Francesco Petrarca, RVF, XC [Erano i capei d'oro ... - ZyXEL NSA210

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Italiano – Petrarca Lara Montagner 3 a E 29 novembre 2005Francesco Petrarca, RVF, XC [Erano i capei d’oro a l’aura sparsi]Erano i capei d'oro a l'aura sparsiche 'n mille dolci nodi gli avolgea,e 'l vago lume oltra misura ardeadi quei begli occhi ch'or ne son sì scarsi;5 e 'l viso di pietosi color farsi,non so se vero o falso, mi parea:i' che l'esca amorosa al petto avea,qual meraviglia se di subito arsi?9 Non era l'andar suo cosa mortalema d'angelica forma, e le parolesonavan altro che pur voce umana;12 uno spirto celeste, un vivo solefu quel ch'i' vidi, e se non fosse or tale,piaga per allentar d'arco non sana.Forma metricaÈ un sonetto formato da endecasillabi, con struttura ABBA-ABBA-CDE-DCE. La B è una rimaimperfetta: assonanza (v. 2-3 “avolgea-ardea”; v. 6-7 “parea-avea”).ParafrasiPetrarca si ricorda un istante, forse il primo incontro con Laura o forse uno successivo.I capelli biondi di Laura erano sparsi al vento leggero (aura, v.1, significa "brezza" e vi troviamo unrichiamo del nome e senhal dell'amata: l’aura->Laura), che li avvolgeva in mille dolci nodi e ilseducente splendore di quei bei occhi, i quali ora ne sono privi, ardeva a dismisura.A Petrarca sembrava che i colori del viso di Laura esprimessero pietà (che nel lessico amorosoindica disponibilità), ma non sa se questa impressione fosse vera o falsa. Aveva una predisposizionead accendersi d'amore, e allora non c'è da stupirsi se subito si innamorò (ciò è formulato con unadomanda retorica: v.8).L'incedere di Laura non era di cosa (di un essere) mortale, ma di angelica forma; e le paroleavevano un accento diverso da quelle della voce umana perché suonavano celestiali.Fu uno spirito celeste, un vivo sole quello che il poeta vide. E se anche ora non fosse più comeallora, cioè non avesse più questo splendore egli l’amerebbe comunque: anche se non c’è più losplendore che Laura aveva in gioventù (l’arco di Cupido che allora lo colpì oggi non è più tesocome una volta), la ferita d’amore è ancora viva.Analisi e commentoIl tema principale del sonetto è una lode della bellezza di Laura (nei termini fenomenici del piùschietto stilnovismo, come il commento mostrerà) e l'affermazione del perdurare dell'amorenonostante il trascorrere del tempo. A ciò si aggiunge il motivo malinconico del senso del tempoche passa; ed è proprio quest’ultimo che costituisce la particolarità del Petrarca rispetto ai poeti chelo precedono. Nel sonetto ci sono due piani temporali differenti: uno passato, in cui risplende labellezza della donna che innamora il poeta, e un altro presente, in cui tale bellezza è offuscata.Il tema della lode della donna è un tòpos della letteratura stilnovistica, e Petrarca, da questo punto divista, non si discosta dalla tradizione precedente (per es. Guinizzelli: Io voglio del ver la mia donnalaudare) es. v. 1 “capei d’oro”, v. 12 “vivo sole”. Questa lode si sviluppa nella prima quartina e1

Italiano – <strong>Petrarca</strong> Lara Montagner 3 a E 29 novembre 2005<strong>Francesco</strong> <strong>Petrarca</strong>, <strong>RVF</strong>, <strong>XC</strong> [<strong>Erano</strong> i <strong>capei</strong> d’oro a l’aura sparsi]<strong>Erano</strong> i <strong>capei</strong> <strong>d'oro</strong> a l'aura sparsiche 'n mille dolci nodi gli avolgea,e 'l vago lume oltra misura ardeadi quei begli occhi ch'or ne son sì scarsi;5 e 'l viso di pietosi color farsi,non so se vero o falso, mi parea:i' che l'esca amorosa al petto avea,qual meraviglia se di subito arsi?9 Non era l'andar suo cosa mortalema d'angelica forma, e le parolesonavan altro che pur voce umana;12 uno spirto celeste, un vivo solefu quel ch'i' vidi, e se non fosse or tale,piaga per allentar d'arco non sana.Forma metricaÈ un sonetto formato da endecasillabi, con struttura ABBA-ABBA-CDE-DCE. La B è una rimaimperfetta: assonanza (v. 2-3 “avolgea-ardea”; v. 6-7 “parea-avea”).Parafrasi<strong>Petrarca</strong> si ricorda un istante, forse il primo incontro con Laura o forse uno successivo.I capelli biondi di Laura erano sparsi al vento leggero (aura, v.1, significa "brezza" e vi troviamo unrichiamo del nome e senhal dell'amata: l’aura->Laura), che li avvolgeva in mille dolci nodi e ilseducente splendore di quei bei occhi, i quali ora ne sono privi, ardeva a dismisura.A <strong>Petrarca</strong> sembrava che i colori del viso di Laura esprimessero pietà (che nel lessico amorosoindica disponibilità), ma non sa se questa impressione fosse vera o falsa. Aveva una predisposizionead accendersi d'amore, e allora non c'è da stupirsi se subito si innamorò (ciò è formulato con unadomanda retorica: v.8).L'incedere di Laura non era di cosa (di un essere) mortale, ma di angelica forma; e le paroleavevano un accento diverso da quelle della voce umana perché suonavano celestiali.Fu uno spirito celeste, un vivo sole quello che il poeta vide. E se anche ora non fosse più comeallora, cioè non avesse più questo splendore egli l’amerebbe comunque: anche se non c’è più losplendore che Laura aveva in gioventù (l’arco di Cupido che allora lo colpì oggi non è più tesocome una volta), la ferita d’amore è ancora viva.Analisi e commentoIl tema principale del sonetto è una lode della bellezza di Laura (nei termini fenomenici del piùschietto stilnovismo, come il commento mostrerà) e l'affermazione del perdurare dell'amorenonostante il trascorrere del tempo. A ciò si aggiunge il motivo malinconico del senso del tempoche passa; ed è proprio quest’ultimo che costituisce la particolarità del <strong>Petrarca</strong> rispetto ai poeti chelo precedono. Nel sonetto ci sono due piani temporali differenti: uno passato, in cui risplende labellezza della donna che innamora il poeta, e un altro presente, in cui tale bellezza è offuscata.Il tema della lode della donna è un tòpos della letteratura stilnovistica, e <strong>Petrarca</strong>, da questo punto divista, non si discosta dalla tradizione precedente (per es. Guinizzelli: Io voglio del ver la mia donnalaudare) es. v. 1 “<strong>capei</strong> d’oro”, v. 12 “vivo sole”. Questa lode si sviluppa nella prima quartina e1


