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la tassazione dei proventi illeciti - Scuola Superiore di economia e ...

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LA TASSAZIONE DEI PROVENTI ILLECITISommario 1. Premessa – 2. Questione etica e giurisprudenza al<strong>la</strong> luce del T.U. n. 917 del 1986 – 3. Lariforma del<strong>la</strong> L. n. 537 del 1993, art. 14, letta nel<strong>la</strong> giurisprudenza – 4. Conclusioni.1. PREMESSASi è affermato che <strong>economia</strong> e criminalità sono due fenomeni <strong>di</strong>stinti che, tuttavia, spesso, siintersecano nel<strong>la</strong> storia dell'umanità 1 .Come riconosciuto da cospicua dottrina, un certo grado <strong>di</strong> criminalità, nell’<strong>economia</strong> <strong>di</strong> unPaese moderno, è fenomeno tanto patologico quanto inevitabile.Ma, ciò che in passato, altresì, si è affermato è che detta <strong>di</strong>fferenza strutturale rende <strong>economia</strong> ecrimine <strong>di</strong>stinguibili e quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduabili; premessa, quest’ultima, che ne consentiva il contrasto convali<strong>di</strong> risultati.Dal<strong>la</strong> seconda metà del secolo scorso, invece, il fenomeno delinquenziale ha raggiunto livelli talida giungere persino a soffocare l'<strong>economia</strong> nel<strong>la</strong> quale si innestava e, da semplice parassita, <strong>di</strong>venivatumore che, nel<strong>la</strong> sua gravità, si rendeva inconciliabile con <strong>la</strong> realtà stessa <strong>di</strong> cui viveva.Chiaramente, il ruolo delle Istituzioni è sempre stato quello <strong>di</strong> proteggere l'<strong>economia</strong> ed ilmercato da detto fenomeno criminale. Tuttavia, da qualche decennio, nelle economie maggiormenteevolute (sofisticatesi nel campo <strong>dei</strong> capitali, <strong>dei</strong> mercati mon<strong>di</strong>ali e del<strong>la</strong> globalizzazione), i risultati <strong>di</strong>detta lotta non sono più ragguardevoli.Ciò che è accaduto, infatti, afferisce <strong>la</strong> trasformazione <strong>di</strong> detto dualismo, ove <strong>la</strong> <strong>di</strong>cotomia si ètrasformata in sintonia, cioè in una realtà ove gli Stati, proiettati nel capitalismo da libero mercato,garantiscono detto intreccio tra <strong>economia</strong> e criminalità, dando piena libertà al<strong>la</strong> finanza (<strong>la</strong> quale haimparato a sfruttare le nuove tecnologie anche per scopi non leciti) <strong>di</strong> costruire le proprie collusioni tra ic.d. governi "canaglia", le mafie transnazionali e le banche (anche, purtroppo, per ciò che riguarda ilfenomeno del moderno terrorismo internazionale).Così si è formato un intreccio <strong>di</strong> attività economiche e/o finanziarie illecite che seguonopercorsi <strong>di</strong>versi, <strong>di</strong>ssimu<strong>la</strong>no le proprie attività nei c.d. "para<strong>di</strong>si fiscali", ricic<strong>la</strong>no i capitali, acquistano<strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente beni e servizi, si trasformano quoti<strong>di</strong>anamente, riuscendo così a sfuggirea qualsiasi controllo.La situazione è, quin<strong>di</strong>, grave anche nel<strong>la</strong> misura in cui occorrerebbe trovare rime<strong>di</strong> ad unasituazione <strong>di</strong> costante crescita <strong>di</strong> criminalità <strong>di</strong>versa dal consueto, non facilmente percepibile, che sfuggeai modelli tra<strong>di</strong>zionali, ma che aspira, tuttavia, a control<strong>la</strong>re i traffici economici globali, in<strong>di</strong>rizzando ilucrosi <strong>proventi</strong> <strong>di</strong> tale attività al sovvenzionamento <strong>di</strong> altri traffici <strong>illeciti</strong> in una spirale crescente e negativa.Inoltre, non si può prescindere dal fatto che <strong>la</strong> specu<strong>la</strong>zione finanziaria, sul<strong>la</strong> quale si reggono legran<strong>di</strong> società trans-nazionali è <strong>di</strong>venuta il carattere <strong>di</strong>stintivo del nuovo capitalismo contemporaneo(anche e specialmente, attraverso le transazioni <strong>di</strong> borsa ed i para<strong>di</strong>si fiscali).Non deve sfuggire, comunque, il fatto che tutte le forme <strong>di</strong> criminalità, dalle più partico<strong>la</strong>ri epiccole a quelle più gran<strong>di</strong>, hanno un unico col<strong>la</strong>nte che le unifica e le fonde con i circuiti dell'<strong>economia</strong>:<strong>la</strong> finanza.La nuova <strong>economia</strong> globale, infatti, è <strong>di</strong>venuta un sistema anonimo <strong>di</strong> arricchimento che si èsostituito al<strong>la</strong> corposità e realtà del mercato e che ormai è capace <strong>di</strong> fondere e ricic<strong>la</strong>re i gran<strong>di</strong> capitaliaccumu<strong>la</strong>ti dall'<strong>economia</strong> criminale senza <strong>la</strong>sciare tracce (o quasi).Il risultato è un sistema economico drogato capace solo <strong>di</strong> produrre una nuova forma <strong>di</strong>accumu<strong>la</strong>zione primitiva <strong>di</strong> capitali, alimentata dai flussi <strong>di</strong> denaro frutto <strong>dei</strong> traffici <strong>illeciti</strong>.Ma, per capire quanto pesa oggi <strong>la</strong> criminalità sull'<strong>economia</strong> <strong>dei</strong> Paesi occidentali, si può tentareuna valutazione. Ad esempio, i guadagni finanziari delle gran<strong>di</strong> società trans-nazionali, quasi semprequotate in borsa, costituisce circa <strong>la</strong> metà delle loro entrate complessive. Di conseguenza, il loro peso1 V. B. Amoroso, Economia e Criminalità.1


