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Rubattu, Hanno morto a Vinnèpaitutti - Sardegna Cultura

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Nello <strong>Rubattu</strong><strong>Hanno</strong> <strong>morto</strong> aVinnèpaituttiIl Maestrale


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 1


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 2Tascabili . Narrativa


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 4Nello <strong>Rubattu</strong><strong>Hanno</strong> <strong>morto</strong> a VinnèpaituttiEditingPier Francesco FaddaGrafica e impaginazioneNino MeleImago multimedia© 2006 Edizioni Il MaestraleRedazione: via Monsignor Melas 15 - 08100 NuoroTelefono e Fax 0784.31830E-mail: redazione@edizionimaestrale.comInternet: www.edizionimaestrale.comISBN 88-89801-00-xIl Maestrale


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 6Lu ventu (cantu pa la ziddai)Ventu chi da manzanu no mi fai più ripusàchi da lu monti fala e finza a mari cuntinuaràventu chi andha e torra che lu trenu pa Posthu Torrae ca la me’ pitorra no ridesci a cuntrasthà.Cabu da quattru sosdhibocca chi no m’aischosthil’ommu si è pilicanuno si bò più cujubà.Il vento (canto per la città)Vento che già dal mattino non mi lasci riposareche scendi dal monte e arrivi fino al marevento che vai e vieni come il treno per Porto Torrese che il mio petto non riesce a bloccare.Testa da quattro soldibocca che non ascoltil’uomo se ha i capelli bianchimeglio che non si sposi.


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 8ICome dice, scusi, che l’hanno trovato praticamenteagonizzante vicino alla porta della sua abitazione cheancora con un filo di voce stramalediva il mondo? Emi dica, brigadié, secondo lei cosa doveva fare se nonquello: stramaledire il mondo. Gli hanno dato settecoltellate che sembravano il doppio, lo hanno trovatocon sei litri di sangue sparsi fra il corridoio, la cucina,la camera da letto e il bagno e secondo lei non dovevaessere incazzato? Incazzato era, e con tutto il mondo.Ma, guardi, a me non mi cerchi che non c’entro, ioquelle coltellate non gliele ho certo date, sono prontoa dirlo davanti a tutti, giustizia compresa.Lo so che in questo cazzo di quartiere, e mi scusi peril cazzo, molti sono pronti a dire che se lo immaginavanoche fra me e quello lì sarebbe potuto andare a finirea casino. Ma chissi so’ bozi di troddiu, voci senza senso,chiacchiere insomma, che hanno appunto l’importanzadi una scoreggia. Perché, un conto è parlarne permettersi qualche cosa in bocca e un conto affermareche sia stato proprio io. Diciamolo brigadié, non v’è9


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 10pani di quattru forri che basti a fare passare la fame dicuriosità, nel quartiere la chiacchiera, lu ciaramèddu,va di moda. Non fa, no, non ce n’è neanche per un caffè.Perché a dargli la buonasera a quello lì non è mai statoil mio scopo. Eppoi, lo sa anche lei che non ce ne sonodi prove e lei che è del ramo queste cose le capiscemeglio di me.In più, per non continuare a dare fiato alle trombettedel quartiere, voglio solo ricordare che quando all’ei fugli stavano sperrando la pancia come un porcetto a Natale,io ero in casa fino alle undici con umbè di gente, enon solo della famiglia. A guardarmi la partita dellaTorres della quale squadra sono tifoso riconosciuto eapprezzato anche sugli spalti. Mentre l’indomani mattina,da presto come ogni giorno e sempre con rispettoparlando, ero a farmene il culo – nel senso del lavoro –con il mio carrettino e la scopa d’ordinanza dall’altraparte della città. In tutt’e due i casi, ho fior di testimoniche posso citare a mio favore. E quando sono uscitoquella mattina ero sufficientemente assuddronato dalsonno da non sentire neanche lo scoppio di una bombaatomica, figurarsi i lamenti di Vinnèpaitutti. Che inquanto a lamenti e a voci strane mi ci aveva abituato daumbè di tempo. Perciò, per essere chiaro, no v’è giùdizichi mi pòssia futtì, sono regolare, tranquillo con lacoscienza a posto come lo sono sempre stato. Puro etrasparente come acqua di fonte. Perciò le voci che leipuò avere sentito su un mio possibile interesse a tron-care lo sviluppo a Vinnèpaitutti, nel caso ci siano state eper quanto mi riguarda, rimangono tali per tutto il tempoche vuole. A me personalmente non mi coricano neancheil pelo. E con questo ho detto tutto.Su una cosa, le dico, voglio essere molto chiaro: cioèche il <strong>morto</strong>, non lo nego, mi stava sulla cirimella allagrande. E per molte ragioni, le quali, se permette, pensosia venuto il momento di elencargliele. In primis, eraun cagghinu, gay come lo chiama lei, non c’andavod’accordo mancu pa ciambà zincu franchi e quindi invita non l’ho mai messo nell’elenco dei miei amici piùcari. In secundis, per dirla bella chiara, da quando eraarrivato lui in questo palazzo, coi suoi modi da strafottente,mi sono cominciati a girare alla grande questidue sacchetti di carne che mi porto dentro ai pantalonida quando sono nato. Non mi piaceva per nulla il suoatteggiamento e la sua voglia di fare vedere a tutti senzaritegno i suoi gusti in fatto di sesso. E non faceva proprionulla per nascondere quello che era: profumatocome un negozio di barbiere, sempre all’ultima modacoi vestiti, con un orecchino bello grosso da mezz’ettoche gli pendeva dall’orecchio, la collana in evidenza suun petto senza pelo (secondo me si rasava pure…), unacoda di quattro peli che dal coppino gli arrivava al culo,bracciali e catenine d’oro persino alla caviglia, il rimmelintorno agli occhi, le unghie lunghe lucidate e ilcommento facile e senza ritegno per ricordare che lui1011


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 12se ne fotteva di tutto e tutti. Eppoi, sempre dietro a maschi,che una mariposa inghiriendhi a una lampadinaazzesa cand’è buggiu, cioè a dire: “come una farfalla intornoa una lampadina accesa quando è notte”, comeha scritto un poeta che ha vinto nel nostro circolo l’ultimaedizione del premio di poesia in vernacolo di cui sonofra gli organizzatori.Perciò, brigadié, lei che è una persona normale comeme, pensa di dovermi ancora chiedere perché Vinnèpaituttimi dava fastidio come persona? A se lo immaginalei, a me che mi ritengo regolare in tutti i sensi, apprezzarequei suoi gusti da bassa macelleria in fatto disesso?Brigadié, questo palazzo, fino a quando non c’era ildefunto, poteva considerarsi “di civile abitazione” senzaombra di smentite, qui ha sempre abitato solo gentea posto. O liscia o con le bollicine sempre acqua buonasi è bevuta. Perciò, vedere ogni sera giù al portonequella fila puzzinosa di giovincelli in sverzura no mi fazìapiazéri, non era certamente un bello spettacolo, soprattuttoper le nostre famiglie.Cosa vuole sapere? Che tipo di gente veniva a trovareil “fu Vinnèpaitutti”? Spesso e volentieri militari di leva.Un tipo di bagassùmene, da come parlavano, da Romain giù, che aspettavano il loro turno per farsi riceveredal defunto. Giovani che, oltre la grezzaggine, siportavano appresso delle discrete facce di culo (mi scu-si il termine), da non chiedergli mancu l’ora a mezzudì.Cafoni, senza arte né parte che non facevano altro cheschiamazzare a voce alta, fumare, buttare regolarmentele cicche dentro il portone e toccarsi i coglioni: quasiavessero paura che qualcuno glieli fregasse, i coglioni.Insomma, tipi che l’educazione l’avevano, al massimo,imparata al bar, l’unico posto dove usavano la parola“per favore” quando chiedevano un caffè. Semprepronti a salire per un presente da bravi cani da perniceal minimo richiamo di Vinnèpaitutti che li usava pafiaggàlli la braghetta, o per mettersi ad angolo retto,oserei dire. Anche se poi, le cose in fatto di sesso inquella casa fra lui e i sopradetti frilletti di bosco di cui sicircondava non andavano come potremo pensare noi,che per certe cose siamo di gusti sani e normali.In che senso, lei mi chiede, brigadié? Eh… insomma…il divertimento del <strong>morto</strong>, diciamolo pure, nonera a fare chissà cosa. A lui piacevano le cose strane.Lui, a quanto pare, se la godeva a toccargliela o a farselaprendere in mano. Non gli piaceva solo farsi fare deiservizi ma soprattutto partecipare e agire di mano. Mel’ha detto uno dei ragazzotti con il quale un giorno hoparlato, così, tanto per curiosità. A quanto pare, e cercodi spiegarmi, il massimo per il <strong>morto</strong> era nel venirselain quanto a eccitazione di bocca. Tutto poi se la finivacon un rimborso spese di qualche migliaia di lire a queipézzi da piglià in cùru, prima che il defunto li riman-1213


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 14dasse senza remissione verso i casini dai quali se ne eranovenuti.E a loro andava bene così, perché diciamocelo brigadié,Vinnèpaitutti era una specie di porcellino salvadanaioda usare per le piccole spese. Che quelli, poi, aquei quattro soldi gli facevano fare la solita strada andandoselia sbagassare o al bar di Tommasino (sì proprioquello all’angolo), o nella sala dei videogiochi chehanno aperto vicino alla chiesa. Cùglioni senz’àmenabituaddi a una vidda da cùglioni, gente senza personalità,scemi di catena, ma di quelle da tirare senza pensarcitroppo.Oltretutto, il <strong>morto</strong>, questo lo sa anche lei, beveva eumbè pure, che lei manco lo può immaginare. Bevevache sembrava gli avessero fatto un buco a mezzo in bassocome si faceva un tempo a lu lamoni dell’olio per fotterloai padroni. Beveva alla disipiràdda, alla sùcciaimpressa,alla minn’àffuttu, beveva come un nevroticoduro, come un disperato, senza ritegno, largheggiandoalla grande.E la sera, non le dico, in quei quattro cessi di stanzedisgraziatamente sopra la mia testa era sempre festhamanna, da discoteca e balera. Urla e grida: “Vi n’è paitutti, ce n’è per tutti”, diceva, urlandosela con quellasua voce cafona e sempre sopra le righe prima di cominciarecon il solito giro di danze: chitarre e canti finoalle dieci e le undici di sera. E guai a economizzare sulvolume dei registratori, malasorte a lui! Sempre al massimo,con ritmi di chissi da fragassatti l’arècci, così rumoroseda rompere le uova e far nascere prima i pulciniche semmai se ne stavano tranquilli nel culo di mammagallina. Mentre io, qui a casa con la mia famiglia, non ledico la fatica per cercare di andare in cammuffa suquello che si sentiva.Come cosa dovevo mandare in cammuffa, brigadié?Erano canzoni sguaiate e porche che parlavano sempredelle stesse cose che non devo certo spiegarle a lei. Soloche io ho due figlie, brigadié! Due fiori di giglio, mi creda,puri chi èba di fònti, pulite come appena uscite dallalavatrice. Due angeli del Paradiso che ogni sera si dovevanosorbire una ripassata di stornelli sconci, cantatiper giunta a bòzi di càsinu, chi chissi cozzi e malati nell’animadegli amici suoi gli santificavano in rime. Nonle dico cosa non ne usciva da quelle bocche di porci,brigadié. Rime dove l’uccello del cacciatore finiva semprenel posto che sa anche lei. Insomma, lei lo capiscequanto era difficile per me in quanto a senso morale,brigadié?E questo è meno di niente, la compagnia cantanteche si riuniva un giorno sì e l’altro pure sopra la mia testanon finiva di certo con quelle porcate da cesso ditreno… Nooh… mancu a balla! Il valzer aumentavacon via e vai di rumori equivoci e andava dal tróddio, alrutto, al mugolio da smutandati. Mi creda, brigadié,1415


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 16ogni limite ha un limite, se non altro grammaticale eVinnèpaitutti non conosceva l’esistenza neanche dellaprima sillaba del sopraddetto limite.E io dovevo starmene sveglio con questi miei due fioriimmacolati di figlie che non mi dicevano niente, macapivano, Dio se capivano. L’affutta mi prendeva a testa,un senso di incazzo che non le dico. Glielo giuro,non riuscivo a trattenere la rabbia a forza di starmene agirare le dita delle mani, forse per quel senso di civiltàche ho sempre avuto in quanto a rispetto che si deve darequando ci si trova in mezzo agli altri. La mia preoccupazioneera di non far sentire tutti quei versi e queilamenti da maiali in calore a queste mie povere figlie. Ecome dovevo fare con loro non lo sapevo proprio: l’havista la casa? Non è mica tanto grande. Io non sapevoproprio dove metterle per allontanarle da quelle sconcezze.E mi dovevo ingegnare per trovare qualche arrangiamento,metterle a fare qualcosa per distrarle,perché la casa è quella che è, piccola lo vede anche lei,anche se accogliente che mia moglie ci sputa l’anima apulire. E per questo quando potevo a mattina mi presentavoda Vinnèpaitutti e glielo dicevo che era ora difinirla, nel senso che cercavo di farlo ragionare: “Massimì,abà bastha l’eba sinnè iscendhi da la tazza, stai passandoil limite e il controlimite, sei troppo esagerato,regolati”. Sì lo chiamavo Massimino, che è il suo nomedi famiglia e cercavo di parlargliela in maniera civile.Ma lui, che mi riceveva in vestaglia di seta broccata adisegni pesanti sul rosso, chi parìa una mantovana e connon so che cazzo di retina in testa, pieno a buìnu di brillantinapuzzinosa, del mio punto di vista e del senso dellacivile educazione non gliene poteva fregare di meno.Ah, lei dice che in testa gli avete trovato del gel e nondella brillantina così per lo meno si ricava dall’esamedella scientifica? Non lo sapevo proprio. Ma perché,importante è? Comunque, eddu, Massimino, con dueocci sempri mezzu faraddi ed eternamente assonnati,mi rispondeva di farmi i cazzi miei, che fino alle undicidi sera, fino a prova contraria, poteva fare il casino chevoleva. E se non mi piaceva che andassi a cercare polpadi granchi a Porto Torres, così mi diceva, brigadié.A me! Ma a se ne rende conto? A me che non faccioaltro che lavorare dalla mattina alla sera, che per farmelidurare di più i carciofi me li mangio da una vita con lefoglie togliendone le spine, che risparmio su tutto, persinosul mangiare e non butto via niente, mi creda. E allora,brigadié, mi scusi sa, ma secondo lei, da quel cazzodi curu caggaddu, mi dovevo sentir dire di andare acercare polpa di granchi? “Pezzu di mesdha”, gli dicevo(mi scusi ancora l’espressione, ma in quei momentimi scappava la pazienza) “esci in carrèra chi t’acconzulu barriu”, vieni giù in strada che ti dò una spolveratinaal cappotto. Ma lui se la rideva senza un minimo di ritegno,che non gliene importava nulla, non gliene importava.1617


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 18Mi deve credere, se non fossi quella persona civileche mi considero, a quest’ora il modo di cambiare completamentei connotati a Vinnèpaitutti glielo trovavoprima della sua dipartita, garantito brigadié. Ma solo iconnotati, che altro non si meritava di cambiare quandoera in vita.Lei si chiede come. Certo non a pugni, quello no. Perché,balla, devo dire che con Massimino Vinnèpaituttinon ce l’avrei fatta. Chieda come era considerato nelquartiere, che anche se tutti sapevano che di gusti eracagghino – ma questo non glielo voglio sottolineare più– era fosthi come un torello in periodo di monta. Lo sacosa mi ha fatto a me una volta? Gliela racconto che cosìcapisce il concetto anche lei. Un giorno è uscito giùper strada con le balle girate e per sfizio, per scaricarsi ilnervoso mi ha aspettato mentre uscivo a comprare sigaretteal tabacchino all’angolo e mi ha fatto nuovo. È laverità brigadié, mi ha cantato una messa da requiemche non le sto a raccontare. E proprio a me, che fisicamentemi sono sempre considerato messo bene e in gioventùero più veloce di un muletto a trasportare sacchidi calce da cinquanta chili. Invece, quella volta mi sonosentito così troncato nelle ossa che mi sembrava di averportato da solo un candeliere in legno di sei metri comequelli della suddetta festa ad agosto. Glielo posso sottoscrivere,Vinnèpaitutti aveva due mani che sembravanodue pale meccaniche, aveva la forza di Racivicche lucarrattuneri, quello che abitava in via Gazometro aitempi di mio padre e che tutti dicevano che nella suaforza bisognava metterci anche quella del cavallo.Insomma, Vinnèpaitutti aveva una forza da Maciste,da Sansone, da Ercole. Era un ammasso di nervi accompagnatida muscoli da paura, uno che a Sfarzeneggherse voleva gli poteva mangiare la pastasciutta in testa.E anche questo della forza sua le posso assicurareche è appurato, e nel nostro quartiere lo sanno tutti.Vada in giro e chieda se sto dicendo balla.Tutti da queste parti hanno sempre avuto paura dellaforza di Vinnèpaitutti. Perfino al baretto, quello all’angolodella piazza in fondo alla strada, dove gli schiaffisono sempre volati a gratis come cioccolatini e bonbòin giorno di battesimo, Vinnèpaitutti era conosciuto pala fozza e per quella rispettato. Una sera che gli passavastorta è entrato e ha attaccato all’attaccapanni il padrone.No, non tanto per dire, proprio all’attaccapannil’ha attaccato! Ha preso Andreino, quel povero disgraziatoche con le mani sue non ha mai schiacciato mancouna mosca per non fare piangere nessuno e si è semprefatto gli affari suoi pensando al suo bar, e lo ha infilatocon la sua cintola medesima ad uno dei ganci. E tuttoquesto perché secondo Vinnèpaitutti gli amari costavanotroppo. Certo che è vero. È successo davvero. Glielovada a chiedere, ad Andreino, perché io non c’eroquando è capitato il fatto e se mi hanno raccontato unaballa io la sto solo riferendo.1819


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 20Lei dice da dove gli uscivano tutti quei soldi che glipermettevano di festeggiare tutte le sere con i suoi ragazzottidi primo pelo? Non lo so. So solo che ce neaveva e umbè di dinà, molti e a ufo, oserei dire. Certamentelo sa quanto me che Vinnèpaitutti faceva l’ortolanoe un ortolano, lei mi insegna, se non è scemo poveronon lo è quasi mai, ma neanche ricco.Come cosa voglio insinuare? E allora lei mi deve spiegarecome mai i ravanelli a lui sembrava che gli venisserofuori d’oro! E in certi periodi, quando era in buona,di soldi ne aveva così tanti che gli scappavano dai pantalonifinz’a terra come merda di pecora, se mi permettela metafora. Ne aveva sempre e in quantità da permettersidi fare lo splendido e invitare al baretto i frequentatoriabituali a tutti i giri di uischetti che gli saltavanoin testa. Io mi ricordo una volta, sempre al bar diAndreino, che ha pagato senza un tùnciu, senza fare unplissé, una decina di bottiglie di scotch e non so quantiamari. Diceva che gli era andato bene un carico di melanzane.E, allora, sa cosa le dico? Alla faccia delle melanzanebrigadié. Io, a parte lo spazzino per l’amministrazione,fozzu lu frairàggiu, il fabbro e di fino. Faccio dei cancelliche sono delle opere d’arte e ho ordini per almenotre anni, tanto da fare fatica a riposarmi persino ad agosto.Non per niente tutti sono convinti che io non stiamale a soldi ma a Vinnèpaitutti, secondo lei, era normaleche i soldi gli uscissero persino dagli occhi graziea un semplice carico di melanzane e così a trovarsi con isoldi a buttatura? Puru unu chi è cibbìu a chissu puntuvede a mariglia, pure un cieco a quel punto… Rendol’idea brigadié?Cos’è la mariglia vuole sapere, non lo sa lei? È un giocoa carte, una specie di canasta alla sarda. Se vuoleposso anche imparargliela, ma dopo, adesso mi facciafinire il concetto che è meglio. Perché adesso sono ioche voglio domandarle, che considero per certe coseun esperto in materia, secondo lei da dove li prendevaVinnèpaitutti tutti quei soldi? Perché se il sottoscrittono è màccu di caddèna, se i dindini gli venivano dallemelanzane giuro che cambio mestiere.Qual’è secondo me la risposta, lei mi chiede? Ajò,brigadié, che già lo sa che quei soldi con la verdura nonc’entravano molto. Magari mi sbaglio, ma in quell’ortoci piantava erba un po’ diversa dall’usuale, diciamo,non proprio quella da dare da mangiare alle pecore. Diche tipo dice lei? Ecco, questo posso assicurarle chenon lo so, perché in campagna da lui non ci sono maiandato per le ben note ragioni che ci dividevano qui nelpalazzo. Ma un ortolano, se è bravo, qualche cosa di diversodal resto potrebbe sempre farla crescere. Chessò,putacaso della Maria.Come non sa cosa è la Maria brigadié? Lo sa, lo sa,certo che lo sa che cos’è, adesso non faccia il furbo conil sottoscritto. Lo sanno persino le mie figlie immacola-2021


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 22te e belle come fiori di giglio a cosa serve la Maria. Perchéla Maria è una droga, brigadié, quella cosa puzzinosache i giovani di adesso non fanno altro che fumare.Maria, la chiamano, come il nome della Madonna poverasanta donna del cielo. No, io non so come sia, maifumata, ho smesso perfino con le Alfa, che ho una bronchiteche non mi passa dall’ottantatre. Ma mia figlia,che è convinta che questa puzzinosa della Maria facciameno male delle Camel, dice che con una buona coltivazionedi quest’erba in teoria si guadagnano milioncinia tumbarella. Sì, dice proprio così mia figlia che è piùinformata di me e fa l’agraria. Come dice? Quanti anniha mia figlia? La grande ormai ha passato i diciotto e lapiccola quindici. Sì, sono vicine fra di loro, ma io e miamoglie abbiamo pensato che era meglio così. Come sichiama quella grande? Immacolata, anche se noi lachiamiamo Imma. È brava a scuola sa. È stata sfortunatasolo un anno perché un professore che non la potevavedere gli ha fatto ripetere l’anno. Ma per il resto va bene.Non dà di certo le preoccupazioni di molte ragazzedel quartiere, lo posso assicurare.Le dicevo, comunque, che Immacolata è convintache con la Maria di soldi se ne fanno e umbè pure e chesecondo lei Vinnèpaitutti quest’erba la coltivava inproprio e ne vendeva in città a buìnu, in grande quantità.Perché a venderla, mi ha sempre detto mia figlia, seuno vuole ne smercia quanta se ne vuole, che di mezziguasti da queste parti se ne trovano sempre a tutte lecantonate. E poi, diciamocelo brigadié, la terra è bassa!E a Vinnèpaitutti a novanta gradi piaceva anche stare,ma non per lavorare, questa è la verità. Poi, mi scusi, seproprio vogliamo mettere il discorso nella maniera giusta,non si capisce perché a guadagnare facile debbanoessere solo gli altri. Io a Vinnèpaitutti avrei tirato il collocome a una gallina da brodo, ma se dico che lui non èil solo in questa città a guadagnare con la malasorte chel’accompagni, senza un guttéggiu di sudori, in manieratranquilla, direi una fesseria grande quanto la zimbòinadella chiesa di Santa Maria.Certo, anche lei ha ragione, anche io nel mio piccolone vedo tanta di gente chi senza trabaglià, senza faticaretroppo, fa soldi a bazzìni nel senso delle bacinelle enei modi più strani. I fortunati poi sono sempre gli stessi.Prenda gente a tipo del sindaco, sì propriu eddu, ilchirurgo plastico. E prenda i suoi colleghi che qui incittà si sono fatti d’oro tirando le barre di carne di secondascelta che gliene sono sempre scendendo a quellequattro sciroppate del Circolo della canasta. Donneche non servono a nulla, brigadié, se lo faccia dire, chehanno sessanta anni per gamba, ma a forza di non sporcarseladalla mattina alla sera sognano ancora di esseredi li pérri di canna alla guardami guardami, si pensanoancora delle splendide vacche da esposizione. Donneche ormai la menopausa invece che dove deve le ha col-2223


