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Capitalismo macchinico e plusvalore di rete - Matteo Pasquinelli

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<strong>Capitalismo</strong> <strong>macchinico</strong> e <strong>plusvalore</strong> <strong>di</strong> <strong>rete</strong>:note sull’economia politica della macchina<strong>di</strong> Turing<strong>Matteo</strong> <strong>Pasquinelli</strong>Il telaio Jacquard, inventato nel 1801.1


<strong>plusvalore</strong>, che si trova appunto ad essere continuamente assorbitonelle macchine e condensato nelle merci in questo modo.L’informazione è l’essenziale della forza-lavoro, è ciò che l’operaioattraverso il capitale costante trasmette ai mezzi <strong>di</strong> produzione sullabase <strong>di</strong> valutazioni, misurazioni, elaborazioni per operarenell’oggetto <strong>di</strong> lavoro tutti quei mutamenti della sua forma che glidanno il valore d’uso richiesto. 10La seguente frase <strong>di</strong> Alquati potrebbe essere intesa ante-litteram comeil primo postulato del cosiddetto capitalismo cognitivo ebisognerebbe ricordarne sempre la data: 1963.Il lavoro produttivo si definisce nella qualità delle informazionielaborate e trasmesse dall’operaio ai mezzi <strong>di</strong> produzione, con lame<strong>di</strong>azione del capitale costante. 11Qui si può facilmente applicare la tipica <strong>di</strong>stinzione ‘organica’ <strong>di</strong>Marx: l’informazione viva è continuamente prodotta dai lavoratori peressere trasformata in informazione morta ed essere cristallizzata nellemacchine e nell’intero apparato burocratico. La me<strong>di</strong>azione dellamacchina lungo il ciclo stesso dell’informazione è chiara: laburocrazia interna alla fabbrica è una specifica <strong>di</strong>visione del lavoroche viene rispecchiata, implementata ed estesa dalla cibernetica. Ineffetti, l’importante intuizione avanzata da Alquati è questocontinuum che unisce burocrazia, cibernetica e macchinari: lacibernetica <strong>di</strong>svela la natura macchinica della burocrazia <strong>di</strong> fabbrica eal tempo stesso il ruolo ‘burocratico’ delle macchine, in quanto esse<strong>di</strong>ventano apparati <strong>di</strong> feedback per controllare il lavoratore ecatturarne la conoscenza ed esperienza del processo produttivo.L’informazione valorizzante è ciò che entra nella macchinacibernetica ed è trasformata in una sorta <strong>di</strong> conoscenza macchinica.Nello specifico, è la <strong>di</strong>mensione numerica della cibernetica chepermette <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ficare la conoscenza dei lavoratori in bit e,conseguentemente, <strong>di</strong> trasformare i bit in numeri della pianificazione10Alquati 1963, p. 121.11Alquati 1963, p. 121.6


economica. In altre parole, operando come interfaccia numerica tra idomini della conoscenza e del capitale, il co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>gitale trasformal’informazione in valore.La cibernetica ricompone globalmente e organicamente le funzionidell’operaio complessivo polverizzate nelle microdecisioni in<strong>di</strong>viduali:il ‘bit’ salda l’atomo operaio alle ‘cifre’ del ‘Piano’. 12Agli albori dell’era industriale il capitalismo sfrutta i corpi umani perla loro energia meccanica, ma presto si rende conto che la serie <strong>di</strong> atticreativi, misure e decisioni che i lavoratori devono costantementeprendere è il valore più importante da essi prodotto. Alquatidefinisce informazione precisamente queste micro-decisioniinnovative che i lavoratori devono prendere lungo tutto il processoproduttivo per dare forma al prodotto finale ma anche per dare formaall’apparato <strong>macchinico</strong>.3. Marx: la macchina come misura dell’uomo.Per Alquati la macchina incarna sempre il <strong>di</strong>agramma delle relazioni<strong>di</strong> potere tra classi. L’innovazione procede prima dai lavoratori,poiché è il loro lavoro vivo che muove, forma e istruisce ogni nuovagenerazione <strong>di</strong> macchine. In questo senso, sia le macchine industrialiche quelle cibernetiche possono essere definite come‘cristallizzazione’ del conflitto sociale e <strong>di</strong> questo seguono i contorni.Che una macchina (compresa una macchina <strong>di</strong> calcolo) vadasempre a occupare lo spazio descritto da una precedente <strong>di</strong>visionedel lavoro era già un postulato con<strong>di</strong>viso dai pionieri dellacibernetica, come Charles Babbage. Marx stesso cita Babbage già nel1847 nel suo testo Miseria della filosofia: “Quando, per effetto della<strong>di</strong>visione del lavoro, ciascuna operazione particolare è stata ridottaall’impiego <strong>di</strong> uno strumento semplice, la riunione <strong>di</strong> tutti questistrumenti azionati da un solo motore costituisce una macchina”. 13 Se12Alquati 1963, p. 134.13Babbage 1832, citato da Marx 1847.7


la macchina si installa su una precedente <strong>di</strong>visione del lavoro, è perespandersi ad un livello ulteriore e ad una più alta scala <strong>di</strong>complessità.Grazie all’applicazione della macchina e del vapore la <strong>di</strong>visione dellavoro ha potuto assumere tali <strong>di</strong>mensioni che la grande industria,<strong>di</strong>staccata ormai dal suolo nazionale, <strong>di</strong>pende unicamente dalmercato mon<strong>di</strong>ale, dagli scambi internazionali, da una <strong>di</strong>visione dellavoro internazionale. Infine, la macchina esercita tale influenza sulla<strong>di</strong>visione del lavoro, che quando nella fabbricazione <strong>di</strong> un prodottoqualsiasi si è trovato il mezzo <strong>di</strong> produrre a macchina qualche parte<strong>di</strong> esso, la sua fabbricazione si <strong>di</strong>vide imme<strong>di</strong>atamente in duegestioni in<strong>di</strong>pendenti l’una dall’altra. 14Logicamente, nel primo libro del Capitale il capitolo sulle macchinesegue il capitolo sulla <strong>di</strong>visione del lavoro. E, in prospettiva, la<strong>di</strong>visione del lavoro può essere considerata già come una sorta <strong>di</strong>macchina astratta. La lezione importante che qui appren<strong>di</strong>amo daMarx è precisamente il rifiuto del determinismo tecnologico. 15 FuMarx il primo a suggerire che ogni macchina è sempre lariterritorializzazione <strong>di</strong> precedenti relazioni <strong>di</strong> potere. Tanto quantola <strong>di</strong>visione del lavoro è plasmata dai conflitti sociali e dallaresistenza dei lavoratori, allo stesso modo procede l’evoluzionetecnologica. Le parti del ‘meccanismo’ sociale ‘aggiustano’ se stessealle composizione tecnica a seconda del loro grado <strong>di</strong> resistenza econflitto. Le macchine sono forgiate dalle forze sociali ed evolvono inaccordo ad esse.Pure le macchine informatiche sono la cristallizzazione <strong>di</strong>tensioni sociali. Se accettiamo questa intuizione politica, che significaguardare alle relazioni sociali e ai conflitti sostituiti dalle macchineinformatiche, abbiamo finalmente una metodologia per chiarire legeneriche definizioni <strong>di</strong> ‘società dell’informazione’, ‘società dellaconoscenza’, ‘società della <strong>rete</strong>’, ecc. Tanto quanto le macchineindustriali non rimpiazzarono già i cavalli vapore degli operai, ma unintero insieme <strong>di</strong> relazioni sviluppate nel periodo manifatturiero, così14Marx 1847.15Ve<strong>di</strong> anche MacKenzie 1984.8