eale sull'<strong>economia</strong> è molto superiore a quello apparente, e ciò per l'effetto onda che si crea a causadelle società collegate. Società che, spesso, si trovano ad operare all’estero svolgendo attività afferenti <strong>la</strong>prostituzione, il traffico <strong>di</strong> droga, <strong>la</strong> ven<strong>di</strong>ta illegale <strong>di</strong> armi e molto altro. Il tutto, costituente un volume<strong>di</strong> ricchezza non da meno del fatturato che, in Paesi come l’Italia, è formato da interi settori produttivicome, ad esempio, il tessile e l'abbigliamento.Se a questi contesti si aggiungono le fro<strong>di</strong>, le contraffazioni, <strong>la</strong> pirateria commerciale, ed altro(tutti fenomeni, tendenzialmente, a <strong>di</strong>mensione trans-nazionale) si arriva a cifre ragguardevoli (stimatein non meno <strong>di</strong> 1.000 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri annui, già pari a circa il 20 per cento del commercio mon<strong>di</strong>ale).Da quanto esposto, si comprende come, l’enormità <strong>dei</strong> flussi e red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> cui si tratta sono taliche era, ed è, impossibile non porre il problema del<strong>la</strong> loro tassabilità. Infatti, è pur vero che l’attualeincapacità del<strong>la</strong> società contemporanea <strong>di</strong> fronteggiare i nuovi fenomeni criminali si misura non tantonelle nuove forme <strong>di</strong> criminalità quanto sul<strong>la</strong> inefficacia <strong>dei</strong> rime<strong>di</strong> che si propongono da talune parti,ma altresì non può <strong>la</strong>sciare in<strong>di</strong>fferenti il fatto che tale enorme ricchezza sfugge ad ogni forma <strong>di</strong>prelievo fiscale cagionando, tra gli altri (e ben più gravi) danni, anche quello <strong>di</strong> un’evasione su vastasca<strong>la</strong> con una cospicua per<strong>di</strong>ta per <strong>la</strong> finanza pubblica.2. QUESTIONE ETICA E GIURISPRUDENZA ALLA LUCE DEL T.U. N. 917 DEL 1986In passato si è molto <strong>di</strong>scusso se i red<strong>di</strong>ti da attività illecite fossero tassabili.La problematica è stata sollevata in tempi <strong>di</strong>versi e con riguardo a <strong>di</strong>verse situazioni, neltentativo <strong>di</strong> capire se i <strong>proventi</strong> delle attività illecite potessero essere sottoposti a <strong>tassazione</strong> oppurefossero perseguibili solo penalmente.In tal senso, <strong>la</strong> dottrina non mancò <strong>di</strong> <strong>di</strong>vidersi tra chi sosteneva che <strong>la</strong> tassabilità eraammissibile 2 e chi invece, per respingere tale opzione 3 , si appel<strong>la</strong>va ad elementi che più che al <strong>di</strong>rittoafferivano all’etica.Detta tassabilità veniva esclusa per più ragioni, sintetizzabili come segue:1) incompatibilità tra <strong>la</strong> previsione <strong>di</strong> un fatto come imponibile e <strong>la</strong> previsione dello stesso fattocome illecito;2) non previsione, da parte del legis<strong>la</strong>tore fiscale, dell’attività illecita tra le fonti <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to;3) inidoneità, del red<strong>di</strong>to illecito, ad essere oggetto <strong>di</strong> possesso (in quanto soggetto a confisca,restituzione, sequestro, etc…).Dette posizioni, però, motivavano <strong>la</strong> non imponibilità <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong> con argomenti, <strong>di</strong>dubbia consistenza, ispirati a valutazioni morali che si fondavano sull’idea che: prima che come fenomenogiuri<strong>di</strong>co e politico il tributo deve essere considerato come norma <strong>di</strong> carattere etico.Si incentrava tale ragionamento sul fatto che <strong>la</strong> finanza pubblica è strumento <strong>di</strong> finanziamento<strong>di</strong> servizi pubblici, attraverso il prelievo <strong>di</strong> mezzi delle economie <strong>dei</strong> singoli, e quin<strong>di</strong> è realizzazione <strong>di</strong>un principio <strong>di</strong> solidarietà che nul<strong>la</strong> può avere a che fare con attività illecite.Altre formu<strong>la</strong>zioni più rigorose hanno dato, al<strong>la</strong> tesi negatoria dell’imponibilità, un fondamentogiuri<strong>di</strong>co. Si è, ad esempio, osservato che il presupposto <strong>di</strong> fatto, e cioè <strong>la</strong> causa giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> unaobbligazione tributaria, non può in nessun caso essere costituita da un fatto illecito – civile,amministrativo o penale - compiuto dal soggetto passivo dell’obbligazione; semmai, quando da un fattoillecito sorge l’obbligo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare una prestazione pecuniaria, questa ha carattere <strong>di</strong> sanzione, essa,cioè, corrisponde al<strong>la</strong> pretesa punitiva dello Stato, non al<strong>la</strong> sua attività finanziaria.A tali posizioni reagirono, però, altre correnti che, con maggiore apertura, osservavano che loStato, prelevando una parte delle ricchezze acquisite in modo illecito, non <strong>di</strong>viene complice dell’attività2 V. F. Tresauro, Istituzioni <strong>di</strong> Diritto Tributario ed. UTET, ove si affermava che i <strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong> erano tassabili in quanto:1) <strong>la</strong> legge (il T.U. n. 917 del 1986) non prevede, tra i requisiti per <strong>la</strong> tassabilità <strong>di</strong> un red<strong>di</strong>to, <strong>la</strong> sua leicità;2) non si comprende il motivo per cui un attività, solo perché illecita, cesserebbe <strong>di</strong> essere tassabile;3) <strong>la</strong> tassabilità <strong>di</strong> un frutto, del prezzo o del prodotto <strong>di</strong> un comportamento illecito può essere esclusa dall’applicazione <strong>di</strong>un provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> sequestro o confisca non perché dal<strong>la</strong> illeicità deriva l’intassabilità, bensì perché detti provve<strong>di</strong>mentifanno venir meno uno stabile incremento red<strong>di</strong>tuale e, quin<strong>di</strong>, <strong>la</strong> base imponibile.3 V. Quarta, Commento al<strong>la</strong> legge sull’imposta <strong>di</strong> ricchezza mobile, ove affermava che è veramente assurdo che si comprenda tra i red<strong>di</strong>ti chedebbono concorrere alle spese del<strong>la</strong> civile comunanza, ciò che per legge non potrebbe avere esistenza, ciò che giuri<strong>di</strong>camente sarebbe impossibile.2


