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Strategie per la riduzione dell'impatto ambientale - Regione Campania

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Comunità EuropeaFEOGA<strong>Regione</strong> <strong>Campania</strong>AGC Sviluppo AttivitàSettore Primario - SeSIRCA<strong>Strategie</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>riduzione</strong> dell’impatto <strong>ambientale</strong>Convegno sulle colture floricole fuori suoloErco<strong>la</strong>no, 25 novembre 2000ATTI - N. 19


Comunità EuropeaFEOGA<strong>Regione</strong> <strong>Campania</strong>AGC Sviluppo AttivitàSettore Primario - SeSIRCA<strong>Strategie</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>riduzione</strong> dell’impatto <strong>ambientale</strong>Convegno sulle colture floricole fuori suoloErco<strong>la</strong>no, 25 novembre 2000ATTI - N. 19Il volume è stato stampato con il contributo del<strong>la</strong> Unione Europea ai sensi dei Regg. CEn. 2082/93 e 2085/93 - POP - <strong>Campania</strong> Sottoprogramma 4.3.1B


Organizzazione del Convegno:SeSIRCA: Dr. Domenico Tosco, Dr. Antonio Di Donna, Dr.ssa Rosaria GalianoSTAPA-CePICA Napoli: Dr. Luciano D’Aponte, P.A. Ferdinando LongoDipartimento di Ingegneria Agraria e Agronomia del Territorio.Università degli Studi di Napoli “Federico II”: Prof. Giancarlo Barbieri, Dott.ssa Stefania De Pascale<strong>Regione</strong> <strong>Campania</strong> - Assessorato Agricoltura - Settore S.I.R.C.A.Coordinamento del testo:Dott. Michele Bianco - Dirigente del Settore S.I.R.C.A.Dott. Antonio Di Donna, Dott.ssa Rosaria Galiano - “Sezione Sviluppo del<strong>la</strong> floricoltura”


SommarioPresentazioneV. Aita1) Colture floricole fuori suolo in Francia “ 9R. Brun2) Colture ornamentali fuori suolo in O<strong>la</strong>nda:situazione presente, problemi ambientali e prospettive future “23E. van Os, C. Stanghellini3) Fuori suolo <strong>per</strong> le specie ornamentali in Italia:stato dell’arte e interventi a supporto “33E. Farina, L.Volpi4) Colture floricole fuori suolo in <strong>Campania</strong>:aspetti economici, agroambientali e normative “41D. Tosco, A. Di Donna, N. Fontana5) Gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva nelle coltivazioni fuori suolo:aspetti agroambientali “55G. Barbieri, S. De Pascale6) Problematiche re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritivanelle specie da fiore reciso coltivate in idroponica “81F. Malorgio, F. Tognoni7) La disinfezione delle soluzioni nutritive nel sistemaa “ciclo chiuso” delle colture fuori suolo “93A. Minuto, A. Garibaldi8) Nuovi sistemi <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione fuori suolodi specie orticole e floricole “99B. Pisanu9) Le attività nel campo dei Servizi di Sviluppo Agricoloa sostegno del florovivaismo Campano: colture fuori suolo “115L. D’Aponte, F.Longo10) Primi risultati sul<strong>la</strong> coltivazione di tre cultivardi Lilium in coltura senza suolo “129M.A. Cocozza Talia, G. Cristiano, M. Mustich3


11)Risultati preliminari sull’effetto del seleniosul<strong>la</strong> “vase-life” in Crisantemo “137G. Zanin, P. Sambo e G. Giaquinto12)Risultati preliminari sull’effetto del seleniosul<strong>la</strong> “vase-life” in Gerbera “143G. Zanin, P. Sambo e G. Giaquinto13)Confronto tra diversi substrati nel<strong>la</strong> coltivazionedel<strong>la</strong> gerbera fuori suolo “149G.V. Zizzo, G. Fascel<strong>la</strong>, S. Agnello, U. Amico Roxas, A. Sciortino14)Valutazione del contenuto idrico in sabbia attraverso sonda theta “155M. Sartori de Margo, C. Allera, E. Farina15)Prove di allevamento di gerbera (gerbera jamesonii L.)senza suolo in condizioni di limitata disponibilitàdi elementi nutritivi “159E. Rea, A. Salerno e F. Pierandrei16)Nuove prospettive <strong>per</strong> le colture fuori suolo:le piante acquatiche “163G. Raimondi, R.Paradiso e S. De Pascale17)Disinfezione di un substrato ricic<strong>la</strong>to <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltura fuori suolo “167G. Minuto,G. Gi<strong>la</strong>rdi e A. Garibaldi18)Tecnica costruttiva di impianti <strong>per</strong> <strong>la</strong> filtrazione lentasu sabbia di soluzioni nutritive “171A. Minuto, G. Azili e A. Garibaldi19)Risposta agronomica di rose allevate su fibra di coccopura o misce<strong>la</strong>ta a substrati di origine minerale- Risultati preliminari “173C. Allera, S. Castello, T. Paterniani, M. Pa<strong>la</strong>gi20)Effetto del sistema di distribuzione dell’acquae del<strong>la</strong> tipologia del vaso sul<strong>la</strong> crescita di Impatiens‘Nuova Guinea’ in un sistema a ciclo chiuso “177P. Frangi,G. D’Angelo21)Bi<strong>la</strong>ncio idrico e nutrizionale di orchidee fuori suolo “187T. Maturi, S. De Pascale, S. Fiorenza e R. Paradiso4


22)Influenza del substrato e del regime irriguo su rosa in ciclo chiuso “193R.Paradiso, S. De Pascale e G. Raimondi23)Primi risultati del<strong>la</strong> coltivazione del<strong>la</strong> rosa fuori suolo in Sicilia “197A. Miceli, A. Moncada24)Impianto avanzato <strong>per</strong> colture orto-floricolein fuori suolo in Basilicata “203V. Miccolis, V. Candido, C.C. Santoro, G.R. Quinto, F. Aiello25)La coltivazione fuori suolo del Crisantemo da fiore reciso.Risultati s<strong>per</strong>imentali “211M. Devecchi5


PresentazioneIl settore florovivaistico campano occupa un posto di rilievo nell’ambito dell’economiaagrico<strong>la</strong> regionale, incidendo <strong>per</strong> circa il 12% sul<strong>la</strong> Produzione LordaVendibile, a fronte di una su<strong>per</strong>ficie coltivata di 1.540 ettari, pari ad appena lo0,24% del<strong>la</strong> SAU totale. A livello nazionale si registra il primato nel<strong>la</strong> coltivazionedel fiore reciso ed un consistente peso nel<strong>la</strong> formazione del<strong>la</strong> PLV Italia, con 600miliardi di lire ed una <strong>per</strong>centuale che si attesta intorno al 22%.Le aziende florivivaistiche in <strong>Campania</strong> sono circa 3000, concentrate in arealipartico<strong>la</strong>rmente vocati del<strong>la</strong> provincia di Napoli e di Salerno, in special modo lungo<strong>la</strong> fascia costiera vesuviana, nell’area pompeiana-stabiese, nell’agro nocerino-sarnesee nel<strong>la</strong> piana del Sele.Le attività floricole si realizzano <strong>per</strong> circa il 75% in coltura protetta, sia in serrafredda che calda, o sotto apprestamenti leggeri, quali tunnel ed ombrai, con produzionirivolte principalmente al<strong>la</strong> stagione invernale.La ricerca costante di standard qualitativi elevati <strong>per</strong> le produzioni floricole, <strong>la</strong>necessità di incrementare le rese produttive, <strong>la</strong> tendenza al<strong>la</strong> adozione di tecniche di coltivazionea basso impatto <strong>ambientale</strong> e le problematiche legate allo sfruttamento intensivodei terreni, hanno determinato le condizioni <strong>per</strong> <strong>la</strong> diffusione delle innovazionitecnologiche ed il progressivo ammodernamento le condizioni <strong>per</strong> <strong>la</strong> diffusione delleinnovazioni tecnologiche ed il progressivo ammodernamento delle aziende floricole.L’Amministrazione regionale, consapevole del contesto evolutivo di riferimento,ha attivato interventi a sostegno del comparto, con l’obiettivo di incentivare l’adeguamentodelle strutture produttive, con una attenzione partico<strong>la</strong>re rivolta alle tecnichedi produzione conpatibili con <strong>la</strong> salvaguardia dell’ambiente.I processi di coltivazione fuori suolo, se correttamente gestiti e condotti, rappresentanosicuramente una interessante opportunità di sviluppo del settore, in gradodi coniugare le esigenze di mantenimento ed incremento del reddito dei produttorifloricoli con gli obiettivi dichiarati di rispetto dell’ambiente e di razionale sfruttamentodelle risorse naturali.Il convegno, promosso dall’Assessorato all’Agricoltura del<strong>la</strong> <strong>Regione</strong> <strong>Campania</strong>,rappresenta un momento di riflessione <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori del settore sul<strong>la</strong> necessità di<strong>per</strong>seguire uno sviluppo sostenibile e, allo stesso tempo, un momento di confrontotra qualificati es<strong>per</strong>ti scientifici sugli aspetti tecnico-economici e normativi delle coltivazionifuori suolo, che in <strong>Campania</strong>, come del resto a livelli internazionale, hannoregistrato una notevole diffusione in tempi recenti.Attualmente, sul territorio regionale, <strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie interessata alle coltivazionifuori suolo di specie floricole da reciso è di circa 40 ettari; <strong>la</strong> rapidità dei mutamentiin atto <strong>la</strong>scia, <strong>per</strong>ò, intravedere nel prossimo futuro un notevole incremento delletecniche di coltivazione non tradizionali.L’auspicio è che gli Atti del convegno “<strong>Strategie</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>riduzione</strong> dell’impatto<strong>ambientale</strong>” possano costituire un compendio dei risultati più significativi ottenuti7


dal<strong>la</strong> ricerca e dal<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione nel campo delle coltivazioni fuori suolo e rappresentare,inoltre, un utile strumento o<strong>per</strong>ativo <strong>per</strong> confrontare es<strong>per</strong>ienze e valutazionisu una tematica complessa e in continua evoluzione.Vincenzo AitaAssessore regionale all’Agricoltura8


Le colture floricole fuori suolo in FranciaRichard Brun - INRA - URIH - FRANCEIntroduzioneI primi resoconti sulle colture idroponiche risalgono al diciassettesimo secolocon le prime s<strong>per</strong>imentazioni su sabbia e acqua. Nel diciottesimo e diciannovesimosecolo le evoluzioni del<strong>la</strong> chimica moderna hanno <strong>per</strong>messo l’apparizione delleprime vere soluzioni nutritive (De Saussure 1804, Liebig 1844, Boussingault 1851,Sachs 1860, Knop 1861…).La coltura su sabbia con una soluzione nutritiva è stata proposta come metodo distudio nel<strong>la</strong> nutrizione delle piante (McCall, Hoag<strong>la</strong>nd, Martin). Dal 1929 i primitentativi di diffusione commerciale appaiono negli USA (Eaton, Connors, Gericke…)Le applicazioni più spettaco<strong>la</strong>ri di queste tecniche idroponiche sono state condottedall’esercito americano nel 1945 <strong>per</strong> alimentare il <strong>per</strong>sonale con ortaggi freschi sullebasi militari instal<strong>la</strong>te nelle isole del Pacifico sprovviste di suolo fertile.La divulgazione di questa tecnica in Francia è stata effettuata da Truffaut,Hampe, Chouard nel 1938. A partire dal 1947 delle s<strong>per</strong>imentazioni sistematichesono state realizzate al<strong>la</strong> stazione di Agronomia dell’INRA di Cap d’Antibes. Nel1950 sono condotte da Meil<strong>la</strong>nd, creatore di varietà di rose, in coo<strong>per</strong>azione conl’INRA (Drouineau), le prime colture con subirrigazione ricic<strong>la</strong>ta in trincee di sabbia<strong>per</strong> <strong>la</strong> selezione di rosai. A partire dagli anni ’70 le applicazioni agricole inEuropa si moltiplicano grazie all’evoluzione delle p<strong>la</strong>stiche e al<strong>la</strong> messa a punto dinuovi substrati. Dagli anni ottanta questa tecnica conosce uno sviluppo importantein Francia <strong>per</strong> due agrosistemi principali: le colture protette (piante in vaso e acoltura intensiva, ortaggi, fiori) e i vivaisti.Le su<strong>per</strong>fici in FranciaAttualmente circa 7.700 ha sono occupati dal<strong>la</strong> coltura fuori suolo in Francia <strong>per</strong>l’insieme del<strong>la</strong> filiera florovivaistica e ortiva.La filiera dei vivaisti occupa 14.000 ha in totale con circa 5.000 aziende (soprattuttonell’Ovest del<strong>la</strong> Francia) di cui il 70 % sono a vocazione ornamentale con una produzionedi 170 milioni di piante. Circa 5.000 ha di questi vivaisti ornamentali sonocoltivati a coltura fuori suolo in contenitori. I principali substrati utilizzati sono miscuglidi torba a base di torba bionda, bruna o nera, di fibra di noce di cocco, di diversicompost, di corteccia di pino, di pozzo<strong>la</strong>na, di <strong>per</strong>lite, di sabbia, di polistirolo…..Una su<strong>per</strong>ficie di circa 1.200 ha è occupata dal<strong>la</strong> coltura di piante in vaso fuorisuolo (700 ha: Crisantemo, Azalea, Cic<strong>la</strong>mino, Begonia, Impatiens, Ficus,Dieffenbachia….) e di piante a coltivazione intensiva (500 ha: Pé<strong>la</strong>rgonium, Pansé,Petunia, fico d’India….) complessivamente 600 milioni di pezzi. I principali substratiutilizzati sono dei miscugli organici a base di torba con gli stessi materiali elencati<strong>per</strong> i vivaisti.9


Le colture protette, che dominano nel sud del<strong>la</strong> Francia, occupano una su<strong>per</strong>cie di7.800 ha, 1.540 ha di queste produzioni sono coltivati in fuori suolo con 84% (1.300ha) <strong>per</strong> gli ortaggi e 16 % (240 ha) <strong>per</strong> i fiori recisi. La specie più coltivata è il pomodoro(80 %) ma anche il cocomero, il pe<strong>per</strong>one, <strong>la</strong> me<strong>la</strong>nzana, il melone, le fragole,le rose, i garofani, le gerbere…. A queste produzioni si aggiungono le colture senzasubstrato, direttamente su soluzione nutritiva, come avviene <strong>per</strong> l’indivia forzata.Il 20% delle colture fuori suolo sotto serra realizzate al mondo sono in Francia, il 50 % inO<strong>la</strong>nda. I principali substrati utilizzati sono <strong>la</strong> <strong>la</strong>na di roccia o di vetro, <strong>la</strong> pozzo<strong>la</strong>na,<strong>la</strong> <strong>per</strong>lite, le miscele torbose e <strong>la</strong> fibra di cocco in sacchi, <strong>la</strong> sabbia di fiume. Una picco<strong>la</strong>su<strong>per</strong>ficie (40 ha) è condotta direttamente su soluzione nutritiva circo<strong>la</strong>nte(NFT) <strong>per</strong> il pomodoro.In Francia tra il 1992 e il 1998 le su<strong>per</strong>fici occupate dal<strong>la</strong> coltura fuori suolosotto serra sono raddoppiate e attualmente hanno un incremento annuale del 10%.I principi del<strong>la</strong> coltura fuori suolo applicati in FranciaSono utilizzati due metodi principali:• <strong>la</strong> coltivazione a ciclo a<strong>per</strong>to con <strong>la</strong> <strong>per</strong>dita del drenaggio.Con questo dispositivo <strong>la</strong> quantità di soluzione nutritiva ri<strong>la</strong>sciata al<strong>la</strong> coltura èsu<strong>per</strong>iore ai suoi bisogni, <strong>la</strong> soluzione eccedente (il drenaggio) drena liberamente efinisce all’esterno del<strong>la</strong> serra nelle acque su<strong>per</strong>ficiali o nelle falde freatiche, generandoinquinamento (nitrati, fosfati….). La soluzione <strong>per</strong>duta può raggiungere dal 40 al50% del<strong>la</strong> soluzione apportata, che corrisponde ad un quantitativo di concime da 6 a10 tonnel<strong>la</strong>te <strong>per</strong> ettaro <strong>per</strong> anno con un quantitativo di nitrati dai 4000 ai 6000 kg.Per limitare questo inquinamento si possono diminuire i volumi di soluzionedrenata correggendo i volumi di soluzione apportate con una migliore gestione del<strong>la</strong>fertirrigazione (dosi, turni, concentrazioni, composizioni).Apportiamo soluzione nutritiva in eccesso <strong>per</strong> tre ragioni principali:• rinnovare di continuo <strong>la</strong> soluzione del substrato a contatto delle radici ed inoltrelimitare l’accumu<strong>la</strong>zione degli elementi meno consumati che rischiano didivenire tossici <strong>per</strong> le piante (Cl - , SO 4-, Na + , salinità…) e ripristinare <strong>la</strong> soluzionedi elementi indispensabili <strong>per</strong> evitare le carenze.• soddisfare globalmente i bisogni del<strong>la</strong> coltura, le specie e/o le varietà non hanno le stesseesigenze, e tener conto dell’eterogeneità del mezzo.• bi<strong>la</strong>nciare <strong>la</strong> mancanza di conoscenze precise sui bisogni delle colture a tutti gli stadi,in tutte le condizioni, il che implica l’apporto di una composizione media non sempreadatta ai bisogni (<strong>la</strong> soluzione si squilibra).Una constatazione: l’utilizzo di un eccesso di soluzione nutritiva in coltura fuori suolosembra inevitabile e questo provoca un drenaggio inquinante.• <strong>la</strong> coltura a ciclo chiuso con ricic<strong>la</strong>ggio diretto del drenaggio sul<strong>la</strong> coltura.Questa tecnica <strong>per</strong>mette d’annul<strong>la</strong>re il drenaggio verso il mezzo esterno.10


La gestione di un tale sistema non sembra portare reali problemi sul piano agronomicosino a che l’acqua utilizzata è di buona qualità (i sistemi a ciclo chiuso ditipo NFT sono stati già testati negli anni ottanta!), mentre gli aspetti fitopatologicirestano sempre preoccupanti. Bisogna disinfettare il drenaggio da ricic<strong>la</strong>re e conquale mezzo?Lo schema posto sotto riassume i principi di un sistema di coltura fuori suolo completo:1) il sistema di fertirrigazione <strong>per</strong>mette di e<strong>la</strong>borare <strong>la</strong> soluzione nutritiva che apporta al<strong>la</strong>pianta l’acqua e gli elementi minerali di cui ha bisogno,2) il sistema di distribuzione comprende gli organi <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione e <strong>la</strong> distribuzione :programmatore o computer, filtrazione, elettrovalvole, irrigazione a goccia,3) il sistema di coltura comprende il substrato e il contenitore che iso<strong>la</strong> <strong>la</strong> coltura dalsuolo,4) il sistema di recu<strong>per</strong>o del drenaggio <strong>per</strong>mette di allontanare l’eccedenza del<strong>la</strong> soluzionenutritiva e di effettuare dei controlli,5) il sistema di ricic<strong>la</strong>ggio serve ad annul<strong>la</strong>re il ri<strong>la</strong>scio del drenaggio inquinante nell’ambienteriutilizzandolo nel sistema,6) il sistema di disinfezione <strong>per</strong>mette di trattare il drenaggio <strong>per</strong> evitare <strong>la</strong> disseminazionedi patogeni nel sistema.1. Sistemi di fertirrigazione11


I principali sistemi utilizzati in FranciaColtivazione in sacchi di substrato (torba bionda, miscugli di torba, <strong>per</strong>lite, pozzo<strong>la</strong>na,fibra di noce di cocco) <strong>per</strong> le rose, le gerbere, e i garofani.Coltivazioni in contenitore (<strong>per</strong>lite, pozzo<strong>la</strong>na eventualmente misce<strong>la</strong>ta con <strong>la</strong>torba….) <strong>per</strong> le rose e le gerbere.Coltivazioni in pani di substrato (<strong>la</strong>na di roccia, <strong>la</strong>na di vetro, poliuretano, fibradi noce di cocco…) <strong>per</strong> le rose e le gerbere.Coltivazioni in canaletta di materia p<strong>la</strong>stica rigida o in polistirene (<strong>per</strong>lite, pozzo<strong>la</strong>na)<strong>per</strong> le rose, gli anemoni, i ranuncoli, i tulipani, le peonie.Colture in canaletta di materia p<strong>la</strong>stica leggera (polietilene, canalette tagliate interrate)o in cabalette di polipropilene (pozzo<strong>la</strong>na, <strong>per</strong>lite, fibra di noce di cocco, sabbia…)<strong>per</strong> garofani, gerbere, anemoni, ranuncoli…I principali sistemi utilizzati sono illustrati in qualche schema o fotografia. Il sistemadovrà essere adattato al tipo di coltura praticato e al tipo di protezione utilizzato.La tendenza attuale è <strong>la</strong> sopraelevazione del sistema di coltivazione con l’ausilio distrutture in polistirene o in metallo <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere un recu<strong>per</strong>o facile del drenaggio <strong>per</strong>il ricic<strong>la</strong>ggio.12


I substratiUn substrato si definisce come un materiale, naturale o artificiale, utilizzato talquale o in misce<strong>la</strong>, tal quale o arricchito, che posto nei contenitori <strong>per</strong>mette l’ancoraggiodell’apparato radicale del<strong>la</strong> pianta e assume anche il ruolo di supporto. Diversec<strong>la</strong>ssificazioni sono possibili <strong>per</strong> i substrati; si possono <strong>per</strong> esempio c<strong>la</strong>ssificarli secondol’origine: materiali organici naturali, (<strong>per</strong> esempio le torbe, le cortecce….), materialiorganici trattati, (<strong>per</strong> esempio <strong>la</strong> schiuma di poliuretano…), materiali mineralinaturali, (<strong>per</strong> esempio <strong>la</strong> pozzo<strong>la</strong>na, il tufo vulcanico, le sabbie….), i materiali mineralitrattati, (<strong>per</strong> esempio <strong>la</strong> <strong>la</strong>na di roccia, <strong>la</strong> <strong>per</strong>lite, l’argil<strong>la</strong> espansa).Un substrato può essere caratterizzato dalle sue proprietà chimiche che sonoprincipalmente:• <strong>la</strong> sua reattività, si possono avere dei substrati neutri che non interagiscono al lorocontatto con <strong>la</strong> soluzione nutritiva e dei substrati reattivi che liberano (dissoluzione,idrolisi) o fissano degli elementi, il pH e <strong>la</strong> conduttività elettrica del<strong>la</strong> soluzionepotranno essere modificati da queste reazioni,• <strong>la</strong> capacità di scambio cationico: è l’attitudine del substrato a fissare e a liberare deglielementi minerali su dei siti di scambio (il caso del<strong>la</strong> torba),• <strong>la</strong> sua biodegradabilità, il substrato può evolvere sotto l’azione dei microrganismi.Le proprietà fisiche del substrato sono importanti da conoscere <strong>per</strong> organizzarel’irrigazione.Possiamo citare:• <strong>la</strong> sua densità apparente o <strong>la</strong> sua massa volumica apparente• <strong>la</strong> sua porosità che è il rapporto esistente tra il volume dei vuoti e il volume apparentedel substrato. Dividiamo <strong>la</strong> porosità totale in microporosità, nel<strong>la</strong> quale l’acquaviene ritenuta, ed in macroporosità, praticamente sempre occupata dall’aria.Più il rapporto microporosità su porosità totale sarà elevato, più <strong>la</strong> frazione porosache può ritenere l’acqua sarà grande.• <strong>la</strong> sua ritenzione d’acqua nel<strong>la</strong> fase solida.L’alimentazione in acqua delle piante dipende, tra l’altro, dalle proprietà del substratoche determinano l’offerta al livello radicale <strong>per</strong> una disponibilità più o menogrande di acqua.In definitiva <strong>la</strong> descrizione di questo meccanismo serve a comprendere che <strong>per</strong>razionare l’irrigazione, è necessario considerare simultaneamente <strong>la</strong> quantità diacqua ritenuta dal substrato e l’energia con <strong>la</strong> quale quest’acqua è ritenuta. Il tenorein acqua di un materiale turazione completa e libero drenaggio in condizioni bendefinite. Il valore del<strong>la</strong> capacità in vasca dipende dalle caratteristiche fisiche del substratoma anche dal<strong>la</strong> sua messa in o<strong>per</strong>a, partico<strong>la</strong>rmente dal suo spessore. La capacitàin vasca è dunque una caratteristica del materiale nel suo contenitore. Questamisurazione si effettua in modo standardizzato in <strong>la</strong>boratorio al fine di <strong>per</strong>mettereuna caratterizzazione dei substrati (normalizzazione francese AFNOR n° U44-175del giugno 1995)<strong>per</strong> cui <strong>la</strong> messa in o<strong>per</strong>a si effettua più spesso con uno spessore da10 a 20 cm (misuriamo <strong>la</strong> CB a pF1=-1kPa=10 cm di suzione).13


• <strong>la</strong> sua disponibilità in acqua (DE = Disponibilité eau).La pratica corrente nel<strong>la</strong> coltura fuori suolo mostra che le condizioni ottimali dicoltivazione sono raggiunte quando il substrato è mantenuto vicino al<strong>la</strong> sua capacitàin vasca. D’altra parte <strong>la</strong> conoscenza del comportamento energetico dell’acqua neisubstrati dovrebbe <strong>per</strong>metterci di mantenere un potenziale il più elevato possibile<strong>per</strong> aiutare l’irrigazione e assicurare una alimentazione in acqua ottimale in modo<strong>per</strong>manente. L’ideale sarà di apportare l’acqua come da bisogni del<strong>la</strong> pianta e mantenendoil substrato in modo continuo al<strong>la</strong> capacità di vasca.In effetti <strong>la</strong> condotta dell’irrigazione è sempre sequenziale ed è importante sa<strong>per</strong>ea che momento si deve staccare. L’obiettivo è di mantenere il substrato in unostato di umidità compreso tra due limiti: un limite di umidità massimo che corrispondeal<strong>la</strong> capacità di vasca, un limite di umidità minimo al di sotto del quale <strong>la</strong>crescita del<strong>la</strong> pianta è penalizzata.Qualche es<strong>per</strong>ienza ha <strong>per</strong>messo di fissare questa umidità minima che corrispondeall’umidità del substrato a pF2 e di definire <strong>la</strong> disponibilità in acqua (DE)del substrato. DE è <strong>la</strong> quantità di acqua liberabile dai materiali compresa trapF1(l’umidità a capacità di vasca 10 cm) e pF2 (l’umidità corrispondente al puntodi stacco dell’irrigazione).Questo valore DE <strong>per</strong>mette di caratterizzare un substrato e di fissare una dose diirrigazione di referenza. Nel<strong>la</strong> pratica, si dovranno modu<strong>la</strong>re questi limiti di irrigazionein funzione delle partico<strong>la</strong>ri caratteristiche legate al sistema utilizzato (rischiodi salinità, di drenaggio eccessivo, d’asfissia…).Per le colture floricole fuori suolo <strong>la</strong> dose di irrigazione è frequentemente fissataa 1/3 del DE.• La sua aerazione (RA) apprezzata a pF1 (-1kPa) punto considerato come vicinoal<strong>la</strong> capacità di vasca, grazie a questo valore si può stimare il rischio di asfissiaradicale del substrato.• Il suo potere tampone del potenziale idrico (PTPH) stimato al potenziale di –5kPa.Questo concetto deve essere considerato come un elemento di sicurezza nelle coltivazionifuori suolo. Indica come si comporta il substrato nel corso dell’essiccazionecon un aumento rego<strong>la</strong>re delle forze di ritenzione dell’acqua che dovrebbero <strong>per</strong>mettereun adattamento progressivo del<strong>la</strong> pianta alle condizioni idriche imposte daidintorni radicali.Il substrato che ha un PTPH basso presenta dei rischi di stress idricose <strong>la</strong> riserva d’acqua non è rinnovata quando si raggiunge questo punto.Possiamo c<strong>la</strong>ssificare i substrati in funzione delle loro proprietà fisiche in 4 tipi:Tipo 1: substrati aerati a forte DE e a elevata PTPH: torba di sfagno molto fibrosa,miscugli di prodotti ad ritenzione idrica (torbe, ritenitori idrici di sintesi…) con prodottogrosso<strong>la</strong>ni (cortecce triturate, <strong>per</strong>lite, pozzo<strong>la</strong>na…). Una grande flessibilità è <strong>per</strong>messanel<strong>la</strong> condotta dell’irrigazione. Non si teme l’eccesso d’acqua <strong>per</strong> l’aerazione, nei lunghi <strong>per</strong>iodi senza irrigazione <strong>per</strong> effetto del<strong>la</strong> forte DE e del PTPH elevato.Tipo 2: substrati poco aerati a DE da media a bassa: torbe nere mature, supportiorganici fini, sabbie. Con questi substrati, le irrigazioni devono essere molto frequenti.14


Tipo 3: substrati molto aerati a bassa DE e bassa PTPH: cortecce grosso<strong>la</strong>ne opoco compostate, <strong>per</strong>lite grosso<strong>la</strong>na, argil<strong>la</strong> espansa, pozzo<strong>la</strong>ne, ghiaia. Le irrigazionidevono essere molto frequenti e a bassa dose. Possono essere utilizzati in misce<strong>la</strong>con i precedenti <strong>per</strong> migliorare l’aerazione.Tipo 4: substrati aerati a forte DE, ma in cui <strong>la</strong> riserva idrica è molto bassa dapF1.5 (PTPH molto bassa): fibre minerali (<strong>la</strong>na di roccia, <strong>la</strong>na di vetro), fibre dilegno. Il fatto dell’assenza di PTPH implica una sorveglianza <strong>per</strong>manente dell’irrigazione,<strong>la</strong> pianta rischia di trovarsi rapidamente in situazioni di stress idrico.Gli esempi di curve di ritenzione dell’acqua (% in volume) <strong>per</strong> diversi substratiapplicando tensioni di suzione crescenti (da 0 a –10kPa):La messa in o<strong>per</strong>a di un substrato deve tener conto delle proprietà su descritteche devono essere discusse adeguandosi alle esigenze delle aziende. Segnatamente, ilvolume del substrato necessario <strong>per</strong> pianta deve tener conto dell’affidabilità del sistemadi irrigazione, non ci sono regole strette in materia potendo il volume variare dameno di un litro <strong>per</strong> pianta sino a una ventina di litri secondo <strong>la</strong> precisione del sistemadi irrigazione.Il substrato dovrà essere scelto in funzione del<strong>la</strong> sua inerzia chimica <strong>per</strong> non interagirecon <strong>la</strong> soluzione nutritiva, tenendo conto delle esigenze del<strong>la</strong> specie coltivata (soprattutto<strong>per</strong> il pH). Dovrà assicurare un buon equilibrio aria-acqua nel tempo (sensibilitàall’asfissia radicale). Il costo e <strong>la</strong> facilità di messa in o<strong>per</strong>a saranno egualmente dei criteridi scelta, come <strong>la</strong> sua qualità sanitaria (non apportare patogeni ne elementi tossici).15


La fertirrigazioneLa gestione dell’acquaIl consumo in acqua delle colture è molto su<strong>per</strong>iore al<strong>la</strong> quantità di acqua ritenutanelle piante e passata nello sgrondo. Per esempio una coltura di pomodoro cheproduce 40 kg/m 2 sgronda circa 35 L di acqua e consuma da 2 a 8 L/m 2 /giorno,dunque su un ciclo da 880 a 1000 L/m 2 .La richiesta in acqua del<strong>la</strong> coltura è proporzionale al<strong>la</strong> quantità di irraggiamentoso<strong>la</strong>re ricevuto dal<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura vegetale. La traspirazione serve a limitare il riscaldamentodel<strong>la</strong> pianta evaporando acqua attraverso gli stomi delle foglie. Una energiaricevuta di 600Kcal/m 2 (2,5MJ/m 2 = 250 J/cm 2 ) <strong>per</strong>mette l’evaporazione di 1mm di acqua (1L/m 2 ).Per un eguale irraggiamento ricevuto, <strong>la</strong> traspirazione del<strong>la</strong> coltura sarà tanto piùelevata quanto più lo sviluppo del<strong>la</strong> pianta sarà importante, applicando al<strong>la</strong> co<strong>per</strong>turavegetale un coefficiente di restrizione al<strong>la</strong> traspirazione chiamato coefficientecolturale (Kc).La richiesta in acqua delle colture può essere stimata attraverso una grandezza diriferimento (modello), l’evapotraspirazione potenziale (ETP) che è dedotta da unirraggiamento ricevuto da una coltura (e eventualmente da altri parametri come <strong>la</strong>tem<strong>per</strong>atura il deficit di saturazione in acqua dell’aria).Sotto serra una parte dell’irraggiamento è captato dalle strutture. Può essere stimatoapplicando un coefficiente di trasmissione specifico al co<strong>per</strong>to (Kt) e misurandol’irraggiamento esterno.Avremo: RGs (irraggiamento globale sottoserra) = Kt * Rge (irraggiamento globaleesterno).L’evapotraspirazione potenziale sottoserra (ETPs) potrà essere valutata misurandol’irraggiamento esterno: ETPs = A* Kt * Rge + BA e B sono dei coefficienti variabili secondo gli autori.L’applicazione di un coefficiente colturale ci <strong>per</strong>mette di conoscere l’evapotrasirazionemassima sottoserra (ETMs), cioè <strong>la</strong> domanda in acqua: ETMs = Kc * ETPsL’attacco dell’irrigazione sarà effettuato ad una dose soglia funzione delle caratteristichedel substrato: Dose soglia = 1/3 * DEQuindi, si dovrà applicare un eccesso di soluzione <strong>per</strong> assicurare il drenaggio:Dose soglia con drenaggio = (1 + tasso di drenaggio) * (Dose soglia)Un attacco dell’irrigazione avrà luogo quando l’ETMs cumu<strong>la</strong>ta avrà raggiunto<strong>la</strong> dose soglia.16


Un esempio di gestione è fornito qui sotto con una dose soglia = 0,5 mm.Capteur pyranométrique pour mesurele rayonnement so<strong>la</strong>ire globalOltre all’utilizzazione dell’irraggiamento esistono altri metodi <strong>per</strong> gestire l’attaccodell’irrigazione in funzione del<strong>la</strong> richiesta del<strong>la</strong> coltura:• l’utilizzazione di tensiometri posti nel substrato che misurano l’energia di ritenzionedell’acqua e <strong>per</strong>mettono di valutare <strong>la</strong> riserva in acqua (soprattutto <strong>per</strong> isubstrati organici),• l’utilizzazione di vasche di partenza (starbac) che misurano il consumo reale diacqua del<strong>la</strong> coltura e <strong>per</strong>mettono <strong>la</strong> partenza dell’irrigazione attraverso un contattoredi livello come mostra lo schema qui sotto:17


Se il produttore non dispone di uno di questi metodi, potrà stabilire un p<strong>la</strong>nningdi irrigazione a priori a partire dall’ETP media stimata sottoserra <strong>per</strong> <strong>la</strong> suaregione e disponibile presso le stazioni meteorologiche. Applicherà delle correzioniin funzione delle osservazioni effettuate sul<strong>la</strong> coltura (mantenimento di un tasso didrenaggio).Stima dell’ETP sotto serra (mm) <strong>per</strong> le regioni del sud del<strong>la</strong> Francia.18


Gestione del<strong>la</strong> nutrizioneNelle colture fuori suolo essendo i substrati molto spesso sprovvisti di fertilità(substrati inerti), bisogna apportare tutti gli elementi indispensabili e necessari al<strong>la</strong>crescita del<strong>la</strong> pianta in quantità sufficiente. Questo è il ruolo del<strong>la</strong> soluzione nutritiva.Per rispondere a questo obiettivo si dovrà:• conoscere i bisogni del<strong>la</strong> coltura: utilizzare i risultati dei <strong>la</strong>vori sulle asportazioniin minerali delle piante o dei modelli di previsione del<strong>la</strong> richiesta in minerali,• proporre una composizione si soluzione nutritiva adattata,• control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> nutrizione attraverso analisi rego<strong>la</strong>ri sul substrato (EC, pH) e in<strong>la</strong>boratorio (analisi del drenaggio, del substrato del<strong>la</strong> soluzione contenuta nelsubstrato)Gli elementi maggiori o macroelementi sono apportati a dei livelli dell’ordinedai 10 ai 200 mg/l:nitrati (NO 3-) e ammonio (NH 4+), fosfati (HPO 4--, H 2 PO 4-), solfati (SO 4--), cloruri(Cl - ), potassio (K + ), calcio (Ca ++ ), magnesio (Mg ++ ), sodio (Na + ). Gli elementiminori o oligoelementi sono apportati a dei livelli dell’ordine da 0,2 a 2 mg/L: ferro,rame, zinco, manganese, boro, molibdeno. Possiamo caratterizzare <strong>la</strong> soluzionenutritiva <strong>per</strong>:• <strong>la</strong> sua concetrazione globale in sali che può essere stimata attraverso <strong>la</strong> misuradell’elettroconducibilità (EC) dal<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione: Tenore in sali (g/L) =(circa) 0,9 * EC(mS/cm 25 °C),• <strong>la</strong> sua concentrazione in elementi attraverso l’analisi di <strong>la</strong>boratorio,• il suo pH che deve essere vicino a 6 <strong>per</strong>ché l’assorbimento del<strong>la</strong> maggioranza,degli elementi sia ottimale, viene rego<strong>la</strong>to con l’aggiunta di un acido o di una base,• i rapporti tra gli elementi: P 2 O 5 /N – K 2 O/N – CaO/N – MgO/N – K + /(Ca +++ Mg ++ ) (in meq/l) =(circa) 0,6 – NH4 + /NO3 - (in meq/l) = (circa) 5 a 15%.Per calco<strong>la</strong>re <strong>la</strong> composizione in concimi del<strong>la</strong> soluzione nutritiva da apportareal<strong>la</strong> coltura:• si parte dal<strong>la</strong> composizione del<strong>la</strong> soluzione figlia auspicata, il quadro qui sotto dadegli esempi <strong>per</strong> colture floricole in Francia:19


• si tiene conto del<strong>la</strong> qualità dell’acqua utilizzata e degli elementi che apporta, ilquadro qui sotto riporta le norme di utilizzazione delle acque:• si calco<strong>la</strong> <strong>la</strong> composizione delle soluzione concentrate in funzione delle caratteristichedi instal<strong>la</strong>zione di fabbricazione delle soluzioni (tasso di diluizione, volumedelle vasche, acidificazione). Il metodo il più c<strong>la</strong>ssico consiste nell’utilizzare3 vasche di soluzione concentrata (2 <strong>per</strong> il concime, 1 <strong>per</strong> l’acido), si aumenteràil numero delle vasche se si desidera modificare <strong>la</strong> composizione durante <strong>la</strong> colturain funzione dei risultati delle analisi giocando sul tasso di diluizione di ognivasca.Un esempio di composizione <strong>per</strong> le rose con 3 vasche è data qui sotto con un acquaaventi le seguenti caratteristiche: pH = 7,3 – 300 ml/m 3 di acido nitrico d = 1,33<strong>per</strong> pH 6, EC 0,5 mS/cm, in meq/l: Ca ++ 3 – Mg ++ 1 – Na + 0,8 – SO 4 0,6 – Cl - 0,7– tasso di diluizione 5°/ °° .La messa in o<strong>per</strong>a completa del<strong>la</strong> fertirrigazione <strong>per</strong> i sistemi di coltura fuorisuolo (1 ha) è descritto nello schema.Il livello di equipaggiamento sarà variabile secondo le aziende. Circa il 30% delleaziende floricole, rappresentanti il 50% del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie, sono equipaggiate con uncomputer <strong>per</strong> <strong>la</strong> fertirrigazione. La tendenza attuale è lo sviluppo dei sistemi completicon ricic<strong>la</strong>ggio e disinfezione del<strong>la</strong> soluzione di drenaggio. Per esempio <strong>per</strong> lerose circa 70 ha sono equipaggiati di sistemi di ricic<strong>la</strong>ggio di cui una ventina condisinfezione del<strong>la</strong> soluzione di drenaggio con cloro (varechina o cloro gassoso).20


ConclusioniLa riuscita del<strong>la</strong> coltura fuori suolo è fortemente legata a una buona gestionedel<strong>la</strong> fertirrigazione. Si dovrà mettere in o<strong>per</strong>a un insieme di tecniche <strong>per</strong> evitareche <strong>la</strong> pianta non si trovi in situazione di stress (idrico o salino). É indispensabileottenere del drenaggio a ogni apporto di soluzione nutritiva. La dose e <strong>la</strong> frequenzadelle irrigazioni dovranno essere rego<strong>la</strong>te <strong>per</strong> ottenere dal 20 al 50% di drenaggiosecondo <strong>la</strong> stagione e <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> soluzione.Questa o<strong>per</strong>azione ha lo scopo di evitare concentrazioni eccessive a contattocon le radici e di assicurare una buona alimentazione idrica.Il ricic<strong>la</strong>ggio, che <strong>per</strong>mette di eliminare i residui di elementi inquinanti nell’ambiente,di avere economie significative di acqua e di concimi, dovrà essere utilizzatoin modo sistematico.In più questa tecnica semplifica <strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> fertirrigazione autorizzando <strong>la</strong>pratica del su<strong>per</strong>drenaggio (forte dose, frequenza elevata, EC più bassa), in questocaso si dovrà adattare il sistema di coltura e scegliere un substrato atto ad assicurareuno sgrondo rapido del drenaggio <strong>per</strong> evitare problemi di asfissia radicale.Nota Del TraduttoreDato l’argomento estremamente specialistico del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, in francese, del dott. Brun, <strong>la</strong> traduzioneè stata effettuata dal dott. Luciano D’Aponte, divulgatore agricolo in servizio presso iSSA del<strong>la</strong> <strong>Regione</strong> <strong>Campania</strong>.Si chiede scusa <strong>per</strong> eventuali inesattezze o libere interpretazioni.21