le macchine informatiche vengono a rimpiazzare un insieme <strong>di</strong>relazioni cognitive già al lavoro all’interno della fabbrica industriale.Andrew Ure, scienziato scozzese definito da Marx “il Pindarodella fabbrica automatica”, descriveva l’apparato industriale come“un vasto automaton, composto da svariati organi meccanici e<strong>di</strong>ntellettuali, che si muovono <strong>di</strong> concerto ed ininterrottamente per laproduzione <strong>di</strong> un medesimo oggetto, tutti subor<strong>di</strong>nati ad una forzamotrice che si auto-regola”. 16 La cosiddetta <strong>di</strong>visione del lavoro èquin<strong>di</strong>, prima <strong>di</strong> tutto, una biforcazione degli organi meccanici daquelli intellettuali (dove biforcazione non significa appuntoseparazione assoluta ma articolazione). Come scrive Marx:E’ nella grande industria organizzatasi sul fondamento dellemacchine che si verifica la separazione delle facoltà intellettuali[Potenzen] dal processo <strong>di</strong> produzione dal lavoro manuale, e latrasformazione <strong>di</strong> queste facoltà in dominio [Mächte] del capitale sullavoro. L’abilità specifica del singolo operatore-macchina [Maschinenarbeiter]s’annulla come accessorio assolutamente trascurabile <strong>di</strong>fronte alla scienza, alle gigantesche forze naturali e al lavoro sociale<strong>di</strong> massa, che sono incorporati nel sistema meccanico e formanoinsieme ad esso il potere del ‘padrone’ [master]. 17Questo passaggio (così simile alla intuizione <strong>di</strong> Simondon citataall’inizio) sembra anticipare il cosiddetto ‘frammento sulle macchine’dei Grundrissse, dove i semplici ‘organi intellettuali’ <strong>di</strong>ventano unvasto ‘cervello sociale’ assorbito dai macchinari e trasformato incapitale fisso. 18 L’evoluzione della nozione <strong>di</strong> conoscenza dal Capitaleai Grundrisse è il passaggio dagli atomizzati organi intellettuali delGesamtarbeiter (il ‘lavoratore collettivo’) ad un livello in cui “il saperesociale generale è <strong>di</strong>ventato forza produttiva imme<strong>di</strong>ata”. NeiGrundrisse Marx sembra far riferimento ad una autonoma<strong>di</strong>mensione della conoscenza, una sorta <strong>di</strong> sapere vivo colto primadella sua cristallizzazione nelle macchine. Prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere questocontroverso e cruciale passaggio, è necessario chiarire la definizione16Ure 1835, citato da Marx 1867 [1964, p. 310, traduzione mo<strong>di</strong>ficata].17Marx 1867 [1964, p. 313, traduzione mo<strong>di</strong>ficata]18Marx 1939.9


<strong>di</strong> macchina in relazione al <strong>plusvalore</strong> e soprattutto contestualizzarequella nozione <strong>di</strong> <strong>macchinico</strong> introdotta da Deleuze e Guattari nellessico filosofico contemporaneo.Se Marx apre il capitolo sulle macchine nel primo libro delCapitale scrivendo che la macchina è “un mezzo per la produzione <strong>di</strong><strong>plusvalore</strong>”, in seguito chiarirà precisamente che la macchina è unmezzo per l’amplificazione <strong>di</strong> <strong>plusvalore</strong> (in termini marxiani lemacchine non possono produrre <strong>plusvalore</strong>, poiché non possonoessere ‘sfruttate’, solo i lavoratori producono <strong>plusvalore</strong>). Se neiGrundrisse le macchine incarnano la conoscenza collettiva, si trattaquin<strong>di</strong> <strong>di</strong> una conoscenza chiamata a governare l’aumento <strong>di</strong><strong>plusvalore</strong> (e in questo senso essa <strong>di</strong>venta parte del capitale fisso).L’idea <strong>di</strong> Alquati della cibernetica come apparato perl’accumulazione <strong>di</strong> informazione valorizzante estende organicamentel’idea marxiana della macchina come mezzo per l’amplificazione <strong>di</strong><strong>plusvalore</strong>. Ovviamente, in Alquati tanto quanto in Marx, larelazione del lavoratore con la macchina è sempre conflittuale el’informazione viva (detta altrimenti sapere vivo) che alimenta ognigiorni la macchina cibernetica è campo <strong>di</strong> resistenza e lotta. Il confine<strong>di</strong> questa trasformazione del sapere vivo in sapere morto e il confine trail cervello in<strong>di</strong>viduale e il cervello sociale sono questioni ancorairrisolte del <strong>di</strong>battito attuale su lavoro e informazione. E’ da questaprospettiva che bisogna affrontare la nozione <strong>di</strong> <strong>macchinico</strong> <strong>di</strong>Deleuze e Guattari.4. La neutralizzazione dell’ontologia macchinicaLa nozione <strong>di</strong> <strong>macchinico</strong> in Deleuze e Guattari presenta <strong>di</strong>versegenealogie che non possono essere qui esplorate, ma politicamentepuò essere considerata una reazione al ‘produttivismo’ marxistanegli stessi anni in cui i me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> massa forgiavano il consumismo ela prima onda della cibernetica penetrava nella società industrialenordamericana ed europea. In Mille piani riassumono così la nascitadella fabbrica-società:10