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 24pite in testa. No, che non esagero, si lasci servire, chedata l’età quelle il pacioccio, mi scusi l’espressione pesante,ormai lo usano solo per pisciare. Ma sono così viziatedai soldi che non vogliono vedere che non servononeanche più ai loro mariti, che quando a quelli glienescappa la voglietta i servizietti di un certo tipo – sempreche gli basti il Viagra – se li vanno a far fare in qualchealtro letto. Perché in quanto a regali in oro e gioielliquelli vanno sempre sull’ottimo e abbondante. Sono generosicon il pelo, fanno gli splendidi, che le tasse neanchea balla che le pagano e bagassùmene disposto adaprire le gambe e tutto il resto in questa nostra città sene trova da sempre a prezzi di saldo, perché quando siha l’arsgiant Sassari è da bere come Milano. Come sarebbea dire che sono esagerato, brigadié! Non mi dicache non legge il giornale: l’intimo di Carinzia va semprealla grande dalle nostre parti, si faccia un giro, in vetrinanon ne manca.Ma quelle vecchie pretenziose signore del Circolodella canasta pensano che per loro l’età non sia un problema;si illudono di risolvere tutto con una tiratina difaccia e di culo, sotto gli occhi e nelle titte, intorno aquel loro collo, che usano solo per mostrare i giri di perlea go-go che si sono regalate con gli spiccioli.Così fanno diventare ricchi gli amici del nostro sindacoche per il resto non sono buoni neanche a raccoglierelumachine vicino ai muretti. E semmai, tutti quei tiraggile convincono che persino un chirurgo plastico èuna persona seria, uno che può fare il sindaco. Ah, leidice che esagero! Comunque, quello che voglio dire,brigadié, è che in quanto ad amministrazione comunalein questo periodo in città andiamo male. Era meglioai miei tempi. I politici erano ladri al medesimo, ma almenoun bicchiere di vino lo sapevano bere insieme ate senza fare troppo gli schizzinosi. Oggi invece sonoconvinti che bisogna pasteggiare a ostriche e champagne.Non va bene, no. Secondo me non dura, troppospreco, bisogna cominciare a fare come ai miei tempiche non si buttavano via manco le buste di plastica.Che poi, per ritornare sul discorso, anche quella dellaplastica è diventata una mania. Non rida, no, che losa anche lei che metà dei reggipetti che vede in girohanno il contenuto completamente rifatto. E se poi ciaggiungiamo gli abiti firmati e i gioiellini di complementoche si portano attaccandoseli da tutte le particome coriandoli a carnevale, il gioco è fatto. Nel sensoche siccome tutto ha un costo queste giovani sciroppateche vede in giro, per fare le prime della classe e siccomei soldi non sono baci perugina, i loro bei presentinon possono fare altro che andarseli a guadagnare dandolaalla grande.Non mi crede, brigadié? E allora, le voglio solo farlequesto semplice ragionamento: secondo lei quelle fighetteda battaglia che vede in giro come se li procuranoi soldini per migliorarsi nell’attrezzatura? Non mi2425


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 26dica che la Regione gli concede dei mutui a fondo sperdutoe neanche che a Sassari sono diventati tutti ricchidi colpo. Può anche essere che qualcuno ci creda, mafra me e lei non ce la beviamo in due che sappiamo cheè acqua sporca. Brigadié, gli abiti se firmati costano, elu pidòcciu è sempri lu matessi, la miseria in città non ècambiata da quando io ero un cagasotto. Quelle, micreda, o vanno a buffi o la danno davanti e dietro allagaribaldina e cantando la Traviata per far vedere chesono contente. Non mi convince neanche l’arcivescovoin fatti del genere, si figuri se i ricchi in questa città nonsono sempre gli stessi. E quegli abiti dal milioncino insu che si vedono in giro sopra a quelle ragazze non se lisono cuciti a casa che l’ago non lo usano per non pungersi.Sono soldi extra, diciamolo brigadié. Anche daqueste parti va alla grande il commercio di carne fresca.Vada in giro a chiedere se non ci crede…Le mie figlie no, né la piccola né la grande, robba dilusso non ne hanno mai comprato che le controllo. E sesi vogliono comprare qualcosa, o passano da Piazza Tolao passano da Piazza Tola, ché lì robba baratta già sene trova. Punto e basta. Che i soldi non sono mele diSan Giovanni e la fatica per guadagnarli per il sottoscrittoè tanta. E credo di essere nella ragione se le dicoche alla fine è megliu magnà pani e ziodda che companaticoe pene, mi creda.Comunque tornando a bomba, come l’hanno uccisosecondo me Vinnèpaitutti? Non lo so. Certo che ieri seraero in casa e un poggu di càsinu l’ho sentito, ma miviene da dirle sul normale: “Bì chi no fazzi mali, ciuccialabé”, sì quelle frasi le ho sentite anche io e le puòmettere nel suo rapporto. Anche se non le dico le altreper rispetto alle mie figlie che sicuramente da qualcheparte in questo momento ci stanno ascoltando e che ribadiscosono due angeli del paradiso. Delle sante, micreda, delle sante. Ma pùru arimàni a sèra, Vinnèpaitutti,francamente, éra ridiscendhi a rompermi il contenutodel mio bisaccino alla grande. Come al solito stavaesagerando, tanto che ero uscendo a dirgliene quattro,perché il troppo quando è troppo è troppo. Ma mi sonotrattenuto per non spaventare quell’anima santa dimia moglie che è sempre stata per la pace e che nonvuole vedermi a bisticciare.Ma per Dio sacramentato, delle volte penso non siagiusto a trattenersi, ognuno ha le sue esigenze! Perchéla mattina alle tre sono già in piedi, faccio colazione epoi a trabaglià, cussì da trenta anni a cuglì la mesdha e ilresto della spazzatura che i miei concittadini lascianoper strada. Ma lo preferisco sa? Ché poi stacco una voltaa mezzudì, un’altra all’una e cussì mi pongu a farecancelli e minn’affutto di tutto.Sia ben chiaro, brigadié, non mi lamento, che a me èandata meglio che a una sacrasantata di altra gente. Maper colpa di Vinnèpaitutti negli ultimi anni se sono riu-2627


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 28scito malamente a dormire quattro òri pa notti è statotroppo. E infatti dopo tre anni, per colpa di quell’exuscito fuori come un terrazzino, sciroppato in vita eche gli auguro di stare in pace adesso con l’anima sua,cominciavo a vedere ad ogni cantonata la Madonnapiangere sangue, nel senso che mi stavo esaurendo.Comunque… cosa mi è sembrato di capire dal macelloche sentivo vuole sapere da me? Non glielo possodire con certezza. No, non è che non voglio rispondere,proprio non lo so. Egoisticamente, posso dirle che seper il fatto che qualcuno l’ha ucciso riesco finalmente adormire di notte soggu cuntentu, non mi dispiace enon mi consideri cattivo che non lo sono. Sarò pure undisgraziato, ma a un certo punto <strong>morto</strong> lui vivo io. Oddio,un po’ mi dispiace. Vinnèpaitutti non era cattivopiù di tanto, sa. Ma lo sanno anche i ragazzini che a unonelle sue condizioni purtroppo capita. Mi sa che era lamalattia che lo aveva sbarellato di brutto.Come quale malattia, brigadié? La cagghinite, sempredi lei parliamo! Cosa vuole dire che non è una malattia?Lo è, brigadié, lo è, se ne convinca che l’ho sentitopersino alla televisione. Forse non sono tutti d’accordo,ma che sia una malattia lo ha detto anche l’altrogiorno un ministro a Porta a Porta e quando ne ha parlatoho seguito il discorso con queste mie orecchie checome può immaginare ero interessato al discorso. Ora,diciamolo chiaramente, se un ministro della Repubbli-ca che in mezzo ai cagghini ci vive, perché (riferendomiai politici) la maggior parte di loro lo sono, o per lo menoli frequentano, dice che il cagghinismo è una malattiaqualche ragione ci sarà, o mi sbaglio?Comunque, per ritornare a bomba. La sera che hanno<strong>morto</strong> a Vinnèpaitutti io ero a casa. Al bar non civado mai dopo le otto. Al massimo lo frequento (semprese ho tempo), ma per una mezzoretta intorno allesei, per due tiri al biliardo, o per l’organizzazione dellatifoseria della Torres, che da una vita ha i numeri perandare in B e non ci va neanche per la malasorte chel’accompagna. Ma la nostra è una squadra sfortunata,brigadié. Ha pochi amici in Regione dove i soldi lisganciano solo per il Cagliari. Poi dicono perché conquei mezzi africani non imbattiamo a simpatia. Comunque,per rispondere alla sua domanda, a li setti acasa mea si magna, presto perché io vado a letto all’oradei passeri. Ma qualcosa l’ho sentita lo stesso dell’affàrratorioche si stava svolgendo in casa di Vinnèpaituttie mi sembra di essere stato già abbastanza chiarosotto a questo punto, perlomeno mi pare. Ma devo peròdire che il casino non mi sembrava più del solito.Anzi, mi sembrava persino un po’ meno, quasi sul sopportabile,se devo essere sincero. Solo a un certo puntoè cambiata la musica. Di colpo ho sentito un urlo, unaspecie di ruggito e qualcuno che senza ritegno gridava:“Pezzu di mesdha, figlioru di bagassa”, queste non2829


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 30gliele dico in italiano che sono espressioni che conosceanche lei. E giù per dieci minuti un macello di rumoriche in quella casa sembrava passendhi lu timpurali dilu zinquantasei, l’anno che anche in città è arrivatamezzo metro di neve. “Cussì mi la fini”, ho sentito persinodire. E poi un grande sbattimento di porte, distruscio di sedie, di sfasciamenti di piatti. Poi di nuovosilenzio e qualcuno che sbattendo la porta scendeva intutta fretta le scale. Ma non mi sono affacciato che nonmi è sembrato il caso.Come perché non l’ho fatto, brigadié? Perché quandosi vive in mezzo agli altri ci vuole un po’ di discrezionee se uno si vuole rifare la mobilia sono fatti suoi.Inoltre, consideri che da Vinnèpaitutti il casino eramerce a basso costo. E francamente, dopo tutto queltrambusto e avendo sentito qualcuno scendere ho pensatoche finalmente per quella sera potevo andarmenea nannina alla grande. Finalmente un po’ di pace hopensato, un po’ di silenzio come dovrebbe spettare adogni persona onesta di questo mondo. E infatti me nesono andato a letto tranquillo come un uovo sotto il culodi una gallina. Perché l’indomani a mattina mi aspettavamezza Sassari cagata da pulire e come le ho dettonel mio lavoro si comincia presto, umbè presto.E in effetti fino a questo pomeriggio non mi sono piùinteressato della faccenda. Che se non avessi visto l’ambulanza,i giornalisti, la polizia e tutto il resto dellacompagnia cantante non ci avrei neanche pensato.“Hani moshtu a Vinnèpaitutti”, ho sentito dire. E a dirglielatutta, in quel momento ho pensato con poco riguardoche forse finiva il casino e in questo palazzo tornavala tranquillità. Lo so che forse ho fatto male a pensarmelacosì, ma ultimamente non ce la facevo proprio,ero al limite cun chiss’ommu, non ne potevo più, micreda. E poi, se permette, era ormai diventata ancheuna questione di educazione, di decenza, di decoro pertutti. Anche per le mie bambine, insomma.Ora, che sia stato che l’hanno <strong>morto</strong> per colpa delladroga o pa chissà ca diàlu, non so, ma sicuramente eraora di regolare in qualche maniera la questione. Forsenon così, questo no, ma doveva finire.Lo so, lo so che non va bene, che un <strong>morto</strong> non fa maipiacere, ma cosa vuole che le dica, balle? Non mi vengonole lacrime, non sono uno che ha due facce. Comunque,un po’ mi dispiace, mi creda. Ma cussì anda lumondu…Altana (pa li megl’anni)Altana, chi zi paria un sognu fattu di rabbia e amorifattu che li dulori chi sabiani di salie di fiaggu di posthudi pesciu e frasthimmu.Altana…3031


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 32Chi li pugni li tiraba sempri dritti in mezu a l’occica candu ischuminzaba eddu possu dìtandu erani dulori.Ca di pugni vi n’erani pai tutticoippi daddi di coripa fassi intindhì, pa fassi intindhì.Altana…Erani coippi daddi cu’ lu vilenu d’una gherra finidda a macchinicumenti un’isthuccadda in d’una dì di festhaca s’andaba bè, si t’andaba bèmancaba sempri una perra di panipa fatti magnà.Altana…Ca tantu basthaba pasthìdrenti a un connu di nabimanna cantu chissa di li contibuibuttaddi in cuzinadrentu a braxeri di sogni.Altana…Pagosa la fammi era un’ischala longa che lu mesi di maggiucandu un moggiu di figgano ti basthaba a campà;era una valixa liadda a cazzu di canicun drentu tre pani e un jobbu di sasthizza.Altana…Altana, tiraba di chissi pugnichi pariani d’oru e pratapa lu to coricoippi pisanti che zesthi dì d’inverru;coippi d’amoridaddi a la s’antarrangiaddia la minn’affuttudaddi e turraddi ca no è cuglioni ca isthazi in un ring.Altana…Eddu era sempri inchibiche un aibburu in isthiulu freschu d’una dì sulianaun ammentu di ventupa asciutà lu sudori.Erani ciaffi posthi sottu a un barrettudi rena e eba di mariinfrabinaddi a gutteggidrentu a tramonti murragnadi di lintori.Altana…Erani coippi di furoridi li malinitragnaddi fra li ricatti di l’asthrierani coippi pa dìchi mancu a ballaz’abiani posthu a terra.Chi ugnunu ha un cuzolu di zelu pa sugnàchi grazia a Deu v’è ancora pai tutti.Altana, Altana, Altana…Altana (canzone per gli anni belli)Altana che ci pareva un sogno di rabbia e amorefatto con i dolori che sanno di saledi pesce e bestemmie.Era uno che i pugni li tirava sempre dritto in mezzo agli occhiperché quando cominciava lui posso direallora erano dolori.Perché di pugni ne aveva per tutticolpi dati di cuoreforse per farsi sentire, per farsi sentire.Erano colpi dati con il veleno di una guerra terminata stupidamente3233


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 34come una coltellata in un giorno di festaperché se andava benemancava sempre un pezzo di paneper farti mangiare.Allora bastava partiredentro a una figa di navegrande quanto quella delle favoleraccontate in cucinadentro a un braciere di sogni.Altana…Perché la fame era una scala lunga quanto il mese di maggioquando una canestro di fichinon ti bastava a campare;era una valigia legata alla cazzo di canecon dentro tre pani e un collare di salsiccia.Altana…Ma Altana, tirava di quei pugniche sembravano di oro e argentoper il tuo cuorecolpi pesanti come certe giornate di inverno;colpi d’amoredati alla sant’arrangiatialla menefregodati e ritornati perché non è un coglione chi sta su un ring.Altana…Ma lui era sempre lìcome un albero in estateera il fresco di una giornata di soleun ricordo di ventoper asciugarti il sudore.I suoi erano schiaffi messi sotto un capellodi sabbia e acqua di maresparsi in goccedentro a tramonti borbottanti di rugiada.Altana…Erano colpi di rabbiadi uno messo male fra gli avanzi di cibo di altrierano colpi per direche neanche a fucilateti avrebbero messo a terra.Che ognuno ha un angolo di cielo per sognaree questo, grazie a Dio, c’è ancora per tutti.Altana, Altana, Altana…3435


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 36IIBrigadié lasci perdere, Vinnèpaitutti un porco era,semplicemente un porco, su questo non ci piove. Miopadre le ha detto che era un cagghino? Niente di piùsbagliato, era anche cagghino, ma la cosa se permetteera più complicata. Se vuole un mio parere terra terra,Vinnèpaitutti era solo un gran golosone. Gli piacevaqualsiasi cosa che respirava: darla, prenderla, prenderlaa mezzapari, per lui non faceva una grande differenza.Cosa vuole dire a mezzapari? A metà con altri. E luia stare tutti insieme gli piaceva, era uno di compagnia.Insomma, se vogliamo, a lui gli andava sempre bene basthabachi vi fussìa bagna i’ lu piattu, roba per tocciareil sughetto.Senza contare le ammucchiate che si organizzavaogni tanto nel suo appartamento: slave, nere, color caffellatealla brasiliana. Ne ho visto passare in chisthu palazzud’ugna culori, un arcobaleno di gente, non so semi sono spiegata brigadié. Lei vuole sapere se mi sembravanopersone adulte e consenzienti? L’età per farele bagasse, mi scusi il termine, mi sembra che ce l’avevano.Per il consenziente le ricordo che Vinnèpaitutti37


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 38andava a soldi alla grande. Onde per cui, dal momentoche quelle a una sola occiadda no erani tipi da fassi magnàli maccarroni in cabbu, che la vita la conoscevanoabbastanza e in profondità, erano sicuramente consenzientia farsi toccare e oltre, non so se mi sono spiegata.Perciò secondo lei si possono chiamare tecnicamentepartuz fra maggiorenni? Ah, voi in Continente li chiamatepartuz? E tandu èrani partuz fra maggiorenni, ame non cambia nulla che non era il mio giro. Voglio soloribadire che a Vinnèpaitutti gli piaceva prenderla edarla, lo tenga sempre presente che è importante. Se glipiacevano le donne? Certo che gli piacevano. Per menon ci sono dubbi, gli piacevano eccome. Glielo dicoancora una volta, il suo problema è chi li piazìa di tuttu,aveva una visione delle cose abbastanza ampia. Ma certoche sono sicura di quello che dico, glielo posso assicurare.E non si stupisca brigadié, si fidi che era uno generosoe gli piaceva la compagnia. Su questo non cipiove.Come sarebbe a dire se sono sicura che gli piacevanole donne? Il vicinato invece dice che era un cagghino eche a casa sua vedevano entrare solo degli uomini? Sevuole un consiglio, lasci perdere quelle quattro zitellein calore che da quando mi ricordo non le ho viste maifarsi gli affari loro. Lei basta che tenga sempre presenteche, a parte casa sua, Vinnèpaitutti posti dove vederegente in privato ne aveva diversi: in campagna, peresempio. Sì, proprio dove faceva l’orto aveva una casetta,di quelle in stile campagnetta. Cosa è lo stile campagnettalei vuole sapere? In pratica, due stanze cucina ebagno e il camino per le arrostite. Più un’ampia verandaper fare ziminate e succià ciogga a lu freschu e fino anotte tardi. No, succhiare non sta per un doppio sensobrigadié, ai sassaresi le lumache piacciono e non le dicoquanto. E qui chi ha una campagnetta le lumache le conoscealla grande, il discorso è pacifico. Certo, pensoche l’abbia capito anche lei anche se non è della zonache i nostri spuntini sono pieni di roba più di quanto sipuò credere, specialmente d’estate. Quando ci riescono,i sassaresi insieme alle lumachine di fieno ci trazzanoanche un po’ di monzette. Siamo dei forti mangiatoridi questo tipo di piatti, da fare invidia ai francesi, cheparagonati a noi sono praticamente dei dilettanti. Neconsumiamo quantità che, se permette, lei manco s’immagina.Mi vuole forse dire che non sapeva nulla diquesta mania dei sassaresi per le lumache? Lo posso capire,lei è continentale. Ma lo sa, abbiamo gusti moltospeciali in questa città. E, allora, se dovessi parlare deipiedini d’agnello o della busecca, la trippa come lachiamate voi, condita a pomodoro e piccantina al puntogiusto da isthrazzatìnni l’isthògamu a mossi, chissàcosa mi direbbe. Come si prepara la busecca dalle nostriparti vuole sapere? Intanto bisogna lasciarla cuocerealmeno mezza giornata a fuoco lento aspettando che3839


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 40il sugo si rapprenda e faccia uscire tutto il profumo delpeperoncino, poi la si serve tiepida da farti arrivare ilsapore dal naso allo stomaco e aprirti ad un discorso divoglie che non le dico. Uno sballo mi sembrerebbe giustodire. Senza parlare di quanto ci piace lo zimino: chenon sono altro che le interiora del vitello, ma anche dialtri animali se proprio non se ne trova. E quanto costa!Vada al mercato e chieda così lo capisce da solo cosa intendo.Il venerdì i prezzi di quella robba volano a rialzida diecimila al chilo: robba da gioielleria, mi creda, brigadié.Lo zimino è speciale per noi! Lo si cucina allabrace, si fa rosolare e poi gli si mette sopra un po’ di salippa,il sale sardo sarebbe… Poi viene tagliato a pezzipiccoli con le forbici e servito caldo da mangiare infretta, all’impronta! Neanche di questo sa nulla? Miscusi sa, ma da quanto tempo è a Sassari? Un anno? Enon mi dica brigadié e non conosce neanche la fainè?Ah, quella la conosce, meno male che se no mi venivada chiederle se era mai uscito dalla caserma.Come mai mi interesso così tanto alla gastronomiadella mia città, vuole sapere? Perché è buona. E io,quando posso, la frequento con piacere. Certo, questovuole dire fregarsene un po’ troppo della dieta, ma cosavuole, qualche peccatuccio bisogna pure farlo a questomondo. E se proprio devo essere sincera, ho semprepensato che un fianco un po’ largo sia meglio di unavoglia troppo repressa. No, non fraintenda, parlo diquelle alimentari. Per carità, non mi scandalizzo neancheper le altre, ma ogni cosa a suo tempo. I brufoli, dicelei, escono per la troppa repressione sessuale? Gliel’hannodetto al corso sottufficiali o cosa, brigadié?No, non sono d’accordo. Per essere chiara, secondome i brufoli escono anche a quelli che, da manzanu asèra, stanno lì a negarsi anche sul resto. Ci pensi: secondolei fa bene, a quindici anni, non mangiare per dimagriree somigliare a quelle Madonnedeisettedolori chesi vedono nei settimanali femminili dalla parrucchiera?Non è d’accordo, brigadié?Comunque, per sottolineare il giusto, sul sesso unacerta esperienza me la sono fatta anche io. Ma se permettequi è meglio finire di parlarne che non mi sembraopportuno entrare i’ li cammari di mezzu, cioè nel privato,come si dice da noi.No, lasci perdere, brigadié, ma glielo dico lo stesso,da donna a uomo, qualche pelo superfluo ho cominciatoa toglierselo anche la sottoscritta. Dico solo che mipiace andarci piano. Per adesso mi sono concentratamolto di più sulle voglie, diciamo così, di origine alimentaree per il resto faccio ancora da brava. Posso direche al momento sto cominciando a frequentarle. Manon insista… Il vero problema non è se mi piace o menoè che sto aspettando chi riesce a farmi fare tombola.Comunque, per tornare a bomba, Vinnèpaitutti divoglie, grazie a Dio, no zischaba di pisdhìssinni mancu4041