Colture ornamentali fuori suolo In O<strong>la</strong>nda: situazionepresente, problemi ambientali e prospettive futureCecilia Stanghellini e Erik A. van Os IMAG, P.O. Box 43, 6700 AA Wageningen, The Nether<strong>la</strong>ndsRiassuntoLe colture ornamentali in O<strong>la</strong>nda sono un settore estremamente produttivo:prodotto lordo annuo di 3000 milioni, su una su<strong>per</strong>ficie co<strong>per</strong>ta (vetro e alluminio)di 6000 ha. Di questi, circa 2600 ha sono fuori suolo, <strong>per</strong> metá substrato (principalmenterose e gerbere) e <strong>per</strong> metá piante in vaso. L’areale di colture protette è piuttostostabile in O<strong>la</strong>nda, fra i 10 e gli 11 000 ha da circa 20 anni. Di questi, <strong>per</strong>ó <strong>la</strong>frazione coltivata a ornametali è in crescita, dato che gli ortaggi (normalmente piazzati<strong>per</strong> circa il 40% sul mercato tedesco) soffrono del<strong>la</strong> concorrenza di Spagna (inprimo luogo) e di altri paesi del bacino Mediterraneo.Una produzione cosí intensiva, naturalmente, non si fa senza abbondante uso di energia(fossile), fertilizzanti e mezzi chimici di protezione. La pressione a diminuire il carico<strong>ambientale</strong> delle colture (e del<strong>la</strong> produzione agrico<strong>la</strong> in generale) è enorme. I fattori ingioco sono essenzialmente: 1. <strong>la</strong> densitá di popo<strong>la</strong>zione del paese; 2. <strong>la</strong> vicinanza al<strong>la</strong>su<strong>per</strong>ficie delle falde acquifere e 3. una grossa componente “verde” dell’elettorato.L’insieme fa sí che <strong>la</strong> normativa in questo settore è in O<strong>la</strong>nda piú rigida di quel<strong>la</strong> Europea.Per esempio il cloruro di metile è proibito da anni e si par<strong>la</strong> di anticipare l’eliminazionedel dichlorvos. In aggiunta, sono stati stabiliti obiettivi di <strong>riduzione</strong> del carico <strong>ambientale</strong>(sotto tutti gli aspetti: energia, feritilizzanti e p<strong>la</strong>nt-protection) a cui il settore dovrá soddisfareentro il 2010.Dopo una rassegna dei sistemi colturali fuori suolo piú comuni in O<strong>la</strong>nda, ed unareview dell’impatto <strong>ambientale</strong> delle colture, questo <strong>la</strong>voro riporta i risultati di alcuni studirecenti sull’influenza di queste normative sullo sviluppo del settore floricolo-ornamentale.Si prevede che una grossa frazione delle aziende ora esistenti non sará in grado di rimanereredditizia sotto le nuove norme.In partico<strong>la</strong>re, circa il 30% delle aziende attuali sará sparito nel 2010 (consolidazione)ed un altro 40% sará “in contravvenzione”. Ció nonstante (ma questodipende molto dalle ipotesi che si fanno su quel 40%), si prevede una prosecuzionedel trend attuale <strong>per</strong> quel ché riguarda l’areale (sostanziale stabilitá dell’areaco<strong>per</strong>ta, con lieve guadagno dell’ornamentale a danno degli ortaggi), in presenza<strong>per</strong>ò di una enorme consolidazione: l’area media delle aziende salirà da uno aquattro ettari.IntroduzioneLe colture ornamentali in O<strong>la</strong>nda sono il settore piú produttivo dell’orticultura:prodotto lordo annuo 3000 milioni, su una su<strong>per</strong>ficie co<strong>per</strong>ta (vetro) di 6000 ha.Di questi, circa 2600 ha sono fuori suolo, <strong>per</strong> metá substrato (principalmente rosee gerbere) e <strong>per</strong> metá piante in vaso (Tab. 1).23


Tabel<strong>la</strong> 1coltura area fuori(ha) suolorose 950 sìcrisantemi 800 nogerbere 250 sìfresie 250 noorchidee 200 sìgarofani 100 nopiante in vaso 1250 sìpiante da vivaio 500 noaltre 1700totale 6000 3000Il substrato piú comunemente usato è <strong>la</strong> <strong>la</strong>na di roccia, che le ditte fornitricisono tenute a ritirare e ricic<strong>la</strong>re, secondo <strong>la</strong> normativa o<strong>la</strong>ndese (e tedesca).L’ areale di colture protette è piuttosto stabile in O<strong>la</strong>nda, fra i 10 e gli 11 000 ha dacirca 20 anni. Di questi, <strong>per</strong>ó <strong>la</strong> frazione coltivata a ornametali è in crescita, dato chegli ortaggi (normalmente piazzati <strong>per</strong> circa il 40% sul mercato tedesco) soffrono del<strong>la</strong>concorrenza di Spagna (in primo luogo) e di altri paesi del bacino Mediterraneo. Latipologia delle aziende é riportata in Tab. 2, dove e’ interessante osservare che <strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficiemedia è un ettaro. Nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 2 le piantine da vivaio non sono considerate (spessosi tratta di aziende miste, con una parte co<strong>per</strong>ta ed una parte all’a<strong>per</strong>to).Tabel<strong>la</strong> 2. Distribuzione delle aziende di colture protette ornamentali, <strong>per</strong> su<strong>per</strong>ficiedel<strong>la</strong> azienda, e totali <strong>per</strong> il territorio nazionale (KWIN, 2000)cut flowerspotted p<strong>la</strong>ntsarea number of total area area number of total area(ha) farms (ha) (ha) farms (ha)0-0.05 465 116 0-0.05 485 1210.5-1 1705 1279 0.5-1 438 3291-1.5 716 895 1-1.5 260 3251.5-2 337 590 1.5-2 151 264> 2 352 970 > 2 112 2871.08 3575 3850 0.92 1446 1326La produzione è in gran parte destinata all’esportazione: il fatturato delle asteO<strong>la</strong>ndesi fra gennaio e settembre 2000 è riportato, suddiviso <strong>per</strong> paese destinazione,in Figura 1.24


Figura 1. Volume dell’export, suddiviso <strong>per</strong> paesi di destinazione (VBN, 2000). La suddivisionedell’export di ortaggi è molto simile a quel<strong>la</strong> degli ornamentali: in entrambi icasi <strong>la</strong> Germania è di gran lunga il mercato <strong>per</strong> eccellenza dei prodotti o<strong>la</strong>ndesi.Impatto <strong>ambientale</strong>Una produzione cosí intensiva, naturalmente, non si fa senza abbondante uso dienergia (quasi esclusivamente gas naturale, di cui l’O<strong>la</strong>nda è paese produttore), fertilizzantie mezzi chimici di protezione (Tabel<strong>la</strong> 3).Tabel<strong>la</strong> 3. Uso medio annuale di energia, fertilizzanti e pesticidi <strong>per</strong> settore, 1998. Ruijset al., 2000.16000 GJ/ha sono equivalenti a circa 45 m 3 gas/m 2 e a circa 40 l petrolio/m 2 . Le ultimedue colonne danno gli obiettivi futuri <strong>per</strong> il settore, in seguito agli accordi con il Governoyearly use units cut pot vegetables mean target %of… flowers p<strong>la</strong>nts 2010Energy GJ/ha 15551 15251 13054 14541 11342 -22N kg/ha 910 675 1670 1159 631 -46P kg/ha 173 141 367 242 149 -38fungicides kgactive matter/ha 21.3 16.6 13.7 17.6 15.4 -13pesticides kgactive matter/ha 11.3 5.2 5.9 8.2 6.8 -17other …cides kgactive matter/ha 7.0 2.5 4.2 5.1 2.2 -57total p<strong>la</strong>nt kgactive matter/ha 39.6 24.3 23.7 30.8 24.5 -20protection25


La pressione a diminuire il carico <strong>ambientale</strong> delle colture (e del<strong>la</strong> produzioneagrico<strong>la</strong> in generale) è enorme. I fattori in gioco sono essenzialmente: 1. <strong>la</strong> densitádi popo<strong>la</strong>zione del paese; 2. <strong>la</strong> vicinanza al<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie delle falde acquifere e 3. unagrossa componente “verde” dell’elettorato. L’insieme fa sí che <strong>la</strong> normativa in questosettore è in O<strong>la</strong>nda piú rigida di quel<strong>la</strong> Europea. Per esempio il cloruro di metileè proibito da anni e si par<strong>la</strong> di anticipare l’eliminazione del dichlorvos. Al<strong>la</strong> basedelle nuove normative si trova il National Environmental Policy P<strong>la</strong>n (NMP,1989).L’applicazione nell’orticultura protetta è stata analizzata in una serie di studi eseguitiall’inizio degli anni ’90 (Lataster et al.,1993; Ruijs & Van Os, 1991), con partico<strong>la</strong>reriferimento al<strong>la</strong> viabilita’ economica delle aziende (Ruijs, 1994), ed alle tecnologienecessarie (Van Os, 1994). In un accordo fra il governo ed il settore si stabilironogli obiettivi di <strong>riduzione</strong> dell’impatto <strong>ambientale</strong> a breve ed a medio termine,Figura 2.Figura 2. Obiettivi <strong>per</strong><strong>la</strong> <strong>riduzione</strong> dell’impattoenergetico dellecolture protette. La<strong>riduzione</strong> è calco<strong>la</strong>taintermini di <strong>riduzione</strong><strong>per</strong>centuale di applicazione<strong>per</strong>unitá di prodotto,rispetto aglianni riferimento 1980(energia) e 1985, fertilizzantie pesticidi(Milieu CovenantG<strong>la</strong>stuinbouw, 1997).Present commercial application in floricultureMost of the system development has been taken p<strong>la</strong>ce before 1994. Now, more than6 years <strong>la</strong>ter, the results can be evaluated. Depending on the demands of the crop, theDutch grower can select from about 6 materials and 10 substrates, all in many differentvariations, to come to a closed system. Each supplier offers many systems.Choosing is very difficult. Investment is mostly the decisive factor, but a low investmentdoes not always give low annual costs or a sustainable system. Consequently,many systems are not completely sustainable, although they comply with legis<strong>la</strong>tion.They are installed, because they are cheap or they are easy to handle (Van Os, 1999).26


For cut flowers to be harvested more than once, e.g. rose and gerbera multi-yearrockwool or polyurethane foam s<strong>la</strong>bs enveloped in polythene foil lying in a profiledcoated steel or polypropylene trough is recommended to get a sustainable system.After the cultivation <strong>per</strong>iod all rockwool is collected and is recycled by the manufacturer.The area with polyurethane foam is decreasing, growers find the water contenttoo low for easy working. During the <strong>la</strong>st few years use of cocos’ fibre has beenincreasing, but ex<strong>per</strong>iences are variable. In the first years the quality was too variable(too much salt), but these problems have been solved. It is also attractive for itsenvironment-friendly image: it is a natural product, it is a waste product of anotherindustry, it can be composted after use.In southern Europe there is more variety in the use of substrates than elsewhere.Particu<strong>la</strong>rly <strong>per</strong>lite, delivered in bags, and locally found pumice are used verymuch, compared to mineral wool in north-west. In these countries rockwool is usedto a lesser extend because of its transportation costs. For collecting the drain watergrowers try to find the cheapest way. Not only sustainable troughs are used but alsothe so-called drain profiles of polypropylene or polyvinyl chloride (PVC). Drainprofiles are not self-supporting and are <strong>la</strong>id down partly into the soil, because theydo not have a f<strong>la</strong>t bottom. Upon the profi-le preferably a s<strong>la</strong>b in a container is p<strong>la</strong>ced,but mostly s<strong>la</strong>bs enveloped in polythene foil are used.For rose it is economic to use rolling benches to increase the utilisation of space.Gerbera is grown on stages, because of <strong>la</strong>bour efficiency. In that case only self-supportingtroughs can be used. A coated steel trough, in which long shaped containerswith multi-year rockwool or polyurethane foam s<strong>la</strong>bs are p<strong>la</strong>ced, is recommended.Another frequently used gerbera system is a trough above which containers are hangingin a special device. The containers are fixed in the device, to achieve an easypicking at which the p<strong>la</strong>nts are not separated from their roots. The <strong>la</strong>test developmentin gerbera growing is to p<strong>la</strong>ce them on movable benches and to execute al<strong>la</strong>ctivities in a shed with optimised <strong>la</strong>bour conditions.Crops growing span-wide with many p<strong>la</strong>nts <strong>per</strong> m2, such as chrysanthemums,it is recommended to dig in a polythene foil with pumice stone, or sand as a substrate.In the Nether<strong>la</strong>nds chrysanthemum is not grown in hydroponics, mainlybecause of economic reasons. Instead of a span-wide system a bed system with aislesconsisting of polythene foil and concrete or aluminium side supports filled witha loose substrate can be used for freesia, alstromeria and amaryllis. An additionaldemand of the <strong>la</strong>tter group of crops is that of p<strong>la</strong>nting and yielding of the bulbs ortubers. At this moment there are only some small scale ex<strong>per</strong>iments.Growing systems for pot- and bedding p<strong>la</strong>nts are characterised by two main differences.P<strong>la</strong>nts with a low <strong>la</strong>bour demand and a long growing cycle (> 6 months)in the greenhouse (ficus, palm, dieffenbachia, dracaena) are grown on concretefloors with an ebb/flood watering system. P<strong>la</strong>nts with a high <strong>la</strong>bour demand and ashort growing cycle (< 6 months) are grown on benches (begonia, cyc<strong>la</strong>men, ka<strong>la</strong>nchoë,saintpaulia). Sometimes fixed benches are used, but more modern nurserieshave rolling benches or transportable benches. The <strong>la</strong>tter can be moved to the shed,27


where all o<strong>per</strong>ations are executed. To optimise the utilisation of space a frequentspacing is demanded. Using benches frequent spacing is often too much <strong>la</strong>bour. Instead of, for example, 5 times of spacing it is executed only twice. The Walking-P<strong>la</strong>nt-System (WPS) tries to overcome this problem by automation. In each troughthere is a movable belt, at which a spacing machine pulls p<strong>la</strong>nts in or out of thetrough. Pulling out, p<strong>la</strong>nts are moved to another trough and spaced on another distancein the row. Here a spacing machine pushes the p<strong>la</strong>nts into the trough. Labouris only needed for programming the spacing machines. The system is expensive butshould pay itself back by the higher utilisation of space and better growing conditions,resulting in a better qualitative yield.Several kinds of pot and bedding p<strong>la</strong>nts are hanging on the beams (“hangingbaskets”) of the greenhouse in combination with a crop on the soil. In general thereare hardly differences in annual costs of the systems used. The main difference iscaused by the use of different crops with different needs. Consequently, one systemis better for one crop, another system for another crop. There are hardly any differencesbetween the substrates used. Mixtures of peat-based potting soils are used,sometimes polystyrene grains are used to decrease the water content of the mixture.Another reason for the hesitation of the growers to change to sustainable closedsystems is the approval of a typically Dutch system: re-circu<strong>la</strong>tion via the subsoil. InDutch polders the groundwater level is at an artificial constant level of about 80 cmbelow ground level. Just above the ground water level there are drainpipes. Nearlyall the excess nutrient solution can be collected via the drainpipes and being reused.All growers cannot apply this system. There are two big risks and because of thatlimited application. First there is seepage: less drain water is avai<strong>la</strong>ble and nutrientspollute the environment. Secondly there is infiltration: bad quality water with saltsand pathogens may enter your nursery. The big advantage of the system is the price:low investments (Van Os, 1998). If you overview the soil-less growing systems usedin Hol<strong>la</strong>nd, you see most developments in crops with only a few p<strong>la</strong>nts <strong>per</strong> m2(fruit vegetables) or in crops at which you can increase the utilisation of the space(rose, strawberry). Economic factors are decisive.Prospettive futureSoddisfare alle normative ambientali illustrate in Fig. 2 ed in Tab. 3, comporteráuna grossa dose di investimenti in sistemi colturali innovativi, e maggiori costiproduttivi. Per incrementare <strong>la</strong> sensibilitá dei consumatori e riuscire con ció ad avereun mercato piú vantaggioso, i produttori piú avanzati si sono associati in un marchiocertificato di produzione “ecologica”, Milieu Project Sierteelt (marchio MPS),che sta raccogliendo associati anche fra i produttori oltre confine. I risultati di alcunistudi recenti sull’influenza di queste normative sullo sviluppo del settore floricolo-ornamentale(Ruijs et al., 2000) sono presentati in Figura 3.28


Figura 3. Proiezioni di continuitá <strong>per</strong> il settore ornamentale. I dati sono indicati come frazione<strong>per</strong>centuale delle aziende esistenti nel 1997. Il verde indica le aziende chesono/saranno economicamente viabili anche secondo le norme in vigore nel 2000/2010;il giallo sono aziende “marginali”, il blu sono aziende che hannoavranno cessato le attivitáed il rosso sono aziende che non sono/saranno in rego<strong>la</strong> (Hietbrink et al., 1999).Si prevede che una grossa frazione delle aziende ora esistenti non sará in gradodi rimanere redditizia sotto le nuove norme. In partico<strong>la</strong>re, circa il 30% delle aziendeattuali sará sparito nel 2010 (consolidazione) ed un altro 40% sará “in contravvenzione”.Ció nonstante (ma questo dipende molto dalle ipotesi che si fanno suquel 40%), si prevede una prosecuzione del trend attuale <strong>per</strong> quel ché riguarda l’areale(sostanziale stabilitá dell’area co<strong>per</strong>ta, con lieve guadagno dell’ornamentale adanno degli ortaggi, Tabel<strong>la</strong> 4), in presenza <strong>per</strong>o’ di una enorme consolidazione: l’areamedia delle aziende salirà da uno a quattro ettari.Tabel<strong>la</strong> 4. Previsione sul<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie co<strong>per</strong>ta in O<strong>la</strong>nda nel 2010 e <strong>la</strong> sua distribuzionefra i vari tipi di azienda (Hietbrink et al., 1999)Area 1996 Area 2010 variation(ha) (ha) with respectto 1996example area %intensive Tomato 2920 2300 -620 -21vegetablesextensive Radish, Lettuce 1040 900 -140 -13vegetablesintensive Rose, Gerbera 1010 1100 90 9cut flowersextensive cut Chrysanthemum 2780 3000 220 8flowers Carnationintensive Ka<strong>la</strong>nchoe, 860 1000 140 16pot p<strong>la</strong>nts Saint Pauliaextensive pot Ficus, Yucca 560 600 40 7p<strong>la</strong>ntsTotal 9170 8900 -270 -329


ConclusioniSistemi culturali idroponici sono applicati su circa 11 000 ha in Europa, di cui6000 in O<strong>la</strong>nda. Le colture ornamentali occupano circa 6000 ha di su<strong>per</strong>ficieco<strong>per</strong>ta, e circa 2500 sono fuori suolo. Fino ad ora l’applicazione del fuori suolo èstata esclusivamente dettata da motivazioni economiche. Tuttavia, c’è da aspettarsiche <strong>la</strong> proibizione del bromuro di methyle (giá in atto da tempo in O<strong>la</strong>nda) e di altrifumiganti, incrementerá l’applicazione a livello Europeo del fuori suolo (Van Os &Benoit, 1999).In O<strong>la</strong>nda le norme ambientali che stanno diventando ancora piú stringenti,richiederanno enormi investimenti ed una grossa ristrutturazione del settore. Si presumeche il trend giá in atto al<strong>la</strong> consolidazione delle aziende accelererá: si prevedeuna su<strong>per</strong>ficie co<strong>per</strong>ta media <strong>per</strong> azienda di 4 ha nel 2010. Ugualmente, si prevedeche <strong>la</strong> maggiore redditivitá del settore ornamentale rispetto a quello orticolo, provocheráun incremento del<strong>la</strong> frazione dedicata a questo tipo di culture. D’altraparte, questo andrá a danno del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie attualmente coltivata ad ortaggi: <strong>la</strong>situazione economica (né le leggi-quadro in preparazione) non giustifica un incrementodi area del settore orticolo (ed agricolo in generale).30


References• Central Bureau for Statistics (CBS), 1999. Landbouwtellingen 1998 (Statistics yearbook foragriculture).• Hietbrink, O; H.B. Van Der Veen; J.K. Nienhuis & M.N.A. Ruijs, 1999. Bedrijfs- enmilieueffecten AMvB G<strong>la</strong>stuinbouw. Landbouw Economisch Instituut, Den Haag, rapport1.99.08.• Kantitatieve Informatie G<strong>la</strong>stuinbouw (KWIN), 2000. Proefstation Bloemisterij enG<strong>la</strong>sgroente, Naaldwijk.• Lataster, J.M.J, Van Os E.A., Ruijs M.N.A., Vollebregt M.C.A. and Van der Wees A., 1993.Teeltsystemen los van de ondergrond, groenten en snijbloemen onder g<strong>la</strong>s. IKC Informationand Knowledge Centre greenhouse vegetables and floriculture, Naaldwijk/Aalsmeer, 104 pp(in Dutch).• Milieu Covenant G<strong>la</strong>stuinbouw, 1997. Stuurgroep G<strong>la</strong>stuinbouw en Milieu, Bleiswijk.• MilieuProjectSierteelt (MPS), 2000. (web page del progetto “environment” <strong>per</strong> le coltureornamentali) www.mps.nl• National Milieu P<strong>la</strong>n (NMP), 1989. Ministry of Housing, P<strong>la</strong>nning and the Environment.The Hague, 258 pp (in Dutch).• Ruijs, M.N.A., and E.A. van Os, 1991. Economic evaluation of business systems with a lowerdegree of environmental pollution. Acta Horticulturae 295, pp 79-84.• Ruijs, M.N.A., 1994. Economic evaluation of closed production systems in g<strong>la</strong>sshouse horticulture.Acta Horticulturae 340, p 87-94.• Ruijs, M.N.A.; K.J. Kramer; R.A.F. Van Paassen & S.C. Van Woerden, 2000. Milieukundigeen economische analyse van geintegreerde teelt- en bedrijfssystemen. PBG, Naaldwijk, rapport235.• Van Os, E.A, 1994. Closed growing systems for more efficient and environmental friendlyproduction. Acta Horticulturae 361, pp. 194-200.• Van Os, E.A., 1998. Closed soilless growing systems in the Nether<strong>la</strong>nds: the finishing touch.Acta Horticulturae 458, pp 279-291.• Van Os, E.A. and F. Benoit, 1999. State of the art of Dutch and Belgian greenhouse horticultureand hydroponics. Acta Horticulturae 481, pp765-767.• Van Os, E.A., 1999. Closed soilless growing systems: a sustainable solution for Dutch greenhousehorticulture. Water Science & Technology, Vol. 39, No 5, pp 105-112.• Vereniging Bloemenveilingen Neder<strong>la</strong>nd (VBN). (web page del<strong>la</strong> associazione delle aste floricole)www.vbn.nl31


Fuori suolo <strong>per</strong> le specie ornamentali in Italia:stato dell’arte e interventi a supportoFarina E., Volpi L.Istituto S<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> Floricoltura - SanremoLa coltivazione fuori suolo di specie ornamentali in Italia è uscita fuori da uncontesto di tecnologia produttiva puramente eccezionale a partire dai primi anni 90.Nel 1995 in occasione di un convegno a Cesena venne fatta una analisi del<strong>la</strong> situazionea livello nazionale. L’ analisi fu preliminare all’ avvio di programmi di ricercae più in generale di iniziative di supporto tecnico al settore. A distanza di 5 annirisulta certamente interessante un aggiornamento sullo “stato dell’ arte” che serva agiudicare dove sta volgendosi il settore, quali possono essere le sue esigenze, quali leprospettive <strong>per</strong> indirizzare al meglio le attività di supporto su base locale e nazionalee <strong>per</strong> potere prevedere una efficiente integrazione delle varie azioni.La analisi successiva è stata fatta in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> produzione di specie da fiore ofronda recisa, con esclusione delle orchidee. La dis<strong>per</strong>sione delle aziende con sistemifuori suolo nelle varie aree nazionali vocate al<strong>la</strong> floricoltura, <strong>la</strong> mancanza ocomunque <strong>la</strong> incompletezza in genere di informazioni su base locale - anche i limitiall' intervento dell’ assistenza tecnica di tipo pubblico-, <strong>la</strong> localizzazione degliimpianti in zone talora atipiche nello sviluppo del<strong>la</strong> floricoltura non facilita <strong>la</strong>assunzione di informazioni ad elevata precisione. I dati successivi comunque possonoessere ritenuti sufficientemente affidabili <strong>per</strong> una analisi dei trend registrati.Evoluzione temporale del fuori suolo in floricoltura in Italia (n. aziendale)Il numero di aziende che hanno adottato <strong>la</strong> coltivazione fuori suolo è aumentato negliultimi 5 anni di circa il 90%, sia <strong>per</strong> effetto dell’ introduzione quasi “ex novo” di questatecnologia produttiva in alcune Regioni d’ Italia, sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> ulteriore crescita fatta registrarein Liguria che, nel 2000, come già nel 1995 rappresenta da so<strong>la</strong> il 50% delle aziendetotali a fuori suolo in Italia (Figura 1).33


Ripartizione del numero aziendale floricole a “fuori suolo” <strong>per</strong> Ragione e SpecieAziende che coltivano con tecnologia “fuori suolo” sono sorte sopratutto in<strong>Campania</strong>, Puglia, Sardegna (Figura 2). Ciò può essere ricondotto al progressivospostamento delle produzioni floricole in aree meridionali, ma altri elementi devonoessere presi in considerazione <strong>per</strong> poter verificare se questo è un fattore critico<strong>per</strong> determinare lo sviluppo dei sistemi produttivi “fuori suolo”. Occorre infatti consideraread esempio che si è registrato un sensibile sviluppo anche in Toscana eLiguria, ossia in aree <strong>per</strong>corse da elementi di crisi dovuti al difficile confronto con<strong>la</strong> concorrenza interna ed estera nonchè al concomitante aumento dei costi di produzione.Anche nel Lazio, che nel 1995 presentava una specificità aziendale contraddistintada grandi dimensioni e su<strong>per</strong>iore tecnologia, le su<strong>per</strong>fici a “fuori suolo”sono aumentate, seppur in modo meno deciso che in altre Regioni.La specie più rappresentativa a livello di su<strong>per</strong>fici risulta <strong>la</strong> rosa, leggermenteincrementata rispetto al 1995 sino a rappresentare una quota di quasi il 50% (Figura3). La gerbera invece si è ridimensionata di importanza; mentre nel 1995 era al<strong>la</strong>pari con <strong>la</strong> rosa, oggi le su<strong>per</strong>fici interessate risultano quasi dimezzate (26%).Garofano ed “altre specie” hanno raddoppiato le su<strong>per</strong>fici fuori suolo e fra questeultime hanno assunto un certo significato specie a bassa energia come il Ranuncolo(Liguria) oppure a maggiori esigenze termiche ma posti all' interno di un più elevatocontesto economico come gli Anthurium (nel meridione). Anche il Lilium, distribuitoabbastanza uniformemente fra le varie aree floricole del territorio nazionale,ha una presenza di una certa importanza. Esistono anche tentativi di coltivazione,talora con un certo successo, riguardanti lisianthus e specie da fronda. La situazione<strong>per</strong>tanto evolve positivamente <strong>per</strong> quanto concerne il numero di specie ornamentalitrattate e le su<strong>per</strong>fici interessate al “fuori suolo”34


Ripartizione <strong>per</strong>centuale delle su<strong>per</strong>fici a “fuori suolo” nel<strong>la</strong> floricoltura italiana (2000)I dettagli costruttivi del sistema, i dispositivi, i materiali, i substrati utilizzatirisultano spesso peculiari in rapporto al<strong>la</strong> specie in produzione sino a dare originead una qual certa tipicizzazione di connotati dell’ azienda e ad una “specializzazione”re<strong>la</strong>tivamente all' importanza re<strong>la</strong>tiva delle varie problematiche tecniche.Tecnologia di gestione aziendale35


La gestione fertirrigua assume una importanza centrale nel determinare <strong>la</strong> possibilitàdi conseguire buone <strong>per</strong>formance produttive e benefici economici mediante l’adozione delle tecniche di produzione “fuori suolo”. A riguardo, <strong>la</strong> modalità gestionaleprevalente a livello nazionale è quel<strong>la</strong> che prevede l’ uso di un programmatoredi tempi e di durata degli interventi fertirrigui giornalieri (Figura 4) anche se integratoriso<strong>la</strong>ri assumono un certo significato nel caso del<strong>la</strong> gerbera (specie in cui lefoglie non sono asportate con <strong>la</strong> raccolta) e anche se nel caso di rosa e gerbera esistequalche esempio di uso di sistemi più sofisticati (computerizzazione, gestione fertirrigua,gestione delle soluzioni nutritive). Nel caso di garofano e Lilium una quotarilevante di aziende utilizza criteri <strong>per</strong>sonali del conduttore (“navigazione a vista”) <strong>per</strong><strong>la</strong> gestione fertirrigua. Rispetto al<strong>la</strong> situazione del 1995 in cui nel caso del<strong>la</strong> gerberasi aveva una significativa presenza di sistemi computerizzati, oggi <strong>la</strong> computerizzazioneè meno significativa, segno che le nuove aziende a gerbera hanno scelto sistemidi controllo meno sofisticati e più economici, utilizzanti appunto gli integratoridi radiazione o <strong>la</strong> centralina <strong>per</strong> <strong>la</strong> programmazione degli interventi ad orarioÈ rimasta partico<strong>la</strong>rmente significativa in Italia <strong>la</strong> presenza di aziende di dimensionimedio / piccole. In Figura 5 si può verificare che tutte le aziende che coltivano“fuori suolo” il garofano hanno dimensioni inferiori ad 1 Ha e che <strong>la</strong> stessa situazionesi ha <strong>per</strong> il 70% delle aziende a rose e del 75% delle aziende a gerbere. È evidenteche le piccole dimensioni aziendali consigliano <strong>la</strong> acquisizione di tecnologiadi costo re<strong>la</strong>tivamente contenuto.Ripartizione delle aziende <strong>per</strong> su<strong>per</strong>ficie (% re<strong>la</strong>t. al<strong>la</strong> specie)36


Che le tecnologie introdotte siano re<strong>la</strong>tivamente poco evolute viene comprovatoanche dai dati re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> gestione dei nutrientiSolo nel caso del<strong>la</strong> rosa vengono utilizzati cicli chiusi totali o parziali in accordoanche al<strong>la</strong> problematica patologica re<strong>la</strong>tivamente poco rilevante del<strong>la</strong> specie.A riguardo è anche vero che informazioni conseguenti ad alcune es<strong>per</strong>ienzere<strong>la</strong>tive ai cicli lunghi prolungati nel<strong>la</strong> rosa sono stati messi a disposizione su rivistescientifico / tecniche in Italia e che quindi in qualche modo esiste una fonteinformativadi facile consultazione, mentre nel caso delle altre colture, <strong>per</strong>altro conproblematiche patologiche più complesse, non esiste una analoga diffusione. Questa considerazioneintroduce il tema dell’ assistenza in azienda. I risultati di questo tipo di indaginesono illustrati nel grafico.37


Assistenza in aziendaLa maggior parte delle aziende utilizza specificatamente <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del “fuorisuolo” assistenza privata, raramente alternando<strong>la</strong> o integrando<strong>la</strong> con quel<strong>la</strong> pubblica(Figura 7). Solo nel caso del Lilium, con aziende di piccole dimensioni e “fuori suolo”molto partico<strong>la</strong>re (es. utilizzazione di substrati organici in cassette a terra) l’assistenzapubblica ha una rappresentatività elevata. Circa 1/4 delle aziende di produzione digerbera e circa 1/8 delle aziende rosicole a fuori suolo non utilizza assistenza. Sul<strong>la</strong>qualità, sul costo e le modalità o<strong>per</strong>ative e le implicazioni dell’ assistenza in genere cisarebbe da aprire un’ ampia discussione, ma ai fini di questa illustrazione può esseresufficiente citare che i costi dell’ assistenza privata sono considerati spesso elevati e checomunque, ovviamente, non tendono a rendere autonomo nelle decisioni tecniche enelle capacità di gestione il coltivatore. A prescindere dal<strong>la</strong> sua origine, l’assistenzaincompleta o le soluzioni “fai da te” fanno talora verificare errori anche rilevanti nel<strong>la</strong>organizzazione dei dispositivi di controllo del<strong>la</strong> gestione fertirrigua, frutto ad esempiodi nozioni incomplete del progettista in un settore che vuole una precisa integrazionefra competenze varie di tipo agronomico, biologico, chimico, idraulico ed elettromeccanico,talora informatico. Una incompleta conoscenza dei principi di base deisistemi fuori suolo è certamente una concausa del<strong>la</strong> mancata adozione del ciclo chiuso,anche se occorre tener presente che <strong>per</strong> le specie ove le problematiche patologichesono importanti, <strong>la</strong> necessità di fornirsi di un impianto di disinfezione, e in moltearee, <strong>la</strong> assoluta necessità di migliorare <strong>la</strong> qualità dell' acqua, con i re<strong>la</strong>tivi costi e <strong>la</strong>ulteriore complessità di gestione consiglia di rimanere nell’ ambito di un sistema a<strong>per</strong>-38


to. Si comprende <strong>per</strong>tanto come mai l’ adozione di cicli chiusi sia ancora piuttostorara, anche se spesso - ad esempio nel<strong>la</strong> rosa- si trovano impianti già predisposti alrecu<strong>per</strong>o del drenato in eccesso.Nel complesso <strong>per</strong>tanto <strong>la</strong> situazione tecnica nelle aziende è suscettibile di ulteriorimiglioramenti. Mancano in genere agli o<strong>per</strong>atori al<strong>la</strong> produzione e in misurainferiore ai tecnici esempi di conduzione e illustrazioni di tecnologie più o menoinnovative, come sarebbe dimostrato dal fatto che esiste una omogeneità di soluzionitecniche nello stesso areale, ossia che mentre <strong>la</strong> tendenza a recepire innovazionein modo critico è bassa, esiste molta tendenza a copiare in modo talora pedissequocon risultati di sufficienza ma con scarsa ottimizzazione. In partico<strong>la</strong>re è opportunoche ci si evolva verso soluzioni tecniche che consentano una razionalizzazione dell’intervento fertirriguo in sistemi a<strong>per</strong>ti o chiusi, non solo <strong>per</strong> ridurre i re<strong>la</strong>tivi costi,ma anche <strong>per</strong> venire incontro ad esigenze ambientali.A questa situazione di evoluzione nelle su<strong>per</strong>fici e nel numero di aziende utilizzantiil “fuori suolo” e di necessità di supporto tecnologico si è interfacciato ilSottoprogetto “Innovazione di processo” del Programma Finalizzato in Floricolturapartito nel 1997 e giunto con qualche stasi nel ritmo di supporto finanziario alsecondo anno di attività. Numerose Unità O<strong>per</strong>ative afferenti ad Università, IstitutiS<strong>per</strong>imentali, Centri di S<strong>per</strong>imentazione hanno portato avanti azioni nel settoredel<strong>la</strong> coltivazione “fuori suolo”. Le specie da fiore reciso prese in considerazionesono state rosa, gerbera, lilium; su queste specie i campi di indagine sono stati <strong>la</strong>gestione fertirrigua, <strong>la</strong> nutrizione, <strong>la</strong> disinfezione delle soluzioni nutritive e dei substrati,il controllo dei patogeni e dei fitofagi.Il sottoprogetto comprende anche azioni dedicate al<strong>la</strong> gestione idrica e nutrizionalenel<strong>la</strong> produzione di piante in vaso in serra o all’ a<strong>per</strong>to (attività vivaistica) nonchèazioni specifiche <strong>per</strong> il controllo di patogeni fungini e dei fitofagi e il contenimentodi infezioni virali ad alcune specie ornamentali. Per ogni obiettivo specificosono utilizzate tecnologie caratterizzate dal minimo impatto <strong>ambientale</strong> e sopratuttodi costo compatibile con <strong>la</strong> realtà economica aziendale.Sono già disponibili alcuni risultati che possono contribuire al<strong>la</strong> soluzione di problemidel<strong>la</strong> comune pratica produttiva. Il sottoprogetto ha portato al<strong>la</strong> e<strong>la</strong>borazione diuna quarantina di rapporti tecnico / scientifici disponibili sulle più importanti rivistedi settore. I risultati ottenuti sono stati illustrati in convegni, “giornate di studio” oseminari appositamente organizzati. Sono disponibili in rete informazioni aggiornatesulle attività ed i risultati ottenuti nell' ambito del sottoprogetto e, più in generale,dell' intero Progetto Finalizzato (hptt://www.inea.it/istflo/menuiniz.htm).Le competenze sul “fuori suolo” già disponibili presso le Unità O<strong>per</strong>ative in fasedi avvio di progetto e implementate in fase di attuazione di quest’ ultimo sono stateutilizzate <strong>per</strong> dare origine ad un’ o<strong>per</strong>a che vuole essere sia introduttiva che esplicativadi alcune problematiche tipiche del fuori suolo. L’ o<strong>per</strong>a, su supporto cartaceoo sotto forma di i<strong>per</strong>testo, sarà disponibile in tempi brevi. Gli argomenti sono statisviluppati in funzione dei sistemi “fuori suolo” utilizzati in Italia onde garantire un’informazione <strong>per</strong> quanto possibile efficace nel<strong>la</strong> pratica.39


D’ altro <strong>la</strong>to sono in fase di esecuzione o di organizzazione attività dimostrativein aziende private con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di organizzazioni o<strong>per</strong>anti nell’ assistenzatecnica in agricoltura.I contatti con i servizi di assistenza agrico<strong>la</strong> necessitano comunque di esseremigliorati onde meglio recepire le esigenze del settore, opportunamente riindirizzare<strong>la</strong> successiva attività di sottoprogetto e prevedere le applicazioni stesse dei risultatidi tali future attività.RingraziamentiSi ringraziano S. Aresu, C. Carrai, F. Crippa, G. Cristiano, L. D’ Aponte, F.D’ Aqui<strong>la</strong>, G. Donzel<strong>la</strong>, G. Minuto, G. Marti, B. Pisanu, G. Tarantino, E. Topa, G.V. Zizzo <strong>per</strong> le informazionire<strong>la</strong>tive alle situazioni di sviluppo locale del “fuori suolo” <strong>per</strong> le specie ornamentali che hanno consentito l’ e<strong>la</strong>borazionestatistica al<strong>la</strong> base di questo rapporto.40


Colture floricole fuori suolo in <strong>Campania</strong>:aspetti economici, agroambientali e normativiD. Tosco, A. Di Donna, N. Fontana, D. Gallo<strong>Regione</strong> <strong>Campania</strong> - Assessorato Agrocoltura - SeSIRCAPremessaL’Assessorato Regionale all’Agricoltura attraverso il Se.S.I.R.C.A. gestisce una bancadati sui processi produttivi elementari e sui costi di produzione in agricoltura che vienecontinuamente implementata dai risultati delle indagini specifiche e delle prove s<strong>per</strong>imentalidi col<strong>la</strong>udo e di orientamento tecnico.Nell’ambito di tale attività, sono stati effettuati dei rilevamenti al fine di valutare <strong>la</strong>convenienza economica nell’adozione dei sistemi di coltivazione fuori suolo <strong>per</strong> un gruppospecie floricole. Tale indagine si inserisce in una più ampia azione tendente a diffonderedetta tecnica, grazie al<strong>la</strong> quale, nell’arco degli ultimi tre anni, in <strong>Campania</strong> <strong>la</strong> coltivazionedi specie floricole da fiore reciso, ha raggiunto 40 ettari circa.Con le note che seguono vengono fornite indicazioni essenziali sul<strong>la</strong> metodologia die<strong>la</strong>borazione adottata e vengono analizzate <strong>per</strong> ciascuna specie, i risultati economici conseguibilicon <strong>la</strong> coltivazione tradizionale e fuori suolo mentre l’analisi del<strong>la</strong> coltivazionedell’Anthurium, si riferisce solo al fuori suolo in quanto <strong>per</strong> questa specie non è presenteun’alternativa a tale agrotecnica, ed inoltre si è assistito negli ultimi anni, ad un trend positivodi crescita di questa coltura.Definizione delle agrotecniche e criteri di calcolo dei costiDi seguito si riportano i criteri adottati <strong>per</strong> <strong>la</strong> stima dei costi di produzione.a) Definizione dell’agrotecnicaPer il calcolo dei costi di produzione, è stata presa a riferimento l’agrotecnica ordinariaadottata dal<strong>la</strong> maggior parte dei floricoltori delle aree a vocazione florico<strong>la</strong> del territorioregionale, presso i quali sono stati effettuati rilevamenti diretti in azienda.I processi produttivi, in tal modo definiti, rappresentano l’insieme delle soluzioni organizzativeed agronomiche adottate da aziende caratterizzate da un buon livello di efficienza, inre<strong>la</strong>zione allo stato delle conoscenze e delle tecnologie disponibili al momento dell’indagine.b) Stima del costo di produzione di riferimento (CPR)Il CPR corrisponde al costo totale derivante dal<strong>la</strong> sommatoria degli acquisti di benie servizi, delle quote e delle remunerazioni “attese” attribuite ai fattori conferiti dall’imprenditore,intendendo <strong>per</strong> remunerazioni attese quelle comparabili con i compensiconseguibili con impieghi alternativi del capitale impiegato in azienda.In considerazione delle situazioni prevalenti nelle aree considerate (area vesuviana,agro nocerino-sarnese, piana del Sele), l’indagine tecnico-economica ha riguardato aziendea conduzione diretta del coltivatore.41