Nella composizione organica del capitale, il capitale variabiledefinisce un regime d’assoggettamento del lavoratore (<strong>plusvalore</strong>umano), che ha come quadro principale l’impresa o la fabbrica; maquando il capitale costante cresce proporzionalmente sempre più,nell’automazione, si trova un nuovo asservimento e, al tempo stesso,il regime del lavoro si trasforma, il <strong>plusvalore</strong> <strong>di</strong>venta <strong>macchinico</strong> e ilquadro si estende a tutta la società. 19La nozione <strong>di</strong> <strong>macchinico</strong> si inspirava, in particolare, alla mécanologieintrodotta da Gilbert Simondon nel suo libro Du mode d’existence desobjets techniques, 20 la quale si presentava essa stessa come reazione alrigido determinismo della cibernetica, al suo ‘feedback system’ eall’idea dell’informazione come unità misurabile matematicamente.Sin dall’inizio, quin<strong>di</strong>, il <strong>macchinico</strong> intendeva coprire il dominiodelle macchine informatiche.Nel 1972, ne L’Anti-E<strong>di</strong>po, Deleuze e Guattari introdussero lanozione <strong>di</strong> macchina desiderante per fondare una economia politicaimmanente, dove il ‘desiderio’ potesse essere finalmente riconosciutoontologicamente (ed economicamente) come forza produttiva e nonsolo come operatore negativo del teatro psicanalitico lacaniano. Inaccordo con la nozione <strong>di</strong> produzione macchinica, Deleuze e Guattaridescrivono inoltre un <strong>plusvalore</strong> <strong>macchinico</strong>. Otto anni dopo, ad ognimodo, Mille piani sembra introdurre una lettura molto piùpostmoderna che si focalizza su concatenamenti macchinici e macchineastratte. Anche il concatenamento <strong>macchinico</strong> è immanente eproduttivo (quanto le macchine desideranti), ma è chiaro in Millepiani il passaggio ad una ontologia più relazionale. Per via <strong>di</strong> questaambivalenza, recentemente, la nozione <strong>di</strong> <strong>macchinico</strong> sembra essereintesa e ridotta solo ad un mero para<strong>di</strong>gma relazionale <strong>di</strong>concatenamenti che cancellano la <strong>di</strong>mensione stessa della produzionedal pensiero <strong>di</strong> Deleuze e Guattari insieme alla loro formazionemarxista. Come esempio principale <strong>di</strong> questa ‘teoria delconcatenamento’ (in inglese assemblage theory) e annullamento della19Deleuze e Guattari 1980 [2003, p. 634, traduzione mo<strong>di</strong>ficata].20Simondon 1958.11


trasformazione del general intellect in capitale costante, ovvero allatrasformazione <strong>di</strong> un <strong>plusvalore</strong> <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ce (sapere) in un <strong>plusvalore</strong> <strong>di</strong>flusso (nel loro linguaggio, il <strong>plusvalore</strong> marxiano propriamentedetto).[O]gni macchina tecnica presuppone flussi <strong>di</strong> tipo particolare: flussi <strong>di</strong>co<strong>di</strong>ce interni ed esterni alla macchina, e formanti gli elementi d’unatecnologia e anche <strong>di</strong> una scienza. Anche questi flusssi <strong>di</strong> co<strong>di</strong>cevengono a loro volta incasellati, co<strong>di</strong>ficati o surco<strong>di</strong>ficati nelle societàprecapitalistiche in modo tale da non assumere mai in<strong>di</strong>pendenza (ilfabbro, l’astronomo...). Ma la deco<strong>di</strong>ficazione generalizzata dei flussinel capitalismo ha liberato, deterritorializzato, deco<strong>di</strong>ficato, i flussi <strong>di</strong>co<strong>di</strong>ce alla stregua degli altri — al punto che la macchina automaticali ha sempre più interiorizzati nel proprio corpo o nella sua struturacome campo <strong>di</strong> forze, <strong>di</strong>pendendo allo stesso tempo da una scienza eda una tecnologia, da un lavoro detto cerebrale <strong>di</strong>stinto dal lavoromanuale dell’operaio (evoluzione dell’oggetto tecnico). 24Questi passaggi mostrano che già nel 1972 Deleuze e Guattari eranocoscienti delle nuove forme <strong>di</strong> accumulazione <strong>di</strong> valore prodottedalla conoscenza e <strong>di</strong> una componente cognitiva attiva che è parte del<strong>plusvalore</strong> prodotto da ogni soggetto.Insomma, i flussi <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ce “liberati” nella scienza e nella tecnica dalregime capitalistico generano un <strong>plusvalore</strong> <strong>macchinico</strong> che non<strong>di</strong>pende <strong>di</strong>rettamente dalla scienza e dalla tecnica stessa, ma dalcapitale, e che viene ad aggiungersi al <strong>plusvalore</strong> umano, acorreggerne la caduta relativa, entrambi costituendo l’insieme del<strong>plusvalore</strong> <strong>di</strong> flusso che caratterizza il sistema. La conoscenza,l’informazione e la formazione qualificata sono parti del capitale(“capitale <strong>di</strong> conoscenza”) quanto il piùdell’operaio. 25elementare lavoroCuriosamente, la nozione <strong>di</strong> macchina astratta, che Deleuze e Guattaripongono al centro della loro ontologia in Mille Piani, è ispirata allostesso termine in uso in cibernetica, dove per macchina astratta siintende il progetto <strong>di</strong> un algoritmo che conseguentemente può essere24Deleuze e Guattari 1972 [2002, p. 264].25Deleuze e Guattari 1972 [2002, p. 265].13


