoro, associateal basso reddito nelle industrie delle città e dei villaggi. Con gli imprenditori locali che nonvogliono o non possono investire nella benché minima sicurezza e salute sul lavoro, i giovanilavoratori sono spesso esposti a condizioni pericolose o insalubri che, sommate al lunghissimoorario di lavoro, danno luogo a un altissimo numero di infortuni sul lavoro e diproblemi sanitari a lungo termine.Il programma è diretto a favore dei bambini (e in particolare delle bambine), <strong>degli</strong>adolescenti e delle loro famiglie in alcuni distretti dello Stato indiano del Karnataka, caratterizzatoda indici elevati di povertà, di bassa scolarizzazione, da rischio elevato di sfruttamentodel lavoro infantile nelle sue forme peggiori e di esclusione sociale. L’iniziativa attribuisceparticolare attenzione alla dimensione di genere che incide sulla condizione deiminori soprattutto in riferimento alle famiglie mononucleari spesso costituite dalla prole eda madri adolescenti, all’esclusione delle bambine dai processi educativi e formativi e allediverse forme di abuso da esse subite. Particolare attenzione è posta all’incremento dell’of-81


ferta di opportunità educative, strumento essenziale per prevenire e contrastare lo sfruttamentodel lavoro infantile.Tutte le analisi relative al fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile rimandanoa una stretta correlazione tra una serie di fattori: tradizioni comunitarie, scarso accessoall’educazione di base, soprattutto per le bambine, quadro legislativo e normativo carente,politiche sociali inadeguate, risorse umane e finanziarie insufficienti, scarsa capacitàdelle istituzioni a livello centrale e decentrato. Le istituzioni governative coinvolte intervengonocon mezzi e risorse spesso insufficienti in rapporto all’entità del problema. La povertàprofonda e generalizzata riduce le capacità delle famiglie e delle comunità di farsi caricodella salute e dell’educazione dei bambini; ma anche fattori culturali particolari predispongonoil minore a scegliere quasi obbligatoriamente il lavoro in età precoce. Il vantaggiorappresentato dall’impiegare manodopera docile e remissiva per i “datori di lavoro”è anch’esso elemento di notevole importanza. La complessità del quadro di riferimento è,quindi, ricondotta a una prospettiva di lavoro “integrato” che affronti il problema su pianidiversi <strong>allo</strong> stesso tempo, superando una visione parziale e assistenzialistica.L’esistenza di un’estesa manodopera minorile e un’alta percentuale di lavoratori adolescentinon qualificati ha serie ripercussioni sullo sviluppo del Paese. Il lavoro minorile el’impossibilità di accedere a un’istruzione adeguata e alle possibilità di formazione per ibambini e gli adolescenti in generale perpetuano la povertà e rafforzano l’emarginazione socialedi estesi segmenti di popolazione. Il circolo vizioso di povertà ed emarginazione socialepuò essere spezzato unicamente da concrete misure rivolte in primo luogo agli interessi diquesti bambini e delle loro famiglie.Beneficiari del programma saranno in primo luogo i bambini al di sotto dei 15anni che lavorano nell’industria della seta nel Ramanagaram, Channapatna, Magadi eKanakapura Talukas del distretto rurale di Bangalore, per un totale di almeno 4500 bambinial di sotto dei 15 anni (da 8 a 14 anni). Nel distretto rurale di Bangalore (Ramanagaram,Channapatna, Magadi e Kanakapura Talukas) il progetto mobiliterà e rafforzerà lacapacità delle istituzioni della sfera pubblica e privata contro il lavoro minorile e lo sfruttamentoeconomico <strong>degli</strong> adolescenti introducendo/rinforzando un pacchetto di servizimultisettoriali. Questi servizi saranno orientati alla prevenzione del fenomeno mediantela sensibilizzazione e il miglioramento dell’accesso all’istruzione, la sottrazione dei bambinial lavoro e l’individuazione di opportunità alternative di sbocchi professionali per gliadolescenti e le famiglie tramite la formazione professionale, lo sviluppo di attività remunerativee il miglioramento delle condizioni di lavoro: misure che si sono rivelate praticabilied efficaci per prevenire e combattere il fenomeno. Per assicurare la sua più efficacerealizzazione saranno incluse tutte quelle attività finalizzate all’inserimento del programmanell’ambito delle politiche e dei programmi governativi.Il programma si ispira all’approccio integrato di area contro lo sfruttamento e leforme pericolose di lavoro minorile (IASA, Integrated Area-Specific Approach againstHazardous and Exploitative Forms of Child Labour). Tale approccio è caratterizzato dauna comprensione globale e integrata del lavoro minorile e dalla necessità di combatterloattraverso una strategia articolata e coerente. L’attuazione poggerà su una combinazionedi apporti delle istituzioni e organizzazioni locali e di apporti diretti provenienti dai dipartimentidell’ILO nelle seguenti aree:i) azione diretta con i bambini, le famiglie, i datori di lavoro e gli adolescenti;ii) sviluppo istituzionale, cioè rafforzamento della capacità operativa dei dipartimenti governativiresponsabili, delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali, delle ONG e delleorganizzazioni comunitarie;iii) sensibilizzazione e mobilitazione comunitaria dei gruppi organizzati e della società nelsuo complesso.82


Le iniziativedell’OrganizzazioneInternazionale per le Migrazioniper il contrasto alla tratta deiminoriPrincipali flussidella tratta di migrantinel mondo (IOM, 2002)Teresa AlbanoSono poco più che bambini, in viaggio, conla prospettiva di sostenere economicamentela famiglia d’origine o in fuga daabusi e violenze subite da un mondo adultoestraneo e troppo spesso nemico.L’Italia accoglie ogni anno almeno ottomilaminori non accompagnati, piccoli migranticon responsabilità da adulti. È la dimensione visibiledi un fenomeno sommerso ben più ampioche si traduce in un canale d’ingresso clandestinoriconducibile alla tratta di esseri umani. Leforme di sfruttamento sono immaginabili: nelmercato del sesso a pagamento e della pornografiaper le bambine, nel mercato del lavoro nero,dell’accattonaggio, dello sfruttamento in attivitàcriminali – spaccio di droga, furti – per i maschi.Per tutti lo spettro del traffico di organi.La recente ricerca dell’Organizzazione Internazionaleper le Migrazioni (IOM) La tratta diminori nell’Unione Europa, ha rivelato le dimensionipreoccupanti del fenomeno unitamente all’estremadisomogeneità dei contesti normatividei Paesi colpiti dal problema. In occasione dellaconferenza europea in tema di tratta di minori,organizzata dalla IOM a Parigi nel settembre2002, è emerso uno scenario estremamente frastagliato.In questo contesto, il contributo della<strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> – e in particolare della DirezioneGenerale per la <strong>Cooperazione</strong> <strong>allo</strong> <strong>Sviluppo</strong>– è stato particolarmente significativo e haevidenziato uno dei possibili modelli operativi peraffrontare la sfida della protezione dei bambinimigranti.L’approccio integrato perseguito dal Governoitaliano nell’affrontare questa modernaforma di schiavitù è stato largamente apprezzato.La caratteristica distintiva è certamente l’intersettorialitàe l’osmosi tra politiche nazionali epolitiche di cooperazione <strong>allo</strong> sviluppo, a livellocentrale e decentrato. Una concreta applicazionedella Convenzione di New York, infatti, si alimentanon solo di politiche di accoglienza adeguate,ma soprattutto di interventi di prevenzione neiPaesi di origine di un fenomeno che, per suastessa natura, necessita di strategie di contrastotransnazionali.È questa la logica che contraddistinguel’impegno del <strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong> <strong>Affari</strong> Esteri nellalotta alla tratta, grave forma di violazione dei dirittiumani che sempre più colpisce i deboli e ivulnerabili, bambini e bambine, adolescenti dientrambi i sessi provenienti da Romania, Albania,Bosnia, Bulgaria, Nigeria, Cina. E accanto ainterventi politici di estrema importanza, come lapartecipazione e il finanziamento alla conferenzaeuropea di Bruxelles del settembre 2002 Conferenceon Preventing and Combating Traffickingin Human Beings - A Global Challenge for the XXICentury, il <strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong> <strong>Affari</strong> Esteri focalizza isuoi sforzi operativi nei Paesi di origine, per darecontenuti concreti alle dichiarazioni di intenti,perché la politica possa alimentarsi e rafforzarsiattraverso modelli di intervento che diano speranzaa chi l’ha persa, che restituiscano voce achi non ce l’ha, che contribuiscano a costruireun mondo più sicuro perché più democratico esolidale.83


NigeriaProgramma multibilaterale d’azione contro la tratta di minori e giovani donne dalla Nigeriain Italia a fini di sfruttamento sessualeContributo DGCS: 776.000 USDIl progetto, finalizzato alla lotta contro la tratta di minori e giovani donne nigeriane a finidi sfruttamento sessuale, è realizzato dall’UNICRI (Istituto Internazionale delle NazioniUnite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia) attraverso l’istituzione di una task force italo-nigeriana(per contrastare il fenomeno a livello giuridico e istituzionale), l’organizzazionedi seminari internazionali, la promozione di campagne di sensibilizzazione audiovisivee la realizzazione di attività di prevenzione alla tratta.Il programma, della durata di diciotto mesi, è volto:● sul piano istituzionale, alla definizione e sperimentazione di meccanismi di cooperazionetecnica, tra magistratura e forze di polizia italiane e nigeriane;● sul piano sociale, al rafforzamento delle espressioni locali della società civile chiamate asvolgere attività di prevenzione, di assistenza e di recupero delle ragazze vittime dellatratta.In qualità di responsabile della realizzazione e della gestione del progetto, l’UNICRIdirige direttamente le componenti di ricerca e formazione a livello istituzionale, mentre lacomponente di sviluppo sociale viene realizzata in collaborazione con le ONG.Inoltre, la DGCS ha promosso la partecipazione di quelle Regioni italiane in cui piùforte è la presenza di donne nigeriane trafficate e sfruttate sessualmente, affinché esse potesserocoordinare le proprie attività con quelle del progetto in questione.Il rafforzamento istituzionalenella lotta alla tratta di donnee minoriFrancesco MandoiIl fenomeno della criminalità organizzata trasnazionaleha ormai assunto proporzioni tali da meritarel’attenzione di tutte le nazioni del pianetae sollecitare una convenzione delle Nazioni Uniteper armonizzare gli strumenti di contrasto dispiegabilicontro di essa. Uno dei settori più lucrosi perla criminalità organizzata è quello della tratta di esseriumani e in particolare di giovanissime donne edi bambini. Questa forma di tratta di nuovi schiaviverso i mercati che li richiedono è un business il piùdelle volte gestito da quelle che, nel linguaggio dellaDirezione Nazionale Antimafia (DNA) – ufficiopresso il quale svolgo la funzione di sostituto procuratorenazionale – sono definite “nuove mafie”,ossia organizzazioni criminali con evidenti caratteristichedi “mafiosità”, diverse da quelle tradizionali,che si vanno espandendo in tutti i Paesi del mondo.Le nuove mafie sono spesso delle organizzazionia matrice etnica, come tali fortemente radicatenei Paesi ai quali appartengono le etnie principaliche le compongono, dalle cui popolazioni traggonovia via nuove forze e capacità operative, e neiquali sviluppano una preoccupante capacità di penetrazionenel tessuto economico e sociale.Un dato di conoscenza oramai pacificamenteacquisito è che le organizzazioni criminalihanno un’influenza negativa nelle collettività in cuioperano. Quest’influenza può diventare devastanteladdove le mafie operino in Paesi dal tessuto economicofragile, magari scossi da profondi conflittiinterni o con livelli di vita ben al di sotto della sogliadi povertà e caratterizzati da livelli di corruzione elevatissimi.In questi Paesi il potere delle mafie rischiadi divenire assoluto senza idonee politiche di rafforzamentoistituzionale di supporto alle istituzionistesse e di formazione del personale. A loro voltanon sono immaginabili politiche di supporto economicoe di sviluppo prive di un profilo di rafforzamentoistituzionale.La Direzione Nazionale Antimafia ha – da84