Per il calcolo delle singole voci di costo sono state considerate le seguenti assunzionidi riferimento:1) Remunerazione oraria del<strong>la</strong> manodo<strong>per</strong>a: £ 15.860, corrispondente al livellounitario di remunerazione del <strong>la</strong>voro che consentirebbe ad una unità impegnata inuna azienda, <strong>per</strong> 2300 ore annue, di conseguire una remunerazione comparabile al<strong>la</strong>media dei redditi di <strong>la</strong>voratori di altri settori.2) Mezzi tecnici: sono stati adottati i prezzi di mercato franco azienda re<strong>la</strong>tivi all’anno20003) Interessi <strong>per</strong> il capitale di anticipazione e <strong>per</strong> quello occorrente <strong>per</strong> le macchine,gli attrezzi e <strong>la</strong> serra: sono stati calco<strong>la</strong>ti in ragione del 3%;4) Costo d’uso del capitale fondiario: è stato assunto pari al 2%;5) Quote di ammortamento. sono state calco<strong>la</strong>te ripartendo <strong>per</strong> <strong>la</strong> durata presuntain anni il costo del<strong>la</strong> serra, comprensivo degli impianti, e il costo dei fabbricati di<strong>per</strong>tinenza del fondo, e <strong>per</strong> <strong>la</strong> durata in ore il costo delle macchine e degli attrezzi.6) Direzione e amministrazione, spese generali: sono state attribuite remunerazionipari, rispettivamente al 3 e al 2% rispetto al costo totale.c) Remunerazione reale dei fattori di produzionePer <strong>la</strong> stima del<strong>la</strong> remunerazione reale dei fattori di produzione, è stata adottata<strong>la</strong> seguente procedura:1) Il valore del<strong>la</strong> produzione è stato calco<strong>la</strong>to a prezzi di mercato;2) Il reddito netto è stato determinato quale differenza tra il valore del<strong>la</strong> produzionee i costi sostenuti <strong>per</strong> l’acquisto di beni, servizi e quote di ammortamento;3) Il reddito netto è stato ripartito tra i fattori conferiti secondo il rapporto proporzionalequale risulta dal CPRStruttura del Costo di Produzione di Riferimento(CPr)Dall’analisi delle varie componenti del costo di produzione di riferimento si evidenzianoinfine alcuni punti fondamentali riguardanti altre voci non ancora considerate:- Noleggi sensibilmente inferiori <strong>per</strong> le colture fuori suolo, in quanto non si ricorreal<strong>la</strong> bromurazione e su<strong>per</strong>ata <strong>la</strong> fase iniziale (livel<strong>la</strong>mento <strong>la</strong>ser del terreno,sistemazione delle varie impiantistiche ecc.), di seguito <strong>la</strong> messa in o<strong>per</strong>a dellestrutture (canalette e sostegni) è realizzata di solito in economia.- Il prezzo d’uso del capitale fondiario (Bf) resta chiaramente invariato (Tabel<strong>la</strong> n. 2).42


Figura N. 1 - Costi di produzione di riferimento (CPr)(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1000 mq)Tab. N. 1 - Costo di produzione di riferimento (CPr)(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1.000 mq)COLTURE FUORI SUOLO SUOLO RAPPORTO(1) (2) (3) (2)/(3)ANTHURIUM 110.881GAROFANO 53.005 42.790 1,2CRISANTEMO 91.022 78.067 1,2GERBERA 75.462 61.834 1,2ROSA 62.545 52.168 1,2Tab. N. 2 - Struttura del costo di produzione di riferimento (CPr)(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1.000 mq)VOCI DEL COSTO ANTHURIUM GAROFANO CRISANTEMO GERBERA ROSAFuori suolo Suolo Fuori suolo Suolo Fuori suolo Suolo Fuori Suolo Suolo Fuori SuoloManodo<strong>per</strong>a 30.293 21.200 19.174 21.347 17.794 25.106 16.970 24.774 19.987Noleggi 240 1.250 1.200 1.150 240 700 240 306 200Mezzi tecnici e materiali 54.899 13.775 22.423 43.247 59.095 24.326 35.150 16.125 19.898Interessi 8.828 1.476 3.462 3.685 4.412 3.382 8.035 3.152 7.777Quote di ammortamento 10.076 1.949 3.638 3.732 3.928 4.226 10.292 4.201 10.554Direzione e spese generali 5.546 2.140 2.680 3.906 4.550 3.094 3.775 2.610 3.129Costo d’uso capitale fondiario (Bf) 1.000 1.000 1.000 1.000 1.000 1.000 1.000 1.000 1.000TOTALI 110.881 42.790 55.577 78.067 91.022 61.834 75.462 52.168 62.54543


Struttura del Costo di produzione di riferimento (CPr)(Valori sono espressi in migliaia di lire a 1.000 mq)Costo <strong>per</strong> l’acquisto mezzi tecnici e materialiIn tutti i processi fuori suolo analizzati, rispetto ai sistemi tradizionali, il costototale di beni e servizi (Tabel<strong>la</strong> n.3) risulta più elevato, in media del 50%, e diversamentedistribuito tra le singole voci (Figura n.2). In partico<strong>la</strong>re, dall’analisi deiprocessi produttivi elementari, risulta un aumento del<strong>la</strong> spesa <strong>per</strong> i materiali, vocequest’ultima che include l’acquisto di vasi, canalette e substrati di coltivazione, cheincidono in modo significativo sul costo totale di produzione.La spesa <strong>per</strong> antiparassitari risulta costante o inferiore con il sistema fuori suolo,ciò va attribuito ad un più elevato livello di capacità professionale degli o<strong>per</strong>atori edad una migliore qualità degli impianti serricoli.44


Figura N. 2 - Confronto dei costi <strong>per</strong> l’acquisto di mezzi tecnici(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1000 mq)Tab. N. 3 - Costi di acquisto mezzi tecnici e materiali(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1.000 mq)COLTURE FUORI SUOLO SUOLO RAPPORTO(1) (2) (3) (2)/(3)ANTHURIUM 54.899GAROFANO 22.423 13.774 1,6CRISANTEMO 59.095 43.247 1,3GERBERA 35.150 24.236 2,2ROSA 19.898 16.125 1,4Con il fuori suolo <strong>la</strong> spesa <strong>per</strong> i fertilizzanti è più alta, in quanto le coltivazioni si realizzanosu substrati inerti o poveri di elementi nutritivi, caratterizzati da scarso poteretampone ed elevato potere drenante, <strong>per</strong> cui gli apporti nutritivi sono totali, e non direintegro e correzione come, invece, avviene nelle coltivazioni su terreno. Altra voce, cheincide significativamente sull’aumento dei costi, è quel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva ai consumi energetici,che registrano significativi incrementi dovuti al funzionamento dell’impiantistica (osmosiinversa, fog system, pompe, centraline di comando, etc.), che nel caso di coltivazionifuori suolo risulta più evoluta.Quote di ammortamentoIn tutti i processi fuori suolo esaminati, le voci di costo <strong>per</strong> l’accantonamento delle quotedi ammortamento risultano molto più elevate e, in qualche caso, raddoppiate rispetto allecoltivazioni su suolo. All’aumento delle quote, infatti, corrispondono strutture serricolepiù evolute e maggiori investimenti in tecnologie ed impianti necessari <strong>per</strong> <strong>la</strong> conduzionedei processi produttivi. (Figura n. 3).45


Figura N. 3 - Confronto sugli ammortamenti(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1000 mq)Tab. N. 4 - Confronto sulle quote di ammortamento)(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1,000 mq)COLTURE FUORI SUOLO SUOLO RAPPORTO(1) (2) (3) (2)/(3)ANTHURIUM 10.076GAROFANO 3.695 1.949 1,9CRISANTEMO 3.928 3.732 1,0GERBERA 10.292 4.171 2,5ROSA 10.881 4.395 2,5Nel caso del<strong>la</strong> coltivazione del crisantemo, dal confronto tra le quote di ammortamentonon si evidenziano differenze significative, in quanto, in entrambi i sistemidi coltivazione, gli apporti di input tecnologici <strong>per</strong> <strong>la</strong> programmazione dei ciclicolturali sono già elevati, <strong>per</strong> cui, sostanzialmente, il processo rimane invariato, adesclusione dell’adeguamento dell’impianto di fertirrigazione.Quote interessiLe forti anticipazioni iniziali di capitale, <strong>per</strong> far fronte ai notevoli investimenti<strong>per</strong> <strong>la</strong> riconversione dei processi di coltivazione, determina un’elevata incidenzdellequote interessi. Il capitale di anticipazione richiesto <strong>per</strong> l’approvvigionamento dibeni e servizi, già alto nei sistemi tradizionali, viene ulteriormente sovraccaricato nelcaso di impianti di coltivazione fuori suolo. (Figura n. 4 e Tabel<strong>la</strong> n. 5).46


Figura N. 4 - Confronto sugli interessi(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1000 mq)Tab. N. 5 - Confronto sugli interessi(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1.000 mq)COLTURE FUORI SUOLO SUOLO RAPPORTO(1) (2) (3) (2)/(3)ANTHURIUM 8.828GAROFANO 3.462 1.476 2,3CRISANTEMO 4.412 3.685 1,2GERBERA 8.035 3.382 2,4ROSA 7.777 3.152 2,5Manodo<strong>per</strong>aDall’analisi del costo di produzione di riferimento si evidenzia quanto segue:• il fabbisogno complessivo di manodo<strong>per</strong>a risulta inferiore nel caso di coltivazionifuori suolo (Figura n. 5), in quanto il livello più alto di automatismi riduce itempi di esecuzione delle o<strong>per</strong>azioni colturali (fertirrigazione, trattamenti antiparassitariecc.); <strong>per</strong> contro, aumentano il fabbisogno di manodo<strong>per</strong>a specializzatae il livello di capacità imprenditoriali richieste.47


Figura N. 5 - Manodo<strong>per</strong>a(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1.000 mq)Tab. N. 6 - Manodo<strong>per</strong>a(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1.000 mq)COLTURE FUORI SUOLO SUOLO RAPPORTO(1) (2) (3) (2)/(3)ANTHURIUM 30.293GAROFANO 19.174 21.200 0,9CRISANTEMO 17.794 21.347 0,8GERBERA 16.970 25.106 0,7ROSA 19.987 27.774 0,7Remunerazione reale dei fattoriProduzione Lorda VendibilePer tutte le specie considerate, i valori del<strong>la</strong> PLV delle coltivazioni fuori suolosono più alti rispetto a quelli delle coltivazioni tradizionali su suolo, da imputare adincrementi delle rese produttive e ad una <strong>per</strong>centuale più alta di fiori di qualità. Inpartico<strong>la</strong>re, è possibile notare come <strong>la</strong> forbice tra le PLV a confronto risulti piùampia, passando da processi a ridotta tecnologia (garofano) a quelli a più alto impiegodi input tecnologici (rosa, gerbera). Evidentemente, le potenzialità del fuorisuolo sono meglio espresse nel caso di specie che esprimono una alta PLV <strong>per</strong> unitàdi su<strong>per</strong>ficie e di processi intensivi, realizzati in serre moderne dotate di dispositivi<strong>per</strong> il condizionamento dei principali fattori microclimatici (tem<strong>per</strong>atura, luminositàe umidità) (Figura n. 6).48


Figura N. 6 - Confronto delle P.L.V.(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1.000 mq)Tab. N. 7 - P.L.V. Floricole in suolo e in fuorisuolo(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1.000 mq)COLTURE FUORI SUOLO SUOLO RAPPORTO P.L.V.(1) (2) (3) (2)/(3) C.F.S.ANTHURIUM 129.920 3,3GAROFANO 43.200 30.300 1,4 1,0CRISANTEMO 90.000 74.000 1,2 2,1GERBERA 72.520 52.360 1,6 1,3ROSA 67.200 51.900 1,3 1,6In tabel<strong>la</strong> 7, nelle prime due colonne sono riportati i valori di P.L.V. conseguibilicon i diversi sistemi di coltivazione. Nell’ultima colonna del<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> sono statemesse a confronto le P.L.V. delle c.f.s. delle specie analizzate, assumendo pari ad 1quel<strong>la</strong> più bassa riguardante il garofano; i coefficienti del<strong>la</strong> colonna immediatamenteprecedente, indicano, invece, il rapporto tra le P.L.V. fuori suolo e quelle su suolodi ogni singo<strong>la</strong> specie.Reddito nettoIl reddito netto aziendale risulta più alto <strong>per</strong> le coltivazioni fuori suolo, ma inmisura inferiore alle differenze accertate in termini di P.L.V., inoltre l’incremento direddito netto, assume proporzioni più vistose nel caso del<strong>la</strong> rosa e del<strong>la</strong> gerbera:infatti non a caso <strong>la</strong> tecnica del fuori suolo interessa maggiormente proprio le duepredette specie.L’incremento più contenuto <strong>per</strong> il crisantemo è da imputare al fattoche le potenzialità produttive di questa specie risulta già ad un buon livello con isistemi tradizionali e che, <strong>per</strong>tanto, è più difficile recu<strong>per</strong>are ulteriori margini diproduttività con i nuovi sistemi (Figura n. 7).49


Figura N. 7 - Confronto dei rettiti netti(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1000 mq)Tab. N. 8 - Tabel<strong>la</strong> di confronto del reddito netto(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1.000 mq)COLTURE FUORI SUOLO SUOLO RAPPORTO(1) (2) (3) (2)/(3)ANTHURIUM 62.104GAROFANO 15.074 12.719 1,2CRISANTEMO 24.936 24.390 1,0GERBERA 25.386 22.058 1,1ROSA 35.048 21.670 1,6La coltivazione dell’Anthurium registra il più alto livello di reddito netto conseguibile,a conferma che si tratta di una specie ad alta produzione vendibile <strong>per</strong> ettaro.Confronto Prezzi di vendita/Costi di produzioneIl rapporto tra il prezzo del prodotto e il costo di riferimento risulta in sostanzialeequilibrio <strong>per</strong> le colture di anthurium e rosa, diversamente da quello delle colturedi garofano, gerbera e crisantemo, <strong>per</strong> le quali esso risulta inferiore ad 1. I valoripresi a riferimento indicano che, in caso di conduzione capitalistica dell’azienda,cioè con ricorso all’esterno <strong>per</strong> l’acquisto di tutti i fattori del<strong>la</strong> produzione, e con uncosto del <strong>la</strong>voro pari o su<strong>per</strong>iore a lire 15.860, compenso <strong>per</strong> ora di <strong>la</strong>voro che, nelcaso di conduzione diretta del coltivatore, consente di <strong>per</strong>venire ad un redditomedio annuale comparabile con quello che si consegue in altri settori, il secondogruppo di colture non potrebbe essere praticato.A conferma delle considerazioniprecedentemente esposte, l’indagine ha evidenziato che gran parte delle aziende floricolecampane risulta a conduzione parzialmente o totalmente diretta del coltivatore(Figura n. 8).50


Figura N. 8 - Rapporto prezzo/costo(Valori espressi in migliaia di lire e riferiti a 1000 mq)Tab. N. 9 Rapporo prezzi di vendita/costi di produzione(Valori espressi in migliaia di lire sono riferiti a 1.000 mq)COLTURE FUORI SUOLO SUOLO(1) (3) (2)ANTHURIUM 1,17GAROFANO 0,81 0,71CRISANTEMO 0,99 0,95GERBERA 0,96 0,85ROSA 1,07 0,99Il rapporto prezzo/costo, risulta, generalmente, più alto, <strong>per</strong> le coltivazioni fuorisuolo, al confronto delle coltivazioni su suolo e comunque questo rapporto evidenziache le specie che più si avvicinano ad 1 o su<strong>per</strong>ano tale valore, rappresentanochiaramente le specie più redditizie e più diffuse o quanto meno con un trend diespansione sicuramente positivo (rosa e anthurium)Indirizzi e strategie d’interventoLa coltivazione fuori suolo costituisce una soluzione tecnica <strong>per</strong> il contenimentodelle problematiche d’impatto <strong>ambientale</strong> legate ai sistemi tradizionali su suoloche, generalmente, comportano uno sfruttamento intensivo delle risorse ed un piùalto impiego di prodotti del<strong>la</strong> chimica di sintesi. Tuttavia, dall’indagine condotta, sirileva l’adozione di nuovi sistemi di produzione non scaturisce quasi mai da motivazioniesclusivamente di ordine ambientalistico, ma trova spunto e motivazionenel possibile miglioramento dei risultati economici. Nell’immediato futuro, <strong>per</strong>tanto<strong>la</strong> diffusione dei sistemi di coltivazione fuori suolo dipende molto dal<strong>la</strong> capacità<strong>per</strong> le aziende di massimizzare il valore del<strong>la</strong> produzione lorda vendibile e di51


idurre i costi di produzione. In questa ottica appare giustificato segna<strong>la</strong>re le principalicondizioni o<strong>per</strong>ative che consentono di ottimizzare i due aggregati.Produzione Lorda VendibileL’incremento del<strong>la</strong> PLV è collegata alle seguenti condizioni:a) Ammodernamento strutturale e tecnologico delle imprese, al fine di cogliereappieno le potenzialità produttive, ancora inespresse, delle coltivazioni fuorisuolo; nel<strong>la</strong> fase di riconversione dell’azienda il mancato adeguamento complessivodi tutti gli standard colturali, quasi sempre limita il raggiungimento di risultatipotenziali, determinando giudizi di convenienza approssimativi e nonrispondenti alle reali opportunità offerte dall’innovazione.b) Attivazione di iniziative promozionali rivolte ai consumatori, al fine di orientaree stimo<strong>la</strong>re i consumi di produzioni floricole ottenute con processi di coltivazionenon inquinanti.c) Crescita culturale e organizzativa dei mercati, al fine di valorizzare e riconoscerealle produzioni ecocompatibili maggior valore aggiunto, anche attraverso <strong>la</strong> promozionedi marchi identificativi. Al momento, il maggior apprezzamento delleproduzioni ecocompatibili, comprende esclusivamente valutazioni riguardanti lecaratteristiche merceologiche, legate a standard qualitativi più elevati, e noncomprendendo, invece, le valutazioni riguardanti il contenimento dell'inquinamento<strong>ambientale</strong>.d) Adeguamento delle capacità professionali degli o<strong>per</strong>atori, incentivando l’adesioneai programmi di formazione professionale in floricoltura, al fine di aggiornarele conoscenze delle più recenti acquisizioni nel campo dell’offerta di innovazionitecnologiche.Costi di produzioneLa <strong>riduzione</strong> dei costi di produzione è collegata alle seguenti condizioni:a) Adozione di sistemi di coltivazione a ciclo chiuso, <strong>per</strong> il recu<strong>per</strong>o del<strong>la</strong> soluzionecirco<strong>la</strong>nte e l’abbattimento dei costi re<strong>la</strong>tivi ai maggiori apporti di fertilizzantinecessari al soddisfacimento delle esigenze nutrizionali del<strong>la</strong> coltura.b) Adeguamento tecnologico dei sistemi di difesa antiparassitaria, al fine di ridurrel’impiego di sostanze chimiche e migliorare l’efficacia del<strong>la</strong> distribuzione in serra.c) Ammodernamento delle strutture serricole, con incremento del livello di automazionedegli impianti, ottimizzazione del rapporto su<strong>per</strong>ficie/cubatura emiglioramento dello stato di coibentazione delle serre, al fine di ottimizzare eridurre gli apporti energetici al<strong>la</strong> coltura.d) Impiego di substrati di coltivazione a basso costo, re<strong>per</strong>ibili in loco e riutilizzabiliprevia <strong>la</strong> messa a punto di appropriate tecniche di sterilizzazione.e) Valutazione del<strong>la</strong> durata di processo economicamente più conveniente e intensificazionedei cicli colturali, al fine di contenere i costi di ammodernamento degliimpianti.52


f) Ampliamento delle su<strong>per</strong>fici medie aziendali, al fine di ridurre l’incidenza deicosti a metro quadrato degli investimenti in tecnologie e impianti, <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazionedei processi produttivi su fuori suolo.Gli scenari futuri: certezze e previsioniNell’immediato futuro, il contesto di riferimento <strong>per</strong> il settore floricolo evolve versouna sempre più spinta valorizzazione dei prodotti e dei processi ecocompatibili. Le attualirestrizioni e <strong>la</strong> definitiva messa a bando del bromuro di metile <strong>per</strong> <strong>la</strong> sterilizzazione deiterreni, comporteranno necessariamente un adeguamento delle tecniche di coltivazionedai sistemi tradizionali a quelli fuori suolo. Le coltivazioni fuori suolo costituiscono soloun aspetto del processo di riconversione in atto, in quanto il riassetto coinvolge tutta l’organizzazioneaziendale e <strong>la</strong> valutazione dell’impatto delle diverse fasi del processo produttivo,al fine di contenere l’uso di sostanze inquinanti e di razionalizzare lo sfruttamentodelle risorse non rinnovabili. Il processo di cambiamento in atto è destinato ad incidereprofondamente sul<strong>la</strong> composizione delle aziende floricole e sul livello di competitività delsettore, in considerazione del<strong>la</strong> prevedibile tendenza del mercato al<strong>la</strong> selezione e al<strong>la</strong> promozionedelle produzioni ecocompatibili. Sul<strong>la</strong> base delle precedenti considerazioni e deirisultati dell’indagine, si ipotizzano, di seguito, le evoluzioni del settore floricolo in<strong>Campania</strong>.• Nel<strong>la</strong> fase di transizione e di definitivo assestamento, potrebbe verificarsi l’uscitadal settore di aziende non pronte a recepire il cambiamento. Nel prossimoquinquennio, i sistemi fuori suolo costituiranno un’opzione; nonostante ciò, èbene prepararsi al cambiamento.• Le coltivazioni fuori rappresentano una soluzione tecnicamente adottabile, le cuipotenzialità potranno essere colte appieno, a condizione che tutti gli standardorganizzativi e colturali vengano adeguati.• La prevedibile a<strong>per</strong>tura di canali preferenziali a favore delle produzioni floricolecertificate ecocompatibili, modificherà le condizioni di concorrenza dei mercati,incidendo significativamente sul<strong>la</strong> redditività del settore.• In alcune aree del<strong>la</strong> provincia di Napoli, le attività floricole e il contesto urbanosono intimamente connessi (floricoltura interstiziale), condizione questa chepotrebbe determinare un’accelerazione del processo di diffusione delle coltivazionifuori suolo e, più in generale, delle tecniche di produzione ecocompatibili.• Nel prossimo decennio, <strong>la</strong> piana del Sele, in provincia di Salerno, potrà essere interessatada una rapida diffusione delle coltivazioni fuori suolo, sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> maggiore dimensioneeconomica delle aziende, che <strong>per</strong> <strong>la</strong> delocalizzazione delle attività dalle aree tradizionali(vesuviana-stabiese).53


• Le produzioni floricole, <strong>per</strong> le quali è richiesto un alto impiego di manodo<strong>per</strong>anel processo produttivo, subiranno <strong>la</strong> concorrenza di quelle di provenienza extracomunitaria,da attribuire al basso costo del <strong>la</strong>voro nelle aree fuori bacino(Kenia, Marocco, Ecuador, Colombia, etc.)• Le coltivazioni di specie a maggior valore aggiunto, ad alto impiego di tecnologiee a ridotto fabbisogno di manodo<strong>per</strong>a, aumenteranno il proprio peso nell’ambitodelle attività floricole. I sistemi fuori suolo svolgeranno un ruolo fondamentalein tale processo di riassetto produttivo.La tecnica di coltivazione fuori suolo, se ben gestita, costituisce un’importanteopportunità di sviluppo del settore, ma va valutata attentamente, caso <strong>per</strong> caso, <strong>la</strong>convenienza tecnico-economica al<strong>la</strong> sua adozione.54


Gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva nelle coltivazionifloricole fuorisuolo: aspetti agroambientaliStefania De Pascale e Giancarlo BarbieriDipartimento di Ingegneria agraria e Agronomia del territorio Università degli Studi di Napoli Federico IIIntroduzioneLe colture senza suolo, nate <strong>per</strong> consentire coltivazioni intensive anche in assenzadi terreni idonei (sia <strong>per</strong> le loro caratteristiche originarie, sia <strong>per</strong> i fenomeni distanchezza) rappresentano l’elemento chiave nel<strong>la</strong> ricerca di una soluzione integrataai problemi che <strong>la</strong> serricoltura in Italia, e più in generale nei Paesi del BacinoMediterraneo, deve ancora risolvere:- difficoltà di programmazione delle produzioni nell’arco dell’anno;- richiesta di standard qualitativi costanti ed elevati;- <strong>riduzione</strong> dei costi di gestione, soprattutto in re<strong>la</strong>zione ai fabbisogni di manodo<strong>per</strong>a;- risparmio energetico;- rilevante impatto <strong>ambientale</strong> legato allo smaltimento di notevoli quantitativi dimateriali reflui, solidi (p<strong>la</strong>stica <strong>per</strong> <strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura, <strong>per</strong> contenitori, substrati ecc.) eliquidi (acque con nutritivi e residui di fitofarmaci).Tali problemi sono stati fino ad oggi affrontati secondo un approccio che tendea mantenere distinti i vari aspetti e le soluzioni individuate coinvolgono accorgimentie tecniche differenti, scarsamente o <strong>per</strong> niente integrate tra loro (Soressi et al.,1992). L’adozione delle coltivazioni senza suolo, viceversa, consentirebbe strategie diintervento globali finalizzate all’individuazione di sistemi di produzione “chiusi” incui apporti e <strong>per</strong>dite siano rego<strong>la</strong>ti in modo da massimizzare l’efficienza di utilizzazionedegli input minimizzando gli output (Pardossi, 1993).Se si considera l’esigenza di crescente automazione e <strong>la</strong> necessità di ridurre l’inquinamento,l’adozione di queste tecniche appare quasi una naturale evoluzionedelle colture protette. In partico<strong>la</strong>re i recenti provvedimenti legis<strong>la</strong>tivi rivolti a penalizzarele attività produttive “inquinanti” rendono impellente il passaggio a coltivazionipiù rispettose dell’ambiente (van Os, 1995).Trattandosi, tuttavia, di sistemi tecnologicamente avanzati <strong>per</strong> raggiungere gliobiettivi prefigurati essi richiedono investimenti elevati e <strong>la</strong> corretta gestione di tuttii fattori coinvolti nel processo produttivo. Il ricorso alle tecniche di coltivazionesenza suolo deve, infatti, accompagnarsi a studio di strutture e di protezioni più efficientie durature, <strong>riduzione</strong> dell'uso dei pesticidi, sviluppo di nuovi e più efficacisistemi di controllo del<strong>la</strong> nutrizione idrica e minerale, adozione di tecniche di climatizzazione,aumento del livello di automazione, ecc.Si tratta dunque di realizzare un processo di “industrializzazione” del<strong>la</strong> serricoltura,finalizzato al<strong>la</strong> standardizzazione dei sistemi produttivi e delle produzioni(in senso quantitativo e qualitativo) ed al<strong>la</strong> <strong>riduzione</strong> <strong>dell'impatto</strong> <strong>ambientale</strong>(Martignon e Pardossi, 1993).55


Aspetti agroambientaliVolendo schematizzare le possibili fonti di inquinamento o interventi determinantiun impatto <strong>ambientale</strong> di rilievo legati ad una moderna attività floro-vivaisticapunti critici risultano:- <strong>la</strong> gestione dell’acqua;- <strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> nutrizione delle colture;- <strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> difesa delle colture.In partico<strong>la</strong>re, il notevole inquinamento legato al<strong>la</strong> dis<strong>per</strong>sione nell'ambiente digrossi quantitativi di fertilizzanti (fino ad alcune tonnel<strong>la</strong>te <strong>per</strong> ettaro all'anno) rendenecessaria una più accurata gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva (Soressi et al., 1993).Con riferimento al primo punto, i sistemi di coltivazione possono essere consideraticome composti da tre sotto-sistemi strettamente interconnessi:- il complesso contenitore/substrato;- le interazioni pianta-ambiente;- <strong>la</strong> rete di distribuzione idrica.Non si può esaminare singo<strong>la</strong>rmente uno di questi fattori, ma bisogna considerarlinel<strong>la</strong> loro globalità. Il substrato non può, ad esempio, essere valutato separatamentedal contenitore <strong>la</strong> cui geometria (volume, inclinazione delle pareti, rapportovolume/altezza), capacità di <strong>la</strong>sciar defluire il <strong>per</strong>co<strong>la</strong>to e di mantenere un buon iso<strong>la</strong>mentodal terreno, inerzia termica, ecc. interagiscono e condizionano profondamente<strong>la</strong> sua funzione e funzionalità (Serra, 1992).In re<strong>la</strong>zione al mezzo di coltura impiegato le tecniche di coltivazione senza suolopossono essere distinte in:- coltivazioni in “mezzo solido’ (substrato);- coltivazioni in “mezzo fluido”.Le prime sono quelle basate sull’uso di substrati naturali o artificiali (<strong>per</strong>lite, <strong>la</strong>nadi roccia, ecc.) con impianti di microirrigazione o subirrigazione, mentre le secondesono effettuate in canalette senza substrato con ricircolo del<strong>la</strong> soluzione nutritiva(Nutrient Film Technique, Floating, Aero-(Idro)-ponica, ecc.).Nel caso delle coltivazioni su substrato, determinante ai fini del<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong>nutrizione idrica e nutritiva è <strong>la</strong> scelta del substrato <strong>per</strong> le implicazioni tecniche,economiche e di ecocompatibilità che essa comporta.La scelta del substrato deve essere effettuata sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> valutazione di unaserie di caratteristiche:- <strong>la</strong> massa volumica apparente (ottimale tra 200 e 500 kg m -3 );- <strong>la</strong> durata nel ciclo e nel tempo;- <strong>la</strong> possibilità di ricic<strong>la</strong>ggio;- <strong>la</strong> re<strong>per</strong>ibilità costante in loco;- il costo <strong>per</strong> unità di su<strong>per</strong>ficie coltivata (valutando il diverso volume necessariovariabile a seconda del sistema);- <strong>la</strong> costituzione che deve garantire un sufficiente ancoraggio da parte del<strong>la</strong> pianta;- <strong>la</strong> struttura che deve essere caratterizzata da una più accentuata porosità rispetto56


al normale terreno agricolo e una buona capacità di ritenzione idrica. La strutturadeve, inoltre, mantenersi stabile nel tempo e resistere al compattamento edal<strong>la</strong> <strong>riduzione</strong> di volume in fase di disidratazione che potrebbe causare <strong>la</strong> rotturadelle radici. Un substrato ideale <strong>per</strong> le colture in contenitore dovrebbe avereun volume <strong>la</strong>cunare del 75% rappresentato <strong>per</strong> il 30-35% dal<strong>la</strong> fase gassosa,porosità libera, e <strong>per</strong> il restante 40-60% da quel<strong>la</strong> liquida; con questi valori sigarantisce un grado di restringimento non su<strong>per</strong>iore al 30% del volume;- <strong>la</strong> ritenzione idrica deve essere tale da assicurare livelli di umidità del substratocostanti e ottimali <strong>per</strong> le colture; se eccessiva può determinare problemi di asfissiaradicale e di raffreddamento del mezzo di coltura;- nel fuorisuolo si preferiscono substrati con una Capacità di Scambio Cationico(CSC) possibilmente nul<strong>la</strong>, in modo da poter gestire gli elementi nutritivi inmodo ottimale con minore rischio di aumentare <strong>la</strong> salinità e <strong>la</strong> conducibilitàelettrica del substrato. Tale proprietà è direttamente legata al "potere tampone",cioè <strong>la</strong> resistenza che il substrato stesso oppone a bruschi cambiamenti dipH. In generale, i materiali organici, al contrario di quelli minerali, presentanoun'elevata CSC e un alto potere tampone. Di conseguenza, gli interventiirrigui e <strong>la</strong> concimazione devono essere commisurati al<strong>la</strong> composizione delsubstrato, oltre che al<strong>la</strong> diversa sensibilità o tolleranza al<strong>la</strong> salinità del<strong>la</strong> speciecoltivata; <strong>per</strong> <strong>la</strong> maggior parte delle specie coltivate va ricordato che <strong>la</strong> conducibilitàelettrica dell'estratto saturo del substrato varia da 1.2 dS m -1 (floricolee frago<strong>la</strong>) a 8.0 dS m -1 (orticole);- il pH del substrato in fuorisuolo con materiali inerti ha un’importanza re<strong>la</strong>tiva,<strong>per</strong>ché risulta determinante l’influenza del pH del<strong>la</strong> soluzione nutritiva;- contenuto di elementi nutritivi equilibrato; si può ritenere soddisfacente un rapportoN:P:K di 1:1:1, <strong>per</strong> terricciati organici. La dotazione di nutrienti deveessere nota e, in molti casi, si preferisce un substrato povero o chimicamenteinerte in modo da poter facilmente aggiungere al<strong>la</strong> soluzione nutritiva gli elementifertilizzanti, in rapporto alle esigenze specifiche e allo stadio di sviluppodel<strong>la</strong> pianta; in fuorisuolo i substrati inerti devono essere senza elementi nutritivi<strong>per</strong> non interferire con le soluzioni nutritive;- potere iso<strong>la</strong>nte elevato, al fine di ridurre le escursioni termiche del substrato.Questa proprietà è direttamente corre<strong>la</strong>ta al<strong>la</strong> Capacità di Ritenzione Idrica(CRI). È noto, infatti, che l'aumento di tem<strong>per</strong>atura e le escursioni termiche diun substrato sono tanto minori quanto maggiore è il suo contenuto d'acqua;- sanità: il substrato deve essere privo di agenti patogeni (nematodi, funghi, insetti,ecc.), sostanze di origine naturale o residui dell'attività agrico<strong>la</strong> o di altre attività(es. industriale) potenzialmente fitotossici. Alcuni materiali inerti come l'argil<strong>la</strong>espansa, <strong>la</strong>na di roccia, vermiculite, <strong>per</strong>lite, polistirolo presentano garanziedi sanità in virtù dei trattamenti subiti durante il ciclo di <strong>la</strong>vorazione industriale.Per molti substrati d'origine naturale (esempio cortecce, terricci di foglie,fibra di cocco, ecc.), <strong>la</strong> possibile presenza di patogeni e/o sostanze fitotossicherappresenta un problema reale;57


- volume minimo/pianta, in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> specie e al clima e riferito ad un minimodi riserva idrica (minimo 2 litri/pianta di soluzione nutritiva). Si calco<strong>la</strong> semplicementedividendo il volume minimo di substrato adatto al<strong>la</strong> specie <strong>per</strong> <strong>la</strong>capacità di ritenzione idrica del substrato;- il substrato infine deve essere di costo contenuto, di facile re<strong>per</strong>ibilità e standardizzabiledal punto di vista chimico-fisico, nel tempo e nello spazio.Alcune delle principali caratteristiche fisiche e fisico-chimiche dei più comunisubstrati impiegati in fuori suolo sono riportate nel<strong>la</strong> Tabel<strong>la</strong> 1. I valori indicati sonosolo orientativi a causa del<strong>la</strong> elevata variabilità dovuta sia al<strong>la</strong> granulometria del substratoche può influenzare le caratteristiche di porosità e di ritenzione idrica, siadel<strong>la</strong> mancanza di metodi di analisi standard adatti a queste tipologie di substrato(Tesi et al., 1985). Tra i diversi substrati di coltivazione sono da preferire quelli facilmentere<strong>per</strong>ibili in loco, a prezzi contenuti, maneggevoli e con ridotto impatto<strong>ambientale</strong> (in termini di facilità e possibilità di smaltimento).Nelle colture su mezzo solido il mantenimento nel substrato di un valore delcontenuto idrico che renda massima <strong>la</strong> produzione, limitando nello stesso tempo le<strong>per</strong>dite di <strong>per</strong>co<strong>la</strong>zione, <strong>per</strong>mette di ridurre <strong>la</strong> dis<strong>per</strong>sione di acqua e di elementinutritivi e l’impatto del sistema produttivo sull’ambiente. Caratteristiche fisiche delsubstrato come <strong>la</strong> porosità e <strong>la</strong> capacità di ritenzione influenzano l’inerzia idrica e <strong>la</strong>dinamica del<strong>la</strong> soluzione nutritiva, determinano il calcolo del<strong>la</strong> frequenza, <strong>la</strong> modalitàe l'entità degli apporti di acqua dell’impianto ed i volumi di <strong>per</strong>co<strong>la</strong>to. Tali volumipossono, infatti, essere notevolmente diversi tra i differenti substrati e miscugliutilizzati in fuorisuolo (Tab. 2): in sistemi di coltivazione a ciclo a<strong>per</strong>to di gerbera imigliori risultati produttivi sono stati ottenuti su pomice erogando volumi giornalieridi soluzione compresi tra 1.5 e 1.7 l m -2 , o<strong>per</strong>ando su substrato a base di torbae pomice il volume ottimale è risultato di su 1.9 l m -2 , mentre su argil<strong>la</strong> espansa ilmiglior risultato produttivo si ottiene con il regime di erogazione più elevato (2.4 lm -2 ) (Fig. 1). Queste differenze implicano volumi cumu<strong>la</strong>ti di soluzione nutritivasostanzialmente diversi con uno spreco di soluzione nutritiva stimabile intorno a2520 m 3 ha -1 utilizzando argil<strong>la</strong> espansa invece di pomice e di 1800 m 3 ha -1 <strong>per</strong> unmiscuglio a base di torba e pomice (Malorgio et al., 1994).Nel<strong>la</strong> scelta dei substrati va inoltre considerata <strong>la</strong> possibilità di utilizzare miscuglicon proprietà fisiche ed idrologiche modu<strong>la</strong>bili (Fig. 2) e che garantiscono unamigliore gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva, limitando <strong>la</strong> sua dis<strong>per</strong>sione nell’ambientecircostante (Bibbiani, 1996).Re<strong>la</strong>tivamente alle specie floricole numerose es<strong>per</strong>ienze sono state condotteanche in Italia <strong>per</strong> <strong>la</strong> verifica del<strong>la</strong> possibilità di utilizzazione dei substrati più diversi:argil<strong>la</strong> espansa, <strong>per</strong>lite, pomice, pietrisco, vinaccia, ecc. con riscontri produttiviinteressanti, anche quando utilizzati <strong>per</strong> più cicli colturali successivi.In prove effettuate su rosa (Tab. 3) sono stati messi a confronto corteccia di pino, <strong>per</strong>lite,vinacce e <strong>la</strong>na di roccia e non sono state evidenziate differenze significative nel<strong>la</strong> produzionedi fiori recisi (Carletti et al., 1992). Allo stesso modo (Tab. 4) non sono stateosservate differenze significative in termini di numero di fiori <strong>per</strong> pianta in garofano58


miniatura coltivato su argil<strong>la</strong> espansa, <strong>la</strong>na di roccia, <strong>per</strong>lite o pomice (Malorgio et al.,1992). Anche il confronto tra <strong>per</strong>lite e <strong>la</strong>pillo romano non ha fatto registrare differenzesignificative su rosa coltivata in provincia di Napoli (De Pascale e Paradiso, 1999).Tuttavia, in questi confronti s<strong>per</strong>imentali emerge <strong>la</strong> necessità del<strong>la</strong> caratterizzazionedelle proprietà idrauliche (Marfà et al., 1998), che nei diversi tipi di substratovariano in modo più marcato che nei suoli naturali (Milks et al., 1989).A tale proposito, in una prova condotta su rosa sono state ottenute le curve diritenzione di <strong>per</strong>lite espansa e <strong>la</strong>pillo romano (Fig. 3): tali substrati, che sono gestitinel<strong>la</strong> comune pratica irrigua allo stesso modo, hanno invece evidenziato capacitàidriche al<strong>la</strong> saturazione profondamente diverse (il contenuto idrico del campionesaturo si è rive<strong>la</strong>to prossimo al 50% in volume <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>per</strong>lite e di solo il 16% nel<strong>la</strong>pillo) (De Pascale e Paradiso, 2000). Infatti, prove s<strong>per</strong>imentali effettuate diversificandoi volumi erogati hanno evidenziato le differenze in termini di gestione dell’acquatra substrati inerti e substrati organici a base di torba ed hanno consentitoun confronto produttivo: migliori risultati in gerbera sono stati ottenuti su pomice,che ha fornito una produzione su<strong>per</strong>iore a quel<strong>la</strong> del miscuglio torba e pomice, e aquelle re<strong>la</strong>tive a <strong>per</strong>lite ed argil<strong>la</strong> espansa (Malorgio et al., 1994).Gestione dell’acquaNelle colture su substrato artificiale, <strong>la</strong> programmazione razionale del turno e del volumedell'intervento irriguo sono condizioni necessarie ai fini del massimo rendimento produttivoe dell'ecocompatibilità del sistema.La pratica irrigua mira, come è noto, a mantenere nel volume di substrato interessatodall’apparato radicale, condizioni di umidità e di concentrazione salina favorevoli allo sviluppodelle piante. Le tecniche irrigue adottate <strong>per</strong> le colture di pieno campo non sonoimmediatamente trasferibili alle colture protette e, meno che mai, alle coltivazioni senzasuolo. Occorre dunque sviluppare una specifica tecnica di gestione dell’irrigazione checonsenta di ottimizzare le produzioni dal punto di vista quali-quantitativo in presenza dirisorse idriche limitate e spesso di scarsa qualità (es. <strong>per</strong> elevata salinità).Il conseguimento di tale obiettivo richiede:- <strong>la</strong> possibilità di valutare i fabbisogni idrici delle piante durante l’intero ciclo colturale;- una conoscenza approfondita delle caratteristiche idrologiche dei substrati (porosità,capacità di ritenzione idrica, ecc.)- l’utilizzazione di metodi irrigui e <strong>la</strong> realizzazione di impianti che consentano ad intervalliopportuni di erogare i volumi di adacquamento definiti in base ad una serie divalutazioni preliminari.Molti sono i fattori che influenzano <strong>la</strong> gestione idrica (Baille, 1994):- Fattori legati al<strong>la</strong> pianta: genetici (es. sviluppo e distribuzione degli apparati radicali)e fisiologici (potenziale idrico, resistenza radicale).- Fattori ambientali (strettamente collegati ai fattori tecnici e gestionali): contenuto epotenziale idrico del substrato, tem<strong>per</strong>atura, concentrazione di ossigeno, presenza dimicrorganismi e patogeni, ecc.59


