Rivista La Gregoriana - n.34 - Marzo 2009 - Pontifical Gregorian ...

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14La previsione si compì meno di tre annidopo, quando ormai la guerra si avvicinava.Per scongiurarla il nuovo Papa, che avevapreso il nome di Pio XII, tentò un estremoappello, scritto con l'aiuto del sostituto Montinie pronunciato una settimana prima che letruppe del Reich invadessero la Polonia:«Un'ora grave suona nuovamente per lagrande famiglia umana; ora di tremende deliberazioni,delle quali non può disinteressarsiil Nostro cuore, non deve disinteressarsi laNostra Autorità spirituale, che da Dio civiene, per condurre gli animi sulle vie dellagiustizia e della pace. (...) Noi, non d'altroarmati che della parola di Verità, al disopradelle pubbliche competizioni e passioni, viparliamo nel nome di Dio, da cui ogni paternitàin cielo ed in terra prende nome (...) Ècon la forza della ragione, non con quelladelle armi, che la Giustizia si fa strada. Egl'imperi non fondati sulla Giustizia nonsono benedetti da Dio. La politica emancipatadalla morale tradisce quelli stessi che cosìla vogliono. Imminente è il pericolo, ma èancora tempo. Nulla è perduto con la pace.Tutto può esserlo con laguerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. (...)Noi li supplichiamo per il sangue di Cristo, la cuiforza vincitrice del mondo fu la mansuetudinenella vita e nella morte. E supplicandoli, sappiamoe sentiamo di aver con Noi tutti i retti dicuore; tutti quelli che hanno fame e sete di Giustizia- tutti quelli che soffrono già, per i malidella vita, ogni dolore. (...) Ed è con Noi l'animadi questa vecchia Europa, che fu opera della fedee del genio cristiano. Con Noi l'umanità intera,che aspetta giustizia, pane, libertà, non ferro cheuccide e distrugge».L'appello di Papa Pacelli fu vano, come vanarestò la denuncia della sua prima enciclica,Summi pontificatus, pubblicata nel primoautunno di guerra e che condannava «la dimenticanzadi quella legge di umana solidarietà ecarità, che viene dettata e imposta sia dallacomunanza di origine e dall'uguaglianza dellanatura razionale in tutti gli uomini, a qualsiasipopolo appartengano, sia dal sacrificio di redenzioneofferto da Gesù Cristo», sostenendo conforza quella «unità del genere umano» che era alcentro e nel titolo dell'ultima progettata enciclicadel suo predecessore al quale Pio XII vienetalvolta contrapposto, ma senza realefondamento. Non vi fudunque alcuna«enciclica nascosta», così come non fu censurato dalcardinale camerlengo Pacelli l'ultimo discorso di PioXI per il decennale della Conciliazione, che vent'annidopo, nel 1959, Giovanni XXIII fece pubblicare su«L'Osservatore Romano».La condanna della Summi pontificatus prendeva poi dimira la «concezione che assegna allo Stato un'autoritàillimitata», definita nell'enciclica «un errore pernicioso»,sia per la «vita interna delle nazioni», sia per le«relazioni fra i popoli, perché rompe l'unità dellasocietà soprannazionale, toglie fondamento e valore aldiritto delle genti, apre la via alla violazione dei dirittialtrui e rende difficili l'intesa e la convivenza pacifiche».Veniva infine, durissima, la denuncia dell'«ora delletenebre», quando «lo spirito della violenza e delladiscordia versa sull'umanità una sanguinosa coppa didolori senza nome», con l'avvertimento che «i popoli,travolti nel tragico vortice della guerra, sono forseancora soltanto agli "inizi dei dolori" (Matteo, 24, 8),ma già in migliaia di famiglie regnano morte e desolazione,lamento e miseria. Il sangue di innumerevoliesseri umani, anche non combattenti, eleva uno straziantelamento specialmente sopra una diletta nazione,quale è la Polonia, che per la sua fedeltà verso laChiesa, per i suoi meriti nella difesa della civiltà cristiana,scritti a caratteri indelebili nei fasti della storia,ha diritto alla simpatia umana e fraterna del mondo».E continuava Pio XII: «Il dovere dell'amore cristiano,cardine fondamentale del regno di Cristo, non è unaparola vuota, ma una viva realtà. Un vastissimo camposi apre alla carità cristiana in tutte le sue forme.Abbiamo piena fiducia che tutti i Nostri figli, specialmentecoloro che non sono provati dal flagellodella guerra, si ricordino, imitando il divinoSamaritano, di tutti coloro che, essendovittime della guerra, hanno diritto allapietà e al soccorso».A essere prefigurati nella primaenciclica di Papa Pacelli eranocosì non solo gli orrori dellaguerra ma anche la gigantescaopera di carità che la Chiesacattolica avrebbe dispiegatodurante gli anni del conflittoverso tutti, senza distinzionealcuna.A provarla vi sono tra l'altro i tremilioni e mezzo di documenti dell'Ufficio InformazioniVaticano per i prigionieri di guerra istituito pervolontà di Pio XII subito dopo l'inizio del conflitto, unfondo