I principali risultati raggiunti dal programma sono i seguenti.● Per quanto riguarda la componente della ricerca, sono stati completati i rapporti cheanalizzano i flussi geografici della tratta, i dati statistici corrispondenti e le contromisureesistenti implementate dai Governi e dalle Organizzazioni internazionali operantisia in Italia sia in Nigeria. È stato, inoltre, istituito in Nigeria un Centro di Monitoraggiosulla Tratta con l’obiettivo di fornire dati aggiornati alle istituzioni coinvolte.● Per quanto riguarda la componente relativa alla cooperazione tecnica, il programma haistituito due task force, una in Nigeria e una in Italia, formate da rappresentanti delleforze dell’ordine, della magistratura e da esperti di Organizzazioni non governative. Taliincontri hanno portato a importanti risultati, tra cui la definizione del Memorandumdi <strong>Cooperazione</strong> tra il Procuratore Generale della Repubblica Federale della Nigeria e laDirezione Nazionale Antimafia italiana, relativo al contrasto del traffico di persone edi altri reati collegati alla criminalità organizzata e al riciclaggio dei proventi di tali crimini(il Memorandum è stato firmato nel corso di una cerimonia ufficiale tenuta a Romail 20 gennaio 2004). Le attività di capacity building hanno inoltre compreso la realizzazionedi corsi di formazione a favore delle forze di polizia nigeriane e di altri organismicoinvolti (Servizio Immigrazione, ONG).● Il programma ha realizzato tre campagne di informazione e sensibilizzazione a livello localein Nigeria e una campagna di sensibilizzazione del “cliente” in Italia, con la produzionedi uno spot della RAI mandato in onda sulle reti nazionali.● Per quanto concerne, infine, la componente della prevenzione e assistenza alle vittime, ilprogramma ha permesso in Nigeria una coalizione di Organizzazioni non governativesempre – offerto la sua esperienza al servizio delleiniziative assunte in questo campo dal <strong>Ministero</strong><strong>degli</strong> <strong>Affari</strong> Esteri, con risultati assai soddisfacentiper entrambe le istituzioni.La partecipazione al Programme actionagainst Trafficking in Minors and Young Womenfrom Nigeria into Italy for Sexual Exploitation Purposesha segnato il raggiungimento di risultati ottimalie insperati in un settore, quello della lotta allatratta internazionale di minori e di donne a finidi sfruttamento sessuale, sicuramente appannaggio– per sua stessa natura – delle organizzazionicriminose transnazionali pericolosamente presentiin tutta Europa e nel nostro Paese. Decisiva per ilraggiungimento di questi risultati è stata la coraggiosascelta della DGCS del <strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong> <strong>Affari</strong>Esteri di dare all’intervento la dimensione di un’iniziativadi “lotta” articolata e globale al fenomenodella tratta, nella quale ogni iniziativa rispondessealla specifica finalità di approntare strumenti duraturiidonei in modo non occasionale <strong>allo</strong> scopo propriodel progetto. Per ottenere ciò si è effettuatouno studio sociocriminologico del fenomeno e sisono dispiegate sul campo tutte le forze in gradodi contribuire <strong>allo</strong> sviluppo della reattività del “sistemaNigeria” nei confronti del fenomeno dellatratta dei minori e delle donne. A tale scopo sonostati utilizzati gli strumenti idonei ad assicurare autonomacontinuità <strong>allo</strong> scambio di contributi fra gliorgani statali nigeriani e italiani che tale lotta, sicuramentedi non breve momento, affrontano nelpresente e dovranno affrontare per il futuro.I positivi risultati del progetto sono stati – perme che vi ho partecipato e per l’intera Direzione NazionaleAntimafia – il coronamento di uno sforzo dasempre teso ad allacciare contatti con altri uffici giudiziariimpegnati nella lotta alle organizzazioni criminosetransnazionali che, sinora, non aveva avutoalcun esito in relazione a Paesi dell’Africa Subsahariana,che pure appaiono di enorme interesse inquesto momento storico per l’attività di indagine sulle“nuove mafie” e di contrasto delle stesse.Ma non solo: la continuità nella collaborazionediretta e autonoma (che ha costituto la lineadirettrice e l’anima dell’intervento tanto efficacementeattuato dalla <strong>Cooperazione</strong> <strong>allo</strong> <strong>Sviluppo</strong>)sarà assicurata dalla concreta prospettiva dellacreazione di una rete di punti di contatto fra ufficigiudiziari africani e uffici giudiziari italiani ed europeiche sarà oggetto di una conferenza fra procuratori– della cui organizzazione si occuperà la DNAin collaborazione con il Consiglio d’Europa che hagià espresso il suo assenso al progetto – e la cui finalitànon potrà che essere quella di assicurareuna lotta senza quartiere e senza zone franche aitrafficanti di esseri umani, in specie di minori.In sostanza, è stato intrapreso un camminonuovo, dalle grandi prospettive, al quale la <strong>Cooperazione</strong><strong>Italiana</strong> del <strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong> <strong>Affari</strong> Esteriha dato un impulso decisivo e lungimirante.85


La sensibilizzazione per la prevenzione el’eliminazione di un sistematico sfruttamentosessuale delle minorenni attraverso l’induzione allaprostituzione e la tratta rappresenta un dovere pertutte le istituzioni e le società civili e un impegnoprimario della <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> e delleNazioni Unite.86


operanti a livello locale, responsabili della realizzazione di attività pilota di microcreditoa sostegno delle vittime della tratta e delle ragazze “a rischio”. In Italia, invece, è statoistituito un progetto di “unità di strada” a sostegno e assistenza delle donne nigerianevittime della tratta.I risultati del programma sono stati presentati nel corso di un workshop internazionalesvoltosi a Torino nell’aprile 2004. AngolaProgramma multibilaterale sull’istituzione di un sistema di giustizia minorileContributo DGCS: 2.300.000 euroL’Angola è un Paese su cui grava il peso di una guerra durata quasi un trentennio. Per capirel’importanza del programma di protezione dei diritti dei minori, si deve considerare chei bambini in Angola sono cresciuti durante il conflitto.Il programma promosso dalla <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>allo</strong> <strong>Sviluppo</strong> insieme al Governoangolano e all’UNICRI in collaborazione con le istituzioni locali e con due Organizzazioninon governative italiane (CIES e VIS), è stato ideato con l’intento di creare unsistema di giustizia minorile.Dopo due anni di lavoro, il 16 giugno 2003 è stato inaugurato il primo tribunale minoriledel Paese. Da <strong>allo</strong>ra, 600 bambini si sono potuti avvalere dei loro diritti e hanno ricevutoassistenza nei centri di riabilitazione e reinserimento.Le vere vittime della guerra civile in Angola sono i bambini: su circa 13,6 milioni diabitanti quasi il 50% ha meno di 15 anni; 90 mila bambini sono affetti da handicap, causatidalla guerra in 13 mila casi; 750 mila minori sono orfani di guerra. La mortalità infantilesotto i cinque anni è altissima (il terzo Paese nel mondo). Si calcola che oltre 100 milaminori vivano lontani dalle loro famiglie o dalle comunità di origine. Molti di loro sonobambini di strada esposti al rischio dello sfruttamento sessuale, delle violenze e del lavoro forzato.Globalmente, il 93% dei minori nell’Africa subsahariana lavora. Secondo gli indicatoridell’Istituto Nazionale di Statistica dell’Angola solamente il 7% dei bambini ha accesso all’educazioneprimaria.Il Governo norvegese e quello italiano hanno finanziato un progetto che ha permessola formazione di circa 20 mila insegnanti.La guerra ha profondamente alterato i meccanismi di funzionamento dei nuclei familiarie delle comunità; la struttura sociale ha subito una radicale trasformazione risentendodella perdita di valori e di tradizioni sui quali si basava e che garantiva una forte solidarietàsociale assicurando, in particolare, la protezione dei minori. Il ruolo istituzionale del sistemasociale tradizionale – basato su leggi informali e sul giudizio <strong>degli</strong> anziani della comunità(soba) – nella salvaguardia dei diritti dei minori è stato così compromesso.Anche se la Convenzione 182 dell’ILO e le leggi angolane proibivano l’arruolamentoal di sotto dei diciotto anni, migliaia di bambini di età inferiore ai 15 anni sono stati reclutaticon la forza nell’esercito dell’UNITA.Durante la guerra i bambini sono stati usati come carne da cannone, dato il lorobasso costo, la maggior parte di loro era impiegata sui campi di battaglia, altri svolgevanolavori di supporto ai gruppi armati. Venivano costretti a obbedire anche attraverso l’uso didroghe. Molti sono stati utilizzati per scoprire le mine (erano obbligati a precedere i mezzidi trasporto) e numerose bambine sono state schiavizzate a scopo sessuale dai miliziani.Oggi il problema delle nevrosi post-traumatiche è diffusissimo tra gli ex bambini soldato.Solo il ricongiungimento con la famiglia di origine può contribuire a favorire un ritorno allanormalità.87


La tratta di esseri umaniin Africa, in particolaredi bambini e giovani donneAndrea RossiAlimentata da povertà, conflitti armati, crisieconomiche, oppressioni o discriminazioni,la tratta <strong>degli</strong> esseri umani, in particolaredi donne e bambini, colpisce la quasi totalitàdei Paesi africani. Si tratta di un fenomeno che sidetermina laddove esiste una “domanda”, comeattesta il rapporto sul traffico <strong>degli</strong> esseri umani,in particolare di bambini e giovani donne, a conclusionedella ricerca commissionata dalla cooperazioneitaliana e svedese, pubblicato dal Centrodi Ricerca Innocenti dell’UNICEF di Firenze(UNICEF-IRC, Innocenti Research Centre).Nato come studio di indagine da utilizzarsia scopo istituzionale, il lavoro è parte della ricercasul traffico dei bambini – sempre finanziatadalla <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> – che l’UNICEF-IRCha iniziato con la pubblicazione Traffico di minorinell’Africa occidentale: risposte politiche aventelo scopo di fornire informazioni in vista dell’adozionedel Piano d’Azione contro il Traffico <strong>degli</strong>Esseri Umani, da avviarsi nell’ambito del SummitEuropa-Africa.Il rapporto èstato presentato in Benin nelcorso dell’incontro dei ministri del lavoro e <strong>degli</strong>affari sociali dell’Unione Africana. Nell’occasione,il direttore dell’UNICEF Carol Bellamy ha ribaditola necessità di un’azione immediata da parte deigoverni africani per porre fine a questo tremendofenomeno:La tratta è una delle peggiori violazioni deidiritti dei bambini. Se vogliamo porre fine aquesto commercio vergognoso abbiamo bisognodi Capi di governo coraggiosi, chedenuncino il traffico di bambini in tutte lesue forme. Non ottemperare a questo dove-Si stima che almeno tre milioni di bambini non siano stati neppure registrati alla nascitae che vivano separati dalle famiglie. Di molti bambini e adulti si sono perse le tracce durantela guerra. Solo il 29% dei bambini viene iscritto all’anagrafe, ciò significa che la maggioranzanon ha diritto alla cittadinanza, all’assistenza sanitaria e all’istruzione.Molti minori sono stati reclutati come soldati, mutilati o uccisi, altri vivono in condizionidi estrema marginalità. La tutela dei diritti dei bambini e dei minori in Angola ètutt’altro che scontata. Nel 1996 a Luanda ci sarebbero state almeno mille bambine prostitutee da <strong>allo</strong>ra il numero non è certamente diminuito. Tra il 1990 e il 1995 oltre 23mila reati sarebbero stati commessi da 31 mila bambini o giovani, il 70% dei quali rappresentatoda maschi tra i 13 e i 15 anni di età. Il 39% dei reati era costituito da furti, il23% da vagabondaggio.Il sistema giudiziario minorile ha cessato di operare da oltre dieci anni e nel frattempoi minori sono stati processati dai tribunali per gli adulti. Tale vuoto ha fatto sì che la poliziae i giudici non abbiano adottato le procedure e le misure specifiche per minori. Sebbenei bambini non siano legalmente responsabili fino al sedicesimo anno di età, i minori eranodestinati a prigioni o stazioni di polizia nelle stesse celle <strong>degli</strong> adulti e solo una piccola minoranzadi loro poteva esercitare il diritto di apparire di fronte a un tribunale. Molti sono statitrattenuti in stato di detenzione preventiva per più di tre mesi (il massimo previsto dallalegge), talvolta per un periodo tra gli 8 e i 14 mesi e hanno raramente avuto la possibilità diricorrere a un avvocato. Le prigioni, anche per gli adulti, sono in condizioni drammatiche:mancano il cibo e i medicinali, non sono previste attività didattiche o ricreative che favoriscanoun minimo di reinserimento sociale. I dati raccolti localmente indicano che, nel 1998,493 ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 15 anni sono stati imprigionati.Il progetto realizzato dall’UNICRI si è basato su una strategia volta al ripristino, almenoparziale, del sistema giudiziario anticamente esistente in quel Paese: il meccanismodi riconciliazione comunitaria. Il programma ha sviluppato due componenti: la prima nell’arealegale-istituzionale riguardante l’amministrazione della giustizia minorile, la creazio-88


e costituisce un abuso commesso a dannodei bambini; è inoltre ‘‘importante passareda un approccio criminale, per punire i trafficanti,a un approccio anche dei diritti umani,per aiutare le vittime valutando quale èla migliore soluzione per loro, tenendo ancheconto che non si tratta sempre del rimpatrio.In base <strong>allo</strong> studio – che raccoglie e analizzai dati provenienti da 53 Paesi di tutto il continenteampliando in tal modo la ricerca precedentementesvolta sull’Africa occidentale focalizzatasolo su otto Paesi – ben la metà <strong>degli</strong> Statiafricani riconosce la tratta di esseri umani comeun “grave problema”, ma sfugge ancora ai governila dimensione transnazionale e interregionaledel fenomeno che l’inadeguatezza del quadronormativo e l’insufficiente applicazione delleleggi contribuiscono ad aggravare.Lo studio non fornisce stime sul numerodi esseri umani vittime del fenomeno poiché nonvi sono dati affidabili a riguardo. Si tratta in ognicaso di un fenomeno di vasta portata, complessoe dinamico e per questo difficile da fotografare.L’analisi ha evidenziato che i Paesi che denuncianoal loro interno l’esistenza di un traffico dibambini sono il doppio rispetto a quelli che riportanola presenza di una tratta di donne. Le causedel fenomeno sono complesse e sono da ricercarsinella mancanza di un ambiente protettivo,specie per i bambini e soprattutto in presenza diconflitti armati, gravi crisi economiche e forti discriminazioni.Non sempre la tratta è sinonimo di trasferimentoall’estero: il traffico di esseri umani all’internodei confini nazionali è, infatti, molto diffusoe presente in otto Paesi africani su dieci, rivelalo studio. Il traffico di esseri umani a fini disfruttamento ha inoltre principalmente un caratteresubregionale ed è spesso diretto verso i Paesipiù ricchi. Non si tratta dunque di un fenomenosoltanto interno all’Africa ma, come denuncia lostudio, per il 34% dei Paesi africani coinvolti essoè diretto verso l’Europa e, per un altro 26%,verso il Medio Oriente e gli Stati arabi.Le vittime della tratta sono generalmentedestinate <strong>allo</strong> sfruttamento sessuale o lavorativo,specie quello domestico e agricolo, a cui va adaggiungersi l’impiego ingente dei bambini neiconflitti armati.ne del tribunale e la verifica della sua operatività; la seconda di ambito sociale relativa asviluppo e lotta alla povertà attraverso prevenzione e protezione dei diritti dei minori, soprattuttoattraverso famiglie e comunità.Il 28 ottobre 2002, il Governo angolano ha approvato un regolamento di legge per laprotezione dei minori che ha costituito la cornice giuridica che ha permesso lo sviluppo delprogetto. Il Tribunale per i minori è stato concepito come strumento collegato al tessutosociale. I giudici nell’emettere la sentenza fanno ora ricorso a elementi quali il profilo psicologicoe le condizioni di vita dei giovani imputati. Dei 600 minori in conflitto con la leggeche sono stati seguiti dal Tribunale, la maggior parte aveva un’età compresa tra i 10 e i 14anni. Parallelamente all’istituzione del Tribunale è stato creato un Centro d’Osservazionedove i minori sono ospitati prima del processo o in attesa che il giudice si pronunci. I minoriospitati nel Centro, per non più di venti giorni, ricevono assistenza psicologica e sonocoinvolti in attività culturali e sportive.La formazione giuridica e sociale rappresenta un elemento fondamentale per assisterei minori in conflitto con la legge e favorire il loro reinserimento. Il programma ha garantitola formazione di giudici e magistrati; sono stati organizzati seminari e corsi di formazioneper personale amministrativo, assistenti sociali e psicologi.Il programma ha permesso la creazione di meccanismi di reintegrazione dei minori,favorendo il ritorno alle famiglie d’origine o l’inserimento nelle strutture e nelle associazionitramite processi di formazione professionale. Sono stati promossi comitati per una maggioreconoscenza dei diritti dei minori, un Osservatorio sulla condizione dei minori aLuanda e attività di formazione per gli operatori che si dedicano all’educazione e preparazioneprofessionale.I quattro centri sociali creati nelle zone più povere di Luanda, ricevono giornalmenteuna media di trenta minori. Molti di questi bambini sono accusati di stregoneria o subisconoaltri tipi di violenza da parte delle famiglie. I quattro centri di riabilitazione/reinserimentodell’UNICRI hanno registrato circa 30 mila casi di bambini bisognosi di assistenza.89


