Rivista La Gregoriana - n.34 - Marzo 2009 - Pontifical Gregorian ...

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13.07.2015 Views

S. Em. Rev.ma il Cardinale Segretario di StatoTarcisio Bertone, durante la sua relazione alConvegno che riportiamo per intero nella nostra rivista.S. Em. Rev.ma il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefettodella Congregazione per i Vescovi si intrattiene con P. SergioBastianel, S.J., Vice Rettore Accademico della Gregoriana.stampa davvero libera rimase il giornale delPapa, come avrebbe poi ricordato all'assembleacostituente un esponente laico comePiero Calamandrei: «Perché a un certomomento, negli anni della maggiore oppressione,ci siamo accorti che l'unico giornale nelquale si poteva ancora trovar qualche accentodi libertà, della nostra libertà, della libertàcomune a tutti gli uomini liberi, era "L'OsservatoreRomano"; perché abbiamo esperimentatoche chi comprava "L'OsservatoreRomano" era esposto ad essere bastonato; perchéuna voce libera si trovava negli ActaDiurna dell'amico Gonella».annodate dalla Santa Sede con diversi Stati, neiquali, dopo l'ultima grande guerra, a governimonarchici sono subentrati governi repubblicani».Come del resto ripeteva il Segretario di StatoPacelli a proposito dell'atteggiamento dellaChiesa nei confronti dei poteri pubblici: «Un'esperienzadi duemila anni le impedisce di esagerarel'importanza delle questioni legate allaforma dello Stato e delle strutture che esso condiziona».E a riprova della moderazione e del realismodella Chiesa di Roma durante la tragediache di lì a tre anni sarebbe precipitata nellaguerra civile spagnola sta la posizione della SantaSede, e dello stesso Pio XI, per molti mesi notoriamentenon favorevoli agli insorti guidati dalgenerale Franco.cardinali tedeschi (Adolf Bertram, Michael vonFaulhaber e Karl Joseph Schulte) e i due vescovi piùavversi al regime, von Galen appunto, e Konrad vonPreysing. Con l'aiuto determinante del cardinalePacelli e dei suoi fidatissimi collaboratori tedeschi(monsignor Ludwig Kaas e i gesuiti Robert Leiber eAugustin Bea) si arrivò così alla Mit brennender Sorge(«Con ardente preoccupazione»), l'enciclica che nel1937 condannò l'ideologia razzista e pagana ormaiaffermatasi nel Reich tedesco, e che pochi giorni dopofu seguita da quelle contro il comunismo ateo (Diviniredemptoris) e sulle sanguinose persecuzioni del laicismomassonico contro i cattolici messicani (Firmissimamconstantiam).Nello stesso 1931 veniva pubblicata un'altraIl rapporto tra Pio XI e il suo Segretario di Stato restaenciclica, la Nova impendet, sulla gravitàancora da indagare pienamente, e questo potrà esseredella crisi economica e sulla crescente corsafatto con il tempo e lo studio progressivo dei fondiagli armamenti che faceva seguito, in ottobre,archivistici vaticani, che per il pontificato di Papaall'altro grande documento sociale commemorativodi quello leonino, l'enciclica Quadragesimoanno, pubblicata in maggio. Lagrave situazione sociale tornava poi l'annosuccessivo come tema della Caritate Christi,seguita nello stesso 1932 dalla Acerba animisulla persecuzione anticattolica in Messico,Tra i concordati siglati dalla Santa Sede spiccanaturalmente quello con il Reich, a cui si arrivònello stesso 1933, ma in una situazione completamentediversa da quella che Pacelli avevalasciato tre anni prima, a causa della crescita delconsenso nei confronti del nazismo.Ratti, e cioè sino agli inizi del 1939, sono completamenteaperti da oltre due anni, ma ben poco consultatidagli studiosi. È nota la stima che il Pontefice ebbe perPacelli, sin dalla sua creazione cardinalizia, occasionedurante la quale pronunciò la frase evangelica (Giovanni,1, 26), poi interpretata come una premonizione,medius vestrum stat quem vos non scitis.che ruppe le relazioni diplomatiche con laSanta Sede. Ma la crisi precipitava anche inSpagna, dove la Repubblica di recente proclamataavviava una politica duramente avversaalla Chiesa con provvedimenti che suscitarononel 1933 la ferma protesta della SantaSede, sin dall'epistola enciclica Dilectissimanobis, per la «grave offesa non solo alla religionee alla Chiesa, ma anche a quegli asseritiprincipi di libertà civili sui quali dichiarabasarsi il nuovo regime spagnolo. Né si creda -continua il documento papale - che la nostraparola sia ispirata da sentimenti di avversionealla nuova forma di governo o agli altricambiamenti prettamente politici avvenutirecentemente in Spagna. È a tutti noto,infatti, che la Chiesa cattolica, per nullalegata a una forma di governo piuttosto che aun'altra, purché restino salvi i diritti di Dio edella coscienza cristiana, non trova difficoltàad accordarsi con le varie istituzioni civili,siano esse monarchiche o repubblicane, aristocraticheo democratiche. Ne sono prova manifesta,per non parlare che di fatti recenti, inumerosi concordati e accordi stipulati inquesti ultimi anni e le relazioni diplomaticheLa Santa Sede e la maggioranza dei vescovi tedeschi- a differenza di molti cattolici e della stragrandemaggioranza dei protestanti - tenne unatteggiamento negativo, anche se l'iniziale opposizionedell'episcopato dovette fare i conti conl'ascesa al potere di Hitler e il consenso nei confrontidel nuovo regime. Per ricordare solo undato, ben undicimila sacerdoti cattolici (quasi lametà del clero tedesco) «furono colpiti da misurepunitive, politicamente o religiosamente motivate,dal regime nazista», finendo spesso incampo di concentramento. Tra le conseguenzedel concordato vi fu l'eliminazione dalla scenapolitica del partito cattolico (il Zentrum), ma icontrasti tra la Chiesa cattolica e il nazismo siacuirono - nonostante le crescenti preoccupazioniper l'affermarsi del totalitarismo comunistae nonostante il tradizionale antigiudaismo cattolico- con l'avvio della legislazione antisemita e ledisposizioni sulla sterilizzazione obbligatoria,contro le quali si pronunciò con fermezza, già nel1934, soprattutto il vescovo di Münster, Clemensvon Galen.L'opposizione al nazismo si fece chiara e nel1936 una lettera collettiva dell'episcopato chieseal Papa un'enciclica. Pio XI convocò a Roma i treQuesta stima si accrebbe di continuo e indusse Pio XI,con un'innovazione senza precedenti, a inviare il suoSegretario di Stato in ripetute missioni internazionali.Così nel 1934 il cardinale Pacelli oltrepassò l'Atlantico- come già aveva fatto oltre un secolo prima un altrofuturo Papa, il giovane Mastai Ferretti, per la missionediplomatica che lo aveva portato in Cile. Il Segretariodi Stato e legato pontificio fu così a Buenos Aires per ilcongresso eucaristico internazionale, e durante il lungoviaggio visitò poi Montevideo e Rio de Janeiro, quindiLas Palmas de Gran Canaria e Barcellona, rientrandoin Vaticano agli inizi del 1935.Pochi mesi più tardi il porporato era a Lourdes, dovenell'omelia conclusiva del viaggio contrappose laredenzione di Cristo alla «bandiera della rivoluzionesociale», alla «falsa concezione del mondo e della vita»e alla «superstizione della razza o del sangue»: una condannadell'«idolatria della razza» che in questi terminichiarissimi sarebbe tornata due anni più tardisulla bocca del cardinale Pacelli di nuovo inviato inFrancia dal Papa, questa volta a consacrare la basilicadi Lisieux e poi a Parigi, dove il porporato incontròesponenti del governo espresso dal Fronte popolare. Enel 1938 un altro congresso eucaristico internazionaleportò il Segretario di Stato in Ungheria, dove riaffermòil principio tradizionale dell'estraneità della Chiesa neldeterminare le forme dei governi e soprattutto denunciòla corsa agli armamenti, «divenuta l'occupazionedominante dell'umanità del XX secolo», avvertendoche il «furore distruttivo» di nuovi conflitti avrebbesuperato «quanto di più spaventoso ha conosciuto ilpassato».Il viaggio forse più importante di Pacelli fu tuttavia nell'autunno1936 la lunga visita privata che compì negliStati Uniti, percorrendo migliaia di chilometri anche inaereo, come del resto aveva già fatto in Germania, testimonianzaulteriore della sua modernità. E nel viaggio ilcardinale incontrò un'ottantina di vescovi e i piùimportanti esponenti politici, tra i quali il presidenteRoosevelt, appena rieletto. Al rientro in Vaticano ilPapa gli fece trovare un ritratto con dedica autografaCarissimo Cardinali suo Transatlantico PanamericoEugenio Pacelli feliciter redeunti. Solo pochi giorniprima Pio XI aveva sorpreso monsignor Tardini, elogiandoil suo segretario di Stato ancora in viaggio econcludendo tranquillamente: «Sarà un bel Papa».12 13