contraria al <strong>di</strong>ritto e al<strong>la</strong> morale pubblica, ma si limita a chiedere ai membri del<strong>la</strong> collettività, forniti <strong>di</strong>capacità contributiva, <strong>di</strong> compiere il loro dovere fiscale al<strong>la</strong> stregua degli altri citta<strong>di</strong>ni egualmentecapaci.Si formu<strong>la</strong>va, dunque il principio del<strong>la</strong> neutralità del<strong>la</strong> fonte del red<strong>di</strong>to a mezzo del quale si superava <strong>la</strong>dualità del<strong>la</strong> dottrina economica, affermando che una volta verificatosi l’aumento <strong>di</strong> ricchezza,qualunque considerazione circa il carattere lecito o illecito dell’attività produttiva del red<strong>di</strong>to o, ingenere, del<strong>la</strong> vali<strong>di</strong>tà o invali<strong>di</strong>tà <strong>dei</strong> rapporti giuri<strong>di</strong>ci, sul<strong>la</strong> base <strong>dei</strong> quali si è nel fatto conseguito unvantaggio economico, <strong>di</strong>veniva estranea al <strong>di</strong>ritto tributario.Sul piano legis<strong>la</strong>tivo questa impostazione portò ad inquadrare i <strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong> fra gli altri red<strong>di</strong>ti<strong>di</strong>sciplinati dall’art. 81 T.U. 22 <strong>di</strong>cembre 1986 n. 917, secondo cui al<strong>la</strong> formazione del red<strong>di</strong>tocomplessivo, per il periodo d’imposta e nel<strong>la</strong> misura in cui è stato percepito, concorre ogni altrored<strong>di</strong>to, <strong>di</strong>verso da quelli espressamente considerati nelle <strong>di</strong>sposizioni del presente decreto.Il problema acquistò contorni più precisi con <strong>la</strong> Cass. 12 novembre 1998 n. 18 del<strong>la</strong> Suprema Corte, aSezioni Unite, nel<strong>la</strong> quale, pur conservando il principio del<strong>la</strong> non tassabilità <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong>, nel<strong>la</strong>sostanza se ne riconosceva l’imponibilità nei casi in cui non fosse intervenuta <strong>la</strong> confisca.In sincronia con questa sentenza, il legis<strong>la</strong>tore, me<strong>di</strong>ando tra le correnti <strong>di</strong> pensiero affioratenel<strong>la</strong> letteratura e gli orientamenti emersi nel<strong>la</strong> giurisprudenza, intervenne, in via autentica, a porre unasoluzione a detta questione.3. LA RIFORMA DELLA L. N. 537 DEL 1993, ART. 14, LETTA NELLA GIURISPRUDENZAEd infatti, il 24 <strong>di</strong>cembre del 1993 viene promulgata <strong>la</strong> L. n. 537, <strong>la</strong> quale all’art. 14, comma 4,prevede che: Nelle categorie <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> cui all'art. 6, comma 1, del testo unico delle imposte suired<strong>di</strong>ti, approvato con decreto del Presidente del<strong>la</strong> Repubblica 22 <strong>di</strong>cembre 1986 n. 917, devonointendersi ricompresi, se in esse c<strong>la</strong>ssificabili, i <strong>proventi</strong> derivanti da fatti, atti o attività qualificabili comeillecito civile, penale o amministrativo se non già sottoposti a sequestro o confisca penale. I re<strong>la</strong>tivired<strong>di</strong>ti sono determinati secondo le <strong>di</strong>sposizioni riguardanti ciascuna categoria 4 .Tale chiarezza, portava, però, ad una <strong>di</strong>fferente impostazione, rispetto alle precedenticostruzioni che inquadravano i <strong>proventi</strong> da atti <strong>illeciti</strong> nel<strong>la</strong> categoria residuale degli altri red<strong>di</strong>ti. Infatti,in detto art. 14, comma 4, si riconosce <strong>la</strong> imponibilità degli stessi red<strong>di</strong>ti da attività illecita solo sericompresi nelle categorie red<strong>di</strong>tuali tipizzate dal legis<strong>la</strong>tore; così facendo, si è venuto a creare un sistema percui, ai fini dell’imposizione, occorre che l’incremento patrimoniale non solo sussista, ma siariconducibile a una categoria red<strong>di</strong>tuale tipica e che, quin<strong>di</strong>, criterio dominante e con<strong>di</strong>zioneinsopprimibile perché sia possibile attuare <strong>la</strong> <strong>tassazione</strong> è <strong>la</strong> necessità che l’incremento patrimoniale siariconducibile . . . a una delle ipotesi <strong>di</strong> produzione del red<strong>di</strong>to che <strong>la</strong> legge conosce e c<strong>la</strong>ssifica.Però, questa ricostruzione non ha mancato <strong>di</strong> porre un problema interpretativo molto delicato.Infatti, <strong>la</strong> norma si artico<strong>la</strong> in <strong>di</strong>versi elementi.Se assumiamo l’illecito come perno, i re<strong>la</strong>tivi <strong>proventi</strong> sono sottoposti a imposizione in quantoricompresi nelle categorie <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> cui all’art. 6, comma 1, cit., ove in esse c<strong>la</strong>ssificabili, mentre, inmancanza <strong>di</strong> questa con<strong>di</strong>zione, sono passibili <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> sequestro o confisca penale. Lanorma, cioè, in<strong>di</strong>ca una situazione (<strong>la</strong> provenienza <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong> da fatti, atti o attività configurabili comeillecito civile, penale o amministrativo) e una modalità <strong>di</strong> qualificazione (<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificabilità <strong>di</strong> detti <strong>proventi</strong> inuna delle categorie red<strong>di</strong>tuali tipiche) ponendo, come alternativa, che gli stessi <strong>proventi</strong> non siano “giàsottoposti a sequestro o confisca penale”. L’illiceità <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong>, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong>viene motivo (non causa) <strong>di</strong>imponibilità o, in alternativa, titolo per un provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> sequestro o confisca penale.A seguito, dunque, dell’entrata in vigore <strong>di</strong> detta legge ogni dubbio circa <strong>la</strong> tassabilità <strong>dei</strong><strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong> è da ritenersi <strong>di</strong> certo fugata, potendo così affermare quanto segue:a) non vi è alternatività tra <strong>la</strong> previsione penale e quel<strong>la</strong> fiscale (un fatto può, al tempo stesso,essere reato e attività economica produttiva <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to e quin<strong>di</strong> tassabile);b) un’attività illecita può essere c<strong>la</strong>ssificata tra quelle tassabili;4 Secondo quanto stabilito con Cass. Civ. 19 aprile 1995 n. 4451 detta <strong>di</strong>sposizione è interpretativa e, dunque, retroattiva.3