Garantire una vita dignitosa combattendo la fame ela povertà è il passaggio fondamentale persalvaguardare le bambine e i bambini da un lorocoinvolgimento in attività criminali.90


MozambicoProgramma multibilaterale per L’istituzione di un sistema di giustizia minorileContributo DGCS: 2.000.000 euroIl programma si propone di sostenere la giustizia minorile in Mozambico affinché i dirittifondamentali dei minori in conflitto con la legge possano essere meglio tutelati, perché attraversoil riconoscimento e l’accesso a un percorso giuridico e sociale finalizzato al loro recuperoe reinserimento questi bambini e adolescenti tornino a rappresentare una reale risorsaper il futuro di questo Paese, oggi tra i più poveri dell’Africa.Sin dal giugno 2000, in occasione di un incontro tra il Ministro della Giustizia mozambicanoe il rappresentante dell’UNICRI veniva evidenziata la forte necessità per ilPaese di sviluppare una specifica iniziativa mirata al rafforzamento del sistema della giustiziaminorile e in particolare delle pratiche di prevenzione, recupero e reinserimento dei minoriin conflitto con la legge. Il Ministro mozambicano, già informato di un analogo programmasulla giustizia minorile in corso di svolgimento in Angola, nella città di Luanda –finanziato dalla <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> e affidato all’UNICRI – auspicava <strong>allo</strong>ra la realizzazionedi una simile iniziativa anche per il Mozambico.Il passo successivo da parte del Governo mozambicano si è quindi concretizzato inuna richiesta ufficiale rivolta al <strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong> <strong>Affari</strong> Esteri italiano per il finanziamento diun programma di assistenza tecnica a favore della tutela dei diritti dei minori in conflitto conla legge in Mozambico. La richiesta sottolineava l’importanza della tutela dei diritti deiminori come fattore di crescita del Paese e la necessità di promuovere un programma disostegno per la giustizia minorile. Il programma descritto nella presente proposta di finanziamentosi colloca, quindi, in piena coerenza con le politiche settoriali del Governomozambicano, oltre che con le priorità e le politiche di salvaguardia e tutela dei minoridella <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> ed è rispondente agli enunciati delle Linee Guida della <strong>Cooperazione</strong><strong>Italiana</strong> sulla Tematica Minorile del novembre 1998.Concretamente, il programma si propone di promuovere e appoggiare iniziative disensibilizzazione e di prevenzione attraverso la creazione di strumenti conoscitivi e di policymakinge attraverso la creazione di unità di coordinamento intersettoriale e interministerialeper tutte le attività riguardanti la giustizia e il disagio minorile. È inoltre previsto di sostenereil settore istituzionale affinché possa essere applicata la legge esistente attraverso unpercorso formativo per tutti gli operatori giuridici e sociali che si occupano della giustizia minorile.A livello locale, il programma intende rafforzare il sistema di giustizia comunitaria,in parallelo e con l’appoggio al settore governativo della giustizia minorile.Il programma sarà realizzato attraverso l’UNICRI, che ha collaborato fin dalle originiall’identificazione e formulazione dell’iniziativa, con la partecipazione del <strong>Ministero</strong> dellaGiustizia mozambicano e con tutte le istituzioni locali coinvolte. Le prime iniziative finanziatedalla <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> nell’ambito della giustizia in Mozambico – nel settoredella formazione giuridica – sono state, infatti, eseguite tramite l’UNICRI. A giugno del2000, attraverso un finanziamento della <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong>, l’UNICRI ha contribuito allanascita del primo Centro di Formazione per Magistrati in Mozambico, nello stesso annoha promosso presso il Centro un seminario sulle nuove tecniche della formazione giuridicae realizzato il primo corso di formazione per magistrati, pubblici ministeri e funzionari dellapolizia giudiziaria.Beneficiari diretti del programma saranno tutti i minori in conflitto con la legge e inattesa di giudizio che non hanno compiuto i 16 anni e i minori di 19 anni attualmente detenutinelle carceri di Maputo che potranno usufruire delle iniziative di formazione professionalepreviste dal progetto. Saranno, inoltre, beneficiari i giudici e gli assistenti sociali deitribunali provinciali del Paese che riceveranno formazione professionale, gli operatori socialiche lavoreranno a livello locale e nelle strutture di accoglienza e rieducazione per i mi-91


nori in conflitto con la legge, la polizia e gli agenti di custodia, gli operatori dei centri socialidelle ONG, i paralegali, i tribunali comunitari, il personale del Centro di Formazione Giuridicae Giudiziaria, il Tribunale per i Minori di Maputo, le associazioni locali che collaborerannoal programma, le comunità coinvolte dalle azioni pilota e, infine, in maniera indirettal’intera popolazione minorile del Paese. El SalvadorProgramma a contributo volontario Violenza in una società in transizione: prevenzione delladelinquenza giovanileContributo DGCS: 2.000.000 USDEl Salvador è il quarto Paese dell’America latina per numero di crimini contro le persone dopoColombia, Honduras e Guatemala. Le conseguenze della violenza costano a El Salvadoril 13% del PIL e solo per i servizi sanitari che devono far fronte agli effetti immediati dellaviolenza sulla salute fisica delle persone El Salvador spende il 4% del suo PIL. L’86% deicrimini in relazione con la violenza sociale è opera di giovani organizzati in bande (maras opandillas), i cosiddetti mareros o pandilleros. Ragazzi di 12-14 anni di età che entrano a farparte di bande organizzate, per lo più collegate alla delinquenza americana attraverso il fenomenodell’emigrazione salvadoregna negli Stati Uniti. Il fenomeno delle maras è da far risalirealla fine della guerra civile, nel 1992, che ha lasciato i giovani, all’epoca bambini e adolescenti,in condizioni di esclusione sociale e spesso carichi di aggressività e armati.Ogni dieci mareros nove sono maschi, otto non studiano e non lavorano, nove fannouso regolare di droga e alcolici, sei provengono da famiglie che hanno vissuto direttamenteil conflitto armato, tutti provengono da ambienti di povertà e/o estrema povertà, ma il datopiù significativo è che nove su dieci lascerebbero la mara se solo ne avessero l’opportunità. Ifenomeni di violenza e di delinquenza giovanile che affliggono gravemente El Salvador esprimonoil malessere e il disagio per una situazione di generale povertà e degrado dei valori so-Giustizia minorileMarco GuadagniLa Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo adottatadall’Assemblea Generale delle NazioniUnite il 20 novembre 1959, dichiara che “ilfanciullo, a causa della sua immaturità fisica e intellettuale,ha bisogno di una particolare protezionee di cure speciali compresa un’adeguata protezionegiuridica” La successiva Risoluzione del 29 novembre1985 (nota come Regole di Pechino in materiadi giustizia minorile) afferma che questa deveessere vista come “parte integrante del processo disviluppo nazionale in ciascun Paese”. Alla luce diciò la <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> considera che rientri nelproprio ambito di azione fornire appoggio alla realizzazioneo al miglioramento di sistemi di giustiziaminorile in Paesi che ne sono privi o carenti.L’appoggio può essere diretto – a livello nazionalee locale – sia verso lo sviluppo istituzionalesia verso la giustizia informale. Nel primo caso nepossono beneficiare i tribunali per i minori o quelliordinari che abbiano competenza in materia minorile.In entrambe le ipotesi si tratta di contribuire amigliorare la formazione di tutto il personale (inquirente,giudicante e ausiliario), nonché i metodi e gliatteggiamenti nei confronti dei minori in conflittocon la legge.La complessità dell’azione suggerisce di dareappoggio anche a quelle istituzioni a carattereamministrativo (come un dipartimento ministerialeper le questioni minorili) fra i cui compiti rientri – direttamenteo attraverso osservatori esterni – la raccoltadei dati relativi ai minori in conflitto con la legge.Dati da usare come base di monitoraggio e studiodi una situazione in continuo cambiamento cherichiede nuove risposte, anche alla luce delle esperienzedi Paesi con problematiche minorili analoghe.È da questa base di monitoraggio e studio che92


ciali e comunitari che colpisce particolarmente i giovani, sempre più spesso deprivati dellasperanza di un’esistenza migliore che permetta loro di canalizzare positivamente la loro forzae la loro intelligenza nella ricostruzione del Paese. Fra le problematiche principali che impedisconolo sviluppo armonico delle giovani generazioni oltre alla povertà estrema (70%della popolazione) c’è soprattutto la violenza intrafamiliare e scolastica diffusa fin dalla piùtenera età per ambedue i sessi, la deresponsabilizzazione dei padri che abbandonano la famiglia,lasciando molto spesso donne giovanissime già madri. Tutto ciò rappresenta una fortespinta alla vita di strada e all’organizzazione dei giovani in bande che rappresentano spessol’unica forma di appartenenza a un gruppo quasi sempre sostitutivo di una famiglia vera.È in quest’ambito che la <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> finanzia un progetto di prevenzionee reinserimento sociale di giovani a rischio di esclusione sociale del valore di 2 milioni didollari statunitensi, realizzato direttamente dall’UNDP (Programma di <strong>Sviluppo</strong> delle NazioniUnite) a San Salvador. Le attività realizzate sono finalizzate a creare alternative di vitaai mareros e contemporaneamente a lavorare in stretto contatto con il sistema giudiziariominorile. L’UNDP è attivo e presente in questo difficile settore della sicurezza sociale giàdal 1998 con attività in appoggio alle politiche di pacificazione e di sicurezza sociale nelPaese realizzando azioni mirate di reinserimento sociale della popolazione giovanile a rischiodi emarginazione e di violenza. È importante segnalare che questa iniziativa riprende una positivaesperienza già realizzata precedentemente dalla <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> nel Paese e graziealla quale si sono realizzate azioni volte al sostegno e all’applicazione della legislazionerelativa ai minori in conflitto con la legge approvata dal Paese nel 1995 grazie alla collaborazionedella <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> con Hernandez Valiente, Primo Magistrato dellaCorte Suprema di Giustizia di El Salvador.Al finanziamento di tale programma – il cui costo complessivo è di oltre 7 milionidi dollari statunitensi – contribuiscono anche altri donatori, ma il contributo italiano èl’unico a essere espressamente orientato al sostegno della componente di Prevenzione e Atpossonopartire proposte di riforma legislativa adeguateal contesto locale nel rispetto <strong>degli</strong> standardinternazionali.Esigenza basilare per lo sviluppo di un adeguatosistema di giustizia minorile non è solo quelladi evitare che i minori in conflitto con la leggecondividano – con grave disagio e pericolo – lestrutture detentive destinate agli adulti, ma anche esoprattutto quella di offrire a tali minori strutture emisure idonee a un’effettiva possibilità di protezione,rieducazione e reinserimento.È in questa fondamentale prospettiva di ognisistema di giustizia minorile che acquista ancoramaggiore importanza l’appoggio dato alla cosiddetta“giustizia informale”, cioè a quelle soluzioniche permettono al minore di evitare per quantopossibile il contatto – sempre burocratico, difficilee traumatizzante – con le istituzioni della giustiziae della pubblica sicurezza. Questo atteggiamento èposto tra i principi fondamentali delle Regole di Pechinoche prevedono come parte integrante del sistemadi giustizia in senso lato la piena mobilitazionedi tutte le possibili risorse – incluse famiglie,scuole, comunità e associazioni di volontariato – perridurre al minimo il ricorso alla giustizia formale.Di fatto o potenzialmente tali risorse sonopresenti in ogni Paese e – in modo diversificato –tanto nelle realtà urbane quanto in quelle legate allasocietà tradizionale. Si tratta di fornire loro un quadronormativo di riferimento, una formazione adeguata,delle linee guida d’ispirazione nazionale mavalide nei singoli contesti, un sistema di controlloeffettivo e un riconoscimento ufficiale. Il loro operato,infatti, non è antagonista rispetto a quello delloStato, ma espressione attiva di una società civilein via di formazione-trasformazione e di crescita.L’appoggio alla giustizia informale, nellesue molte e diversificate possibilità, contribuisce aporre l’operato della cooperazione in piena sintoniacon la concezione riparatrice della giustizia. Concezioneche, già propria di tante società tradizionali,è riproposta in chiave moderna invece di quellaretributiva in cui lo Stato si limita a punire il colpevole.Sono piuttosto le comunità locali che oggisono chiamate ad agire da catalizzatrici e mediatricidell’incontro fra il minore che ha sbagliato ela sua vittima. Attraverso il perdono di questa, chesegue al riconoscimento della propria colpa daparte del minore e alla sua attività riparatrice, siriannoda formalmente e sostanzialmente quellostrappo del tessuto sociale che il comportamentodannoso del minore stesso ha contribuito a causareo evidenziare.93