implementato in una macchina virtuale (come un programmasoftware) o in una macchina materiale (nell’hardware <strong>di</strong> un computero in qualsiasi apparato meccanico). 265. L’esodo del sapere vivo dalla fabbricaSe la nozione <strong>di</strong> <strong>macchinico</strong> è applicata con superficialità, puòproiettare un continuum apolitico dove ‘tutto <strong>di</strong>venta produttivo’ edove quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>verrebbe impossibile <strong>di</strong>stinguere lavoro vivo e lavoromorto, capitale variabile e capitale costante — ovvero <strong>di</strong>stingueresfruttamento e autonomia. Innestandosi lungo la relazionemacchinica con l’innovazione tecnologica, l’operaismo italiano ha quiintrodotto una polarizzazione ben precisa. Nel 1966, nella famosasvolta copernicana <strong>di</strong> Operai e capitale, Mario Tronti riconduce ericonosce il primato costituente alla classe operaia: la lotta <strong>di</strong> classeforma lo sviluppo capitalistico e non il contrario, come credutodall’ortodossia marxista. Questo primato del lavoro vivo saràapplicato dall’operaismo al sapere vivo solo nei primi anni ‘90,riscoprendo il cosiddetto ‘frammento sulle macchine’ dei Grundrissetradotto e pubblicato molto tempo prima, per la precisione già nel1964 nel quarto numero dei Quaderni Rossi.Insieme ad Antonio Negri e Maurizio Lazzarato, 27 Paolo Virno èstato uno dei primi pensatori dell’operaismo a liberare il sapere vivodalla gabbia <strong>di</strong> ingranaggi della macchina industriale e a farglirespirare l’aria <strong>di</strong> città.Chiamiamo intellettualità <strong>di</strong>massa l’insieme del lavoro vivopostfor<strong>di</strong>sta (non già, si ba<strong>di</strong>, qualche settore particolarmentequalificato del terziario) in quanto esso è depositario <strong>di</strong> competenzecognitive non oggettivabili nelle macchine. 28Il general intellect si presenta quin<strong>di</strong> non solo ‘cristallizzato’ nellemacchine ma <strong>di</strong>ffuso attraverso l’intera ‘fabbrica società’ della26Macura 2001.27Ve<strong>di</strong> Lazzarato e Negri 1991.28Virno 1992.14


metropoli. Quin<strong>di</strong>, logicamente, se la conoscenza industrialeprogettava e operava macchine, anche la conoscenza collettiva al <strong>di</strong>fuori della fabbrica deve essere in qualche modo macchinica. Quidobbiamo guardare con attenzione alle manifestazioni del generalintellect attraverso la metropoli per capire quando lo incontriamo‘morto’ o ‘vivo’, già ‘fissato’ o potenzialmente autonomo. Peresempio, a quale livello oggi il tanto celebrato Free Software e lacosiddetta free culture sono complice delle nuove forme <strong>di</strong>accumulazione del capitalismo <strong>di</strong>gitale? E a quale livello, l’ideologiadella creatività e le Città Creative preparano semplicemente il terrenoalla speculazione immobiliare e a nuove forme <strong>di</strong>metropolitana? 29ren<strong>di</strong>taDavvero l’intero <strong>di</strong>battito sul post-For<strong>di</strong>smo e le sue ‘industrieculturali’ può essere condensato nella seguente domanda: può ilsapere/lavoro vivo <strong>di</strong>ventare autonomo? In questo si può riassumerel’originale contributo che l’operaismo ha dato all’economia politicacontemporanea e al tempo stesso intorno a questo tema si raccolgonogli attacchi <strong>di</strong> coloro che ancora considerano i lavoratori come‘animali da soma’ usati per produrre solo energia meccanica (icosiddetti ‘cavalli vapore’). Di sicuro, in questo esodo dalla fabbrica, ivecchi confini marxiani tra capitale costante e capitale variabile nontengono più: una definizione più precisa <strong>di</strong> <strong>macchinico</strong> deve essereavanzata per essere in grado <strong>di</strong> esplorare questo limite.!6. Le fabbriche dell’uomo: il vivente come capitale fissoIn un saggio de<strong>di</strong>cato al ‘capitalismo <strong>di</strong>gitale’ Christian Marazzisottolinea come il tra<strong>di</strong>zionale capitale fisso — ovvero il capitaleinvestito in macchine nella loro forma fisica — abbia perdutoimportanza come fattore per la produzione <strong>di</strong> ricchezza. 30 Dal punto<strong>di</strong> vista del capitale fisso, continua Marazzi, la conoscenza ha oggi unruolo produttivo imponente, come il caso delle gran<strong>di</strong> compagnie <strong>di</strong>software sta a <strong>di</strong>mostrare. Rimpiazzando lavoro vivo con lavoro29Ve<strong>di</strong> <strong>Pasquinelli</strong> 2009b.30Marazzi 2005.15


morto, ovvero con nuovi apparati macchinici ‘immateriali’, laconoscenza è <strong>di</strong>ventata una sorta <strong>di</strong> macchina cognitiva. In questanuova composizione organica del capitale, continua Marazzi, non èsolo la conoscenza collettiva a <strong>di</strong>ventare capitale fisso, ma il corpostesso dell’uomo. In questo senso, Marazzi descrive l’emergere <strong>di</strong> unmodello antropogenetico <strong>di</strong> produzione che Robert Boyer chiamaproduzione dell’uomo attraverso l’uomo (richiamando la più famosaespressione ‘produzione <strong>di</strong> merci a mezzo <strong>di</strong> merci’). 31 Questo nuovomodo <strong>di</strong> produzione è notoriamente, e più prosaicamente, il settoredei servizi, il terziario, tutto ciò che ha a che fare con le soft industriescome educazione, sanità, nuovi me<strong>di</strong>e e industrie culturali.All’interno <strong>di</strong> questo biocapitalismo o ‘fabbrica del vivente’, alla fineMarazzi rende liquida la nozione <strong>di</strong> macchina e introduce il viventecome capitale fisso. !Nel modello della ‘produzione dell’uomo attraverso l’uomo’ ilcapitale fisso, se scompare nella sua forma materiale e fissa, riapparecomunque nella forma mobile e fluida del vivente. 32Marazzi insiste sulla trasposizione del capitale fisso <strong>macchinico</strong> nelcorpo vivente dell’uomo. “Nella nostra ipotesi, il corpo della forzalavoro,oltre a contenere la facoltà <strong>di</strong> lavoro, funge anche dacontenitore delle funzioni tipiche del capitale fisso, dei mezzi <strong>di</strong>produzione in quanto se<strong>di</strong>mentazione <strong>di</strong> saperi co<strong>di</strong>ficati,conoscenze storicamente acquisite, grammatiche produttive,esperienze, insomma lavoro passato”. 33 Questo passaggio <strong>di</strong> Marazzi èra<strong>di</strong>cale: se per Marx, il capitale è una relazione sociale, davvero nonc’è bisogno <strong>di</strong> attori ‘pesanti’ come macchinari, managementindustriale e ricerca scientifica per descrivere la produzionecontemporanea — la fonte macchinica <strong>di</strong> profitto può essereesternalizzata nel corpo stesso dei lavoratori.L’ipotesi <strong>di</strong> lavoro sulla quale merita soffermarsi è la seguente: nelnuovo capitalismo, nel modello antropogenetico emergente che lo31Ve<strong>di</strong> ‘la production de l’homme par l’homme’ in Boyer 2002.32Marazzi 2005.33Marazzi 2005.16


