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Rivista La Gregoriana - n.34 - Marzo 2009 - Pontifical Gregorian ...

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Il Prof. Andrea Riccardi, storico, pronuncia la suarelazione su Pio XII e il suo magistero.16<strong>La</strong> rappresentazione di Pio XII come indifferentedi fronte alla sorte delle vittime delnazismo - i polacchi e, soprattutto, gli ebrei -e addirittura come «Papa di Hitler», primaancora che oltraggiosa è dunque dal punto divista storico insostenibile, così come senzafondamento storico è l'immagine di un Ponteficesuccube degli americani e «cappellanodell'Occidente», diffusa e sempre sostenutadai sovietici e dai loro sostenitori nelle democrazieeuropee durante la guerra fredda.Di fronte agli orrori della guerra e a quellache poi sarebbe stata definita la Shoah PapaPacelli non restò neutrale o indifferente, equello che venne e viene tuttora bollato comesilenzio fu invece una scelta consapevole esofferta, basata su un giudizio morale e religiosochiarissimo. A riconoscerlo sono state esono tantissime voci, anche al di fuori delmondo cattolico.Per esempio, già nel 1940 sul «Time» AlbertEinstein scrive: «Soltanto la Chiesa ha osatoopporsi alla campagna di Hitler di sopprimerela verità. Non ho mai avuto uno specialeinteresse verso la Chiesa prima, ma ora sentoun grande affetto e ammirazione perché solola Chiesa ha avuto il coraggio e la forzacostante di stare dalla parte della verità intellettualee della libertà morale».Da parte sua il domenicano Yves Congar, poicardinale, riferisce nel suo diario conciliare leconfidenze d'un testimone del tempo, il confratelloRosaire Gagnebet. Dopo la stragedelle Fosse Ardeatine il Papa s'interrogò «conangoscia» se denunciarla: «Ma tutti i con-venti, tutte le case religiose di Roma erano pienedi rifugiati: comunisti, ebrei, democratici e antifascisti,ex generali, ecc. Pio XII aveva sospeso laclausura. Se Pio XII avesse protestato pubblicamentee solennemente, ci sarebbe stata una perquisizionein queste case e sarebbe stato catastrofico».Così il Pontefice scelse la protestadiplomatica. Di fronte poi alla minaccia dideportazione comunicò all'arcivescovo diPalermo, cardinale Luigi <strong>La</strong>vitrano, che avrebbericevuto «i poteri al suo posto» e all'ambasciatoretedesco affermò senza esitare: si arresterà «MonsignorPacelli, ma non il Papa!».L'opera di soccorso disposta da Pio XII verso iperseguitati - tra questi moltissimi ebrei, aRoma, in Italia e in diversi altri Paesi - fuimmensa ed è sempre più documentata, anche daparte di autorevoli storici e intellettuali che certonon sono difensori d'ufficio del papato, comeErnesto Galli della Loggia, Arrigo Levi e PieroMelograni. Fatti e documenti stanno lentamenteriemergendo da questo passato che non passa.Questa documentazione rende giustizia a quantoPapa Pacelli e la sua Chiesa hanno fatto di frontealla criminale persecuzione degli ebrei e imporrebbedi riscrivere innumerevoli libri di storia edi relegare nell'oblio la leggenda diffamatoria diun Pontefice filonazista. Nata negli anni del conflittomondiale, questa culminò nel 1963 con larappresentazione del dramma Der Stellvertreterdi Rolf Hochhuth ed è stata rilanciata nel 2002dal film Amen di Constantin Costa-Gavras.Che si trattasse di una campagna orchestrata loaveva denunciato in Italia Giovanni Spadolinigià nel 1965, quando lo storico parlò di «sistematiciattacchi del mondo comunista che nonmancavano di trovare qualche complicità o qualchecondiscendenza anche nei cuori cattolici - oalmeno in certi cattolici non ignoti neppure all'Italia».Lo ha confermato un quarantennio piùtardi un intero dossier da cui risulta che i capi delTerzo Reich consideravano Papa Pacelli unnemico: documenti inediti nazisti che eranofiniti in mano ai dirigenti dei servizi segreti dellaGermania comunista e che, naturalmente, eranorimasti nascosti fino a