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1 Gabriele Guarisco Premessa [Edito a stampa ... - Itinerari Medievali

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<strong>Gabriele</strong> <strong>Guarisco</strong><strong>Premessa</strong>[<strong>Edito</strong> a <strong>stampa</strong> in Il conflitto attraverso le norme. Gestione e risoluzione delledispute a Parma nel XIII secolo, Bologna 2005, pp. VII-XII. © <strong>Gabriele</strong> <strong>Guarisco</strong>.Distribuito in formato digitale da <strong>Itinerari</strong> <strong>Medievali</strong>]Le ricerche sulla conflittualità e sulle problematiche inerenti hanno guadagnatospazio nel dibattito storiografico degli ultimi decenni 1 . L'origine è daricercarsi negli studi di storia della criminalità, dove confluivano l'intenzioned'incominciare ad utilizzare l'ingente massa documentaria conservata negli archivigiudiziari dell'Europa d'antico regime e l'attenzione per i temi della repressionee del disciplinamento, in relazione all'interesse crescente per la storiadei marginali. Tutto ciò rispondeva allo sviluppo delle discipline storiche, che siorientavano ad allargare il campo dei comportamenti sociali oggetto d'indaginee s'aprivano maggiormente al contributo ed al confronto con le altre scienze sociali.Un incontro fondamentale si ebbe con l'antropologia, in cui stava maturandoun approfondimento della dimensione storica degli oggetti di studio e chenegli anni '60-'70 del secolo ormai trascorso si applicò alacremente al tema delconflitto: all'analisi d'istituzioni e norme, infatti, andava sostituendosi un'osservazioneche prendeva in esame i processi sociali quali le relazioni tra individuie gruppi o le cosiddette pratiche. Sulla considerazione che il conflitto e lasua regolamentazione caratterizzano il giuridico più delle norme, vale a dire cheil diritto è definito più dal suo uso che dalle sue forme, si venne formando u-n'antropologia giuridica 2 . L'interesse per tematiche simili si rileva, poi, pure inambito politologico, laddove è stata analizzata, traendo esempi anche da societàdel passato, la relazione amico-nemico come radice del confronto politico 3 .Simili riflessioni, con le strutture interpretative e i concetti d'analisi che daesse sortirono, hanno accompagnato una delimitazione più precisa dei temi edei problemi oggetto d'indagine di una storiografia che voleva servirsi delle1 In Italia non è, però, possibile dimenticare tutto il filone di studi che a partire dalla fine dell'Ottocentohanno avuto per oggetto l'amministrazione della giustizia, sviluppando, negli esitipiù felici, intuizioni e metodi della cosiddetta 'scuola economico giuridica': v. A. ZORZI, Giustiziacriminale e criminalità nell'Italia del tardo medioevo: studi e prospettive di ricerca, in«Società e Storia», n. 46 (1989), pp. 923-9652 V. N. ROULAND, Antropologia giuridica, Milano 1992 (trad. it. di Anthropologie juridique,Paris 1988).3 V. Amicus (inimicus) hostis. Le radici concettuali della conflittualità privata e della conflittualitàpolitica, ricerca diretta da G. MIGLIO, Milano 1992.1


fonti giudiziarie 4 . Una prima constatazione era che «le fonti penali ci parlanosoprattutto del funzionamento della giustizia penale, non della criminalità» 5 ; siapprodava così a una storia della giustizia nella quale s'impose l'interesse per lepratiche reali delle istituzioni giudiziarie e per il ruolo sociale che esse ebbero 6 .L'analisi storica di società in cui la distinzione tra cause civili e cause penali (el'interesse statale per il penale) non era ancora netta ha posto in evidenza unaquestione d'importanza fondamentale, la vasta libertà d'azione dei privati incampo giudiziario: «la legge era qualcosa di cui ci si serviva» 7 . Progressivamenteè stato individuato il campo dell'infragiudiziario, studiato nel suo intrecciocon le pratiche