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 42una, non si è mai represso le voglie, se proprio le interessa.Lui, per certe cose che vengono meglio a farledalla cintola in giù mi ha sempre dato l’idea di uno naturalmentedotato e di grande esperto non solo del ramoma di tutto l’albero. Vinnèpaitutti poteva fare unfilm di quelli… già mi ha capito brigadié! Bastava chiedere,e lui eseguiva. E non gliela dico solo io, il fatto è risaputo.Certo, brigadié, sicuro che sono sicura. Lei a losa cos’è una dark room? Gli manca l’informazione?Vinnèpaitutti, lu póschu lu sabìa, il porco poteva fareuna conferenza in tutte le università, compresa quellaper la terza età. Tanto per essere chiari è una di quellestanze che si trovano in certe discoteche (soprattuttoper cagghini e gente così, devo dire). Dove, chi c’entra,sa benissimo che tutto è permesso. Sì, proprio tuttoquello che lei sta pensando in questo momento, e anchequello dove non c’è ancora arrivato con la fantasia.In una dark room può trovare tutto il sesso che vuole abarattu, a costi vantaggiosi oltre che a gratis.E tanto per essere chiari, Vinnèpaitutti in una darkroom c’era già andato una trentina di anni fa, in praticaquando io dovevo ancora uscire dalla scatola delle sopresedi mia madre. Pensi, fino a Bologna era andatoper fare conoscenza diretta dell’argomento, lui non erauno che si fermava per un fatto di chilometri. Lei michiede se ce ne sono anche a Sassari di dark room? E allorano, brigadié! In questa città, di quello che può trovarein Continente non manca nulla, quello che vuole sitrova. Abbiamo persino la nostra velina cittadina chesta in una delle reti del cavaliere e nel letto di un calciatore,ma chissà ancora per quanto. In quegli ambienti sidura sani quanto i cachi maturi. Lei non concorda e diceche non tutte in quell’ambiente lo fanno solo per farsiun nome? Cosa vuole che le dica, può anche essere,ma mi rimangono dubbi a tamburlane, ma lasciamoperdere… Io volevo solo dire che a Sassari non mancanulla in fatto di novità, siamo cumenti a Milanu. Senzal’anima di cinque lire, ma al passo con i tempi. Così vadalle mie parti, brigadié.Ma tanto per ritornare all’argomento della dark room,a me una volta mi è capitato di doverci quasi entrare.È stato quando un mezzu sùggettu, mezzo guasto,praticamente uno che pensavo un amico, una sera cheera fatto come l’uva a ottobre, facendo secondo lui fintadi niente ha cercato di spingermi dentro. Ma siccome,anche se non voto, non mi hanno scritto Jo Condorsulla fronte, gli ho mollato un affanculo a bocca pienache sono sicura se lo sente ancora nelle orecchie.Vuole una descrizione di come è una dark room? Èbuia brigadié. Manco a balla che ci vedi. Certo che lasenti la gente che se la scanna con tutti i versi del caso,vanno lì per questo. Già dall’entrata senti odore di…odore di… e già lo sa brigadié! Puzzinoso se non si sentechissu fiaggu pisanti! È penetrante in quanto a odoreil sesso, davvero pesante. Come che odore fa il sesso?Non mi dica che non lo sa. Lo sa, brigadié, lo sa, adesso4243


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 44non cerchi di farselo descrivere dalla sottoscritta chenon sono tonta a quel punto. E lei non la faccia tantolunga che già è un odore che piace a tutti! Il problema èche nelle dark room vinn’è assai, a muntoni. Come seuno, per una serata elegante, invece che una ripassatagiusta di profumo si buttasse addosso una boccia da unlitro di Chanel numero cinque. Nel senso che dopo certilivelli, anche il miglior profumo rischia di diventarepuzza, brigadié. Ed è proprio il troppo che a me nonpiace. Perché, glielo confesso, quell’atmosfera pesantenon fa altro che togliermene la voglia. Non mi vieneneanche il sentimento di farmi toccare con una manoper un buona sera. Perciò per me il discorso delle darkroom finisce lì, a ognuno il suo gusto brigadié. E lei èinutile che si metta a fare lo sguardo dell’asino con me,a capire ha capito quello che le sto dicendo. Nel sensoche con me la parte del bambiocco non sfonda, che mene accorgo e a tenerezza non mi ha mai preso nessuno.Comunque, per tornare a Vinnèpaitutti che gli piacesserole donne glielo dico per esperienza diretta. Eper una di quelle esperienze che non avrei voluto sinceramentefare e sulla quale mi sono dovuta stare zitta pernon fare uscire fuori dal seminato il mio ragazzo. Sì,Luigino, quello con l’orecchino che ha visto passareprima in moto e mi ha salutato. Lavora in una falegnameriae gli voglio molto bene. Ma sa come sono i ragazzi,se gli dicevo che Vinnèpaitutti mi aveva toccata,avrebbe cercato di tagliargli i gioielli di famiglia con lasega circolare. No, non è violento, ma è uno che nonmolla mai per primo. Ha denti buoni, glielo posso assicurare.E poi, tanto per capirci, ha vent’anni ed è bendotato, fisicamente, intendo. Poi fa palestra, karate, ele mosche dal naso è abituato a togliersele da sole. Insomma,personalmente, per non fare succedere casino,ho fatto finta che con l’ex porco di cui stiamo parlandonon fosse successo nulla.Ma con me Vinnèpaitutti ha fatto proprio lo stronzobrigadié… scusando la frase. Ma voglio mettere le cosein chiaro: prima di continuare, le voglio chiedere, senzaoffesa, se questa chiacchierata fra noi due rimane un discorsoconfidenziale, oppure no? Perché di casini Vinnèpaituttime ne ha fatti già a damigiane e io non ne voglioproprio di altri. Perché Massimino Piras, come dicelei, se non ci stai attenta è uno di quelli che di guaipuò combinarne anche da <strong>morto</strong>. Perché porco era eporco rimane e di quelli ifidiàddi. Era uno che per tuttala sua vita non è mai stato alle regole, fidarsi con lui nonfaceva. Perciò, mi capisce… Sennò non rispondo e miappello al quinto emendamento e non se ne parla più.Come quale emendamento? Quello che si sente neitelefilm di polizia e sennò quale. Ah, lei dice che gliemendamenti americani in Italia non hanno valore?Sarà come dice lei, ma secondo me tutto quello che fannoin America, in Italia e in <strong>Sardegna</strong> va sempre bene,guardi con la moda e le canzoni. Eppoi, non siamo quel-4445


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 46li che vengono considerati i più americani d’Europa?Ah, secondo lei siamo europei e boh e le altre sono solofesserie? E questa favoletta dove gliel’hanno raccontata,in caserma? Comunque, a parte questi ragionamentidi politica che a me non interessano più di uno starnutodi mosca, le sto chiedendo se vuole che io continuioppure no? Perché per me è importante che il restodella conversazione rimanga strettamente confidenziale.Possiamo fare un accordo se vuole, o neanche questova bene. Non si usa neanche questo da voi in questura?Va bene, in tutti i casi oggi sono in buona e vogliofidarmi della sua parola, se permette continuo.Come le stavo dicendo, con me Vinnèpaitutti ha cercatodi fare il furbo. Ed era, ovviamente, un giorno chebabbo non era a casa. Mi ricordo come se fosse adessoche Massimino, malasorte a lui, mi ha beccata sullescale e mi ha detto se volevo del fumo. No, non sigarette,della Maria, brigadié, che lui ne ha sempre avuta aetti e a buon prezzo. Mi ha detto che ne aveva dellanuova e voleva provare se, diciamo così, da un puntodi vista “commerciale” poteva andare bene o no.Io che delle volte sono più ingenua di una biscia emi credo a tutto gli sono andata dietro cumenti uncuciucciu di latti, da mezza guasta insomma. Lui misorride e mi fa andare avanti per le scale come se fossestato preso da un attimo di gentilezza. E io quel gestonon l’ho considerato male e senza pensarci gli so-no andata davanti. Invece appena arrivati al suo pianerottolomi arromba come un sacco di olive al muroe più in fretta di un volpino mi ficca quelle sue manicagate da tutte le parti. Tutto in un attimo, brigadié,alla velocità della luce. Cristo se me le ricordo quellemani. Le ho presenti come fosse adesso! Me le sentoancora mentre si bloccano e si confondono con il reggiseno,che cercano di entrare ma non trovano la strada.Insomma, mi ha fatto un casino che non le dico,che alla fine del reggiseno non sapevo dov’era la coppadestra con quella sinistra. Come cosa sono le coppe?Brigadié non faccia il furbo o a donne anche lei èda molto tempo a digiuno?Come ero vestita? Sì… mi ricordo… sotto la camicettaavevo solo una polo tipo questa che ho adesso. Rigorosamentemarca Piazza Tola, che babbo altri negozinon ne conosce e ha paura di spendere. E il reggiseno,ovviamente. Vuole sapere la misura? Ah, non è importante.Nel caso porto una quarta. Perché alla fine dellastoria non so come ma il reggiseno gli è rimasto in manoa Vinnèpaitutti e siccome non l’ho più trovato pensosia a casa sua, ma non ho accertato che nei giorni doponon sono certamente andata a reclamarlo.Comunque, per tornare a bomba, di colpo mi sentoVinnèpaitutti che annaspa e allo stesso tempo cominciaa incazzarsi con il reggiseno e cerca di strapparmelocon quelle mani puzzinose da fare schifo, bollenti e scivolosecome l’olio delle frittelle a carnevale che ancora4647


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 48adesso a pensarci mi fanno venire i sudori freddi. E nonle dico il resto, brigadié! Mi si strusciava addosso comelegna sulla carta vetrata. Un porco, le dico, mi alitavaad un centimetro dal mio collo e il suo respiro sapeva dicipolle, di aglio e di denti non lavati. A me non mi eramai capitata una scena così, che ho sempre frequentatogente che se ti fanno le proposte aspettano gentilmentela tua risposta. E dunque non sapevo come reagire. Perché,tengo a sottolinearlo, non sono mai stata consideratada nessuno robba di governo e frequento situazioniregolari dove non si usano certi metodi.Cosa vuole dire robba di governo? Brigadié, robba ditutti, possibile che non l’ha capita?Vinnèpaitutti, invece, in quel momento probabilmenteaveva in testa qualche gana màla e indecente e sela voleva togliere a prezzo di saldi. Ma la voglia ce l’avevasolo lui, brigadié! Perché io, anche se non sono unadi quelle che si può fotografare per la pubblicità ad unapalestra di body-building, ho qualche possibilità discelta in quanto a uomini.Comunque, per mia fortuna, voi maschi quando sietesu di giri, diciamolo chiaramente, rimanete troppo espostinelle parti basse. Più seddi arretti e più seddi cuglionidice il proverbio, ed è vero. E Vinnèpaitutti era messoche in quel momento gli potevi sfilare il portafogliodal taschino della giacca interna che non se ne accorgeva.Fuori, brigadié, era fuori come un’interurbana. Al-lora, invece che la paura me n’è uscita la rabbia e, scusandola frase, con la mano che avevo ancora libera gliho dato una strizzata a quegli arancini che teneva inmezzo alle gambe da costringerlo dal dolore a mollarela presa sul petto e quindi a togliermelo di dosso.Come ho avuto la pensata lei mi chiede? Insomma,fra noi donne, certe cose sulle tecniche di autodifesa cele consigliamo. E poi, vada pure a chiedere se non èscientifico che quando gli uomini sono eccitati, contutto quel sangue che gli affluisce proprio in mezzo allegambe, sono sensibili come cristalli di Boemia. Infattiha lanciato un urlo che sembrava lo stessero usciandoad acqua calda per togliergli il pelo come si fa con imaiali e si è piegato dal dolore sulle gambe.Ovviamente, ho colto l’attimo e sono schizzata cercandodi non dargli il tempo di reagire. Anche perchéVinnèpaitutti si era proprio incazzato, nel senso chementre me ne scappavo l’ho sentito prendersela contutti i santi del Paradiso.Ovvio che il porco semmai pensava di avere ragione.Manco fossimo in Sicilia, manco fossimo. Ah, lei è siciliano.Beh mi scusi, ma sa, con quello che raccontanoche succede dalle vostri parti per noi donne nonc’è tanto da stare allegre. Comunque, quando mi sonotrovata in zona di sicurezza, gliele ho cantate che sembravoKatia Ricciarelli: “Vaffancuru Vinnèpaitù, seiproprio un pezzo di merda”, gli ho gridato e mi sonorifugiata a casa, dove meno male non c’erano i miei.4849


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 50Sennò, a se lo pensa il casino che poteva succedere sepoco poco lo venivano a sapere?Facci sigaddu (di l’ommu malassolthaddu)Facci sigaddu no era ommu da isthà in panchinaca era sempri di lu quasthieri lu megliu in tirubiancu in isthiu cun un sumbreri a l’amiricanae mezza risa pa fà vidè chissu denti in òru.Eddu trabagliu no cuniscia, no era pa edduchi a l’isghobbu n’abia quattru i’ l’isthradonie a la sèra a pronta cascia casche milioni vi l’arrigabanisenza unfialli li buttoni.La vidda bisogna falla, bisogna falla, bisogna fallala vidda bisogna falla, bisogna falla, bisogna fallala vidda bisogna falla, bisogna falla, bisogna fallaca si no ti poni a falla ca vidda è…Edd’era un ommu pa Deu sacraddu e lu fazia viddénemmancu a balla ti ridiscia a pagà un cafèesempiu a poker no isthaba inchibi a abbaiddà dinàchi si si jògga dizia di fallu senza murrugnà.E si a l’accabbu mancaba cosa chi dubia pagàFacci sigaddu sabia sempri cosa dubia fàcun d’una sette ’e sessantazincu sotta a lu gilèi’ la carrera acciappaba sempri lu di dani a te.La vidda…Ma chissa sèra no v’era isthaddu nudda da fàs’era acciappaddu senza più un cittu e nudda da dàl’abia futtiddu abé una doppia solament’a rechi Cabimannu l’abia magnadu grazie a un full di tre.Cussì a l’accabbu di chissa nòtti di maladizioniabia fimmaddu un pagherò pa quattru milionie candu è isciddu lu tempu zesthu no èra lu migliorieba a furriani accumpagnadda da lampi e troni.La vidda…Praticamenti li quattru a isghobbu i’ l’isthradonicoipa lu tempu no abiani fattu mancu un milionie i’ li carrèri no v’èra jenti pa dumandàsi chissa sett’e sessantazincu puria interessà;cussi a l’accabu ifrasthimendhi pa zelu e pa terracontr’a lu mondu ch s’èra posthu a falli la guerracandu passendhi incrocia eccu una soluzionili si presenta Maria ditta di “li tre pizzoni”.La vidda…Maria èra un indipendhenti e pa li fatti sòichi nò èra isthadda mai pa nisciunu carri di boiabia l’isghobbu solu pa edda rimuniddu in bancaca era justhu dizia pinsa a chissu chi ti manca.Facci sigaddu tandu l’accostha, cosa dubia fae li dumandha di dalli tuttu chissu chi ha“tre mi ni seivvini chi aggiu un contu ancòra da pagàe chistha sett’e sessantazincu lu po’ dumandà”.La vidda…Maria la suza paria cunvinta e abri la borsetta5051


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 52solu chi inveci di li dinà v’abia una lamettarepenti cantu po assé a li vosthi lu fiaggu d’un troddiuMaria li fazi un trappu fundhu a jru di coddu.Facci sigaddu lu sangu intendhi iscinni a furrianada cumprindì chi l’abia posthu a fòra di campana.Ma eddu è un ommu e no po’ zesthu finì cussìchi a l’accabu no vo assè lu sol’a pasthì.Eddu pa chissu poni la manu sott’a lu gilèe tira prontu dui coipi justhu cu’ lu revolverMaria ni fara umpari a eddu ca no va di fapa tre milioni è justhu in dui a si n’andhà a caggà.Pa tre milioni è justhu in dui, è justhu in dui a si n’andhà a caggà.Faccia sfregiata (dell’uomo disgraziato)Faccia sfregiata non era di quelli che sanno stare in panchinaè sempre stato fra i meglio vestiti del quartierein chiaro in estate con un cappello all’americanae sempre sorridente per fare vedere il suo dente d’oro.Lui il lavoro non sapeva neanche cosa fossea sgobbare erano per lui in quattro sullo stradonee ogni sera, a pronta cassa, gli portavano qualche milionesenza rompergli troppo le scatole.La vita bisogna saperla fare, bisogna saperla fare, bisogna saperla farela vita bisogna saperla fare, bisogna saperla fare, bisogna saperla farela vita bisogna saperla fare, bisogna saperla fare, bisogna saperla fareche se non la sai fare che vità è…No c’è dubbio, Santiddio, che fosse un uomo e lo faceva vedereneanche a fucilate riuscivi a pagargli un caffèesempio a poker non stava a guardare se perdevaperché, diceva, bisogna giocare senza lamentarsi.E se alla fine ti doveva ancora qualcosalui sapeva sempre come farecon la sua sette e sessantacinque sotto il gilèper strada trovava sempre chi gli faceva un prestito.La vita…Ma quella sera non c’era stato nulla da fares’era trovato senza neanche un soldol’aveva fregato avere una doppia solamente di reche Testagrande gli aveva mangiato grazie a un full al tre.Così, alla fine di quella notte maledettaaveva dovuto firmare un pagherò per tre milionie quando è uscito il tempo era davvero bruttopioveva, una tormenta d’acqua, di lampi e tuoni.La vita…In pratica, le quattro che aveva a sgobbare sullo stradonecolpa quel temporale non avevano guadagnato neanche un milionee per strada non si trovava nemmeno un cane a cui domandarese interessava la sua sette e sessantacinque.Così, non poteva fare altro che bestemmiare il cielo e la terrae tutto il mondo che si era messo a fargli la guerra.Ma a un certo punto vede passare la soluzionevede Maria, quella che chiamano “delle tre canzoni”.La vita…Maria era una indipendente, di quelle che si sapeva fare i fatti suoie che non era stata mai per nessuno carne in vendita.Lo sgobbo lo teneva conservato in un suo conto in banca5253


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 54perché, diceva, bisogna pure pensare al futuro.Faccia sfregiata allora l’accosta, cosa doveva faree gli domanda di dargli tutto quello che ha:”Ne ho bisogno di tre che devo pagare un contoe questa sette e sessantacinque può chiederteli”.IIILa vita…Maria, quella disgraziata, sembrava convinta e apre la borsettasolo che al posto dei soldi aveva una lamettae veloce come alle volte può essere una scorreggia,Maria gli fa uno squarcio profondo nel collo;Faccia sfregiata sente il sangue uscirgli di gettoe capisce che sta per morire.Ma lui è un uomo e non vuole che finisca cosìperché se deve andarsene non vuole farlo da solo.Per questo mette la mano sotto al gilèe spara veloce due colpi precisi con il suo revolverMaria stramazza insieme a lui perché non c’è nulla da fareper tre milioni è giusto anche andarsene a cagare insieme.Per tre milioni è giusto insieme anche andarsene a cagare.Certo, mi è dispiaciuto moltissimo quando ho saputodel delitto che ha provocato la morte di Massimino Pirasnoto Vinnèpaitutti, ma la vita, come ci veniva ricordatoin seminario, è solo un sogno. Purtroppo, devo direche quella fine mi è parsa più che prevedibile.Perché, mi chiede? Perché Vinnèpaitutti è semprestato umanamente più che esagerato, fuori da qualsiasinaturale rigore. E allora, inutile girarci intorno, miocaro brigadiere, ma chi semina vento raccoglie tempesta,i proverbi qualche volta contengono una profondasaggezza. E Massimino Piras, noto Vinnèpaitutti, haraccolto procella et multa, oserei dire. Ovvio che comecristiano e sacerdote devo coltivare il sentimento dellahumana pietate e in ogni uomo vedere il volto di Cristo.Ma senza esagerare, dico io, nella pietas. Ancheperché vedere il volto di Cristo in quello che rappresentavaterrenamente Massimino Piras mi viene difficile.Può essere che non abbia sufficiente beatitudine eper me cursum virtute longo est. Ma io dico, Rigore!Un buon cristiano deve essere rigoroso e generoso. Eio a Vinnèpaitutti l’ho ricordato nelle mie prediche do-5455


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 56po la sua morte! Ma soprattutto per sottolineare al popolodei fedeli come qualche volta il buon Dio utilizzala verga della vendetta verso le sue amatissime creature.E verso Vinnèpaitutti, con la verga, secondo me, ilbuon Dio c’è andato pesante, eccome. Non è d’accordo,mio buon brigadiere?Certo, ora è giusto che anche a lui, così violentementepassato a miglior vita, non faccia mancare le mie preghiere.Ma cristianamente, diciamolo, non posso farealtro che rammaricarmi per certe scelte contro naturaesplorate dal soprannominato Vinnèpaitutti. La suamorte toglie un cattivo esempio da questo già di suo disgraziatoquartiere. Spero che almeno in questo si possaesser d’accordo io e lei.Se ho mai seguito da vicino le vicende terrene del defunto,lei vuole sapere? Oddio, non ho mai avuto iltempo per stare dietro a tutti i problemi delle pecorelledel mio gregge. Lei pensi che nella mia parrocchia hodato vita a diverse attività che mi rubano buona partedelle mie travagliatissime giornate. Tempus fugit, insomma,e quello di un parrocco galoppa. Poi, sa, homesso su un folto gruppo di preghiera che non le dicocosa ci vuole per tenergli dietro. Inoltre, seguo i lavoridelle suore laiche della carità, tutto il complesso ritualedi preparazione per il mese mariano, il gruppo di catechesiPro Gratia Mundi, quello per le coppie che intendonoavvicinarsi al sacramento del matrimonio (sem-pre meno frequentato devo purtroppo constatare), leattività dell’oratorio, i corsi per la prima comunione ela cresima e il gruppo degli scout che ultimamente midanno un po’ di filo da torcere.Perché gli scout mi danno problemi? È presto dettomio stimatissimo brigadiere! Con grande pena, purtroppo,ma le devo spiegare. Premesso che io forse sonoun po’ all’antica, devo però constatare come questemie pecorelle, seguaci del generale Baden Powell, si sonomesse in testa di fare i No Global e di salvare il mondo.Sì, ha capito bene, sono diventati in blocco dei NoGlobal, con la enne maiuscola e tutto il resto. Di quellipacifici, sia ben chiaro, ma sempre malo arbore est.Non le sto a spiegare cosa sono i No Global perché conloro anche voi, in quanto forze dell’ordine, mi pare ultimamenteabbiate avuto dei problemi mica da poco.Per lo meno da quanto ho appreso dai giornali. A Genova,hanno scritto con particolare dovizia che vi siastata battaglia: paucum contra multitudinem fuerunt,pochi contro le moltitudini eravate. E così che vi èscappato anche il <strong>morto</strong>. La storia si ripete, mi sembragiusto dire.No, non si agiti, brigadiere carissimo, non penso chevoi siate colpevoli: cosa sarebbe il mondo senza forzedell’ordine? Probabilmente un luogo invivibile senzalegge attraversato da mute di cani randagi inferociti eaffamati di sangue. Lo dico sempre anche ai miei par-5657