c) un red<strong>di</strong>to illecito può essere oggetto <strong>di</strong> possesso se non confiscato o comunque sottratto al<strong>la</strong><strong>di</strong>sponibilità del soggetto.In conclusione, è evidente che, cadute le obiezioni pregiu<strong>di</strong>ziali, oggi per riconoscere <strong>la</strong>tassabilità <strong>di</strong> un determinato red<strong>di</strong>to illecito, è sufficiente ricondurlo in una delle categorie red<strong>di</strong>tualipreviste dal T.U. (ciò vuol anche significare che non sempre un red<strong>di</strong>to illecito sarà tassabile se non è inquadrabilein una categoria red<strong>di</strong>tuale tipica).Con <strong>la</strong> Cass. 3 aprile 2003 n. 5202 <strong>la</strong> Corte <strong>di</strong> cassazione ha esaminato un ulteriore aspetto del<strong>la</strong>questione. In essa, infatti, si è affermato che per poter stabilire se un provento <strong>di</strong> natura illecita sia omeno inquadrabile in una delle categorie riconosciute, occorre in<strong>di</strong>viduare <strong>la</strong> fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to econfrontar<strong>la</strong> con il dato positivo, nel<strong>la</strong> sua oggettività, a prescindere dal<strong>la</strong> gravità del comportamentoantigiuri<strong>di</strong>co rilevato, al fine <strong>di</strong> verificare se <strong>la</strong> stessa possa rientrare nel<strong>la</strong> situazione assunta dallegis<strong>la</strong>tore come fonte generale.In re<strong>la</strong>zione a tale aspetto è utile segna<strong>la</strong>re <strong>la</strong> Cass. 11 <strong>di</strong>cembre 2000 n. 15567, nel<strong>la</strong> quale si èritenuto legittimo l'avviso <strong>di</strong> accertamento con il quale l'Amministrazione finanziaria, accertatal'esistenza <strong>di</strong> un red<strong>di</strong>to tassabile, lo inquadrò in una categoria red<strong>di</strong>tuale <strong>di</strong>versa da quel<strong>la</strong>successivamente statuita sia in sede penale sia <strong>di</strong>nanzi al<strong>la</strong> Commissione Tributaria.Secondo quanto affermato dal<strong>la</strong> Cassazione in tale sentenza, il Giu<strong>di</strong>ce tributario, una voltaaccertata <strong>la</strong> percezione, da parte del contribuente, <strong>di</strong> un determinato introito, non può escluderne <strong>la</strong>tassabilità solo perché tale provento non è stato inquadrato dall'Ufficio nel<strong>la</strong> corretta categoriared<strong>di</strong>tuale.A supporto <strong>di</strong> tale tesi si vedano, inoltre, le istruzioni <strong>di</strong>ramate con <strong>la</strong> circ. 10 agosto 1994 n.150/E con cui, il Ministero delle finanze, ha considerato in ogni caso tassabili i red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> usura, i red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong>impresa derivanti da attività criminose e i red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro o <strong>di</strong> impresa derivanti da attività illecite.In detta circo<strong>la</strong>re si è pure evidenziato che rientra nell'ambito applicativo, del<strong>la</strong> <strong>di</strong>sposizione incommento, <strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro, autonomo o <strong>di</strong> impresa, derivanti da attività illeciteesercitate in assenza <strong>di</strong> un requisito previsto dal<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione extrafiscale quali <strong>la</strong> mancata iscrizione adalbo professionale, il mancato possesso <strong>dei</strong> requisiti o titoli <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o richiesti per lo svolgimentodell'attività, <strong>la</strong> mancanza <strong>di</strong> licenza <strong>di</strong> commercio o <strong>di</strong> altra autorizzazione amministrativa, ovvero <strong>la</strong>vio<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> prescrizioni obbligatorie o <strong>di</strong> <strong>di</strong>sposizioni del<strong>la</strong> contrattazione collettiva.La giurisprudenza ha, ancora, attribuito all'art. 14 L. n. 537 del 1993 un carattere sanzionatorio especiale rispetto al<strong>la</strong> sistematica dell'imposizione sui red<strong>di</strong>ti, ritenendo che il legis<strong>la</strong>tore abbia intesocolpire <strong>la</strong> ricchezza che, come conseguenza <strong>di</strong> attività illecita, accresce comunque quel<strong>la</strong> originaria delsoggetto.Di conseguenza, <strong>la</strong> specialità del<strong>la</strong> norma salva il principio generale che il red<strong>di</strong>to o il risultatoeconomico cui fanno riferimento <strong>la</strong> legge civile e <strong>la</strong> legge fiscale esistono solo in quanto i lorocomponenti positivi o negativi trovano <strong>la</strong> fonte genetica nei fatti-presupposti legis<strong>la</strong>tivamente tute<strong>la</strong>tiperché leciti.Inoltre, con <strong>la</strong> Cass. 12 marzo 2002 n. 3550 <strong>la</strong> Corte <strong>di</strong> cassazione ha affermato che detto art.14, anche se letteralmente riferito alle imposte sui red<strong>di</strong>ti, è comunque applicabile alle altre imposte,trattandosi <strong>di</strong> una norma <strong>di</strong> principio, e