tenzione alla Violenza e della Delinquenza Giovanile a Livello Locale, in considerazione dellaparticolare attenzione che l’Italia dedica alle fasce di popolazione a rischio, come quellagiovanile.In concreto il programma crea centri di aggregazione sociale a livello comunitariodisegnando congiuntamente con le Municipalità strategie e piani di sviluppo per la prevenzionee il reinserimento sociale dei giovani a rischio; realizza campagne di sensibilizzazioneper una progressiva eliminazione di armi da fuoco detenute illegalmente, soprattutto daminori; organizza corsi di formazione di risorse umane specializzate in prevenzione eriduzione della violenza sociale; assiste e collabora con le istituzioni per la definizione distrategie di riduzione della violenza; realizza con gli operatori dei mass media azioni disensibilizzazione e informazione rivolte alla società civile; promuove spazi di riflessioneper la definizione di politiche pubbliche congiuntamente a Polizia Nazionale, <strong>Ministero</strong>della Sanità, Istituto per la Donna, Istituto per la Difesa dei Diritti Umani, istituti universitari,scuole pubbliche ecc. L’iniziativa si colloca pienamente nella strategia adottata dall’UfficioTerritoriale per l’America Latina e i Carabi della DGCS in favore dei minori, cheoltre a includere il tema trasversale della protezione dell’infanzia in tutte le iniziative di sviluppo,ha finanziato nel triennio 2001-2003 complessivamente, nella sola area centroamericana,progetti specifici in favore dei minori per un importo pari a circa 11,3 milioni didollari statunitensi. In particolare, tra i principali programmi si ricordano: un programmaregionale contro le forme peggiori di sfruttamento del lavoro infantile (IPEC-ILO,2.700.000 USD); un programma regionale per contrastare il traffico e lo sfruttamento sessualedi minori, un programma per promuovere i diritti dell’infanzia in Nicaragua e un programmaper garantire la sicurezza alimentare dei minori a seguito di emergenze naturali(UNICEF, importi rispettivamente pari a 2,5 milioni di USD, 1,5 milioni di USD e 1milione di USD), un programma per promuovere la cultura della pace in Guatemala(UNESCO, 1,5 milioni di USD), oltre all’iniziativa qui descritta per una società senza violenza(UNDP, 2 milioni di USD) per citare le principali iniziative già finanziate e attualmentein corso. Africa subsaharianaIniziativa regionale multilaterale a contributo volontario Lotta alla violenza sulle minorenni:mutilazioni genitali femminili in AfricaContributo DGCS: 1.800.000 euroLa <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> si concentra sulla prevenzione e sull’importanza di attuare una capillareopera di sensibilizzazione sul tema delle mutilazioni dei genitali femminili attraversocampagne incentrate sull’informazione e l’educazione, che coinvolgano anche le associazionifemminili locali, i leader politici e religiosi, gli insegnanti, gli operatori sanitari e gli amministratorilocali. A tal scopo, di recente la <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> ha finanziato l’iniziativamultibilaterale UNICEF-Africa subsahariana Lotta alla Violenza sui Minori - Mutilazioni deiGenitali Femminili in Africa all’interno del programma Global Child Protection Strategy, erogandoun contributo di 1.800.000 euro.Tale programma prevede una serie di attività integrate di ricerca, formazione, informazionee comunicazione sia in ambito istituzionale sia nella società civile, attraverso: il miglioramentodel quadro di riferimento; il miglioramento della qualità/quantità e diffusionedell’informazione sulle mutilazioni genitali femminili attraverso gli strumenti informatici; ilrafforzamento (capacity-building) delle organizzazioni che lavorano sul territorio in Africa,quali ONG, organizzazioni territoriali, leader religiosi e di comunità. Attraverso tale programmala DGCS intende, inoltre, sostenere la campagna regionale STOP FGM per prevenireed eliminare le mutilazioni genitali femminili in Africa, sostenuta dalle ONG italiane94


Le donne africane fin dall’infanzia devono essereconsiderate le risorse fondamentali per lo svilupposostenibile di ogni Paese garantendo loro il dirittoall’istruzione primaria e secondaria.95


Prevenzione della trasmissionemadre-bambino dell’HIV/AIDSal Centro Medico San Camillodi Ouagadougou, Burkina FasoGigi PietraNel 2001 l’UNAIDS (Programma di PrevenzioneAIDS delle Nazioni Unite) stimavache in Burkina Faso, uno dei Paesi dell’Africaoccidentale più colpiti dall’AIDS, oltre 10 milabambini fossero ogni anno infettati dall’HIV durantela gravidanza, al momento del parto o attraversoil latte materno. A fronte di questa situazione,il locale <strong>Ministero</strong> della Sanità adottava un programmanazionale di prevenzione della trasmissioneverticale dell’HIV/AIDS, basato sulle raccomandazionidella WHO, che prevede:● il counseling e lo screening volontario dellegestanti;● l’assunzione di una dose di un farmaco antiretrovirale,la nevirapina, da parte della madresieropositiva e del neonato;● l’allattamento artificiale o, qualora questo nonsia praticabile per motivi igienici o culturali, losvezzamento al quarto mese.Nel 2002, il Centro Medico San Camillo, direttodai Padri Camilliani nella Capitale Ouagadougoue principale polo per la salute materno-infantiledella città, veniva identificato tra i siti pilota delprogramma, beneficiando a tale titolo del finanziamentodell’iniziativa WHO-Italia di lotta all’AIDS inAfrica, che garantisce la gratuità delle prestazioni.Dopo due anni di attività, il consultorio delCentro Medico ha praticato il counseling e il test discreening su oltre 1200 gestanti e le 215 che sonorisultate infette sono state inserite nel protocollopreventivo. Inoltre, il Centro Medico San Camilloha contribuito, in quanto sito di dimostrazionee di formazione, all’estensione del programmaad altri centri e al coinvolgimento di altri donatori,costituendo un esempio di partenariato pubblico/privatoche è stato documentato da un CaseStudy edito dalla WHO.Dal 2003, le prestazioni fornite dal CentroMedico sono state ampliate alla triterapia antiretroviraledei sieropositivi, donne e partner, identificatinel corso del Programma e che necessitanodi tale trattamento. Questo è reso possibile sia daifinanziamenti di privati – burkinabé e italiani – edel Fondo Globale contro l’AIDS, la malaria e la tubercolosi,sia dall’assistenza tecnica dell’Universitàe <strong>degli</strong> Ospedali Civili di Brescia.AIDOS e NPSG (Non c’è Pace senza Giustizia) e da otto ONG africane. AfricaIniziativa regionale di Prevenzione materno-fetale e sostegno alle famiglie colpite daHIV/AIDSContributo DGCS: 8.000.000 euroDal 2001 è in corso un’iniziativa affidata alla WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità)del valore di circa 8 milioni di euro per la lotta all’HIV/AIDS che coinvolge dieci Paesiafricani: Angola, Burkina Faso, Burundi, Costa d’Avorio, Mozambico, Ruanda, Swaziland,Tanzania, Uganda e Zimbabwe (con la prospettiva di estendere il programma ad altri trePaesi in una seconda fase).All’interno di tale iniziativa è stata posta particolare attenzione al settore infantile attraversoattività di vario tipo.● La prevenzione della trasmissione materno-fetale (Prevention of Mother to Child Transmissionof HIV, PMTCT) del virus.Dopo una fase di sperimentazione, tra il 1999 e il 2000 si è diffusa la pratica di prevenzionedella trasmissione del virus al nascituro attraverso la somministrazione alla partorienteHIV-positiva della Niverapina una settimana prima del parto. Tale trattamentoimpedisce nel 50% dei neonati da madre “positiva” la trasmissione del virus durante lefasi del parto.96


La <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> attraverso ONG e organizzazioni internazionali ha promossoe diffuso tale pratica semplice ma efficace, la cui implementazione potrebbe essere maggiormentefacilitata in presenza di un sistema sanitario ben organizzato e capace di mantenerel’anonimato.Tra le iniziative di particolare successo vi sono il Centro dei Padri Camilliani in BurkinaFaso e del CESVI in Zimbabwe, finanziati dalla <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> nel quadro dell’iniziativaItalia-WHO. In Uganda vi sono numerose iniziative di PMTCT coordinatea livello nazionale e in collaborazione con l’UNICEF (anch’esse finanziate dalla <strong>Cooperazione</strong><strong>Italiana</strong>). Infine, in Kenya sono in corso tre specifiche iniziative dedicate a tale settoree altre sono in corso in altri Paesi dell’Africa subsahariana.● Trattamento ARV (Anti-Retroviral) alla madre e sostegno alimentare alla famiglia.La maggior parte dei bambini che nascono da madre positiva si ritrovano ben presto orfani.Per arginare tale rischio, si agisce in duplice modo: attraverso l’aspetto nutrizionale,tramite il sostegno alimentare alle famiglie “allargate” e tramite il trattamento ARV dellemadri risultate HIV-positive. Il primo intervento attraverso specifici finanziamenti alWFP, Programma Alimentare Mondiale, e il secondo attraverso specifici programmi denominatiPMTCT plus.● La mitigazione dell’impatto dell’AIDS.Le famiglie che hanno tra i loro componenti dei malati di AIDS sono destinate, oltre all’emarginazione,a un progressivo impoverimento causato dagli elevati costi della malattiae dalla mancanza di soggetti produttivi. In tali situazioni la popolazione infantile èquella che ne paga le conseguenze maggiori; pertanto le iniziative volte a migliorare le capacitadi reddito di queste famiglie, producono effetti benefici e diretti sulla popolazioneinfantile. Tali iniziative catalogate come income generation rappresentano misure diaccompagnamento fondamentali in quei Paesi con forte prevalenza di malati di AIDS.A tale riguardo sono in corso numerose iniziative in Uganda, Tanzania, Etiopia, Zambiae altri Paesi dei Grandi Laghi.L’Italia e la WHO collaborano, inoltre, per iniziative di lotta alla malaria (Roll BackMalaria) e alla tubercolosi in Africa subsahariana e in Afghanistan.Per quanto concerne i contributi volontari annuali allla WHO, nel 2000 l’Italia ha destinatocirca 460 mila euro alla sezione “malattie trasmissibili” dalla quale, l’anno seguente,è stata creata un’area specifica destinata alla lotta all’AIDS. Alle due sezioni sono stati destinatinel 2001 rispettivamente 400 mila euro e 870 mila euro circa; nel 2002 si è passati a 936mila euro per le malattie trasmissibili e 390 mila euro per la lotta all’AIDS.97


Le iniziative bilaterali e multilaterali focalizzate sulle principali tematiche minorili (anni 2002-2003)Groenlandia(Danimarca)Svalbard(Danimarca)A L A S K A(USA)ISLANDAC A N A D ANORVEGIAS T A T I U N I T IO C E A N OA T L A N T I C ODANIMARCAIRLANDAREGNOUNITO P. BASSIGERMANIABELGIOLAUSTRSVIZZERAFRANCIAITALIAO C E A N OP A C I F I C OPaesi destinataridelle iniziativeBambini e adolescentinei conflitti armatie vittime di guerraMESSICOBELIZEGIAMAICAHAITIGUATEMALAHONDURASEL SALVADOR NICARAGUACOSTA RICACUBAPANAMÁECUADORBAHAMASCOLOMBIAP E R ÚREP. DOMINICANAVENEZUELAPUERTO RICO (USA)ANTIGUA E BARBUDADOMINICABARBADOSST. VINCENTTRINIDAD E TOBAGOB R A S I L EBOLIVIAGUYANASURINAMEGUIANA FRANCESECENTRO-SUDAMERICABACINO DELMEDITERRANEOSaharaOcc.CAPO VERDE SENEGALGAMBIAGUINEA-BISSAUGUINEASIERRA LEONESPAGNAPORTOGALLOMAURITANIALIBERIAMAROCCOCOSTA D’AVORIOALGERIAMALIBURKINAFASOGHANABENINTOGONIGERNIGERIACAMERGUINEA EQ.SÃO TOMÉE PRÍNCIPEAFRICATUNISIAGABLotta alla trattae <strong>allo</strong> sfruttamentosessuale dei minoriPrevenzione e lotta allepeggiori forme di sfruttamentodel lavoro minorileC I L EPARAGUAYARGENTINAURUGUAYGiustizia minorile/minoriin conflitto con la leggeLotta alla povertà/Tutelae promozione dei diritti fondamentalidell’infanzia e dell’adolescenza<strong>Sviluppo</strong> del settoreeducativo98


MAR GLACIALE ARTICOALASKA(USA)SVEZIAFINLANDIAR U S S I AESTONIALETTONIALITUANIABIELORUSSIAPOLONIAREP.CECA UCRAINAREP. SLOVACCA MOLDOVAIA UNGHERIASLROMANIACR B-ES-MMAR NEROBULGARIA GEORGIAA MCARMGRECIA TURCHIAMMARMEDITERRANEOLIBIACIADCIPRO SIRIALIBG-C GIORISREGITTOS U D A NEUROPADELL’ESTMAR ROSSOIRAQMAR CASPIOAZKUWAITARABIASAUDITAERITREA YEMENGIBUTITURKMENISTANIRANEAUKAZAKISTANUZBEKISTANAFGHANISTANPAKISTANOMANMAREARABICOKIRGHIZISTANTAGIKISTANNEPALINDIAASIABHUTANMONGOLIABANGLADESHMYANMAR(BIRMANIA) LAOSC I N ATHAILANDIAVIETNAMCAMBOGIACOREADEL NORDCOREADEL SUDTAIWANFILIPPINEGIAPPONEBELAUO C E A N OMICRONESIAP A C I F I C OMARSHALLREPUBBLICACENTRAFRICANAUNNCONGOREP. DEM.DEL CONGOETIOPIAKENIAUGANDARUABURTANZANIASOM A LIASEYCHELLESMALDIVESRI LANKABRUNEIM A L A Y S I AI N D O N E S I ATIMOR OR.PAPUANUOVA GUINEASALOMONEMALAWIANGOLAZAMBIANAMIBIABOTSWANAZIMBABWEMOZAMBICOMADAGASCARMAURITIUSO C E A N OVANUATUSWAZILANDLESOTHOREPUBBLICASUDAFRICANAI N D I A N OVALORE COMPLESSIVO(IN EURO)A U S T R A L I AVALORE CO(IN EURO)A = ALBANIAARM = ARMENIAAZ = AZERBAIGIANB-E = BOSNIA-ERZEGOVINABUR = BURUNDICR = CROAZIAEAU = EMIRATI ARABI UNITIG-C = GAZA E CISGIORDANIAGIOR = GIORDANIAISR = ISRAELEL = LUSSEMBURGOLIB = LIBANOM = MALTAMC = MACEDONIARUA = RUANDASL = SLOVENIAS-M = SERBIA-MONTENEGRO3.880.00012.647.0008.556.0007.000.000Totale 78.718.00017.313.00029.322.00012.647.0008.556.0007.000.000Totale 78.71NUOVA ZELANDA99


capitolo4La <strong>Cooperazione</strong>e le ONG italiane


Far uscire dalla marginalità bambine, bambini eadolescenti dei contesti urbani più degradaticostituisce uno dei principali impegni delleOrganizzazioni non governative italiane.102