- Fattori tecnici: scelta del substrato (granulometria, massa volumica apparente,porosità, capacità di ritenzione idrica), scelta del metodo irriguo (spaghetti,spruzzatori, goccio<strong>la</strong>tori, ecc.), qualità dell’acqua di irrigazione.- Fattori gestionali: volumi di adacquamento e frequenza dell'intervento irriguo.Le tecniche di coltivazione fuorisuolo sono state messe a punto in ambienti conclima tipicamente continentale e su colture condotte sotto apprestamenti dotati disistemi sofisticati <strong>per</strong> il controllo delle condizioni ambientali. Il trasferimento diqueste tecniche ha messo in luce alcuni problemi legati soprattutto al<strong>la</strong> partico<strong>la</strong>resituazione climatica tipica di questo ambiente. Nei nostri ambienti il clima è moltovariabile, con forti escursioni giornaliere e stagionali del<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura e dell'umiditàdell'aria e con frequenti condizioni di elevata radiazione so<strong>la</strong>re, ridotta umiditàre<strong>la</strong>tiva ed alta tem<strong>per</strong>atura sia dell'aria che del substrato. Gli elevati investimentirendono necessaria un'utilizzazione continua degli impianti e questo può determinare<strong>la</strong> necessità di un condizionamento termico (riscaldamento o raffreddamento)del<strong>la</strong> soluzione nutritiva e del substrato nei mesi invernali ed estivi <strong>per</strong> evitarestress termici a livello radicale. In molte zone, inoltre, va diminuendo <strong>la</strong> disponibilitàdi acqua irrigua di buona qualità soprattutto a causa di un aumento del<strong>la</strong> salinità.Questo problema interessa ovviamente anche le colture in piena terra, è d'altraparte indubbio che l'uso di acque saline può complicare moltissimo <strong>la</strong> gestionedelle soluzioni nutritive nei sistemi senza suolo, ed obbliga a seguire partico<strong>la</strong>riaccorgimenti <strong>per</strong> evitare danni alle piante e <strong>per</strong>dite di produzione.Per migliorare <strong>la</strong> gestione idrica occorre innanzitutto ottimizzare l’assorbimentodi acqua da parte delle piante (Baille, 1994), questo obiettivo è parzialmente conseguibileattraverso:- <strong>la</strong> scelta di cultivar caratterizzate da apparato radicale efficiente e/o di piantine chepresentino apparato radicale ben sviluppato già nelle prime fasi di crescita (es. sottoponendole piantine a stress idrico control<strong>la</strong>to in vivaio);- il controllo dei parametri ambientali evitando condizioni che possano limitare l’assorbimentoidrico da parte delle piante (es. elevate tem<strong>per</strong>ature del substrato: coprireil substrato con film p<strong>la</strong>stici di colore bianco e adottare reti ombreggianti o disistemi di raffrescamento);- corretta gestione del rifornimento d’acqua <strong>per</strong> evitare un inadeguato contenuto idricodel substrato (poiché l’apparato radicale non può funzionare in un mezzo"asciutto" il substrato "asciutto" è substrato inutile);- eliminare microrganismi e patogeni che possano limitare <strong>la</strong> funzionalità dell’apparatoradicale riducendo l’assorbimento di acqua e di nutritivi.Metodo irriguoIl primo e più efficace metodo di contenere il consumo di acqua sta nel<strong>la</strong> scelta del sistemadi irrigazione: in linea generale, con l’eccezione di situazioni partico<strong>la</strong>ri (es. bancali dipropagazione), il sistema che garantisce i minori consumi è quello del<strong>la</strong> irrigazione localizzata,con risparmi nei confronti del sovrachioma sino al 75% (Cresswell, 1995).60


L’irrigazione a microportate di erogazione (a goccia e simili) richiede investimenti più elevatirispetto a sistemi alternativi ma i vantaggi legati a queste tecniche (produzioni quantiqualitativamentemigliori, ridotti consumi di acqua e nutritivi) compensano <strong>la</strong>rgamentei maggiori costi sostenuti. Paralle<strong>la</strong>mente al<strong>la</strong> progressiva diffusione delle tecnichedi coltivazione senza suolo si sta, infatti, assistendo al<strong>la</strong> generalizzata adozionedi questi metodi da parte dei coltivatori. Tecniche più sofisticate, quali l’NFT,richiedono ulteriori investimenti.In tutti i casi, <strong>la</strong> scelta del metodo irriguo deve essere attentamente analizzata infunzione di diversi criteri:- disponibilità di acqua;- qualità dell’acqua;- rego<strong>la</strong>menti ambientali;- tecnica di coltivazione;- aspetti agronomici- valutazioni economiche;- es<strong>per</strong>ienza e capacità imprenditoriale del coltivatore; ecc.É comunque possibile limitare i consumi anche attraverso un adeguamento tecnologicodegli impianti e l’ottimizzazione del<strong>la</strong> pratica irrigua.Margini di azione possono essere ad esempio:- ridurre i volumi d’acqua intensificando <strong>la</strong> frequenza dei turni (“pulse watering”)- verificare spesso i sistemi di controllo dell’irrigazione, riprogrammando gli orologia seconda delle condizioni climatiche- assemb<strong>la</strong>re substrati che abbiano sempre una certa capacità di ritenzione idrica.Occorre tuttavia sottolineare che, presupposto indispensabile ai fini di un razionaledimensionamento degli impianti di irrigazione e di una efficace utilizzazione delle risorseimpiegate (acqua ed elementi nutritivi) nei sistemi di coltivazione senza suolo, è <strong>la</strong>conoscenza delle reali esigenze idriche del<strong>la</strong> coltura.Con riferimento al contenimento dei consumi idrici in colture fuorisuolo, è benericordare l’effetto del<strong>la</strong> pacciamatura sul<strong>la</strong> <strong>riduzione</strong> delle <strong>per</strong>dite <strong>per</strong> evaporazione e,quindi, <strong>la</strong> possibilità di migliorare l’efficienza agronomica dell’intervento irriguo nonchédi contenere aumenti di concentrazione salina conseguenti all’evaporazione stessa(Farina et al., 1998).Programmazione dell’irrigazioneProblema cruciale nel<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> fertirrigazione è <strong>la</strong> messa a punto di metodiattendibili <strong>per</strong> <strong>la</strong> determinazione del momento dell’intervento irriguo e del volumedi adacquamento. Infatti, qualunque sia <strong>la</strong> tecnica irrigua utilizzata <strong>la</strong> correttagestione dell’irrigazione può essere realizzata solo se sono disponibili sufficientiinformazioni sullo stato idrico del sistema substrato/suolo-pianta-atmosfera e sequeste informazioni vengono e<strong>la</strong>borate correttamente.Tradizionalmente i metodi di programmazione dell’irrigazione possono esserecosì c<strong>la</strong>ssificati (Hsiao, 1990):61


- metodi basati su misure di parametri legati allo stato idrico del substrato (contenutoe potenziale idrico);- metodi basati sul<strong>la</strong> stima del fabbisogno idrico delle piante ottenuta dall’e<strong>la</strong>borazionedi dati microclimatici;- misurazioni dirette sul<strong>la</strong> pianta (potenziale idrico fogliare, tem<strong>per</strong>atura del<strong>la</strong>canopy, variazioni di diametro dello stelo).Una volta ottenute le informazioni da suolo, clima o pianta (Tab. 5) vi sono tre fasisuccessive:- raccolta ed analisi dei dati e delle osservazioni <strong>per</strong> ottenere una informazione e<strong>la</strong>borata(evapotraspirazione potenziale, indici di stress, ecc.);- decisione (es. quando e quanto irrigare);- esecuzione.Le sorgenti di informazione possono essere c<strong>la</strong>ssificate in due c<strong>la</strong>ssi principali:- osservazioni sul<strong>la</strong> coltura e sull’ambiente, raccolte e trasformate in forma qualitativa(indice di stress o di vigore) o quantitativa (coefficiente colturale, indice diarea fogliare);- dati da sensori localizzati nell’ambiente, nel substrato o sul<strong>la</strong> pianta (Baille,1994).L’automazione dell’irrigazione richiede preferibilmente il secondo tipo di informazioni,ma deve generalmente essere completata e verificata dall’osservazione del<strong>la</strong> coltura.Un esempio del<strong>la</strong> combinazione dei due tipi di informazione è <strong>la</strong> ben nota formu<strong>la</strong><strong>per</strong> <strong>la</strong> stima dei fabbisogni idrici delle colture in serra: E = Kc Ep = Kc a Gdove Ep è l’evapotraspirazione potenziale, considerata proporzionale al<strong>la</strong> radiazioneso<strong>la</strong>re esterna G, a è una costante empirica che tiene conto del<strong>la</strong> trasmissivitàdel<strong>la</strong> serra e del<strong>la</strong> porzione del<strong>la</strong> radiazione usata <strong>per</strong> il processo evaporativo e Kc èil coefficiente colturale (de Villele, 1972).In questo modello le informazioni re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> coltura sono sintetizzate dal coefficienteKc, le informazioni sul clima dal valore a G (i valori di G sono ottenuti daun Servizio Agrometeorologico o misurati con un piranometro). Quando il consumoidrico cumu<strong>la</strong>to, così calco<strong>la</strong>to, raggiunge un prefissato valore il sistema computerizzatoprovvede al reintegro dei consumi con adeguati apporti di acqua.La validità di questa strategia di irrigazione dipende dal<strong>la</strong> bontà del<strong>la</strong> stima di E.L’approssimazione con cui viene stimata E può non essere sufficiente se è richiesta unastima di breve <strong>per</strong>iodo (ora o frazioni di ora) come nel caso delle colture senza suolo chenei nostri climi richiedono adacquamenti molto frequenti, o in presenza di improvvisevariazioni dei parametri climatici. I dati ottenuti da Baille et al. (1994) su rosa confermanoche <strong>la</strong> stima del<strong>la</strong> evapotraspirazione basata esclusivamente sul<strong>la</strong> misura del<strong>la</strong>radiazione so<strong>la</strong>re sebbene valida su sca<strong>la</strong> giornaliera non consente una stima accurata deifabbisogni idrici su sca<strong>la</strong> inferiore (ora o frazione di ora). Altri fattori devono essere presiin considerazione nei modelli quali il deficit di pressione di vapore dell'aria (VPD)(Jolliet e Bailey, 1992) o <strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura del substrato (Okuya e Okuya, 1988).Inoltre, il metodo del<strong>la</strong> radiazione globale in serra secondo alcuni autori è unbuon metodo in condizioni climatiche tra 200 e 600 cal cm -2 giorno -1 , mentre sovra-62


stima o sottostima <strong>la</strong> traspirazione al di là di questo intervallo. E’ quindi necessariocostruire modelli più complessi che contengano altri parametri legati al<strong>la</strong> pianta(indice di aria fogliare), al microclima (VPD) o al substrato (inerzia) (Brun et al.,1995). Sono stati proposti modelli di previsione più e<strong>la</strong>borati molti dei quali basatisul<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> di Penman-Monteith (P-M). Questi modelli considerano non solo<strong>la</strong> componente radiativa del bi<strong>la</strong>ncio, che può essere considerata proporzionale al<strong>la</strong>radiazione so<strong>la</strong>re globale esterna, ma anche una componente “imposta” che dipendeprevalentemente dal deficit di saturazione dell'aria (Jolliet e Bailey, 1992; Baileyet al., 1993). Il controllo attivo dell’umidità re<strong>la</strong>tiva in serra (impianti Misting oFog) rappresenta, quindi, un efficace strumento <strong>per</strong> ridurre <strong>la</strong> traspirazione (Cohenet al., 1987; Baille et al., 1994).Altri autori utilizzano direttamente <strong>la</strong> P-M e considerano <strong>la</strong> resistenza stomaticadel<strong>la</strong> coltura una funzione delle variabili microclimatiche (Stanghellini e VanMeuers, 1989; 1992; Baille, 1992). Questi modelli sono più accurati del precedentee possono essere utilizzati su sca<strong>la</strong> temporale più breve (cosa necessaria <strong>per</strong> le colturesenza suolo), tuttavia, necessitano di misure del deficit di saturazione dell'aria(igrometro, psicrometro), del<strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> funzione di risposta specifica <strong>per</strong> <strong>la</strong>coltura e del<strong>la</strong> stima dell’indice di area fogliare (Baille, 1994).Inoltre, i Kc devono quindi essere calco<strong>la</strong>ti in modo accurato nel corso del ciclocolturale e dipendono dallo stadio fenologico del<strong>la</strong> pianta, dal<strong>la</strong> tecnica colturale edal ciclo di coltivazione (Leoni e Pisanu, 1993; Maloupa et al., 1993). La rego<strong>la</strong>zionedell'apporto del<strong>la</strong> soluzione in funzione del<strong>la</strong> radiazione globale può quindifornire risultati soddisfacenti solo con <strong>la</strong> scelta del reale coefficiente colturale e noncon un unico e predeterminato valore (Farina e Cervelli, 1995). Infatti, <strong>la</strong> richiestaidrica del<strong>la</strong> pianta durante le sue fasi fenologiche comporta cambiamenti bruschi,inoltre, con <strong>la</strong> cimatura, <strong>la</strong> sboccio<strong>la</strong>tura, <strong>la</strong> raccolta dei fiori, si hanno richiestevariabili e spesso difficilmente quantificabili. Con l'asporto di uno stelo fiorale adesempio, <strong>la</strong> pianta viene privata di 200-600 cm 2 di su<strong>per</strong>ficie fogliare traspirante(Baille et al., 1991). Sul<strong>la</strong> base dei consumi idrici realizzati dal<strong>la</strong> coltura e del<strong>la</strong>radiazione so<strong>la</strong>re registrata, nel corso di una s<strong>per</strong>imentazione in provincia di Napolisono stati calco<strong>la</strong>ti i coefficienti colturali (Kc) <strong>per</strong> <strong>la</strong> rosa coltivata su <strong>la</strong>pillo e <strong>per</strong>lite:in entrambi i substrati le flessioni delle curve re<strong>la</strong>tive ai Kc si sono verificate incorrispondenza dei tagli di raccolta ed in conseguenza dell'intervento di potatura(De Pascale e Paradiso, 2000).<strong>Strategie</strong> di irrigazione <strong>per</strong> le colture fuorisuoloLe tecniche di coltivazione fuorisuolo sono c<strong>la</strong>ssificate in base al<strong>la</strong> destinazionefinale dell’acqua <strong>per</strong>co<strong>la</strong>ta dal substrato e recu<strong>per</strong>ata dopo <strong>la</strong> fertirrigazione in:- ciclo a<strong>per</strong>to;- ciclo chiuso.Attualmente gli impianti più diffusi utilizzano sistemi di gestione del<strong>la</strong> soluzionedefiniti a<strong>per</strong>ti, caratterizzati da un continuo apporto di soluzione nutritiva al<strong>la</strong>63


pianta, sempre fresca ed erogata in eccesso rispetto al fabbisogno giornaliero. Diquesta solo il 60% è assorbita dal<strong>la</strong> pianta, mentre <strong>la</strong> rimanente è <strong>la</strong>sciata <strong>per</strong>co<strong>la</strong>redal substrato di coltura in modo da ottenere un’adeguata lisciviazione; il <strong>per</strong>co<strong>la</strong>toè dis<strong>per</strong>so nell’ambiente o, nel migliore dei casi, usato <strong>per</strong> concimazioni a colture inpien’aria (van Os et al., 1991).La peculiarità di tali sistemi di coltivazione, dove il modesto volume di substratoimpiegato e <strong>la</strong> tecnica di irrigazione utilizzata (in genere microirrigazione localizzata)possono facilmente determinare condizioni sfavorevoli (<strong>per</strong> eccesso o <strong>per</strong> difetto)<strong>per</strong> un normale sviluppo del<strong>la</strong> pianta, rende necessaria una attenta gestione dell’irrigazione(programmazione del<strong>la</strong> frequenza e del volume dell’intervento irriguo)non solo ai fini del massimo rendimento produttivo del<strong>la</strong> coltura ma, anche in considerazionedell’impatto <strong>ambientale</strong> determinato dai reflui nutritivi, soprattutto neisistemi di coltivazione a ciclo a<strong>per</strong>to.Attualmente <strong>la</strong> gestione dell’irrigazione nelle colture su substrato artificiale a cicloa<strong>per</strong>to, <strong>per</strong> limitare i rischi si basa sull’impiego di volumi idrici su<strong>per</strong>iori alle reali esigenzedel<strong>la</strong> coltura in modo da avere un drenaggio del 20-35%. Negli USA <strong>la</strong> frazione<strong>per</strong>co<strong>la</strong>ta da questo tipo di impianti risulta del 40-50%, con punte anche dell’80%.Nelle colture su <strong>per</strong>lite o pomice, a ciclo a<strong>per</strong>to, si programma un 15-20% di <strong>per</strong>co<strong>la</strong>todai sacchi di coltivazione, ma in estate si deve salire al 30% <strong>per</strong> evitare accumuli anomalidi sali. La frequenza giornaliera delle fertirrigazioni va da 2-3 in inverno, fino a 9-10 in estate. Questo regime idrico se da una parte assicura una costante umidità delsubstrato di coltivazione e consente un effetto di<strong>la</strong>vante che previene eccessi di salinità,dall’altro determina uno spreco di elementi nutritivi (valutabili intorno alle 4-5 tonnel<strong>la</strong>te<strong>per</strong> ettaro ogni anno) con ri<strong>per</strong>cussioni negative sia <strong>per</strong> quanto riguarda il costodi produzione sia <strong>per</strong> il notevole impatto <strong>ambientale</strong> che tale tipo di gestione comporta(Benoit et al., 1990; van Noordwijk, 1990).La gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva in impianti a ciclo a<strong>per</strong>to è spesso effettuatasul<strong>la</strong> base di valutazioni empiriche e tenendo conto esclusivamente del<strong>la</strong> conducibilitàelettrica del<strong>la</strong> soluzione drenata, parametro che da solo non fornisce informazionisufficienti sull’efficienza del<strong>la</strong> nutrizione minerale e sui rapporti di assorbimento(Farina et al., 1998). In aggiunta, sarebbe necessario monitorare almeno l'andamentodegli ioni NO 3-(Bailey et al., 1988). Se viene utilizzata <strong>la</strong> <strong>la</strong>na di roccia iconsumi e gli eccessi si possono limitare apportando quelle quantità di sali in gradodi assicurare una EC del <strong>per</strong>co<strong>la</strong>to di soli 2.2-2.3 dS m -1 : in questo caso è indispensabileche l’acqua di partenza abbia una EC non su<strong>per</strong>iore a 1 dS m -1 (Brun eTramier, 1993; Brun et al., 1995). A questo proposito, Brun e Settembrino (1995)hanno trovato <strong>per</strong> rosa cv Sonia su <strong>la</strong>na di roccia in ciclo a<strong>per</strong>to una migliore rispostaproduttiva <strong>per</strong> salinità basse del<strong>la</strong> soluzione nutritiva (1.2-1.5 dS m -1 ) e del drenato(1.5-2 dS m -1 ), effetti negativi quali chiusura parziale degli stomi e <strong>riduzione</strong>del<strong>la</strong> fotosintesi netta sarebbero corre<strong>la</strong>ti a improvvisi aumenti di salinità a livelloradicale. In Francia, <strong>per</strong> le colture con <strong>per</strong>lite, <strong>la</strong> EC consigliata nel<strong>la</strong> soluzione inentrata varia da 1.8 a 2.5 dS m -1 mentre quel<strong>la</strong> del <strong>per</strong>co<strong>la</strong>to non deve su<strong>per</strong>are i 3dS m -1 (Brun e Settembrino, 1993). In O<strong>la</strong>nda, con questo substrato ed utilizzando64


acqua piovana, si suggerisce di usare una EC nel<strong>la</strong> soluzione nutritiva di partenzapari a 1.5 dS m -1 (De Kreij, 1989).I risultati ottenuti re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> <strong>per</strong>co<strong>la</strong>zione nell’ambito di prove s<strong>per</strong>imentalidenotano che gli apporti idrici e di fertilizzanti somministrati alle colture, sono scarsamenteo <strong>per</strong> nul<strong>la</strong> commisurati alle reali esigenze (Tab. 6): De Pascale et al. (2000),nel corso di una prova su Cymbidium coltivato in contenitore a ciclo a<strong>per</strong>to su substratoinerte (48% oasis-48% poliuretano-4% polistirolo), nel<strong>la</strong> determinazione del<strong>la</strong>concentrazione di elementi nutritivi delle acque reflue hanno ottenuto valori di oltre10 volte su<strong>per</strong>iori ai valori considerati “obiettivo” <strong>per</strong> le coltivazioni a ciclo a<strong>per</strong>to (N2.2 mg l -1 e P 0.15 mg l -1 ) (Vonk Noordegraaf, 1996). I volumi di soluzione drenata,<strong>per</strong> un apporto annuo di 3444 l m -2 , sono risultati molto elevati (2120 l m -2 ), come purele quantità di fertilizzanti ri<strong>la</strong>sciate dal sistema nell’ambiente (250 kg N ha -1 ).Nel caso di rosa coltivata su due substrati inerti (De Pascale et al., 1999) a frontedi un volume complessivo erogato di 1950 mm (= l m -2 ), sono stati registrati volumitotali di soluzione in esubero di 850 mm (= l m -2 ). Analogamente con un apportototale di 2990 kg ha -1 di N le <strong>per</strong>dite <strong>per</strong> <strong>per</strong>co<strong>la</strong>zione hanno raggiunto un valorefinale di 1985 kg ha -1 , pari al 66% degli apporti (Fig. 5).Le quantità calco<strong>la</strong>te evidenziano che condizione necessaria <strong>per</strong> l'ecocompatibilitàe <strong>la</strong> convenienza economica degli impianti idroponici è il contenimento deireflui chimici, conseguibile solo con una razionale gestione irrigua.Controllo del<strong>la</strong> frazione di <strong>per</strong>co<strong>la</strong>toCon i moderni sistemi di coltivazione nelle colture senza suolo c’è <strong>la</strong> possibilitàdi misurare il volume di soluzione <strong>per</strong>co<strong>la</strong>ta; questa informazione può essere utilizzata<strong>per</strong> programmare gli interventi irrigui, spesso in combinazione con un modellodi previsione del<strong>la</strong> traspirazione del<strong>la</strong> coltura che consenta di limitare <strong>la</strong> dis<strong>per</strong>sionedi acqua e nutritivi nell’ambiente (De Graaf, 1998).Per realizzare un effettivo miglioramento dell’impiego dei mezzi produttivi nellecolture di serra, è necessaria quindi <strong>la</strong> conoscenza del fabbisogno idrico del<strong>la</strong> colturae le re<strong>la</strong>zioni esistenti tra traspirazione, parametri climatici (tem<strong>per</strong>atura, radiazione,umidità re<strong>la</strong>tiva, ecc.) e parametri bio-fisiologici (indice di area fogliare, tassodi accrescimento, età del<strong>la</strong> pianta, ecc.) (Willits et al., 1992).La stima del<strong>la</strong> traspirazione del<strong>la</strong> pianta attraverso <strong>la</strong> misura di parametri climatici <strong>per</strong>metteun miglioramento del<strong>la</strong> tecnica di irrigazione nelle colture su substrato artificialecome già dimostrato in es<strong>per</strong>ienze europee su specie floricole (Bailey et al., 1993; Baille etal., 1994). Anche in Italia risultati ottenuti da Malorgio et al. (1995) indicano <strong>la</strong> possibilitàdi gestire l’irrigazione del<strong>la</strong> gerbera coltivata su pomice, utilizzando modelli in gradodi stimare il consumo idrico del<strong>la</strong> pianta (sia <strong>per</strong> quanto riguarda il fabbisogno orario chequello giornaliero) in funzione dell’ambiente climatico di coltivazione (radiazione globalee deficit di pressione di vapore dell’aria) (Figg. 6 e 7).Es<strong>per</strong>ienze di fuori-suolo hanno dimostrato <strong>la</strong> possibilità di apportare al<strong>la</strong> colturaacqua ed elementi nutritivi in dosi prossime ai fabbisogni del<strong>la</strong> pianta, conte-65


nendo le <strong>per</strong>dite <strong>per</strong> drenaggio senza ri<strong>per</strong>cussioni sulle rese produttive. Proprio inquesti sistemi di coltivazione, tuttavia, <strong>la</strong> difficoltà di mantenere corretti livelli diumidità e di nutrienti in un volume ridotto di substrato, l'assenza di vo<strong>la</strong>no idricoe nutrizionale, tipica di materiali chimicamente inerti e con limitata capacità di ritenutaidrica, e le conoscenze limitate sul<strong>la</strong> biologia delle specie nelle partico<strong>la</strong>ri condizionidi coltivazione alle nostre <strong>la</strong>titudini, costringe all'impiego di volumi di soluzionenutritiva in eccesso rispetto alle reali esigenze del<strong>la</strong> coltura. Infatti, imponendouna <strong>per</strong>centuale di <strong>per</strong>co<strong>la</strong>zione del 10% su garofano mediterraneo standard(Tab. 7) sono state ottenuti valori compresi tra il 18% ed il 20% (Farina et al.,1996). Questo risultato rappresenta comunque un miglioramento rispetto al 25-30% ritenuto ottimale <strong>per</strong> <strong>la</strong> nutrizione in sistemi a<strong>per</strong>ti (Brun e Settembrino,1993) e considerando che il rapporto tra erogato e <strong>per</strong>co<strong>la</strong>to si aggirerebbe tra il 20ed il 40% nel<strong>la</strong> realtà aziendale (Farina et al., 1996).Ricircolo del<strong>la</strong> soluzione nutritivaIn questo caso <strong>la</strong> programmazione dell’irrigazione è semplificata (apporto continuodi soluzione nutritiva). L’assorbimento idrico può essere considerato massimo(se <strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura delle radici è mantenuta entro limiti ottimali) e <strong>la</strong> priorità deveessere data al controllo dei parametri ambientali che rego<strong>la</strong>no i processi evaporativie traspirativi. La stima dell’intensità di assorbimento dell’acqua è molto difficile,tuttavia sono disponibili alcuni dati ad es. sul<strong>la</strong> resistenza radicale al flusso idrico(Bruggink et al., 1988; Batta, 1988). Per reintegrare <strong>la</strong> soluzione ci si può avvaleredi sensori iono-specifici e modelli biologici disponibili in commercio (Brun et al.,1995; Malorgio e Magnani, 1998).I sistemi a ciclo chiuso occupano attualmente solo una picco<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale delfuorisuolo e prevedono il ricic<strong>la</strong>ggio e il riutilizzo del<strong>la</strong> soluzione dopo <strong>la</strong> correzionedei valori di EC e pH, con una eventuale disinfezione e filtrazione. Al risparmiodi soluzione nutritiva ed al basso impatto <strong>ambientale</strong> di tale sistema si oppongonoi maggiori costi dell'impianto che dovrà prevedere inoltre <strong>la</strong> presenza di impianti didisinfezione, filtri, altre pompe di mandata e condutture <strong>per</strong> il ricircolo. La bassainerzia idrica e <strong>la</strong> limitata C.S.C. dei substrati rendono necessario il continuo monitoraggiodel<strong>la</strong> soluzione; ciò si può effettuare in modo efficiente con sofisticati sistemidi rilevamento, collegati a sistemi <strong>per</strong> <strong>la</strong> correzione.Un’attenta gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva è il fattore chiave nel<strong>la</strong> conduzionedi impianti a ciclo chiuso. Negli ultimi anni sono stati sviluppati sistemi elettroniciche hanno consentito di automatizzare il controllo del<strong>la</strong> soluzione circo<strong>la</strong>nte. Si possonoindividuare due diverse tecnologie impiantistiche:- sistemi che effettuano il controllo basandosi esclusivamente sul<strong>la</strong> rilevazione deivalori di pH e di conducibilità elettrica;- sistemi dotati di sensori iono-specifici (Ben-Yaakov et al., 1982; Bailey et al., 1988).Gli impianti del primo tipo, che stimano il consumo degli elementi nutritivi basandosisul<strong>la</strong> misura di EC, hanno avuto una <strong>la</strong>rga diffusione commerciale. Per <strong>la</strong> loro66


costruzione vengono impiegati comuni sensori di pH e conducibilità, pompe dosatricie serbatoi <strong>per</strong> <strong>la</strong> misce<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong> conservazione delle soluzioni concentrate.Questi sistemi non sono privi di errori. Il valore di EC è infatti proporzionale al<strong>la</strong>concentrazione di tutti gli ioni (elementi nutritivi e ioni non essenziali), i quali, d’altraparte, hanno un effetto diverso in funzione del<strong>la</strong> carica elettrica e del<strong>la</strong> mobilità.Dopo un breve <strong>per</strong>iodo di tempo dal<strong>la</strong> preparazione del<strong>la</strong> soluzione il valore di ECdiventa assai poco corre<strong>la</strong>to al<strong>la</strong> concentrazione nutritiva, soprattutto se si utilizzanoacque con un elevato contenuto salino; infatti l’assorbimento selettivo del<strong>la</strong> pianta,provoca un accumulo di ioni scarsamente utilizzati (sodio, cloruro, solfato, ecc.) checompensa, in termini di EC, <strong>la</strong> diminuzione del contenuto dei nutrienti. Altri elementiche possono essere accumu<strong>la</strong>ti a livelli tossici nelle piante, sono i cosiddetti “elementitraccia” generalmente contenuti nelle acque di irrigazione a concentrazionimolto basse. Molti di questi elementi sono metalli pesanti (<strong>la</strong> cui densità è su<strong>per</strong>iorea 5 g cm -3 ) ed alcuni risultano essenziali <strong>per</strong> le piante ma diventano tossici quando leloro concentrazioni su<strong>per</strong>ano delle soglie variabili da elemento ad elemento. Inoltre,nel caso di prodotti edibili, occorre considerare i rischi di accumulo negli organi vegetalicon <strong>per</strong>icolo di diffusione attraverso <strong>la</strong> catena alimentare.Al contrario i sistemi dotati di sensori iono-specifici, pur consentendo un significativomiglioramento del controllo nutrizionale, hanno avuto una diffusione limitata aicentri di ricerca a causa dei rilevanti costi e dei notevoli problemi tecnici legati all’usodei sensori iono-specifici. La misura del<strong>la</strong> EC continua ad essere una scelta obbligata acausa del<strong>la</strong> indisponibilità di sensori iono-specifici adatti all’impiego in serra, dei costie del<strong>la</strong> difficoltà e lunghezza delle analisi di <strong>la</strong>boratorio, del<strong>la</strong> imprecisione dei metodibasati su semplici test colorimetrici (Baille, 1994; Malorgio e Magnani, 1998).Tuttavia, es<strong>per</strong>ienze incoraggianti condotte su rosa hanno dimostrato <strong>la</strong> possibilità dieffettuare in un sistema a bassa tecnologia ricircoli prolungati del<strong>la</strong> soluzione nutritivafino a 18 mesi (Farina et al., 1997; 1998). Nell’ambito di queste prove ad un consumodi acqua di 0.28 l/pianta <strong>per</strong> giorno è corrisposta una produzione di drenato esausto paria 0.019 l/pianta <strong>per</strong> giorno. Il drenato esausto (EC = 4 dS m -1 ) è stato analizzato e successivamenterigenerato 9 volte in 18 mesi (Tab. 8). Occorre tuttavia considerare che <strong>la</strong>durata del ricircolo è determinata anche e soprattutto dal<strong>la</strong> qualità dell’acqua, poichéeventuali sali non utilizzabili dal<strong>la</strong> pianta anche se non tossici, tenderanno col tempo adaccumu<strong>la</strong>rsi e a rendere sempre più difficile una rigenerazione con elementi nutritivi aivalori di set up e con valori di salinità tollerabili. La presenza nell’acqua di irrigazione di“elementi traccia” (Fig. 8) può determinare nel tempo problemi di accumulo con risvoltinegativi sul<strong>la</strong> qualità dei prodotti (Gislerod, 1978). L’utilizzazione dei fertilizzanti nelcaso del ricircolo prolungato ha raggiunto il 90% risultando molto maggiore del 50-70% stimato <strong>per</strong> un sistema a<strong>per</strong>to con drenaggio del 30%.Utilizzo di nuovi sensoriSensori specifici quali i trasduttori di spostamento lineare <strong>per</strong> il monitoraggiodell’ampiezza del<strong>la</strong> variazione del diametro dello stelo del<strong>la</strong> pianta, parametro67


corre<strong>la</strong>bile a stress idrico (indicatore di quando le riserve del<strong>la</strong> pianta contribuisconoa soddisfare le <strong>per</strong>dite), sono in fase di s<strong>per</strong>imentazione su colture arboree (fruttiferi)o arbustive (rosa), tuttavia <strong>la</strong> tecnica re<strong>la</strong>tiva all’utilizzazione di tali sensorinon appare ancora sufficientemente sviluppata da poter costituire un riferimento<strong>per</strong> una immediata applicazione (McBurnay e Costigan, 1984).Anche altre tecniche quali <strong>la</strong> termometria all’infrarosso (tem<strong>per</strong>atura del<strong>la</strong>canopy, il cui aumento è corre<strong>la</strong>to a chiusura stomatica e stress idrico) necessitanodi approfondimenti a riguardo dell’ffidabilità in fase applicativa. Dal<strong>la</strong> differenza tra<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura dell’aria e <strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura del<strong>la</strong> canopy è possibile calco<strong>la</strong>re un indicedi stress (Jackson, 1988) e utilizzarlo come criterio <strong>per</strong> <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>zione del microclimadell’ambiente serra.Difficoltà comuni <strong>per</strong> l’adozione di queste metodi e tecnologie sono: l’applicabilitàa specie erbacee quali quelle floricole in serra; <strong>la</strong> rappresentatività di dati rilevatisu poche piante nei confronti dell’intera coltura; <strong>la</strong> complessità nell’uso e nell’interpretazionedei dati; il costo re<strong>la</strong>tivamente elevato.ConclusioniPer una corretta gestione dell’acqua è necessario:• control<strong>la</strong>re i parametri climatici dell’ambiente di coltivazione che rego<strong>la</strong>no i processievaporativi e traspirativi e che nelle serre mediterranee possono raggiungerelivelli elevati (radiazione e deficit di saturazione elevati). Questo significamigliorare sia le strutture serricole (cubature elevate) sia l’efficienza delle tecnologieapplicate <strong>per</strong> <strong>la</strong> climatizzazione (venti<strong>la</strong>zione, umidificazione).• massimizzare l’assorbimento idrico radicale (favorire lo sviluppo dell’apparatoradicale fin dai primi stadi di crescita delle piante, mantenere il substrato vicinoall’optimum in termini di contenuto idrico, di tem<strong>per</strong>atura, di sanità, ecc.).• Sviluppare modelli di previsione dei consumi idrici più accurati e utilizzabili su sca<strong>la</strong>oraria.• Effettuare misure del volume di <strong>per</strong>co<strong>la</strong>to <strong>per</strong> un aggiustamento in tempo realedegli apporti idrici e <strong>per</strong> ridurre i volumi di acqua e di nutritivi dis<strong>per</strong>si nell’ambiente.È ormai provato che una corretta gestione dell’irrigazione può essere raggiuntacon poche comuni misure di parametri ambientali (radiazione so<strong>la</strong>re, umidità re<strong>la</strong>tivae tem<strong>per</strong>atura dell’aria) associate al controllo del drenaggio. Questo tipo di programmazionedell’irrigazione sembra offrire il miglior compromesso tra efficienza ecosti di investimento.Alcuni nuovi sensori possono fornire informazioni più o meno dirette sullo statoidrico del<strong>la</strong> pianta. Potenzialmente questi sensori potrebbero essere utilizzati nelleserre mediterranee, dove tem<strong>per</strong>ature elevate e stress idrico si presentano frequentemente.Tuttavia, l’uso di questi strumenti da parte del coltivatore è ancora limitatodal<strong>la</strong> necessità di conoscenze teoriche e competenze tecniche elevate.68


Tabel<strong>la</strong> 1 - Caratteristiche fisiche e fisico-chimiche di alcuni dei più comuni substratiimpiegati in fuori suolo (modificata da Tesi et al., 1985).Substrati Massa Porosità Porosità Capacità ritenuta pH ECvolumica totale libera idricaapparente(kg m -3 ) (% vol.) (% vol.) (% peso) (% vol.) (dS m -1 )Torba bruna 150 90 7.9 504.0 75.7 4.9 0.50Torba bionda 90 95 17.5 845.0 76.5 3.6 0.10Perlite(2 – 5 mm) 96 88 48.3 151.0 14.5 7.4 0.05Polistirolo(4 – 5 mm) 6 55 52.0 57.8 3.2 6.1 0.01Pomice(2 – 10 mm) 666 74 33.3 277.8 23.9 6.8 0.12Argil<strong>la</strong> espansa(5 – 8 mm) 316 85 40.2 19.8 6.9 7.2 0.02Scorza di pino(3 – 5 mm) 175 89 47.2 34.6 6.1 5.5 0.11Sabbia fluviale(0.02 – 2 mm) 1614 44 2.0 20.0 35.2 6.4 0.10Vermiculite 110 80.5 27.5 492.0 53.0 8.3 -Lana di roccia 80 96.0 - - - - -Apporti acqua Consumi acqua Perdite acqua PerditeTabel<strong>la</strong> 2 - Caratteristiche idrologiche di un substrato ideale, di una torba e di unmiscuglio torba e pomice (1:1 in volume) (da Bibbiani, 1996)Substrato Porosità totale Volume d’aria Acqua Capacità(<strong>per</strong> t = -1 kPa) facilmente tampone <strong>per</strong>disponibile l’acqua(<strong>per</strong> t = -10 kPa)Substrato Ideale 85% 20 - 30% 20 - 30% 4 – 10%Torba 92% 25% 33% 6,5%Torba + Pomice 86% 28% 21% 5%Tabel<strong>la</strong> 3 - Effetti del substrato di coltivazione sul<strong>la</strong> produzione di rosa“Carambole” coltivata in sacchi (da Carletti et al., 1992)Substrato Numero di fiori <strong>per</strong> m 2(dicembre – giugno)Corteccia di pino 43,98Perlite 41,16Lana di roccia 42,41Vinacce 41,0269