quin<strong>di</strong> <strong>la</strong> tesi, da alcuni avanzata, sul<strong>la</strong> non assoggettabilità IVA <strong>dei</strong><strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong> è stata ritenuta errata in quanto contrastante con quanto <strong>di</strong>sposto da detto articolo.Un precisazione è però necessaria.Partendo dall’art. 27 Cost., <strong>la</strong> Cass. civ 1 luglio 1998 n. 11301 ha ricordato che il prelievo fiscaleafferente <strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong> può colpire so<strong>la</strong>mente l’autore del reato da cui nasce il provento. Semmai,qualora si tratti <strong>di</strong> operazioni compiute a mezzo imprese e società <strong>di</strong> capitali, bisognerà imputare dettored<strong>di</strong>to non solo ai legali rappresentanti delle stesse, bensì anche a coloro che hanno effettivamente gestito il traffico (come,ad esempio, nel caso <strong>di</strong> fatture fittizie) conseguendone un profitto 5 .Comunque, sul tema, decisiva è stata <strong>la</strong> sentenza Cass. civ. 2 maggio 1996 n. 408 6 .5 In caso <strong>di</strong> <strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong> scaturenti da traffici <strong>di</strong> fatturazioni false, <strong>la</strong> quantificazione del provento verrà considerata al<strong>la</strong>stregua del valore delle stesse fatture false.6 Poi confermata anche con successive sentenze. V. Cass. 13 <strong>di</strong>cembre 1996 n. 11148, 3 marzo 1997 n. 220, 16 aprile 1997 n.3259 e 31 luglio 1997 n. 7713.4


In essa si è definitivamente affermata <strong>la</strong> natura <strong>di</strong> norma interpretativa dell’art. 14, comma 4 L.n. 537 del 1993.La Corte, ha, infatti, spiegato che detta norma non può essere limitata soltanto a quel<strong>la</strong>espressamente <strong>di</strong>chiarata tale dal legis<strong>la</strong>tore, dando, piuttosto, una lettura per cui, le previsioni <strong>di</strong>interpretazione autentica si saldano con le <strong>di</strong>sposizioni interpretate, originando un precetto normativounitario, che ha <strong>la</strong> funzione <strong>di</strong> chiarire il senso <strong>di</strong> norme pre-esistenti, ovvero <strong>di</strong> eliminare eventualicontrasti giurisprudenziali e/o interpetativi o, ancora, <strong>di</strong> imporre una delle possibili varianti compatibilicon il tenore letterale del precetto.In essa si ricorda che nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione preparatoria al <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge del senato n 1325, si èspecificato come fosse opportuno chiarire l'assoggettabilità ad imposizione <strong>di</strong> tutti gli introiti, quale nesia <strong>la</strong> fonte, e che per ciò stesso, si dovesse introdurre un'ulteriore fattispecie residuale da includerenell'art. 81 del T.U. delle imposte sui red<strong>di</strong>ti, concludendo che il carattere illecito dell'attività nonesclude l'applicazione del tributo.Così nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> L. n. 537 del 1993, che, però, è stata motivo <strong>di</strong> ulteriori ricorsi al<strong>la</strong>Suprema Corte da parte <strong>di</strong> coloro che ne contestarono il contenuto sostenendo che si sarebberospecificate alcune fattispecie concrete <strong>di</strong> tassabilità <strong>di</strong> <strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong> (red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> capitale per usura,red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro <strong>di</strong>pendente e <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro autonomo collegati ad attività illecite, i red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> impresaderivanti da attività criminose) con <strong>la</strong> conseguenza, però, che quelle non previste, a loro <strong>di</strong>re, nonsarebbero state tassabili.Ma anche qui si è rilevato il carattere non tassativo, osservando che il riferimento doveva tornare amonte, e cioè all'inclusione nel comma 1 dell' art. 6 T.U.I.R., <strong>la</strong>sciando all'interprete l'oneroso compito<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le categorie red<strong>di</strong>tuali in cui possono inserirsi fatti, atti ed attività <strong>illeciti</strong>.Sempre nel<strong>la</strong> sentenza n 408, i supremi giu<strong>di</strong>ci hanno, inoltre, escluso <strong>la</strong> visione etica nel <strong>di</strong>ritto(<strong>la</strong> stessa secondo <strong>la</strong> quale l'or<strong>di</strong>namento non potrebbe chiedere l'adempimento fiscale a chi ha<strong>di</strong>mostrato, con <strong>la</strong> sua attività in contrasto con l'utilità sociale dannosa per <strong>la</strong> sicurezza, <strong>la</strong> libertà e <strong>la</strong><strong>di</strong>gnità umana, una visione del<strong>la</strong> vita incompatibile con i <strong>di</strong>ritti invio<strong>la</strong>bili dell'uomo). Anzi, i giu<strong>di</strong>ci,oltre a non riscontrare alcun contrasto con le norme costituzionali eccepite, osservavano che l'eventualeesclusione <strong>dei</strong> red<strong>di</strong>ti <strong>illeciti</strong> dal prelievo fiscale potesse porsi in contrasto con l'art. 3 Cost., precisandoche se sussistesse l'illegittimità costituzionale del prelievo fiscale sui <strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong>, analogamente sarebbe incostituzionaleogni legis<strong>la</strong>zione premiale ed ogni condono.Si precisava, quin<strong>di</strong>, in modo troncante che l'attitu<strong>di</strong>ne al<strong>la</strong> contribuzione è legata a fattisintomatici (quali <strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> un red<strong>di</strong>to, il possesso <strong>di</strong> un patrimonio, il trasferimento del<strong>la</strong>ricchezza ed il consumo <strong>di</strong> beni) con le problematiche connesse al<strong>la</strong> precisazione <strong>dei</strong> termini "red<strong>di</strong>to","possesso", "ricchezza" e "beni".Quin<strong>di</strong>, ne derivava una lettura per cui, il legis<strong>la</strong>tore