La cooperazionenon governativain ItaliaLa cooperazione non governativa trova fondamento nelle aspirazioni e istanze provenientidalla società civile di un Paese, volte alla crescita della coscienza comunitariasui problemi della pace e dello sviluppo e alla costruzione di più eque esolidali relazioni con i PVS (Paesi in via di sviluppo). L’evoluzione più recente di questotipo di cooperazione e dei suoi attori (le ONG, Organizzazioni non governative) ha evidenziatola tendenza – attraverso il partenariato e gli approcci partecipativi – alla promozionee al rafforzamento della società civile nel Sud del mondo, con la quale costruirestabili collegamenti in un’ottica di cittadinanza globale. L’azione delle ONG è tradizionalmentetesa al perseguimento dello sviluppo umano e sostenibile, è fondata sullacomprensione dei bisogni e delle caratteristiche delle comunità beneficiarie, sull’innescodi meccanismi endogeni e sulla rilevanza di ogni fattore significativo per il well-being dellapersona umana. In questo senso, la cooperazione non governativa non solo ha recepitogli aspetti più innovativi del dibattito sullo sviluppo e sulle relazioni Nord-Sud, contribuendoneperaltro alla vitalità e diffusione, ma ha anche svolto una sostanziale funzioned’integrazione delle politiche governative.Anche in Italia la cooperazione non governativa ha assolto un ruolo fondamentale,sia nella società civile, sia nei confronti del sistema politico. In Italia le ONG comprendonouna vasta serie di formazioni sociali caratterizzate da ispirazione e natura diversa(religiose e laiche, politiche e “settoriali”), ma tutte accomunate dall’assenza del fine lucrativo,dalla mancanza di vincoli istituzionali rispetto ai governi e soprattutto dall’impegnosolidaristico a favore dei PVS. In quest’ultimo rientra ogni intervento di cooperazioneper lo sviluppo, nonché ogni attività di sensibilizzazione ed educazione dell’opinionepubblica sui temi connessi.In tale contesto, l’azione delle ONG italiane a favore dei bambini e <strong>degli</strong> adolescentisi sviluppa intorno a tre componenti: il sostegno dello sviluppo umano dellecomunità e delle popolazioni più povere; l’educazione e la sensibilizzazione ai diritti deiminori in generale e alle tematiche specifiche connesse in particolare; il rafforzamentodella rete di prevenzione delle violazioni dei diritti e dei sistemi di garanzia e tutela. La valorizzazione dei minori nelle attivitàdi cooperazione non governativaNegli interventi delle ONG italiane nei PVS permane centrale la strategia orientata <strong>allo</strong>sviluppo del settore educativo/formativo, rivolta prioritariamente a un gruppo socialetarget tra i più significativi: i minori d’ambo i sessi in condizione di povertà e disagio.L’aspetto educativo è riconosciuto, negli ambienti governativi e non governativi dellacooperazione internazionale, come fattore centrale per la lotta alla povertà in quanto capaced’innescare non solo processi di sviluppo dei singoli e delle comunità, ma anche diopporsi all’esclusione sociale che facilita i fenomeni d’insicurezza e di tensione. In questosenso, gli interventi a favore dell’infanzia e del settore educativo costituiscono strumentifondamentali anche nella prevenzione dei conflitti.Per questi motivi le ONG destinano ingenti risorse e la presenza di personaleadeguatamente formato (volontari e cooperanti) <strong>allo</strong> sviluppo delle condizioni dell’infanzia,nella consapevolezza che i minori rappresentano la fascia più debole della popolazionenei PVS, spesso privati del diritto fondamentale a vivere la loro infanzia e adolescenzain serenità e sicurezza, e sottoposti a privazioni fisiche e psichiche. In quest’azionesi condivide l’affermazione contenuta nelle Linee Guida della <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong>sulla Tematica Minorile, secondo la quale investire nelle nuove generazioni è un fattorefondamentale e una condizione determinante dello sviluppo.Gli interventi delle ONG a favore dei minori sono generalmente condotti attraversoun approccio integrato delle variabili del sottosviluppo, mirando alla promozione103


dei minori come soggetti di diritto nella loro comunità e nel loro Paese. Le iniziative coinvolgonola società civile e le istituzioni, sia nei PVS sia in Italia, <strong>allo</strong> scopo di promuovereuna diversa consapevolezza della problematica minorile come conseguenza <strong>degli</strong> squilibrie dell’ingiustizia presenti nei rapporti internazionali.Le azioni delle ONG nei PVS a favore dei minori si concentrano sull’alfabetizzazione,sulla promozione sociale e sanitaria, sull’educazione primaria, sulla formazione professionalee artigianale, sul sostegno dell’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro attraversoapposite iniziative di job service e/o di sviluppo di microimprese. Sono focalizzatele problematiche dello sfruttamento del lavoro minorile, della prostituzione infantile,dell’utilizzo di bambini soldato, dei minori sottoposti alle azioni giurisdizionali e alle misurecarcerarie. Alcune ONG sviluppano, inoltre, attività di sostegno e recupero dei minorinon accompagnati presenti in Italia, orientandole all’integrazione o, qualora possibile,al reinserimento nei Paesi d’origine. Condividendo le direttrici fissate dalla Direzione Generaledella <strong>Cooperazione</strong> <strong>allo</strong> <strong>Sviluppo</strong> <strong>degli</strong> <strong>Affari</strong> Esteri (DGCS) nelle Linee-Guida perla Valorizzazione del Ruolo delle Donne e la Promozione di un’Ottica di Genere nell’AiutoPubblico <strong>allo</strong> <strong>Sviluppo</strong> dell’Italia, si favorisce l’inserimento scolastico e lavorativo delle bambinee delle giovani, promuovendo le pari opportunità in contesti non sempre favorevoliall’approccio di genere.Per garantire una maggiore efficacia <strong>degli</strong> interventi, in ogni azione di sviluppo sipresta particolare attenzione alla formazione dei formatori, nella convinzione che, per innescareprocessi autonomi di sviluppo, i PVS abbiano bisogno di risorse umane qualificateprofessionalmente e umanamente. La formazione dei quadri locali è, pertanto, presentein tutti i progetti di cooperazione delle ONG italiane non solo per valorizzare le risorseumane locali ma anche per dare sostenibilità e continuità alle azioni di sviluppo. Minori, soggetti di dirittiSui temi della promozione e della tutela dei diritti dei bambini e <strong>degli</strong> adolescenti si concentrabuona parte dell’attività di informazione rivolta dalle ONG all’opinione pubblicaitaliana, con l’utilizzo dei principali mezzi di comunicazione di massa, di Internet e la realizzazionedi importanti campagne informative e di iniziative di formazione e sensibilizzazione.Il quadro di riferimento per tutte le ONG che si occupano d’infanzia e adolescenza,nei PVS e in Italia, è la Convenzione sui Diritti del Fanciullo, approvata all’unanimitàdall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 a New York, esattamentetrent’anni dopo l’approvazione della Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo; la Convenzionerappresenta una pietra miliare per i bambini e i loro diritti, una raccolta organicadi norme internazionali a tutela del fanciullo. Ogni attività e ogni iniziativa a livello internazionalee nazionale si ispira ai principi della Convenzione e, in particolare, all’articolo3 secondo il quale “In tutte le decisioni relative ai fanciulli (…) l’interesse superiore delfanciullo deve essere una considerazione preminente”. Il ruolo delle ONG sul tema dell’infanziaè, quindi, duplice: da una parte, affermare che i bambini e gli adolescenti sonosoggetti di diritto a tutti gli effetti, in modo non diverso dagli adulti e, dall’altra, diffondereuna cultura attiva dei diritti dell’infanzia esercitando un’azione di controllo, monitoraggioe advocacy nei confronti di tutte le istituzioni affinché realizzino quanto previsto dalla Convenzionedi New York.Questa è stata ed è l’attività principale del PIDIDA (Per i Diritti dell’Infanzia edell’Adolescenza), tavolo di confronto e coordinamento aperto a tutte le associazioni, ONGe, in generale, alle formazioni del Terzo Settore che operano per la promozione e tutela deidiritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia e nel mondo. Il coordinamento è nato nel2000, in occasione delle riunioni preparatorie della Sessione Speciale sull’Infanzia dell’As-104


semblea Generale delle Nazioni Unite svoltasi a New York dal 6 al 10 maggio 2002, nellaquale sono stati ridefiniti gli obiettivi, i mezzi e i piani d’azione, a livello globale e nazionale,per i diritti di bambini e adolescenti.Il PIDIDA ha partecipato alla Sessione Speciale e ha contribuito all’elaborazione delrapporto italiano, diffondendolo nella realtà sociale del nostro Paese, in primo luogo tragli stessi bambini e adolescenti. I lavori preparatori, la partecipazione e il follow up dei lavoridella Sessione Speciale e del Children’s Forum hanno dunque costituito e costituisconoun momento d’importantissima crescita per l’impegno delle ONG italiane a favore deidiritti dell’infanzia, attraverso un approccio integrato e multidisciplinare fondato sull’indivisibilitàe interdipendenza dei diritti umani – civili, culturali, economici, politici, sociali– per i bambini e gli adolescenti di tutti i Paesi.Infine, tra le campagne più importanti promosse e condotte dalle ONG italiane,si ricordano quelle relative ad alcune attuali questioni derivate dal nuovo contesto geopoliticointernazionale, quali STOP all’Uso dei Bambini Soldato, STOP Children Trafficking,Campagna contro la Discriminazione delle Bambine e la Campagna per l’EducazioneGlobale.La <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> è intervenuta in Iraq conl’aiuto delle ONG italiane per un programmamultisettoriale di emergenza per rispondere aiproblemi idrici e sanitari a cui è esposta lapopolazione irachena, con gravi rischi per la salute,specie delle bambine e dei bambini.105


I progetti promossidalle ONG italianenei Paesi in viadi sviluppoLa <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> e le Organizzazioni non governative (ONG) realizzano programmirivolti alla promozione e alla tutela dei diritti di bambini e adolescenti vittimedell’esclusione sociale. I minori sono soggetti di diritti irrinunciabili: il dirittoalla salute, il diritto <strong>allo</strong> studio, il diritto a una convivenza familiare e comunitaria armoniosa,il diritto al gioco.La <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> collabora con le istituzioni pubbliche dei Paesi beneficiarie con le organizzazioni della società civile italiana all’elaborazione di strategie e alla realizzazionedi iniziative con Paesi beneficiari dell’Aiuto Pubblico <strong>allo</strong> <strong>Sviluppo</strong> (APS), peruna concreta e piena applicazione della Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo del1989 (ratificata dall’Italia con la legge n. 176/1991) e fatta propria dalle Linee Guida della<strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong> sulla Tematica Minorile (1998).I principali problemi che affliggono bambini e adolescenti nelle aree più depressedel mondo sono affrontati insieme ai differenti settori della società, promovendo la partecipazionediretta delle comunità, delle famiglie e <strong>degli</strong> stessi minori visti come agenti disviluppo.I progetti per l’infanzia aiutano: ad affrontare la denutrizione e a migliorare la salutematerno-infantile e la salute del bambino e dell’adolescente; a sostenere attività di institutionbuilding finalizzate all’adeguamento legislativo inerente ai portatori di handicap fisicoe psichico e alle strategie d’inserimento <strong>degli</strong> stessi nella scuola e nella società; a ridurrel’incidenza delle malattie sessualmente trasmissibili e dell’HIV/AIDS, del consumo edel traffico di droghe, della violenza domestica, dello sfruttamento sessuale di bambini eadolescenti, del lavoro minorile.Nel biennio 2002-2003 sono stati realizzati in tutto il mondo 54 progetti che hannopermesso a migliaia di bambini e adolescenti in condizione di alta vulnerabilità di ristabilirerelazioni familiari e di convivenza e di uscire dalla marginalità raggiungendo l’obiettivodel reinserimento sociale. Non potendo enumerare tutti i progetti e senza volerdare meno valore ai non citati, ne sono stati scelti, a titolo di esempio, alcuni suddivisi inaree geografiche. BrasileImprese educative per le ragazze e i ragazzi di strada di Salvador de BahiaSalvador de Bahia, con oltre due milioni di abitanti è la terza città brasiliana in termini dipopolazione. È una città abitata prevalentemente da giovani afrobrasiliani. Considerandoil reddito familiare pro capite nello Stato di Bahia, il 62,1% dei bambini da 0 a 14 anni vivecon un reddito equivalente a 40 dollari mensili e solo il 5,5% vive con un reddito superioreai 160 dollari. Da una ricerca effettuata nel 1993 dal Centro Projeto Axé a Salvadorde Bahia emerge che 15.743 bambini vivono per strada; sul totale dei bambini censiti,il 70,3% ha un’età inferiore ai 15 anni, il 4% dorme in strada; per il 43% la strada rappresental’unico luogo di lavoro e di socialità possibile.Essi si attendono anzitutto di essere soggetti di desiderio, di conoscenza e di diritto.Esercitare il diritto a un’educazione attiva, migliorare le relazioni interpersonali tra giovanie con gli adulti, avere un appropriato e non forzato avvicinamento al mondo del lavoro.Per rispondere a queste necessità il Centro Projeto Axé di Salvador de Bahia assiemeall’associazione italiana Terra Nuova stanno realizzando il progetto delle Imprese Educativeil cui principale obiettivo è quello di offrire ai minori elementi concreti per la costruzionedi una più degna vita personale e sociale e per l’esercizio dei diritti di cittadinanza. Le impreseeducative offrono a bambini e adolescenti la possibilità di svilupparsi intellettualmentee professionalmente, di creare, di conoscere, di desiderare assieme agli altri. Promuovonola coscienza dei diritti e dei doveri, delle forme dell’organizzazione sociale e delleleggi del mercato del lavoro. Per questo il progetto ha carattere prettamente pedagogico.106


