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Catatonia: una revisione critica del concetto e indicazioni terapeutiche

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N. Bartolommei et al.decorso cronico-ingravescente, denominato dall’Autoredementia praecox. Nella concezione kraepelinianala catatonia perde quindi il valore di entità diagnosticaautonoma, divenendo uno dei vari sottotipi clinici <strong>del</strong>ladementia praecox 3 , caratterizzato da decorso cronicoe prognosi infausta. Dal punto di vista psicopatologico,mentre Kahlbaum sosteneva la centralità <strong>del</strong>la componentepsicomotoria, secondo Kraepelin 4 la sintomatologiacatatonica era manifestazione di quel deficit di volizioneche l’Autore tedesco considerava punto centrale<strong>del</strong>la psicopatologia <strong>del</strong>la dementia praecox.Eugene Bleuler, nel 1916 5 , confermò la classificazione<strong>del</strong>la catatonia tra i sottotipi di schizofrenia, termineconiato in sostituzione di quello di dementia praecox. Isintomi e i segni clinici che, per l’Autore svizzero, definisconola schizofrenia catatonica hanno in massimaparte le stesse caratteristiche già osservate da Kahlbaume Kraepelin, tuttavia Bleuler attribuiva loro <strong>una</strong> rilevanzadiagnostica minore.Gli studi di Wernicke, Kleist e Leohnard sulla caratterizzazioneclinica e psicopatologica <strong>del</strong>la catatonia hannosuccessivamente ispirato l’elaborazione di un sistemanosologico in cui i disturbi psicotici con prevalenti sintomipsicomotori sono ripartiti in due categorie: la psicosimotoria, caratterizzata da alterazioni <strong>del</strong>la psicomotricitàdi tipo ipercinetico e sintomi psicotici, e la schizofreniacatatonica ulteriormente suddivisa in <strong>una</strong> forma sistematica,a decorso cronico, e <strong>una</strong> forma non sistematica, trale cui varianti era inclusa la catatonia periodica contraddistintada un andamento intermittente, con alternanzadi fasi ipercinetiche e stati acinetici, e da un’importantecomponente eziologica ereditaria a trasmissione autosomicadominante 6-9 .Già nel 1934 Stauder descriveva inoltre <strong>una</strong> particolareforma di catatonia, caratterizzata da insorgenza acuta,rapida evoluzione e prognosi spesso infausta, per laquale l’Autore coniò il termine di die todliche katatonie,variamente tradotto in catatonia maligna o letale 10 . Neglianni successivi altri Autori fornirono ulteriori descrizionidi questa sindrome, riportandone come segni distintivila febbre elevata e le gravi alterazioni <strong>del</strong> sistema nervosoautonomo, il decorso acuto e la prognosi spesso infausta11-14 . Risalgono invece agli inizi degli anni ottanta<strong>del</strong> secolo scorso le prime pubblicazioni sulla sindromemaligna da neurolettici (SMN), con aspetti clinici ed evolutivisimili alla catatonia maligna, dalla quale si distingueprincipalmente per l’insorgenza dopo l’assunzionedi neurolettici 15 16 .La concezione kraepeliniana <strong>del</strong>la catatonia comeespressione clinica <strong>del</strong> disturbo schizofrenico è risultataa lungo preponderante, in letteratura come nella praticaclinica, influenzando anche gli estensori dei principalisistemi internazionali di classificazione dei disturbi mentali.Nel DSM, sin dalla seconda edizione <strong>del</strong> 1968 17 , laEPUBcatatonia è stata classificata tra i possibili sottotipi di schizofrenia;analogamente l’ICD <strong>del</strong> WHO già dall’edizione<strong>del</strong> 1948 18 riconosceva un tipo catatonico <strong>del</strong> disturboschizofrenico. A partire dalla seconda metà degli anni’70 numerosi studi clinici posero però le basi per <strong>una</strong>rivisitazione <strong>del</strong>le posizioni allora vigenti sul significatodiagnostico dei sintomi catatonici, ridimensionando l’importanza<strong>del</strong>l’associazione con la schizofrenia e rivalutandol’originaria concezione di Kahlbaum sulla strettarelazione con i disturbi <strong>del</strong>l’umore. Uno studio di followup<strong>del</strong> 1975 rilevò che in un campione di 500 pazientipsichiatrici circa il 10% presentava caratteristiche catatonichee la maggior parte di questi soggetti aveva <strong>una</strong>diagnosi di disturbo <strong>del</strong>l’umore 19 . Negli stessi anni ancheTaylor e Abrams 20-23 dimostrarono la maggiore prevalenza<strong>del</strong>la catatonia in pazienti bipolari rispetto ai soggettischizofrenici. Studi più recenti hanno confermato l’eterogeneità<strong>del</strong>le condizioni cliniche associate alla catatonia.In un campione di pazienti psichiatrici ospedalizzati lacatatonia è stata riscontrata con <strong>una</strong> frequenza variabiledal 7 al 17%, prevalentemente in soggetti con disturbi<strong>del</strong>l’umore o disturbo da uso di sostanze 24 . Manifestazionicatatoniche sono state descritte anche in soggetti conSindrome di Gilles de la Tourette, oppure con patologiasomatica quale epilessia, febbre di origine sconosciuta,sindrome paraneoplastica, nonché in bambini con disturbo<strong>del</strong>lo spettro autistico o ritardo mentale 25-27 .Attualmente il dibattito sull’inquadramento nosograficodei sintomi catatonici verte sulla possibilità di “scindere”definitivamente il legame tra catatonia e schizofreniae riclassificare la sindrome catatonica come entità diagnosticaautonoma. Nella sua ultima edizione il DSM 28pur continuando sostanzialmente ad aderire alla visionekraepeliniana, riconosce la catatonia non solo comesottotipo diagnostico <strong>del</strong>la schizofrenia, ma anche comedisturbo mentale di origine organica e come caratteristica“specifica” di episodi di depressione maggiore o dimania nell’ambito <strong>del</strong> disturbo bipolare <strong>del</strong>l’umore. Nelrilanciare la proposta di <strong>una</strong> ridefinizione <strong>del</strong>la catatoniacome categoria diagnostica indipendente, Taylor eFink 29 30 sottolineano che questo disturbo risulta sufficientementediffuso tra i pazienti psichiatrici, si manifesta conun pattern sintomatologico tipico e con modalità costantidi decorso, risponde a specifici trattamenti e pertantoconfigura un quadro clinico che può essere sottoposto avalutazioni diagnostiche e prognostiche affidabili.L’opportunità di assegnare <strong>una</strong> posizione di maggiore rilevanzaalla catatonia, nella prossima edizione <strong>del</strong> DSM, ècondivisa da numerosi altri Autori, in quanto favorirebbenon solo <strong>una</strong> diagnosi precoce e quindi un trattamentotempestivo ed efficace, ma stimolerebbe anche la ricercasulle basi neurobiologiche <strong>del</strong>la fenomenica catatonica 31 .In un’ottica puramente clinico-terapeutica, infatti, il mancatoriconoscimento <strong>del</strong>le forme catatoniche e quindi il2

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