costituente e quello or<strong>di</strong>nario nonconsiderano <strong>la</strong> qualificazione giuri<strong>di</strong>ca <strong>dei</strong> fatti, attività o atti per escluderli dal<strong>la</strong> capacità contributivadel soggetto in riferimento al<strong>la</strong> loro anti-giuri<strong>di</strong>cità.La previsione <strong>di</strong> una normativa tendente a <strong>di</strong>sporre <strong>la</strong> confisca <strong>dei</strong> patrimoni <strong>illeciti</strong> <strong>di</strong>mostra,infatti, <strong>la</strong> tendenziale volontà del legis<strong>la</strong>tore volta ad impe<strong>di</strong>re all'autore del reato <strong>di</strong> goderne i frutti, manon esclude <strong>la</strong> tassabilità <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong> sotto un altro profilo; sicchè, solo se <strong>la</strong> confisca è attuata,si elimina il possesso del red<strong>di</strong>to in quanto, solo in tal caso, si esclude un presupposto fondamentaledel<strong>la</strong> tassabilità dello stesso.Ed è proprio quest’ultimo punto, circa il possesso e l’eventuale confisca <strong>di</strong> detti <strong>proventi</strong>, chemerita una nota partico<strong>la</strong>re.L'espressione utilizzata dal legis<strong>la</strong>tore ha dato luogo a <strong>di</strong>vergenti opinioni nell'ambitodottrinario. Innanzitutto ci si è chiesti se l'aggettivo penale sia riferito anche al sequestro, oppure se silimiti a caratterizzare solo <strong>la</strong> confisca (art. 240 c.p.).Nel caso, infatti, detto riferimento legis<strong>la</strong>tivo fosse effettuato esclusivamente in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong>confisca, allora anche i sequestri subiti in sede civile o amministrativa impe<strong>di</strong>rebbero l'imponibilità <strong>dei</strong><strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong>.5


A questo proposito <strong>la</strong> soluzione accolta dal<strong>la</strong> dottrina maggioritaria, nonostante il tenoreletterale del testo, sembra essere quel<strong>la</strong> che considera, come ostativo al<strong>la</strong> <strong>tassazione</strong>, il solo sequestroeffettuato ai sensi del<strong>la</strong> legge penale 7 .Però, si osserva che, tal ultimo provve<strong>di</strong>mento non ha valenza definitiva, per cui in numerosicasi al sequestro potrebbe non conseguire una definitiva per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità del provento, rendendopartico<strong>la</strong>rmente <strong>di</strong>fficoltosa <strong>la</strong> sua ripresa a <strong>tassazione</strong>. Si pensi, a tale proposito, all'eventualità che ilsoggetto tito<strong>la</strong>re del red<strong>di</strong>to, nell'imminenza del<strong>la</strong> sua ripresa a <strong>tassazione</strong>, subisca da un cre<strong>di</strong>tore (inrealtà un proprio interposto) un'azione giu<strong>di</strong>ziale volta, tra l'altro, al sequestro conservativo <strong>di</strong> unacospicua somma <strong>di</strong> danaro, ai sensi degli artt. 670 e ss. c.p.c., allo scopo <strong>di</strong> sfuggire al<strong>la</strong> <strong>tassazione</strong>, operlomeno <strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>la</strong>zionar<strong>la</strong> nel tempo.Nonostante tali considerazioni, però, l'effetto <strong>di</strong> spossessamento (comunque derivante da unsequestro) e <strong>la</strong> lettera del<strong>la</strong> norma, fanno propendere per un interpretazione estensiva del<strong>la</strong> stessanorma (e, quin<strong>di</strong>, per l’intassabilità del provve<strong>di</strong>mento soggetto a semplice sequestro conservativo).Con riferimento al<strong>la</strong> prassi dell'amministrazione finanziaria, si noti <strong>la</strong> circ. n. 150 del 1994 che haprecisato come potrà sempre essere eccepita, in sede <strong>di</strong> accertamento, l'eventuale avvenuta per<strong>di</strong>ta delprovento per confisca o restituzione e risarcimento con onere del<strong>la</strong> prova a carico del contribuente.Tale interpretazione sembra ampliare il novero delle cause ostative, a favore del contribuente,riconoscendole anche nel caso in cui si sia persa, definitivamente, <strong>la</strong> <strong>di</strong>sponibilità del provento illecito, aseguito dell'avvenuta restituzione e del risarcimento <strong>dei</strong> danni.Al<strong>la</strong> luce <strong>di</strong> tali chiarimenti, si riba<strong>di</strong>sce <strong>la</strong> convinzione che il "sequestro", per sua naturatemporaneo, non può costituire una causa <strong>di</strong> definitiva intassabilità del provento illecito (come è,invece, per <strong>la</strong> confisca o <strong>la</strong> restituzione del provento) che, infatti, una volta <strong>di</strong>ssequestrato torna nel<strong>la</strong><strong>di</strong>sponibilità del soggetto autore dell'illecito.Facendo riferimento proprio al<strong>la</strong> effettiva <strong>di</strong>sponibilità del provento illecito, <strong>la</strong> Corte <strong>di</strong>Cassazione 8 ha successivamente evidenziato che quando esso è astrattamente soggetto a confisca (comenel caso, ad esempio, dell'art. 416-bis c.p.), ma <strong>di</strong> fatto non venga confiscato, dovrà, comunque, esseresottoposto a imposizione, fermo restando che, il sopraggiungere del<strong>la</strong> confisca dopo <strong>la</strong> <strong>tassazione</strong>,travolgerebbe a posteriori l'atto impositivo, per caducazione del titolo giustificativo.Inoltre, come affermato dal<strong>la</strong> Suprema Corte nel<strong>la</strong> sentenza n. 7337 del 2003, l'eventualeprovve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> confisca non influenzerà <strong>la</strong> vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> atti impositivi emanati in <strong>di</strong>fferenti perio<strong>di</strong>d'imposta.Conclusivamente, si può affermare che il principio del<strong>la</strong> neutralità dell’imposizione, o se si vuoledel<strong>la</strong> irrilevanza del<strong>la</strong> illiceità <strong>dei</strong> fatti genetici del red<strong>di</strong>to, in forza