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 58rocchiani e ho espresso anche dal pulpito questa miapersonale opinione. Oltretutto, i No Global sono quelliche sono: troppi, e troppo esagitati. Ergo, mi pare piùche normale che la polizia difendendosi da quelle follevocianti, nel parapiglia, sia costretta a farci scappare il<strong>morto</strong>. È inevitabile, mio caro brigadiere, glielo confermerebbeanche il Papa, il caos genera dolore. E NostroSignore per quello è venuto sulla terra per ricordarcicome la pace porta all’ordine e l’ordine alla pace.Sì, certo, che lo so che a sparare è stato un carabiniere,ma io non sono uso alle vostre sottigliezze: voi, come icarabinieri, i finanzieri, le guardie carcerarie, i vigili urbani,i metronotte et multitudine, siete indispensabilialla nostra sicurezza. Anzi, voi siete la si-cu-rez-za eglielo scandisco a conferma del concetto.Certo, io penso che essendo un umile cristiano devorifiutare il verbo uccidere e so, come ricordava San Crisostomo,che ogni vita dell’Altissimo è, in pratica chenon si deve sacrificare l’agnello quando non è il proprio.Comunque, pro consolatione nostra, sono sicuroche il Signore fra le sue braccia misericordiose accoglieràquell’anima traviata di quel ragazzo <strong>morto</strong> a causadella sua imperizia. Ma, come dico sempre ai mieiparrocchiani, è giusto che noi in terra pensiamo soprattuttoalla vita del povero carabiniere che ha partecipatoa quell’umana tragedia: si immagina le sue attuali sofferenze,il suo rimorso? Non vorrei essere nei suoi panni.Ho letto che il suo avvocato ha rilasciato sui giornaliuna dichiarazione in cui confermava il pieno pentimentodel carabiniere. Come non credergli?Ma, dicevo, i miei scout ultimamente sono impazzitie dopo avere fatto letture collettive di certi libri (cheentrando di notte nel loro reparto ho voluto anche iogiustamente consultare), con mio profondo disappuntosono passati all’azione.Quale azione lei mi chiede? Semplice: cercano di fareproselitismo nel mio gregge. Distribuiscono volantini,parlano nei bar, bussano alle porte di ignare famiglie,consigliando letture secondo loro chiarificatrici delmomento che sta vivendo il mondo e altro ancora chenon sto a elencarle. Per esempio, in questo momentosono in giro per il quartiere e cercano di spiegare aimiei parrocchiani che se continua al ritmo attuale losfruttamento delle risorse alimentari del pianeta a beneficiodelle grandi potenze occidentali, si abbasseràper tutti la soglia della sicurezza di vita.Ma chi gliele mette in bocca simili blasfemie? Proprionon so, mio simpatico brigadiere. Di certo, se sidovesse seguire la logica di quei libri, che come le ricordavopoc’anzi sfoglio la notte quando gli anzidetti figlidi Baden Powell vanno a casa, non potremo certo aspettarcilustri di prossima speranza. Ed è questo il loro male:proprio questa loro immarcescibile e sacrilega convinzioneche non vi sia più spazio per il disegno divino.Ecco, sta proprio in ciò il loro profondo, abissale atei-5859


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 60smo. Sine requiem, mio amatissimo brigadiere, sine requiem.Come perché? Oh santa anima pia di un brigadiere:perché fanno una scelta profondamente agnostica nellalettura del continuum storico (mi scusi i termini unpo’ filosofici) e non mettono in conto l’intervento regolatoredi nostro Signore e quindi l’essenza stessa dellasua discesa nell’agone mondano, che come tutti sannoè finito sulla croce.Insomma, ecco il busillis che sto cercando di spiegarle:un buon cristiano deve farsi obbligo di credere nellaverità della scrittura, oltre che di quella biblica soprattuttodi quella salvifica dei Vangeli. Cioè, nella bontàdell’Altissimo e nel fatto che Lui vuole per noi solo ilBene.Perché affermo tutto ciò, mio carissimo brigadiere?Ma perché sono un cattolico e quindi convinto che essendosiil Verbo fatto uomo, diventando appunto ilCristo, siamo già stati ampiamente mondati dell’immondoatto di superbia rappresentato dal peccato originale.Il sacrificio sulla croce di nostro Signore GesùCristo ha cioè ridato agli esseri umani il loro posto sottol’ala protettrice dell’Altissimo.Ed è anche la profonda differenza che divide la nostrafede nella salvezza dalla concezione giudaica ancoralegata alla lettura dei soli antichi Testi.E secondo lei, mio caro brigadiere, perché la chiesacattolica celebra i santi e la loro funzione di mediatoricon l’Altissimo? Una funzione che d’altronde si svelaattraverso i loro divini miracoli? Certo, capisco comeper lei sia un ragionamento forse troppo teologico edifficile. Ma posso assicurarle che lo è anche per meche sono un parroco. Devo dirle che mi blocca la profonditàdell’argomento… L’unica cosa che posso dirleè di immaginare i santi come degli avvocati abilitati aparlare al cospetto del tribunale eterno di nostro Signore.Capisce l’innovazione operata con la venuta del Cristo,la differenza di interpretazione che esiste fra ilNuovo e il Vecchio Testamento ebraico!Capisco, brigadiere amatissimo, non le piace paragonaregli avvocati ai santi. Sì, credo anche io, perlomenoin terra, che gli avvocati rappresentino una categoriacon qualche umano peccatuccio: spesso, avere a che farecon loro aumenta le rogne e le perdite di soldi. Oh,da questo punto di vista concordo. Ma nel mio caso, miscusi la vaghezza della sottolineatura, sto parlando perimmagini. Utilizzo una parabola, quella appunto dell’avvocato.Vuole sapere se esiste la parabola dell’avvocato nelVangelo? Ma no, santo uomo di un brigadiere, le parabolenon sono solo quelle del Vangelo, sono un modellodi racconto. Un modo per far capire le verità della fedeai semplici, figli essi pure del nostro amatissimo Signore.D’altronde, e proprio per questo confido in una sua6061


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 62certa conoscenza catechistica dell’argomento, la paroladel Signore molte volte da verbo si fa materia. Pensialle apparizioni della Madonna di Medjugorie (comepiacerebbe anche a me che un miracolo simile avvenissenella mia diocesi, ma forse è un atto di superbia solopensarlo meglio transeare, dunque).Ah, lei si è occupato anche della Madonna che hapianto sangue in <strong>Sardegna</strong> constatando che il liquidoin questione non era umano, ma animale, nella più accreditatadelle ipotesi di maiale?Si tratta di frodi, di umani errori, o di tentazioni deldiavolo che così mette scompiglio nel corpo ecclesialedei credenti. Anche per questo la nostra Santa Chiesasta molto attenta prima di confermare un miracolo.Ciononostante i miracoli esistono. Almeno su questopossiamo trovarci d’accordo mio caro brigadiere?Ma per ritornare ai miei scout. Quello che non capisconoquesti miei figli traviati è che il Padreterno, dalmomento che vuole la moltiplicazione delle sue pecorelle,non può lasciarle morire. Basta essere cristianiper non dubitarne. E allora perché dare credito a libriche nella sostanza delle loro tesi dimostrano una profondasfiducia nell’Altissimo e nella sua opera regolatrice?Sono le azioni dell’uomo che portano la fame, dicoio. Pensi a molti di quei paesi dove oggi abbonda lapovertà, e pensi come mai con tutta la terra che hannoquei nostri amatissimi fratelli non riescono a produrreil bene del cibo: secondo lei è giusto incolpare l’interomondo. O non è forse anche il loro lassismo, la loromancanza di fede, il loro continuo affidarsi agli elementinaturali, che li porta fra le braccia del disastro,del male. Non le pare anche a lei brigadiere? Speroche almeno su questo punto ci possiamo trovare d’accordo.Non dimentichiamoci, poi, che in questi popoli spessoallignano i nuovi barbari. Gente sostanzialmentesenza Dio, fiere ancora selvagge, da domare, eternamentea dieta di preghiere, che hanno necessità dell’unionecon l’Altissimo e che ancora non sono stati untida nostro Signore. Poveretti i miei confratelli missionari,lei non sa quanto e in quali condizioni devono lavorareper quelle povere anime!Perché dico tutto questo a lei carissimo figlio del Signore?Solo per ricordarle come la realtà sia effettivamentemolto più complessa e articolata di quanto sipossa immaginare. Soprattutto per ricordarle che la civiltàdella croce è ancora in costruzione e che non tuttoil mondo è sotto l’ala della Grazia e delle rivelazioni delNuovo Testamento.E a confortare quanto dico bastano le parole dei nostrivescovi che condannano cum grano salis la visionedisperata delle teorie No Global e propendono per unaloro rilettura in chiave cristiana. Il papato difficilmentesbaglia, men che meno le nostre gerarchie, le quali han-6263


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 64no una visione dei problemi molto chiara e sicuramentepiù ampia del sottoscritto.Certo, posso concordare con lei che anche la Chiesaalle volte non c’azzecca. Lo so anche io che il Papa hachiesto scusa agli ebrei, ma noi siamo in qualsiasi caso,oltre che cristiani e figli del Nuovo testamento, esserisoggetti all’umano errore. Ma a differenza di altre fedimonoteistiche sappiamo percorrere la via dell’espiazionecome quella del perdono. Invece, in quel libro,No Logo, così si titola e che i miei scout chiamano la loroBibbia e sulla quale hanno avuto il coraggio di organizzareun seminario interno di studi, si parla di unapossibile morte del genere umano se le attuali condizionidi sfruttamento del pianeta non cambiano. È cioèassente qualsiasi messaggio di pace, di redenzione, disperanza. Non vi è nessuna consolazione in quegliscritti, non viene citata l’azione salvifica e riparatricedel nuovo Testamento. Si lascia che gli elementi – l’aria,l’acqua e il sole – liberamente esprimano la loro forzaprimaria senza mediazioni divine. Assurdo, mio carissimoamico!I miei poveri scout si sono dimenticati che l’Uomo,grazie al sacrificio di nostro Signore sulla croce, è statomondato dal peccato originale e si è così aperta per l’interaumanità la via della Salvezza, del Paradiso e dellaBeatitudine eterna.Ma niente, brigadiere mio, gli scout sono affascinatida quel libro e non v’è verso di farli ragionare. Un libro,peraltro, scritto da una donna. E adesso non le vogliocitare cosa diceva San Tommaso delle donne, soprattuttodi quelle che anche ai suoi tempi si ritenevano piùintelligenti dei maschi e per questo rifiutavano il loronaturale ruolo di madri. Posso solo ricordarle, comesottolineavano molti dei nostri padri della chiesa,quanto le donne siano naturalmente più sensibili aldiavolo, più incerte nel riconoscerne i segni. E non midica che non è vero!Le chiedo perché secondo lei frequentano con maggioreassiduità questa umile dimora del Signore? Perchéhanno bisogno di fortificare i loro sentimenti piùdegli uomini. Sono naturalmente più buone e per taleragione più deboli alle insidie. È inevitabile. Per questobisogna sempre prendere con una certa dose di timoreil punto di vista di una donna. La loro visionedella realtà ha bisogno di essere letta con maggioreponderatezza.Comunque, lasciando perdere come la penso io sulledonne, ho però dovuto constatare come la vita degliscout dopo la lettura di quel libro sia profondamentecambiata: niente più corsi di sola preghiera, ma discussionie gruppi di ascolto contro la povertà. Invece chela propaganda Fide quella contro le multinazionali. Epoi, non fanno altro che seguire le manifestazioni per laPace messe in piedi da quegli esagerati che sono semprestati i francescani. E non fanno altro che leggere le6465


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 66riviste sul terzo mondo dei Dehoniani, un nostro ordineun po’ particolare e forse eccessivamente progressistami sembra giusto sottolineare, dove si descrivono lemiserevoli condizioni dei paesi poveri. Oh, lei non saquante volte ho consigliato loro di andarci piano con ilibri di questi miei confratelli, ricordando come il problemanon è solo di superare le difficoltà di lettura nascostein certi testi, ma nella interpretazione che ne devonodare. Ma loro nulla, impermeabili ai consigli.Ora, per esempio, tutta la loro azione di giovani scoutè diretta a spiegare alle pecorelle di questo già travagliatissimoquartiere lo sfruttamento inumano a cui glioccidentali sottopongono i paesi in via di sviluppo, illoro strapotere economico, la spendita delle risorsecollettive, lo spregio di qualsiasi regola di civile dirittoda parte, soprattutto, di gruppi industriali multinazionaliusi secondo loro alla rapina delle ricchezze dei piùdeboli. E in tal modo, devo purtroppo confessare amaramente,stravolgono le parole del Santo padre, che inun eccesso di santissima Pietas, ha sottolineato di queiPaesi le condizioni insopportabili di vita.No mi scusi, non mi fraintenda, non deve vedere inquesto mio ragionamento una critica al Santo Soglio,non sono uno scissionista ma un umile oltre che fedeleservo del mio amatissimo Pontefice. Egli è sicurissimamentenel giusto, ma è polacco, non capisce le sottigliezzedella lingua di Dante e utilizza per questo unlinguaggio non proprio del tutto consono al suo mes-saggio che per questo può trarre in inganno i meno fortinello spirito. È un fatto di ignoranza, di cattiva interpretazionedel messaggio papale. È un problema linguistico.D’altronde, anche noi conosciamo poco lesottigliezze del polacco.Lei dice cosa voglio dire rispetto a certe esternazionidel nostro eccellentissimo pastore in terra?Guardi, non mi prenda per blasfemo, ma se il nostroSanto Pontefice non spendesse tutto il suo tempo percoloro i quali hanno più bisogno certamente di noi dalpunto di vista materiale, forse si ricorderebbe della paraboladel gregge. Che ricorda come al mondo vi sonoanche le pecorelle che devono essere sacrificate e mangiateal desco della vita. L’importante, dice sempre laparabola, è morire in santità. La vita è breve, transeatmundi, dico io.Ma tornando a queste idee dei No Global: a che procambiare il mondo dei poveri, degli extracomunitari,dei bambini abbandonati, dei carcerati, dei portatoridi handicap, dei malati mentali, dei solitari, dei tossici,dei rifugiati dalle pazzie delle guerre che continuamentescoppiano nel mondo e dei portatori di malattie gravi.Come facciamo a salvare tutti? Guardiamo vicino alnostro orto. Facciamo il bene dove questo è possibilmenterealizzabile. Ecco questo dovrebbe essere il messaggio:guardare con concretezza alla realizzazione dell’umanobene. Realizzarlo dove possibile e in manieratale da rendere concreto il messaggio rinnovatore della6667


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 68Chiesa. Invece no, i miei scout ora hanno smesso di raccoglierei soldi per la mia chiesa e lo fanno solo per ibambini di Chernobyl. Si impegnano solo e soltanto inpetizioni e raccolta di fondi per una famiglia in difficoltàe mai per restaurare un quadro o una cappella diquesta mia poverissima chiesa. Un disastro, sono davverosconsolato, amareggiato e deluso. Mi sta salvandosolo la fede.Perché se lei sapesse la fatica che faccio a tenere decentein quanto luogo del Signore questa umile dimorasi metterebbe a piangere. È una fatica di Tantalo: nonappena ho riparato un muro, devo far puntellare un arcoche si sgretola e sono costretto ad ingegnarmi in nonsa quanti modi per trovare i soldi per un candelabro acui va via la foglia d’oro; devo far riparare una mattonellache rischia di saltare e rappezzare un altare ligneoche si fa aggredire dai tarli; mi tocca restaurare unamensola che si stacca e rischia di finire sui fedeli il giornodella Missa solemnis e solidificare un transetto cheballa pericolosamente e rischia di polverizzarsi rovinosamente.E potrei stare ore a citarle i pericoli contro cuimi devo attrezzare: una chiesa è un pozzo senza fondodi soldi, una fabbrica eternamente aperta in secula etseculorum. Io, le mie preghiere non riesco più a rivolgerleper la salvezza della mia anima o dei miei amatissimifedeli, ma solo perché venga rinnovato il miracolodi conti in ordine ad ogni fine del mese, caro il mio bri-gadiere. E sono il solo che ancora lo fa in questa casadel Signore. Di preti nuovi non se ne vedono all’orizzontee non ho più l’aiuto degli scout e delle loro famiglieun tempo così pronte a darmi una mano nei momentidel bisogno e oggi sensibili ad altre chimere.Probabilmente sarà il Signore che vuole mettermi allaprova, ma io ho i miei anni e a malapena riesco ormaia fare un po’ di meditazione al vespro. Sto perdendo ilcontatto con la mia anima a forza di trovarmi catturatonel vortice della quotidianità.Ma questi scout, comunque… si fanno chiamarel’esercito della Pace e protestano insieme ad altri coloratipersonaggi per la morte di quel descamisado di Genovadi cui a malapena ricordo il nome, Carlo Emiliani,mi pare. Ah no, lei dice Giuliani? Vabbé, per me noncambia niente i nomi sono tutti una grazia del Signore.Ma gli scout li ho visti lì ugualmente convinti di difenderei diritti di tutti gli esclusi. Come se i poveri si possanodifendere in quella maniera. Una vera pazzia.Come perché? Mio buon brigadiere, sarò all’antica,ma ho sempre pensato che per fare del bene ai poveri civogliono i soldi. E i soldi li hanno i ricchi. Perciò, è conloro che bisogna mettersi d’accordo. O bisogna fareun’altra rivoluzione, che quelle che ci sono state nonsono bastate?Dice che il mio è un pensiero complicato? Lo capisco,ma non posso fare altro che ricordarle che è la6869


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 70Chiesa complicata. Io rimango solo e comunque unpovero prete. No, brigadiere, la Chiesa non è furba,sono le soluzioni per regolare l’immanenza che diventanoogni giorno più difficili. Perché è questo nostromondo ad essere sempre più complicato. E allora, se sivuole continuare un percorso di pace cristiana è opportunoricercare continuamente nuove formule enuovi adattamenti ai problemi. Non cada nella confusioneanche lei.Ma ora la coppa di veleno con gli scout è piena, perbacco!Si figuri che proprio nei giorni scorsi me li sonovisti girare in parrocchia con una petizione da inoltrareal nostro arcivescovo in cui chiedevano al corpo ecclesialeil rispetto del principio cristiano alla povertà.Cioè, che avere più soldi di quanti se ne ha necessità èsbagliato e immorale. E tramite questo ribadire che aiPaesi poveri deve essere azzerato il debito.Lei vuole dirmi di non trovarlo poi tanto strano e lostesso concetto, amatissimo brigadiere, viene confermatodal Santissimo Padre. E allora le dico: se già lo diceil nostro Pontefice che necessità riscontriamo nelcontinuare a ribadirlo. Forse non ci fidiamo dell’operatodel capo della Chiesa?E poi mi scusi, io sono ancora uno di quelli che pensache un uomo giusto paga sempre i suoi debiti. Perché lidevono pagare solo alcuni e altri no. Forse che i poverinon sono come tutti gli altri? Non è giusto favorire illassismo, il giustificazionismo a senso unico: la giustiziadeve essere equa, regolatrice e dispensatrice di certezze.Per questo non mi trovo d’accordo con l’azione degliscout, ho un diverso modo di intendere il principiodi equità. Ed anche per questo non sono d’accordo suldocumento che stanno facendo girare fra i parrocchiani.I quali peraltro vengono disturbati mentre sono inpreghiera cioé mentre si trovano al cospetto del Signore.Certo che gli scout li ho bloccati nelle loro azioni piùdi una volta. È mio dovere ricordargli che una chiesa èun luogo di culto, la casa del Signore non una piazza rumorosae comiziante.Nonostante questo loro lo fanno di nascosto e sonocosì poco avveduti che pensano che io non me ne accorga.Oculos semper mirat, dicevano in seminarioquando ci rimproveravano di intrattenerci più del dovutoa letto o nel bagno.Comunque, se proprio lo vuole sapere, con gli scoutho deciso di prendere delle decisioni drastiche e definitive.Se continuano così, li caccio e non se ne parla più.Comunque, per parlare di Vinnèpaitutti che è la cosache a lei interessa, non mi sento di dirle più di quelloche so. Come le ho appena detto ho tante attività inquesta parrocchia che non mi avanza poi tutto questogran tempo per le umane miserie. D’altronde i risultatiin questa mia umilissima parrocchia si vedono e sonopositivi e sono in coscienza orgoglioso di quello che ho7071


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 72realizzato. Certo che ho fatto voto di umiltà, e vantarsidei propri risultati non è richiesto in un sacerdote, macosa vuole che le dica, sotto questa tonaca homine stabulat,esiste un uomo.Se stiamo dietro anche ai problemi della devianza, leivuole sapere? No, non ci interessiamo di problemi diquel tipo in parrocchia. Per i drogati, se a questo si vuoleriferire, come per problemi simili (penso voglia saperequello che facciamo per le tante prostitute di coloreche abitano nel nostro quartiere), in generale non homolto tempo. Lascio fare ai gruppi di base che sonosorti in ambito diocesano. No, non solo la Caritas,quella ha già tanto altro da fare in quanto Alma Materlaboriosa pro Domine nostrum. Sono infatti nate recentemente,grazie all’opera del nostro arcivescovo,organizzazioni senza scopo di lucro e piccole cooperativeche lavorano nel sociale, messe in piedi in ambitodiocesano da preti volenterosi e persone disinteressateche fanno riferimento a quella Santa organizzazionedella Compagnia delle Opere.Sono bravi sa! Pensi che il nostro comune ha delegatoloro la gestione di buona parte dei servizi sociali dellacittà. Ah, lei ha letto sul giornale di gente che non èd’accordo sul loro modo di lavorare e protesta per la visionetroppo cattolica e oscurantista del servizio?Beh, saranno le proteste dell’associazione dei mussulmaniitaliani, che fra tutti quei vu cumprà di cui lacittà è piena, hanno numerosi adepti.Come non sono mussulmani? E cosa sono? Grecoortodossi? Di quelli, tanto per intenderci, che vorrebberoscomunicare il nostro Santo Padre?Ah, le proteste provengono da parenti di pazienti chehanno sorpreso i loro congiunti flagellarsi la schiena acolpi di fruste ruvide all’ortica.No, non ho letto il giornale che ne riferiva l’episodio,mi sarà scappato. Ma è sicuro che non siano le solite vocimesse in giro da quei quattro comunisti rimasti in cittàdopo la caduta del muro di Berlino e che vanno dietroa quello strano ex-sindacalista con la erre moscia,che pure sembra tanto una brava persona. Bertinotti,sì, proprio Bertinotti. Ah, non c’entra nulla, lei dice chesono proprio i parenti di ricoverati in strutture per anziania guidare la protesta.Comunque sa, non ho avuto molto tempo per informarmi.Ultimamente sono stato molto preso da una disputasulle candele. È una storia il cui solo pensiero miaddolora, ma sento il bisogno di raccontargliela. Comelei ben sa, molti fedeli, quando rivolgono una preghieraper una grazia o a qualche loro caro accendono unacandela in uno dei tanti altari dedicati ad un Santo conil quale si sentono in un rapporto di devozione particolare(sì quello di Noli me tollere come può vedere risultafra gli altari più gettonati, se posso permettermi unavalutazione televisiva). Sono cioè convinti che la graziaper essere meglio accolta dal santo deve essere accom-7273