contrad<strong>di</strong>stingue, il vivente contiene in sé entrambe le funzioni <strong>di</strong>capitale fisso e <strong>di</strong> capitale variabile, cioè <strong>di</strong> materiale e strumenti <strong>di</strong>lavoro passato e <strong>di</strong> lavoro vivo presente. In altre parole, la forza-lavorosi esprime come la somma <strong>di</strong> capitale variabile (V) e <strong>di</strong> capitalecostante (C, più precisamente la parte fissa del capitale costante). 34Queste incursioni <strong>di</strong> Marazzi nella grammatica dell’economiapolitica sono cruciali per sottolineare, ancora una volta, che quantoparliamo <strong>di</strong> capitalismo cognitivo o <strong>di</strong> egemonia del lavoroimmateriale, non ci riferiamo a qualcosa <strong>di</strong> immateriale eimpalpabile ma ad un vero e proprio intreccio <strong>macchinico</strong> dei nostricorpi e relazioni sociali.Con uno stile <strong>di</strong>verso, in una attenta lettura dei testi marxiani,Carlo Vercellone ha tentato <strong>di</strong> sistematizzare l’intera strutturamacchinica della conoscenza sotto la definizione generale <strong>di</strong>capitalismo cognitivo. Per Vercellone l’età del general intellectsignifica, molto materialisticamente, una nuova <strong>di</strong>visione del lavoroe la storia del capitalismo viene conseguentemente letta come lasuccessione dei seguenti sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> antagonismo: sussunzione formale(capitalismo manifatturiero), sussunzione reale (capitalismoindustriale), general intellect (capitalismo cognitivo).Le nozioni <strong>di</strong> sussunzione formale, sussunzione reale e generalintellect sono utilizzate da Marx per qualificare, nella loro successionelogico-storica, meccanismi <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nazione del processo <strong>di</strong> lavoroda parte del capitale (e del tipo <strong>di</strong> conflitti e <strong>di</strong> crisi che generano)profondamente <strong>di</strong>versi. 35Il ruolo delle macchine ‘materiali’ e dell’evoluzione tecnologica èsecondario anche per Vercellone, poiché qui si mette a fuoco la benpiù importante e più generale macchina astratta della <strong>di</strong>visione dellavoro e il suo intrinseco antagonismo.La <strong>di</strong>namica conflittuale del rapporto sapere/potere occupa un postocentrale nella spiegazione della tendenza all’aumento dellacomposizione organica e tecnica del capitale. Questa tendenza, scrive34Marazzi 2005.35Vercellone 2005.17


Marx, risulta dalla via attraverso cui il sistema delle macchine è sortonel suo insieme: “Questa via è l’analisi — attraverso la <strong>di</strong>visione dellavoro, che già trasforma sempre più in operazioni meccaniche leoperazioni degli operai, cosicché a un certo punto il meccanismo puòprendere il loro posto”. 36Nell’ipotesi del capitalismo cognitivo, il capitale fisso, ovvero lamacchina, è assorbito dal capitale variabile, i lavoratori. ComeVercellone nota, anche Marx nei Grundrisse riconosceva che ilprincipale capitale fisso stava <strong>di</strong>ventando l’uomo stesso. 37 Qui la<strong>di</strong>visione del lavoro sembra seguire movimenti <strong>di</strong>deterritorializzazione e riterritorializzazione, per usare le espressioni<strong>di</strong> Deleuze e Guattari: le macchine industriali riterritorializzano la<strong>di</strong>visione del lavoro della manifattura all’interno della fabbricaindustriale, mentre le macchine informatiche deterritorializzano la<strong>di</strong>visione del lavoro attraverso l’intera società.Per concludere: esiste una <strong>di</strong>mensione macchinica dellaconoscenza che è esterna al capitale industriale ‘fissato’ nellemacchine. La <strong>di</strong>mensione collettiva della conoscenza macchinica èchiamata da Marx nei Grundrisse ‘general intellect’, ‘sapere socialegenerale’, ‘lavoro scientifico generale’, ecc. Questa <strong>di</strong>mensionecollettiva è produttiva in due mo<strong>di</strong>: fisicamente incarnata inmacchinari industriali, infrastrutture <strong>di</strong> comunicazione e network<strong>di</strong>gitali, ma anche come intellettualità <strong>di</strong> massa che gestisce la nuova<strong>di</strong>visione del lavoro e produce nuove forme <strong>di</strong> vita che si trasformanoin merci. D’altra parte, la <strong>di</strong>mensione in<strong>di</strong>viduale del cosiddettolavoro immateriale può essere <strong>di</strong>stinta in lavoro cognitivo (che lavoradentro la macchina e crea nuova macchine materiali, immateriali esociali) e lavoro informazionale (che opera <strong>di</strong> fronte alla macchina eproduce informazione valorizzante). Naturalmente la <strong>di</strong>stinzione traconoscenza macchinica e intellettualità <strong>di</strong> massa, lavoro cognitivo elavoro informazionale tende spesso a sfumare. Ciò che è importanterimarcare qui è il primato del sapere vivo e del lavoro vivo contro ogni36Vercellone 2005.37Marx 1939 citato in Vercellone 2005.18