S. Em. Rev.ma il Cardinale Segretario di StatoTarcisio Bertone, durante la sua relazione alConvegno che riportiamo per intero nella nostra rivista.S. Em. Rev.ma il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefettodella Congregazione per i Vescovi si intrattiene con P. SergioBastianel, S.J., Vice Rettore Accademico della <strong><strong>Gregorian</strong>a</strong>.stampa davvero libera rimase il giornale delPapa, come avrebbe poi ricordato all'assembleacostituente un esponente laico comePiero Calamandrei: «Perché a un certomomento, negli anni della maggiore oppressione,ci siamo accorti che l'unico giornale nelquale si poteva ancora trovar qualche accentodi libertà, della nostra libertà, della libertàcomune a tutti gli uomini liberi, era "L'OsservatoreRomano"; perché abbiamo esperimentatoche chi comprava "L'OsservatoreRomano" era esposto ad essere bastonato; perchéuna voce libera si trovava negli ActaDiurna dell'amico Gonella».annodate dalla Santa Sede con diversi Stati, neiquali, dopo l'ultima grande guerra, a governimonarchici sono subentrati governi repubblicani».Come del resto ripeteva il Segretario di StatoPacelli a proposito dell'atteggiamento dellaChiesa nei confronti dei poteri pubblici: «Un'esperienzadi duemila anni le impedisce di esagerarel'importanza delle questioni legate allaforma dello Stato e delle strutture che esso condiziona».E a riprova della moderazione e del realismodella Chiesa di Roma durante la tragediache di lì a tre anni sarebbe precipitata nellaguerra civile spagnola sta la posizione della SantaSede, e dello stesso Pio XI, per molti mesi notoriamentenon favorevoli agli insorti guidati dalgenerale Franco.cardinali tedeschi (Adolf Bertram, Michael vonFaulhaber e Karl Joseph Schulte) e i due vescovi piùavversi al regime, von Galen appunto, e Konrad vonPreysing. Con l'aiuto determinante del cardinalePacelli e dei suoi fidatissimi collaboratori tedeschi(monsignor Ludwig Kaas e i gesuiti Robert Leiber eAugustin Bea) si arrivò così alla Mit brennender Sorge(«Con ardente preoccupazione»), l'enciclica che nel1937 condannò l'ideologia razzista e pagana ormaiaffermatasi nel Reich tedesco, e che pochi giorni dopofu seguita da quelle contro il comunismo ateo (Diviniredemptoris) e sulle sanguinose persecuzioni del laicismomassonico contro i cattolici messicani (Firmissimamconstantiam).Nello stesso 1931 veniva pubblicata un'altraIl rapporto tra Pio XI e il suo Segretario di Stato restaenciclica, la Nova impendet, sulla gravitàancora da indagare pienamente, e questo potrà esseredella crisi economica e sulla crescente corsafatto con il tempo e lo studio progressivo dei fondiagli armamenti che faceva seguito, in ottobre,archivistici vaticani, che per il pontificato di Papaall'altro grande documento sociale commemorativodi quello leonino, l'enciclica Quadragesimoanno, pubblicata in maggio. <strong>La</strong>grave situazione sociale tornava poi l'annosuccessivo come tema della Caritate Christi,seguita nello stesso 1932 dalla Acerba animisulla persecuzione anticattolica in Messico,Tra i concordati siglati dalla Santa Sede spiccanaturalmente quello con il Reich, a cui si arrivònello stesso 1933, ma in una situazione completamentediversa da quella che Pacelli avevalasciato tre anni prima, a causa della crescita delconsenso nei confronti del nazismo.Ratti, e cioè sino agli inizi del 1939, sono completamenteaperti da oltre due anni, ma ben poco consultatidagli studiosi. È nota la stima che il Pontefice ebbe perPacelli, sin dalla sua creazione cardinalizia, occasionedurante la quale pronunciò la frase evangelica (Giovanni,1, 26), poi interpretata come una premonizione,medius vestrum stat quem vos non scitis.che ruppe le relazioni diplomatiche con laSanta Sede. Ma la crisi precipitava anche inSpagna, dove la Repubblica di recente proclamataavviava una politica duramente avversaalla Chiesa con provvedimenti che suscitarononel 1933 la ferma protesta della SantaSede, sin dall'epistola enciclica Dilectissimanobis, per la «grave offesa non solo alla religionee alla Chiesa, ma anche a quegli asseritiprincipi di libertà civili sui quali dichiarabasarsi il nuovo regime spagnolo. Né si creda -continua il documento papale - che la nostraparola sia ispirata da sentimenti di