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 74pagnata da una candela. La quale candela, secondo lacredenza popolare, bisogna lasciarla consumare fino alsuo spengimento naturale. Molti miei fedeli sono convintiche la pratica devozionale deve essere rispettatanella sua integralità. Senza capire, anche loro, santeanime del Paradiso, che si tratta di un rituale, che laChiesa, nella sua infinita saggezza, lascia in uso pro benevolentiaPopuli. Io, invece, come la maggior partedei parroci di questo mondo, ho sempre dato l’ordineal sagrestano di spengere ogni tanto quelle candele, soprattuttoquelle che bruciano da più tempo, per il fumoinnanzitutto. Perché, data la particolarità architettonicadegli ambienti della chiesa, il fumo non trovando altrisfoghi, ristagna, rendendo difficoltose le altre funzionisacre che quotidianamente si svolgono in questacasa del Signore. Ora, tale pratica salutare dello spegnimentoanticipato, caro il mio brigadiere, ha creato unaabbundantia di problemi al sottoscritto. Posso solodirle che nei mesi scorsi siamo arrivati alle lettere anonime,alle mezze minaccie sussurratemi in sagrestia e insede di confessione. Ho passato davvero dei brutti momentie se non fosse una tragedia sarebbe da considerarsiuna commedia. Le mie pecorelle mi sono sembrateimpazzite, tutti isciddi a fòra da l’isthègliu, uscitifuori dai tegami, come dicono nella colorita parlata cittadina.Si è esagerato et multa e in tal modo si è perso ilconfine del problema e l’umiltà necessaria per trovareuna buona soluzione.Pensi, quelli del partito delle candele (perlomeno cosìio mi sento di chiamarli) sono arrivati alle squadre dicontrollo: ne ho sorpresi alcuni nascosti dietro le colonneche armati di macchina fotografica controllavanoquella brava persona del sagrestano. Alcuni, pervicacementeintestardendosi nella loro assurda idea,hanno filmato questo mio umile servitore e inviato lacassetta registrata in Arcivescovado, ovviamente in regolarebusta anonima. I vili! Sono riusciti, perfino, apubblicare alcuni articoli sul locale quotidiano. Articoli,dove peraltro si è sottolineato l’ipotesi di una possibileazione legale contro la parrocchia, che secondo ilperfido articolista potrebbe venire accusata in via giudizialedi truffa oltre che di utilizzo illegale della credulitàpopolare. Insomma si è alitato il sospetto di chissàquale complotto contro i fedeli da parte del sottoscritto.Molti gridano e annunciano tempesta. Alcuni, addirittura,soffiando nel torbido, sussurrano che grazie allospengimento anticipato delle candele le stesse vengonopoi riciclate, dopo opportuno lavoro di puliturain sagrestia, si intende, e quindi reinserite nelle appositevaschette per un loro rinnovato utilizzo offertivo.Insomma, lo scandalo è montato a tal punto da spandersidivenendo una favola popolare e arrivando gravementea interessare le alte gerarchie ecclesiastiche. Ela cosa non mi ha fatto particolarmente piacere, perchéproprio dalle umane diatribe, degli scandali, noi qualiservi di nostro Signore dovremmo stare umilmente7475


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 76lontani anni luce. Invece niente, è stata pervicacementescelta la strada di togliere quel poco di pace che in questaparrocchia ho costruito in anni e decenni di amorevolicure. Il fato maligno sta frantumando il mio lavorodi una vita come ghiaccio al primo sole. E tutto per unpugno di candele!Non le dico cosa sto personalmente subendo, brigadieremio. Soprattutto in Arcivescovado. Che a parteSua Eccellenza vi albergano nidi di vipere, sepolcri imbiancati,che nostro Signore Gesù a suo tempo avrebbecacciato a scudisciate dal tempio. Non le dico i risolini,le frecciatine che ho dovuto digerire di questi tempi, irimbrotti a mezza voce, le piccole malizie, le calunnieda lavatoio: le giuro, mio amatissimo brigadiere, un infernoche neanche la quotidiana pratica del rosario riescea placare nell’animo mio.Eppure, anche i miei confratelli sanno che ciò che èstato denunciato come pratica illegale nella mia chiesaè la normalità in tutti gli edifici di culto: tutti, ma dicoproprio tutti si comportano allo stesso modo, è risaputo.Ma l’Arcivescovado, nella sua saggezza, per tutelareil buon nome della comunità ecclesiale e ovviamentedei suoi pastori, ha dovuto prendere con fermezza deiprovvedimenti a difesa dell’immagine della diocesi.Perciò, sono stato convocato in Curia dove mi hannointimato di mettere fine alla pratica dello spengimentodelle candele così poco rispettosa dei sentimenti deglioffertori. Proprio a me che da umilissimo servo qualemi sono sempre considerato non ho mai sviato dal sensocomune e da una pratica parrocchiale ecumenica erispettosa delle ritualità suggeritemi dalle nostre gerarchie.Io, umile soldato mi sono allora chiesto: è forseuna prova che il Signore mi ha voluto inviare?E perché proprio a me che in tanti anni ho sempre rispettatogli adattamenti ai tempi che la Chiesa mi imponevasenza proferire verbo: dalla fine della messa inlatino a tutte le rivoluzioni del Concilio Vaticano secondo,di cui su specifici punti continuo a mantenerequalche dubbio. Ma ho sempre lasciato correre, nonassociando la mia protesta a quella di nessuno e lasciandoalbergasse solo nel mio animo per non turbareil cammino verso la fede delle mie pecorelle carissime.Ma oggi, mala tempora currunt, devo dire, propriomala tempora. No, non voglio dire che questa volta miribello, quando mai: io sono un soldato della Chiesa ecome tale obbedisco. Perciò, anche stavolta ho rispettatol’intervento del mio arcivescovo e pastore eccellentissimo.Seppure, come le ho detto, nel profondodel mio animo continuo a pensare di avere terrenamenteragione.L’aria non circola abbastanza e buona parte del fumoristagna ad altezza di fedeli. I quali per effetto del malignomiasma sembrano vagare in una palude infernale,in un ciclo di punizioni dantesche. No, mi lasci dire,dopo riparleremo di Vinnèpaitutti, perché è giusto cheanche lei sappia, che partecipi al mio dolore. Deve sa-7677


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 78pere che molte donne che facevano le loro orazioni difronte all’altare maggiore proprio a causa della persistenzadel fumo che ivi si accumula ora vi stanno rinunciando.“Don Giacomì”, mi dicono, “inogghi non vi lafemmu a rusarià. Zi pari jà d’intindhì lu fiaggu di l’inferru”.Ha capito, dicono di sentire su di loro le maledizionidell’apocalisse!Eh sì, un problema, una jattura per questa umile dimora.Pensi che ho dovuto spostare molti gruppi dipreghiera che si riunivano nelle cappelle laterali in altresale parrocchiali. Il fumo sprigionato da tutte quellecandele accese è davvero mefitico. E non le dico le sofferenzedelle più anziane: colpi di tosse, mezzi svenimenti,lamenti e brontolii infastiditi nel bel mezzo diun raccoglimento, di un momento di preghiera. Non siriesce a finire un Pater o un Ave gloria che qualcunadelle mie pecorelle si sente male e cade in diliquo. Oh,non le dico, sto passando un periodo di sofferenze cheoserei definire bibliche, sì, proprio bibliche.Ovviamente, ho documentato la situazione e homandato tutti gli incartamenti in Curia accompagnandolada molte firme di fedeli che vorrebbero unambiente parrocchiale più consono al raccoglimento.E poi, proprio il fumo rischia di essere un’arma pericolosain mano al diavolo. Sì proprio a lui. Non rida,che il diavolo esiste. Lei faccia conto che il gruppo dellesorelle di Maria Ausiliatrice e quello di preghiera delSacro Cuore di Gesù, se le cose non cambiano e non sielimina l’attuale problema legato al fumo, hanno minacciatodi lasciare la parrocchia per una sistemazionein altra sede.Lei non sa quanti altri parroci vorrebbero almenouna parte dei miei gruppi di preghiera. Anzi, siccomel’invidia alligna anche nei cuori dei giusti, le posso assicurareche molti di loro sono contenti delle mie attualidifficoltà. Ma è concorrenza sleale, dico io. Per questovedo in tutto questo i segni inequivocabili della presenzadel demonio.Come dice, caro brigadiere, che secondo lei basterebbemettere un buon impianto di areazione? E i costi,con cosa li copro? Di pecunia ho bisogno, pecuniaet semper pecunia. Le chiese hanno necessità continuedi cure per stare in piedi, sono stabili delicati e sensibilialle variazioni del tempo, vecchietti molto avanti neglianni.Ecco, forse riesce a capire anche lei perché alla fine iosu Vinnèpaitutti non ho mai avuto il tempo di approfondiree non posso che confessarle che di lui, dei suoiproblemi e della sua vita ho conosciuto pochissimo.Non ho davvero mai avuto tempo per certe umane miserie:transeat malo mundi, oserei dire. Il male di questomondo alla fine passa ed è davvero ben poca cosa separagonato alla gioia dell’Aldilà.Comunque, per essere chiari, devo comunque dire7879


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 80che qualche offerta mi è arrivata anche da lui. Sì dicoproprio da Vinnèpaitutti caro brigadiere, non si stupisca.Mi ricordo ancora quando me lo sono visto entrarein sagrestia irruento e altero, con il suo incedere straffottenteda bulletto di strada. Mi accorsi allora quantoin effetti fosse alto quell’omaccione, perlomeno più altodella media dei miei parrocchiani che da buoni sardisi dimostrano ligi alla tradizione di non superare il metroesettanta.Un pezzo di Marcantonio, mezzo spelato,con i capelli impomatati e neri e un assurdo codino damandarino cinese che gli scendeva irriverente – dato illuogo – giù fin sotto la cintola. Mi ricordo che esibivaun orecchino cafone, mi scusi per la notazione esteticama anche noi sacerdoti sappiamo valutare lo stile,grande, eccessivo, che penzolava dal lobo e pendant diun brillantino infilato nel naso come quelli che oggiportano molte ragazzine, completato da un filo di barbanon rasata. Ma proprio un filo, come quella di coloroche di notte dormono poco: forse perché, dico io,impegnati in altre luciferine faccende. Ma transeamo,non spetta ad un povero parroco il giudizio su una pecorelladel gregge che Dio ha già ampiamente punito.Dicevo comunque di averlo visto entrare in sagrestia,quasi mi toglieva la luce con la sua possanza fisicache per primo ha terrorizzato il chierichetto chequasi si è nascosto dietro il mio abito talare, perchéVinnèpaitutti faceva paura soprattutto ai ragazzini econ alterigia, guardandomi con quei suoi occhi spiri-tati, mi ha chiesto: “È lei il parrocco?”. L’ho guardatoin silenzio con un sorriso affermativo e ho aspettatoche continuasse. “Perché se è lei volevo fare una donazione”.La parola donazione, pronunciata da lui in questoluogo sacro, ecco, mi è sembrata blasfema, ma ho lasciatocorrere. Devo dire di averlo probabilmente guardatocon fare stupito, ma non ho proferito verbo. Anzi, sonostato semplicemente a guardarlo quando l’ho vistoestrarre da quel suo strano pantalone di foggia araba,molto basso di cavallo, un mazzo di biglietti da centomila.Biglietti che con noncuranza mi ha adagiato sultavolo della sagrestia.Erano nuovi e opportunamente arrotolati oltre chetrattenuti da un elastico. Mi chiese in cambio solo cheper tutto il mese mariano fossero dedicate delle specialipreghiere a una lista di suoi cari: la madre, mi ricordoe due altre persone che mi spiegò aveva sempre consideratoalla stregua di genitori adottivi. Non mi dissemolto altro e aspettò solamente che io segnassi i nomidei defunti sul mio registro prima di andarsene.Si girò quasi di scatto, come se si sentisse inadeguatonella dimora del Signore e guadagnò l’uscita. Di certonon potei non notare con quanta alterigia, passando difronte all’altare maggiore, non accennò neanche ad unatto di rispetto, un frettoloso segno della croce, un segnodi devozione all’Altissimo.Lei mi chiede se la cosa mi ha sorpreso? Certo, mio8081


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 82amatissimo figlio. Ma le vie della ricerca della redenzionesono davvero infinite, ha sempre ricordato Sant’Agostino.Pensi alla conversione di San Paolo: non èstata forse la dimostrazione concreta della misericordiadivina? Solo che dopo quella volta il succitato Vinnèpaituttinon l’ho più visto. Ne ho come al solito sentitoparlare nei giorni seguenti e sempre male. Le sue impresehanno da sempre ammorbato il quartiere oltreche fatto parte della cronaca spicciola dei miei parrocchiani.Cosa feci con quei soldi lei dice? Beh, intanto eranodavvero tanti e li ho usati per rimettere in ordine la cappellettadell’Ara Pacis: un bell’oggetto settecentescoche abbisognava di grandi cure.Se ho denunciato i soldi lei vuole sapere? Secondo leidovevo? Ah, lei dice che potevano essere frutto di trafficiilleciti. No, a questo non ho davvero pensato.Ma senta, i soldi appartengono anch’essi a nostro Signore,a parte quelli di Cesare beninteso, e io in quantosacerdote sono solo un umilissimo tramite. In qualsiasicaso quel denaro, caro brigadiere, ormai non possocertamente restituirlo al proprietario. E poi, l’adagioche la pecunia non olet, contiene una grande verità, nesono certo. Cosa vuole che siano quei soldi se paragonatiall’infinito?Comunque, quando Vinnèpaitutti è deceduto l’ho ricordatonelle mie preghiere che spero valgano almenoquel tanto sufficiente ad aprirgli qualche credito difronte all’Altissimo. I sacerdoti nella loro opera missionariadi presidio fides servono anche a questo. Mi paresia corretto anche per lei convenirne.Signora Juanna (trallaleru d’ugna dì)Cazzu signora Juannachi cuscenzia c’aveddi!Li cuglioni di lu preddivi l’impicchiani a la janna.Solu pa un curu c’andabaa manu manca e a manu desthraabbaiddalu a la lesthrachi me mariddu no vò.Cazzu signora Juanna…E lu pessighi sanghignufattu è pa punillu in boccaè succiosu e maddurue un mossu ti ni tocca(ti ni tocca, ti ni tocca…)Cazzu signora Juanna…Abbaidda chi lu pesciuti lu vendhu freschu e sanuasthru no ni cunnosciuchi l’aggia più bonu di me.Cazzu signora Juanna…Piglialu in manu Juàno fannilu caggìchissu chi t’aggiu a dà8283


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 84no ti falà suffrì.Cazzu signora Juanna…No andavvi mai a la soramancu a pigliatti un caffèlu sa puru me’ figliorachi è megliu pai te.Cazzu signora Juanna,cazzu signora Juannachi cuscienzia chi aveddi…Signora Giovanna (trallalero per ogni giorno)non farmelo caderequello che ti voglio darenon ti farà soffrire.Cazzo signora Giovanna…Non andarci mai solaneanche a prenderti un caffèlo sa pure mia figliache è meglio così.Cazzo signora Giovanna,cazzo signora Giovannache coscienza che avete…Cazzo signora Giovannache coscienza che avete!I coglioni del preteli avete appesi alla porta.Solo per un culo che andavaa sinistra e a destra ti sei fermatoma guardalo in frettache mio marito non è d’accordo.Cazzo signora Giovanna…E la pesca sanguignaè fatta per la tua boccaè sugosa e maturaalmeno un morso ti spetta.Cazzo signora Giovanna…Guarda che il pescelo vendo fresco e in buona salutealtri non ne conoscoche l’abbiano migliore del mio.Cazzo signora Giovanna…Prendilo in mano Giovanna8485


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 86IVLei vuole sapere se conoscevo Vinnèpaitutti, brigadié?Perbacco! Era, diciamo, un cliente affezionato.Non dico un amico, perché un cagghino, un frosciocome dice lei, come amico non l’ho mai avuto, ma sicuramenteuno di cui conoscevo la vita molto più dialtri. Non abbiamo la stessa età, con Vinnèpaitutti,ma siamo nati e cresciuti in mezzu a la carrera, perstrada e da piccoli facevamo quasi greffa insieme: dellastessa cricca eravamo con Vinnèpaitutti.E di greffe quando ero bambino da queste parti cen’erano a ufo, a mùntoni. Ogni via aveva la sua, anchepiù di una. Perché li pizzìnni no mancàbani e si abbondavacon la materia prima. Che erano tempi chela fame non ti dava il tempo di ingrassare. Magri eravamobrigadié, che cani runcìni. Ma i bambini, tuttaquella fame, sembrava moltiplicarli come il pane diGesù Cristo. E, siccome le case erano piccole, si stavain strada, che dentro non c’era mai posto. Tempi dieducazione veloce veloce, a ciaffi di mamma e puntedi piedi di babbu.Ma, a parte le sberle era tutto molto più semplice, se87


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 88lo lasci dire. Quando ero piccolo, in casa si dividevatutto, anche il letto: le femmine in uno e i maschiettinell’altro, ovviamente. E la famìlia chi abìa meno diquattru biddisò di nido veniva guardata con compassione,con compatimento, brigadié. Così era la vita, ledico.Per esempio, noi in casa eravamo sette, quelli vivi siintende: tre femmine e quattro maschi. Si mangiavasenza murrugnà quello che passava il convento: faxòlutondu, fàbi a ribisari, denti di veccia e pastasciutta alladomenica. Perché la pasta costava e noi facevamo diecibocche da sfamare contando la nonna. E allora babbofaceva la provvista una volta al mese direttamente al pastificio,per risparmiare. Era un periodo che non si gettavaniente e il piatto non lo mollavi fino a quando nonne leccavi il fondo.Ma, le ripeto, c’era meno malizia di adesso, questo sì.V’èra misèria, indubbio, vinn’era da tagliarne come fienod’estate. Ma a me parìa megliu. Oh, sarà il ricordoche mi fotte e l’amméntu è sèmpri vigliaccu. Perché sa,anche se c’ho i miei sessant’anni passati, l’odore di curucaggàddu, di mùggaru e di zozzumine ancora lo sento.C’ho provato per anni a uscirmelo di testa. Come purel’odore della fame. Che è un fatto vero, non un argomentoda Porta a Porta.Anche se io, ringraziando i miei santissimi, mi sonomigliorato con il tempo. E questo grazie al mio barcaffèCentrale, lu primmu del quartiere: bello, elegante e allaportata di li pòbari. No v’era più bisognu di andare finz’apiazza per trovare un posto signorile dove passareuna mezz’ora in pàzi. Finalmente un posto anche quidove puru li fèmmini potevano entrare per un gelato,che sui tavolini avevo persino le tovaglie con la sovracopertadi pizzo e i tovaglioli di carta per pulirsi la bocca.L’innovazione…Per questo al mio bar affezionato ci sono, brigadié:mi ha dato più di quanto gli ho dato io. E forse è ancheper questo che non mi sento mai in pace e ogni tanto lorinnovo, gli rifaccio il trucco come a una bella donna,mi viene da dire. Lo devo a queste quattro mura se misono tolto un po’ di polvere di dosso senza dover andarea vendere lumachine e ciògga grossa alle quattro cantonate.Mi ha dato la dignità, che non era merce da pocoai miei tempi.Ma non le dico all’inizio: tutti che mi compassionavanoe mi dicevano se ero sano o maccu. Perché per moltimiei amici un barcaffè in un loggu di bettole e zilleri comeil nostro parìa una cosa manco da pinsà. Ma a mequelle critiche non mi coricavano il pelo e non mi lasciavoprendere dallo sconforto: “Massimì, lassa a pisdhì,qui va bene lu vinu di Sossu e le uova sode per nonfarsi bucare lo stomaco dallo spunto quando è mezzoaceto”, mi dicevano sempre per farmi cambiare idea.Ma io nulla, ho preso il locale che era una specie dizàntara pienu di immondezza e di sarròni, quelli di fognamì, e scarafaggi pure. E passendhi òri e òri a tappà8889


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 90buchi l’ho trasformato in un locale elegante: con un belbancone di granito rosa di Gallura lucidato a piombo,con il suo freezer per la pasticceria e i semifreddi e ilsuo angolo per giocare a carte. E puru i bagni in maiolicache in quel periodo nessuno si poteva permetteremanco a casa. E negli anni settanta v’abìa finza lu televisoria colori. Il primo di tutta la strada. Sto parlandodi quarant’anni fa… Un’altra epoca…Perché era il West qui, e vulabani li ciaffi che rundinia maggiu. Un affarratorio continuo. Clienti dai gustiforti poi avevo. Venivano al bar a fassi l’anicione in estatee l’ammazzacaffè in inverru: artigiani, masthrudàsciae frabbigamùri. E al mattino presto, i facchini del mercato.E per tutto il giorno mi dovevo sopportare l’imbriaggòni.Oddio, non mi lamento brigadié. Io sonocresciuto alla buona, cun babbu chi sacramèntaba da lizìncu di mattina.Babbo, lo devo dire, pazi a l’anima sòia, era uno diquelli incazzati in servizio permanente effettivo, che iproblemi non gli mancavano. Potava di finu, lo conoscevanotutti per la sua onestà, vada in giro a chiederese non mi crede. Solo che non lavorava tutti i giorni, azurràdda, un giorno sì e una settimana no che aspettavadi essere chiamato. E per chiamarlo non era cosa semplice,che tutti all’oliveto, agli alberi di frutta, alla vignaci tenevano come ai figli e quello che potevano fare selo facevano da soli che di soldi facevano tutti difficoltàa trovarne. Perciò sempre nervoso era e le preoccupazionia quell’uomo non mancavano di certo. Aspettavae fumava, fumava e aspettava che qualcuno avesse bisogno.Oh, non gli si poteva dire niente al vecchio. Tuttoper la famiglia, che i soldi non li spendeva neanche perandare dal medico. Le sigarette se le faceva con il trinciato.E lu bìnu, sempre Cannonau di proprietà, lu bizzìaa gocce, neanche fosse stato medicina.Ma il divertimento a me non è mancato lo stesso: ognigiorno in strada era come al cinema Toujours theatre ledico, che mi parìa Parigi. Cominciavamo da mattinapresto prendendo pa lu curu a Tretré, lu màccu di piazza.Un mezzo andato che se ne stava a prendere solenello slargo di fronte alla chiesa e si spostava solo perandare a pisciare; o ce ne stavamo delle mezze giornatedietro a Santarràngiaddi che vendeva le immaginette inchiesa e era sempre ubriaco còttu che santu Lazzaru.Ma il meglio era quando passava Maria la culitonda.Eja, la moglie del macellaio quello all’angolo e oggi piùvéccia di me. Un morso di canna bella in polpa come cipiacevano a noi. Si metteva delle gonne così strette chele cuciture sul didietro sembrava sempre che stavanoper saltare. Non gli dico noi, quando usciva a fare laspesa, a seguirla non era niente. Bella che una Madonnadi lu Paradisu. Quando camminava… Mammamia… Uno spettacolo era! Che sembrava che le perre9091