degli archivi vaticani che arriva al 1947 ed èinteramente aperto, ma nonostante questo quasi inutilizzato.Sembra infatti che basti aprire un archivio, dicui magari si reclamava a gran voce l'apertura, perché isuoi documenti vengano trascurati: evidentemente amolti la storia importa soltanto se può essere usatacome un'arma.Come si dovrebbe sapere, gli archivi della Santa Sedesono aperti per intero sino all'inizio del 1939, mentreper il periodo della guerra e della Shoah il loro contenutoè stato in sostanza anticipato dai dodici volumidegli Actes et documents du Saint-Siège relatifs à laseconde guerre mondiale, pubblicati per volere di PaoloVI sin dal 1965.Questa imponente documentazione - che si aggiunge aquella sterminata di altri archivi nazionali e privati, anumerosissime testimonianze e alla ricostruzione storicadel periodo - sta confermando che la polemica sulcosiddetto silenzio di Pio XII, imputato di insensibilitào addirittura di connivenza di fronte alla Shoah, è strumentale,come del resto indicano con chiarezza le sueorigini radicate nella propaganda sovietica già durantela guerra, una propaganda poi travasata in quellacomunista durante la guerra fredda e infine rilanciatadai suoi epigoni.Come diplomatico di Benedetto XV, Pacelli si adoperòper fare condannare già nel 1915 violenze antisemiteesplose in Polonia, mentre negli anni Trenta, comeSegretario di Stato di Pio XI, fece cessare la propagandaradiofonica antiebraica di un prete cattolico statunitense,Charles Coughlin. Per la sua esperienzatedesca, poi, il porporato conosceva benissimo il nazismoe la sua folle ideologia e più volte, tra il 1937 e il1939, aveva messo in guardia statunitensi e britannicidal pericolo rappresentato dal Terzo Reich. Ma c'è dipiù: tra l'autunno del 1939 e la primavera del 1940 ilPontefice appoggiò, con una scelta senza precedenti, iltentativo, presto abortito, di alcuni circoli militaritedeschi in contatto con i britannici di rovesciare ilregime hitleriano. E dopo l'attacco tedesco all'UnioneSovietica Pio XII rifiutò di schierarsi e di schierare laChiesa cattolica con quella che veniva presentata comeuna crociata contro il comunismo e, anzi, si adoperòper superare le opposizioni di molti cattolici statunitensiall'alleanza con i sovietici, anche se il giudizio sulcomunismo del Pontefice e dei suoi più stretti collaboratorirestò sempre radicalmente negativo.15

14<strong>La</strong> previsione si compì meno di tre annidopo, quando ormai la guerra si avvicinava.Per scongiurarla il nuovo Papa, che avevapreso il nome di Pio XII, tentò un estremoappello, scritto con l'aiuto del sostituto Montinie pronunciato una settimana prima che letruppe del Reich invadessero la Polonia:«Un'ora grave suona nuovamente per lagrande famiglia umana; ora di tremende deliberazioni,delle quali non può disinteressarsiil Nostro cuore, non deve disinteressarsi laNostra Autorità spirituale, che da Dio civiene, per condurre gli animi sulle vie dellagiustizia e della pace. (...) Noi, non d'altroarmati che della parola di Verità, al disopradelle pubbliche competizioni e passioni, viparliamo nel nome di Dio, da cui ogni paternitàin cielo ed in terra prende nome (...) Ècon la forza della ragione, non con quelladelle armi, che la Giustizia si fa strada. Egl'imperi non fondati sulla Giustizia nonsono benedetti da Dio. <strong>La</strong> politica emancipatadalla morale tradisce quelli stessi che cosìla vogliono. Imminente è il pericolo, ma èancora tempo. Nulla è perduto con la pace.Tutto può esserlo con laguerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. (...)Noi li supplichiamo per il sangue di Cristo, la cuiforza vincitrice del mondo fu la mansuetudinenella vita e nella morte. E supplicandoli, sappiamoe sentiamo di aver con Noi tutti i retti dicuore; tutti quelli che hanno fame e sete di Giustizia- tutti quelli che soffrono già, per i malidella vita, ogni dolore. (...) Ed è con Noi l'animadi questa vecchia Europa, che fu opera della fedee del genio cristiano. Con Noi l'umanità intera,che aspetta giustizia, pane, libertà, non ferro cheuccide e distrugge».L'appello di Papa Pacelli fu vano, come vanarestò la denuncia della sua prima enciclica,Summi pontificatus, pubblicata nel primoautunno di guerra e che condannava «la dimenticanzadi quella legge di umana solidarietà ecarità, che viene dettata e imposta sia dallacomunanza di origine e dall'uguaglianza dellanatura razionale in tutti gli uomini, a qualsiasipopolo appartengano, sia dal sacrificio di redenzioneofferto da Gesù Cristo», sostenendo conforza quella «unità del genere umano» che era alcentro e nel titolo dell'ultima progettata enciclicadel suo predecessore al quale Pio XII vienetalvolta contrapposto, ma senza realefondamento. Non vi fudunque alcuna«enciclica nascosta», così come non fu censurato dalcardinale camerlengo Pacelli l'ultimo discorso di PioXI per il decennale della Conciliazione, che vent'annidopo, nel 1959, Giovanni XXIII fece pubblicare su«L'Osservatore Romano».