un'inchiesta del quotidiano«la Repubblica», un giornale che non sipuò certo definire filopacelliano.A fare il punto sul caso storiografico costituitodal dibattito su Pio XII è stata, in occasione delcinquantesimo anniversario della morte, una lungaimportante intervista che «L'Osservatore Romano» hafatto a Paolo Mieli, lo storico che dirige il «Corrieredella Sera». È un testo molto significativo in cui tral'altro Mieli si è detto convinto che a Papa Pacelli glistorici renderanno giustizia; «quella parte di sangueebraico che corre nelle mie vene - ha aggiunto - mi fapreferire un Papa che aiuta i miei correligionari asopravvivere, piuttosto di uno che compie un gestodimostrativo». E vale la pena rileggere il giudizio conclusivosu Pio XII: «Forse è stato il Papa più importantedel Novecento. Fu sicuramente tormentato dadubbi. Sulla questione del silenzio, come ho detto, si èinterrogato. Ma proprio questo mi dà l'idea di una suagrandezza. Tra l'altro mi ha molto colpito un fatto.Una volta finita la guerra, se Pio XII avesse avuto lacoscienza sporca, si sarebbe vantato dell'opera di salvezzadegli ebrei. Lui invece non l'ha mai fatto. Non hamai detto una parola. Poteva farlo. Poteva farlo scrivere,farlo dire. Non lo ha fatto. Questa è per me laprova di quale fosse lo spessore della sua personalità.Non era un Papa che sentiva il bisogno di difendersi.Per quanto riguarda il giudizio su Pio XII, devo direche mi è rimasto nel cuore quanto scrisse nel 1964Robert Kempner, un magistrato ebreo di origini tedesche,numero due della pubblica accusa al processo diNorimberga: "Qualsiasi presa di posizione propagandisticadella Chiesa contro il governo di Hitler sarebbestata non solamente un suicidio premeditato, maavrebbe accelerato l'assassinio di un numero ben maggioredi ebrei e sacerdoti". Concludo: per vent'anni igiudizi su Pio XII sono stati unanimemente condivisi.Secondo me, allora, nell'offensiva controdi lui i conti non tornano. E chiunquesi accinge a studiarlo con onestà intellettualedeve partire proprio da questo.Dai conti che non tornano».Paolo VI, Giovanni Paolo II eBenedetto XVI hanno concordementedifeso dal punto divista storico la memoria di PioXII, la sua azione durante laSeconda Guerra Mondiale e difronte alla spaventosa tragediadella Shoah. A questo bisognaaggiungere l'onore reso dai Papialla memoria dei sei milioni divittime della Shoah e la volontàindubbia di procedere su un camminodi pace, di riconciliazione e diconfronto religioso con l'ebraismo, comePaolo VI ha fatto ai tempi del Vaticano II e durante ilsuo pontificato, come Giovanni Paolo II ha costantementee tenacemente predicato, e come Benedetto XVIha ripetuto in tante occasioni, e in particolare quest'annonei viaggi negli Stati Uniti, in Australia esoprattutto in Francia.Com'è noto, di Papa Pacelli è in corso la causa di canonizzazione,un fatto religioso che esige di essere rispettatoda tutti e che nella sua specificità è di esclusivacompetenza della Santa Sede. Nel 1965 Paolo VI,annunciando in concilio l'avvio delle cause di Pio XIIe Giovanni XXIII, ne spiegò le ragioni: «Sarà così assecondatoil desiderio, che per l'uno e per l'altro è stato intal senso espresso da innumerevoli voci; sarà così assicuratoalla storia il patrimonio della loro eredità spirituale;sarà evitato che alcun altro motivo, che non sia ilculto della vera santità e cioè la gloria di Dio e l'edificazionedella sua Chiesa, ricomponga le loro autentichee care figure per la nostra venerazione e per quella deisecoli futuri». Da parte sua Benedetto XVI, celebrandoa San Pietro in memoria di Pio XII, ha esortato a pregare«perché prosegua felicemente la causa di beatificazione».È un'esortazione che accolgo volentieri e allaquale mi associo, ricordando e celebrando un RomanoPontefice che è stato grande, e alla cui conoscenza questoconvegno contribuirà sicuramentemolto.17

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