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 92del culo le avesse separate e noi a guardargliele ci incantavamoe allora non sapevamo perché. E noi gli stavamoattaccati, imitandola. Una comica eravamo. Conle mani facevamo finta di reggere tutto quel ben di Dioghignando come cinghialini arésthi dalla contentezza.E mi ricordo che quando passava lei dal negozio di alimentarie dalle botteghe, sporchi di farina, di morchia,di segatura, manco si fossero dati appuntamento, gliuomini grandi comparivano tutti insieme con l’aria dichi si trova lì per caso, come per fumarsi una sigaretta econtrollare il tempo. Tutti zitti a fissare quel culo conadorazione… E tutti zitti perché la famiglia di Maria laculitonda non era tanto per la quale. Il padre aveva unacastagna che quando ti arrivava valeva per tre e uno deifratelli era un medio welter fra i migliori a livello regionale.E allora sono stati chiari con tutti i maschietti di luquasthièri: “Lu primmu chi fazi lu maccu cun Maria locappottiamo”. Tanto che una volta il fratello, così nessunolo dimenticava, ha ribadito il concetto stirando leossa a uno che lavorava nel forno che appena arrivatonon sapeva nulla. Era uno che veniva dai paesi e nonaveva ancora imparato come si doveva comportare inquartiere. Si dice che gli fosse scappato un apprezzamentodi troppo. E allora il fratello, Gesuino il pugile,lo ha aspettato all’uscita dal lavoro e gli ha spiegato ilpunto di vista della famiglia di Culitonda: due costolelussate e un domandaperdono davanti a tutti da fare diventarerosso di vergogna un pomodoro.Ma poi s’è cuiubàdda Maria… Con il macellaio, cheanche allora non era proprio fra i più bei maschi delquartiere. Ma stanziava bene a soldi. Era uno chi la tascal’abia sempri piena a dinà. Non le dico l’affùtta delpovero Bainzu il fabbro e oramai sotterrato da dez’anni,che se non altro in testa un pensierino se lo aveva fattoe quel matrimonio lo prese proprio male: “Quello ilcuore lu cunnòsci solu d’agnello”, diceva dalla rabbia.Perché secondo lui tutti li dinà che gli uscivano a creparedalle tasche, Antòni, il marito di Maria, se li guadagnavafottendo sul peso della bilancia.Certo che poi, appena Maria la culitonda ha cominciatoa fare bambini il culo non è stato più come prima…Tipo la cupola di Santa Maria è divintaddu. E mìche la zimboina di chissa chiesa è grande. Che a pensarlomi fa ancora pena: un fiore c’aveva sotto la schiena,un quadro, non solo un pezzo di carne.Certo, oggi è dimagrita. Va anche lei a farsi modellarein palestra, m’hanno detto. E ogni tanto con il marito sene vanno alle terme. A vecchiaia se la stanno godendo:ogni tanto partono in Tirolo, in Alta Italia, forse lei conoscequei posti, e ne tornano nòbi, lisci e con la pelledi un bebé. “Curata e purificata dai grassi in eccesso”,dice Maria alle altre signore che passano in macelleria.In qualsiasi caso e per essere chiari, puru si lu tempuè vigliaccu, anche se Maria oggi ha settant’anni rimaneuna bòna che lu pani. Ha ancora una bedda pittòrracon due tette che fanno sognare. Sarà il reggiseno come9293


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 94dice mia moglie, ma un pensierino maladettu continuaa farmelo venire in testa. Eh, brigadié, robba mala l’ammenti,cosa da non crederci cosa fanno i ricordi. Allevolte, penso che a una certa età è meglio avere l’Alzheimer,non ti ricordi nulla e vivi quello che ti rimane tranquillo.Come dice, se anche io vado in vacanza e alle terme?No, mai andato. Massimo d’estate una puntata a Platamonache è meglio dei tropici. Non mi muovo maida qui. Sono uno nei secoli fedele a questo bar: ci moriròsu questa cassa, mi porteranno via con i piedi davantiattaccàddu a la macchina di lu caffè. Per adessonon mollo, brigadié.Comunque, lei vuole sapere di Vinnèpaitutti. È giusto,per un investigatore della Benemerita trovare ilcolpevole è il minimo. Come, lei è della questura? Miscusi sa, ma per quelli della mia generazione siete tutticarabinieri nel senso che portate una divisa. Ma questoè un altro discorso. Comunque, per tornare a bomba,Vinnèpaitutti non è sempre stato cagghino. No, questoglielo contesto. Magari si è preso una malattia da grande.Da piccolo era un torello da combattimento micada ridere: tirrioso, di quelli che la mano era meglio nonlasciargliela ad altezza di bocca, soprattutto quando eraincazzato. Insomma, bonu e caru, ma quando se la mettevain testa, anche stronzo. Una volta a uno – e avevadieci anni – gli ha fatto fare tutta la corte dei quattro gi-gli con Ercolinosemprinpédi sopra le spalle. Chi eraErcolinosemprinpédi? Il figlio di Bainzu noto Bacinella,uno che non arrivava al metro e cinquanta ma ne pesavapiù di cento, di chili: sembrava un cinghiale jugoslavo,un concentrato di sugna chi, pa lu pésu, l’ultimavolta che la madre l’aveva preso in braccio non arrivavaall’anno. E come rideva Ercolino a montare quel disgraziatocome un asinello, quasi si pisciava addossodalla felicità, me lo ricordo ancora.Questo poveraccio qua a Vinnèpaitutti gli aveva chiestose aveva sorelle buone. E quello era uno di quegliargomenti che a Vinnèpaitutti lo facevano incazzare dibrutto. Perché tutti sapevano che la madre ogni tantoarrotondava smarchettando alla grande, e chi lu babbuera unu di quelli chi abia lu sangu a Cannonau, ma li figlioli,quelli no, la madre li teneva lontani dai casini, livoleva puri come i pensieri di una santa. E tandu Vinnèpaitutti,a chiss’attribìddu, gli ha tirato un liscio ebusso di quelli al bacio. E per rendere il concetto, allaspiegazione a ciaffi ha aggiunto il peso delle sue ragionicon Ercolino. Il quale Ercolino, già me lo ricordo bene,si è divertito che non ne poteva la fava fino a quando ilpoveraccio non gli è stramazzato sotto. Che se non gli èsaltata l’ernia poco c’è mancato, brigadié.Eh sì, Vinnèpaitutti era così, unu da no pigliàllu mai ala rovescia e da lasciare in pace. Ma a suo modo era pureun pezzu di pani. Cagghino, questo sì, e pure con un9495


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 96caratterino che in certi momenti era peggio di lu ventudi maisthrali. Nel senso che era strano e ogni tanto facevacose che non si capiva il perché.Una volta, per esempio, al bar è capitato uno studenteche faceva politica, parlo degli anni settanta, quandotutti erano convinti che la rivoluzione si mangiava comei buondì a colazione e questo bar sembrava la succursaledel poliburò. Un giorno questo si era messo intesta più del solito che doveva convertirci alla causaproletaria. E tandu aveva cominciato una filippa controtutti gli sfruttatori di questo mondo, a cominciareda Rovelli padrone della Sir di Porto Torres. Il solitopezzo da pigliare in culo di industriale del Nord arrivatoin <strong>Sardegna</strong> pa succià dinà da la Regione. Un macòccucrepato di tumore e che ha lasciato roba di buchi inbilancio e umbè di soldi all’estero.Ma lo studentello era uno di quegli scassamenti diballe che non le dico. Uno fedele all’idea e contra a mèzzumondu civilizzato: l’uiski no pagòsa era americanu,la Cocacola cattiva perché di una multinazionale, lucaffè no andàba perché sfruttava i contadini sudamericanie le banane non si devono mangiare perché lecompagnie della frutta schiaviste sono. E proprio sullebanane, Setticiàffi, uno che al mercato ortofrutticolocaricava e scaricava cassette facendosi pagare a pezzo,non ce l’ha fatta più. E siguménti era di mani pisanti edi poche parole, l’ha pigliaddu per il giubbottino digins e di peso lo stava accompagnando alla porta senzaun perché e un percome. “Li mani in curu, Setticià”, hosentito urlare da uno dei tavoli di mariglia. Era Vinnèpaitutti,che incazzato come una biscia si era alzato conl’aria di uno che vuole intervenire. Ci fu un attimo di silenziomentre Setticiaffi si girava verso Vinnèpaitutti elo squadrava cun d’un’aria da timpuràli che non le dico.“No è cugliòni, è solu giòbanu, mollalu”, gli ha dettoVinnèpaitutti con una voce calma che sembrava chesi voleva scusare. Setticiàffi, che come dicevo era unoche non parlava molto, ha riflettuto qualche secondosulla questione e con l’aria di uno che lo stava facendocome un favore ha mollato lo studentello: “Bàstha chila finìa cun chistha mìmmula di li paddroni, non vienelui a impararmi che i padroni sono stronzi”, gli ha detto.Vinnèpaitutti allora si è girato al ragazzo, che mi sache aveva cominciato a credere nell’esistenza di Dioper la fortuna che gli stava appena capitando ed era piùbianco di un lenzuolo da prima notte di nozze e ha volutoessere molto chiaro: “Qui nessuno è andato a scuola,e i primi della classe non ci sono mai piaciuti, ammentaddìlu.E adesso bevitela e a li paddroni pénsabicandu sei a fora da lu bar”. Ha capito com’era Vinnèpaitutti,brigadié?Si viveva alla santarrangiati in quei tempi. Senza pensaretroppo al domani. Che il domani èra peggiu dil’oggi, indubbio. Ma per tornare a bomba, volevo direche Vinnèpaitutti è cambiato dopo, càndu n’abìa dòdi-9697


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 98zi di anni. Lavoro, nisba, no vinn’èra pa nisciunu e a luila cosa non andava giù. Comiciava a volere i suoi primispiccioli, sognava la moto, aveva cominciato a fumare,era cominciando a divintà ommu, e quando la voglia ticresce diventa difficile bloccarla. Ma di dinà nulla, eranoperiodi che dell’argent non se ne sentiva mancul’odore. E allora Vinnèpaitutti come il resto dei ragazzinicercava di arrangiarsi: piccole commissioni, qualchegiornata in campagna a smarrare pietre. E poi arrotondavacon piccoli furti. Prima in campagna, poi si èmesso ad azzardare in quartiere. Quando gli andavabene si fregava il rosario lasciato nella borsetta apertada qualche véccia intrunàdda mentre pregava in chiesa,o gli scappava una controllata veloce alla cassettadelle elemosine. Insomma, il tanto da pigliarsi un gelato.Che sua madre il pane non lo faceva mancare, ma ilresto meglio non chiederglielo sinnò èrani ciaffi, micaspiegazioni.Solo che Vinnèpaitutti, quando ha cominciato a sentireil sapore del gelato ha cominciato a prenderci gustoalle cose facili facili. E ha capito che le sue esigenze se lepoteva soddisfare senza trabaglià, in souplesse. E alloraè cominciato il solito giro di valzer, la ricerca delle scorciatoie,la voglia di fare il furbo. Un pièntu a vederlotrasformarsi in un delinquentello senza arte e nè parte.Uno, che invece di giocare passava il tempo cu li fàccisigaddi del quartiere: disperati anche loro, che ancheper il furto di un cioccolattino entravano e uscivanodalla questura. Gente che aveva ormai confuso il carcerecon un hotel. Che rubava per una sbronza. Barrosi,che giocavano a fare i ras di lu pàtiu. Poca roba, mi creda,ricattu d’aga, resto di spazzatura. Umanamente dellenullità. Che sapevano solo passare il tempo appoggiatia li cantunaddi raccontando le loro imprese dacionfra a quei quattro zizzì tipo Vinnèpaitutti. Che sibevevano le loro cazzate come latte di capra.E allora Vinnèpaitutti ha cominciato con i primifurti, quelli veri. Ha imparato a usare lo spadino peraprire le macchine e sfilare le autoradio su commissione.E come ha raggiunto l’altezza per i pedali si èmesso a rubarle, le macchine, e poi a smontarle pezzoper pezzo. Tutto, poi, lo vendeva per quattro cìtti aisoliti sfasciacarrozze e alle officine qui intorno, checosì potevano fare la cresta ai loro clienti. Il solito giroche oggi si regge su quegli sciroppati dei tossici chenon sanno se stare in piedi o caderne dal muretto.Mezzo morti di sonno che passano più tempo a grattarsiche a pensare.Poi, mi hanno detto che Vinnèpaitutti ha cominciatoa darla. A prostituirsi, insomma. Si vantava pure, dicevache si faceva fare dei piccoli lavoretti dai guasti checi sono anche da noi. Gente che gode a toccare i ragazzini,a prendergliela in mano, a succhiarla e a farsi fareuna sega. Vecchi maiali che non hanno più neanche laforza per andare a zembu e non gli si addrizza neanchecon il paranchino. Vinnèpaitutti con quella gente ci9899


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 100marciava alla grande e faceva lo splendido, e si facevapure umbè di soldi.A tutti diceva che non l’aveva mai presa, che la davasolo, ma tu vallo a sapere se era vero, brigadié. Andavaa botte di mille lire, per qualche pacchetto di sigarette.E ogni tanto qualcuno di quei guasti gli faceva dei regali,questo sì: qualche gioiello, un orologio, dell’argenteriarecuperata da chissà ca cessi di càsci da <strong>morto</strong>. Robache rivendeva pa pigliassi un pòggu di vinu, di quellocattivo, da sbronza al metanolo.Ma cazzo, non le dico l’aria da grande che aveva messosu in quegli anni. Sempri cu’ la sigaretta a punta dibocca. Con l’aria eterna da sfottò. Che mi faceva venirevoglia di fargli fare il giro del locale a schiaffi a tubezzo.Veniva al bar e ordinava con aria strafottente safàte dipaste chi si magnàba con l’aria di uno con la fame arretratada dopoguerra.Stava diventando il solito classico pezzu di mèsdha,buono da grande per fare il magnaccia e vivere allespalle di qualche ifusthunàdda di femmina, un tipo dimateria prima che in questa città non n’è mai mancata.La miseria chiama miseria, lo sa anche lei brigadié. Perquello nisciùnu mi deve tuccà lu bar. Posso crepare dicancro pa li sigaretti chi mi fummu, ma non da miserabile.Ognuno sceglie la sua morte, o si fa scegliere. Eumi sòggu fattu una cuccia che sa di caffè e odore diamaretti freschi la domenica e mi va più che bene.Quando veniva al bar mi dava un fastidio con quell’ariada volpino strafottente… Non lo sopportavo! Migirava i coglioni e allo stesso tempo mi faceva tenerezza.Conoscevo la madre chi ugna tantu veniva nel localea recuperare qualche soldino facendo dei serviziettidi mano a qualche vecchio sunàddu ma ancora fiagghino.E pensavo alle sorelle e al miracolo di come mainon avevano fatto la fine della madre diventando bagassepure loro. Il padre no, quello non esisteva proprio.Attaccàddu a l’ampùlla a bere che un rattu a lapianta. Uno che tutti lo sapevano che si era distrutto aforza di anicioni: un pezzu d’ommu che da giovaneportava due sacchi di cemento sulle spalle e ti cantaval’Aida. Ma era uno che gli piaceva strafare e fare vedereche a lui il vino no fazìa effettu.Ma il vino è traditore, brigadié, ti prende alla sconfidata,ti lascia fare fino a quando vuole lui e poi cominciaa farsi sentire da manzànu presto. E allora si cominciacon la rumba del superalcolico a li zincu di mattina,dei quattro o cinque caffè corretti all’amaro con la scusache danno forza, del litro di vino a mezzudì perchébisogna aiutare la digestione. E così ti lascia a taschevuote prima che ti finisca lu mesi. E allora li dinà comincia chiederli agli amici, a inventarti tutte le scuseper farti invitare, sempre pronto ad essere dove si stafacendo un giro per aggiungerci il tuo bicchiere. E poiil vino ti dà la botta finale facendoti perdere le forze. Econ le forze la dignità: finisci a buccioni e elemosine.100101


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 102Classico. Cussì è finìdda pa lu babbu di Vinnèpaitutti.Uno che è stato buono in vita sua solu a farsi tre cuddaddicu’ la muglieri e metterla incinta. Da gente cosìnon possono nascere che dolori, brigadié, se lo lasci dire.E dolori sono nati.Ma Vinnèpaitutti, quando l’ho conosciuto io, volevavivere lo stesso, ne aveva ancora voglia. Forse si sognavaanche lui un’esistenza normale, farsi degli amici, invintià,pumicià, arragatitià e dire quattro cazzate giocandoselaa mariglia. Ma niente, amici niente, lui eragià segnato, sull’altra sponda. E in quelle condizionichi si poteva prendere pa fassi cumpàgnia se non li posthimali peggio di lui? Così, ha cominciato a frequentaregli abbonati di San Sebastiano, i loggionisti delcarcere. Gente arrogante, pezzenti senza arte e né parte,che ieri facevano il furto con scasso e oggi spaccianobustine e pastigliette in discoteca. Sempre lo stessogiro di valzer. Gente buona solo ad ingrassare gli avvocatie tutto il loro troiumene di pellicce e macchine. Losa quanto costa un avvocato, lo sa? Che è gente buonasolo a trasformare furti e rapine in abiti firmati per leloro mogli e per il resto di gente in cravatta che se lagratta a darti consigli nei tribunali.Ma Vinnèpaitutti non l’aveva capita. E a dodici annisi comportava come se ne aveva sei. No, non me lametta sul sociale come fanno in televisione. Cosa vuoledire che era ancora piccolo e non capiva e l’adolescenzafa brutti scherzi? Probabile, non glielo contesto. Manon so dalle sue parti ma qui, ai miei tempi, a dodicianni eravamo già boni per trottarne. Già lo so che oggisi va a scuola fino a sedici! Io, la terza elementare hopassato, e dopo l’ho capita a malagàna come ci si devecomportare a questo mondo perché si no il mondo tifutti.E non pensi che Vinnèpaitutti era un bambiocco. Ledico anzi che sembrava tagliato per fare la sua bella figura:svelto, volpino, pronto di mano e di lingua. Lagnuche un chiodo, ma con un pugno da mediomassimoe un’isthumbàdda che sfasciava di testa i cantoni.Quella forza la poteva usare in tanti modi, sta di fattoche a lui è servita pa rumpì li cuglioni alla gente, questoè pacifico. Già a quell’età si capiva che da Vinnèpaituttida grande non ci si poteva aspettare niente di buono,glielo posso assicurare brigadié.Oh, devo anche dire che a un certo punto in queglianni mi è sembrato cambiato, era messo male, non solodi testa. Per umbè di tempo in giro non ce l’ha vistonessuno. La madre diceva che era ammalato e il dottorepure.Sarà passàddu un mesi, mi ricordo, che l’ho rivisto:si primma era lagnu quanto un chiodo adesso era trasparentea tipo sogliola. Sembrava avere perso tutta lasua arroganza e la sua eterna aria da sfottò. Gli erascomparso anche l’occhietto da pezzu da piglià in curuche si portava appresso da mattino presto. Sembrava102103


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 104un cani cu’ la coda bascia. La malattia doveva esserestata pesante perché lo vedevo che se ne stava in disparte,per i fatti suoi e sembrava averla smessa di frequentarela solita giostra di li facci sigàddi del quartiere.Mi dava la sensazione di uno che ci vuole stare lontano,come se non voleva farne più parte. Dopo unamalattia grave ti capita così, uno si sente miracolato eci riflette… Ti segna, lo dico perché l’ho visto tantevolte.Ma non aveva mica cambiato il modo di procurarsi isoldi. Se posso dire, stava cominciando a specializzarsi.Invece dei furti nelle automobili o nelle cassette delleelemosine in chiesa, s’èra posthu a vindhì fummu,hashish e erba a gamma completa: marocchino, libanese,nero, cioccolato spagnolo e via con tutta compagniacantante. Ne vendeva alla grande, perché ai mieitempi i fumatori cominciavano a venire fuori comefunghi in autunno e i venditori erano pochi. Non erasua la robba, questo è pacifico, rivendeva per altri. Facevail galoppino per qualcuno più grande di lui chenon voleva rogne e lo usava proprio perché era minorenne.Perché a dodici anni puoi anche ammazzare tuamadre che nessuno ti condanna, l’età ti protegge, lei losa bene come vanno queste cose.Ma ci sapeva fare, si dice. Soprattutto a tagliare larobba con segatura e non so con quale altro accidentiche gli venga. La bottega l’apriva ogni giorno proprioall’incrocio in fondo alla via, alle quattro cantonate.V’èra la fila da manzanu a li setti di sera: arrivavanoda Piazza d’Italia monumenteros e gente in cravatta elo cercavano come se era Gesù Bambino. Contrattavanoi grammi, pagavano, lo aspettavano con l’involtinod’alluminio e se ne andavano. Tutta la dì cussì enegozio aperto sette giorni su sette. E lo sapevano tuttiquello che faceva, meno che in questura, ovviamente.O lo sapevate anche voi, ma non ve ne fotteva nullache in quel periodo eravate impegnati con lebrigate rosse e il terrorismo barbaricino? Non voglioindagare, brigadié, è una mia idea, tanto per sapere,semplice curiosità.L’unico che sembrava dispiaciuto era il dottore, cheanche se vecchio c’ha ancora l’ambulatorio in via PortaNuova e che per quel ragazzo sembrava averci fattouna malattia. Gli dispiaceva e si incazzava quando lovedeva spacciare. Mi creda, un brav’uomo quel dottore,uno da rispettare pa cantu campa.E infatti il dottore alla fine c’era riuscito a uscircelodalla mesdha per togliercelo dai casini. Mi ricordoche gli aveva trovato da lavorare in un posto in campagnada suoi conoscenti. Contadini che avevano delleterre su una delle valli che scendono verso Platamona.Agricoltori benestanti senza figli e senzaparenti che ne desideravano uno da allevare, un bambino,almeno un figliòru d’anima da vedere crescerecon un po’ d’amore. Brava gente che a Vinnèpaitutti104105


