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Relazione annuale 2012 - Prima Comunicazione

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<strong>Relazione</strong> <strong>annuale</strong> sull’attività svolta e sui programmi di lavoro <strong>2012</strong>che non rappresentano più soltanto i luoghi virtuali dove gli utenti scambiano informazionie commenti su di un programma televisivo, ma anche dove gli stessi personaggitelevisivi promuovono i propri programmi alimentando il confronto con gli spettatori eil legame fra piccolo schermo e la rete.Così come è già avvenuto per l’editoria quotidiana e periodica, anche per la televisionegli operatori tradizionali vedono minacciato il proprio ruolo di aggregatori dicontenuti, ed anche la propria fonte privilegiata di ricavi, rappresentata dalla raccoltapubblicitaria, rischia di venire erosa, non solo come conseguenza del calo degli ascolti,ma anche dalla progressiva affermazione di modelli alternativi di reperimento dellerisorse pubblicitarie basati sulla maggiore “targettizzazione” degli utenti permessadalla rete. In tale contesto, è sempre più avvertita l’esigenza, da parte degli operatoritradizionali, di riformulare le proprie strategie per non soccombere di fronte alla rapidaascesa dei nuovi aggregatori del web 2.0.Ciò posto, va rilevato che, anche in presenza degli evidenziati sviluppi di nuovepiattaforme e di device innovativi, la televisione tradizionale conserva ancora tutta lasua centralità e, solo quest’anno, si è iniziata a registrare un’erosione degli ascolti dellereti generaliste e uno spostamento dell’audience verso canali maggiormente targettizzatie nuove piattaforme.Si pone dunque l’esigenza per l’Italia di sfruttare le occasioni dettate dal progressotecnologico ed economico, favorendo lo sviluppo di nuove forme di fruizione di contenutiaudiovisivi. Questo sviluppo tecnologico rappresenta infatti un’importante occasioneper allargare la platea degli operatori, ampliare la gamma dei servizi, in chiaro ea pagamento, disponibili al consumatore, con evidenti ricadute sugli assetti concorrenzialie sul pluralismo dell’informazione.Allo stesso modo, si afferma la necessità di contrastare gli elementi ostativi a taleprocesso, fra i quali, prima di tutto, la disponibilità di banda sufficiente per una fruizionedei servizi priva di interruzioni – che risulta dipendere dallo stato di congestione dellarete messa a disposizione dall’operatore infrastrutturato – e, inoltre, la necessità didisporre di contenuti appetibili per gli utenti, vincendo le resistenze dei detentori deglistessi alla diffusione sulla rete. Infatti, da questo punto di vista, si segnala il ritardo dell’Italiarispetto ad altri Paesi nello sviluppo di un mercato di contenuti digitali via IP, cherischia di penalizzare ulteriormente la tuttora limitata crescita delle offerte sul nuovoprotocollo.Dal punto di vista normativo, la legge 13 dicembre 2010, n. 220, recante “Disposizioniper la formazione del bilancio <strong>annuale</strong> e pluriennale dello Stato (legge di stabilità2011)”, ha stabilito che le frequenze nella banda da 790 MHz a 862 MHz (canali61-69 UHF) sono destinate al servizio mobile terrestre a partire dal 1° gennaio2013. Di conseguenza, in armonia con le Raccomandazioni adottate in sede comunitariae parallelamente a quanto già stabilito dagli altri Paesi europei, 9 canali vengonocosì sottratti al servizio di radiodiffusione televisiva e vanno a costituire il c.d. “dividendoesterno”. Tale previsione ha imposto un adeguamento del Piano Nazionale diassegnazione delle frequenze e dei piani di dettaglio finalizzato ad assicurare, nellearee non ancora pianificate, la disponibilità dei canali 61-69 mentre, nelle aree giàtransitate al digitale, è consentita la prosecuzione degli impianti operanti su tali canalifino al termine del processo di digitalizzazione sull’intero territorio. La previsionedescritta ha quindi imposto un’accelerata al calendario stabilito per il passaggio aldigitale terrestre, che dovrebbe essere quindi completato entro il primo semestre del<strong>2012</strong>.118

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