Italiano – <strong>Petrarca</strong> Lara Montagner 3 a E 29 novembre 2005nelle due terzine, escluso il verso finale. Nella quartina la lode riguarda i capelli e gli occhi, mentrenelle terzine la lode si sviluppa su tutto il corpo; in entrambi i casi si mette in evidenza laluminosità.Una serie di termini evoca la forma angelica di Laura (v. 10 “angelica forma”, 12 “spirito celeste”,9 “non..mortale”); quindi si raggiunge un altro tòpos stilnovistico (vedi Guinizzelli, Al cor gentlrempaira sempre Amore), cioè quello della donna angelicata.Il secondo tema presente è la descrizione della passione amorosa, svolta secondo i canoni dellatradizione poetica; infatti troviamo una serie di metafore dell’eros (già presenti sin da Ovidio): ilverbo “ardere” -> amore come fuoco; “cuore “ ->sede della passione amorosa (vedi Iacopo daLentini Amor desio che vien da core); “esca” -> pietra focaia; 14 “arco” -> che ci ricollegaall’immagine di cupido (eros).Nel sonetto domina il campo semantico della luce e dell’ardere. Al verso 1: “<strong>capei</strong> d’oro” è unametafora, indica i capelli biondi e vuole suggerire la “preziosità” della donna amata. Al verso 3 e 8troviamo le metafore dell’ardere, prendere fuoco, ma per amore. Infine al verso 14 abbiamo un’altrametafora: anche se l’arco non è più teso la ferita non si rimargina = anche se non c’è più splendorela ferita d’amore è ancora viva.In questa poesia <strong>Petrarca</strong> mette in gioco due piani temporali differenti. Su un piano c'èl’innamoramento, collocato in quell'indefinito momento passato, da cui prende avvio la lode dellabellezza di Laura e la descrizione dell'innamoramento. Sull'altro si allude alla situazione presente,in particolare al v. 4 e al v. 14, dove l’immagine dell’arco è inserita nell’affermazione che questoamore persiste ancora oggi.Il passato, in cui avviene il primo incontro o un’incontro significativo con Laura e nel quale siaccende l’amore, è denotato dai verbi all’imperfetto e al passato remoto (v. 1 “erano”, 2 “avolgea”,3 “ardea”, 6 “parea”, 7 “avea”, 8 “arsi”, 9 “era”, 11 “sonavan”, 13 “fu”). Il secondo pianotemporale, che si colloca nel presente, si manifesta solo in due momenti: nel secondo emistichio delverso 4 “son”, del verso 13 “fosse” e nel verso 14 “sana”. Inoltre troviamo una ripetizionedell’avverbio di tempo, deittico del presente, “or” al verso 4 e 13.Il gioco fra questi due piani temporali da un punto di vista esplicito, ci dice che la bellezza di Lauraè appassita: gli occhi di Laura, che nel passato erano pieni di luce e di splendore, ora ne sono"scarsi" (v. 4). L'arco dell'amore (“arco” v. 14 rimanda non solo alla figura di Cupìdo, ma crea unsignificativo riferimento intertestuale con il sonetto III), si è oggi allentato. Ma ciò nonostante,l’amore del poeta è ancora vivo.Nel contempo, il sonetto suggerisce la meditazione malinconica sul tempo che fugge, che sfocerà inquella consapevolezza, con implicazioni anche religiose, espressa nel sonetto proemiale (v. 14 “chequanto piace al mondo è breve sogno”). Ma qui, questa conclusione (e la corrispondente tematicadel pentimento) viene elusa. Ci troviamo piuttosto di fronte a quella malinconia, tutta laica, che sitrova nella poesia dell'antichità latina (Orazio) e che tornerà nella lirica rinascimentale (per esempioin Poliziano e in Lorenzo de' Medici) di fronte al "tempo che fugge tuttavia": la bellezza e la famasono belle, ma effimere.Si raccomanda di consultare i commenti di Rosanna Bettarini e di Marco Santagata, ambeduepresenti nella nostra biblioteca:- <strong>Francesco</strong> <strong>Petrarca</strong> Canzoniere. Rerum vulgarium fragmenta, cura di Rosanna Bettarini 2 voll.Einaudi, Torino 2005- <strong>Francesco</strong> <strong>Petrarca</strong>, Canzoniere, a cura di Marco Santagata, Mondadori, Milano 19962

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