giudiziarie e del penale 8 .Alle attività di mediazione o di conduzione dello scontro è stato riconosciuto,infine, un valore nel sistema della giustizia d'antico regime ed è stataevocata la necessità di riformulare il concetto di giustizia, liberandosi da un«paradigma statale» che, a dispetto del valore ad esse riconosciuto in passato,impediva di considerare giustizia pratiche quali la vendetta e la ritorsione e, ancora,negoziati, transazioni e composizioni, mediazioni e paci private, condiscendenze,rinunce, perdoni o remissioni 9 . Sulla base di tali acquisizioni concettuali,si è giunti ad elaborare una storia sociale del fenomeno giuridico nellaquale la creazione, il funzionamento e la riforma d'istituzioni e norme giudiziarie,la determinazione dei modi del loro utilizzo e del loro intrecciarsi con il nongiudiziario sono considerate posta in gioco nella lotta per l'egemonia tra diversigruppi sociali 10 .Per quanto riguarda la medievistica italiana contemporanea e gli studi sull'etàcomunale, la nuova attenzione ha ispirato indagini sulle scritture del comunee ricerche sui sistemi processuali 11 ; l'osservazione del conflitto nella sua dimen-4 V. A. ZORZI, Giustizia criminale e criminalità cit., pp. 924-925.5 R. LÉVY, X. ROUSSEAUX, Stato, giustizia penale e storia: bilancio e prospettive, in «Ricerchestoriche», 26 (1996), pp. 127-151, p. 131.6 Cfr. ibi, p. 133.7 J. A. SHARPE, Relazioni umane e storia del crimine, in «Ricerche storiche», 26 (1996), pp.101-125, p. 117.8 V. ora L'infrajudiciaire du Moyen Age à l'époque contemporaine, Actes du colloque de Dijon,5-6 ottobre 1995, sous la direction de B. GARNOT, Dijon 1996.9 Cfr. M. SBRICCOLI, Giustizia negoziata, giustizia egemonica. Riflessioni su una nuova fasedegli studi di storia della giustizia criminale, in Criminalità e giustizia in Germania e in Italia:pratiche giudiziarie e linguaggi giuridici tra tardo medioevo ed età moderna (=Kriminalitätund Justiz im Deutschland und Italien: Rechtspraktiken und gerichtliche Diskurse in Spätmittelalterund Früher Neuzeit), a cura di M. BELLABARBA, G. SCHWERHOFF, A. ZORZI,Bologna-Berlin 2001, pp. 345-364, p. 349.10 V. R. LÉVY, X. ROUSSEAUX, Stato, giustizia penale e storia cit., p. 134.11 Tra gli esempi M. VALLERANI, Il sistema giudiziario del Comune di Perugia. Conflitti, reatie processi nella seconda metà del XIII secolo, Perugia 1991; G. MILANI, L'esclusione dal2


sione non mediata dalle istituzioni, tuttavia, incontra ancora una qualche diffidenza.La questione maggiormente problematica è rappresentata dalla valutazionedel versante violento di pratiche quali la vendetta, le cui manifestazioni inqualche caso sono ancora viste, al fondo, come espressione caotica di competizione.La violenza è percepita come un rumore di fondo della vita cittadina, diffusoe disturbante: il fatto che la politica all'interno del comune si sia sviluppataanche secondo logiche conflittuali precise, che potevano ammettere mezzi violenti,forse non è valutato compiutamente e, d'altro canto, alle relazioni d'amicitiae inimicitia, già considerate contrapposizioni meramente private, andrebbeinvece ascritto un più rilevante valore pubblico 12 .Intreccio fra pratiche giudiziarie e non, meccanismi della solidarietà e dell'ostilità,lotta per il controllo delle norme e delle strutture dello scontro, evoluzionepolitica e istituzionale della città costituiscono i temi del presente studio, dedicatoalla conflittualità privata nella realtà parmense del XIII secolo.Fonti principali qui utilizzate sono due raccolte statutarie del comune diParma: la prima, redatta nel 1255 al tempo della signoria di Giberto Della Gentesulla città, raccoglie materiali risalenti sino al terzo decennio del Duecento ecomprende aggiunte sino al 1266. In essa ha particolare valore un insieme dinorme relative alla regolamentazione della conflittualità