Tabel<strong>la</strong> 4 - Effetti del substrato di coltivazione sul<strong>la</strong> produzione di garofano mini-minicoltivato in sacchi (da Malorgio et al., 1992)Substrato Numero di fiori <strong>per</strong> pianta in un annoArgil<strong>la</strong> espansa 77,3Lana di roccia 89,5Perlite 93,2Pomice 96,0Tabel<strong>la</strong> 5 - C<strong>la</strong>ssificazione dei metodi di programmazione dell’irrigazione in funzionedell’origine delle informazioni ottenute e re<strong>la</strong>tivi strumenti.Misure Tipologia Criteri StrumentiMisure sul<strong>la</strong> Diretto Valutazione del<strong>la</strong> coltura Potenziali idrici, trasduttori dipiantaspostamento lineare,termometria ad infrarossi, ecc.Misure Indiretto Curve di ritenzione idrica Metodo gravimetrico, Sonda asulneutroni, Attenuazione consubstratoraggi γ Metodo a microonde,Time Domain Reflectometry(TDR), Tensiometri,Dissipazione termica,Apparecchio di Bouyoucos,Psicrometri a termocoppia, ecc.Bi<strong>la</strong>ncio Indiretto Analisi del bi<strong>la</strong>ncio idrico del Irr = Evap + Trasp + Dren ± DVidrologicosistema substrato-piantaDeterminazione Indiretto Criterio scientifico-s<strong>per</strong>imentale Resa = f [Volume stagionale]del<strong>la</strong> curva dirispostaproduttiva avolumistagionalicrescentiMisure Indiretto Criteri basati su corre<strong>la</strong>zioni Metodi micrometeorologici,parametri empiriche tra evapotraspirazione metodi empirici diambientali e uno o più fattori climatici stima dell'evapotraspirazione70


Tabel<strong>la</strong> 6 - Bi<strong>la</strong>ncio idrico di colture floricole coltivate in impianti idroponici in diversiambienti (dati rie<strong>la</strong>borati da AA. VV.).[mm anno -1 ] [mm anno -1 ] [mm anno -1 ] [kg N ha -1 ]Rosa Italia (ciclo a<strong>per</strong>to) 1950 1085 850 1950Rosa Francia (ciclo a<strong>per</strong>to) 1020 780 240 600Rosa Italia (ciclo chiusodiscontinuo) 1079 1016 73 105Rosa Italia (ciclo chiuso) 1080 1040 40 125Cymbidium (ciclo a<strong>per</strong>to) 3444 2120 1324 250Crisantemo (ciclo a<strong>per</strong>to) 915 700 215 350Crisantemo (ciclo chiuso) 775 700 75 125Tabel<strong>la</strong> 7 - Bi<strong>la</strong>ncio idrico <strong>per</strong> una coltura di garofano mediterraneo standard coltivato sutorba e sabbia in funzione di differenti <strong>per</strong>centuali di drenaggio imposte (modificata da Farinaet al., 1996).Perco<strong>la</strong>zione Apporti Perco<strong>la</strong>to Perco<strong>la</strong>zioneimposta (l m -2 ) (l m -2 ) reale% %Soluzione Acqua di Totalenutritiva <strong>la</strong>vaggio10% 1300 131 1431 251 17,510% 1094 39 1131 221 19,53% 984 33 1017 170 16,7Tabel<strong>la</strong> 8 - Bi<strong>la</strong>ncio dei nutritivi <strong>per</strong> una coltura di Rosa in coltivazionefuori suolo a ricircolo (da Farina et al., 1998).g m -2 in un anno N P KApportato 156.0 29.2 183.1Rimasto nel sistema 3.4 0.2 3.6Consumato 152.6 29.0 179.5% utilizzazione 97.8 99.0 98.071


Figura 1 - Effetto del substrato di coltivazione sul<strong>la</strong> produzione cumu<strong>la</strong>ta di Gerbera in funzionedel volume giornaliero di soluzione nutritiva erogata (modificato da Malorgio et al., 1994).Figura 2 - Caratteristiche idrologiche di miscugli di torba e pomice in funzione del<strong>la</strong> <strong>per</strong>centualedi pomice (modificato da Bibbiani, 1996).72


Figura 3 - Curve di ritenzione idrica <strong>per</strong> due substrati inorganici: <strong>la</strong>pillo romano (diametro6-8 mm) e <strong>per</strong>lite (diametro 4-6 mm).Figura 4 - Coefficienti colturali (Kc) ottenuti <strong>per</strong> rosa in coltivazione fuori suolo a cicloa<strong>per</strong>to su <strong>per</strong>lite e <strong>la</strong>pillo (R= raccolta; P= potatura).73


Figura 5 - Consumo idrico e <strong>per</strong>co<strong>la</strong>zione (sopra) e consumo di azoto e <strong>per</strong>dita <strong>per</strong> <strong>per</strong>co<strong>la</strong>zione(sotto) nel<strong>la</strong> coltivazione fuori suolo a ciclo a<strong>per</strong>to di rosa da fiore reciso su <strong>per</strong>lite e <strong>la</strong>pillo.74


Figura 6 - Andamento orario del<strong>la</strong> radiazione globale (RG) e del<strong>la</strong> traspirazione (ETE) inGerbera coltivata su pomice in due giornate estive con condizioni climatiche diverse(modificato da Malorgio et al., 1995).75


Figura 7 - Consumo idrico cumu<strong>la</strong>to (ETE) e radiazione globale cumu<strong>la</strong>ta (RG) inGerbera coltivata su pomice in due giornate estive con condizioni climatiche diverse(modificato da Malorgio et al., 1995).Figura 8 - Re<strong>la</strong>zione tra pH e concentrazione di Zinco nel<strong>la</strong> soluzione nutritiva in tre giornidi ricircolo (modificato da Gislerod, 1978)76


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Problematiche re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> soluzionenutritiva in specie da fiore reciso coltivate in idroponicaFernando Malorgio, Franco TognoniDipartimento di Biologia delle Piante Agrarie - Università di PisaLa diffusione dei sistemi di coltivazione idroponica nel settore del<strong>la</strong> floricolturaitaliana ha interessato in maggior misura il comparto dei fiori recisi ed in partico<strong>la</strong>rmodo <strong>la</strong> rosa, <strong>la</strong> gerbera ed in misura minore il garofano. Recentemente, soprattuttonel Nord Europa (O<strong>la</strong>nda, <strong>per</strong> es.) notevole interesse è riservato al gruppo dellebulbose da fiore reciso, come lilium, tulipano, freesia, iris, ecc.Questo gruppo di specie è caratterizzato da alcuni aspetti peculiari e che rendonopartico<strong>la</strong>rmente interessante l'adozione dei sistemi di coltivazione idroponica.Tra i diversi aspetti possiamo ricordare <strong>la</strong> brevità del ciclo colturale (60-70 giornidall'impianto al<strong>la</strong> raccolta del fiore reciso), <strong>la</strong> facilità di programmazione del<strong>la</strong> produzionecon l’impiego di bulbi preparati, <strong>la</strong> possibilità di aumentare il numero dicicli <strong>per</strong> anno, in virtù del fatto che non sono necessarie le <strong>la</strong>vorazioni del terrenoed il migliore sfruttamento dello spazio serra specialmente quando alcuni sistemi dicoltivazione idroponica (come il “floating “, o tecnica dei pannelli galleggianti) sonoabbinate al<strong>la</strong> coltivazione su bancali mobili.Gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritivaCirca le modalità i gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva, i sistemi di coltivazionesenza suolo si dividono sostanzialmente in due categorie: a ciclo a<strong>per</strong>to, cioèsenza recu<strong>per</strong>o del<strong>la</strong> soluzione nutritiva di drenaggio, e a ciclo chiuso, cioè consoluzione ricirco<strong>la</strong>nte. Nel primo caso, <strong>la</strong> gestione nutrizionale è re<strong>la</strong>tivamentesemplice, in quanto alle piante viene somministrata, in eccesso rispetto alle effettiveesigenze, soluzione nutritiva sempre “fresca”, cioè appena preparata e quindicon i valori desiderati di pH, di conducibilità elettrica (CE) e di concentrazionenutritiva. La semplicità del<strong>la</strong> gestione si associa <strong>per</strong>ò ad uno spreco di acqua e disali fertilizzanti e ad un conseguente scarico nell’ambiente di reflui nutritivi aforte impatto <strong>ambientale</strong>. In una coltura su substrato a ciclo a<strong>per</strong>to il volumedel<strong>la</strong> soluzione di drenaggio dovrebbe essere intorno al 20%, ma molto spessoquesto valore è ben più alto (fino al 50-80%). Le problematiche delle colturesenza suolo a ciclo a<strong>per</strong>to sono legate al<strong>la</strong> necessità di control<strong>la</strong>re <strong>per</strong>iodicamente<strong>la</strong> situazione chimico-nutrizionale (pH, salinità totale, concentrazione dinutrienti e di elementi “estranei” come il sodio) attraverso il campionamento siadel<strong>la</strong> soluzione di drenaggio che di quel<strong>la</strong> all’interno del substrato. Quest’ultimopunto richiede alcune precisazioni. Infatti, non solo dobbiamo prevedere un efficacesistema di campionamento (re<strong>la</strong>tivamente semplice in substrati come torbao <strong>la</strong>na di roccia, ma più difficoltoso in substrati incoerenti come <strong>la</strong> pomice o <strong>la</strong><strong>per</strong>lite.) ma anche conoscere le zone del contenitore (sacco, vaso, bancale) dacampionare. Purtroppo, <strong>la</strong> presenza del substrato ed il limitato flusso di soluzio-81


ne nutritiva (rispetto ad esempio al<strong>la</strong> tecnica NFT) rendono più difficile il rimesco<strong>la</strong>mentotra <strong>la</strong> soluzione erogata dai goccio<strong>la</strong>tori e quel<strong>la</strong> presente nel<strong>la</strong> zonaradicale; questo determina <strong>la</strong> formazione di gradienti verticali ed orizzontali disalinità e pH, rendendo impossibile un monitoraggio del<strong>la</strong> situazione radicalebasato solo sull’analisi del<strong>la</strong> soluzione di drenaggio (Van Noordwijk e Raats,1980; Pardossi et al., 1994).Molto più difficile è comunque <strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva nei sistemia ciclo chiuso che, pur consentendo significative riduzioni del consumo diacqua e fertilizzanti, presentano <strong>per</strong>ò anche il problema del controllo del<strong>la</strong> possibilediffusione di patogeni radicali. Il ricircolo del<strong>la</strong> soluzione determina un suoinvecchiamento più o meno rapido, in funzione del<strong>la</strong> specie e dello stadio di sviluppo,delle condizioni ambientali ed in partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> qualità dell’acqua utilizzata,rendendo così necessario il ricorso a sistematici controlli e reintegrazionied a <strong>per</strong>iodici rinnovi .Le problematiche re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva interessanocomunque sia gli aspetti re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> gestione degli apporti idrici che quelli riguardanti<strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> nutritiva. Il primo aspetto riguarda <strong>la</strong> scelta dei volumie turni irrigui che devono risultare in grado di soddisfare le esigenze specifiche del<strong>la</strong>coltura in considerazione anche delle condizioni climatiche di coltivazione e dellecaratteristiche idrologiche del substrato di coltivazione, mentre nel<strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>nutritiva bisogna considerare sia <strong>la</strong> composizione minerale che le modalità digestione di quest’ultima.Le procedure che possono essere impiegate <strong>per</strong> rego<strong>la</strong>re gli interventi idricinelle specie floricole coltivate in idroponica sono diverse. Queste vanno dal<strong>la</strong>misura del <strong>per</strong>co<strong>la</strong>to del substrato (Papadopulus, 1991), all’impiego di metodigravimetrici (bi<strong>la</strong>ncia elettronica) ed al<strong>la</strong> misura del potenziale idrico del substratodeterminato mediante tensiometri. Un metodo che può fornire risultati interessantinelle specie da fiore reciso, è quello re<strong>la</strong>tivo all’impiego di modelli empirico-statistici<strong>per</strong> <strong>la</strong> stima del fabbisogno idrico basati sul<strong>la</strong> misura del<strong>la</strong> radiazioneso<strong>la</strong>re e del<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura e dell’umidità re<strong>la</strong>tiva dell’aria, questi risultano facilmenteutilizzabili <strong>per</strong> il pilotaggio del<strong>la</strong> microirrigazione come è stato recentementedimostrato <strong>per</strong> <strong>la</strong> gerbera (Malorgio et al., 1995) e <strong>per</strong> <strong>la</strong> rosa (Baille,1994). A tal proposito come si può osservare dal<strong>la</strong> figura 1 nel<strong>la</strong> gerbera coltivatain pomice <strong>la</strong> misura del<strong>la</strong> radiazione globale e del deficit di pressione di vapore<strong>per</strong>mettono una buona stima del fabbisogno idrico giornaliero del<strong>la</strong> coltura(coefficiente di determinazione di 0,85).Anche l’impiego del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione messa a punto da Baille sul<strong>la</strong> rosa coltivata in idroponicapuò essere di valido supporto nel<strong>la</strong> gestione dell’irrigazione di questa specie.Infatti come è possibile osservare in una prova s<strong>per</strong>imentale condotta presso ilDipartimento di Biologia delle Piante Agrarie dell’Università di Pisa l’impiego delmodello proposto da Baille ha <strong>per</strong>messo di differenziare i volumi di acqua distribuitinell’arco dell’anno in considerazione delle diverse condizioni climatiche registratein serra (Tab. 1).82


La formu<strong>la</strong> nutritivaLa capacità da parte del<strong>la</strong> pianta di selezionare gli ioni necessari <strong>per</strong> <strong>la</strong> propriaalimentazione fa sì che <strong>la</strong> scelta di una formu<strong>la</strong>zione nutritiva rispetto a un’altra nonsia né determinante né limitante ai fini del<strong>la</strong> ottimale conduzione di una coltura(Steiner, 1984). Per questo motivo, il controllo dei rapporti ionici può anche esserenon molto stretto in quanto le piante hanno una notevole capacità di rego<strong>la</strong>re ilproprio stato nutrizionale, <strong>per</strong> cui è lecito affermare che una stessa soluzione nutritivapuò essere utilizzata <strong>per</strong> specie diverse e che le esigenze di una stessa specie possonoessere soddisfatte ugualmente bene somministrando soluzioni assai diversificate<strong>per</strong> <strong>la</strong> loro composizione. Il problema non è tanto quello di individuare <strong>la</strong> formu<strong>la</strong>più adatta al<strong>la</strong> specie, ma semmai quello di stabilire le quantità di elementinutritivi che devono essere somministrati alle piante in re<strong>la</strong>zione al loro stato vegetativo,alle fasi fenologiche, alle condizioni colturali e ambientali.Le soluzioni nutritive indicate da Sonneveld (1985) <strong>per</strong> le diverse specie da fiorereciso sono riportate in tabel<strong>la</strong> 2. Confrontando fra di loro le diverse formu<strong>la</strong>zionisi può osservare che queste non differiscono sostanzialmente da altre formu<strong>la</strong>zionicommerciali utilizzate <strong>per</strong> molte specie ortofloricole. La sommatoria dei macro emicroelementi moltiplicati <strong>per</strong> 1,44 (fattore di moltiplicazione <strong>per</strong> passare da mg amS/cm) fornisce una indicazione del contributo totale degli elementi nutritivi al<strong>la</strong>EC del<strong>la</strong> soluzione nutritiva ritenuta ottimale <strong>per</strong> diverse specie. In questo calcoloè escluso l’apporto di EC dovuto all’acqua di irrigazione.Secondo molti autori sempre buona norma inserire nel<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> nutrizionaleuna certa <strong>per</strong>centuale di N ammoniacale. Il giusto rapporto fra quest’ultima formadi azoto e quello nitrico sembra essere infatti una condizione necessaria <strong>per</strong> ottimizzareil risultato produttivo. Sul<strong>la</strong> rosa, è stato dimostrato s<strong>per</strong>imentalmente che,con una <strong>per</strong>centuale di N-NH 4 pari al 25%, si possono ottenere sia un maggiornumero di fiori <strong>per</strong> pianta sia un miglior accrescimento del<strong>la</strong> stessa (Tab. 3), in confrontoai risultati produttivi che si conseguono utilizzando soluzioni nutritive dovetale ione si ritrova in <strong>per</strong>centuale su<strong>per</strong>iore (37,5%) o inferiore (12,5%) o addiritturaassente (Feigin, 1984). Analoghi risultati sono stati osservati sul<strong>la</strong> gerbera coltivatain <strong>la</strong>na di roccia (Guba, 1994).Per quanto riguarda <strong>la</strong> composizione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva, è stato messo inevidenza che al variare del contenuto di azoto nel<strong>la</strong> soluzione nutritiva da un minimo105 a un massimo di 231 mg/l, non corrispondono differenze significative nésui parametri del<strong>la</strong> produzione di fiori <strong>per</strong> pianta, né sul<strong>la</strong> sostanza secca, anche se,a una più elevata somministrazione di N corrisponde un significativo incrementodel contenuto di questo stesso elemento nelle foglie (Cabrera et al., 1993), (Tab. 4).Effetti diversificati sul<strong>la</strong> produzione sono viceversa riferibili all’entità di soluzioneerogata (Cabrera et al., 1993). Somministrando infatti quantitativi che fornisconouna <strong>per</strong>centuale intorno al 50% di soluzione drenata si ottiene un più elevatonumero di fiori prodotti, oltre a una maggiore crescita del<strong>la</strong> pianta, valutata sul<strong>la</strong>base del<strong>la</strong> sostanza secca (Tab. 4).83


Questo risultato, significativamente diverso da quello re<strong>la</strong>tivo a volumi piùridotti di soluzione erogata, deve essere messo in re<strong>la</strong>zione a una migliore misce<strong>la</strong>zionefra <strong>la</strong> soluzione nutritiva già presente all’interno del substrato e quel<strong>la</strong> nuova,cosicché <strong>la</strong> composizione salina e il pH nel mezzo di coltura vengono a essere piùequilibrati. Come ovvio, tali quantitativi di soluzione non possono essere ragionevolmenteerogati, a meno che non si pratichi il recu<strong>per</strong>o del<strong>la</strong> soluzione stessa, comeavviene nei sistemi idroponici a ciclo chiuso.Problematiche re<strong>la</strong>tive al “Ciclo Chiuso”Come precedentemente riportato <strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva nei sistemia ciclo chiuso risulta più complessa rispetto ai sistemi a ciclo a<strong>per</strong>to in considerazionedel fatto che sono necessari <strong>per</strong>iodici controlli sul<strong>la</strong> composizione mineraledel<strong>la</strong> soluzione recu<strong>per</strong>ata e che bisogna impedire l’eventuale diffusione di patogeniradicali.Il controllo del<strong>la</strong> composizione minerale non può prescindere da <strong>per</strong>iodiche analisichimiche sul contenuto minerale sia dei nutrienti che dell’eventuale accumulodi ioni tossici (Na, Cl, ecc.)Riguardo le modalità di reintegro del<strong>la</strong> soluzione nutritiva questa può essereeffettuata a concentrazione costante, cioè mantenendo costanti i valori del contenutodei macro e microelementi, oppure sul<strong>la</strong> base delle esigenze nutritive specifichedel<strong>la</strong> coltura e del tasso di assorbimento minerale del<strong>la</strong> stessa. Per una correttagestione delle risorse impiegate in idroponica <strong>la</strong> conoscenza delle esigenze del<strong>la</strong> colturae del comportamento biologico delle diverse specie alle diverse condizioni climatichee di coltivazione è un presupposto indispensabile ai fini del conseguimentodi buoni risultati economici e produttivi.A tal proposito nel<strong>la</strong> rosa coltivata in idroponica a diversi livelli di azoto nel<strong>la</strong>soluzione nutritiva (3.5, 7 e 14 mM) è stato osservato che a condizioni di moderataradiazione so<strong>la</strong>re (450 mMol m -2 s -1 di PAR) <strong>la</strong> concentrazione di azoto noninfluenza <strong>la</strong> traspirazione e <strong>la</strong> fotosintesi netta del<strong>la</strong> coltura, mentre ad elevate intensitàdi radiazione so<strong>la</strong>re (890 mMol m -2 s -1 di PAR ) entrambi i parametri risultanonegativamente influenzati dalle elevate concentrazioni di azoto nel<strong>la</strong> soluzionenutritiva (Fig. 2) (Jaffrin, 1994).È stato inoltre osservato che l’assorbimento dell’N segue, nell’arco dell’annata,un andamento ciclico (Fig. 3), caratterizzato da picchi che presentano una cadenzamensile (Cabrera et al., 1995). Tutto ciò viene spiegato mettendo in re<strong>la</strong>zione taleassorbimento con il tasso di crescita dello stelo fiorale. (Fig. 4). Subito dopo <strong>la</strong> raccoltadel fiore, infatti, <strong>la</strong> pianta assorbe l’N ai massimi livelli; <strong>la</strong> richiesta di questomacroelemento, poi, diminuisce progressivamente durante l’accrescimento in lunghezzadel nuovo germoglio, <strong>per</strong> minimizzarsi quando il tasso di questa crescita presentail massimo valore; all’emissione del bocciolo, infine, l’assorbimento di N subisceun incremento, mantenendosi elevato fino al<strong>la</strong> raccolta del fiore.Il ciclo produttivo del<strong>la</strong> rosa, essendo arbustiva <strong>la</strong> natura di questa specie, si svolgeinfatti secondo un modello che presuppone una prima fase vegetativa, del<strong>la</strong> dura-84


ta di 25-30 giorni, che va dal<strong>la</strong> rottura del<strong>la</strong> gemma al<strong>la</strong> comparsa del bocciolo.Durante questa fase, il nuovo germoglio si comporta da "sink", ovvero da organoutilizzatore di energia, <strong>per</strong> cui <strong>la</strong> maggior parte degli assimi<strong>la</strong>ti si dirige verso questogermoglio in formazione, a scapito dell’apparato radicale che si accresce, e quindiassorbe, in misura più ridotta. Nel<strong>la</strong> fase successiva, una volta comparso il bocciolofino al momento del<strong>la</strong> raccolta dello stelo fiorale, questo nuovo germoglio sicomporta come "source", diviene cioè una fonte di assimi<strong>la</strong>ti che migrano versol’apparato radicale, <strong>per</strong> cui tale apparato incrementa sia <strong>la</strong> sua crescita sia l’assorbimentominerale.L’ipotesi che <strong>la</strong> rosa si comporti secondo questo modello biologico è stata avvaloratadai risultati di una s<strong>per</strong>imentazione che prevedeva l’impiego di N marcato(Cabrera et al., 1996). Con tale isotopo si è accertato infatti che nel<strong>la</strong> fase di accrescimentodello stelo solo il 16-36% dell’N deriva dall’assorbimento radicale, mentreil 64-84% proviene dalle foglie e dagli steli vecchi, che fungono da organi diriserva.Ai fini pratici, quindi, pur non trovandosi tutte le piante di una coltivazionenel<strong>la</strong> medesima fase del ciclo biologico, sempre buona norma considerare attentamenteil ritmo di assimi<strong>la</strong>zione dell’azoto da parte dell’organismo vegetale, soprattuttoquando si voglia programmare <strong>la</strong> produzione del<strong>la</strong> rosa in un partico<strong>la</strong>remomento stagionale.Nel<strong>la</strong> gerbera coltivata in pomice mediante un sistema a ciclo a<strong>per</strong>to è statoosservato che il tasso di assorbimento minerale dei macroelementi risulta più elevatonei mesi primaverili rispetto agli altri <strong>per</strong>iodi di coltivazione, quando le condizioniclimatiche più favorevoli determinano anche un più elevato tasso di crescita edun maggiore consumo idrico (Malorgio et al., 1996) (Fig. 5).In una prova effettuata confrontando un sistema a ciclo a<strong>per</strong>to ed un sistema aciclo chiuso in cui <strong>la</strong> soluzione nutritiva veniva differenziata mensilmente, sul<strong>la</strong> basedei risultati precedentemente esposti, non sono state osservate differenze significativesia nel<strong>la</strong> crescita (peso secco totale, su<strong>per</strong>ficie fogliare, ecc.) che nel<strong>la</strong> produzionedi fiori recisi (numero <strong>per</strong> pianta, diametro del capolino, lunghezza dello stelo fiorale)(Tab.5).Per quanto riguarda infine il problema dell’accumulo di ioni tossici nel<strong>la</strong> soluzionenutritiva, una recente ricerca effettuata in O<strong>la</strong>nda (Sonneveld et al., 1999) ha messo inevidenza <strong>la</strong> sensibilità delle diverse specie da fiore reciso all’aumento del<strong>la</strong> EC dovuta siaal contenuto in sodio che all’aumento dei macronutrienti. Come si può osservare nel<strong>la</strong>tabel<strong>la</strong> 6 le diverse specie risultano caratterizzate da livelli diversi di sensibilità al<strong>la</strong> EC enelle specie più sensibili (gerbera e rosa) <strong>la</strong> presenza di 4-5 mM di NaCl determini una<strong>riduzione</strong> sostanziale del<strong>la</strong> produzione.Di partico<strong>la</strong>re importanza risultano il valore soglia di salinità e l’indice di decrementoproduttivo calco<strong>la</strong>ti dallo stesso autore sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> precedente prova . Infatti come sipuò osservare in tabel<strong>la</strong> 7, nelle specie risultate più sensibili al<strong>la</strong> salinità come <strong>la</strong> gerberaed il lilium (cv Star Gazer) l’aumento del<strong>la</strong> EC di un solo mS porta ad un decrementoproduttivo di circa il 10 %.85


ConclusioniNel settore del<strong>la</strong> floricoltura italiana il ricorso ai sistemi di coltivazione idroponicapuò portare ad un miglioramento del processo produttivo sia in termini qualiquantitativi,che in termini di un più ocu<strong>la</strong>to impiego di risorse (fertilizzanti eacqua), solo attraverso <strong>la</strong> conoscenza dei meccanismi biologici re<strong>la</strong>tivi all’accrescimentoe allo sviluppo del<strong>la</strong> specie. Inoltre risulta indispensabile <strong>la</strong> valutazione del<strong>la</strong>interazione dei parametri climatici con le tecniche di coltivazione che vengono utilizzate,non soltanto riguardo agli impianti (coltivazione in vasi, in canalette, supomice, su <strong>la</strong>na di roccia, e via discorrendo), ma anche in re<strong>la</strong>zione ai ritmi produttivirichiesti (coltivazione programmata, continua, in diverse condizioni di forzatura,ecc.).Tutto ciò dovrà essere visto nell’ottica di un auspicabile passaggio dai sistemiidroponici a ciclo a<strong>per</strong>to a quelli a ciclo chiuso, <strong>la</strong> cui maggiore efficienza, unita aun loro più limitato impatto <strong>ambientale</strong>, porterà a un indubbio progresso nell’ambitodel<strong>la</strong> floricoltura.Figura 1- ETE= 38.77 + 31.68 VPD + 0.68 RG (Cal cm-2 d-1); R2 = 0.85, n= 171Consumi idrici giornalieri in Gerbera (cv Maria) coltivata in pomice Novembre 93 -Gennaio 95).86


Tabel<strong>la</strong> 1 - Dati re<strong>la</strong>tivi ai volumi di soluzione nutritiva distribuita in rosa coltivata inpomice in serra in ferro e vetro utilizzando <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di Baille (Pisa 1997-98).Mese RG Volume ETE ETP ETE/ETPMJ m -2 s -1 irriguoL m -2Gen 2.10 1.88 1.13 0.84 1.34Feb 4.03 2.40 1.56 1.61 0.97Mar 6.51 2.91 2.12 2.61 0.81Apr 7.77 3.47 2.53 3.11 0.81Mag 12.61 5.63 4.11 5.04 0.81Giugno* 9.77 4.30 3.14 3.91 0.80Luglio* 7.45 3.32 2.43 2.98 0.81Agosto* 5.46 2.44 1.78 2.19 0.81Sett 5.11 2.28 1.66 2.04 0.81Ott 4.11 1.83 1.34 1.64 0.81Nov 2.36 2.10 1.26 0.94 1.34Dic 1.60 1.43 0.86 0.64 1.34Somma 68.88 33.98 23.91 27.55Re<strong>la</strong>zione Baille = ETR (L m -2 ) = 0.183 + 0.082 * RG (MJ); 1 MJ = 0.265 L m -2 ; 0.265/5 piante = 53g H2O 53 + 15 drenato 60 ml /pianta MJ -1 * Serra ombreggiata al 50 % ETP = 0.4 L acqua / MJ m -2 s -1Tabel<strong>la</strong> 2 - Soluzioni nutritive impiegate <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione idroponica di alcune speciefloricole (mg/l) (da Sonneveld, 1985)Garofano Rosa Gerbera Crisantemo FreesiaN-NO 3 180 155 158 147 203N-NH 4 14 18 21 14 18P 40 40 40 40 39WK 244 196 215 196 300Ca 150 140 120 120 135Mg 25 20 25 25 36S 40 40 40 40 48Fe 1.4 1.4 2 3.5 1.4Mn 0.55 0.3 0.3 1.1 0.55B 0.3 0.2 0.3 0.2 0.27Zn 0,26 0,23 0,26 0,2 0,26Mo 0.05 0.05 0.05 0.05 0.05Cu 0.05 0.05 0.05 0.05 0.05pH 5.5-6.5 5.5-6.5 5.5-6.5 5.5-6.5 5.5-6.5EC mS 1.7 1.5 1.5 1.4 1.9∑ mg 695 620 622 590 780X 1.44=mmhos/cm -1 1.0 0.89 0,896 0,85 1,12* SOLUZIONE RICIRCOLANTE87


Tabel<strong>la</strong> 3 - Effetto del rapporto N-NH 4 /N-NO 3 sul<strong>la</strong> produzione di sostanza secca e difiori in rosa (cv Mercedes) coltivata in <strong>la</strong>pillo vulcanico ( Feigin, 1984)Rapporto (%) N. fiori Peso secco N-organicoN-NH 4 /N-NO 3 <strong>per</strong> pianta g/pianta Foglie Stelo0 35.7 d 166 d 2.7 bc 1.6 c12.5 44.2 c 204 c 2.4 c 1.9 bc25 56.1 a 262 a 3.3 a 1.7 bc37.5 49.6 bc 206 bc 3.3 a 2 b50 48 b 221 b 3.1 b 3 aTabel<strong>la</strong> 4- Produzione di fiori, sostanza secca e contenuto fogliare in azoto a tre diversi livelli diazoto nel<strong>la</strong> soluzione e tre frazioni di drenato in rosa (cv. Royalty) (Cabrera et al., 1993sostanza secca (g) N. fiori <strong>per</strong> pianta contenuto fogliare N (%)N 105 mg/l 334 41 3.15N 154” 318 41 3.39N 231” 324 45 3.26MDS n.s. n.s. 0.18(N = 155 ppm)Drenato 10 % 245 34 3.3Drenato 25 % 286 39.5 3.27Drenato 50 % 418 49.4 3.35MDS 56 8.1 n.s.Figura 2 - Effetto del<strong>la</strong> concentrazione di azoto nel<strong>la</strong> soluzione nutritiva sul<strong>la</strong> fotosintesinetta (Pn) e sul<strong>la</strong> traspirazione i rosa coltivata in idroponica a diversi livelli di radiazioneso<strong>la</strong>re (mMol PAR) (Jaffrin A, Cham<strong>per</strong>oux A., 1994).88


Figura 3 - Andamenti dell’assorbimento di azoto e del<strong>la</strong> radiazione so<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong> rosa coltivatain idroponica (Cabrera et al., 1995)89


Figura 4 - Andamenti dell'assorbimento di azoto e del tasso di allungamento dello stelofiorale nel<strong>la</strong> rosa coltivata in idroponica in ciclo produttivo (Cabrera et al., 1995)Figura 5 - Andamento del consumo minerale in gerbera coltivata in pomice (Malorgioet al., 1996)90


Tabel<strong>la</strong> 5 - Riassunto dei risultati ottenuti in Gerbera coltivata su pomice con "Ciclo a<strong>per</strong>to"e "Ciclo chiuso" Dati del <strong>per</strong>iodo di coltivazione compreso tra aprile 1996 e marzo1997 (Ferrante et. al. in corso di stampa)Parametro Unità di misura Ciclo a<strong>per</strong>to Ciclo chiusoPeso secco totale g 119.3 ±8.4 120.9 ±8.6Area fogliare cm2 3907 ±15 3790 ±138Peso secco fiori g 34.3 ±2.3 34.9 ±2.5AGR mg p<strong>la</strong>nt-1d-1 368 ±25 371 ±32N° fiori N° pianta 12.8 ±0.5 12.5 ±0.5Diametro Fiori Cm 10.6 ±0.1 10.7 ±0.1Lunghezza stelo Cm 41 ±0.4 40 ±0.5Tabel<strong>la</strong> 6 - Effetto del<strong>la</strong> EC del<strong>la</strong> soluzione nutritiva dovuta all’incremento di NaCl(mmoli) o dei macronutrienti sul<strong>la</strong> produzione (peso fresco totale fiori) in alcune specieda fiore reciso (Sonneveld, et al. 1999, J. P<strong>la</strong>nt Nutr., 22 (6) 1033-1048)EC/NaCl Kg m -2 EC/NaCl Kg m -2 EC/NaCl Kg m -2GERBERA ROSAGAROFANO1.8/0 5.12 1.9/0 13.4 1.7/0 14.82.2/4 4.74 2.5/5 14 2.6/7.5 142.7/8 4.62 3.1/10 12.6 3.5/15 143.2/12 4.04 3.7/15 12.4 4.3/22.5 143.7/16 4.22 4.5/20 12.4 5.2/30 13.73.7/0 4.47 4.5/0 12.7 5.2/0 12EC/NaCl Kg m -2 EC/NaCl Kg m -2LILIUMLILIUMConnecticut KingStar Gazer1.5/0 3.55 1.5/0 3.431.8/3 3.65 1.8/3 3.242.2/6 3.65 2.2/6 3.262.5/9 3.38 2.5/9 3.242.8/12 3.52 2.8/12 3.042.8/0 3.2 2.8/0 03.080Tabel<strong>la</strong> 7- Valore soglia di salinità (S) e decremento produttivo (SYD, % <strong>per</strong> mS) in diversespecie floricole coltivate in idroponica (Sonneveld, et al. 1999)Specie SYD SogliaGerbera 9.8 1.5Garofano 3.9 4.3Rosa 5.3 2.1Lilium "Conn. King" 4.6 1.6Lilium "Star Gazer" 9.6 1.6091


Bibliografia• Baille M., Baille A. ,. Delmon D. - 1994 “Microclimate and transpiration of greenhouse rosecrops.” Agricultural Forest Meteorology. 71: 83-97.• Cabrera R.I., Evans R. Y.,. Paul J. L. - 1996 “Enhancement of short-term nitrogen uptakeby greenhouse roses under intermittent N-deprivation.” P<strong>la</strong>nt and Soil. 179: 73-79.• Cabrera R.I., Evans R. Y. ,. Paul J. L.- 1993 “ Leaching losses of N from container-grownroses. “ Scientia Hortic. 53: 333-345.• Cabrera R.I., Evans R. Y. ,. Paul J. L. - 1995 “Nitrogen partitioning in rose p<strong>la</strong>nts over aflowering cycle.” Scientia Hort.. 63: 67-76.• De Kreij C., Van der Berg TH J. M. - 1990 “Nutrient uptake, production and quality ofRosa hybrida in rockwool as affected by electrical conductivity of the nutrient solution“. P<strong>la</strong>ntNutrition - Physiology and Application, M.L. van Beusichem. Ed. Kluwer AcademicPublisher. 519-523.• Feigin A., Ginzburg C.,. Acherman A.,. Gilead S. - 1984 “Response of roses growing in avolcanic rock substrate to different NH4/NO3 ratios in the nutrient solution.” ISOSC Proc.207-213.• Jaffrin A., Cham<strong>per</strong>oux A. - 1994 " Water and mineral demand of grenhouse soilless rosecrops grown under summer condition". Acta Hortic. 361, 258-266.• Malorgio F., Pardossi A., Tognoni F., Casarotti D. - 1995 “Fabbisogno idrico del<strong>la</strong> gerberacoltivata in substrato artificiale.” Atti del Simposio: La coltura senza suolo in Italia: tecnichedi coltivazione, problematiche e prospettive di diffusione. Lodi, 28-29 settembre.• Noordwijk van M., Raats P.A.C. 1980. Drip and drainage systems for rockwool cultures inre<strong>la</strong>tion to accumu<strong>la</strong>tion and leaaching of salts. ISOSC Proceedings, 279-287.• Papadopoulos A.P. - 1991 “Growing greenhouse tomatoes in soil and in soilless media. “Agriculture Canada Pubblication, Ottawa 1865/E.• Pardossi A. , Ceccatelli M., Malorgio F., Tognoni F. - 1994 " La gestione del<strong>la</strong> soluzionenutritiva in colture senza suolo a ciclo chiuso". L'Informatore Agrario n.44, 43-56.• Sonneveld C. - 1985 “ A method for calcu<strong>la</strong>ting the composition of nutrient solution for soillesscultures. GCRS, Naaldwijk.• Sonneveld C., Baas R., Nijssen H.M.C., de Hoog J. - 1999 “Salt tolerance of flower cropsgrown in soilless culture". Jour. of P<strong>la</strong>nt Nutrition, 22(6), 1033-104892


La disinfezione delle soluzioni nutritive nel sistema a“ciclo chiuso” delle colture fuori suoloAndrea Minuto e Angelo GaribaldiDi.Va.P.R.A. Patologia Vegetale - Università di TorinoPremessaLa coltivazione fuori suolo sembra offrire, rispetto al<strong>la</strong> coltura tradizionale realizzatain terreno, numerosi vantaggi legati, soprattutto, al miglior contenimento deipatogeni ipogei tipici delle colture effettuate in suolo.Tra le diverse tecniche oggi adottate in sistemi fuori suolo, l’adozione del ricircolodel<strong>la</strong> soluzione (ciclo chiuso), prevede, il recu<strong>per</strong>o e <strong>la</strong> reintegrazione del<strong>la</strong> soluzioneesausta. Questa, <strong>per</strong>ò, deve essere sottoposta a disinfezione con metodi diversi,al fine di garantire un basso rischio di ridistribuzione di eventuali patogeni tramite<strong>la</strong> stessa soluzione ricirco<strong>la</strong>ta (Runia et al., 1988; Runia 1994, Stanghellini eRasmussen 1994; Stanghellini et. al. 1996; Zinnen, 1988). È, quindi, evidente cheil sistema a ciclo chiuso, rispetto a quello a ciclo a<strong>per</strong>to, ovvero senza ricircolo del<strong>la</strong>soluzione nutritiva, presenta maggiori rischi dal punto di vista fitopatologico, anchese riduce <strong>la</strong> dis<strong>per</strong>sione nell’ambiente ed i consumi di acqua e di sostanze fertilizzanti(Stanghellini, 1994).Problemi fitopatologici in colture fuori suoloCome già osservato, <strong>la</strong> coltivazione fuori suolo <strong>per</strong>mette di mettere in atto un sistemadi lotta alle fitopatie telluriche <strong>per</strong> esclusione: si evita, infatti, <strong>la</strong> possibilità di contattotra pianta ospite e parassita allevando <strong>la</strong> prima in un nuovo ambiente sicuramenteesente da presenza di agenti patogeni (Bates e Stanghellini, 1986; Stanghellini eRasmussen, 1994; Stanghellini et al.,1996) a differenza di quanto si verifica nel terreno.Nonostante ciò, proprio in sistemi fuori suolo, è nota <strong>la</strong> presenza e <strong>la</strong> dannositàdi patogeni dell’apparato radicale delle piante. Si tratta in primo luogo di funghiappartenenti al<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse degli oomiceti (Pythium, Phytophthora, P<strong>la</strong>smopara), anchese non mancano segna<strong>la</strong>zioni di Fusarium, Thie<strong>la</strong>viopsis, Olpidium.Tra le possibili fonti di infezione, dalle quali originano gli attacchi alle coltureallevate in sistemi fuori suolo, i substrati sono potenzialmente quelli caratterizzatida maggiore rischio. In partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> sabbia può talora essere inquinata da Pythiumaphanidermathum e da P. dissotocum (Bates e Stanghellini 1984). Similmente <strong>la</strong>torba è <strong>la</strong> principale fonte di infezione di patogeni quali Pythium sp., Fusarium sp.,Olpidium sp. e Thie<strong>la</strong>viopsis sp. (Stanghellini e Rasmussen, 1994).L’aria può essere una potenziale via di infezione: il Fusarium oxysporum f. sp.radicis lyco<strong>per</strong>sici, ad esempio, è in grado di produrre abbondante inoculo aereo(Couteaudier e Lemanceau, 1989).Anche l’acqua, inoltre, può essere facile vettore di funghi: l’impiego di acquesu<strong>per</strong>ficiali è <strong>la</strong> prima fonte di introduzione nel fuori suolo di patogeni quali93