del<strong>la</strong> citata <strong>di</strong>sposizione, ècon<strong>di</strong>zionato esclusivamente al<strong>la</strong> sussistenza <strong>di</strong> due presupposti:a) il primo, in <strong>di</strong>ritto, riguarda <strong>la</strong> sussumibilità del red<strong>di</strong>to in una delle categorie in<strong>di</strong>cate nell'art.6 TUIR;b) il secondo, in fatto, è che il red<strong>di</strong>to non sia stato già sottoposto a sequestro o confisca penale(in quanto verrebbe meno il verificarsi del presupposto d'imposta).In tal senso, un’ultima nota merita <strong>la</strong> Cass. civ. 5 giugno 2000 n. 7511, <strong>la</strong>ddove si è affermatoche non può avere alcun rilievo il fatto che il contribuente sia stato condannato al<strong>la</strong> restituzione o alrisarcimento, … Infatti, <strong>la</strong> condanna al risarcimento è un fatto che:a) in linea <strong>di</strong> principio, non può influire sul<strong>la</strong> nascita del<strong>la</strong> obbligazione tributaria, perché,logicamente e cronologicamente, è successivo al verificarsi del presupposto d'imposta dal quale deriva <strong>la</strong>obbligazione; in ipotesi, potrebbe rilevare successivamente nell'anno <strong>di</strong> competenza, se ed in quantoprevisto come per<strong>di</strong>ta deducibile e documentata;b) non è specificamente previsto tra i fatti impe<strong>di</strong>tivi a estintivi del<strong>la</strong> obbligazione tributaria.Inoltre, il fatto che ci sia stata <strong>la</strong> condanna al<strong>la</strong> restituzione ed al risarcimento non significa che<strong>la</strong> sentenza sia stata anche eseguita e, quin<strong>di</strong>, non vi è prova che l'incremento <strong>di</strong> ricchezza, lecito o<strong>di</strong>llecito che fosse, sia stato "azzerato".7 Per una tesi a contrario v. M. Pisani, Cause impe<strong>di</strong>tive nel<strong>la</strong> <strong>tassazione</strong> <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong> da attività illecite, in Corr. Trib. n. 4 del 2001.8 V. Cass., sez. I, n. 4381 del 1995.6


4. CONCLUSIONINel tentativo <strong>di</strong> trarre le fi<strong>la</strong> del <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> può <strong>di</strong>re che, oggi, nessun dubbio sussistesull’imponibilità <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong> frutto <strong>di</strong> attività illecite.Di certo problemi possono semmai porsi, circa le c<strong>la</strong>ssificazioni e/o <strong>di</strong> categorizzazioni deglistessi <strong>proventi</strong>, al fine <strong>di</strong> inquadrarli in una categoria <strong>di</strong> ricchezza tassabile.Infatti, mentre non vi è dubbio alcuno circa <strong>la</strong> tassabilità <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong> scaturenti da attivitàcaratterizzate dal<strong>la</strong> mancanza <strong>di</strong> requisiti soggettivi dell’agente (come, ad esempio, nel caso <strong>di</strong> esercizio<strong>di</strong> determinate attività protette, senza l’iscrizione nei re<strong>la</strong>tivi albi professionali; od anche <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong>frutto <strong>di</strong> un’attività economica privata, che <strong>la</strong> Carta costituzionale definisce libera e, perciò, garantita,ma che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale - art. 41 Cost. -, come nel caso <strong>di</strong> industrieinquinanti).Più complessa è, invece, <strong>la</strong> questione afferente altri tipi <strong>di</strong> <strong>proventi</strong> da attività illecita. Un casopartico<strong>la</strong>rmente complesso è, ad esempio, quello dell’imposizione <strong>di</strong> <strong>proventi</strong> frutto <strong>di</strong> attività <strong>di</strong>prostituzione che, a prescindere da altri aspetti, non risulta praticabile (nemmeno al<strong>la</strong> luce delleapprofon<strong>di</strong>te, ed ormai anche attempate, valutazioni dottrinali riscontrabili persino nel<strong>la</strong> giurisprudenzadell’ottocento).Quin<strong>di</strong>, pur tenendo conto del<strong>la</strong> graduazione <strong>dei</strong> <strong>di</strong>versi <strong>illeciti</strong>, vanno comunque escluse lesituazioni già a prima vista configurabili come reati (occupazione senza titolo <strong>di</strong> immobili, lottizzazioniabusive, ecc.).Piuttosto, il vero problema sorge in presenza <strong>di</strong> fattispecie il cui carattere delittuoso, seppurecerto, non si manifesta imme<strong>di</strong>atamente, in quanto appaiono sub-specie <strong>di</strong> rapporti giuri<strong>di</strong>ci rego<strong>la</strong>ri,come nel caso del<strong>la</strong> ricettazione (in apparenza, un contratto <strong>di</strong> compraven<strong>di</strong>ta), dell’impiego <strong>di</strong> denaro<strong>di</strong> provenienza illecita (che può assumere l’aspetto <strong>di</strong> attività finanziaria), dell’organizzazione <strong>di</strong> attivitàcriminose in forma <strong>di</strong> impresa (all’interno del<strong>la</strong> quale le attività lecite si intrecciano con quelle illecite).Più sfuggente ancora è l’usura che (fatte salve le ipotesi estreme che, in genere, restano occultefino all’emersione del reato) si manifesta come un rego<strong>la</strong>re contratto <strong>di</strong> mutuo (art. 1813 c.c.)produttivo <strong>di</strong> interessi (art. 1825 c.c.), spesso inserito in una più generale attività finanziaria. In questicasi, <strong>la</strong> delittuosità del<strong>la</strong> situazione è rive<strong>la</strong>ta dal<strong>la</strong> misura degli interessi, anche se è facile immaginareche al tasso <strong>di</strong>chiarato ufficialmente si aggiunga una ulteriore quota occultata dalle parti.Nel<strong>la</strong> casistica, qui riportata in rapi<strong>di</strong> schemi referenziali, una nota a parte meritano le fro<strong>di</strong>petrolifere.La questione presenta due aspetti in quanto l’Amministrazione finanziaria, da un <strong>la</strong>to, haritenuto, in questi casi, <strong>di</strong> dover procedere al recupero dell’imposta <strong>di</strong> fabbricazione