e risalenti al 1233, annonel quale a Parma si ebbe la campagna di pacificazione condotta dal francescanoGerardo da Modena. La seconda raccolta fu, invece, elaborata in seguitoall'instaurazione sul comune dell'egemonia guelfa e popolare della SocietasCroxatorum nel 1266: venne integrata costantemente sino al 1304, anno in cuiGiberto da Correggio s'insignorì della città. Il 1233 e il 1304 costituiscono,dunque, i termini cronologici della ricerca 13 .L'intento di rilevare modi di sviluppo della conflittualità a partire da una fontenormativa potrà sembrare curioso, magari fuorviante. Questa scelta era, inqualche misura, obbligata, poiché per l'ambito territoriale e cronologico che quisi vuole considerare non è disponibile documentazione giudiziaria. Ciò, però,ha consentito di osservare il conflitto attraverso le norme, rilevando le tantetracce che le pratiche di gestione delle dispute hanno lasciato nei capitula statutari:essi sono espressivi dell'atteggiamento del comune verso la conflittualità,ma, come cercherò di mostrare, sono pure indicativi del fenomeno del conflitto,comune. Conflitti e bandi politici a Bologna e in altre città italiane tra XII e XIV secolo, Roma2003.12 Cfr. A. ZORZI, La cultura della vendetta nel conflitto politico in età comunale, in Le storie ela memoria. In onore di Arnold Esch, a cura di R. DELLE DONNE e A. ZORZI, Firenze 2002,pp. 135-170.13 Statuta communis Parmae digesta anno MCCLV, a cura di A. RONCHINI, Parma 1856 (citatidi seguito come Statuti 1255) e Statista communis Parmae ab anno MCCLXVI ad annum circiterMCCCIV, a cura di A. RONCHINI, Parma 1857 (d'ora in poi Statuti 1266).3


delle sue regole e dei modi di affrontarlo all'interno della società parmense duecentesca.La prima parte della trattazione è una descrizione delle strutture giudiziarieparmensi, comunali e non: forse apparirà molto estesa. In effetti qui la naturapeculiare della fonte statutaria ha influito. È significativo, però, che anche aParma si possa constatare che nei luoghi deputati alla iurisdictio il conflitto furegolato più dalla libertà degli avversari che dall'attività del giudice: tale esito ènella previsione delle norme. La stessa esistenza delle strutture della giustizia,la loro pluralità, consente la definizione di strategie di conflitto; e, d'altra parte,le esigenze del contendere all'interno della società cittadina contrassegnano nascitae sviluppo delle corti giudicanti. Spazio è dedicato alla descrizione dellepersone attive nella controversia giudiziaria: giudici e giuristi, le parti; il processoemerge principalmente non come ambito di definizione giuridica dellacontesa ma quale luogo di relazione e confronto fra i cives. Ci si soffermerà, infine,nella descrizione di alcune procedure che, al limite tra giudiziario e nongiudiziario, consentivano il transito della conflittualità dall'esterno alle aule digiustizia e viceversa.La seconda parte dello studio è dedicato alla considerazione del fenomenodella violenza quale strumento di conduzione della conflittualità: ciò ha impostoanche di chiedersi quali siano state le manifestazioni del sistema vendicatorioa Parma, come struttura non solo del conflitto ma, più in generale, della solidarietàsociale e politica. La vendetta, infatti, mi ha condotto a guardare alleaggregazioni di carattere perlopiù familiare che la praticarono e agirono da protagonistesulla scena politica del comune. Gli statuti sono marcati apertamentedalla presenza della solidarietà vendicatoria nella società cittadina, la prendonoin considerazione come legittima nel regolare le relazioni tra singoli e gruppi,cercano di temperarne le manifestazioni violente.L'ultima sezione rinvia a due momenti precisi della storia politico-istituzionaleparmense, in cui più intensa e decisiva fu la lotta attorno alle regoledella conflittualità e, con ciò, attorno