Pythium; tramite l’acqua, infatti. è possibile infatti <strong>la</strong> diffusione di zoospore e micelioe di propaguli di F.oxysporum f. sp. cyc<strong>la</strong>minis (Minuto e Garibaldi, 1998).Da ultimo anche il materiale propagativo può essere fonte di inoculo di microrganismipotenzialmente patogeni.Le condizioni ambientali caratteristiche delle colture idroponiche, inoltre, sonoin genere costanti anche <strong>per</strong> lunghi <strong>per</strong>iodi di tempo: in tal modo esse sono spessoconduttive <strong>per</strong> i parassiti radicali. Pythium aphanidermathum, ad esempio, a 25 °Cprovoca gravi attacchi su pomodoro, cetriolo e spinacio, mentre a 20 °C non vieneconsiderato come potenziale parassita (Stanghellini e Rasmussen, 1994).I metodi di lottaDal punto di vista teorico <strong>la</strong> coltivazione in sistemi fuori suolo potrebbe <strong>per</strong>metteuna facile gestione delle fitopatie avendo <strong>la</strong> possibilità di conoscere i fattori ingrado di influenzarne l’epidemiologia (tem<strong>per</strong>ature ottimali; fattori nutrizionali).Nonostante ciò l’approccio che attualmente sembra essere maggiormente seguito èl’applicazione di strategie basate su sistemi di lotta diretti quali il calore, i raggi ultravioletti,gli ultra suoni, l’ozono, <strong>la</strong> filtrazione, i mezzi chimici.Il caloreI sistemi di disinfezione basati sull’impiego di calore non sono partico<strong>la</strong>rmentecomplessi, almeno dal punto di vista teorico, prevedendo, praticamente, unrisc<strong>la</strong>damento dell’acqua di ricircolo al<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura di 95 °C <strong>per</strong> 30 secondi(Runia, 1988). Questa tecnica, <strong>per</strong>ò, presenta alcuni limiti legati al<strong>la</strong> presenza dicalcio e di altri elementi che precipitano in seguito al trattamento dell’acqua adelevata tem<strong>per</strong>atura. I limiti applicativi dei sistemi di disinfezione termica sono,inoltre, dovuti anche al consumo di energia e al<strong>la</strong> necessità di procedere ad unadeguato raffreddamento del<strong>la</strong> soluzione successivamente al trattamento di riscaldamento.I raggi ultraviolettiGli UV sono radiazioni elettromagnetiche che, a lunghezza d’onda tra 200 e 280nm possiedono un elevato potere biocida, che raggiunge il proprio ottimo a 253,7nm (Runia, 1994). Per il trattamento delle soluzioni circo<strong>la</strong>nti occorre garantire unirraggiamento non inferiore a 100 mJ/cm 2 , sufficiente <strong>per</strong> <strong>la</strong> maggioranza dei funghi,mentre <strong>per</strong> l’eliminazione dei virus occorre arrivare ad almeno 250 mJ/cm 2(Stangellini et al., 1984; Stanghellini e Rasmussen, 1994). I problemi che tale tecnicaincontra, <strong>per</strong>ò, sono legati al<strong>la</strong> torbidità delle acque: <strong>la</strong> presenza di partico<strong>la</strong>to,infatti, ma anche i che<strong>la</strong>ti metallici sono in grado di ridurre fortemente l’assorbimentoenergetico dei diversi strati di soluzione da disinfettare (Stanghellini eRasmussen, 1994)94


L’ozonoL’impiego di ozono come agente ossidante da impiegare <strong>per</strong> <strong>la</strong> bonifica del<strong>la</strong>soluzione circo<strong>la</strong>nte prevede l’iniezione di ozono gassoso nel<strong>la</strong> soluzione, preventivamentestabilizzata a pH 4 circa al fine di prolungare l’azione ossidante dell’ozonostesso (Runia, 1988; Stanghellini e Rasmussen, 1994).I risultati sono soddisfacenti verso diversi microrganismi quali Verticillium dahliae,F. oxysporum f. sp. lyco<strong>per</strong>sici e virus del mosaico del tabacco (TMV) e, inoltre,grazie al<strong>la</strong> elevata reattività dell’ozono (azione ossidante) con essudati radicali econ residui di fitofarmaci, eventualmente presenti in essa, <strong>la</strong> sua applicazionepotrebbe essere sfruttata <strong>per</strong> ridurre i rischi connessi con lo smaltimento di soluzionicirco<strong>la</strong>nti potenzialmente inquinate in partico<strong>la</strong>re da fitofarmaci (Runia, 1988;Stanghellini e Rasmussen, 1994).Attualmente a livello pratico, <strong>per</strong>ò, l’impiego di sistemi di disinfezione con distribuzionedi ozono è scarsamente diffuso <strong>per</strong> l’elevato costo di instal<strong>la</strong>zione e di gestione.Gli ultrasuoniSi tratta di una tecnica ancora poco studiata i cui effetti sono essenzialmente ditipo fisico e causano, essenzialmente, <strong>la</strong> rottura meccanica delle strutture cellu<strong>la</strong>ri.Recentemente l’impiego degli ultrasuoni è stato s<strong>per</strong>imentalmente adottato <strong>per</strong> l’eliminazionedelle zoospore di Pythium sp. dal<strong>la</strong> soluzione circo<strong>la</strong>nte e i risultatiottenute sembrano partico<strong>la</strong>rmente promettenti (Tu e Zhang, 2000).La filtrazioneLa filtrazione del<strong>la</strong> soluzione circo<strong>la</strong>nte con l’impiego di filtri è una soluzionevantaggiosa, dal punto di vista economico, <strong>per</strong> i minori investimenti richiesti(Runia, 1994). Ottimi risultati sono stati ottenuti verso F. oxysporum f.sp. lyco<strong>per</strong>sici,V. albo-atrum e virus del mosaico del cetriolo impiegando membrane filtranticon una porosità di 10 µm attraversate dal<strong>la</strong> soluzione al<strong>la</strong> pressione di 300 KPa(1000 Newton/m 2 ) (Runia, 1988).La filtrazione biologica, <strong>per</strong>ò, è <strong>la</strong> tecnica sul<strong>la</strong> quale oggi di più si sta indagandoquale metodo di eradicazione di diverse specie di Phytophthora (Vankuik,1994): essa prevede l’impiego di sistemi di filtrazione su sabbia, all’interno dei qualisono coinvolti soprattutto batteri e protozoi quali promotori dell’inattivazione odell’adsorbimento dei parassiti fungini e batterici.La descrizione pratica del sistema di filtrazione è riportata in dettaglio nel <strong>la</strong>voro“Tecnica costruttiva di impianti <strong>per</strong> <strong>la</strong> filtrazione lenta su sabbia di soluzioninutritive” di Minuto et al., pubblicato in questo stesso volume.Il difetto principale di tale metodo è, comunque, <strong>la</strong> lentezza di filtrazione e <strong>la</strong>necessità, dopo <strong>la</strong> costruzione ed instal<strong>la</strong>zione di tali filtri, di attendere l’avvenuta"maturazione" del filtro, ovvero <strong>la</strong> costituzione del biofilm presente sul<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie95


di separazione sabbia/acqua, che avviene dopo non meno di 3-6 settimane in funzionedelle tem<strong>per</strong>ature estive o invernali (Dijk e Oomen, 1978; Vankuik, 1994).La lotta chimicaPer quanto riguarda l’applicazione di fungicidi nei confronti delle alterazioniradicali di origine fungina, il maggiore problema da risolvere è <strong>la</strong> mancanza di registrazione<strong>per</strong> applicazioni in sistemi fuori suolo. Altre motivazioni, inoltre, che rendonopraticamente di difficile applicazione tale strategia di lotta sono <strong>la</strong> necessità dirispettare <strong>per</strong>iodi di sicurezza anche molto lunghi ed il rischio di insorgenza di fenomenidi resistenza e di fitotossicitàDa ultimo è necessario ricordare che in aree del sud del<strong>la</strong> Francia sono utilizzatiprodotti in grado di ri<strong>la</strong>sciare cloro nel<strong>la</strong> soluzione circo<strong>la</strong>nte (ipoclorito di sodio,cloro gassoso) (Poncet et al., 1999). Questa strategie deve, comunque, essere semprepreceduta dal<strong>la</strong> valutazione del<strong>la</strong> selettività nei confronti delle specie coltivate sucui si intende effettuare l’applicazione, anche <strong>per</strong>chè saggi preliminari svolti dalDi.Va.P.R.A. Patologia Vegetale circa <strong>la</strong> selettività e l’efficacia di diverse sostanze clorogenichesembrano oggi sconsigliarne il loro impiego.ConclusioniLa disinfezione delle soluzioni circo<strong>la</strong>nti, dunque, è una pratica necessaria <strong>per</strong> l’adozionedi tecniche di coltivazione fuori suolo con ricircolo delle soluzioni nutritive. I sistemidi disinfezione maggiormente promettenti sono, <strong>per</strong>ò, pochi e non sempre di facilegestione. La filtrazione lenta su sabbia sembra una soluzione pratica, efficiente ed economica,anche se necessita di strutture talora ingombranti; l’impiego dell’irraggiamento conluce ultravioletta pare essere efficace, se applicato secondo tecniche corrette, e, comunque,non partico<strong>la</strong>rmente complesso. In ogni caso l’uso di sostanze chimiche (fungicidi, ossidanti,etc….) non sembra oggi promettente <strong>per</strong> diverse implicazioni ambientali (ri<strong>la</strong>scionelle soluzioni esauste), tossicologiche (presenza di sostanze ossidanti), e legali (uso dicloro gassoso e di fitofarmaci).Lavori consultati• Bates M e Stangellini M. (1984) Root rot of hydroponically grown spinach caused byPythium aphanidermatum and P. dissotocum. P<strong>la</strong>nt Disease, 68: 989-991• Couteaudier Y. e Lemanceau P. (1989) Cultures hors-sol et ma<strong>la</strong>dies parasitaires.P.H.M. - Revue Horticole 11 (301): 9-17• Dijk Van J.C. e Oomen J. (1978) Slow sand filtration for community water supplyin developing countries. A design and construction manual. Technical pa<strong>per</strong> n° 11,WHO Int. Reference Centre for Community Water Supply, The Hague, TheNether<strong>la</strong>nds• Minuto A. E Garibaldi A. (1998) Diffusione di Fusarium oxysporum f.sp. cyc<strong>la</strong>minisin colture con irrigazione a flusso e riflusso. Colture Protette, 27, (10/suppl.): 21-26.96


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Nuovi sistemi <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione fuori suolo di specieorticole e floricoleAnna Barbara PisanuCentro Regionale Agrario S<strong>per</strong>imentale - CagliariNumerose tecniche di coltivazione senza suolo sono state messe a punto nelcorso degli ultimi trenta anni, molte di queste hanno trovato estesa applicazione susca<strong>la</strong> commerciale in diversi paesi, prevalentemente del nord Europa, soprattutto inseguito al<strong>la</strong> diffusione dell’impiego delle materie p<strong>la</strong>stiche in agricoltura in sostituzionedei costosi manufatti in cemento che avevano caratterizzato i primi impianti.Nei paesi mediterranei queste tecniche non hanno incontrato lo stesso interesse. Lescelte degli imprenditori sono infatti prevalentemente orientate verso metodi di coltivazionetradizionali, anche se non mancano esempi di aziende che o<strong>per</strong>ano conprofitto attuando colture fuori suolo.Tra gli elementi che hanno condizionato fino ad oggi l’espansione di questi sisteminei paesi mediterranei si può sicuramente indicare il più basso livello tecnologicodel<strong>la</strong> serricoltura, conseguente alle profonde differenze climatiche rispetto alleregioni del nord Europa.Gli investimenti strutturali sono orientati verso apprestamenti economici, e questinon sempre si conciliano con le esigenze ad elevato contenuto tecnologico degliimpianti <strong>per</strong> colture senza suolo. Non è un caso che anche in Italia i pionieri delfuori suolo abbiano importato <strong>la</strong> tecnologia dai paesi del nord Europa, all’avanguardiain questo settore, contemporaneamente all’introduzione di impianti ad elevatatecnologia <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione ed il controllo delle serre.L’adozione delle tecniche di coltivazione senza suolo è ritenuta una delle soluzionipiù efficaci al fine di rendere più ecocompatibili le colture protette, dato ilricorso generalizzato nel<strong>la</strong> pratica ordinaria al<strong>la</strong> disinfestazione del terreno confumiganti ed al massiccio impiego di fertilizzanti.I vantaggi che l’adozione di questi sistemi di coltivazione <strong>per</strong>mettono di conseguiresono oramai noti anche agli imprenditori più restii alle innovazioni tecnologiche.Negli ultimi dieci anni, infatti, questo tema è stato affrontato edapprofondito in occasione di numerosi convegni scientifici, seminari e corsi diformazione.Questi vantaggi possono essere riassunti brevemente in alcuni punti fondamentali:• È possibile su<strong>per</strong>are i vincoli legati all’impiego del terreno.La coltura senza suolo consente di produrre anche in aree marginali non utilizzabiliin agricoltura a causa delle negative caratteristiche chimiche e fisiche delterreno.Consente <strong>la</strong> coltivazione intensiva, su<strong>per</strong>ando fenomeni negativi quali <strong>la</strong> “stanchezzadel terreno” o gli attacchi di patogeni e parassiti agli apparati radicali dellecolture, conseguenti all’elevato livello di specializzazione colturale che caratterizza leproduzioni in serra.99


Considerate le limitazioni introdotte <strong>per</strong> legge all’impiego del bromuro di metile(il prodotto fino ad ora più utilizzato nel<strong>la</strong> sterilizzazione del terreno) il su<strong>per</strong>amentodi questo vincolo si rive<strong>la</strong> <strong>la</strong> leva più importante nel determinare <strong>la</strong> scelta diadottare tecniche di coltivazione senza suolo.L’impiego ripetuto di questo fumigante comporta rischi di accumulo di bromonel terreno, nelle falde e nei prodotti orticoli, inoltre il bromuro di metile è statoincluso tra le sostanze ritenute responsabili del<strong>la</strong> formazione del buco dell’ozono edil protocollo di Montreal del 1997 ne impone l’eliminazione graduale nei Paesi sviluppati,che dovrà essere totale entro il 2005.• È possibile migliorare le produzioni sia in termini quantitativi che qualitativi,riducendo nello stesso tempo i consumi di acqua, fertilizzanti e fitofarmaci.Grazie al controllo diretto del<strong>la</strong> nutrizione, consentito dall’impiego delle soluzioninutritive, e dello stato sanitario del<strong>la</strong> pianta si possono ottenere produzioniquantitativamente su<strong>per</strong>iori e miglioramenti delle caratteristiche organolettiche edigienico sanitarie delle stesse (<strong>per</strong> esempio ortaggi con un minor contenuto di residuidi fitofarmaci o di altri composti potenzialmente tossici come i nitrati).• È possibile incrementare l’efficienza del <strong>la</strong>voro e <strong>la</strong> resa economica delle colture.Non si effettuano <strong>la</strong>vorazioni del terreno, tantomeno letamazioni o concimazionidi fondo, <strong>per</strong>tanto è possibile effettuare rapide successioni dei cicli colturali.È possibile adottare soluzioni che comportano risparmio energetico,quali il riscaldamento del<strong>la</strong> zona radicale e l’impiego di strutture in grado disfruttare meglio lo spazio del<strong>la</strong> serra. Con alcune tecniche è possibile inoltreraggiungere elevati livelli di meccanizzazione (coltivazione di ortive da fogliacon il sistema NFT).Le tecniche di coltivazione senza suolo presentano come elemento comune ilcontrollo diretto del<strong>la</strong> nutrizione idrica e minerale del<strong>la</strong> pianta, al<strong>la</strong> quale deve esserefornita una soluzione nutritiva bi<strong>la</strong>nciata e completa di macro e micro elementi;si possono c<strong>la</strong>ssificare in due categorie, in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> presenza o meno di unmezzo di supporto solido <strong>per</strong> l’apparato radicale:1. Coltivazione su substrato in letto di sabbia o ghiaia e coltivazione su substrato incontenitore.2. Coltivazione su mezzo liquido statico o ricirco<strong>la</strong>nte: idroponia galleggiante, aeroponicae coltivazione su film di soluzione nutritiva (NFT).Un’altra c<strong>la</strong>ssificazione abbastanza frequente tiene conto del<strong>la</strong> modalità con <strong>la</strong>quale viene gestita <strong>la</strong> soluzione nutritiva1. Sistemi a ciclo a<strong>per</strong>to con soluzione nutritiva a <strong>per</strong>dere.Questi sistemi sono caratterizzati dal<strong>la</strong> presenza di un substrato che garantiscetra un’irrigazione e l’altra una riserva di soluzione.Gli interventi irrigui apportano ad intermittenza una soluzione fertilizzante, <strong>la</strong>cui composizione deve essere adeguata ai fabbisogni delle piante. La soluzione deve100


essere erogata in quantità eccedente il fabbisogno giornaliero del<strong>la</strong> pianta ma <strong>la</strong> frazionedi soluzione che drena non viene recu<strong>per</strong>ata.2. Sistemi a ciclo chiuso con recu<strong>per</strong>o e ricircolo del<strong>la</strong> soluzione nutritiva.In questi sistemi <strong>la</strong> presenza del substrato non è indispensabile.Le piante sono alimentate continuamente da una soluzione fertilizzante che circo<strong>la</strong>in un sistema chiuso e deve essere <strong>per</strong>iodicamente reintegrata <strong>per</strong> compensarei consumi idrici e in elementi nutritivi. La soluzione non viene ri<strong>la</strong>sciata nell’ambientese non in minima quantità al termine del ciclo colturale.Nel corso degli anni le tecniche di coltivazione fuori suolo si sono evolute ediversificate, sono state anche rese di più semplice attuazione, meno costose e piùrispondenti alle esigenze delle colture.La scelta del sistema da adottare deve essere fatta in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> specie chesi intende coltivare (tenendo conto del<strong>la</strong> durata del ciclo colturale), all’investimentoeconomico sostenibile dall’azienda <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione degli impianti eal livello di preparazione del <strong>per</strong>sonale tecnico <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione dello stesso.Ciascuna tecnica presenta infatti vantaggi e svantaggi che meritano un’accuratavalutazione.Coltivazione su substrato inerteIl sistema di coltivazione su substrato in sacco è attualmente il più diffuso e puòessere realizzato sia a ciclo a<strong>per</strong>to, che a ciclo chiuso. Gli elementi che caratterizzanoquesta tecnica sono: <strong>la</strong> presenza di un substrato di coltivazione in contenitori dipiccole dimensioni, all’interno dei quali sono coltivate poche piante, e <strong>la</strong> distribuzionedel<strong>la</strong> soluzione nutritiva con impianti di irrigazione a goccia, con 1-2 erogatori<strong>per</strong> pianta <strong>la</strong> cui portata può variare da 1 a 4 litri/ora.Il substrato fornisce un supporto meccanico allo sviluppo dell’apparato radicale,e costituisce nello stesso tempo una riserva di acqua ed elementi nutritivi nell’intervallotra gli interventi irrigui. Il substrato ideale <strong>per</strong> garantire il buon sviluppodel<strong>la</strong> pianta deve assicurare una buona aerazione, <strong>per</strong>mettere una buona circo<strong>la</strong>zionedel<strong>la</strong> soluzione, non essere soggetto a compressione e degradazione, non devedanneggiare fisicamente le radici ne contenere elementi tossici <strong>per</strong> le piante, deveessere chimicamente inerte e avere una capacità di scambio nul<strong>la</strong> o molto limitata.Il substrato più utilizzato nei paesi del nord Europa, è <strong>la</strong> <strong>la</strong>na di roccia. L’impiegodi questo substrato, utilizzato anche in Italia nei primi impianti di coltivazione fuorisuolo, ha messo in evidenza alcuni limiti: il costo eccessivo legato al<strong>la</strong> elevata incidenzadel trasporto, in quanto deve essere importato dal nord Europa, ed i notevoliproblemi legati al suo smaltimento a fine ciclo, possibile solo attraverso il recu<strong>per</strong>o,seguito da trattamento industriale <strong>per</strong> consentirne l’eventuale reimpiego.Il diffondersi di questa tecnica anche nei paesi che si affacciano al bacino delmediterraneo ha reso indispensabile apportare alcuni accorgimenti <strong>per</strong> adattar<strong>la</strong> allepeculiarità del clima. La tecnica infatti, messa a punto nelle condizioni climatichedei paesi dell’Europa continentale, ha avuto <strong>la</strong> necessità di verifiche ed adattamen-101


ti che hanno <strong>per</strong>messo di condurre con successo le prime es<strong>per</strong>ienze di coltivazionesu substrato inerte. Le prime es<strong>per</strong>ienze, infatti misero in evidenza alcuni limiti del<strong>la</strong>tecnica legati prevalentemente al<strong>la</strong> elevata radiazione so<strong>la</strong>re e al<strong>la</strong> mancanza di sistemidi controllo delle condizioni ambientali nelle serre.Il Centro Regionale Agrario S<strong>per</strong>imentale di Cagliari ha intrapreso nel<strong>la</strong> stagione84-85 le prime es<strong>per</strong>ienze di coltivazione su substrati inerti, con l’obiettivodi mettere a disposizione dei serricoltori le conoscenze necessarie <strong>per</strong>ché questatecnica di coltivazione potesse essere adottata con successo in ambiente mediterraneoe di individuare sistemi di gestione e substrati di coltivazione alternativia basso costo.Prove di coltivazione su substrati inerti di specie floricole sono state condotte surosa (Carletti M.G. et al.1991) e gerbera (Pisanu et al. 1994) impiegando diversisubstrati inerti. Queste prove hanno messo in evidenza <strong>la</strong> possibilità di utilizzarecon successo substrati alternativi al<strong>la</strong> <strong>la</strong>na di roccia.Successivamente sono state condotte prove di coltivazione di g<strong>la</strong>diolo e lisianthusimpiegando come substrato <strong>la</strong> <strong>per</strong>lite.In Sardegna i serricoltori che adottano questa tecnica di coltivazione <strong>per</strong> ilpomodoro da mensa utilizzano prevalentemente <strong>la</strong> fibra di posidonia oceanica, sottopostaad accurato <strong>la</strong>vaggio <strong>per</strong> consentire l’allontanamento dei sali e garantirecondizioni idonee allo sviluppo delle piante, <strong>la</strong> vinaccia proveniente da distilleria edil <strong>la</strong>pillo vulcanico (questi ultimi sono impiegati anche in misce<strong>la</strong> tra loro). Nel<strong>la</strong>coltivazione del<strong>la</strong> gerbera si è invece diffuso già da alcuni anni l’impiego del<strong>la</strong> fibradi cocco che ha caratteristiche fisiche molto simili al<strong>la</strong> torba bionda. In Sicilia vieneutilizzato prevalentemente il pietrisco di <strong>la</strong>va vulcanica sia nel<strong>la</strong> coltivazione di specieorticole che floricole.Coltivazione di g<strong>la</strong>diolo su agri<strong>per</strong>liteLa prova di coltivazione su <strong>per</strong>lite di g<strong>la</strong>diolo si proponeva di verificare <strong>la</strong> rispostaproduttiva di questa specie al<strong>la</strong> tecnica di coltivazione su substrato inerte, e stabilire<strong>la</strong> densità d’impianto più idonea <strong>per</strong> impianti in serra con trapianto a febbraioe raccolta nel mese di maggio.L’impianto è stato effettuato il 16 febbraio 1994 in una serra in ferro-vetro di300 m 2 , ubicata nell’azienda del C.R.A.S.in agro del comune di Uta, impiegando <strong>la</strong>varietà o<strong>la</strong>ndese “Hunting Song”. I sacchetti contenenti circa 22 litri di substratoavevano una lunghezza di 90 cm ed erano stati disposti in gruppi di quattro fileaffiancate sul<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie pacciamata del<strong>la</strong> serra.La fertirrigazione, prevedeva l’impiego di una soluzione nutritiva del tipo Coic-Lesaint calibrata a 11 milliequivalenti di azoto. La soluzione veniva erogata in 6interventi giornalieri, quel<strong>la</strong> <strong>per</strong>co<strong>la</strong>ta dai sacchetti non veniva recu<strong>per</strong>ata ma andavaa dis<strong>per</strong>dersi nel terreno. I volumi da distribuire giornalmente venivano determinatiin re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> radiazione globale incidente (Ammer<strong>la</strong>an et al. 1974).Le diverse densità d’impianto: 25 - 38 - 50 - 63 cormi /m 2 , erano state ottenu-102


te disponendo i cormi in numero di 8 - 12 - 16 - 20 su ciascun sacchetto, suddivisiin due file. La distanza tra le due file di cormi nel sacchetto era <strong>per</strong> tutte le tesidi 12,5 cm, mentre <strong>la</strong> distanza nel<strong>la</strong> fi<strong>la</strong> era rispettivamente 22,5 cm - 15 cm -11,25 cm - 9 cm. Lo schema s<strong>per</strong>imentale prevedeva anche l’impiego di bulbi inforza da fiore di calibro diverso: 6÷8, 8÷10, 10÷12, 12÷14.Questa es<strong>per</strong>ienza ha messo in evidenza che <strong>la</strong> coltivazione del g<strong>la</strong>diolo su substratoinerte può essere condotta conseguendo ottimi risultati. Re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong>densità d’impianto si può indicare più conveniente l’investimento di 25 cormi/m 2in quanto garantisce <strong>la</strong> produzione di steli fioriti di migliore qualità, più solidi econ un maggior numero di fiori <strong>per</strong> spiga. Densità maggiori fino a 50 cormi/m 2consentono, in un ciclo come questo (tardo inverno-primaverile) produzioni commercialmentevalide ma di minore qualità.Per quanto riguarda il calibro dei bulbi, si può evidenziare come il calibro 10÷12abbia garantito, <strong>per</strong> numero e dimensione dei fiori, una produzione di spighe qualitativamenteuguali a quelle ottenute con il calibro su<strong>per</strong>iore 12÷14, anche se <strong>la</strong>consistenza complessiva dello stelo risulta inferiore.Coltivazione di Eustoma grandiflorum su <strong>per</strong>liteIl CRAS ha ritenuto interessante inserire il Lisianthus nei programmi di ricercasulle colture senza suolo, <strong>per</strong>tanto sono state condotte alcune prove di coltivazione<strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di steli recisi allo scopo di approfondire alcuni aspetti: sceltavarietale, tecnica colturale (cimatura, densità di impianto, epoche di trapianto). Leprove sono state condotte in una serra in ferro vetro, dotata di sistema di riscaldamentoad aria calda tarato a 12 °C e di impianto <strong>per</strong> l’ombreggiamento. Come substratoè stata utilizzata <strong>per</strong>lite con una granulometria ridotta del tipo “Perlofon”,comunemente utilizzata in edilizia.Nel<strong>la</strong> prima prova sono stati messi a confronto 10 ibridi: Heidi blue picotee,Heidi white, Echo blue picotee, Echo dark blue, Echo white, Pink delight,Appleblossom, Bianco bell, Blue bell, Rosa bell.Le piantine sono state trapiantate il 23/11/1994, adottando un sesto di cm12,15 x 22,5 ed una densità di 22 piante/m 2 . A metà marzo è stata effettuata <strong>la</strong>cimatura al secondo internodo, <strong>per</strong> stimo<strong>la</strong>re lo sviluppo delle gemme ascel<strong>la</strong>ri edottenere un maggior numero di steli <strong>per</strong> pianta.Con <strong>la</strong> semina anticipata si s<strong>per</strong>ava di ottenere una fioritura precoce, ma il lentoaccrescimento delle piantine durante il <strong>per</strong>iodo invernale non ha <strong>per</strong>messo di conseguirel’anticipo atteso.Nel secondo anno di prova il piano s<strong>per</strong>imentale prevedeva il confronto tra 7 ibridi,Echo light blue, Echo pink picotee, Echo blue picotee, Yodel pink, Yodel bianco,Heidi blue picotee, Heidi pastel blue e due densità di impianto (17 e 22 piante/m 2 ).Il trapianto è avvenuto il 26/03/96, con piantine acquistate presso un vivaista.Lo sviluppo delle piantine è stato rapido e, benché non sia stata effettuata <strong>la</strong> cimatura,si sono sviluppati più getti <strong>per</strong> pianta, con una media di 1.6 nel<strong>la</strong> tesi a den-103


sità più alta e di 2 steli in quel<strong>la</strong> con densità più bassa. La fioritura ha avuto inizioa metà giugno e si è protratta <strong>per</strong> tutto il mese di luglio.La soluzione nutritiva utilizzata nei due anni di prova, è stata formu<strong>la</strong>ta con ilmetodo Cöic-Lesaint, sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> composizione chimica dell’acqua d’irrigazioneLa soluzione (pH 5,6 e E.C. 2,8 mScm -1 ) è stata erogata suddividendo il volumegiornaliero in 6÷9 interventi durante le ore di luce. Per ridurre il rischio di salinizzazionedel substrato sono stati effettuati, con cadenza decadica, interventi di di<strong>la</strong>vamento,erogando acqua invece del<strong>la</strong> soluzione nutritiva.Nel<strong>la</strong> prima prova le produzioni complessive più elevate sono state ottenute con gliibridi Heidi white (65,4 steli/m), Blue bell (65,3 steli/m 2 ), Bianco bell (61,1 steli/m 2 ).Le caratteristiche qualitative delle produzioni sono state di ottimo livello, con unaelevata <strong>per</strong>centuale di steli compresi nelle c<strong>la</strong>ssi extra e I categoria. La consistenza deglisteli, valutabile attraverso il peso medio degli stessi, è stata notevole in tutti gli ibridisaggiati. I valori più elevati di massa verde, <strong>per</strong> gli steli extra, sono stati ottenuti conEcho dark Blue e Echo Blue Picotee (rispettivamente 203 e 171 g/stelo).Nel secondo anno le maggiori produzioni sono state conseguite con gli ibrididel<strong>la</strong> serie Echo: Echo blue picotee (40.7 steli/m 2 ), Echo pink picotee (36.7steli/m 2 ). Echo light blue, pur avendo realizzato produzioni totali elevate, ha prodotto<strong>la</strong> più alta % di steli non commerciabili (36.7 % del totale), a causa del<strong>la</strong> scarsarobustezza.La qualità del<strong>la</strong> produzione è risultata elevata <strong>per</strong> tutti gli ibridi in prova e <strong>la</strong> densitàd’impianto non ha influenzato né <strong>la</strong> produzione, né <strong>la</strong> qualità degli steli: con17 piante/m 2 si è ottenuta una maggiore produzione di steli/pianta e ciò ha consentitodi raggiungere lo stesso livello produttivo conseguito con <strong>la</strong> densità più alta.Le prove hanno suscitato l’interesse di numerosi floricoltori: l’entità delle produzioniottenute e le ottime caratteristiche degli steli fiorali consentono di formu<strong>la</strong>reun giudizio sicuramente positivo circa l’adattabilità del Lisianthus a questa tecnicadi coltivazione in ambiente mediterraneo.Coltivazione in NFT (Nutrient Film Technique)La tecnica NFT, introdotta negli anni ‘70 da Coo<strong>per</strong> in Gran Bretagna, prevede<strong>la</strong> coltivazione in un mezzo liquido ricirco<strong>la</strong>nte ridotto ad un sottile film in cui l’apparatoradicale del<strong>la</strong> pianta è parzialmente immerso. È stata adottata <strong>per</strong> le coltureorticole (soprattutto pomodoro), non solo in Gran Bretagna ma anche in Belgio,Danimarca, Germania e in misura molto minore in Francia e O<strong>la</strong>nda, <strong>per</strong>ò ha subitoun rallentamento in seguito al diffondersi del<strong>la</strong> coltivazione su <strong>la</strong>stre di <strong>la</strong>na diroccia con soluzione a <strong>per</strong>dere, più vicina al<strong>la</strong> tradizionale coltivazione a terra e conminori problemi di gestione.Le problematiche suscitate negli ultimi anni dal<strong>la</strong> necessità di ridurre l’impatto<strong>ambientale</strong> del<strong>la</strong> coltivazione fuori suolo, e l’evoluzione dei sistemi di gestione econtrollo del<strong>la</strong> soluzione nutritiva hanno determinato nuovo interesse verso questatecnica.104


Il sistema consente di eliminare il substrato di coltivazione, che è utilizzato inpicco<strong>la</strong> quantità e solo <strong>per</strong> <strong>la</strong> fase di semina; infatti l’apparato radicale si sviluppaall’interno di canalette, nelle quali scorre, in continuo o ad intermittenza, un sottilefilm di soluzione nutritiva da cui attinge direttamente acqua e nutrienti, e in cuiri<strong>la</strong>scia escreti radicali.La mancanza del substrato costituisce un punto debole di questa tecnica, <strong>la</strong> colturarisulta estremamente sensibile a qualsiasi inconveniente tecnico che possadeterminare un blocco del flusso di soluzione o un’alterazione del<strong>la</strong> soluzione ricirco<strong>la</strong>nte.L’assenza del substrato di coltura consente <strong>per</strong>ò un controllo più immediatodel<strong>la</strong> nutrizione del<strong>la</strong> pianta: con interventi mirati a variare <strong>la</strong> composizione azotatadel<strong>la</strong> soluzione nelle fasi terminali del ciclo colturale prima del<strong>la</strong> raccolta il contenutodi nitrati negli ortaggi da foglia può essere control<strong>la</strong>to in NFT, migliorandole caratteristiche qualitative del<strong>la</strong> produzione. (Van der Boon J. et al., 1990).Il ricircolo del<strong>la</strong> soluzione nutritiva in NFT pone problemi analoghi a quelli chesi pongono <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione su substrato in sacco a “ciclo chiuso” ossia <strong>la</strong> modificazionedel<strong>la</strong> composizione del<strong>la</strong> soluzione ricirco<strong>la</strong>ta ed il rischio di diffusione dipatogeni.Si può prevedere un’analisi chimica completa <strong>per</strong>iodica del<strong>la</strong> soluzione ricirco<strong>la</strong>ntee <strong>la</strong> reintegrazione dei consumi mediante aggiunta di soluzione a composizionevariabile in funzione delle effettive asportazioni del<strong>la</strong> coltura, o una interruzione<strong>per</strong>iodica del<strong>la</strong> condizione di “ciclo chiuso” con scarico e sostituzione con soluzionedi nuova preparazione. In questo caso nel<strong>la</strong> fase di “ciclo chiuso” il reintegrodei consumi viene effettuato mediante aggiunta di soluzione nutritiva a composizionecostante, control<strong>la</strong>ndo solo il pH e <strong>la</strong> conducibilità elettrica del<strong>la</strong> soluzione(Venezia A. et al.,1996).Per control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> diffusione dei patogeni si può ricorrere a metodi fisici (radiazioniUV, calore ozono filtrazione), metodi chimici (Cloro gassoso, fungicidi, tensioattivi)o biologici (filtrazione lenta a sabbia). I volumi di soluzione impiegatisono notevoli e in generale i costi di impianto incidono notevolmente, inoltre, ènecessario tenere conto di alcuni fattori che possono condizionare l’efficacia deltrattamento: i metodi chimici possono dare alcuni effetti fitotossici, il trattamentocon il calore può determinare un aumento del<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura del<strong>la</strong> soluzione, <strong>la</strong> presenzadi sospensioni può ridurre l’efficacia del trattamento con i raggi UV.Con questa tecnica è possibile adottare soluzioni impiantistiche che consentonoun migliore sfruttamento dello spazio serra (strutture di coltivazione a sviluppo verticaleo con canalette mobili) e praticare interventi di riscaldamento del<strong>la</strong> zona radicale,in modo diretto rispetto al<strong>la</strong> coltivazione su substrato, attraverso il condizionamentotermico del<strong>la</strong> soluzione (20-25 °C). In ambiente mediterraneo si possono verificarecondizioni che determinano un eccessivo riscaldamento del<strong>la</strong> soluzione, e questopuò avere effetti negativi sul<strong>la</strong> disponibilità di ossigeno (Jackson M.B., 1980).La coltivazione in NFT viene comunemente ritenuta non adatta <strong>per</strong> coltivazionia ciclo molto lungo quali ad esempio pomodoro o gerbera, in quanto caratterizzateda un elevato sviluppo dell’apparato radicale al quale fa seguito un precoce105


invecchiamento e <strong>riduzione</strong> di funzionalità delle radici con conseguente aumentodell’incidenza di ma<strong>la</strong>ttie radicali. Per garantire un’adeguata areazione dell’apparatoradicale <strong>la</strong> lunghezza delle canalette, che devono avere una pendenza dell’1% <strong>per</strong>garantire un flusso rego<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> soluzione, non deve essere troppo elevata. Unabuona disponibilità di ossigeno può essere garantita aumentando le portate, insuff<strong>la</strong>ndoaria lungo le canalette di coltivazione o prevedendo un regime di erogazionedel<strong>la</strong> soluzione ad intemittenza, con <strong>la</strong> sospensione del flusso <strong>per</strong> un certo <strong>per</strong>iododi tempo. Quest’ultima modalità di irrigazione sembra consentire un migliorecontrollo dello sviluppo vegetativo del<strong>la</strong> pianta, con effetti positivi sul<strong>la</strong> precocitàdelle produzioni (ad esempio nel<strong>la</strong> coltivazione di pomodoro).Coltivazione di bulbose macroterme (lilium iris e g<strong>la</strong>diolo) su film liquidoCon lo scopo di verificare l’adattabilità a questa tecnica di coltivazione di alcunebulbose da fiore reciso (g<strong>la</strong>diolus, iris, lilium), il MiPAF ha finanziato un progettodi ricerca specifico nell’ambito del progetto finalizzato:”Prodotti e tecnologieinnovative su piante ornamentali con partico<strong>la</strong>re riferimento alle aree del meridione”,inserito nel sottoprogetto:”Innovazioni di processo”.Gli impianti sono stati predisposti in una serra in ferro vetro (su una su<strong>per</strong>ficiedi 300 m 2 ) ubicata nell’azienda del CRAS in agro del comune di Uta. L’impiantodelle prove è stato effettuato nel<strong>la</strong> prima quindicina del mese di novembre, impiegandobulbi di g<strong>la</strong>diolo calibro 12÷14, bulbi di iris calibro 9÷10 e 8÷9 e bulbi dililium calibro 16÷18.Le canalette di coltivazione sono state affiancate in gruppi di 4, realizzando uninvestimento di 27,8 piante/m 2 <strong>per</strong> il g<strong>la</strong>diolo, 55,6 piante/m 2 <strong>per</strong> l’iris e 35 piante/m2 <strong>per</strong> il lilium.I risultati conseguiti nel corso di queste prove hanno messo in evidenza i limitie le potenzialità del<strong>la</strong> coltivazione in NFT di queste bulbose.Per <strong>la</strong> coltivazione di g<strong>la</strong>diolo e iris sono state impiegate canalette in polipropilene(base 22 cm e spal<strong>la</strong> <strong>la</strong>terale di 10 cm), sulle quali sono stati poggiati i vasettiin p<strong>la</strong>stica a sezione quadrata 9x9x12, con le pareti <strong>la</strong>terali forate, contenenti argil<strong>la</strong>espansa, utilizzati <strong>per</strong> garantire stabilità ai bulbi. Per <strong>la</strong> preparazione del<strong>la</strong> soluzionenutritiva è stata utilizzata acqua prelevata da una falda sottostante caratterizzatada una conducibilità elettrica di partenza di 1,8 mScm -1 . La composizione chimicadell’acqua non ha consentito di adottare una gestione a ciclo chiuso del<strong>la</strong> soluzionenutritiva che <strong>per</strong>iodicamente è stata sostituita completamente. La distribuzionedel<strong>la</strong> stessa è avvenuta dalle otto del mattino fino alle diciotto, prevedendocome tempi 20 minuti di ricircolo alternati a 20 minuti di pausa. Le ottime caratteristichedegli steli prodotti confermano che con questa tecnica possono essereconseguite produzioni di qualità eccellente (Pisanu A. B. e Sirigu A., 2000).Successivamente <strong>per</strong> le due specie è stata adottata una soluzione più economicadisponendo i bulbi direttamente sul<strong>la</strong> canaletta. Per impedire lo sviluppo dellealghe <strong>la</strong> canaletta di coltivazione del g<strong>la</strong>diolo è stata co<strong>per</strong>ta con un film di polieti-106


lene nero, forato lungo <strong>la</strong> fi<strong>la</strong> <strong>per</strong> consentire <strong>la</strong> fuoriuscita degli steli; mentre nel casodell’ iris, <strong>la</strong> canaletta è stata rico<strong>per</strong>ta con un foglio di polipropilene forato cheessendo rigido ha garantito sostegno ai bulbi, consentendo agli stessi di mantenereuna posizione verticale.Questa soluzione si è rive<strong>la</strong>ta molto interessante <strong>per</strong> il g<strong>la</strong>diolo, in quanto haconsentito di ottenere produzioni equivalenti a quelle ottenute impiantando i bulbinel vasetto con le pareti forate. Nel caso dell’iris invece si è avuta una produzione disteli qualitativamente inferiore rispetto al testimone che era stato trapiantato all’internodel vasetto contenente argil<strong>la</strong> espansa. Molto probabilmente <strong>la</strong> distribuzionedel<strong>la</strong> soluzione nutritiva <strong>per</strong> 20 minuti alternati a 20 minuti di pausa, ha determinatonel<strong>la</strong> tesi a radice nuda uno stato idrico del bulbo non ottimale, a causa dell’assenzadel vo<strong>la</strong>no idrico rappresentato dal substrato contenuto nel vasetto.Per <strong>la</strong> coltivazione del lilium si è reso necessario favorire l’emissione delle radiciavventizie nei primi 10 cm al di sopra del bulbo, <strong>per</strong>tanto il primo anno i bulbi sonostati inseriti in fitocelle di PE nero, da 10 cm di diametro e 20 cm di altezza, contenentiargil<strong>la</strong> espansa.Ad eccezione dell’ibrido A<strong>la</strong>ska che ha risentito di una infezione i cui agenti eranoprobabilmente già presenti nel materiale di propagazione, gli ibridi in prova hannopresentato uno sviluppo vegetativo normale. Nel complesso i risultati sono stati piùche soddisfacenti: <strong>la</strong> buona qualità degli steli prodotti, se si escludono leggeri difettiin alcune foglie, causati dal<strong>la</strong> elevata radiazione e concomitante diminuzione delltasso di umidità durante il mese di gennaio, consente di affermare che <strong>la</strong> tecnicaNFT può essere impiegata con successo nel<strong>la</strong> coltivazione di questa bulbosa.Nel secondo anno l’impianto dei bulbi è stato effettuato direttamente sulle canalettein polipropilene (base 22 cm e spal<strong>la</strong> <strong>la</strong>terale di 20 cm), contenenti argil<strong>la</strong>espansa, in questo caso si sono determinate migliori condizioni <strong>per</strong> lo sviluppo delleradici avventizie e <strong>la</strong> qualità degli steli è stata su<strong>per</strong>iore a quel<strong>la</strong> ottenuta nel primoanno.Nel terzo anno <strong>la</strong> tecnica di coltivazione su canaletta in polipropilene contenenteargil<strong>la</strong> espansa è stata messa a confronto con un nuovo sistema spagnolo “NewGrowing System”. Le linee di coltivazione del NGS sono costituite da tubo<strong>la</strong>ri in polietileneformati da due o tre fogli di diverso diametro disposti, uno interno all’altro, a formaredue o tre strati .Sul<strong>la</strong> parte basale dei tubo<strong>la</strong>ri più interni sono stati praticati deifori, uno ogni 45 cm, alternati negli strati intermedi in modo che non siano maisovrapposti. Questi fori consentono al<strong>la</strong> soluzione nutritiva e all’apparato radicale diraggiungere gli strati sottostanti. Le linee di coltivazione sono sospese a 40÷50 cm altezzadal terreno, sostenute da una struttura portante in cavetto di acciaio (tipo vitifil da0,8 mm) tesa tra i cavalletti normalmente utilizzati <strong>per</strong> sostenere le reti di tutoraggiodegli steli, ben ancorata in testata <strong>per</strong> sostenere il peso del<strong>la</strong> coltura e garantire una adeguatapendenza, <strong>per</strong> favorire il recu<strong>per</strong>o del<strong>la</strong> soluzione nutritiva. Questa viene erogatadall’alto, sul bulbo adagiato direttamente sul<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie del primo tubo<strong>la</strong>re e sul<strong>la</strong>parte basale dello stelo che rimane all’interno dello stesso, mediante nebulizzatori tipoDan Fog da 7 litri/ora disposti accoppiati e rivolti in direzione opposta a circa 21 cm107


di distanza (una coppia ogni 3 bulbi). Per <strong>la</strong> preparazione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva éstata utilizzata acqua di origine meteorica raccolta in apposite vasche. Le caratteristichechimiche dell’acqua hanno consentito di adottare una gestione in ciclo chiuso,<strong>per</strong>tanto <strong>la</strong> soluzione è stata giornalmente reintegrata con soluzione a composizionecostante e non è stata necessaria alcuna correzione.La distribuzione del<strong>la</strong> soluzione è avvenuta ad intermittenza, così come nel<strong>la</strong> tesisu canaletta contenente argil<strong>la</strong> espansa, dalle otto del mattino fino alle diciotto disera, prevedendo 20 minuti di ricircolo alternati a 20 minuti di pausa. Questa gestioneha garantito <strong>per</strong> alcuni degli ibridi in prova (Gran Paradiso, Prato, Adeline eA<strong>la</strong>ska) buone condizioni di crescita e funzionalità dell’apparato radicale, mentre inaltri (Elite e Vivaldi) ha messo in evidenza difficoltà di sviluppo dello stesso.I tecnici che promuovono <strong>la</strong> commercializzazione di questo nuovo sistema dicoltivazione, utilizzato prevalentemente <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione di specie ortive, consiglianoun’erogazione continua del<strong>la</strong> soluzione nutritiva ed il funzionamento dell’impiantoanche nelle ore notturne.Si è ritenuto opportuno proseguire <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione sul<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> soluzionenutritiva con questo sistema allo scopo di verificare se le difficoltà riscontratesiano da imputare al<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> distribuzione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva esu<strong>per</strong>abili con l’erogazione continua effettuata anche nelle ore notturne.È stato messo a punto anche un nuovo sistema di coltivazione che prevede l’utilizzodi una canaletta di coltivazione in polipropilene e <strong>la</strong> nebulizzazione del<strong>la</strong> soluzionenutritiva direttamente sui bulbi poggiati senza alcun supporto sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> stessa.Gli erogatori tipo Dan fog da 7 litri ora, fissati sul<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie interna del<strong>la</strong> parte su<strong>per</strong>ioredel<strong>la</strong> canaletta ogni 54 cm, sono stati disposti affiancati con gli ugelli opposti a180° (una coppia ogni 6 bulbi). La canaletta di coltivazione alta 15 cm è stata chiusasu<strong>per</strong>iormente con un foglio dello stesso materiale, sul quale erano stati praticati dei fori<strong>per</strong> consentire <strong>la</strong> fuoriuscita e l’allungamento degli steli. I fori praticati sul<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficiesu<strong>per</strong>iore del<strong>la</strong> canaletta ogni 9 cm hanno un diametro di 4 cm. In via preliminare conquesto sistema è stato effettuato un impianto utilizzando l’ibrido Adeline, prevedendoanche in questo caso il ricircolo del<strong>la</strong> soluzione nutritiva <strong>per</strong> 20 minuti, alternati a 20minuti di pausa, dalle otto del mattino fino alle diciotto di sera. I risultati sono statimolto incoraggianti, tanto da far ritenere questo sistema il più rispondente tra quellimessi a confronto in questa s<strong>per</strong>imentazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione del lilium. È incorso una prova s<strong>per</strong>imentale che mette a confronto questo nuovo sistema conil NGS, valutando l’influenza esercitata dal ricircolo del<strong>la</strong> soluzione nutritivanelle ore diurne a confronto con il ricircolo previsto anche durante <strong>la</strong> notte.Coltivazione in aeroponica ad elevata densità (HDAS)Nei sistemi di coltivazione aeroponica le piante sono sorrette da semplicistrutture di sostegno e gli apparati radicali si sviluppano al di fuori di qualsiasisubstrato liquido o solido, sono infatti sospesi e ricevono <strong>la</strong> soluzione nutriva informa nebulizzata attraverso degli appositi erogatori.108