Nel corso di tre anni, il progetto si propone di coinvolgere direttamente 600 adolescenti(età 13-18 anni) e indirettamente 500 famiglie. Il progetto si sviluppa sulle seguentilinee di azione: avviamento professionale nelle aree della stamperia e del riciclaggio dellacarta; assistenza e supporto alle famiglie; sostegno alla scolarizzazione; formazione professionalee supporto per l’accesso al mercato del lavoro; rafforzamento tecnico-pedagogicodel personale operante nelle imprese educative. BrasileScuola, sport e teatro per i bambini delle favelasIn Brasile ci sono ancora più di due milioni e mezzo di bambini che non frequentano conregolarità le scuole. È a loro che si rivolge il progetto Beira da Linha avviato quattro annifa dall’organizzazione non governativa MLAL (Movimento Laici America Latina) con laPia Società Don Nicola Mazza (entrambe di Verona) e il <strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong> <strong>Affari</strong> Esteri. L’obiettivoera quello di offrire a 350 bambini e adolescenti delle favelas di Joao Pessoa (i quartieriBeira da Linha e San Judas) la concreta possibilità di avere accesso <strong>allo</strong> studio (concorsi di scuola materna, doposcuola e alfabetizzazione per adulti), migliorare a tal fine lapreparazione di insegnanti ed educatori (con corsi di formazione), offrendo nuove opportunitàdi sviluppo umano, culturale e sociale (con attività sportive, di teatro, artigianatoe d’informazione) e avvicinando i ragazzi al mondo del lavoro (con la promozionedi corsi professionali).A beneficiare del progetto sono in realtà quasi duemila persone che hanno accessoalle strutture educative, formative e di riferimento sociale, tra cui le famiglie dei bambinicoinvolti e l’intera comunità che ruota intorno ai centri del progetto Beira da Linha.I risultati conseguiti dal progetto hanno richiamato sostenitori d’eccezione, tra i qualil’Associazione Calcio Chievo Verona. EcuadorUn’isola a misura di bambini e giovani in un quartiere marginale di GuayaquilGuayaquil oltre a essere la maggiore città della costa è anche la più popolosa metropoli ditutto l’Ecuador (oltre un milione e seicentomila abitanti). Uno dei quartieri più poveri èla Isla Trinitaria, un’area di profonda miseria, disagio e violenza. Oltre il 25% dei bambinie <strong>degli</strong> adolescenti è costretto a lavorare per poter aiutare la propria famiglia, spessocostituita solo dalla madre e dai figli. Per rispondere almeno a una parte delle loro necessità,due associazioni – una ecuadoriana, Defensa Internacional del Niño, e una italiana,Terra Nuova – insieme con alcune famiglie e organizzazioni di Isla Trinitaria hanno definitouna serie di azioni rivolte sia a bambini e adolescenti, sia alle famiglie sia alla comunitànel suo complesso.Nell’arco di tre anni, si intende coinvolgere direttamente 500 bambini tra gli 8 e i14 anni d’età, 100 giovani (maschi e femmine) tra i 15 e i 20 anni d’età e 250 nuclei familiari;in modo più indiretto e meno continuativo saranno coinvolti un totale di circaduemila tra bambini e giovani e oltre mille famiglie. Il progetto si sviluppa su cinque lineedi azione: educazione e ricreazione, salute e ambiente, formazione lavorativa e generazionedi reddito per giovani e famiglie, miglioramento delle abitazioni. RomaniaPromozione umana e reinserimento sociale di bambini in condizioni difficili e di bambinisieropositivi abbandonatiTra le maggiori problematiche che la Romania si trova a dover affrontare, due richiedonoparticolare attenzione: la situazione dei bambini sieropositivi e le difficili condizionidella minoranza rom (in particolare dei bambini).107


Il coinvolgimento e la partecipazione attiva dellee <strong>degli</strong> adolescenti nella promozione del propriosviluppo accrescono la loro autostima e laconsapevolezza delle proprie potenzialità per lacostruzione di un futuro migliore.108


Per quanto riguarda il primo problema, la Romania è la nazione europea con il maggiornumero di casi di AIDS pediatrico. Attualmente vi sono oltre 8000 persone sieropositivedi cui 5384 sono bambini. I bambini sieropositivi negli orfanotrofi (fino a qualcheanno fa oltre 100 mila bambini in Romania erano istituzionalizzati) sono stati concentratiin grandi centri di accoglienza.Difficile è anche la situazione dei Rom, seconda minoranza del Paese, che conta 1,5milioni di persone. I Rom hanno sempre occupato la fascia sociale più bassa, ma dopo lacaduta del regime nel 1989 questa situazione è ulteriormente peggiorata: una famiglia sudue (composta mediamente da 6,6 persone) non ha un reddito fisso, il tasso di analfabetismoè pari al 27% e l’81% di essi vive al di sotto della soglia minima di povertà.In questo contesto si svolge l’intervento di AVSI (Associazione Volontari per il ServizioInternazionale) e dei suoi partner. Per recuperare, istruire e reinserire socialmente ibambini sieropositivi abbandonati sono stati creati due centri d’accoglienza modellati sullabase della famiglia tradizionale: due genitori adottivi (ma con anche figli propri) si fannocarico della crescita di numerosi bambini sieropositivi (quindici complessivamente) peraiutarli a uscire dai terribili istituti statali dove sono radunati e offrire loro un ambiente serenodove studiare, crescere insieme e soprattutto essere accettati. L’emergenza dei bambinirom è affrontata da AVSI su più livelli: da un lato si cerca di alleviare la situazione diestremo bisogno attraverso forme di assistenza sanitaria, sociale, scolastica; dall’altro si cercadi prevenire situazioni di discriminazione e pregiudizio attraverso corsi di formazione perinsegnanti e operatori sociali che seguiranno, poi, la crescita e l’educazione dei bambini. VietnamLa fame ha paura di noiIl Vietnam sta lentamente uscendo dall’arretratezza economica, dopo le riforme drammatiche<strong>degli</strong> anni Ottanta. Le migliorate condizioni economiche hanno creato enormidisparità a danno soprattutto delle famiglie contadine: una delle conseguenze più graviper la popolazione è la malnutrizione cronica, che può divenire mortale quando a esserecolpiti sono i bambini. Hanoi, la capitale del Vietnam, ha nella sua periferia alcunedelle aree più povere del Paese. L’obiettivo generale è di migliorare lo stato nutrizionaledei bambini sotto i cinque anni di età e delle donne in gravidanza in cinque distretti suburbanidi Hanoi.In particolare, l’intervento ha lo scopo di ridurre il numero di bambini sottopeso,dal 30% a meno del 20%, in 40 Comuni prioritari. Attraverso un programma pluriennale,già sperimentato con successo in Ho Chi Minh City, il CESVI (<strong>Cooperazione</strong> e<strong>Sviluppo</strong>) intende sviluppare in una delle aree più povere del Paese intorno alla capitaleHanoi un centro di nutrizione infantile con l’intento di generare una produzione alimentareautosufficiente e di diffondere la cultura della nutrizione tra le donne in gravidanzae in allattamento. AngolaIntervento a favore di minori e adolescenti a rischio nelle aree metropolitane di LuandaPochi dati sono esemplificativi della drammatica situazione che vive la maggior parte deibambini, adolescenti e giovani angolani. A Luanda il 4% dei bambini tra i 10 e i 14 annie il 22% di quelli tra i 15 e i 19 anni lavorano in condizioni di sfruttamento e illegalità;solo il 50% dei bambini e ragazzi tra i 5 e i 18 anni è iscritto a scuola e solo il 30%<strong>degli</strong> iscritti completa il corso di studi elementari. Al femminile la situazione è ancora piùallarmante: lo sfruttamento sessuale minorile è in aumento, per una ragazza fino ai 16anni di età esiste una probabilità del 21% circa di restare incinta; anche il fenomeno dellebambine e ragazze di strada si è andato aggravando.109


Il progetto, promosso dal CIES (Centro Informazione e Educazione <strong>allo</strong> <strong>Sviluppo</strong>),consiste in un intervento di sviluppo locale integrato che mira a prevenire e ridurre i rischidi vulnerabilità e marginalizzazione dei minori. Le attività svolte si riferiscono a trearee d’intervento: educativa, socioeconomica e comunitaria, coinvolgendo direttamentei minori in condizioni difficili (minori lavoratori, bambini di strada, bambine e adolescentivittime di maltrattamento e abuso, minori in conflitto con la legge ecc.) e gliadulti che, per diversi motivi e con diverse modalità, si relazionano ai minori (familiari,educatori/insegnanti e funzionari pubblici).La metodologia adottata prevede un’attenzione particolare: al rafforzamento istituzionalee all’attivazione delle potenzialità esistenti attraverso la formazione e l’aggiornamentodel personale; all’attivazione di servizi educativi e di sostegno per i minori a rischio;al coordinamento intersettoriale e multidisciplinare e alla partecipazione comunitariae dei beneficiari diretti nell’individuazione, pianificazione e gestione delle attivitàin modo da essere gli attori principali del proprio processo di cambiamento.Le zone d’intervento sono tre Municipi della città di Luanda: Maianga, KilambaKiaxi e Viana (si sottolinea che più del 60% della popolazione di questi Municipi è costituitada minori). ZimbabweContro l’AIDS dei bambini in ZimbabweIn Zimbabwe il tasso di sieropositività è molto elevato: oltre 1.500.000 persone contagiate.Le fasce di età maggiormente colpite sono quelle da 0 a 4 anni e da 20 a 39 anni.La trasmissione avviene per via sessuale nella seconda fascia di età, mentre nella prima (0-4)incide la trasmissione verticale madre-figlio (7%). Senza alcun intervento, il tasso di trasmissioneverticale del virus HIV sale fino al 40%. Una parte dei bambini che eredita ilvirus dalla madre mostra segni di malattia già nel primo anno di vita, la maggior partemuore prima dei cinque anni.Il progetto è realizzato dal CESVI in tre ospedali della Provincia del Mashonalandcentrale, con l’obiettivo di fornire a tutte le donne in stato di gravidanza inserite nel programmal’assistenza necessaria per l’effettuazione del test rapido, il counselling e la formazione,oltre alla somministrazione alla donna durante il travaglio e al neonato entro72 ore dalla nascita della nevirapina (un farmaco antiretrovirale a basso costo che riducein modo considerevole la trasmissione del virus HIV). Ma il CESVI non si limita allaprevenzione del contagio mamma-bambino. Nel 2003 ha avviato in Zimbabwe ancheun progetto a favore <strong>degli</strong> orfani dell’AIDS.Di 40 milioni di sieropositivi in tutto il mondo, 28,5 milioni vivono nell’Africa aSud del Sahara. L’aspettativa di vita in Paesi come lo Zimbabwe, il Sudafrica, lo Swazilande il Botswana si è ridotta in media di 15 anni. Un’intera generazione sta scomparendo, lasciandodietro di sé milioni di orfani. In Zimbabwe sono 900 mila i bambini che hannoperso i loro genitori a causa dell’AIDS: è molto comune il caso di nuclei di 5-6 bambinia carico di un loro fratello (o sorella) maggiore il quale, spesso senza un lavoro, è costrettoad arrangiarsi in qualche modo per procurare il cibo e i vestiti per tutti.Il progetto del CESVI offre un supporto concreto a circa 17.600 orfani dell’AIDSe a circa 5600 ragazzi di strada attraverso la creazione di un centro di accoglienza. Lastruttura, situata in una zona prossima al centro della città di Harare, mette a disposizionediversi servizi: accoglienza, mensa, formazione, counselling, aggregazione. Un’altraattività molto importante è quella volta alla ricostruzione dell’identità dei ragazzi chevivono in strada, i quali sono spesso privi di documenti d’identità e di un certificato dinascita: ciò determina l’effettiva impossibilità per loro di accedere al servizio scolastico,agli istituti di formazione professionale o alle aziende.110


In Asia orientale, le iniziative della <strong>Cooperazione</strong><strong>Italiana</strong> sono concentrate sulla promozione dellerisorse umane, sugli interventi in favore delle areepiù povere e sulla partecipazione alle grandi azionitematiche indicate dalla comunità internazionale, inmateria di contrasto al traffico e tutela dei minori. CambogiaProgramma socioformativo per i minori a rischio nella zona di Angkor, provincia diSiem ReapIl progetto si svolge nei pressi del villaggio Kok Snoul, nella provincia di Siem Reap inCambogia, a pochi chilometri dal sito archeologico dei Templi di Angkor, l’attrattiva turisticapiù conosciuta in tutto il Paese. Il turismo rappresenta una potenzialità di sviluppodella provincia e una possibilità d’impiego per i suoi abitanti. Per i poveri, tuttavia,il turismo rappresenta soltanto una buona opportunità per l’elemosina, la vendita di piccolisouvenir e lo sfruttamento sessuale, facendo aumentare drammaticamente il numerodei bambini di strada.Per contrastare il fenomeno dei “bambini di Angkor”, la ONG Progetto Continentiha avviato un centro di accoglienza e di formazione per i bambini più vulnerabili,provenienti da famiglie estremamente povere, figli di invalidi, di rifugiati, orfani, abbandonati.L’iniziativa propone una serie di attività educative, formative e ricreative. Atutt’oggi hanno partecipato al progetto 62 bambini. Tutti i beneficiari vanno a scuola epartecipano alle seguenti attività: formazione in agricoltura e artigianato, cucito, inglese;laboratori di danza e musica khmer, calcio, corso di cucina, disegno e pittura, alfabetizzazionekhmer e matematica. L’atmosfera che si respira al Centro è veramente pienadi speranza… non a caso il partner locale ha voluto dare al centro il nome Sanghkeumche in khmer significa, appunto, “speranza”.111


