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Rivista La Gregoriana - n.34 - Marzo 2009 - Pontifical Gregorian ...

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SommarioP. GhirlandaDirettore responsabileP. Michele Simone, S.J.Direttore editorialeMarco CardinaliProgetto graficoGianfranco CaldarelliFotografiaAlfedo CaccianiStampaTipolitografia CSRVia di Pietralata, 15700185 - RomaFinito di stampareil 21 febbraio <strong>2009</strong>Quadrimestralea carattere informativoRegistrazione pressoil Tribunale di Roman. 134del 29 marzo 1996Direzione eamministrazione<strong>La</strong> <strong><strong>Gregorian</strong>a</strong>Informazioni PUGPiazza della Pilotta, 400187 RomaTel. 06.6701.5110Fax 06.6701.5428e-mail:lagregoriana@unigre.itwww.unigre.it4 Eredità del magistero di Pio XIIMarco Cardinali18 L'Istituto di Spiritualità:un Cammino di Cinquant'anniFabrizio Pieri22 Una delegazione della <strong><strong>Gregorian</strong>a</strong>in IranP. Mario Farrugia, S.J. e P. Felix Körner, S.J.26 Sviluppi in Biblioteca.Valorizzazione del patrimonio eampliamento delle aree dispecializzazioneMarta Giorgi Debanne30 Focus• Visita della <strong>Gregorian</strong> UniversityFoundationP. Michael Hilbert, S.J.• Visita dei “Freundekreisder <strong><strong>Gregorian</strong>a</strong>”Hans Zollner, S.J.• Visita in <strong><strong>Gregorian</strong>a</strong> delladelegazione dell'UniversitàBabeş-Bolyai di Cluj NapocaBarbara Bergami• Settimana di preghiera per l'unitàdei cristiani <strong>2009</strong>a cura della Cappellania Universitaria34 Concerto di Natale“Sinfonia dei Sapori”Giuseppina Costantini e Luigi D'Amico36 Il Natale in <strong><strong>Gregorian</strong>a</strong>Monica Fucci38 Speciale Anno PaolinoStefano Rizzo40 Tesi di Dottoratoa cura della Segreteria Accademica42 Nominea cura della Segreteria GeneraleCarissimi studenti ed amici,la nostra rivista esce in un tempo particolarmenteimportante per ciascun credente, il tempo in cui laChiesa celebra la Pasqua del Signore. Molti di voi exalunni sparsi nel mondo, anche in terre lontane, probabilmentela riceveranno quando sarà già trascorsa laDomenica di Risurrezione. Come ben sappiamo,però, la Chiesa nella liturgia estende la gioia pasqualeben oltre il tempo umano, quello ridotto ad ore eminuti, per continuare a riflettere e gustare il donogrande che ci è stato fatto con la passione, morte erisurrezione di Gesù Cristo.Nei giorni del tempo di Pasqua, fino a Pentecoste, laliturgia attraverso la Parola di Dio ci ricorda, cimostra, i diversi incontri che ebbe Gesù dopo la suarisurrezione. Ricordiamo quello con Maria Maddalenae le altre donne andate al sepolcro; con gli Apostolipieni di timore e increduli riuniti nel Cenacolo;l'incontro con Tommaso e gli altri discepoli. È importanteche tutti noi, che ogni giorno abbiamo a che farecon la teologia e le varie discipline teologiche e chestudiamo e operiamo in una università ecclesiastica epontificia, ci mettiamo alla sequela della Parola delSignore, affinché il nostro servizio, studio, lavoro, siasempre posto sotto il suo sguardo e anche il nostrosguardo possa essere da Lui illuminato. In questoperiodo liturgico ci viene offerta, dunque, la possibilitàdi approfondire i testi e vedere come le varie apparizionidi Gesù a persone tanto diverse costituiscanoper tutti un invito ad immergerci nel fondamentalemessaggio della Pasqua.Tra tutte le apparizioni e gli incontri, però, oggi mivorrei soffermare solo su uno, non perché gli altri nonsiano importanti, ma perché penso che questo sia particolarmenteadatto a tutti noi, quello con i due discepolidi Emmaus che ci viene raccontato da Luca (24,13-35).Luca ci mostra due discepoli di cui non ci dice ilnome, due dei tanti che avevano seguito Gesù e avevanosperato nella sua Parola. Eppure l'Evangelista celi mostra sconsolati per la morte del loro Maestromentre fanno ritorno a casa. In quella situazione discoraggiamento, di tenebra per loro e per tutto ciò incui avevano creduto, il Signore stesso si fece compagnodel loro cammino. Essi però non lo riconoscono,neanche quando le sue parole, a commento delleScritture che lo riguardavano, resero i cuori dei duediscepoli “ardenti” tanto che, giunti a destinazione, glichiesero di restare con loro “mane nobiscum domine”“rimani con noi Signore perché si fa sera”. È unadomanda sincera, quella deidiscepoli, volta a far rimanerecon loro uno sconosciuto cheera stato capace di scaldare illoro cuore triste. Dal Vangelosappiamo che solo alla fine,quando “prese il pane, disse labenedizione, lo spezzò e lo diedeloro”, i loro occhi si aprirono,lo riconobbero, cioè, per Coluiche era veramente. Ma in quello stesso istante Gesù si sottrassealla loro vista; lo riconobbero, dunque, solo quandoGesù scompare al loro sguardo.Questi discepoli sono il prototipo di coloro che hanno lapresunzione di sapere come stanno le cose o come dovrebberostare e quindi cadono nell'amarezza, nella recriminazione,in una parola nella depressione, se le cose nonvanno secondo i loro progetti, che in genere si rivelanotutti e solamente umani, per cui non riescono a leggere lapresenza di Dio nella realtà così come si presenta.Il teologo, o comunque il cultore di scienze sacre che ciconducono in un modo o nell'altro al mistero di Dio,come tutti i cristiani in generale, dovrebbe ricordare ciòche con questo incontro ci suggerisce l'Evangelista: nellaricerca accademica, personale, esistenziale e di fede dobbiamoprocedere accanto a Lui, senza alcuna presunzionee con l'apertura del cuore ad apprendere da lui. Non possiamopensare di “com-prenderlo” fino in fondo e solo conle nostre forze; non possiamo, cioè, pensare di “prenderlocon”,possederlo, come se fosse nostro. <strong>La</strong> nostra ragione,la ricerca, lo sforzo dello studio, la nostra stessa vita deveessere posta sempre sotto il suo sguardo e non sotto ilnostro che normalmente vuole possedere. Dovremmolasciare lo spazio nel nostro cuore perché Egli operi, agiscain profondità, perché come diceva Sant'Agostino: “AvereCristo nel proprio cuore è molto di più che averlo nella propriadimora: Infatti il nostro cuore è più intimo a noi che lanostra casa" (Discorso 232,VII,7).Solo nell'umiltà e nella fede illuminata e sostenuta dallapreghiera il nostro cammino di studio sarà fecondo pernoi e per gli altri. Questo tempo di Pasqua è il tempo giustoper chiedere la grazia del Risorto e del suo Spirito checi ha lasciato come Consolatore e Guida nel nostro camminodi pellegrini. Pasqua, non dimentichiamolo, significapassaggio, non solo per Cristo, ma anche per noi chepossiamo avere così sul nostro futuro uno sguardo di verasperanza, sempre più consapevoli che è Cristo stesso lanostra speranza! Buona Pasqua a tutti cari studenti, exalunni e amici!P. Gianfranco Ghirlanda, S.J.Rettore Magnifico3

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