lettura fatalistica delle nuove tecnologie come ostacolo perversoall’autonomia del vivente. 387. La macchina <strong>di</strong> Turing come motore <strong>di</strong> valorizzazione.Curiosamente, ancor oggi, tutte le metafore usate per descrivere la<strong>di</strong>mensione macchinica della conoscenza che evade la fabbrica e siestende alla società sono adottate dall’industrialismo: si vedano peresempio le espressioni ‘industrie culturali’, ‘industrie creative’ oanche la stessa ‘edu-factory’. A suo tempo, ricorda Caffentzis, illinguaggio <strong>di</strong> Marx era influenzato dalle scienze fisiche e chimiche,come l’immagine del lavoro ‘cristallizzato’ nelle macchine sta a<strong>di</strong>n<strong>di</strong>care. 39 Ma, più in generale, potremmo <strong>di</strong>re che ai tempi <strong>di</strong> Marxla macchina industriale era intesa come misura universale dell’uomo, e cosìdel lavoro. In termo<strong>di</strong>namica, non a caso, il termine ‘lavoro’ siriferisce <strong>di</strong> fatto all’energia trasferita da un sistema all’altro e watt ènotoriamente la misura del lavoro per unità <strong>di</strong> tempo. Ma quali sono ipara<strong>di</strong>gmi empirici e le misure empiriche che si possono usare oggiper descrivere il panorama della produzione?Accanto alla svolta macchinica del post-strutturalismo, nel<strong>di</strong>battito sul postmoderno è stata la cosiddetta svolta linguistica atener banco e ad essere maggioritaria per molti anni. Nel 1994Marazzi ebbe l’intuizione <strong>di</strong> fondere queste due ‘svolte’ e proporre lamacchina <strong>di</strong> Turing come modello <strong>di</strong> quella macchina linguistica chegoverna il lavoro e la produzione nel postfor<strong>di</strong>smo. 40 Il ‘linguaggio’del postfor<strong>di</strong>smo non è infatti solo il linguaggio della creatività edella virtuosità ma soprattutto un linguaggio logico-formale capace <strong>di</strong>esprimere istruzioni operative.Se <strong>di</strong>verse sono le concrezioni del general intellect edell’intellettualità <strong>di</strong> massa, qui si propone semplicemente lamacchina <strong>di</strong> Turing come il modello empirico più generale che si trovaa <strong>di</strong>sposizione per descrivere gli intestini del cosiddetto lavoro38Ve<strong>di</strong> per esempio la nozione <strong>di</strong> grammatisation in Stiegler 2009.39Ve<strong>di</strong> Mirowski 1989.40Marazzi 1994.19


immateriale e del capitalismo cognitivo. La macchina <strong>di</strong> Turing èquin<strong>di</strong> intesa come misura empirica delle nuove relazioni <strong>di</strong>produzione, motore delle nuove forme <strong>di</strong> valorizzazione e ‘cristallo’stesso del conflitto sociale. La sua formula dovrebbe aiutare a<strong>di</strong>panare la promiscua relazione tra sapere vivo e sapere morto nelcapitalismo cognitivo. Più precisamente, se è vero che le macchinesono plasmate dalle forze sociali, dovremmo riconoscere nellamacchina <strong>di</strong> Turing la silhouette del sapere vivo.Se Simondon definiva la macchina industriale come un relaisoperante tra i due flussi dell’energia e dell’informazione, suggerisco<strong>di</strong> introdurre una <strong>di</strong>stinzione ulteriore fra tre tipologie <strong>di</strong> flusso cheattraversano la macchina <strong>di</strong> Turing: informazione, metadati e co<strong>di</strong>ce<strong>macchinico</strong>. Se Simondon notava come il flusso dell’elettricitàpotesse essere usato per trasportare sia energia che informazione, 41suggerisco <strong>di</strong> guardare al flusso grezzo dell’informazione <strong>di</strong>gitalecome il me<strong>di</strong>um anche <strong>di</strong> una componente macchinica (il co<strong>di</strong>cesoftware, per intenderci). La sovrapposizione <strong>di</strong> queste quattro<strong>di</strong>mensioni (ovvero: energia, informazione, metadati e co<strong>di</strong>ce<strong>macchinico</strong>) è ovviamente fonte <strong>di</strong> confusione. E’ tramite l’estrazionedella <strong>di</strong>mensione macchinica dal co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>gitale che tenterò <strong>di</strong>allineare la macchina <strong>di</strong> Turing all’idea marxiana della macchinacome strumento per l’accumulazione e amplificazione del <strong>plusvalore</strong>.8. Il co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>gitale è <strong>macchinico</strong>Se, seguendo Marx, sia le macchine industriali che le macchineinformazionali possono essere definite come apparati perl’amplificazione del <strong>plusvalore</strong> e la cristallizzazione del generalintellect, ad ogni modo le macchine <strong>di</strong> Turing introducono una<strong>di</strong>fferente ‘composizione organica’ tra informazione e conoscenza,lavoro e capitale. Tutti gli ‘organi’ materiali ed intellettualidell’automaton che Ure poneva al cuore delle fabbrica industriale sitrovano oggi organizzati in un network <strong>di</strong>gitale che si innerva perl’intero globo. Come Marazzi ricorda, “nel biocapitalismo il concetto41Simondon 2006.20


stesso <strong>di</strong> accumulazione del capitale si è trasformato... non consistepiù, come in epoca for<strong>di</strong>sta, in investimento in capitale costante e incapitale variabile (salario), bensì in investimento in <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong>produzione e captazione del valore prodotto all’esterno dei processi<strong>di</strong>rettamente produttivi”. 42 Le macchine cibernetiche, in altre parole,fuggono dalla fabbrica e gradualmente trasformano la cooperazionesociale e la comunicazione in forze produttive. E’ <strong>di</strong>fficile oggitrovare un virtuoso, come Virno definì il lavoratore postfor<strong>di</strong>sta, 43 lacui ‘performance’ non sia me<strong>di</strong>ata da un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong>gitale.La svolta linguistica ha tentato gli economisti tanto quanto iprimi stu<strong>di</strong>osi della cultura <strong>di</strong>gitale. Le <strong>di</strong>scipline umanistiche hannoformato il campo della teoria dei nuovi me<strong>di</strong>a sin dall’inizio, cosìfacendo importando una metodologica che inquadrava il co<strong>di</strong>ce<strong>di</strong>gitale principalmente come testo (talvolta celebrato fin pure comepoesia!) e i linguaggi <strong>di</strong> programmazione come fondamentalmentesimili ai linguaggi naturali. 44 Questa confusione è stata prodotta nellapercezione accademica e popolare anche dal primo debutto storicodelle prime macchine <strong>di</strong> Turing, usate dagli Alleati per decrittare ico<strong>di</strong>ce segreti delle forze armate tedesche durante la seconda guerramon<strong>di</strong>ale. Alla voce ‘Code’ del lessico Software Stu<strong>di</strong>es, FriedrichKittler cita Alan Turing stesso quando spiegava che i computer eranostato creati molto probabilmente con lo scopo principale <strong>di</strong>deco<strong>di</strong>ficare il linguaggio umano. 45 A proposito Alexander Gallowayha sottolineato che “il co<strong>di</strong>ce è un linguaggio, ma un tipo moltospeciale <strong>di</strong> linguaggio. Il co<strong>di</strong>ce è l’unico linguaggio che è eseguibile”. 46 EKittler stesso ha rimarcato: “non esiste alcune parola nel linguaggioor<strong>di</strong>nario che faccia quello che <strong>di</strong>ca. Nessuna descrizione <strong>di</strong> unamacchina mette la macchina in azione”. 47 Invero l’eseguibilità delco<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>gitale non deve essere confusa con la performatività dei42Marazzi 2009, p. 77.43Ve<strong>di</strong> Virno 1993.44Ve<strong>di</strong> Kittler 1999 e Manovich 2001.45Kittler 2008.46Galloway 2004, traduzione mia.47Kittler 1999b, traduzione mia.21


