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Relazione annuale 2012 - Prima Comunicazione

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<strong>Relazione</strong> <strong>annuale</strong> sull’attività svolta e sui programmi di lavoro <strong>2012</strong>porto tra l’universo dei minori e l’industria dei media e ciò ha prodotto, fin dalla metàdel secolo scorso, uno sviluppo esponenziale della produzione scientifica, partendo daiPaesi più avanzati ed attrezzati sul piano delle scienze sociali (Stati Uniti, Canada,Australia, Nord Europa, Regno Unito). Anche in Italia, a partire dagli anni ‘80, si è evidenziatauna significativa produzione scientifica. L’avvento dei new media ha poi sollecitatouna moltiplicazione degli studi di settore in relazione ai molteplici nuovi aspettida esaminare.Sul presupposto che l’influenza dei media, seppure filtrata da molti fattori, costituisceun aspetto rilevante nel costruire l’ambiente in cui crescono e si sviluppano le interpretazionidella vita sociale e il modello culturale e civile, lo studio analizza le diverse teoriesviluppate per comprendere e spiegare gli effetti e gli usi dei media, ascrivibili a duegrandi categorie: la prima che si interessa agli effetti dei media indipendentemente dailoro contenuti, la seconda che si interessa agli effetti dei media in relazione ai loro contenuti.La prima categoria di effetti nello studio è solo accennata, mentre lo studio, stante l’attinenzacon la materia di competenza dell’Autorità, si concentra in particolare sullericerche che riguardano il rapporto tra minori e contenuti audiovisivi e multimediali, dalpunto di vista degli usi e degli effetti del contenuto mediatico, sottolineando il ruolo centraledella Media Education, filone che si è sviluppato a partire dagli anni ‘70 e che si èevoluto negli anni sottolineando la sempre maggior partecipazione ed interazione delminore con il medium.Alcuni dati. Dal punto di vista dell’accesso ad internet emerge che i Paesi con il più altoutilizzo della rete (Danimarca, Svezia, Regno Unito) sono quelli in cui un’alta percentualedi ragazzi usa internet (85%); quelli con utilizzo medio (Austria, Belgio, Germania,Irlanda, Francia, Spagna) registrano un utilizzo intorno al 65% da parte dei ragazzi;quelli con basso utilizzo (Italia, Cipro, Grecia) registrano percentuali inferiori al65%. Anche il sistema di istruzione gioca un ruolo rilevante: più è elevato il livello diistruzione di un Paese, più ragazzi utilizzano internet. Inoltre, è emersa una correlazionetra uso di internet a casa e a scuola: più internet viene usato a scuola, più internetviene usato a casa. Altro dato che emerge è che in alcuni Paesi europei più di un quintodei ragazzi che utilizzano internet hanno genitori che invece non lo utilizzano e questocostituisce un dato rilevante se riferito ai rischi che i ragazzi possono incontrare online.Sul rapporto rischi/opportunità, lo studio mette in evidenza che le opportunità sonoin genere rappresentate da: finalità educative, istruzione, divertimento, informazioni,instaurazione di rapporti sociali, condivisione di esperienze con persone lontane. Dicontro, i rischi connessi all’uso della rete riguardano: dare informazioni personali,vedere siti pornografici, vedere contenuti violenti, essere vittima di bullismo.Altra area analizzata è l’influenza, sull’approccio ai new media, del contesto culturalee politico del Paese. I genitori svedesi, olandesi e danesi sono più propensi a dare regolesull’uso di internet, mentre i genitori portoghesi e polacchi conferiscono maggiorimportanza alla regolazione del consumo televisivo. In generale, i genitori che sono piùattenti alla regolamentazione dell’uso televisivo appartengono all’area cattolica europea,mentre i genitori che sono più accorti sull’uso di internet appartengono all’areaprotestante. Le strategie di mediazione parentale abitualmente adoperate (limitazionidi tempo, insegnamento dell’uso sicuro della rete, software di filtro, regole per nondiffondere informazioni personali, controllo delle pagine web adoperate) sono in generemesse in atto da genitori di status sociale più elevato e nei Paesi dove l’uso di internetè più diffuso.Le conclusioni cui lo studio perviene sono nel senso di raccomandare politiche di inclusionedigitale, orientate ad incrementare l’utilizzo di tecnologie nei Paesi che si caratterizzanoper un uso basso dello stesso e tra i segmenti di popolazione culturalmente52

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