<strong>La</strong> condanna della Summi pontificatus prendeva poi dimira la «concezione che assegna allo Stato un'autoritàillimitata», definita nell'enciclica «un errore pernicioso»,sia per la «vita interna delle nazioni», sia per le«relazioni fra i popoli, perché rompe l'unità dellasocietà soprannazionale, toglie fondamento e valore aldiritto delle genti, apre la via alla violazione dei dirittialtrui e rende difficili l'intesa e la convivenza pacifiche».Veniva infine, durissima, la denuncia dell'«ora delletenebre», quando «lo spirito della violenza e delladiscordia versa sull'umanità una sanguinosa coppa didolori senza nome», con l'avvertimento che «i popoli,travolti nel tragico vortice della guerra, sono forseancora soltanto agli "inizi dei dolori" (Matteo, 24, 8),ma già in migliaia di famiglie regnano morte e desolazione,lamento e miseria. Il sangue di innumerevoliesseri umani, anche non combattenti, eleva uno straziantelamento specialmente sopra una diletta nazione,quale è la Polonia, che per la sua fedeltà verso laChiesa, per i suoi meriti nella difesa della civiltà cristiana,scritti a caratteri indelebili nei fasti della storia,ha diritto alla simpatia umana e fraterna del mondo».E continuava Pio XII: «Il dovere dell'amore cristiano,cardine fondamentale del regno di Cristo, non è unaparola vuota, ma una viva realtà. Un vastissimo camposi apre alla carità cristiana in tutte le sue forme.Abbiamo piena fiducia che tutti i Nostri figli, specialmentecoloro che non sono provati dal flagellodella guerra, si ricordino, imitando il divinoSamaritano, di tutti coloro che, essendovittime della guerra, hanno diritto allapietà e al soccorso».A essere prefigurati nella primaenciclica di Papa Pacelli eranocosì non solo gli orrori dellaguerra ma anche la gigantescaopera di carità che la Chiesacattolica avrebbe dispiegatodurante gli anni del conflittoverso tutti, senza distinzionealcuna.A provarla vi sono tra l'altro i tremilioni e mezzo di documenti dell'Ufficio InformazioniVaticano per i prigionieri di guerra istituito pervolontà di Pio XII subito dopo l'inizio del conflitto, unfondo degli archivi vaticani che arriva al 1947 ed èinteramente aperto, ma nonostante questo quasi inutilizzato.Sembra infatti che basti aprire un archivio, dicui magari si reclamava a gran voce l'apertura, perché isuoi documenti vengano trascurati: evidentemente amolti la storia importa soltanto se può essere usatacome un'arma.Come si dovrebbe sapere, gli archivi della Santa Sedesono aperti per intero sino all'inizio del 1939, mentreper il periodo della guerra e della Shoah il loro contenutoè stato in sostanza anticipato dai dodici volumidegli Actes et documents du Saint-Siège relatifs à laseconde guerre mondiale, pubblicati per volere di PaoloVI sin dal 1965.Questa imponente documentazione - che si aggiunge aquella sterminata di altri archivi nazionali e privati, anumerosissime testimonianze e alla ricostruzione storicadel periodo - sta confermando che la polemica sulcosiddetto silenzio di Pio XII, imputato di insensibilitào addirittura di connivenza di fronte alla Shoah, è strumentale,come del resto indicano con chiarezza le sueorigini radicate nella propaganda sovietica già durantela guerra, una propaganda poi travasata in quellacomunista durante la guerra fredda e infine rilanciatadai suoi epigoni.Come diplomatico di Benedetto XV, Pacelli si adoperòper fare condannare già nel 1915 violenze antisemiteesplose in Polonia, mentre negli anni Trenta, comeSegretario di Stato di Pio XI, fece cessare la propagandaradiofonica antiebraica di un prete cattolico statunitense,Charles Coughlin. Per la sua esperienzatedesca, poi, il porporato conosceva benissimo il nazismoe la sua folle ideologia e più volte, tra il 1937 e il1939, aveva messo in guardia statunitensi e britannicidal pericolo rappresentato dal Terzo Reich. Ma c'è dipiù: tra l'autunno del 1939 e la primavera del 1940 ilPontefice appoggiò, con una scelta senza precedenti, iltentativo, presto abortito, di alcuni circoli militaritedeschi in contatto con i britannici di rovesciare ilregime hitleriano. E dopo l'attacco tedesco all'UnioneSovietica Pio XII rifiutò di schierarsi e di schierare laChiesa cattolica con quella che veniva presentata comeuna crociata contro il comunismo e, anzi, si adoperòper superare le opposizioni di molti cattolici statunitensiall'alleanza con i sovietici, anche se il giudizio sulcomunismo del Pontefice e dei suoi più stretti collaboratorirestò sempre radicalmente negativo.15

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