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 106gli ha imparato un mestiere: cioè a fare l’ortolano, apotare, a seminare, a tenere gli alberi da frutta, a curarela vigna. Stava in campagna tutta la settimana e ladumènigga a casa, che la mamma se lo voleva vedere.E a casa portava ogni ben di Dio: farina, frutta, legumie tutte le primizie da la figga a la melagranadda.Per il resto della settimana no turraba mai. Sempre incampagna a piglià sori, che in quel periodo ne avevabisogno. Che quando ha cominciato a fare l’ortolanoera magro che un annu di misèria.E dopo un po’ infatti già si sono visti i cambiamenti:ni turraba biancu e ruju che mela maddura, con i coloridella salute addosso. Parìa no cuniscì maladdìa. Ungiglio, brigadié, un giglio. Me lo vedevo la domenica amanzanu chizzu che veniva al bar a cumparà un cabaretdi paste. Gli piacevano i dolci a lu maladettu, maquesto gliel’ho già detto, ne mangiava a ufo, era unoche andava a zucchero nel motore.Solo che la pacchia è durata qualche anno e a un certopunto è tornato agli antichi amori. A cantu m’hanidittu, so’ mosthi li vecci e Vinnèpaitutti s’è acciappàddualla sora come un cane. E dev’essere che la cosa nongli sia andata giù tanto per la quale. Perché a starselasolo in campagna si può uscire fuori di testa, certi pensieriti possono mandare il cervello in cavalleria. E cosìlui ha ricominciato la vita di sempre. Nel senso dellospaccio. Solo che adesso l’erba era robba sua: diciamoche aveva fatto carriera. Aveva pure la sua squadrettadi venditori porta a porta. E così ha cominciato a spenderee a spandere.E a casa sua era sempre festa e ci potevi trovare tutti limarintragnàddi della città e dintorni. Perché a Vinnèpaituttil’intero bagassùmene della città gli è passatoper le mani. Ogni tanto vedevi persino qualcuno dellaparte bene della città passare da lui per una botta di vita.Che da lui non mancavano i festini, le orge, lu bì e lufumà. Per essere chiari, culo e pacioccio alle sue festene potevi trovare a nastro azzurro. Faceva l’esagerato,che tanto non doveva affaticarsi a trovare i soldi chegliene uscivano dalle tasche come scarafaggi dalla tazzadel cesso di casa mia. E infatti nel suo palazzo c’era la fila.Si vedeva di tutto. Era come aprire un libro di geografia:dai ragazzi di leva continentali, alle brasiliane dibocca buona. Era irrefrenabile, senza riguardo per nessuno.Vada a domandarlo agli altri inquilini se è balla,brigadié.E non lo so perché l’hanno ucciso, a coltellate poi…Però a forza d’andare contro vento nei giorni di maestralequalche cosa può sempre arrivarti in faccia. EVinnèpaitutti il vento l’ha sempre preso alla sconfidata.Ma secondo me chi gli ha fatto il servizio oggi se ne stapentendo per primo. E dove lo può trovare un altro generosoe di buon appetito come Vinnèpaitutti?Adesso se quello stronzetto che ha messo tre metri di106107


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 108terra sopra Vinnèpaitutti vuole fumare o coddare devepagare come il resto del mondo. Vinnèpaitutti ha chiusobottega. E per sempre.Maria la culitonda (pa un amori mai abuddu)Candu falaba edda paria cagliassi tuttuno si intindhia un murrugnu, un tunciu, un frasthimmu, un alenudi ventupagosa candu edda falaba in la carreraparia a lu mondu intreu un sognu a primma sera.Biaddu a ca ti coddasuipiraba Bainzufrairaggiu cun buttrea affaccu a lu cafè.E assintia a la seria chissu maccu di Gegèchi no vidia chi a un occicibiu da l’annu tre.Ma lu curu di Maria lampu si lu vidiachi un soli paria ma di carri e d’amorica Maria era un fiori fattu di sintimentuma chissu curu un tuimmentu puru pa l’ommu più santu.Maria la culitonda, tonda, tonda, tonda tonda,lu sabaddu cun teggu si ciamma allegracoribiaddu ca una dì t’acciapparà i’ lu lettuno imbararà a lu freddu jazza no n’intraràMaria la culitonda, tonda, tonda, tonda, tondapoi dà solu l’amoripassioni e caloriMaria la culitonda, tonda, tonda, tonda, tonda.Poi m’hani dittu gà s’è ipusadda cun Antonichi lu cori copà cuniscia s’era d’agnoniedd’era mazziddaggiu e a Ruseddu abia un banconiuna cosa chi a Bainzu li jiraba li buttoni.Dipiazia puru a Gegé chi no l’ha più dittu nuddaca lu sabia da se candu è megliu isthà a la muddama lu curu di Maria no puria dimintigàlu più beddu ti dizia chi sabia fallu sugnà.Maria la culitonda, tonda, tonda, tonda tonda,lu sabaddu cun teggu si ciamma allegracoribiaddu ca una dì t’acciapparà i’ lu lettuno imbararà a lu freddu jazza no n’intraràMaria la culitonda, tonda, tonda, tonda, tondapoi dà solu l’amoripassioni e caloriMaria la culitonda, tonda, tonda, tonda, tonda.Maria dal culo tondo (per un amore mai avuto)Quando lei passava per strada calava il silenzionon si sentiva un borbottio, una mezza frase, uno sbuffo di ventoperché quando lei scendeva per stradasembrava a tutti un sogno da pennichella.Beato chi ti scopasospirava Gavinofabbro con bottega vicino al caffè.E, seriamente, era d’accordo anche quello scemo di Gegè108109


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 110che non vedeva da un occhioe con l’altro solo a metà.VMa il culo di Maria perbacco se lo vedevache sembrava un sole ma di carne e amoreperché Maria era un fioree il suo culo un tormento anche per l’uomo più santo.Maria dal culo tondo, tonda, tonda, tonda, tondail sabato con te dà felicitàbeato chi ti troverà nel suo lettonon rimarrà al freddo, non ghiaccerà.Maria culo tondo, tonda, tonda, tonda, tondapuoi solo dare amorepassione e caloreMaria la culotonda tonda, tonda, tonda, tonda.Poi, mi hanno detto che si è sposata con Antonioche il cuore lo conosceva solo se era d’agnellolui era macellaio e a Rosello aveva un banconeuna cosa che a Gavino girava le balle.Dispiaceva anche a Gegè che non gli ha più detto nullaperché era uno che sapeva da se quando è meglio star zittima il culo di Maria non poteva dimenticarloil più bello ti diceva che sapeva farlo sognare.Maria la culotonda, tonda, tonda, tonda, tondail sabato con te dà felicitàbeato chi ti troverà nel suo lettonon rimarrà al freddo, certamente non ghiaccerà.Maria culo tondo, tonda, tonda, tonda, tondapuoi solo dare amorepassione e caloreMaria la culotonda tonda, tonda, tonda, tonda.Sì, sono stato il medico curante e per molto tempo diMassimino Piras, noto Vinnèpaitutti. Certo sapevo cheera un omosessuale, o come sarebbe giusto dire un bisessuale.Lo so che nel quartiere lo pensavano semplicemente“cagghino”, come dicono da queste parti perindicare i gay. Ma da queste parti certe cose vengonovendute un tanto al chilo, non so se mi spiego. Nonhanno mica il tempo di andare per il sottile: il bianco èbianco, il nero è nero. No, non voglio mica dire che nonsanno cosa sia un pensiero complicato, al contrario.Solo che le cose importanti sono altre, come arrivare allafine del mese senza fare debiti. Uno sport che a moltiproduce una bella fatica. Veda lei, d’altronde, come sipossa finire il mese con un milione di pensione senzaingegnarsi un po’. Per questo, le dico, le disquisizionisugli ambiti e le collocazioni delle diversità non mi risultasiano uno sport molto praticato dalla gente diquesti vicoli e con “cagghino” per capirsi ne basta eavanza per tutti.Come dice, brigadié, che secondo lei è un problemadi repressione sessuale come nel resto del Sud? No, mipermetto di contraddirla. Il sesso non è un problema in110111


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 112questi vicoli, è una delle poche gioie ca si pigliani a barattu,e dunque se le possono permettere tutti. Esserecagghino è solo un problema di categoria sociale, dicollocamento nel loro personale universo di riferimento.No, non voglio fare il difficile. Ma per la gente diquesto quartiere il problema non sono di certo gli omosessuali.È che hanno bisogno di sapere con chi hanno ache fare e allora “cagghino” va più che bene. Oltre questadevianza per i miei assistiti in genere di categoriesessuali ne esistono poche altre. Quella, per esempio,del puzzinosu, maleodorante sarebbe in italiano (magià non vuol dire quello, in realtà), dentro la quale sicomprende dal pedofilo al vecchio bavoso a caccia dicarne fresca per vedere se ancora gli tira. Da poco hannopure aggiunto i guardoni. Ma come termine, devodire, risulta un prestito che proviene dalla lettura deigiornali, dalle cronache televisive, oserei dire. Le bagasse,le puttane, sono invece una categoria a parte evengono considerate distintamente a seconda della situazioneche le ha portate a fare il mestiere: ci sono letossiche, che non vengono considerate neanche bagasse,ma solo pòbari femmini da compatire; le straniere,nere o slave non fa differenza, sono appunto “le straniere”,schiave a basso prezzo. Le bagasse in effetti,quelle che tradizionalmente erano in grado di potersifregiare di quel nome senza tema di smentite, che esercitanoancora nel quartiere o nelle sue vicinanze, ormaisono poche, quasi scomparse. Il più delle volte hannofamiglia e nella maggior parte dei casi, un uomo, chedire magnaccia sarebbe forse una cattiveria inutile: sitratta di poveri disgraziati, nullafacenti e ubriaconi dilungo corso che si pagano le bevute dal “lavoro”, chiamiamolopure così, delle loro conviventi. Le quali spessofanno le bagasse solo per arrotondare lo stipendio,peraltro nella maggior parte guadagnato andando a lavarele scale dei palazzi dei benestanti qui in città. Tutto,ovviamente, in nero. Oh, ma non si metta a pensareche chi china la schiena pulendo i palazzi sia sempreuna bagassa, è solo un modo di dire: le bagasse a cui misto riferendo possono anche lavorare in campagna, farele badanti, o l’assistenza ai vecchi in ospedale. Sonosolo donne che per una ragione o per l’altra non ce lafanno ad arrivare alla fine del mese e arrotondano vendendoun argomento che è lo stesso da milioni di anni.Penso sia al corrente anche lei che oggi le uniche chehanno i magnaccia sono nella maggior parte dei casi lestraniere. Le quali, al limite, qui nel quartiere ci vengonoa dormire, mentre ad esercitare vanno dalle parti dellungomare.Mi chiederà cosa c’entri tutto questo con Vinnèpaitutti.Niente, in realtà ho fatto questa descrizione soloper inquadrarle il contesto di un delitto come quello dicui lei si sta occupando. La prenda per una valutazionepuramente sociologica, come le divagazioni di un vecchiomedico più vicino all’Alzheimer di lei.112113


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 114Ma, sa, se mi posso permettere, io questa città la conoscoda una vita, sono nato in questi quartieri. Dastudente andavo in giro per i vicoli a fare casino, ci sistonava con il vino bevuto nei zilleri, cioè le osterieche dire alla buona è troppo, e di cui qualcuno rimaneancora in piedi nonostante tutto. Non mi lamento, sa.Mi piace ricordare, fa pensare… E pensare fa semprebene, anche se ai giovani ricordare forse non piace.Comunque, di Vinnèpaitutti conoscevo la madre.Lei sì una vera bagassa. Una delle ultime della tradizione.Che in gioventù era riuscita persino qualchevolta ad esercitare negli ultimi casini dalla parte di viadei Corsi. Il suo era un locale per il sesso (chiamiamolocosì) molto alla buona. Da una sveltina e via senzatante pretese. Me lo ricordo perché ci andavo. No,non mi fraintenda, brigadié, li frequentavo per la miaprofessione, voglio dire. Andavo nelle case delle signorine,per curare un po’ di tutto: dalle piorree dentarieagli ematomi provocati dagli schiaffi della solitarazza di avventori che da sempre ha pensato che neicasini ci si possa permettere di tutto.Non le dico sotto il fascio, brigadié, cosa non ho vistoin quelle poche case chiuse che lavoravano a pienoritmo fra il Corso e il centro storico della nostra città.Per gli emuli del duce, era importante dimostrare ognimomento ai loro sottoposti di essere sempre attivi egiovani come galletti da combattimento. Lo avevanosul serio il mito della giovinezza. Non amavano il vecchiumepassatista, come lo chiamavano allora. Quantine ho dovuti curare d’urgenza di quei personaggi incamicia nera che non volevano rassegnarsi agli anniche camminavano nonostante il duce.Una volta, mi ricordo, ho dovuto rimettere a postoin tutta fretta il piede fratturato di un mezzo andatodelle alte sfere del fascio locale (uno che diceva di averepartecipato come volontario alla conquista di Fiumecon D’Annunzio), che da ardito quale si considerava,riempito come un bidoncino di alcol, eccitanti econ tanto di baionetta fra i denti, aveva voluto darel’assalto ad una bagassa lanciandosi eroicamente daun comò in mogano proprio di fronte al letto dellasunnominata al grido di “viva il duce”. Non rida, cheè la verità. Solo che il mezzo andato di fascista in questioneaveva calcolato male le distanze e nella fase diatterraggio si era spaccato il metacarpo sbattendolocontro la sponda in tubolare di ottone del letto.Ghigna a quanto vedo. Ma lei, caro brigadiere, è giovanee certe fesserie non le ha viste. Come medico, inquei casini, la mia scienza l’ho esercitata non solo a favoredei rappresentanti delle camicie nere, ma di esimie spesso miei temutissimi e stimatissimi insegnanti delperiodo universitario, di preti in incognito, di principidel foro, di stimati professionisti e di tutta la rumbadella compagnia cantante che si poteva permettere ilpiacere di una seratina di coddonzio lontana dalle di114115


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 116loro mogli. In altri casi ho aggiustato in fretta e furia ilcuore malandato di un alto prelato ormai avanti conl’età ma affetto da impellente priapismo, prima di riportarloin segreto nella sua dimora diocesana. Uomini,siamo, non statue di bronzo e quello che la chiesachiama peccato è l’essenza di questo mondo. Bisognatenerne conto quando giudichiamo.Sono uno che se la prende con gli stronzi, sicuramente,non solo coi preti, e anche con i benpensanti. Possoguardare molti moralisti di questa nostra città nelle palledegli occhi, dal momento che ho conosciuto la lorovita privata, compresi alcuni personali vizietti e relativemalattie.Sì, lo so anche io che non sono per molti il prototipodi un medico della mutua, sono fatto alla mia manierae la professione l’ho svolta seguendo quello che mi ordinavala mia coscienza. Ho guadagnato lei dice? Certoche non sono povero, ma i soldi nella vita sono servitipiù a mia moglie e ai miei figli che a me. Il sottoscrittoha bisogno di poco per vivere: abbondante caffèprima di tutto, e un mezzo sigaro ogni tanto. Per il restoil mio vero piacere è di stare attaccato con il culo aquesta sedia, e ascoltare i mali veri o immaginari deimiei pazienti che così mi aiutano ad arrivare a sera.Può sembrare malinconia, ma è la vita. E io sono contentocosì.Comunque, per tornare a Vinnèpaitutti… Ho semprecurato tutta la sua famiglia: a cominciare dal padre:un ubriacone che vendeva immaginette dalle seidel mattino sulle scalinate della chiesa del Rosario.Uno che erano più le volte che dormiva intontito di vinoper le strade o dentro un portone che nel letto consua moglie.La quale moglie, il letto, lo teneva occupato fino atarda sera che di soldi in quella famiglia ne avevanobisogno. Era una bagassa da un tanto al chilo quelladonna, per poveracci che la ripagavano con qualchepezzo di lardo, o della frutta, o della verdura fresca diorto. Lei come una brava massaia ritirava tutto e l’indomanite la ritrovavi da mattina a rivendere tutto almercato. Perlomeno quello che non aveva consumatoper i figli.Mi ricordo che la potevi trovare ogni mattina ad unadelle porte del mercato dietro a delle grandi ceste di viminie palma nana. Aspettava accucciata come una cagnasolitaria vicino al muro. “La bagassa”, la chiamavano,ma con un certo affetto. Che erano più quelli chele volevano bene che quelli che la sfottevano con le solitebattute da caserma.C’era persino un macellaio che aveva un banconequasi all’entrata principale del mercato comunale, unodi quelli sempre ben forniti, che a fine giornata non dimenticavamai di passargli qualche ritaglio di carne…“Pa li pizzinni, Mariannì”, le diceva. E di bambini ne116117


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 118aveva tre, piccoli e figli non si sa di chi, e per quello lacarne l’accettava con un sorriso che era meglio di ungrazie. Ai figli era attaccata come le radici di una querciaalla terra, mi creda. Non li lasciava mai e cercava diproteggerli come poteva da quel marito inutile che siritrovava e che ogni tanto di quei cuccioli ne picchiavaqualcuno per affermare la sua patria potestà. Miseria,certo, miseria morale e materiale, se vuole. Ma queglianni erano difficili per tutti, mica solo per Marianninala bagassa. Erano anni in cui la gente nonostante tuttocercava di ritagliarsi il proprio angolo di cielo.Molti infatti partivano… Torino, Genova, Milano oin Francia, in Germania o in Belgio con un contratto inminiera. Andavano via come cavallette verso le grandicittà a riempirsi di piombo, a diventare deficienti con iturni, a riempirsi i polmoni di silicosi, a morire di cancroallo stomaco fra il caldo degli altiforni, a viveredentro case popolari grigie e umide della periferia dellegrandi città, ancora più grigie e umide di quelle cheavevano lasciato in questi vicoli.Lei pensa che sto romanzando un po’ troppo? Nonlo so. Ma più di una volta mi è capitato di dover curaregente ritornata in vecchiaia a svernare i loro ultimi annifra i ricordi che avevano lasciato dentro questi vicoli.Ruderi, le dico, pezzi di carne straziata e infetta damalattie pervicaci come la gramigna che avviluppandosisui loro corpi ne intontivano la mente e qualsiasicapacità di intendere. Lo so, tutti i loro sforzi erano rivoltiin quegli anni a costruirsi un po’ di dignità, per unsalario alla fine del mese, per la cinquecento a rate.Non so se sono stati sforzi che ne sono valsi la candela,quante volte me lo sono inutilmente chiesto senza trovareuna risposta. Ma lasciamo perdere, brigadié, eparliamo d’altro che io i miei giri di boa li ho fatti tuttie ascoltare le favolette di un vecchio spesso può essereuna perdita di tempo.Comunque volevo solo dirle che la famiglia di Vinnèpaituttila conoscevo bene. Una sorella è morta di parto,l’altra, Angela, come sa non sta in <strong>Sardegna</strong>. Ma Angelame la ricordo come fosse ancora qui: piccola e svelta,con due seni alti e robusti… Una gioia a vederli, era.Purtroppo quei seni non sono mai stati robba per il quipresente, ma le confesso che un filettino di bava lo provocavanoanche a me, oltre che a molta altra gente, ovviamente.Aveva due occhi azzurri, chiari, liquidi e trasparenticome il mare d’estate a mezzogiorno, quandovinta anche l’ultima brezza si riposa appiattendosi e diventandocosì trasparente che tutto sembra sospeso.Lo so che sembra un descrizione da romanzo popolaredella mia gioventù, ma così era per me. Era una tipatranquilla, sa, anche se determinata. Senza molti grilliin testa che non vedeva però l’ora di andarsene, di tagliarei ponti, lontano da quel padre ubriaco e da quellamadre che arrotondava aprendo il letto agli sfizi dei po-118119


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 120veri. No, per una ragazza normale come lei quella situazionenon era proprio il migliore dei sogni. Era abbastanzaintelligente da pensare di pretendere di più. Einfatti appena ha potuto ha tagliato la corda facendosimettere incinta da un militare veneto che faceva il Carqui da noi. Il quale, per sua fortuna, se l’ha anche sposataportandosela dalle sue parti.Doveva vedere le lacrime di Mariannina quando havisto la figlia partire con la nave, io di certo non me lescordo per quanto campo. Si lamentava e piangeva, main silenzio. Neanche quando la nave era partita si volevamuovere dal molo. Con Mariannina ho dovuto aspettareche quel vecchio piroscafo scomparisse all’orizzonteper riportarla a casa. Sì, l’avevo accompagnata iocon la mia macchina, una 1800 Fiat nera come il carbone.Che in quegli anni, brigadié, era una cosa rara davedere in questo quartiere.Ma ha fatto bene quella povera figlia a farsi mettereincinta. Era uno dei pochi modi che aveva per cambiarevita lontana dalla sua famiglia. E gli è persino andatabene: Vinnèpaitutti quando veniva in studio mi dicevache Angela si era fatta un negozio da parrucchiera dalleparti di Rovigo con cui riusciva a campare tutta la famiglia,tre figli anche lei, oltre al marito. Il quale, grazie aisoldi della moglie, era persino riuscito ad aprire un bartavola calda sulla strada nazionale verso Venezia. È statafortunata Angela, ma anche il marito, devo dire. Perchésposarsi una sarda è sempre una fortuna. Che le no-stre donne, forse sarà del basso nazionalismo, nasconoper tradizione forti e risolute come cani da pastore epiù determinate delle continentali. Ma lasciamo perderel’argomento che sennò chissà quale idea si fa del sottoscritto.Comunque, per tornare a Vinnèpaitutti, non ho moltoda dire in effetti. Di salute stava bene se proprio leinteressa. A parte quelle volte che dovevo curargli qualcheafta, qualche sfogo cutaneo, o qualche altro suomale proveniente dai suoi peccatucci venerei. Quelli sì,ma in complesso era un uomo forte come un torello dacombattimento.Violento lei dice? Sì aveva un carattere, diciamo, spigoloso.Ma molto di quello che si raccontava era gonfiatodalla gente: Vinnèpaitutti era un po’ un mito daquartiere popolare. Soldi già ne aveva, questo sì. Alcunimi hanno detto che spacciava fumo, marijuana e cosesimili. Altri che la canapa se la coltivava a casa sua.Altri ancora che dava soldi a strozzo. Insomma ne dicevanocosì tante che manco io so quale sia la verità. Vogliosolo dire che Vinnèpaitutti a me non era antipatico.Forse perché conoscevo la madre, forse perché dabambino ho dovuto curargli le botte che gli dava il padre,forse perché ho visto la sua fame e la sua rabbia accumularsigiorno dopo giorno. Rabbia che gli si è accumulatain testa e nel cavallo dei pantaloni, invece che daaltre parti. Sa, io Vinnèpaitutti me lo ricordo in manie-120121