Questo sistema è stato utilizzato con successo in prove s<strong>per</strong>imentali di coltivazionedi pomodoro, sedano e <strong>la</strong>ttuga e consente di realizzare un notevole incrementodel<strong>la</strong> produttività <strong>per</strong> m 2 di serra.Per verificare se anche le specie da fiore, in partico<strong>la</strong>re quelle da mazzetteria, possanotrarre vantaggio dall’applicazione di questa tecnica di coltivazione innovativaè stato finanziato dal MiPAF un progetto di ricerca che si proponeva di verificarel’adattabilità di fresia e anemone al<strong>la</strong> coltivazione con questa tecnica.Le strutture che sorreggono le piante, tubi in PVC o più frequentemente pannelliin polistirolo espanso, possono avere disposizione verticale, orizzontale o su unpiano inclinato, in questo caso consentono di adottare densità d’impianto più elevate.La nebulizzazione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva sulle radici può avvenire ad intermittenzao in ciclo continuo, <strong>la</strong> soluzione eccedente ricade al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> strutturadi sostegno e viene ricirco<strong>la</strong>ta (Leoni S. et al., 1994).Le prove condotte presso il C.R.A.S. prevedono l’utilizzo di una struttura disupporto a sezione triango<strong>la</strong>re in tondino di ferro zincato del diametro di 8 mm,con i due <strong>la</strong>ti inclinati di 50° su cui poggiano pannelli in polistirolo ad alta densità(25 Kg/m 2 ). Sui pannelli sono praticati dei fori nei quali trovano sistemazione lepiantine preparate su cubetti di <strong>la</strong>na di roccia, oppure, nel caso del<strong>la</strong> coltivazionedi anemone e fresia, direttamente i bulbi.All’interno del<strong>la</strong> struttura di sostegno sono state montate le condotte <strong>per</strong> <strong>la</strong> distribuzionedel<strong>la</strong> soluzione nutritiva, dapprima con una disposizione a due ali e successivamentea tre, sospese a diversa distanza dal<strong>la</strong> base, dotate di ugelli spruzzatoritipo “dan-fog”, con portata di 35 l/ora.I tempi di erogazione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva sono stati, in re<strong>la</strong>zione alle condizioniambientali, di 3 - 5 minuti, quelli di pausa di 15 = 20 minuti; durante <strong>la</strong>notte, invece, gli interventi venivano sospesi del tutto.L’apparato radicale si sviluppa a contatto con l’aria, quindi è garantita una sicuraareazione, inoltre i minori volumi di soluzione impiegati rispetto al<strong>la</strong> tecnicaNFT rendono meno costoso il controllo delle condizioni nutrizionali (che può essereeffettuato secondo le due modalità indicate <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione con tecnica NFT)ed economicamente valido il ricorso a trattamenti di sterilizzazione del<strong>la</strong> soluzione.Le prove condotte prevedevano il confronto tra due densità d’impianto: 120 e180 piante/m 2 di pannello, con sesto 10x12 cm e 12x16 cm, corrispondenti a 200e 300 piante/m 2 di bancale. Le parcelle, costituite da 1 m 2 di pannello inclinato,insistevano infatti su una su<strong>per</strong>ficie di terreno di 0.6 m 2 .La coltivazione dell’anemone non ha dimostrato un buon adattamento al<strong>la</strong> tecnicadi coltivazione in HDAS, <strong>la</strong> prova infatti è stata compromessa da numerose fal<strong>la</strong>nzeconseguenti al mancato germogliamento dei bulbi.La fresia ha invece mostrato un buon adattamento al<strong>la</strong> tecnica, Lo sviluppo deibulbi è stato rego<strong>la</strong>re e le caratteristiche degli steli fioriti di ottima qualità. Le caratteristichequalitative degli steli non sono state influenzate dal<strong>la</strong> densità d’impiantose si esclude <strong>la</strong> lunghezza spiga dello stelo di I raccolta che è stata di 7,9 cm con <strong>la</strong>densità minore e di 7,4 con quel<strong>la</strong> maggiore. Le differenze tra i parametri lunghez-109


za stelo e numero di fiori <strong>per</strong> spiga non sono risultate invece significative all’analisidel<strong>la</strong> varianza.Nel secondo anno di prova sono state utilizzati altri tre ibridi mantenendo invariatele densità di impianto e <strong>la</strong> tecnica di coltivazione. È stato adottato un sistemadi tutoraggio <strong>per</strong> gli steli, progettato a completamento del<strong>la</strong> struttura che sostiene ipannelli inclinati del sistema HDAS, questo sistema di tutoraggio si è rive<strong>la</strong>to idoneoallo scopo.I risultati ottenuti hanno confermato <strong>la</strong> possibilità di coltivare con successo <strong>la</strong>fresia in HDAS adottando anche <strong>la</strong> densità più elevata (pari a 180 bulbi/m 2 di pannelloche, considerando anche le tare, corrisponde a 200 bulbi <strong>per</strong> m 2 di co<strong>per</strong>to),sempre che <strong>la</strong> maggior produzione conseguibile copra i costi dovuti al maggior investimento.Coltivazione in mezzo liquido mediante <strong>la</strong> tecnica “Floating system”Il sistema prevede l’impiego di vasche rivestite in materiale p<strong>la</strong>stico (generalmentepolietilene di spessore 0,20 di colore nero), riempite con soluzione nutritiva<strong>per</strong> un’altezza variabile tra i 10 e i 20 cm, che viene arieggiata mediante il ricircoload intermittenza. Sul<strong>la</strong> soluzione nutritiva galleggiano contenitori alveo<strong>la</strong>ti di polistiroloprovvisti di fori in cui vengono sistemati i vasetti in polietilene contenenti unsubstrato, spesso torba bionda o comunque caratterizzato da elevata capil<strong>la</strong>rità ebasso peso specifico. In alternativa sono utilizzati pannelli di materiale espanso, polistiroloo altro, provvisti di fessurazioni <strong>per</strong>pendico<strong>la</strong>ri coniche da 1 a 10 mm cheinteressano tutto lo spessore di circa 3-4 cm, riempite con substrato quale <strong>per</strong>lite,sabbia grossa, <strong>la</strong>na di roccia, vermiculite o altro.La semina avviene nei vasetti o nelle scana<strong>la</strong>ture direttamente sui pannelli cheprima di essere messi sulle vasche possono stazionare fino all’emergenza in celle digerminazione. Generalmente sono coltivate con questo sistema colture a ciclo brevequali ortaggi da foglia, come ruco<strong>la</strong> o basilico. L’apparato radicale del<strong>la</strong> pianta si sviluppaall’interno del<strong>la</strong> vasca risultando completamente o parzialmente immersonel<strong>la</strong> soluzione nutritiva. Gli impianti specializzati esistenti sono tutti dotati di doppiosistema di riscaldamento acqua aria in modo da garantire condizioni termoigrometrichein grado di prevenire attacchi di botritis. La brevità del ciclo colturale nonrende necessario reintegrare gli elementi nutritivi nel<strong>la</strong> soluzione, solo tra un ciclo el’altro vengono corretti il pH e <strong>la</strong> conducibilità elettrica con l’aggiunta di acqua esoluzione concentrata. Essendo il ciclo chiuso si rende anche in questo caso necessaria<strong>la</strong> filtrazione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva <strong>per</strong> evitare lo sviluppo di patogeni.Nel<strong>la</strong> rivista Colture Protette (Luglio 2000, pagine 57-61) un interessante articoloriferisce che in O<strong>la</strong>nda un sistema idroponico di questo tipo si sta diffondendopresso i coltivatori di tulipano, giacinto ed iris da fiore reciso.Presso il CRAS è in fase di allestimento un impianto in idroponica galleggiante<strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione di iris. Le vasche di coltivazione (1.45 m x 5,15 m) con pareti inalluminio ed il fondo in polistirolo ad elevata densità, sono state im<strong>per</strong>meabilizzate110


con un film di polietilene di spessore 0,2 mm e saranno riempite con <strong>la</strong> soluzionenutritiva <strong>per</strong> uno spessore di 6-8 cm. Sul<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie saranno adagiati dei p<strong>la</strong>teauxalveo<strong>la</strong>ti in polistirolo, con gli alveoli di dimensioni adeguate a contenere bulbi dicalibro 9-10 e 10+, realizzando una densità di impianto di 219 bulbi/m 2 di bancale.È previsto il ricircolo del<strong>la</strong> soluzione nutritiva, con cicli di <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> durata di15 minuti alternati a 15 minuti di pausa. La prova si propone di verificare due tecnichedi immissione del<strong>la</strong> soluzione nel<strong>la</strong> vasca:1) da un solo punto di ingresso con una portata di 6 litri al minuto,2) tramite 52 spruzzatori da 7 litri/h disposti a distanze rego<strong>la</strong>ri su due ali a pochicentimetri dal<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie dell’acqua, allo scopo di ottenere sia una maggiore ossigenazioneche una distribuzione uniforme dell’ossigeno nel<strong>la</strong> soluzione, garantendocome nel<strong>la</strong> tesi 1 una portata di 6 litri al minutoSe saranno confermati gli incoraggianti risultati ottenuti dai coltivatori o<strong>la</strong>ndesi,si potrà intravedere anche presso i nostri coltivatori, una espansione su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong>di questa tecnica <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione di iris ed altre bulbose da fiore reciso come narcisigiacinti e tulipani, infatti l’idrocoltura non richiede tecnologie molto sofisticatee consente di ridurre notevolmente i costi di produzione.111


Di seguito sono riportati i costi orientativi di alcuni materiali ed attrezzature impiegate <strong>per</strong><strong>la</strong> coltivazione fuori suolo riferibili al biennio 1999-2000.SUBSTRATOCOSTO/UNITA’DI COLTIVAZIONELana di roccia Grodan (<strong>la</strong>stra di coltivazione 100 x 15 x 7,5 cm) 4.500 + 2000 trasportoPerlite (Lire 130.000 <strong>per</strong> m 3 )2900 (22 litri)Argil<strong>la</strong> espansa (Lire 140.000 <strong>per</strong> m 3 )3000 (22 litri)Lapillo vulcanico (Lire 60.000 <strong>per</strong> m 3 )1320 (22 litri)Vinaccia (Lire 20.000 <strong>per</strong> m 3 )440 (22 litri)Posidonia (Lire 30.000 <strong>per</strong> m 3 )660 (22 litri)Fibra di cocco (Lire 66.500 <strong>per</strong> m 3 + 23.000 trasporto)1463 +500 trasporto (22 litri)( Ballette pressate da 5 Kg 30 x 30 x 15 cm che sviluppano 60 l) 4000 +1300 trasportoMATERIALICOSTO UNITARIOSacchi di coltivazione in polietilene addittivato 100 x 30 cm Lire 450/cad.Canaletta in polipropilene <strong>per</strong> coltura in substratoLire 2700/ m(90 cm di <strong>la</strong>rghezza presagomata 30 x 30 x 30 cm) escluso gancio di sostegno+ canale di sgrondo (<strong>la</strong>rghezza 29 cm ) Lire 750/mCanaletta in polipropilene <strong>per</strong> coltura in film liquido Lire 768/m(Larghezza 32 cm sagomata: base 21 cm spal<strong>la</strong> 5 cm)escluso gancio di sostegnoCanaletta in <strong>la</strong>miera zincata <strong>per</strong> coltura in film liquido Lire 7000/m(<strong>la</strong>rghezza 33 cm sagomata: base 22 cm spal<strong>la</strong> 5 cm)Canaletta in acciaio inox Lire 18000/m(Larghezza 33 cm sagomata: base 22 cm spal<strong>la</strong> 5 cm)Pannelli di polistirolo espanso ad elevata densità (25 Kg/m 3 ) Lire 260000-300000/ m 3Unita di coltivazione 130 x 100 x 3 cmLire 13000/cad.Unità di coltivazione 100 x 100 x 1 cmLire 3000/cadPastiglie di torba pressata Jiffi - 7 da 38 mmLire 80/cad.Cubetti di <strong>la</strong>na di roccia Grodan 3,6 x 3,6 x 4 cmLire 125/cad.IMPIANTICOSTOContatore fertilizzante con emettitore impulsi Lire 162000Elettrovalvo<strong>la</strong>Computer PLC con disp<strong>la</strong>y che gestisce 5 valvole e 5 contatori Lire 1500000Impianto con pompa dosatrice (Dosatron) Lire 750000+sensore manuale di pH Lire 350000+ sensore manuale di conduttività elettricaSensore con Disp<strong>la</strong>y a cristalli liquidi <strong>per</strong> controllo di pH e Lire 2600000conduttività elettrica + portasondeSistemi gestiti da PC con possibilità di più ricette (da 3 fino a 6) A partire da Lire 6000000e controllo da 12 fino a 24 elettrovalvole Sino a Lire 20000000Unità di sterilizzazione a raggi UV (portata 2000 litri/ora) Lire 1770000112


Bibliografia• Graves C.J., Hurd R.G., 1983. Intermittent solution circu<strong>la</strong>tion in the nutrient film technique.Acta Horticulturae 133: 47-52.• Jackson M.B., 1980. Aeration in the nutrient film technique of g<strong>la</strong>sshouse crop productionand the importance of oxygen, ethylene and carbon dioxide. Acta Horticulturae 98: 61-78.• Leoni S., Carletti M.G., Grudina B., Madeddu B., 1987. Coltivazione di pomodoro su substratiinerti in ambiente mediterraneo. Colture Protette 4: 63-69.• Leoni S., Cadinu M., Grudina B., Madeddu B., 1989. Risultati ottenuti in tre cicli di coltivazionedi pomodoro su sette diversi substrati inerti.Colture Protette 1: 93-98.• Fao P<strong>la</strong>nt Production and Protection, 1990 – Soilless culture for horticultural crop production.Pa<strong>per</strong> n.101.• Malorgio F., Pardossi A., Lishu W., 1990. Contenuto di nitrati in sedano e <strong>la</strong>ttuga coltivatiin NFT. Colture Protette 7: 14-18.• Leoni S., Madeddu B., 1992. L’impiego del<strong>la</strong> vinaccia nel<strong>la</strong> coltivazione del pomodoro inserra. Colture Protette 6: 67-71.• Molitor H.D., 1993. Tecniche d’ irrigazione a ciclo chiuso <strong>per</strong> le coltivazioni in serra e inpien’ aria. Flortecnica 12: 36-40.• Molfino M., 1993. Un sistema idroponico piano su membrana. Colture Protette 1: 29-30.• Finali M., 1994. Vasi: se l’ irrigazione è a ciclo chiuso. Colture Protette 2: 65-68.• Pisanu A.B., Carletti M.G., Leoni S., 1994. Risultati di coltivazione del<strong>la</strong> gerbera su diversisubstrati inerti. Informatore Agrario L (37): 69-72.• Leoni S., Pisanu A.B., 1995. Dieci anni di es<strong>per</strong>ienze di coltivazione senza suolo effettuatedal C.R.A.S., in orticoltura e floricoltura... Flortecnica 6: 42-48.• Casarotti D., Martignon G., Quattrini E., Venezia A., 1996 - Coltivazione di pe<strong>per</strong>one inNFT. In atti del Simposio, Lodi 28-29 settembre1995: 198-201.• Martignon G., Venezia A., 1996 - I sistemi di coltivazione senza suolo. In atti del Simposio,Lodi 28-29 settembre1995: 15-37.• Venezia A., Martignon G., Quattrini E., 1998 - La soluzione nutritiva nel fuori suolo.Colture Protette,4: 27-33.• Venezia A., Martignon G., Schiavi M., Casarotti D., 1996 - Coltivazione di pe<strong>per</strong>one sufilm di soluzione nutritiva. Colture Protette 11: 83-87.• Atti del Simposio “La coltura senza suolo in Italia: tecniche di coltivazione, problematiche eprospettive”, Lodi 28-29 settembre1995• Venezia A., Martignon G., Schiavi M., Casarotti D., 1997 – Gerbera fuori suolo: sistemaa<strong>per</strong>to e chiuso. Colture Protette 9:129-135.• Venezia A., Martignon G., Quattrini E., Parente A., 1999 – Prima es<strong>per</strong>ienza di coltivazionedi gerbera in vaso <strong>per</strong> subirrigazione. Colture Protette 2: 95-101.• Venezia A., Quattrini E., Martignon G., Casarotti D., Rotino G.L., Fa<strong>la</strong>vigna A., 1999 –Coltivazione di me<strong>la</strong>nzana in vaso ed alimentazione mediante subirrigazione. ColtureProtette 5: 79-84• Pisanu A.B., Sirigu A., 2000. A comparison between hibrids of g<strong>la</strong>dioli cultivated innutrient film technique (NFT) Prossima pubblicazione su Acta Horticolturae113


Le attività nel campo dei Servizi di Sviluppo Agricolo asostegno del florovivaismo Campano: colture fuori suoloLuciano D’Aponte, Ferdinando LongoSezione sviluppo delle produzioni vegetali (S T A P A Ce P I C A di Napoli)PremessaL’occasione data da questo convegno di presentare sette poster inerenti provedimostrative in fuori suolo svolte dallo STAPA CePICA di Napoli, su progetti delSE.S.I.R.C.A., negli ultimi 5 - 6 anni, offre l’opportunità di poter effettuare unbi<strong>la</strong>ncio di questa intensa attività divulgativa e di poter valutare gli effetti sul<strong>la</strong> floricolturavesuviana e dell’intera regione.Agli inizi degli anni novanta i floricoltori campani non avevano ancora avuto <strong>la</strong>possibilità di passare a sistemi di coltivazione in fuori suolo (tranne che <strong>per</strong> coltureancora poco diffuse come le orchidee).Si avvertiva <strong>la</strong> necessità di passare ad un tipo di coltivazione che facesse su<strong>per</strong>arei problemi di terreni non idonei sia <strong>per</strong> le loro caratteristiche, che <strong>per</strong> fenomenidi stanchezza.Le prime iniziative divulgative in tal senso sono servite a guidare <strong>la</strong> diffusionedel<strong>la</strong> produzione di fiori recisi in fuori suolo, che in pochi anni è passata in<strong>Campania</strong> da pochi migliaia di metri ad una su<strong>per</strong>ficie stimata su<strong>per</strong>iore ai 40 ettari,come si evince dall’allegata tabel<strong>la</strong> 1.La guida o<strong>per</strong>ata dai Servizi di Sviluppo Agricolo è stata utile sia nel<strong>la</strong> sceltadelle attrezzature (fertirrigatori, bancali, canalette, filtri, impianti ad osmosi, macchine<strong>per</strong> <strong>la</strong> sterilizzazione dei bancali) più adatte alle realtà locali che in quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong>scelta dei substrati. Sono stati preferiti in tal senso sostanze che non pongono problemidi smaltimento come <strong>la</strong>pillo, pomice, <strong>per</strong>lite o anche torba e fibra di cocco;si è evitato così il diffondersi di substrati come <strong>la</strong> <strong>la</strong>na di roccia, che necessitano diun organizzazione <strong>per</strong> il ritiro e il ricic<strong>la</strong>ggio, una volta ultimata <strong>la</strong> coltivazione.In questi anni le colture che sono state interessate al<strong>la</strong> coltivazione in fuori suolosono state tra le altre: gerbera, rosa, lilium, garofano, anthurium, garofano, lisianthus.Verrà ora brevemente esaminato, <strong>per</strong> ciascuna di queste specie, lo sviluppo avutodal<strong>la</strong> coltivazione fuori suolo a partire dall’es<strong>per</strong>ienza delle prove dimostrative.Le coltivazioni fuori suolo in campaniaGerberaNelle aeree di ormai tradizionale coltivazione, il comune di Torre del Grecosoprattutto, <strong>per</strong> <strong>la</strong> diffusa coltura del<strong>la</strong> gerbera non si riusciva più ad ottenere produzionidi elevata qualità, ed anche dal punto di vista produttivo i fiori ottenutinon sempre riuscivano a coprire i crescenti costi di produzione; <strong>la</strong> stanchezza deiterreni non <strong>per</strong>metteva inoltre di continuare <strong>la</strong> coltura <strong>per</strong> più di un anno, facen-115


do ricadere i costi del materiale di propagazione e dell’impianto del<strong>la</strong> coltura su unbreve <strong>per</strong>iodo produttivo (dal<strong>la</strong> fine dell’estate sino al<strong>la</strong> primavera successiva).Con <strong>la</strong> prime due prove dimostrative svolte nel biennio 1994-95 si sono daterisoluzioni a questi problemi con l’utilizzo del<strong>la</strong> coltivazione fuori suolo unita all’utilizzodi acqua desalinizzata attraverso impianti ad osmosi inversa.Il sistema di coltivazione prescelto fu quello del<strong>la</strong> coltivazione in vasi posti subancali in ferro, già predisposti <strong>per</strong> il recu<strong>per</strong>o, o il riutilizzo su colture in pienaterra, del<strong>la</strong> soluzione circo<strong>la</strong>nte.I substrati utilizzati furono <strong>la</strong> torba unita a materiale inorganico che facilitava losgrondo (pomice, <strong>la</strong>pillo, <strong>per</strong>lite).I buoni risultati produttivi ottenuti sia dal punto di vista quantitativo, aumentodi almeno il 50% rispetto al<strong>la</strong> coltivazione in terra, che dal punto di vista qualitativohanno portato ad un notevole sviluppo di questo tipo di coltivazione che inun quinquennio è passato dai primi mq 2.000 delle prove all’attuale su<strong>per</strong>ficie dioltre mq 200.000 coltivati con questa tecnica.Le prove dimostrative hanno indirizzato le aziende ad effettuare i miglioramentifondiari finanziati anche con i Programmi O<strong>per</strong>ativi Plurifondo (P.O.P.) facendoutilizzare al meglio i finanziamenti comunitari e nazionali <strong>per</strong> il settore.A distanza di cinque anni il tipo di coltivazione è rimasto fondamentalmente invariato,con le uniche varianti di alcuni nuovi substrati utilizzati, come <strong>la</strong> fibra di cocco,o il naturale miglioramento delle attrezzature disponibili, basta pensare al notevolemiglioramento che in poche anni si è avuto <strong>per</strong> le centraline di fertirrigazione.Anche nel campo del riciclo del<strong>la</strong> soluzione circo<strong>la</strong>nte sono state effettuate prove<strong>per</strong> indirizzare le aziende verso il sistema a ciclo chiuso con buoni risultati; l’obiettivodeve essere quello di arrivare in tutte le aziende a questo tipo di sistema cherende questo tipo di coltivazioni veramente ecocompatibile e <strong>per</strong>mette anche economiegestionali.RosaLe prove di coltivazione di rosa in fuori suolo nel<strong>la</strong> nostra regione sono partitenel 1994. La tecnica di coltivazione in questo caso differisce da quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> gerbera.Il substrato scelto è stato immesso in canalette di polipropilene (dimensione piùdiffusa cm 30x 40 x 30) provviste di un collettore di sgrondo <strong>la</strong>terale. I substrati utilizzati,materiali inerti, sono stati <strong>la</strong> pomice, il <strong>la</strong>pillo, <strong>la</strong> <strong>per</strong>lite. Nelle aziende produttricidi rosa non è stato di norma necessario l’utilizzo delle apparecchiature <strong>per</strong><strong>la</strong> desalinizzazione delle acque frequentemente utilizzato <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di gerberein fuori suolo, anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> migliore qualità delle acque nel<strong>la</strong> zona di produzionedelle rose.Per <strong>la</strong> rosa i vantaggi più che in un forte aumento del<strong>la</strong> produzione si sono avutidal punto di vista qualitativo e nel fatto di poter evitare <strong>la</strong> stanchezza del terrenolegata al reimpianto del roseto su uno stesso appezzamento.Dai primi mq 1.000 coltivati in fuori suolo si stimano attualmente oltre150.000 mq coltivati a rose in fuori suolo.116


Anche in questo caso si è affrontato il problema del riciclo del<strong>la</strong> soluzione circo<strong>la</strong>nte,che, anche <strong>per</strong> le peculiarità del<strong>la</strong> coltura più rustica rispetto al<strong>la</strong> gerbera, ègià abbastanza diffuso tra i coltivatori.AnthuriumLa coltivazione dell’anthurium sino al 1995 era praticamente assente nel<strong>la</strong>nostra regione; non veniva coltivato <strong>per</strong> le notevoli difficoltà re<strong>la</strong>tive alle tecnichecolturali di cui necessita questa specie.L’introduzione delle coltivazioni fuori suolo, <strong>la</strong> disponibilità di acqua desalinizzata,ha fatto su<strong>per</strong>are alcune delle principali difficoltà di questa coltivazione e neha reso possibile una certa diffusione.La prova dimostrativa effettuata presso un’azienda stabiese ha <strong>per</strong>messo <strong>la</strong> diffusionedi questa coltura che in pochi anni si è estesa sino a su<strong>per</strong>are i 60.000 mq.In questo caso diverse aziende sono passate prima al<strong>la</strong> coltivazione del<strong>la</strong> gerberafuori suolo e successivamente al<strong>la</strong> coltivazione dell’anthurium.Per questa coltura non si è diffuso un solo sistema di coltivazione, ma sono statiutilizzati vasi e canalette, di dimensioni diverse da quelle utilizzate <strong>per</strong> <strong>la</strong> rosa.Anche i substrati sono stati diversi: torba e <strong>per</strong>lite, sottoprodotti di <strong>la</strong>vorazioneindustriali (spugnette ).Oltre agli impianti <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione in fuori suolo, le aziende hanno dovutoeffettuare anche altri investimenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> rete ombreggiante, schermo termico eimpianti di umidificazione.Nonostante gli alti costi le produzioni ottenute hanno ben ripagato i coltivatori.LiliumLa coltivazione del lilium in fuori suolo è stata effettuata a partire dal 1997. Latecnica utilizzata prevede una canaletta in polipropilene opportunamente sagomata,come quel<strong>la</strong> già utilizzata <strong>per</strong> <strong>la</strong> rosa; anche in questo caso sono stati utilizzatisubstrati inorganici come pomice, <strong>la</strong>pillo, e <strong>per</strong>lite. I risultati sono stati abbastanzaincoraggianti visto anche un certa diffusione di questo sistema di coltivazione cheinteressa attualmente circa mq 20.000.Molto interessante, sempre su iniziativa dei Servizi di Sviluppo AgricoloRegionale, <strong>la</strong> possibilità si poter sterilizzare il substrato a cicli alterni con una macchinache produce vapore; questo sistema di sterilizzazione, già utilizzato anche nelterreno, data <strong>la</strong> minor massa da sterilizzare è utilizzabile <strong>per</strong> le canalette con costicontenuti; se ne può immaginare una certa diffusione in partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> le colturefloricole fuori suolo a ciclo breve, come il lilium, ma anche come il g<strong>la</strong>diolo o il crisantemo.GarofanoLa coltivazione del garofano in fuori suolo è stata oggetto di una prova dimostrativapresso una tipica azienda diantico<strong>la</strong> dell’area vesuviana nel comune di Torredel Greco a partire dal 1997. Il sistema di coltivazione prescelto è stato in canalet-117


te di polipropilene del tipo già utilizzate <strong>per</strong> <strong>la</strong> rosa provando come substrati unmiscuglio di torba e pomice e in alternativa <strong>la</strong>pillo vulcanico.I risultati ottenuti sono stati più che soddisfacenti con entrambi i substrati, madati i costi del<strong>la</strong> coltivazione in fuori suolo e i re<strong>la</strong>tivi bassi redditi del<strong>la</strong> produzionediantico<strong>la</strong> non si è avuto <strong>per</strong> questa coltura <strong>la</strong> diffusione che si è verificata nellealtre specie. Solo nell’azienda dove si è effettuata <strong>la</strong> prova si è in procinto di al<strong>la</strong>rgare<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie di coltivazione in fuori suolo.A nostro parere tale prova sarà comunque molto utile nei prossimi anni con lepreviste limitazioni all’uso del bromuro di metile.CrisantemoLa prova dimostrativa è stata realizzata in un’azienda florico<strong>la</strong> del comune diTorre del Greco: i contenitori prescelti sono stati fogli di polipropilene corrugatoripiegati con dimensione cm 40 x 110 x 40, con raccolta <strong>la</strong>terale dello sgrondo.Sono stati messi a confronto diversi substrati: torba bionda misce<strong>la</strong>ta ad argil<strong>la</strong>, pietrapomice e zeolite. Molto interessante è risultato l’anticipo di 10 giorni nel<strong>la</strong> uniformefioritura, che unita ad ottimi standard qualitativi, potranno portare anche <strong>per</strong>questa specie ad una diffusione del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie coltivata in fuori suolo in tempibrevi.LishantusLa coltivazione del Lisyanthus in fuori suolo è stata oggetto di una prova dimostrativaeffettuata nel comune di Torre del Greco nel biennio 1997 – 98. Le canaletteutilizzate <strong>per</strong> tale prova sono state del tipo già utilizzate <strong>per</strong> l’anthurium: supportidi polistirolo con pendenza sia verso il centro del<strong>la</strong> canalina che longitudinalesu cui si è posto film p<strong>la</strong>stico di colore bianco delle dimensioni di cm 20 x 100 x 20.I substrati utilizzati sono stati miscele di torba con materiali inerti. Anche inquesto caso ottima è stata <strong>la</strong> produzione con notevoli incrementi degli standardqualitativi. Molto interessante è stato l’utilizzo di canalette di soli 20 cm di altezzache <strong>per</strong>mettono una <strong>riduzione</strong> dei costi <strong>per</strong> il minor substrato utilizzato. La stessastruttura è stata utilizzata <strong>per</strong> al coltivazione di altre specie, anthirrinum e gerbera.118


Coltivazioni floricole fuori suolo in <strong>Campania</strong>SUPERFICIE IN ETTARICOLTURA NAPOLI SALERNO ALTRE CAMPANIAGERBERA 17 1 0 18ROSA 6 8 1 15ANTHURIUM 3 2 1 6LILIUM 2 0 0 2ORCHIDEE 1 0 0 1ALTRE 1 1 1 3TOTALI 30 12 3 45ConclusioniL’intensa attività svolta dai Servizi di Sviluppo Agricolo del<strong>la</strong> regione <strong>Campania</strong>,in partico<strong>la</strong>re dallo STAPA CePICA di Napoli, su progetti del SeSIRCA, in floricoltura,<strong>per</strong> sviluppare le colture in fuori suolo, hanno portato questo tipo di coltivazionead un notevole livello di diffusione.Le colture maggiormente interessate a tale diffusione sono state <strong>la</strong> gerbera, <strong>la</strong>rosa e l’anthurium, ma quasi tutte le principali specie coltivate <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzionedi fiore reciso sono state coltivate in questi anni in fuori suolo.Tale diffusione, oltre a contribuire al<strong>la</strong> risoluzione di alcuni dei problemi del<strong>la</strong>floricoltura campana, ha portato ad un indubbio innalzamento tecnologico delleaziende floricole campane, condizione necessaria <strong>per</strong> poter competere in un mercatodei fiori recisi dove è presente una concorrenza, anche in paesi in via di sviluppo,sempre più agguerrita.Di seguito si riportano i Poster re<strong>la</strong>tivi alle attività di Orientamento TecnologicoVarietale a sostegno del Florovivaismo Campano.I programmi di attività sono stati e<strong>la</strong>borati dal<strong>la</strong> Sezione Sviluppo del<strong>la</strong> floricolturadel SeSIRCA (Settore S<strong>per</strong>imentazione Informazione Ricerca e Consulenza inAgricoltura) e realizzati dai divulgatori agricoli: Luciano D’aponte, D’AnielloRaffaele, Ferdinando Longo, Sicignano Luigi dello STAPA CePICA di Napoli e daitecnici dei suoi uffici decentrati.119


“COLTIVAZIONE FUORI SUOLO DI LISYANTHUS”Anno 1997 - 1998Località: Torre del GrecoOBIETTIVI DELLA PROVA• individuare <strong>la</strong> tecnica colturale più idonea tra quelle disponibili a ciclo a<strong>per</strong>to,in grado di fornire le migliori risposte produttive con il minor impatto <strong>ambientale</strong>;• individuare <strong>la</strong> convenienza economica derivante dall’utilizzazione di una canalinaalta cm 20.SCHEDA TECNICA• su<strong>per</strong>ficie di intervento: 1.000 mq;• dimensioni canalina: cm 20 x 100,5 x 20, lunghezza metri 35,00; distanza tra lecanalette: 0,80 m; investimento 30 piante a metro quadrato;• trapianto: 1 a decade gennaio 98;• substrato: torba e <strong>la</strong>pillo vesuviano in rapporto di 1:1;• impianto di fertirrigazione computerizzato; n° 4 ali goccio<strong>la</strong>nti <strong>per</strong> ogni canalinacon n° 4 erogatori <strong>per</strong> metro lineare;• tem<strong>per</strong>atura serra: minimo 14 °C; riscaldamento ad aria calda;• pH 5,5;• EC 1500 uS/cm.CONCLUSIONI• ottima <strong>la</strong> produzione! Con <strong>la</strong> tecnica di coltivazione fuori suolo si è verificato unincremento dello standard qualitativo dei fiori prodotti: maggiore robustezzadello stelo, maggior sviluppo dei bocci fiorali;• l’uso del<strong>la</strong> canaletta, di dimensioni ridotte in altezza (cm 20), ha consentito diutilizzare minore substrato con conseguente <strong>riduzione</strong> del costo d’impianto;• si può ridurre l’effetto bordo aumentando a 5 il numero delle ali goccio<strong>la</strong>nti conun numero maggiore di goccio<strong>la</strong>tori;• si possono ridurre gli attacchi delle crittogame abbassando l’investimento <strong>per</strong>metro quadrato delle piante e <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di materiale organico (torba) nelsubstrato.120


“COLTIVAZIONE FUORI SUOLO DI ROSA”Anno 1997 – 1998Località: Ponticelli (Napoli)OBIETTIVI DELLA PROVA• sensibilizzare e preparare gli imprenditori agricoli all’introduzione, nel ciclo produttivo,di innovazioni di processo;• individuazione del miglior substrato da utilizzare nel processo produttivo infuori suolo;• individuare <strong>la</strong> tecnica colturale più idonea tra quelle disponibili a ciclo a<strong>per</strong>to,in grado di fornire le migliori risposte produttive con il minor impatto <strong>ambientale</strong>.SCHEDA TECNICA• su<strong>per</strong>ficie di intervento: 1.150 mq;• dimensioni canalina: cm 30 x 40 x 30, lunghezza metri 33,00; distanza tra lecanalette metri 1,50;• livel<strong>la</strong>mento del terreno a mezzo <strong>la</strong>ser e pacciamatura del terreno con telo bianco;• investimento: 5,4 piante (cv Dal<strong>la</strong>s) a metro quadrato lordo (n° 2 piante a metrolineare);• substrato: <strong>la</strong>pillo di origine <strong>la</strong>ziale, <strong>per</strong>lite;• trapianto: gennaio - febbraio 97;• impianto di fertirrigazione computerizzato; n° 2 ali goccio<strong>la</strong>nti <strong>per</strong> ogni canalinacon n° 13 erogatori da 2 l <strong>per</strong> metro lineare;• raccolta: n° 5 interventi nell’anno (in media 1 ogni 21 giorni);• pH 5,8;• EC 2.100 uS/cm.CONCLUSIONI• <strong>la</strong> produzione si è attestata su 124 fiori, a metro lineare di canalina, con substrato<strong>per</strong>lite, circa 134 fiori con substrato <strong>la</strong>pillo;• incremento del<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale degli steli fiorali ascrivibili nel<strong>la</strong> categoria extra• incremento dello standard qualitativo dei fiori prodotti: maggiore robustezzadello stelo, maggior sviluppo dei bocci fiorali;Nel rispetto delle tematiche ambientali l’es<strong>per</strong>ienza in oggetto ha <strong>per</strong>messo diacquisire <strong>la</strong> necessaria preparazione tecnica <strong>per</strong> il passaggio al sistema di coltivazionein fuori suolo a ciclo chiuso.121