avversionealla nuova forma di governo o agli altricambiamenti prettamente politici avvenutirecentemente in Spagna. È a tutti noto,infatti, che la Chiesa cattolica, per nullalegata a una forma di governo piuttosto che aun'altra, purché restino salvi i diritti di Dio edella coscienza cristiana, non trova difficoltàad accordarsi con le varie istituzioni civili,siano esse monarchiche o repubblicane, aristocraticheo democratiche. Ne sono prova manifesta,per non parlare che di fatti recenti, inumerosi concordati e accordi stipulati inquesti ultimi anni e le relazioni diplomatiche<strong>La</strong> Santa Sede e la maggioranza dei vescovi tedeschi- a differenza di molti cattolici e della stragrandemaggioranza dei protestanti - tenne unatteggiamento negativo, anche se l'iniziale opposizionedell'episcopato dovette fare i conti conl'ascesa al potere di Hitler e il consenso nei confrontidel nuovo regime. Per ricordare solo undato, ben undicimila sacerdoti cattolici (quasi lametà del clero tedesco) «furono colpiti da misurepunitive, politicamente o religiosamente motivate,dal regime nazista», finendo spesso incampo di concentramento. Tra le conseguenzedel concordato vi fu l'eliminazione dalla scenapolitica del partito cattolico (il Zentrum), ma icontrasti tra la Chiesa cattolica e il nazismo siacuirono - nonostante le crescenti preoccupazioniper l'affermarsi del totalitarismo comunistae nonostante il tradizionale antigiudaismo cattolico- con l'avvio della legislazione antisemita e ledisposizioni sulla sterilizzazione obbligatoria,contro le quali si pronunciò con fermezza, già nel1934, soprattutto il vescovo di Münster, Clemensvon Galen.L'opposizione al nazismo si fece chiara e nel1936 una lettera collettiva dell'episcopato chieseal Papa un'enciclica. Pio XI convocò a Roma i treQuesta stima si accrebbe di continuo e indusse Pio XI,con un'innovazione senza precedenti, a inviare il suoSegretario di Stato in ripetute missioni internazionali.Così nel 1934 il cardinale Pacelli oltrepassò l'Atlantico- come già aveva fatto oltre un secolo prima un altrofuturo Papa, il giovane Mastai Ferretti, per la missionediplomatica che lo aveva portato in Cile. Il Segretariodi Stato e legato pontificio fu così a Buenos Aires per ilcongresso eucaristico internazionale, e durante il lungoviaggio visitò poi Montevideo e Rio de Janeiro, quindi<strong>La</strong>s Palmas de Gran Canaria e Barcellona, rientrandoin Vaticano agli inizi del 1935.Pochi mesi più tardi il porporato era a Lourdes, dovenell'omelia conclusiva del viaggio contrappose laredenzione di Cristo alla «bandiera della rivoluzionesociale», alla «falsa concezione del mondo e della vita»e alla «superstizione della razza o del sangue»: una condannadell'«idolatria della razza» che in questi terminichiarissimi sarebbe tornata due anni più tardisulla bocca del cardinale Pacelli di nuovo inviato inFrancia dal Papa, questa volta a consacrare la basilicadi Lisieux e poi a Parigi, dove il porporato incontròesponenti del governo espresso dal Fronte popolare. Enel 1938 un altro congresso eucaristico internazionaleportò il Segretario di Stato in Ungheria, dove riaffermòil principio tradizionale dell'estraneità della Chiesa neldeterminare le forme dei governi e soprattutto denunciòla corsa agli armamenti, «divenuta l'occupazionedominante dell'umanità del XX secolo», avvertendoche il «furore distruttivo» di nuovi conflitti avrebbesuperato «quanto di più spaventoso ha conosciuto ilpassato».Il viaggio forse più importante di Pacelli fu tuttavia nell'autunno1936 la lunga visita privata che compì negliStati Uniti, percorrendo migliaia di chilometri anche inaereo, come del resto aveva già fatto in Germania, testimonianzaulteriore della sua modernità. E nel viaggio ilcardinale incontrò un'ottantina di vescovi e i piùimportanti esponenti politici, tra i quali il presidenteRoosevelt, appena rieletto. Al rientro in Vaticano ilPapa gli fece trovare un ritratto con dedica autografaCarissimo Cardinali suo Transatlantico PanamericoEugenio Pacelli feliciter redeunti. Solo pochi giorniprima Pio XI aveva sorpreso monsignor Tardini, elogiandoil suo segretario di Stato ancora in viaggio econcludendo tranquillamente: «Sarà un bel Papa».12 13

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