alla forma della società politica parmense.Alludo alle innovazioni statutarie che accompagnarono l'opera di pace svoltanel 1233 da fra Gerardo da Modena e la signoria di Giberto Della Gente neglianni 1253-1259: in entrambi i frangenti le modalità del confronto all'internodella città divennero l'oggetto di cui conseguire il controllo.Gli statuti hanno, quindi, assunto un duplice valore in questo studio: essi vifigurano come fonte, per l'individuazione dell'ordinamento parmense, ma anchecome argomento, prodotto del continuo fenomeno di definizione delle 'regoledel gioco' che costituì un aspetto rilevante della conflittualità cittadina.«Lo statuto quale luogo del transitivo, che rinvia al "resto"»: con questa belladefinizione Pio Caroni si riferiva al rapporto delle norme statutarie col più am-4


pio contesto giuridico 14 ; lo statuto, però, costituisce un frammento anche delcontesto politico ed istituzionale che lo ha prodotto: di esso molto tramanda ead esso necessita di essere ricondotto 15 . Per la ricostruzione delle vicende parmensimi sono avvalso soprattutto della cronachistica prodotta nell'ambito dellacittà tra Due e Trecento: il Chronicon Parmense 16 e la Cronica di Salimbene deAdam 17 . Quest'ultima è opera di respiro e portata assai più che locale, tuttavias'è rivelata davvero preziosa per le notizie che l'autore ci dà di sé e della suafamiglia, della sua città d'origine e dei suoi concittadini.In conclusione, è il momento dei ringraziamenti. Desidero esprimere la miariconoscenza al professor Giorgio Chittolini che, quando mi accingevo a individuareun argomento per la tesi di laurea, mi ha spinto a quest'ambito di studio:nel mio lavoro mi sono potuto giovare delle sue indicazioni e sollecitazioni, deisuoi giudizi e, in un momento particolare, del suo incoraggiamento. Sono debitoredel professor Roberto Greci per l'attenzione che ha dedicato alla mia ricercae per l'ospitalità che ha voluto riservare ad essa nella collana da lui diretta.La mia gratitudine va ad Andrea Zorzi, Andrea Gamberini, Massimo Della Misericordiae Marco Gentile, la cui discussione dei temi qui affrontati è stata perme preziosa. E ovvio che interamente mia resta la responsabilità per quanto diartificioso o incongruo s'incontrerà in queste pagine: le consegno al lettore.14 P. CARONI, Statutum et silentium. Viaggio nell'entourage silenzioso del diritto statutario, in«Archivio storico ticinese», n. 118 (1995), pp. 129-160, p. 134.15 «La valutazione di un documento quale è uno statuto può cambiare non poco quando ci siponga nella prospettiva non di quella "storia giuridica", ma più generalmente di una storia politicao istituzionale. Quel medesimo documento può risultare di assai maggiore rilievo, indipendentementedai suoi caratteri "giuridici", o da una particolare sua qualità o originalità. È un rilievoche può derivare invece dal momento in cui è stato redatto, dalle contingenze in cui si èprodotto, come testimonianza e strumento di un evento politico e istituzionale significativo nellastoria di una comunità; o può derivare dai suoi contenuti, per quanto spuri e ripetitivi, quandoessi, considerati appunto in relazione alla dinamica istituzionale e politica complessiva, e nelnuovo contesto in cui venivano ad operare e ad avere validità, si rivelino tappe importanti nellastoria della legislazione di una terra o di un territorio», in G. CHITTOLINI, A proposito di statutie copiaticci, jus proprium e autonomia. Qualche nota sulle statuizioni delle comunità nonurbane del tardo medioevo lombardo, in «Archivio storico ticinese», n. 118 (1995), pp. 171-192, pp. 174-176.16 Chronicon Parmense ab anno 1038 usque ad annum 1479, a cura di G. BONAZZI (RIS 29,9), città di Castello 1902.17 SALIMBENE DE ADAM, Cronica, a cura di G. SCALIA, 2 voll., Bari 1966.5

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