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Relazione annuale 2012 - Prima Comunicazione

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2. Il settore delle comunicazioni in ItaliaRispetto al 2010, quasi tutti gli operatori hanno visto una riduzione più o menosignificativa dei propri ricavi. Tale fenomeno, imputabile alla contrazione generale delmercato, non ha determinato comunque degli spostamenti sostanziali nelle posizionirelative delle imprese.Tabella 2.52. Radio – Quote di mercato dei principali operatori (%)Quote di mercato (%)2010 2011*RAI 21,4 21,8Gruppo Editoriale L’Espresso 13,0 12,9Finelco 10,4 10,4RDS 7,0 6,8RTL 7,6 7,2Mondatori 3,8 4,0Il Sole 24 ore 2,2 2,4Altri operatori 34,6 34,4Totale 100,0 100,0Indice di concentrazione HHI 894 906* Valori stimati.Fonte: elaborazioni dell’Autorità su dati aziendaliQuanto sinora considerato mostra che l’attuale condizione economica del settoresi caratterizza per una vivace concorrenza tra i vari player, come anche reso evidentedal ridotto valore dell’indice di concentrazione, sebbene in crescita rispetto all’annoprecedente.Vanno tuttavia rilevate due possibili problematiche che potrebbero incidere sullecondizioni di concorrenza e sull’efficienza dell’equilibrio del settore radiofonico. Da unlato, la presenza di concessionarie di pubblicità legate ai maggiori gruppi editoriali, iquali agiscono su più mezzi di comunicazione, le quali, soprattutto se dotate di significativopotere di mercato, potrebbero sfruttare il vantaggio derivante da tale posizioneprivilegiata per attuare modalità di vendita integrate multimezzo, che potrebberoporre in una situazione di svantaggio competitivo le concessionarie indipendenti attivenel settore. Dall’altro lato, l’attuale rilevata assenza di un sistema di rilevazione degliascolti radiofonici appare suscettibile di generare delle notevoli ripercussioni sul mercatoconsiderato, a causa dei rilevanti effetti negativi che può determinare sul mezzoe sulla capacità di quest’ultimo di attrarre risorse pubblicitarie, posto che i centri mediae gli inserzionisti necessitano di dati certi ed affidabili al fine di pianificare le propriecampagne pubblicitarie.Con riguardo, infine, agli effetti derivanti dai contributi diretti erogati dallo Stato,si evidenzia quanto segue. Come per il settore televisivo, anche nel caso della radio taleintervento non appare aver prodotto risultati rilevanti, anche se in questo contesto laposizione degli operatori locali appare decisamente più significativa sia dal punto divista economico che da quello degli ascolti e del pluralismo dell’informazione. La Figura2.26 mostra inoltre come circa il 60% delle radio locali riceva contributi diretti (senzatenere conto di quelli indiretti), e che per un quarto di esse tale posta rappresenti oltreil 30% dei ricavi da attività tipica. L’Autorità stima in particolare che, per tali soggetti,il margine operativo lordo sarebbe assai negativo (intorno al 20% del fatturato), inassenza del contributo pubblico.133

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