LibanoProgramma di sostegno alla scolarizzazione a TripoliL’intervento, promosso dalla ONG ARCS (ARCI Cultura e <strong>Sviluppo</strong>), si pone qualeobiettivo generale di contribuire all’inserimento sociale dei minori, promovendo in particolareil miglioramento delle condizioni di vita dei bambini nel quartiere di Bab al Tebbanehnella città di Tripoli, che risulta essere uno dei più poveri e con la maggior presenzadi bambini lavoratori. Si prevede d’intervenire, con azioni di consolidamento, su unastruttura scolastica già esistente, in funzione dal 1999 grazie a un programma di alfabetizzazioneper i minori gestito dalla Fondazione Renè Moawad in collaborazione conUNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia). Nell’ambito del progetto sarannorealizzate attività di formazione per gli insegnanti, di informazione e sensibilizzazione dellacomunità, oltre a varie azioni (culturali, ricreative, informative) specifiche per i ragazzibeneficiari. SiriaRiabilitazione del riformatorio Khaled Bin Alwalid di DamascoIl progetto, promosso dalla ONG Movimondo, intende contribuire al miglioramento dellecondizioni di vita dei giovani detenuti di età compresa tra i 16 e i 18 anni del riformatorioKhaled Bin Al Walid di Damasco, che dipende dal <strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong> <strong>Affari</strong> Sociali e delLavoro siriano. L’intervento propone, oltre alla riabilitazione della struttura esistente e all’equipaggiamentodella stessa, la formazione <strong>degli</strong> operatori sociali, <strong>degli</strong> psicologi e deiIl ruolo delle ONG italianeper i diritti dei bambinidi tutto il mondoSergio Marellidelle Organizzazioni nongovernative italiane è un organo a cuiL’Associazionefanno capo oltre 160 enti non governativiitaliani operativi in attività umanitarie per losviluppo, l’emergenza e l’educazione alla mondialità.È stata costituita nel 2000 e il suo ruolocontribuisce a stimolare e far riflettere sul variegatopanorama di interventi delle sue associate,gran parte dei quali sono rivolti ai minori e alleloro famiglie in numerosissimi Paesi di tutti icontinenti.All’interno delle linee guida operativestabilite dagli organismi internazionali e dal <strong>Ministero</strong><strong>degli</strong> <strong>Affari</strong> Esteri italiano, le ONG svolgonoun ruolo molto importante per la loro capillarepresenza nei Paesi in via di sviluppo edell’Est europeo, oltre che per la loro attiva partecipazionealla vita della società civile nei Paesidel Nord promotori di tale aiuto. Nell’ambitodella tutela dell’infanzia esse intervengono, innanzitutto, con progetti di appoggio a organizzazionilocali il cui obiettivo primario è la difesadei diritti dei bambini, secondo la Convenzionesui Diritti del Fanciullo delle Nazioni Unite, macalibrati alle situazioni sociali e culturali dei singoliPaesi. In questi progetti si dà molta importanzaalla scelta di controparti affidabili sia per ilriconoscimento e il prestigio che hanno nel territorio– in cui sono generalmente molto ben inserite– sia per la capacità d’incidere in qualchemisura sui processi che impediscono il rispettodei diritti primari di bambini e giovani, nonchél’avvio delle giovani generazioni alla costruzionedel proprio futuro e delle proprie prospettive divita. Le ONG intervengono, inoltre, per salvaguardarei diritti dei bambini lavoratori, con lacoscienza che, se è vero che del loro lavoro lefamiglie non possono fare a meno, è anche veroche è possibile e realistico conciliare un’attivitàlavorativa con il diritto all’educazione, allaformazione e al gioco come ambiti specifici diattività dell’infanzia.Intervenire sui diritti in molti Paesi è funzionaleanche alla possibilità d’influire sulla le-112


quadri dirigenti, la creazione di un’unità psicosociale, la formazione professionale direttamenterivolta ai giovani <strong>allo</strong> scopo di favorire il loro inserimento nel mondo lavorativo. MaroccoProgetto pilota per uno sviluppo integrale dell’infanzia a RabatL’iniziativa, promossa dalla ONG Ai.Bi. (Amici dei Bambini), si prefigge il miglioramentodelle condizioni di vita dei bambini abbandonati e disabili ospiti del CentroLalla Meriem di Rabat attraverso una presa in carico globale della struttura di accoglienza.Il progetto prevede la ristrutturazione del vecchio edificio, la costruzione di unnuovo padiglione con la creazione di sale di riabilitazione e rieducazione, attività diformazione rivolte al personale che lavora presso il Centro a contatto con i bambini ela riorganizzazione delle attività e dei servizi offerti dal Centro stesso. Gaza e CisgiordaniaAl Fawwar Children’s Community NetworkIl programma, promosso dalla ONG ARCS intende migliorare la condizione dell’infanziaall’interno di un campo profughi attraverso il consolidamento e lo sviluppo delleattività socioeducative già esistenti rivolte ai minori e la creazione di un centro comunitariopolivalente per ragazzi, finalizzato alla creazione di nuove opportunità formativee alla realizzazione di nuovi curricula postlaurea da realizzare in collaborazione con laBethlehem University.gislazione, anche penale, specie laddove nonesiste un tribunale per i minorenni. L’istituzionedi tribunali per i minori non è un obbligo di legge,ma se si vuol far sì che gli interventi siano davveroefficaci operare una distinzione precisa tragli interventi giudiziari e riabilitativi che riguardanoi minori e quelli che riguardano gli adulti diventaun imperativo morale. Purtroppo, in alcuniPaesi è estremamente difficile, se non impossibile,intervenire direttamente nelle carceri peradulti dove sono detenuti anche i minori, o nellecarceri per minorenni, quindi tantissime attivitàsi sono realizzate prevalentemente in ambitopreventivo.La deriva deviante si fomenta e si amplianelle sacche di povertà, di deprivazione e di carenzadi educazione e di aspettative. Il lavoro neiquartieri, nelle favelas, nelle bidonville, nei ghettiecc., vuole stimolare i gruppi sociali a farsi caricodei problemi, a non produrre facili meccanismiespulsivi e a trovare risorse e risposte culturalmenteappropriate al contesto che ha generatoi problemi sociali in cui sono inseriti i minorie i giovani. Offrire loro prospettive per il futuroè il grande capitolo della prevenzione.L’immigrazione della popolazione minorennee giovanile verso l’Europa da Paesi poveri,talvolta anche molto lontani, è fortemente legataa tale ricerca di prospettive; anche l’abbandonodei villaggi per gli agglomerati urbani, è larisposta alla ricerca di una migliore prospettivadi vita. L’offerta di prospettive, sebbene continuia consistere nella formazione scolastica e professionale,nell’assistenza sanitaria, nel sostegnoalla salute materno-infantile, nella cura dellegravi malattie come l’AIDS, oggi si sviluppaanche in azioni di riflessione e di sensibilizzazionesui rischi dell’inurbamento, della migrazionenon legale e sul senso e l’importanza del villaggioche è invece la speranza e l’opportunità economicae sociale di molti Paesi.Più recentemente si sono realizzati importantiinterventi a favore dei bambini soldato.Anche in questo caso, oltre ad azioni di lotta eprevenzione, si rende indispensabile una potenteazione di socializzazione e di sostegno psicoterapeutico.Da ultimo, ma non meno importanti, i ragazzidi strada, in favore dei quali tanti progettisono in corso. Molte le impostazioni metodologiche,ma tutte accomunate da un intento forte disocializzazione. Operare con i ragazzini di stradasignifica anche, nella progettualità delle ONG, rifletteresulle famiglie di origine, sulla carenza dieducazione, coesione, affetto, sulle opportunitào meno di un ricongiungimento; dove ciò non siapossibile, si sono percorse le strade dei piccoligruppi famiglia, <strong>degli</strong> affidi ad altre famiglie, delleadozioni a distanza, delle adozioni vere e proprie.Sono attivi, infine, interventi specifici a favoredi bambine e bambini venduti o trascinativerso la prostituzione, sia con azioni di sensibilizzazionee lotta a fenomeni così orrendi, sia conun attento lavoro sociale e psicologico di sostegnoe recupero.113


Gaza e CisgiordaniaEspansione e rafforzamento del programma di medicina scolastica, promozione dellasalute e prevenzione in nove scuole elementari di Gerusalemme EstL’intervento, promosso dalla ONG Movimondo, si propone di sostenere e potenziare unacampagna di medicina scolastica già operativa, estendendo a nove scuole di GerusalemmeEst un nuovo approccio all’educazione e alla promozione di tematiche sanitarie nelle scuoleelementari, migliorando le capacità professionali <strong>degli</strong> insegnanti e rafforzando le capacitàoperative del partner locale. In particolare, l’intervento mira anche a rafforzare la competenza<strong>degli</strong> insegnanti e delle scuole nell’organizzazione e conduzione di campagne dieducazione sanitaria di tipo partecipativo per la promozione di un ambiente sano, per ilmonitoraggio della salute e il controllo epidemiologico nelle nove scuole. Gaza e CisgiordaniaIl diritto di giocare in paceL’intervento, promosso dalla ONG COCIS (Coordinamento delle ONG per la <strong>Cooperazione</strong>Internazionale <strong>allo</strong> <strong>Sviluppo</strong>), si prefigge di migliorare la qualità dei servizi educativie la capacità di accoglienza del Centro Al Zahur nel campo profughi di Shu’fat, attraversoazioni formative rivolte agli animatori e agli educatori, oltre che al miglioramento strutturaledel Centro stesso.I risultati attesi dal progetto sono i seguenti:● aggiornamento delle conoscenze su problematiche e disagi dell’infanzia e dei giovanipalestinesi;● formazione di cinque maestre e sei animatori per operare con bambini in condizionidi disagio psicologico e di altri operatori per altri centri;● miglioramento nella socialità e nella capacità di comunicazione di bambini e madriutenti dei centri;● funzionamento adeguato di asilo e ludoteca (igiene e sicurezza) e adeguamento di attrezzaturee materiali;● incremento del numero di bambini beneficiari dei servizi educativi. Gaza e CisgiordaniaRealizzazione di un centro di aggregazione giovanile a Sebastya (Nablus)L’intervento, promosso dalla ONG CISS (<strong>Cooperazione</strong> Internazionale Sud Sud), si prefiggedi creare un centro di aggregazione polivalente per giovani nel villaggio di Sebastyacon azioni che prevedono il recupero di un edificio storico e di un’area protetta, oltre cheil sostegno ad attività ludico-ricreative e di sensibilizzazione della popolazione locale.I risultati attesi dal progetto sono i seguenti:● restauro e consolidamento di due importanti reperti storici e culturali palestinesi residisponibili e accessibili per le comunità;● creazione di due centri sociali di aggregazione polivalenti;● riabilitazione economica del tessuto sociale locale. Gaza e CisgiordaniaRiabilitazione e potenziamento di due centri di aggregazione per bambini e adolescentinelle città di Betlemme ed HebronIl progetto, promosso dalla ONG CISS, si propone di intervenire a favore di bambini eadolescenti nelle due città di Betlemme ed Hebron attraverso un loro coinvolgimentopropositivo e creativo all’interno di due centri di aggregazione che saranno, nell’arco dei114


dodici mesi di progetto, ristrutturati e arredati con sale di lettura e sale computer e in cuisaranno realizzate le attività formative.I risultati attesi dal progetto sono i seguenti:● ristrutturazione e arredo di due centri di aggregazione (con accluse due sale lettura edue sale computer);● realizzazione di due spazi all’aperto per attività ricreative e di due aree al coperto perattività artistico-espressive;● svolgimento di due corsi di formazione psicosociale per i volontari dei centri;● svolgimento di quattro corsi per adolescenti di “educazione alla cittadinanza”;● svolgimento di quattro corsi per ragazze sui diritti delle donne;● svolgimento di ventiquattro corsi di computer per adolescenti. Gaza e CisgiordaniaLotta alla tossicodipendenza e promozione sociale della popolazione giovanile diGerusalemme EstL’intervento, promosso dalla ONG CISS, si prefigge di contribuire a ridurre l’isolamentoe i fenomeni connessi al disagio sociale giovanile, tramite una serie di attività didattichee ricreative volte al recupero e al coinvolgimento dei ragazzi oltre che all’elaborazione diproposte d’impiego e occupazione attraverso un’analisi del mercato locale.I risultati attesi dal progetto sono i seguenti:● inserimento di cento studenti nelle attività di doposcuola nel quartiere arabo di GerusalemmeEst e nel campo profughi di Shoufat;● assistenza al 30% dei tossicodipendenti del quartiere arabo di Gerusalemme Est e delcampo profughi di Shoufat;● inserimento di cinquanta giovani disabili di Gerusalemme Est e del campo profughidi Shoufat nelle attività dei centri;● inserimento di venti giovani (di cui dieci ex tossicodipendenti) in un percorso di formazioneprofessionale volto a creare opportunità lavorative. Gaza e CisgiordaniaPotenziamento del Centro Giovanile di Beit LeedL’intervento intende contribuire in generale a migliorare il processo di sviluppo della societàpalestinese tramite il potenziamento del Centro Giovanile di Beit Leed e la promozionedi attività di formazione per il personale locale oltre che di una serie di attivitàsportive, artistiche, culturali e di socializzazione rivolte sia ai giovani sia all’intera comunitàbeneficiaria.I risultati attesi dal progetto sono i seguenti:● ampliamento del Centro Giovanile di Beit Leed;● bonifica delle acque delle piscine romane e riabilitazione del sito;● formazione del personale per la gestione autonoma del Centro di Beit Leed;● organizzazione di attività sportive, artistiche, culturali e di socializzazione;● coinvolgimento della comunità nelle attività del centro quale punto di riferimento edi aggregazione per le diverse componenti sociali della comunità stessa.115