evasa e, dall’altro,ha considerato il re<strong>la</strong>tivo costo indetraibile (in modo da acquisire a <strong>tassazione</strong> il maggior red<strong>di</strong>to fiscale).Rispetto a questa procedura è stato ritenuto doversi escludere <strong>la</strong> tassabilità <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong> derivantida attività illecite re<strong>la</strong>tive alle fro<strong>di</strong> petrolifere, dato che in tal modo si sarebbe legittimata <strong>la</strong> permanenzadel profitto illecito nel patrimonio dell’autore del reato. Però, è da considerare che, così agendo, <strong>la</strong>giurisprudenza ha valutato che, mentre l’imposta <strong>di</strong> fabbricazione, incidendo sull’attività economica,costituisce un costo <strong>di</strong> produzione, ed è, comunque dovuta, invece, per le imposte sui red<strong>di</strong>ti, non havalutato l’opportunità <strong>di</strong> procedere <strong>di</strong> volta in volta ad un concreto accertamento circa quanto<strong>di</strong>chiarato, preferendo ricorrere al principio del<strong>la</strong> indeducibilità <strong>dei</strong> costi.In conclusione, nello sforzo <strong>di</strong> sfuggire al conflitto fra i doveri <strong>di</strong> solidarietà e l’inammissibilitàdell’imposizione <strong>dei</strong> red<strong>di</strong>ti provenienti da attività illecite, l’obbligo <strong>di</strong> contribuire è stato separato dairestanti obblighi tributari, con <strong>la</strong> conseguenza che, risolta positivamente <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> <strong>tassazione</strong> <strong>dei</strong><strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong>, è stata posta quel<strong>la</strong>, del<strong>la</strong> sussistenza dell’obbligo <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarare i re<strong>la</strong>tivi <strong>proventi</strong>.In re<strong>la</strong>zione a quest’ultimo punto, <strong>la</strong> giurisprudenza ha ritenuto insussistente l’obbligo <strong>di</strong><strong>di</strong>chiarazione <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong> derivanti da attività illecita intesa come “attività penalmente sanzionata”, inquanto l’equiparazione <strong>di</strong> tali attività illegali a quelle lecite avviene solo con riferimento al<strong>la</strong> <strong>tassazione</strong>,trattandosi <strong>di</strong> una ipotesi che opera solo in via residuale e non può portare – in alcun modo – aconfigurare un obbligo <strong>di</strong>chiarativo <strong>di</strong> <strong>proventi</strong> <strong>di</strong> attività sanzionate dal<strong>la</strong> legge penale, che è, invece,configurabile per le attività “irrego<strong>la</strong>ri” dal punto semplicemente amministrativo.7


Pertanto, una volta riconosciuta l’imponibilità <strong>di</strong> tali <strong>proventi</strong>, evidente è che essi rimangonoegualmente sottoposti alle norme sostanziali come a quelle proce<strong>di</strong>mentali. Nonostante, infatti, iltentativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere i <strong>di</strong>versi <strong>illeciti</strong>, sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> fonte dal<strong>la</strong> quale <strong>di</strong>scendono i <strong>proventi</strong>, <strong>la</strong>casistica <strong>di</strong>mostra come non sempre il carattere illecito dell’attività si prospetta in modo univoco; da quiil dualismo, all’interno <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong> derivanti da atti, fatti o attività qualificabili come illecito, che èconseguenza del<strong>la</strong> <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> qualificare <strong>la</strong> fattispecie in modo imme<strong>di</strong>ato.Anche se <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificazione, fra le due categorie <strong>di</strong> <strong>proventi</strong>, semplifica notevolmente il problemadell’imponibilità <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong> <strong>illeciti</strong>, rimane l’esigenza <strong>di</strong> risolvere <strong>la</strong> questione dell’appartenenza all’unao all’altra categoria, in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> quale, con l’imponibilità, sorge anche l’obbligo <strong>di</strong> presentare <strong>la</strong><strong>di</strong>chiarazione.A fronte del<strong>la</strong> complessità e pluralità delle situazioni giuri<strong>di</strong>che, l’interprete, in presenza <strong>di</strong>misure <strong>di</strong> sicurezza patrimoniali, deve analizzare tutti gli aspetti del<strong>la</strong> fattispecie delittuosa, per verificarepreliminarmente <strong>la</strong> riconducibilità <strong>dei</strong> <strong>proventi</strong> alle categorie red<strong>di</strong>tuali tipiche e, in caso negativo,in<strong>di</strong>viduare eventuali red<strong>di</strong>ti imponibili, all’interno delle situazioni per le quali sono previstiprovve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> sequestro o confisca penale. Detto accertamento comporta, inoltre, l’esigenzadell’adempimento degli obblighi strumentali, fra cui, principalmente quello del<strong>la</strong> <strong>di</strong>chiarazione 9 , contutte le problematiche <strong>di</strong> accertamento del<strong>la</strong> sua veri<strong>di</strong>cità, che afferiscono alle metodologie pratiche daadoperare in re<strong>la</strong>zione ad ogni singo<strong>la</strong> fattispecie con cui, <strong>di</strong> volta in volta, ci si confronta.Marco Parrivecchio9 Pertanto, ove non sia contestata l’omessa <strong>di</strong>chiarazione, se l’illecito non ricade nelle fattispecie <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarazione fraudolentadeve essere configurato come <strong>di</strong>chiarazione infedele, che si artico<strong>la</strong> in forme <strong>di</strong>fferenti, a seconda che sia compiuto dasoggetti obbligati al<strong>la</strong> tenuta delle scritture contabili o da soggetti che non esercitano attività d’impresa o <strong>di</strong> <strong>la</strong>voroautonomo.8

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