linguaggio umani, ammonisce Florian Cramer. 48 Il co<strong>di</strong>ce “è unamacchine per convertire il significato in azione”, conclude Galloway.Va chiarito che il termine ‘co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>gitale’ si riferisce a tre<strong>di</strong>fferenti elementi: alle cifre binarie che co<strong>di</strong>ficano un segnaleanalogico in sequenze <strong>di</strong> impulsi 0 e 1; al linguaggio in cui unprogramma software è scritto (come ad esempio C++, Perl, ecc.); altesto o sorgente che esegue questo programma software (che incarnala forma logica <strong>di</strong> un algoritmo, ove risiede la componentemacchinica).In questo testo propongo <strong>di</strong> mettere a fuoco in particolarel’algoritmo come la forma logica intrinseca della macchineinformazionali e del cosiddetto co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>gitale. Il ruolo centraledell’algoritmo è riconosciuto dalla maggioranza degli stu<strong>di</strong>osi dellame<strong>di</strong>a theory e in maniera unanime, chiaramente, da quelli dellacibernetica, dove l’algoritmo è il fondamento della nozione <strong>di</strong>‘macchina astratta’. 49 Come accade nel caso dei videogiochi,l’algoritmo non si presenta solo come una astrazione matematica ma‘proietta’ una vera e propria soggettività fisica al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> se stesso.L’algoritmo esce dallo schermo e ‘gioca’ a sua volta l’operatore che sitrova <strong>di</strong> fronte alla macchina. Come spiega Galloway nel caso deivideogiochi:Un videogioco non è semplicemente un giocattolo. E’ anche unmacchina algoritmica, e come tutte le macchine funziona e operaattraverso regole co<strong>di</strong>ficate. Il giocatore — l’operatore — è colui che sideve innestare [engage] in questa macchina. Ai giorni nostri, questo èun luogo <strong>di</strong> svago. E’ anche il luogo <strong>di</strong> lavoro. 50L’operazione concettuale che qui suggerisco è <strong>di</strong> <strong>di</strong> applicare lanozione <strong>di</strong> <strong>macchinico</strong> agli algoritmi del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>gitale perriconoscere il co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>gitale e i programmi software come una forma48Ve<strong>di</strong> Cramer 2008.49“Historically, the algorithm occupies the central position in computing sciencebecause of the way that it encapsulates the basic logic behind the Turing machine”(Goffey 2008). Ed anche: “All code, formally analyzed, encapsulates analgorithm. Algorithm—recipes or sets of steps expressed in flowcharts, code orpseudo-code—epitomize the operationality of software. It is hard to conceptualizesoftware without algorithm” (Mackenzie 2006).50Galloway 2006, traduzione mia.22


<strong>di</strong> macchina in senso marxiano, ovvero come macchina usata peraccumulare ed aumentare il <strong>plusvalore</strong> (anche se dovremmo<strong>di</strong>scutere nel dettaglio l’unità <strong>di</strong> misura, o meglio <strong>di</strong>smisura, <strong>di</strong> tale<strong>plusvalore</strong>).9. Plusvalore <strong>di</strong> <strong>rete</strong> e società dei metadatiGli algoritmi non sono oggetti autonomi, ma plasmati essi stessidalla ‘pressione’ delle forze sociali esterne. L’algoritmo svela la<strong>di</strong>mensione macchinica delle macchine informazionali control’interpretazione semplicemente ‘linguistica’ della prima me<strong>di</strong>a theory.Ad ogni modo, due tipi <strong>di</strong> macchine informazionali o algoritmivanno <strong>di</strong>stinti: algoritmi per tradurre informazione in informazione(quando si co<strong>di</strong>fica un flusso in un altro flusso) e algoritmi peraccumulare informazione ed estrarre metadati, ovvero per produrreinformazione su informazione. E’ in particolare la scala dell’estrazione<strong>di</strong> metadati che <strong>di</strong>svela nuove prospettive sull’economia e sullagovernance dei nuovi mezzi <strong>di</strong> produzione. La magnitu<strong>di</strong>nedell’attuale accumulazione <strong>di</strong> metadati è tale da aver spintol’Economist a definirla una vera e propria ‘industrial revolution ofdata’. 51Se, come visto precedentemente, Simondon riconobbe lamacchina industriale come già relais info-meccanico, oggi una ulteriorebiforcazione del phylum <strong>macchinico</strong> deve essere introdotta perriconoscere la macchina <strong>di</strong> Turing come un relais meta-informazionale,che si trova a gestire appunto informazione e metadati (oinformazione sull’informazione). I metadati rappresentano la‘misura’ dell’informazione, il calcolo della sua <strong>di</strong>mensione ‘sociale’ ela sua imme<strong>di</strong>ata traduzione in valore. Come mostrato da Alquati,l’apparato cibernetico deve essere continuamente alimentato esostenuto dai flussi <strong>di</strong> informazione prodotti dai lavoratori, ma ènello specifico l’informazione sull’informazione, o metadati, cheserve per migliorare l’organizzazione dell’intera fabbrica, il designdelle macchine e il valore dei prodotti.51Ve<strong>di</strong> Economist 2010 e <strong>Pasquinelli</strong> 2010.23