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 122ra molto particolare, non solo da medico, se vuole. Miricordo, per esempio, quel giorno che è venuto a curarsi– e aveva da poco passato i dodici anni – per delle lacerazionianali provocategli da un maiale d’uomo chelo aveva convinto a sodomizzarlo. Lui ancora piccolocome un nidiaceo di passero che mi si presenta alla portamantenendosi il ventre con le due mani che non stavain piedi dal dolore. L’ho fatto entrare subito, ma laprima cosa che mi ha chiesto è stata di non avvisare lamadre, ché non voleva casini. Che lui con quel porcoera stato consenziente, dopotutto. “Consenziente” midisse, proprio così. Utilizzando già un linguaggio daaula giudiziaria, da uno che ormai sa cosa la societàcondanna e soprattutto chi.Sono stato io, certamente, a convincerlo ad andare alavorare in campagna. Conoscevo un ortolano dal qualemi rifornivo spesso. Un uomo di campagna che nonaveva figli e con una moglie che non so cosa avrebbedato per averne uno in giro per casa. Gli chiesi se se lasentiva di allevare un bambino, ma senza toglierlo deltutto alla famiglia originaria, ovviamente. Una specie dipadrinato stretto, se vuole. Un figliòru d’anima, insomma.All’ortolano gli ho chiesto se lo avrebbe preso a lavorarecon lui, se si sentiva in grado di insegnargli il mestiere.Andai anche dalla madre di Vinnèpaitutti. “Mariannì”,le dissi, “to’ figliòru ha bisognu d’imparà untrabagliu e oltre il lavoro ha bisogno e di sole, di aria, divita all’aperto. È debole. No lu vedi chi pèsa cantu ungiunco d’isthàgnu, irrobustirsi deve, fare sangue. Lassaluandà in campagna che non te lo rubano, non averepaura che gli fai solo del bene”, le ho detto.Me li ricordo ancora gli occhi di quella donna, Dio seme li ricordo. “Lu duttò, no n’aggiu di figliori a barattu,i miei figli non sono in vendita, dottò”, mi disse trattenendola sua rabbia a malapena. E allora mi sonomesso a fare il burbero. Ho cercato di maltrattarla, diricordarle i suoi doveri di madre responsabile. Le hodetto che quel figlio non avrebbe passato vivo neanchel’anno in corso. Che le stavo chiedendo semplicementedi fargli respirare aria buona, che le stavo offrendo unapossibilità e che la campagna in questione era dietrol’angolo, a dieci chilometri da casa sua. Perciò che lasmettesse con la gelosia e cominciasse a dare un futuroai suoi figli.Mi girò le spalle guardandomi negli occhi in malomodo.Era rabbiosa, anche se mi sembrò di una rabbiarassegnata, come quella di certi animali che non riesconoa capire quando li stanno portando al macello, esembrano stupiti per il fatto che il padrone non proviper loro nessuna pietà. Mi scusi l’immagine forse unpo’ troppo letteraria, ma non so davvero come spiegarleciò che mi è sembrato di scorgere nello sguardo diquella donna. Una rabbia ma pure una richiesta di pietà,come quella di un condannato a morte al suo carnefice.Certo, io mi sentivo a posto con la mia coscienza,122123


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 124sapevo di essere nel giusto, ma non potevo dire a quellamadre cosa avevo dovuto fare per rappezzare quel suofiglio e di quei punti di sutura e del sangue che avevaperso per il trauma. Non me la sentivo, brigadié, nonme la sentivo.Anche perché a parte l’età, Vinnèpaitutti mi sembravaormai un uomo e da uomo aveva già abbondantementesofferto. Comunque, quella donna non la vidiper settimane e fece di tutto per evitarmi. Quando passavodalle parti di casa sua, per qualche visita a domicilio,mi scansava accuratamente e non si affacciavamanco per un saluto. E io non la cercavo certo. Poi, ungiorno me la vidi arrivare in sala d’aspetto, con queltailleur che usava solo nei giorni buoni, i capelli in ordinee un filo di rossetto sulle labbra. Aveva la borsettadelle grandi occasioni e la feci entrare. Mi si sedette difrontee senza guardarmi negli occhi mi parlò lentamente.“Per quel piacere, lu duttò, si anda bè a voi l’azzettareipa me’ figliòru”. Era d’accordo, non so comema era venuta per dirmi che accettava la proposta!Io anche se ero molto contento non lo feci vedere. Rimasiimpassibile e le risposi: “Certo, devo ovviamenterichiedere se il favore è ancora disponibile. Ma pensodi sì. <strong>Hanno</strong> sempre bisogno di braccia fresche in quellacampagna”.“Ma il bambino, comunque, lo voglio da me per i finesettimana. Lui una casa ce l’ha e un letto non gli manca”,mi disse. Una grande dignità, aveva. Io non aggiun-si nulla perché ogni parola sarebbe stata sinceramentefuori posto.Ma devo dire che per Vinnèpaitutti ho fatto la sceltagiusta. Finalmente con quei due vecchi premurosi, lontanoda questo quartiere, Vinnèpaitutti diventò davveroun ometto. Si alzava presto la mattina e seguiva ilvecchio che gli insegnava i segreti del mestiere, da riconoscerele piante a come coltivarle, piantumarle, liberarledagli insetti e concimarle. E così ogni volta che andavoin quella campagna vedevo Vinnèpaitutti cambiare,più robusto e più sereno. Felice di fare qualcosa,sempre indaffarato nell’orto, a dirigere l’acqua nei solchi,a controllare la maturazione dei frutti, o a raccoglierefichi per il mercato. Mi salutava sempre e lo vedevocrescere forte come un cavallo da corsa. È bello,sa, osservare un ragazzo che si fa uomo, io ne resto ancoraoggi affascinato. Forse sarà il mestiere che faccio,ma mi fa bene vedere arrivare su quei visi ancora bambinile prime barbe, o la nascita delle prime voglie. EVinnèpaitutti sembrava sulla buona strada. Poi ogni finesettimana tornava dalla madre che lo aspettava comela Madonna a maggio. Era il suo fiore, gli preparavail meglio che poteva e non gli faceva mai mancare unpiatto di dolci tutti per lui.Cosa sia capitato tanto da farlo ritornare sui suoi passinon so, anche se per buona parte ne intuisco il per-124125


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 126corso. Certo che il suo carattere è mutato dopo la mortedei suoi genitori adottivi a distanza di un mese unodall’altro. Prima è morta la moglie, aveva il cuore deboleed era ansiosa. E un mese dopo, proprio durante lamessa di ringraziamento il vecchio si è inginocchiato apregare sui banchi della chiesa e non si è più rialzato.Secondo me non aveva più voglia di vivere, il dolore fadi queste cose.Ma a Vinnèpaitutti avevano pensato lo stesso. Glihanno lasciato una parte dell’eredità, compresi cinqueettari di valle, bella… Riparata dal maestrale, con unasorgente. I parenti, stranamente, non hanno fatto storie.Forse qualcuno di loro può avere anche brontolato,succede sempre candu si impasthini li fuschetti,quando si dividono le eredità, ma neanche più di tantoche io di certo non ne ho ricordo. Così, da un giornoall’altro, Vinnèpaitutti, a quindici anni, si è trovatoallo stesso tempo con un buon mestiere fra le mani eproprietario di un bel terreno, che ancora adesso a vederloè una gioia per gli occhi, tutto coltivabile e curatocon amore. Sì, le assicuro, proprio un bel terreno,quasi tutto in pianura e con piccoli appezzamenti terrazzatipiantati a frutteto, mele, pesche, pere, fichi emelograni grandi come due pugni, con una terra grassae umida che faceva piacere a guardarla e cipressi equerce che confinavano con il muretto a secco dellaproprietà. Un paradiso, brigadié, una specie di piccoloEden alla sarda.Ma comunque Vinnèpaitutti non ne uscì bene daquella morte. Forse si era affezionato troppo ai duevecchi. Si era attaccato a quel contadino silenzioso e orgogliosodi avere finalmente qualcuno a cui imparare ilsuo mestiere e alle mani di quella donna che non vedevanol’ora di poter accarezzare una testa matta di ragazzino,per farlo sentire amato. Perché anche di questoabbiamo bisogno nella vita, brigadié. Nessuno di noipuò vivere senza affetto. In casa ti può mancare qualchevolta il pane ma una carezza bisogna sempre trovareil tempo di darla, fa bene. E Vinnèpaitutti ne avevabisogno come tutti del resto.A Vinnèpaitutti probabilmente il fatto di vederli morirein così poco tempo, così vicini uno all’altro, deveavergli riportato a galla tutta l’amarezza della sua primaadolescenza, tutta la sua rabbia per un mondo checontinuava a riservargli solo il peggio. Forse non eraancora pronto ad affrontare i problemi che mette vivere,forse aveva bisogno ancora di tranquillità, chissà. Ilnostro cervello è un organo che può fare molto male,brigadié. E a Vinnèpaitutti di male sicuramente ne hafatto.Pensi che quando lo andai a trovare in quei giorni incampagna mi accolse quasi in malo modo. “No v’ènùdda di fà, Massimì, semmu nàddi pa murì”. Le mieerano frasi stupide di circostanza, che neanche io sapevoperché le dicevo. Erano parole così, tanto per spez-126127


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 128zare la malinconia di quei momenti. Ma Vinnèpaituttiquasi non mi sentiva “M’hani lassàddu a la sòra, no dubìanifallu”. Si lamentava perché si sentiva tradito e melo diceva con rabbia. E io allora ho capito che Vinnèpaituttida quella disgrazia non ne sarebbe uscito bene.Da quel momento la sua rabbia si tramutò in cattiveriae il suo carattere cambiò. Diventò ancora più duro efreddo. Un pezzo di marmo. Si stava formando una corazzacontro la vita, insensibile ad ogni sentimento normale.Mi ricordo che con i primi ricavati del suo ortoacquistò un motorino, un Ciao per la precisione. Neroe smarmittato per renderlo più scattante, che utilizzavaper tornare dalla campagna all’ora di cena dalla madre.La sera frequentava i bar della zona. Giocava come undannato a carte e vinceva spesso delle discrete somme,spesso anche centomila lire. Che negli anni settantadalle nostre parti no èrani propriu buccia di ciògga e risultavanodelle buone vincite. Era un asso al tavolo dagioco. Si diceva fosse svelto e astuto come un volpino acapire cosa avessero in testa i suoi avversari, e sapevaquando ritirarsi in tempo. Gli piaceva vincere e vincevacon la voglia di chi vuole fare pagare agli altri la cattiveriadelle proprie angosce. Mi dicevano pure che al tavoloda gioco era irriverente e freddo. Il classico pezzo dapigliàincuru. Contento quando vedeva l’avversario affondare.Si divertiva come il gatto con il topo. Lo sfotteva,lo insultava, gli dava dello scemo, lo blandiva dan-dogli lo spago di qualche vincita e poi lo tirava giù comeun caco maturo. Cattivo e furbo come una faina, midicevano.Certo, ogni tanto quelle serate finivano in gloria. Nelsenso che una sconfitta a zecchinetta, due bicchieri divino in più e una parola storta facevano scoppiare liticon relative teste sfasciate. Io lo sapevo perché i raccontidi quelle serate mi passavano qui in ambulatorio:“Coipa di Vinnèpaitutti, lu duttò”, non sa quante voltel’ho sentito dai miei pazienti. E così io sapevo sempre leultima gesta di questo figliolo disgraziato. Quanto gliavevano fatto bene al fisico quegli anni in campagna.Era forte come un torello e in quei bar non lo mettevanocerto a terra neanche in gruppo. Era uno di quelliche i colpi più gliene davi più ne sopportava. Uno chetirava botte senza dire un amen, con piacere e il gustodi far male. Lo chiami pure animale se vuole, per meera solo triste e pure solo.E se pensiamo a chi può averlo ucciso, la mia rispostaio ce l’ho. Anche se le sembrerà strano per me Vinnèpaituttisi è semplicemente fatto uccidere. Era testardoe determinato e se voleva non lo metteva cappaò nessunoin questo quartiere, glielo posso assicurare. Perciò,se lei mi dice che prima delle coltellate probabilmentevi è stata una colluttazione, non me lo vedo a Vinnèpaituttinella parte di quello che le prende e basta. Non sipicchia e non si sopportano i colpi solo per una que-128129


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 130stione di forza, ma di nervi. E lui era capace di scoppi dirabbia che neanche può immaginare.Perché penso si sia fatto uccidere lei dice? Beh, è unamia sensazione da vecchio medico ormai in pensioneche esercita semplicemente per morire nel suo studio enon sotto i ferri di un collega. Posso solo dirle che qualchesettimana prima l’ho visto per strada, era l’alba.Come tutti i vecchi alle sei sono già sveglio e a quell’orane approfitto per andare a prendermi il caffè al bar eper leggermi sul giornale le quattro notizie sulla nostracittà. L’ho visto rientrare a casa e allora sono uscito persalutarlo. Come le ho detto, io gli sono sempre stato affezionato.Quando mi ha visto si è fermato di scatto emi ha sorriso, ma è stato un attimo, perché è diventatosubito cupo e triste. È voluto entrare con me al bar e misi è seduto di fronte: “E tandu cument’anda, Massimì?”gli ho chiesto per spezzare il ghiaccio.Mi ha guardato con due occhi stanchi, mi ricordo:“Come un maiale prima di usciargli il pelo, il giorno chili fazzini festha manna”, mi ha risposto ironico.“Mi stai praticamente dicendo che hai passato unabrutta notte”, gli ho aggiunto mentre osservavo il suovolto e quelle occhiaie scure da uno che non ha dormito.“No, non ce la faccio più. La mia è una vidda carognalu duttò, sono uno nato sbagliato e voi lo sapete. C’ho imiei anni, n’aggiu fatti di casini, che Masthinu in Franza.Non mi vergogno di nulla, dottò, ma non c’ho cosebuone da ricordarmi, io”. Lo ascoltai in silenzio comesi fa in questi casi e ovviamente gli dissi che si può semprecambiare: “Torra in campagna, cerca di starteneper un poco di tempo tranquillo e lascia perdere il resto”,gli dissi. Ma mi guardò strano e mi sorrise con dueocchi tristi da cane bastonato: “Eu soggu già a lu resthu,lu duttò…”Ho mezzo sorriso e ho cercato di trovare parole persdrammatizzare, ma non avevamo più molto da dircicosì ha pagato il conto e se n’è andato. Un’anima in pena,caro brigadiere, un uomo che stava vivendo in quelmomento tutta la sua fatica di vivere. Ecco perché pensosi sia ucciso. Ormai si sentiva sconfitto anche dallasua rabbia, che chissà per quale alchimia psicologicaaveva smesso di proteggerlo dalle sue angosce. Era arrivatoper lui il giorno di pagare i suoi conti e con quelpoco di coraggio che ancora gli rimaneva ha fatto l’unicacosa giusta per lui in quel momento: ha semplicementefatto in modo che il primo balordo capitatogli incasa a bisbocciare gli rendesse involontariamente l’ultimoservizio. Forse voleva morire affogato nella rabbia,ancora lottando per qualcosa. Sì, secondo me è andatacosì.Oh, lo so che voi dovete cercare comunque il colpevolee dei vaneggiamenti da psicologo di un vecchio dottoreormai al tramonto potete anche farne a meno. Maa me è sembrato giusto dirvelo. La vita è strana, brigadié,davvero strana in questo angolo di mondo.130131


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 132Lamentu di lu magniacciu (la canzoni di Juanna)Lamento del magnaccia (la canzone di Giovanna)Juanna cosci bianchi, cosci d’amoricazzu si no sabia fatti intindhìpa una vostha chi puru tu eri un signori;Juà, Juà Juanna cosci bianchi, bagassa a quindiz’annianni chi so passaddi tropp’in pressala vidda cuniscidda l’hai da chizzue lu rizzu l’hai magnaddu cu’ l’ippina.Juà, Juà bagassa a quindiz’anni.Canta jenti è passadda in chissu lettuzesthu no lu racconti propriu a mesi li cazzi c’hai visthu erani umbè.Juà, Juà bagassa a quindiz’anni.Ma pai me videtti andhà cussìcumenti una chi no ha nudda da dìcuntinua fammi mali drent’a coriJuà, Juà, cosci bianchi d’amori.Acciappadda sott’a un mantu di lintorimostha pa Deu a coippi di cantoniabbandhunadda che l’aga in un maccioni.Juà, Juà, Juà bagassa a quindiz’anni.Quarant’anni di bona prufissioni, Juàlassaddi che ricattu da lampàavveru no lu possu suppusthà.Juà, Juà, cosci bianchi d’amori.Ca si ischobru chi lu zelu pa noi v’èti lu diggu in tutta cunvinzioniun cuzolu isthai sigura chi è pai te.Juà, Juà, Juà, Juà, Juà, Juà…Giovanna cosce bianche, cosce d’amorecazzo se non sapeva farti sentireche anche tu per una volta potevi essere un signore;Giovà, Giovà, Giovanna, puttana a quindici annianni che ti sono passati in frettala vita l’hai conosciuta da prestoe i ricci li hai mangiati con la spina.Giovà, Giovà puttana a quindici anni.Quanta gente è passata nel tuo lettocerto non lo racconti a mese i cazzi che hai visto sono stati tanti.Giovà, Giovà, puttana a quindici anni.Che per me vederti andare via cosìcome una che non ha niente da direcontinua a farmi male.Giovà, Giovà, cosce bianche d’amore.Che ti hanno trovata sotto una coperta di rugiadauccisa a colpi di pietralasciata come della mondezza dietro un cespuglio.Giovà, Giovà, puttana a quindici anni.Quarant’anni di buona professione, Giovàabbandonata come i resti di cibo da buttaredavvero non posso sopportarlo.Giovà, Giovà, cosce bianche d’amore.Che se scopro che esiste un cielo per quelli come noite lo dico sinceramenteun angolo lo tengo per te.Giovà, Giovà, Giovà , Giovà , Giovà , Giovà…132133


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VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 136INDICE<strong>Hanno</strong> <strong>morto</strong> a VinnèpaituttiI 9II 37III 55IV 87V 111137


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 138Volumi pubblicati:TascabiliGrazia Deledda, ChiaroscuroGrazia Deledda, Il fanciullo nascostoGrazia Deledda, Ferro e fuocoFrancesco Masala, Quelli dalle labbra biancheEmilio Lussu, Il cinghiale del Diavolo (2 a edizione)Maria Giacobbe, Il mare (3 a edizione)Sergio Atzeni, Il quinto passo è l’addioSergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeriGiulio Angioni, L’oro di Fraus (2 a edizione)Antonio Cossu, Il riscattoBachisio Zizi, Greggi d’iraErnst Jünger, Terra sardaMarcello Fois, Sempre caro (2 a edizione)Salvatore Niffoi, Il viaggio degli inganni (3 a edizione)Luciano Marrocu, Fáulas (2 a edizione)Gianluca Floris, I maestri cantoriD.H. Lawrence, Mare e <strong>Sardegna</strong>Salvatore Niffoi, Il postino di Piracherfa (3 a edizione)Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò (2 a edizione)Giorgio Todde, Lo stato delle anime (2 a edizione)Francesco Masala, Il parroco di ArasolèMaria Giacobbe, Gli arcipelaghi (3 a edizione)Salvatore Niffoi, Cristolu (2 a edizione)Giulio Angioni, Millant’anniLuciano Marrocu, Debrà LibanòsGiorgio Todde, La matta bestialità (2 a edizione)Sergio Atzeni, Racconti con colonna sonora e altri «in giallo»


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 140Marcello Fois, MaterialiMaria Giacobbe, Diario di una maestrinaGiuseppe Dessí, Paese d’ombreFrancesco Abate, Il cattivo cronista (2 a edizione)Gavino Ledda, Padre padroneSalvatore Niffoi, La sesta ora (2 a edizione)Jack Kerouac, L’ultima parola. In viaggio. Nel jazzGianni Marilotti, La quattordicesima commensaleGiorgio Todde, EiLuigi Pintor, ServaboMarcello Fois, TamburiniFrancesco Abate, Ultima di campionatoPatrick Chamoiseau, TexacoLuciano Marrocu, Scarpe rosse, tacchi a spilloAlberto Capitta, CreaturineRomano Ruju, Quel giorno a BuggerruPeppinu Mereu, Poesie completeFrancesco Masala, Poesias in duas limbasMaria Giacobbe, Le radiciPatrick Chamoiseau, Il vecchio schiavo e il molossoPaolo Cherchi, Erostrati e astripetiMarcello Fois, Sangue dal cielo (2 a edizione)Giorgio Todde, Paura e carne (2 a edizione)Ricuore, testi di Massimo Carlotto, Raul Montanari, Enzo FilenoCarabba, Marcello Fois, Antonio Pascale, Carlo Lucarelli, StefanoTassinari, Matteo Galiazzo, Giosuè Calaciura, Francesco PiccoloGiulio Angioni, Alba dei giorni buiRoberto Concu, Verità per veritàAldo Tanchis, L’anno senza estateSergio Atzeni, I sogni della città biancaSalvatore Satta, Il giorno del giudizioAlberto Capitta, Il cielo nevicaNello <strong>Rubattu</strong>, <strong>Hanno</strong> <strong>morto</strong> a VinnèpaituttiAlessandra Neri, Nove mesiAntonio Pigliaru, Il codice della vendetta barbaricinaGonario Pinna, Memoriale d’un penalista sardoNarrativaSalvatore Cambosu, Lo sposo pentitoMarcello Fois, Nulla (2 a edizione)Francesco Cucca, Muni rosa del SufPaolo Maccioni, Insonnie newyorkesiBachisio Zizi, Lettere da OruneMaria Giacobbe, Maschere e angeli nudi: ritratto d’un’infanziaGiulio Angioni, Il gioco del mondoAldo Tanchis, Pesi leggeriMaria Giacobbe, Scenari d’esilio. Quindici paraboleGiulia Clarkson, La città d’acquaPaola Alcioni, La stirpe dei re perdutiMariangela Sedda, OltremareRossana Copez, Si chiama ViolanteRossana Carcassi, L’orafoLuciana Floris, La doppia radiceMaria Giacobbe, Pòju LuàduPoesiaGiovanni Dettori, AmaranteSergio Atzeni, Due colori esistono al mondo. Il verde è il secondoGigi Dessì, Il disegnoRoberto Concu Serra, Esercizi di salvezzaSerge Pey, Nierika o le memorie del quinto soleSaggisticaBruno Rombi, Salvatore Cambosu, cantore solitarioGiancarlo Porcu, La parola ritrovata. Poetica e linguaggio inPascale Dessanai


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 142FuoriCollanaSalvatore Cambosu, I raccontiAntonietta Ciusa Mascolo, Francesco Ciusa, mio padreAlberto Masala - Massimo Golfieri, MediterraneaI MenhirSalvatore Cambosu, Miele amaroAntonio Pigliaru, Il banditismo in <strong>Sardegna</strong>. La vendetta barbaricinaGiovanni Lilliu, La civiltà dei sardiGiulio Angioni, Sa laurera. Il lavoro contadino in <strong>Sardegna</strong>Sergio Atzeni, Scritti giornalistici (1966-1995)LibristanteGiorgio Pisano, Lo strano caso del signor MesinaIn coedizione con Edizioni FrassinelliMarcello Fois, Sempre caroMarcello Fois, Sangue dal cieloMarcello Fois, L’altro mondoGiorgio Todde, Lo stato delle animeGiorgio Todde, Paura e carneGiorgio Todde, L’occhiata letaleGiorgio Todde, E quale amor non cambiaAlberto Capitta, CreaturineFrancesco Abate, Getsemani


VINNÈPAITUTTI 13-06-2006 18:43 Pagina 144Finito di stamparenel mese di maggio 2006dalla Tipolitografia ME.CA. - Recco (GE)

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