Le iniziative promosse da ONG focalizzate sulle tematiche minorili (anni 2002-2003)Groenlandia(Danimarca)Svalbard(Danimarca)A L A S K A(USA)ISLANDAC A N A D ANORVEGIAS T A T I U N I T IBACINO DELMEDITERRANEOIRLANDAREGNOUNITO P. BASSIGERMANBELGIOLSPAGNAPORTOGALLODANIMARCASVIZZERAAUFRANCIAMAROCCOTUNISIAO C E A N OP A C I F I C OPaesi destinataridelle iniziativeMESSICOGUATEMALAEL SALVADORCOSTA RICACUBABAHAMASBELIZEGIAMAICAHAITIHONDURASNICARAGUAPANAMÁECUADORCOLOMBIAREP. DOMINICANAVENEZUELAPUERTO RICO (USA)ANTIGUA E BARBUDADOMINICABARBADOSST. VINCENTTRINIDAD E TOBAGOGUYANASURINAMEGUIANA FRANCESESaharaOcc.CAPO VERDE SENEGALGAMBIAGUINEA-BISSAUGUINEASIERRA LEONEMAURITANIALIBERIACOSTA D’AVORIOALGERIAMALIBURKINAFASOGHANABENINTOGONIGERNIGERIACAGUINEA EQ.SÃO TOMÉE PRÍNCIPEGABP E R ÚAmbiente urbanoB R A S I L EAFRICADiritti umaniBOLIVIAO C E A N OEducazione di basePARAGUAYEducazione di base eFormazione professionaleC I L EARGENTINAURUGUAYCENTRO-SUD AMERICAA T L A N T I C OSalute<strong>Sviluppo</strong> socialeGiustizia minorile116


MAR GLACIALE ARTICOALASKA(USA)R U S S I ASVEZIAFINLANDIALETTONIALITUANIAAPOLONIABIELORUSSIAREP. CECA UCRAINAREP. SLOVACCA MOLDOVATRIA UNGHERIASLROMANIACR B-EMAR NEROS-MBULGARIAITALIAMCAGRECIA TURCHIAMMARMEDITERRANEOLIBIACIADESTONIACIPRO SIRIALIBG-CGIORISREGITTOS U D A NEUROPADELL’ESTMAR ROSSOGEORGIAARMIRAQMAR CASPIOAZKUWAITARABIASAUDITAERITREA YEMENGIBUTITURKMENISTANIRANE.A.U.KAZAKISTANUZBEKISTANAFGHANISTANPAKISTANOMANMAREARABICOKIRGHIZISTANTAGIKISTANNEPALINDIAASIABHUTANMONGOLIABANGLADESHMYANMAR(BIRMANIA) LAOSC I N ATHAILANDIAVIETNAMCAMBOGIACOREADEL NORDCOREADEL SUDTAIWANFILIPPINEGIAPPONEBELAUO C E A N OMICRONESIAP A C I F I C OMARSHALLERUNNREPUBBLICACENTRAFRICANACONGOREP. DEM.DEL CONGOETIOPIAUGANDA KENIARUABURTANZANIAS O M A LIASEYCHELLESMALDIVESRI LANKABRUNEIM A L A Y S I AI N D O N E S I ATIMOR OR.PAPUANUOVA GUINEASALOMONEMALAWIANGOLAZAMBIANAMIBIABOTSWANAZIMBABWEMOZAMBICOMADAGASCARMAURITIUSO C E A N OVANUATUSWAZILANDLESOTHOREPUBBLICASUDAFRICANAI N D I A N OVALORE COMPLESSIVO (IN EURO)A U S T R A L I AA = ALBANIAARM = ARMENIAAZ = AZERBAIGIANB-E = BOSNIA-ERZEGOVINABUR = BURUNDICR = CROAZIAEAU = EMIRATI ARABI UNITIG-C = GAZA E CISGIORDANIAGIOR = GIORDANIAISR = ISRAELEL = LUSSEMBURGOLIB = LIBANOM = MALTAMC = MACEDONIARUA = RUANDASL = SLOVENIAS-M = SERBIA-MONTENEGROAfrica7.120.000Centro-sud America12.790.000Totale 33.800.000Bacinodel Mediterraneo1.620.000 Europa dell’Est7.900.000Asia4.370.000NUOVA ZELANDA117


I progetti bilateraliaffidati alle ONGitaliane Bosnia-ErzegovinaProgramma bilaterale affidato alla ONG CISP<strong>Sviluppo</strong> della Condizione dei Bambini e dei Giovani in Bosnia-ErzegovinaContributo DGCS: 2.840.512 euroIl progetto <strong>Sviluppo</strong> della Condizione Minorile e della Condizione Giovanile in Bosnia-Erzegovinaè affidato al CISP, in qualità di capofila di un consorzio a cui partecipano CESVI,COSV, Intersos e Movimondo. Esso risponde a una strategia complessiva del <strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong><strong>Affari</strong> Esteri italiano volta a considerare i minori e i giovani un asse portante dei processidi sviluppo sociale ed economico di un Paese. L’iniziativa si inserisce in questa strategia insiemead altre due azioni destinate a migliorare la condizione dei minorenni in Bosnia: Osservatorioper la Promozione e la Tutela dei Diritti dei Minori, in corso d’opera a cura dell’Ai.Bi,e Tutela e Reinserimento di Minori con Handicap Fisico e Psichico Vittime dei Conflitti Armatie Promozione dell’Imprenditorialità Sociale affidato alla Regione Emilia-Romagna.Il programma sarà realizzato a livello nazionale con il coordinamento e il coinvolgimentoattivo delle cinque ONG. Particolare attenzione sarà posta alla diffusione delle informazionicon le istituzioni locali, alla visibilità e alla sensibilizzazione di un ampio pubblico.L’iniziativa mira a promuovere lo sviluppo della condizione di minori e giovani nellaRepubblica di Bosnia-Erzegovina e avrà durata di 36 mesi. L’obiettivo è quello di potenziarela partecipazione della popolazione giovanile alla vita socioeconomica del Paese difendendoneil ruolo quale soggetto del cambiamento e della ricostruzione.La popolazione target è costituita da minori e giovani (fino ai 25 anni di età): nei limitidei dati disponili, si può ipotizzare che ci siano circa 900 mila giovani sotto i 25 anniin Bosnia; di questi si stima che almeno 100 mila saranno beneficiari dell’intervento, considerandoanche l’audience potenziale dei programmi radiofonici, i potenziali destinatari dellecampagne di sensibilizzazione e una quota <strong>degli</strong> operatori del settore. Diretti beneficiari delprogramma saranno, inoltre, circa 750 funzionari e operatori del mondo della scuola e dell’università,circa 550 responsabili, operatori e volontari di associazioni e ONG bosniache,operatori del mondo dell’informazione e circa 700 persone che usufruiranno di formazione,finanziamenti e borse di studio.L’idea dell’iniziativa prende avvio dalla constatazione della marginalità e della situazionedi forte disagio in cui si trovano oggi i giovani bosniaci anche in rapporto al processodi ricostruzione socioeconomica del Paese. Il mancato “protagonismo” delle nuove generazionirischia fortemente di segnare un processo democratico “bloccato” e caratterizzarenegativamente l’organizzazione di un sistema sociale con già difficili prospettive di medioe lungo termine. Le ridottissime possibilità occupazionali, la difficoltà in molti casi a recuperareuna vita interrotta dall’esperienza del fronte, le faticose prospettive del processodi pacificazione spiegano la forte insoddisfazione e il disagio che si manifestano oggi tra igiovani bosniaci in vario modo: a partire dalla diffusione della tossicodipendenza, dellapiccola delinquenza e dell’alcolismo fino al totale disinteresse alla vita politica e sociale ead altri atteggiamenti autodistruttivi. Quella dei giovani è recentemente diventata unapriorità tra le politiche nazionali bosniache, ma sono ancora insufficienti gli interventi finorarealizzati.Il progetto si articolerà secondo tre diverse linee di intervento.a) Supporto istituzionale e sostegno alla formulazione di politiche nazionali. Grazie a unacapillare opera di formazione, informazione, meeting e congressi a livello sia nazionale siainternazionale e viaggi studio, il progetto faciliterà la formulazione di politiche giovanili edi politiche educative a livello nazionale e cantonale, la diffusione di best practices, lo sviluppodi relazioni internazionali centrate sui problemi giovanili, la diffusione di un approcciodi rete ai problemi della gioventù bosniaca. Il progetto prevede, inoltre, la crea-118


zione di un database centrale collegato in rete con enti, istituzioni bosniache e organismiinternazionali impegnati nel settore per la raccolta e la diffusione di informazioni utili e deirisultati delle attività.b) Promozione dell’associazionismo giovanile. Con una serie di corsi di formazione, seminarie workshop per il personale di ONG bosniache e meeting a livello nazionale sipunterà al rafforzamento del tessuto associativo bosniaco. Saranno altresì realizzati programmiradiofonici e sarà fornito sostegno alla programmazione radiotelevisiva in favoredei giovani.c) <strong>Sviluppo</strong> dell’imprenditoria giovanile. In quest’area d’intervento, in seguito alla realizzazionedi un’analisi aggiornata delle condizioni del mercato del lavoro, si realizzerannouna serie di corsi di formazione finalizzati ai giovani sull’imprenditoria giovanile. Ungruppo di giovani sarà inoltre selezionato per borse di studio all’estero. Sarà anche attivato,in seguito a uno studio di analisi della realtà microimprenditoriale locale, un fondorotativo ad hoc cui potranno accedere giovani che avranno partecipato alle attivitàformative. EtiopiaProgetto bilaterale affidato alle ONG COOPI e CISPProgramma di lotta <strong>allo</strong> sfruttamento del lavoro minorile nelle sue peggiori forme in duearee selezionate dell’Etiopia: Regione di Addis Abeba e Regione OromiaContributo DGCS: 2.623.070,12 euroL’iniziativa rientra nel quadro delle “azioni tematiche nel settore sociale” previste dagli accordidi cooperazione bilaterale italoetiopici e sarà realizzata sotto la guida di COOPI in collaborazionecon CISP congiuntamente alla <strong>Cooperazione</strong> <strong>Italiana</strong>, al Bureau of Labour & SocialAffairs (BOLSA) di Addis Abeba e all’Oromiya Regional Bureau of Labour & Social Affairsi quali, ciascuno per le aree politico-amministrative di competenza, saranno responsabili delbuon andamento del programma, della promozione delle iniziative presso le altre istituzionipolitiche e amministrative regionali e federali, del coordinamento con altri organismi internazionalidi sviluppo attivi nel territorio e dell’attivazione di sinergie con ONG e associazionidi base impegnate nelle aree dell’intervento. Il programma, che ha una durata di 36 mesi,concentra gli interventi all’interno della unità socioamministrativa della Woreda 05 per quantoriguarda la Municipalità di Addis Abeba e nella Woreda di Chiroo nell’Hararge occidentaleper quanto concerne la Regione Oromia.Gli obiettivi generali del programma sono i seguenti:● contribuire al rafforzamento della rete istituzionale di protezione dei minori in condizionidi vulnerabilità e a rischio potenziando le capacità istituzionali e operative delMOLSA (Ministry of Labour and Social Affairs, <strong>Ministero</strong> del Lavoro e <strong>degli</strong> <strong>Affari</strong> Sociali)– a livello federale – e dei bureaux del lavoro e <strong>degli</strong> affari sociali di Addis Abeba edella Regione Oromia quali istituzioni preposte – a livello decentrato – all’attuazione <strong>degli</strong>impegni assunti in sede internazionale dall’Etiopia relativamente alla condizione minorile– Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo, Convenzione ILO 182 relativa alleforme peggiori di sfruttamento del lavoro minorile – e all’applicazione di tali principinei rispettivi contesti di competenza;● contribuire al rafforzamento della rete comunitaria di protezione dei minori in condizionidi vulnerabilità e a rischio nelle Regioni Addis Abeba e Oromia al fine di ridurre il numerodi bambini e adolescenti che vivono in condizioni particolarmente difficili, con specificoriferimento a quelli vittime di abusi e soggetti alle forme peggiori dello sfruttamentolavorativo, agli adolescenti in conflitto con la legge, alle bambine e adolescenti a rischiodi sfruttamento sessuale o già coinvolte nella prostituzione e alle adolescenti madri.119


Il programma ha come obiettivo specifico la facilitazione dell’accesso dei minori incondizioni di vulnerabilità e a rischio di esclusione sociale ai servizi di base quali educazionee sanità, potenziando l’offerta e migliorando la qualità dei servizi erogati dalle istituzioni prepostee la capacità delle comunità e delle famiglie di tutelare e reintegrare i bambini soggettialle forme peggiori di sfruttamento del lavoro minorile, gli adolescenti in conflitto con la leggee le adolescenti indotte alla prostituzione delle comunità della Woreda 05 (Addis Abeba)e della Woreda di Chiroo (Hararge occidentale, Oromia).Il programma si articola su due distinti livelli di intervento, seppure strettamente interdipendenti:da una parte il rafforzamento delle capacità manageriali delle istituzioni formali(MOLSA, BOLSA) e di quelle informali (famiglie, comunità, associazionismo di base,ONG) preposte alla tutela dei minori; dall’altra il sostegno alle iniziative dirette sul territoriodestinate a promuovere la tutela e la riabilitazione di bambini e adolescenti in circostanzedifficili e vittime di esclusione sociale e a migliorare anche l’accesso ai servizi di base(educazione, sanità).Mentre da un lato il programma ritiene prioritario rafforzare le capacità delle istituzionia livello federale e di quelle regionali della Municipalità di Addis Abeba e della RegioneOromia operando nel settore della prevenzione, sostegno e riabilitazione delle situazionipiù critiche affrontate dai minori, dall’altro il programma si propone di intervenire anche neicontesti di socializzazione primaria del bambino. Una o più ONG italiane saranno responsabilidella realizzazione – insieme a un pool di ONG locali – <strong>degli</strong> interventi sul territorioe nei contesti di socializzazione.Nella prospettiva di un approccio integrato al disagio sociale, economico e psicologicodei minori, vanno inquadrate anche quelle attività del programma che promuovonola condizione socioeconomica delle madri più svantaggiate e sole nellacura dei figli – e in particolare per le adolescenti madri – attraverso iniziativedi microcredito, formazione professionale, pianificazione familiare e prevenzionedalle malattie sessualmente trasmissibili(MST). Le ricadute positive suiminori delle attività di sostegno indirizzatealle loro madri sono tra i fattori checonsentiranno la sostenibilità del programma.La componente di genere delprogetto si precisa ulteriormente per l’attenzioneche verrà posta su bambine e adolescenticoinvolte nella prostituzione.La promozione della condizione minorile rappresentail nesso inscindibile per lo sviluppo dei Paesi.120

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