Grazie a questa intuizione <strong>di</strong> Alquati, le macchine <strong>di</strong> Turingpossono essere definite generalmente come macchine perl’accumulazione <strong>di</strong> informazione, estrazione <strong>di</strong> metadati e implementazione<strong>di</strong> intelligenza macchinica. Il <strong>di</strong>agramma della macchina <strong>di</strong> Turing offreun modello pragmatico per capire come l’informazione viva siatrasformata in intelligenza macchinica. Come le termo-macchineindustriali misuravano il <strong>plusvalore</strong> in termini <strong>di</strong> energia per unità <strong>di</strong>tempo, le info-macchine del postfor<strong>di</strong>smo pongono il valoreall’interno <strong>di</strong> un ipertesto e lo misurano in termini <strong>di</strong> link per nodo (siveda il chiaro esempio dell’algoritmo PageRank <strong>di</strong> Google). 52La massiccia accumulazione <strong>di</strong> informazione ed estrazione <strong>di</strong>metadati operate ogni giorno sulle reti <strong>di</strong>gitali globali — da motori <strong>di</strong>ricerca come Google, social network come Facebook, librerie onlinecome Amazon, e molti altri servizi — rappresenta un nuovocomplesso campo <strong>di</strong> ricerca noto per il momento come big data.Brevemente, qui si può riassumere <strong>di</strong>cendo che i metadati sono usati:1) per misurare l’accumulazione e il valore delle relazioni sociali; 2)per migliorare il design della conoscenza macchinica; 3) permonitorare e prevedere comportamenti <strong>di</strong> massa (la cosiddettadataveillance).1. I metadati sono usati per misurare il valore delle relazioni sociali. Ad unprimo livello, l’accumulazione <strong>di</strong> informazione rispecchia emisura la produzione <strong>di</strong> relazioni sociali per trasformare questein valore <strong>di</strong> una data merce. Le tecnologie <strong>di</strong>gitali sono davverocapaci <strong>di</strong> condensare e cartografare nel dettaglio quelle ‘relazionisociali’ che per Marx costituiscono la natura del capitale (e cheper Hardt e Negri compongono ‘la produzione del comune’). 53 Sivedano social me<strong>di</strong>a come Facebook e il modo in cui trasformanola comunicazione collettiva in economia dell’attenzione, o si vedal’economia <strong>di</strong> prestigio stabilita dall’algoritmo PageRank <strong>di</strong>Google. I metadati descrivono qui un <strong>plusvalore</strong> <strong>di</strong> <strong>rete</strong> — dove per<strong>rete</strong> si intende la <strong>rete</strong> delle relazioni sociali in senso marxiano (ilcapitale come relazione sociale).52Ve<strong>di</strong> <strong>Pasquinelli</strong> 2009.53Ve<strong>di</strong> Hardt e Negri 2009, p. 136.24


2. I metadati sono usati per perfezionare l’intelligenza macchinica. Ad unsecondo livello, l’estrazione <strong>di</strong> metadati fornisce informazioni permigliorare e mettere a punto l’intelligenza macchinica <strong>di</strong> ogni<strong>di</strong>spositivo: dai programmi software al knowledge management,dall’usabilità delle interfacce alla logistica. La sfera <strong>di</strong>gitale è unasorta <strong>di</strong> autonomon che si regola da sé: i flussi <strong>di</strong> informazionesono usati costantemente per migliorare l’organizzazione internae per creare algoritmi più efficienti. Come nella fabbricacibernetica descritta da Alquati, i flussi <strong>di</strong> informazionevalorizzante sono trasformati in capitale fisso: il che significa chesono trasformati in ‘intelligenza delle macchine’. Si veda ancoral’algoritmo PageRank <strong>di</strong> Google e il modo in cui evolve a secondadel traffico <strong>di</strong> dati che riceve ed analizza. I metadati descrivonoqui un <strong>plusvalore</strong> <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ce — dove il co<strong>di</strong>ce è la cristallizzazionedel sapere vivo e del general intellect marxiano.3. I metadati sono usati per nuove forme <strong>di</strong> controllo biopolitico(dataveillance). Più che per operazioni <strong>di</strong> profiling <strong>di</strong> un singoloin<strong>di</strong>viduo, i metadati possono essere usati per il controllo dellemasse e la previsione <strong>di</strong> comportamenti collettivi, come accadeoggi con i governi che tracciano l’attività online dei social me<strong>di</strong>a, iflussi <strong>di</strong> passeggeri su mezzi pubblici o la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> merci(andando ad includere nella datasfera anche <strong>di</strong>spositivi RFID ealtri sorgenti offline <strong>di</strong> dati). Statistiche in tempo reale <strong>di</strong>specifiche parole chiave possono mappare in modo moltoaccurato la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> una epidemia in un paese tanto quantoprevedere tumulti sociali (si vedano qui i servizi Google Flu eGoogle Trends come esempio <strong>di</strong> questo panopticon <strong>di</strong> metadati).Me<strong>di</strong>a sociali come Twitter e Facebook possono essere facilmentemanipolati attraverso l’estrazione <strong>di</strong> dati sulle tendenze <strong>di</strong> trafficogenerali. I metadati descrivono qui una società dei metadati, cheappare come una evoluzione <strong>di</strong> quella ‘società del controllo’introdotta da Deleuze, in quanto si basa su datastream (flussi <strong>di</strong>dati) che sono attivamente e non più passivamente prodotti dagliutenti nel corse delle loro attività quoti<strong>di</strong>ane.25


Una adeguata analisi politica <strong>di</strong> tutte le questioni sollevate in questosaggio è <strong>di</strong> la da venire. Qui, in conclusione, le macchine <strong>di</strong> Turing sonodefinite come <strong>di</strong>spositivi per accumulare informazione valorizzante, estrarremetadati, calcolare <strong>plusvalore</strong> <strong>di</strong><strong>rete</strong> ed alimentare l’intelligenzamacchinica. Prendendo in prestito alcune metafore dal lavoro <strong>di</strong> BrianHolmes sulla cibernetica finanziaria, credo sia tempo <strong>di</strong> abbandonarel’analisi del white cube della creatività e della cultura <strong>di</strong>gitale perimmergersi nel black box del <strong>plusvalore</strong> <strong>di</strong> <strong>rete</strong> e degli algoritmiprogettati per la cattura del comune. 54Berlino, ottobre 2011Per aver con<strong>di</strong>viso ‘nozioni comuni’ e commenti critici ringrazio: AriannaBove, Alexander Galloway, Stefan Heidenreich, Brian Holmes, DmytriKleiner, Maurizio Lazzarato, Christian Marazzi, Toni Negri, LorenzoMonfregola, Jussi Parikka, Luciana Parisi, Paolo Primi, Gigi Roggero,Tiziana Terranova.54Ve<strong>di</strong> Holmes 2010.26


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