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“COLTIVAZIONE FUORI SUOLO DI GERBERA”Località: Torre del Greco – PompeiOBIETTIVI DELLA PROVA• sensibilizzare e preparare gli imprenditori agricoli all’introduzione, nel ciclo produttivo,di innovazioni di processo;• individuare il miglior substrato da utilizzare nel processo produttivo in fuori suolo;• individuare <strong>la</strong> tecnica colturale più idonea tra quelle disponibili a ciclo a<strong>per</strong>to, in gradodi fornire le migliori risposte produttive con il minor impatto <strong>ambientale</strong>.SCHEDA TECNICA• su<strong>per</strong>ficie di intervento: 1.000 mq;• sistema di coltivazione: cavalletti in ferro (h 0,80 mt) supportanti una rete elettrosaldatain ferro con funzione di porta vasi (diam. 18 cm); n° 2 linee di vasi <strong>per</strong> ogni fi<strong>la</strong>di coltivazione; substrato: vasi con torba e <strong>per</strong>lite (rapp. 3:1), vasi con <strong>la</strong>pillo vesuvianoe torba (rapp. 1:1), vasi con fibra di cocco;• sistema di coltivazione: canaletta cm 30 x 40 x 30; substrato: pomice (40%) etorba (60%) – fibra di cocco (60%) e pomice (40%) – bucce di nocciole (35%)e torba (65%);• livel<strong>la</strong>mento del terreno a mezzo <strong>la</strong>ser e pacciamatura del terreno con telo bianco;• investimento: con i vasi 6 piante a metro quadrato lordo; in canaletta 8 piante a metroquadrato lordo;• turno irriguo: da n° 2 interv./gg (300 cc/vaso) a n° 7 interv./gg (1100 cc/vaso);• impiantistica: riscaldamento basale (sistema a termosifone), impianto ad osmosi inversa(capacità 2 l/h);• impianto di fertirrigazione computerizzato; n° 1 ali goccio<strong>la</strong>nti <strong>per</strong> ogni bancocon n° 1 spaghetto da 2 l <strong>per</strong> ogni pianta; n° 2 ali goccio<strong>la</strong>nti <strong>per</strong> ogni canalinacon n° 12 erogatori da 2 l <strong>per</strong> metro lineare;• pH 5,7;• EC 1.800 uS/cm.CONCLUSIONI• <strong>la</strong> produzione si è attestata su 200 fiori a metro quadrato (substrato torba e <strong>per</strong>lite),mentre gli altri substrati hanno determinato risultati leggermente inferiori;• minori attacchi di natura parassitaria, minor consumo di acqua; maggiore uniformitàdel<strong>la</strong> coltura;• incremento del<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale degli steli fiorali ascrivibili nel<strong>la</strong> categoria extra;• Con <strong>la</strong> tecnica di coltivazione fuori suolo si è verificato un incremento dellostandard qualitativo dei fiori prodotti: maggiore robustezza dello stelo, maggiorsviluppo dei bocci fiorali;• nel rispetto delle tematiche ambientali l’es<strong>per</strong>ienza in oggetto ha <strong>per</strong>messo diacquisire <strong>la</strong> necessaria preparazione tecnica <strong>per</strong> il passaggio al sistema di coltivazionein fuori suolo a ciclo chiuso.123


“COLTIVAZIONE FUORI SUOLO DI GAROFANO”Anno 1997 - 1999Località: Torre del GrecoOBIETTIVI DELLA PROVA• sensibilizzare e preparare gli imprenditori agricoli all’introduzione, nel ciclo produttivo,di innovazioni di processo;• individuare il miglior substrato da utilizzare nel processo produttivo in fuorisuolo;• individuare <strong>la</strong> tecnica colturale più idonea tra quelle disponibili a ciclo a<strong>per</strong>to,in grado di fornire le migliori risposte produttive con il minor impatto <strong>ambientale</strong>.SCHEDA TECNICA• su<strong>per</strong>ficie di intervento: 1.000 mq;• sistema di coltivazione: canaletta cm 30 x 80 x 30; substrato: torba (70%) – <strong>per</strong>lite(30%), <strong>la</strong>pillo vesuviano (100%);• pacciamatura del terreno con telo bianco;• investimento: 20 piante a metro quadrato lordo, n° 4 file <strong>per</strong> canaletta;• trapianto: luglio 97;• impianto di fertirrigazione computerizzato; n° 4 ali goccio<strong>la</strong>nti <strong>per</strong> ogni canalettacon goccio<strong>la</strong>toi da 2 l ogni 20 cm;• pH 5,5;• EC 1.800 uS/cm.CONCLUSIONI• <strong>la</strong> produzione si è attestata su 140 fiori a metro quadrato (substrato torba e <strong>per</strong>lite),e 160 a metro quadrato con <strong>la</strong>pillo vesuviano;• minori attacchi di natura parassitaria, minor consumo di acqua; maggiore uniformitàdel<strong>la</strong> coltura;• incremento del<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale degli steli fiorali ascrivibili nel<strong>la</strong> categoria extra;• con <strong>la</strong> tecnica di coltivazione fuori suolo si è verificato un incremento dello standardqualitativo dei fiori prodotti: maggiore robustezza dello stelo, maggior sviluppodei bocci fiorali.124


“COLTIVAZIONE FUORI SUOLO DI ANTHURIUM”Anno 1995 – 1996Località: Castel<strong>la</strong>mmare di StabiaOBIETTIVI DELLA PROVA• sensibilizzare e preparare gli imprenditori agricoli all’introduzione, nel ciclo produttivo,di innovazioni di processo;• individuare il miglior substrato da utilizzare nel processo produttivo in fuorisuolo;• individuare <strong>la</strong> tecnica colturale più idonea tra quelle disponibili a ciclo a<strong>per</strong>to,in grado di fornire le migliori risposte produttive con il minor impatto <strong>ambientale</strong>.SCHEDA TECNICA• su<strong>per</strong>ficie di intervento: 500 mq;• sistema di coltivazione: vaso diam. 30 cm; substrato: torba (75%) e <strong>per</strong>lite(25%);• Pacciamatura del terreno con telo nero;• investimento: 6 piante a metro quadrato lordo;• trapianto : marzo-aprile 95;• impianto di fertirrigazione: dosatron e centralina elettronica <strong>per</strong> il controllo dipH ed Ec; ali goccio<strong>la</strong>nti con spaghetti da 3 l ogni pianta; quantità di acquasomministrata <strong>per</strong> intervento: 500 cc;• impiantistica: riscaldamento ad aria calda, impianto di nebulizzazione, impianto diombreggiamento e coibentazione;• tem<strong>per</strong>atura: inverno min. 18 °C, estate max 35 °C; umidità: 60-80%;• pH 5,5;• EC 1.1500 uS/cm.CONCLUSIONI• <strong>la</strong> produzione si è attestata su 8-10 fiori pianta anno; di questi il 70-80% è statovenduto in cartoni, mentre i rimanenti, di qualità inferiore, sono stati venduti infasci da 10 fiori; prodotto secondario: foglie vendute al prezzo di £ 100-250 ca.• ottima <strong>la</strong> P.L.V. ottenuta: circa £ 100.000/mq;• scarsi attacchi di natura parassitaria, minor consumo di acqua; ottima uniformitàdel<strong>la</strong> coltura;• ottima <strong>per</strong>centuale di steli fiorali ascrivibili nel<strong>la</strong> categoria extra;• con <strong>la</strong> tecnica di coltivazione fuori suolo si è verificato un incremento dello standardqualitativo dei fiori prodotti: maggiore robustezza dello stelo, maggior sviluppodei bocci fiorali.125


“COLTIVAZIONE FUORI SUOLO DI CRISANTEMO”Anno 1999 – 2000Località: Torre del GrecoOBIETTIVI DELLA PROVA• sensibilizzare e preparare gli imprenditori agricoli all’introduzione, nel ciclo produttivo,di innovazioni di processo;• verificare l’adattamento del crisantemo al<strong>la</strong> coltivazione in fuori suolo;• individuare il miglior substrato da utilizzare nel processo produttivo in fuori suolo;• individuare <strong>la</strong> tecnica colturale più idonea tra quelle disponibili a ciclo a<strong>per</strong>to, ingrado di fornire le migliori risposte produttive con il minor impatto <strong>ambientale</strong>.SCHEDA TECNICA• su<strong>per</strong>ficie di intervento: 1.000 mq;• sistema di coltivazione: canaletta cm 40 x 110 x 40, lunghezza 35 metri; distanzatra le canalette metri 1,50;• substrato: torba (70%) – argil<strong>la</strong> espansa (30%), pietra pomice (100%), Zeolite(100%);• livel<strong>la</strong>mento del terreno a mezzo <strong>la</strong>ser e pacciamatura del terreno con telo bianco;• investimento: stessa densità di piante a metro quadrato del<strong>la</strong> tecnica di coltivazionetradizionale;• trapianto : settembre 1999; n° 4 cicli di produzione in un anno;• impianto di fertirrigazione computerizzato; n° 4 ali goccio<strong>la</strong>nti <strong>per</strong> canaletta consubstrato torba e argil<strong>la</strong> espansa, n° 5 ali goccio<strong>la</strong>nti con substrato pomice o zeolite;goccio<strong>la</strong>toi da 2 l ogni 20 cm;• pH 6,5;• EC 1.800 uS/cm.CONCLUSIONI• l’anticipo di fioritura ha <strong>per</strong>messo di effettuare n° 4 cicli produttivi nell’anno diriferimento contro i tradizionale 3,5 cicli;• ottima <strong>la</strong> produzione: gli steli fiorali hanno presentato un incremento in lunghezzadi circa 8-10 cm rispetto agli stessi prodotti con <strong>la</strong> tecnica tradizionale(110 cm in canaletta – 90, 100 cm in suolo);• minori attacchi di natura parassitaria, minor consumo di acqua; maggiore uniformitàdel<strong>la</strong> coltura;• incremento del<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale degli steli fiorali ascrivibili nel<strong>la</strong> categoria extra;• con <strong>la</strong> tecnica di coltivazione fuori suolo si è verificato un incremento dello standard qualitativodei fiori prodotti: maggiore robustezza dello stelo, maggior sviluppo dei bocci fiorali;• durante <strong>la</strong> fase di raccolta si sono verificati i seguenti inconvenienti: aumentodel<strong>la</strong> manodo<strong>per</strong>a <strong>per</strong> <strong>la</strong> raccolta dalle canalette con torba e argil<strong>la</strong> espansa (eliminazionedei residue di coltivazione e reintegro del substrato); presenza di clorosinelle piante coltivate su zeolite.126


“COLTIVAZIONE FUORI SUOLO DI LILIUM”Anno 1999 – 2000Località: Castel<strong>la</strong>mmare di Stabia – GragnanoOBIETTIVI DELLA PROVA• sensibilizzare e preparare gli imprenditori agricoli all’introduzione, nel ciclo produttivo,di innovazioni di processo;• individuare il miglior substrato da utilizzare nel processo produttivo in fuorisuolo;• individuare <strong>la</strong> tecnica colturale più idonea tra quelle disponibili a ciclo chiuso,in grado di fornire le migliori risposte produttive con il minor impatto <strong>ambientale</strong>.SCHEDA TECNICA• su<strong>per</strong>ficie di intervento: 1.000 mq;• sistema di coltivazione: canaletta cm 30 x 40 x 30;• substrato: primi 10 cm con argil<strong>la</strong> espansa, <strong>per</strong>lite (100%);• pacciamatura del terreno con telo bianco;• investimento: 25 bulbi a metro quadrato lordo, n° 2 file <strong>per</strong> canaletta;• trapianto: anno 1999; n° 3 cicli di produzione;• radicazione dei bulbi in ambiente termocontrol<strong>la</strong>to;• impianto di fertirrigazione computerizzato; n° 2 ali goccio<strong>la</strong>nti <strong>per</strong> ogni canalettacon goccio<strong>la</strong>toi da 4 l ogni 20 cm; <strong>la</strong> soluzione sgrondante è stata raccoltain una vasca dal<strong>la</strong> quale, diluita al 50% con acqua proveniente dal pozzo aziendale,opportunamente ritito<strong>la</strong>ta è stata reimmessa in circolo;• sistema di filtraggio <strong>per</strong> il ciclo chiuso: filtro a maglie strette; tra un ciclo e l’altroil substrato è stato sterilizzato con vapore;• pH 5,5;• EC 1.800 uS/cm.CONCLUSIONI• ottima <strong>la</strong> produzione: gli steli fiorali hanno presentato un incremento in lunghezzadi circa 10 cm rispetto agli stessi prodotti con <strong>la</strong> tecnica tradizionale;• minori attacchi di natura parassitaria, minor consumo di acqua; maggiore uniformitàdel<strong>la</strong> coltura;• incremento del<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale degli steli fiorali ascrivibili nel<strong>la</strong> categoria Extra;• con <strong>la</strong> tecnica di coltivazione fuori suolo si è verificato un incremento dello standardqualitativo dei fiori prodotti: maggiore robustezza dello stelo, maggior sviluppodei bocci fiorali.127


Primi risultati sul<strong>la</strong> coltivazione di tre cultivar di Liliumin coltura senza suoloM.A. Cocozza Talia, G. Cristiano, M. MustichDipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali - Università degli Studi di BariIntroduzioneIn questi ultimi anni si è assistito ad una notevole espansione delle colture fuorisuolo anche nelle regioni a maggiore vocazione florico<strong>la</strong>. In Puglia <strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie interessataal<strong>la</strong> coltivazione fuori suolo di specie floricole è di circa 20 Ha ed interessain partico<strong>la</strong>re rose, gerbere, Anthurium e tra le bulbose il Lilium. Il Lilium rivesteuna notevole importanza <strong>per</strong> <strong>la</strong> possibilità di programmare <strong>la</strong> fioritura e <strong>per</strong> <strong>la</strong> brevitàdel ciclo <strong>per</strong> cui <strong>la</strong> sua coltivazione va sempre più estendendosi.In Puglia, come in altre regioni, <strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie del<strong>la</strong> azienda agrico<strong>la</strong> è polverizzata eciò comporta il susseguirsi di più cicli del<strong>la</strong> stessa coltura sullo stesso appezzamento conmanifestazioni di fenomeni di stanchezza del terreno. L’impossibilità di usare il bromurodi metile <strong>per</strong> <strong>la</strong> geodisinfestazione dal 2005 ha spinto gli enti di ricerca a trovaresoluzioni alternative. Tra queste, le coltivazioni fuori suolo rappresentano una concretarisposta alle recenti misure di divieto all’uso del bromuro di metile. Inoltre i motiviche accrescono l’interesse dei floricoltori verso questa nuova tecnica di coltivazionesono l’incremento, l’anticipo e l’uniformità del<strong>la</strong> produzione, l’elevata qualità del prodotto,<strong>la</strong> <strong>riduzione</strong> del<strong>la</strong> manodo<strong>per</strong>a e del rischio fitopatologico.In questi ultimi anni, numerose sono state le prove di coltivazione <strong>per</strong> diversespecie che hanno evidenziato le potenzialità produttive e tecniche delle coltivazionifuori suolo in ambiente Mediterraneo (Carletti, 1992; Leoni et al.1987). La diffusionedi tali sistemi, tuttavia, non può essere un semplice trasferimento del knowhowsviluppato in O<strong>la</strong>nda, Belgio, Danimarca, senza aver valutato l’attitudine dellecolture floricole in idroponica alle condizioni climatiche delle nostre regioni.Tra i fattori che condizionano <strong>la</strong> diffusione del fuori suolo assume notevole importanza<strong>la</strong> scelta del substrato da impiegare. Per molti anni i substrati utilizzati sono statisoprattutto <strong>la</strong> <strong>la</strong>na di roccia e il poliuretano, che a causa degli alti costi e dei problemidi smaltimento una volta esausti, non rispondono più alle esigenze delle aziende. Pertali ragioni sono sempre in aumento le prove di coltivazione effettuate su substrati alternativi(<strong>per</strong>lite, pomice, <strong>la</strong>pillo, fibra di cocco, torba, impiegati da soli o in miscuglio).Lo scopo di questa prima s<strong>per</strong>imentazione è stato quello di valutare l’influenzadi diversi substrati artificiali sul<strong>la</strong> coltivazione di tre cultivar di Lilium ibridi LA.Materiali e MetodiLa ricerca è stata condotta in una serra fredda in ferro vetro di circa 200mq provvista di rete ombreggiante al 50%, ubicata nel Campus del<strong>la</strong> FacoltàAgraria di Bari.129


Sono state poste a confronto le seguenti tre cultivar:- ‘Dani Arifin’ a fiore di colore rosa;- ‘A<strong>la</strong>deen Sun’ a fiore di colore giallo;- ‘Samur’ a fiore di colore rosa-bianco;e quattro diversi substrati di coltivazione:- <strong>per</strong>lite di diametro 3-6 mm e torba bionda (70:30 v/v);- <strong>per</strong>lite e fibra di cocco (50:50 v/v);- pomice (diametro 6-8 mm);- pomice e torba bionda (70:30 v/v).I bulbi, di calibro 16-18 cm, sono stati messi a dimora il 3 maggio 2000, conuna densità di impianto di 35 bulbi <strong>per</strong> m 2 di canaletta, e disposti in ciascuna canalettasu file binate distanti 20 cm tra di loro e 15 cm sul<strong>la</strong> fi<strong>la</strong>.La coltivazione è avvenuta in canalette di polipropilene presagomate di dimensioni6,5 m x 0,4 m x 0,3 m, distanziate 0,7 m e con una pendenza dll’1% (foto 1e 2).Ciascuna canaletta è dotata di una canalina di sgrondo disposta sul fondo lungotutta <strong>la</strong> sua lunghezza, che convogliava <strong>la</strong> soluzione nutritiva in un serbatoio di raccolta.La distribuzione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva è stata effettuata con due ali goccio<strong>la</strong>ntiautocompensanti <strong>per</strong> canaletta con goccio<strong>la</strong>tori ogni 20 cm con portata di 2l/ora.La preparazione ed il controllo del<strong>la</strong> soluzione nutritiva, così come <strong>la</strong> gestioneautomatizzata del numero degli interventi irrigui e del turno irriguo è stata effettuatacon un fertirrigatore collegato ad un <strong>per</strong>sonal computer. Il numero di interventiirrigui, programmato in funzione del<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale del drenato, del<strong>la</strong> conducibilitàelettrica dello stesso e delle condizioni climatiche, è stato in media di 6-7 algiorno con un turno irriguo ogni due ore dalle ore 7.00 alle ore 18.00.La quantità di soluzione distribuita giornalmente è stata di 350 cc/pianta. Laconcentrazione del<strong>la</strong> soluzione è stata modificata nel corso del ciclo di coltivazione.Nel<strong>la</strong> fase vegetativa del<strong>la</strong> coltura è stata impiegata una soluzione in cui le concentrazionidei principali elementi, espresse in mmoli/l, sono state le seguenti: NO 3-8,6, NH 4+0,9, H 2 PO 4-1,5, K + 4 , Ca2+ 2,5, Mg 2+ 1,1, SO 42-1,0, Fe 2+ 20 mmoli/l.;nel<strong>la</strong> fase produttiva i valori sono stati i seguenti:NO 3-8,4, NH 4+0,7, H 2 PO 4-1,5, K + 5,4, Ca 2+ 2.5, Mg 2+ 1,0, SO 42-1,6, Fe 2+ 30moli/l. I valori del<strong>la</strong> conducibilità e del pH del<strong>la</strong> soluzione nutritiva sono stati compresitra 1,3 e 1,4 dS/m e 5,5 e 6,0 <strong>per</strong> il pH.Durante il <strong>per</strong>iodo del<strong>la</strong> prova sono stati rilevati settimanalmente i valori del pHe del<strong>la</strong> conducibilità del drenato (fig. 1).A fine maggio <strong>la</strong> serra è stata ombreggiata, e <strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura e l’umidità re<strong>la</strong>tivaall’interno del<strong>la</strong> stessa sono state registrate giornalmente con termoigrografo <strong>per</strong>tutto il <strong>per</strong>iodo di prova. La tecnica colturale non si è discostata da quel<strong>la</strong> comunementeadottata nel<strong>la</strong> zona <strong>per</strong> <strong>la</strong> stessa specie in coltura protetta in piena terra. Irilievi hanno riguardato: inizio, durata e fine fioritura (d), tempio medio di fioritu-130


a (T.M.F.–d), produzione steli recisi (n m -2 ), peso fresco dello stelo (g), altezza stelo(cm), lunghezza infiorescenza (cm), fiori <strong>per</strong> infiorescenza (n).È stato adottato il disegno s<strong>per</strong>imentale split-plot con tre ripetizioni disponendoi substrati nelle parcelle e le cultivar nelle sub-parcelle. Tutti i dati sono stati sottopostiad e<strong>la</strong>borazione statistica ed il confronto tra le medie è stato effettuato conil test S.N.K.Risultati S<strong>per</strong>imentaliIl <strong>per</strong>iodo di fioritura è risultato compreso tra il 22 giugno e il 10 luglio, <strong>per</strong> unadurata di 20 giorni. Il T.M.F. non è stato influenzato dai substrati ma esclusivamentedalle cultivar: <strong>la</strong> più precoce è stata <strong>la</strong> “Dani Arifin” con un T.M.F. di 51 giorni e <strong>la</strong> piùtardiva <strong>la</strong> “Samur” con un TMF di 62 giorni (tab. 1).La produzione di fiori recisi, invece, è stata influenzata dai substrati. Sui miscugli<strong>per</strong>lite + torba e <strong>per</strong>lite + fibra di cocco si è avuta una produzione maggiore rispettoal<strong>la</strong> pomice (in media 33 vs 29). Tra le cultivar <strong>la</strong> più produttiva è risultata <strong>la</strong> ‘Samur’con una produzione media di 33 steli (fig. 1).Per quanto riguarda i caratteri qualitativi considerati, differenze significative sonoemerse tra gli steli fiorali provenienti da piante allevate su miscuglio di <strong>per</strong>lite +torba, e <strong>per</strong>lite + fibra di cocco e quelli prodotti su pomice.Infatti l’altezza media dello stelo ha mostrato un incremento del 15% nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>lite+ torba e nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>lite + fibra di cocco, rispetto al<strong>la</strong> pomice (fig. 2).Per quanto riguarda le cultivar lo stelo più alto (in media 87 cm) è stato riscontratonel<strong>la</strong> cultivar “Dani Arifin”, le cultivar “Samur” e “A<strong>la</strong>deen Sun” hanno presentatoin media uno stelo di 83 cm.La lunghezza dell’infiorescenza e il numero di fiori <strong>per</strong> infiorescenza sono statiinfluenzati in maniera significativa sia dai substrati di coltivazione che dalle cultivar.Dal<strong>la</strong> fig. 3 e 4, si evidenzia, infatti, che gli steli fiorali allevati su <strong>per</strong>lite + torba e<strong>per</strong>lite + fibra di cocco hanno presentato infiorescenze più lunghe e un numero maggioredi fiori <strong>per</strong> infiorescenza (rispettivamente in media 24 cm e 6,8 fiori). La pomice,invece, ha indotto un peggioramento sia del<strong>la</strong> lunghezza dell’infiorescenza che delnumero di fiori rispettivamente 21 cm e 5,8 fiori.Tra le cultivar <strong>la</strong> ‘Dani Arifin’ ha presentato infiorescenze più lunghe (in media 27cm) ma un minor numero di fiori (in media 4,4), mentre <strong>la</strong> cultivar “Samur” hamostrato una infiorescenza più compatta con un maggior numero di fiori (in media 9).La cultivar “Samur”, proprio <strong>per</strong> le caratteristiche dell’infiorescenza ha presentatoun più elevato peso fresco dello stelo fiorale (in media 5,9 g); nessuna influenzadei substrati a confronto è stata osservata nel suddetto carattere (tab. 2).ConclusioniDai primi risultati sembra che, <strong>per</strong> <strong>la</strong> condizioni in cui si è o<strong>per</strong>ato, il Liliummanifesti buona adattabilità al<strong>la</strong> coltivazione su substrati artificiali. Tra i substrati131


utilizzati i migliori risultati sono stati raggiunti con i miscugli di <strong>per</strong>lite, mentre <strong>la</strong>pomice, impiegata da so<strong>la</strong>, sembra influenzare negativamente sia <strong>la</strong> produzione chele caratteristiche qualitative.Tab. 1 - Influenza dei substrati di coltivazione e delle cultivar sul tempo medio di fioritura (le letteredifferenti indicano differenze significative <strong>per</strong> P


Figura 1 - Influenza dei substrati di coltivazione e delle cultivar sul<strong>la</strong> produzione media <strong>per</strong>metro quadrato di canalina (le lettere differenti indicano differenze significative <strong>per</strong> P


Figura 3 - Influenza dei substrati di coltivazione e delle cultivar sul<strong>la</strong> lungezza media dell'infiorescenza(le lettere differenti indicano differenze significative <strong>per</strong> P


Bibliografia• Accati Garibaldi, E., 1993. Trattato di Floricoltura. Edagricole, Bologna.• Carletti M.G., Leoni S., Pisanu A.B.,Grudina R.,1992. Coltivazione in serra su substratiinerti del<strong>la</strong> rosa “Carambole” ottenuta da talee autoradicate e piantine micropropagate.Colture Protette, 5:101-106.• De Pascale S., Paradiso R., 1999. Rosa su <strong>la</strong>pillo e <strong>per</strong>lite: accrescimento, resa e qualità.Colture Protette 11:85-91.• Farina E., Pergo<strong>la</strong> G., 1995. Criteri <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> nutrizione in sistemi a<strong>per</strong>ti di coltivazionefuori suolo e risultati su alcune specie floricole. Flortecnica, 6:72-77.• Gullino M.L., Garibaldi A., 1995. Le difficili alternative al bromuro di metile.L’Informatore Agrario 43:65-70.• Leoni S., Carletti M.G., Grudina R., Madeddu B., 1987. Coltivazione del pomodoro su substratiinerti in ambiente mediterraneo. Colture Protette, 4:63-69• Malorgio F., Magnani G., Tognoni F., Casarotti D.,1992. Influenza del substrato e del volumedi soluzione sul<strong>la</strong> produzione del garofano coltivato in sacchi. Colture Protette, 9:111-115.• Malorgio F., Magnani G., Tognoni F., Casarotti D.,1994. La gerbera su substrati artificiali:primirisultati produttivi. Colture Protette, 1:65-71.• Pardossi A., 1993. Le coltivazioni “senza suolo” <strong>per</strong> l’ortofloricoltura protetta italiana.L’Informatore Agrario 44:39-41.• Pergo<strong>la</strong> G., Grassotti A., 1984. Le tecniche di coltivazione dei Lilium <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione delfiore reciso. Atti Giornate floricoltura-Lilium, Viareggio 13-14 giugno:53-65.• Pisanu B., Leoni S., Carletti M.G., 1994. Risultati di coltivazione del<strong>la</strong> gerbera su diversisubstrati inerti. L’Informatore Agrario 37:69-72.• Tesi R. 1989. Colture protette-Ortoflorovivaismo. Edagricole, Bologna.135


Foto 1 - Impianto FertirrigazioneFoto 2 - Cultivar ‘Dani Arifin’ su <strong>per</strong>lite e fibra di cocco.136


Risultati preliminari sull’effetto del selenio sul<strong>la</strong>“vase-life” in CrisantemoGiampaolo Zanin, Paolo Sambo & Giorgio GianquintoDipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali - Università di PadovaIntroduzioneL’impiego di soluzioni a bassa concentrazione di selenio (0.1 mg L -1 ) ha influenzatopositivamente <strong>la</strong> longevità del fiore reciso di gerbera cv. Car<strong>la</strong>, mentre non haevidenziato alcun effetto sulle cv. Orso<strong>la</strong> e “Passion” (Zanin et al., 2000). In gerbera,sintomi di tossicità da selenio sono stati osservati a partire da concentrazioni di5 mg L -1 , con una più precoce curvatura dello stelo e <strong>per</strong>dita di turgore delle liguleesterne. Con il presente <strong>la</strong>voro si sono voluti valutare gli effetti del selenio sul<strong>la</strong> longevitàdei fiori recisi di crisantemo. Al fine di approfondire le conoscenze su taleaspetto, è stata considerata una gamma piuttosto ampia di concentrazioni di selenio,oltre al<strong>la</strong> possibilità di effettuare trattamenti di lunga o breve durata.Materiali e metodiSono stati utilizzati fiori recisi di crisantemo (Dendrantema grandiflora) varietà“Spider Su<strong>per</strong> Yellow” (giallo), provenienti da una coltivazione a terra praticata nell’aziendaRizzo, sita a Piazzo<strong>la</strong> sul Brenta (PD). La raccolta è avvenuta il31/10/1998 e i fiori sono stati immersi in acqua demineralizzata fino all’inizio del<strong>la</strong>prova, il giorno seguente.In un primo es<strong>per</strong>imento i capolini sono state immersi in soluzioni di selenio(selenato di sodio), a 11 concentrazioni crescenti: 0, 0.05, 0.1, 0.5, 1.0, 2.5, 5.0,10, 50, 100 e 500 mg L -1 . In una seconda es<strong>per</strong>ienza, i fiori sono stati pre-trattatimediante immersione in 3 soluzioni di selenio (1, 10 e 100 mg L -1 ), <strong>per</strong> tempi diversi(1, 3 e 6 giorni) e posti in seguito in acqua demineralizzata.Sono stati utilizzati 15 fiori <strong>per</strong> tesi, suddivisi in 3 vasi con due litri di soluzioneciascuno. I fiori sono stati mantenuti in <strong>la</strong>boratorio al<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura di 20°Ccirca e luce continua. Si è o<strong>per</strong>ato su schema distributivo a randomizzazione completacon 3 ripetizioni (5 fiori <strong>per</strong> ripetizione).I dati rilevati hanno riguardato <strong>la</strong> conta dei giorni trascorsi dall'inizio del trattamentoal manifestarsi dei primi sintomi di appassimento dei capolini e/o alterazionedelle foglie.Risultati s<strong>per</strong>imentaliEs<strong>per</strong>imento 1Fino al<strong>la</strong> concentrazione di 1 mg L -1 , non si è osservato alcun effetto del selenionei riguardi del<strong>la</strong> durata del capolino, che è stato di circa 24 giorni (fig. 1).L’appassimento dei fiori si è manifestato in modo evidente alle concentrazionisuccessive: con 2.5 mg L -1 <strong>la</strong> longevità si è ridotta a 10 giorni e con 100 e 500 mg137


L -1 a 3 giorni. Nel<strong>la</strong> foto 1 sono riportate le condizioni dei fiori dopo 10 giorni dall’iniziodel trattamento, <strong>per</strong> alcune soluzioni testate.I tempi impiegati dall’apparato fogliare <strong>per</strong> manifestare i primi cenni di alterazione(fig. 2) non hanno rispecchiato l’andamento degli appassimenti dei capolini.Si è osservato infatti, un sensibile aumento del<strong>la</strong> durata delle foglie, passandodai fiori immersi in acqua demineralizzata (21 giorni) a quelli immersi insoluzioni di 0.1 mg L -1 di selenio (24 giorni). Al<strong>la</strong> dose di 1 mg L -1 , i primi sintomidi alterazione si sono manifestati anticipatamente rispetto a quanto successo<strong>per</strong> i capolini (11 giorni da inizio trattamento), e al<strong>la</strong> dose massima (500 mgL -1 ) questi sono stati notati già il primo giorno. È da rilevare che le alterazioni alivello fogliare si sono manifestate con intensità diversa a seconda del<strong>la</strong> concentrazionedi selenio: fino a 2.5 mg L -1 si è verificata una <strong>per</strong>dita di turgore dellefoglie, mentre con l'aumentare del<strong>la</strong> concentrazione si sono manifestati, dapprima,estesi ingiallimenti e, a partire da 50 mg L -1 , necrosi parziali o totali dei tessuti(foto 2).Es<strong>per</strong>imento 2La longevità del capolino è stata influenzata so<strong>la</strong>mente dal<strong>la</strong> concentrazione piùelevata di selenio (100 mg L -1 ) che, indipendentemente dal<strong>la</strong> durata del trattamento,ha evidenziato un marcato effetto fitotossico (fig. 3).Un interazione significativa “Se x durata trattamento” è stata osservata <strong>per</strong> <strong>la</strong>durata dell’ apparato fogliare (fig. 4). Rispetto al testimone, l’immersione <strong>per</strong> ungiorno nelle diverse soluzioni ha comportato: al<strong>la</strong> concentrazione di 1 mg L -1 , unincremento del<strong>la</strong> longevità fogliare di 7 giorni; a quel<strong>la</strong> di 10 mg L -1 , nessun effetto;mentre con 100 mg L -1 i sintomi di tossicità sono parsi evidenti già dopo 3 giornidall'inizio del trattamento. Con immersioni del<strong>la</strong> durata di 3 giorni, <strong>la</strong> soluzionepiù diluita ha favorito ancora un significativo, seppur modesto, incremento del<strong>la</strong>longevità fogliare. L’effetto fitotossico è divenuto invece molto accentuato alle concentrazionidi 10 e 100 mg L -1 . Con queste, i primi cenni di alterazione si sonomanifestati, rispettivamente, 16 e 18 giorni prima che nel testimone. Quando i fiorisono stati immersi <strong>per</strong> 6 giorni nelle soluzioni testate, le foglie non hanno risentitoin modo marcato del<strong>la</strong> concentrazione più bassa (1 mg L -1 ), mentre con quelle di 10e 100 mg L -1 gli effetti sono stati analoghi a quanto osservato <strong>per</strong> il trattamento di3 giorni.Anche in questa seconda prova su Crisantemo, le alterazioni fogliari si sonomanifestate in modo diverso a seconda del<strong>la</strong> dose di selenio e del<strong>la</strong> durata del trattamento.Al<strong>la</strong> concentrazione più bassa, il primo sintomo di alterazione è stata <strong>la</strong><strong>per</strong>dita di turgore; con 10 mg L -1 si sono verificati <strong>per</strong>dita di turgore, ingiallimentio comparsa di necrosi, a seconda che <strong>la</strong> durata del trattamento fosse stata di 1, 3 o6 giorni rispettivamente; al<strong>la</strong> concentrazione più elevata si sono sempre manifestateestese necrosi fogliari. Nel<strong>la</strong> foto 4 si può osservare lo stato degli steli fiorali dopo10 giorni dall’inizio del trattamento durato 3 giorni.138


Discussione e conclusioniL’immersione di fiori recisi di crisantemo in soluzioni contenenti selenio hainfluenzato in modo diverso <strong>la</strong> longevità delle strutture fiorali e di quelle fogliari, inre<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> concentrazione di elemento e al<strong>la</strong> durata del trattamento. Il selenio haevidenziato un effetto positivo solo sull'apparato fogliare, quando somministrato abasse concentrazioni (0.1 mg L -1 ) o <strong>per</strong> brevi <strong>per</strong>iodi di tempo (immersione <strong>per</strong> 1-3 giorni in soluzioni di 1 mg L -1 ). L’effetto fitotossico di tale elemento è stato inveceosservato sia sui capolini che sulle foglie. Per tempi di immersione re<strong>la</strong>tivamentelunghi (> 6 giorni), effetti di tossicità sui capolini sono stati evidenti a partire dal<strong>la</strong>concentrazione di 2.5 mg L -1 , mentre sulle foglie questi si sono manifestati già consoluzioni di 1 mg L -1 . È ipotizzabile che <strong>la</strong> fitotossicità del selenio sia legata ad unaumento di radicali liberi (Padmaya et al., 1995), che amplifica <strong>la</strong> tossicità direttalegata ad un accumulo di selenato (Marschner, 1995). Le soglie critiche di tossicitàosservate in crisantemo appaiono sensibilmente inferiori a quelle riscontrate <strong>per</strong> <strong>la</strong>gerbera (Zanin et al., 2000).In conclusione, anche se i capolini di crisantemo non hanno beneficiato direttamentedell' aggiunta di selenio, l’effetto positivo sull'apparato fogliare, riscontrato abasse concentrazioni, appare interessante <strong>per</strong> un miglioramento qualitativo dellostelo fiorale nel suo complesso. Tuttavia, queste informazioni vanno ulteriormenteapprofondite valutando anche il comportamento di altre cultivar, oltre al<strong>la</strong> possibileapplicazione del selenio durante il ciclo di produzione del fiore reciso.Bibliografia• Marschner H. (1995). Mineral nutrition of higher p<strong>la</strong>nt. Academic Press, New York,• Padmaja K., Somasekharaiah B.V., Prasad A.R.K. (1995). Inhibition of chlorophyll synthesisby Selenium: Involvement of lipoxygenase mediated lipid <strong>per</strong>oxidation and antioxidantenzymes. Photosynthetica, 31 (1): 1-7.• Zanin G.P., Sambo P., Gianquinto G. (2000). Risultati preliminari sull’effetto del seleniosul<strong>la</strong> “vase-life” in gerbera. Convegno “Colture floreali fuori suolo: strategie <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>riduzione</strong>dell’impatto <strong>ambientale</strong>”, Erco<strong>la</strong>no (NA), 25 Novembre 2000.139


Fig. 1 – Es<strong>per</strong>imento 1. Effetto dell’immersione in soluzioni con concentrazioni crescentidi selenio sul<strong>la</strong> longevità dei capolini di crisantemo.Fig. 2 – Es<strong>per</strong>imento 1. Effetto dell’immersione in soluzioni con concentrazioni crescentidi selenio sul<strong>la</strong> longevità delle foglie di crisantemo140


Fig. 3 – Es<strong>per</strong>imento 2. Effetto di immersioni di diversa durata, in soluzioni con concentrazionicrescenti di selenio, sul<strong>la</strong> longevità dei capolini di crisantemoFig. 4 – Es<strong>per</strong>imento 2. Effetto di immersioni di diversa durata, in soluzioni con concentrazionicrescenti di selenio, sul<strong>la</strong> longevità delle foglie di crisantemo.141


Foto 1. Es<strong>per</strong>imento 1. Effetto dell’immersione in alcune soluzioni contenenti selenio,sul<strong>la</strong> qualità dei fiori di crisantemo dopo 10 giorni dall’inizio del trattamento.Foto 2. Presenza di ingiallimenti e di zone necrotiche circoscritte nelle foglie di crisantemo, inseguito all’immersione degli steli fiorali in soluzioni a bassa concentrazione di selenio142


Risultati preliminari sull’effetto del selenio sul<strong>la</strong>“vase-life” in GerberaGiampaolo Zanin, Paolo Sambo & Giorgio GianquintoDipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali - Università di PadovaIntroduzioneIl prolungamento del<strong>la</strong> durata in vaso dei fiori recisi, avviene tramite l’adozione disoluzioni conservanti nelle quali vengono aggiunti composti ad azione diversa(Deambrogio et al., 1991). In genere vengono impiegate soluzioni acquose contenentizuccheri (saccarosio o glucosio) e prodotti antimicrobici quali ad esempio il nitratood il tiosolfato d’argento (Ohkawa et al., 1999). L’azione di questi ultimi è anche legataal<strong>la</strong> loro interferenza con il ciclo di sintesi dell’etilene (Halevy et al., 1977), che èuno degli agenti maggiormente implicati nei processi di senescenza nei tessuti vegetali,maturazione dei frutti ed abscissione delle foglie. Un altro additivo che si è dimostratomolto efficace nel estendere <strong>la</strong> vase-life è il solfato o citrato di ossichinolina, cheagisce sul bi<strong>la</strong>ncio idrico degli steli fiorali (Deambrogio et al., 1991).Il selenio, micro-elemento essenziale <strong>per</strong> <strong>la</strong> pianta, ha mostrato una generale attivitànel contrastare i fenomeni del<strong>la</strong> senescenza sia delle foglie, evidenziato da prove eseguitesu mais (Zhao e Yu, 1996, Pezzarossa et al., 1999), sia dei frutti, come riscontrato in banana(Udar e Modi, 1990) e pomodoro (Pezzarossa et al., 1999). In quest'ultima specie unaumento del contenuto di selenio nel substrato ha prodotto una <strong>riduzione</strong> del<strong>la</strong> sviluppodi etilene dai frutti in diversi stadi di maturazione. D’altro canto questo elemento puòpresentare fitotossicità. Questa si manifesta con una <strong>riduzione</strong> dello sviluppo generaledel<strong>la</strong> pianta (Shrift, 1969). In caffè, si sono evidenziati decrementi nel<strong>la</strong> produzione dipigmenti, quale <strong>la</strong> clorofil<strong>la</strong>, con una <strong>riduzione</strong> di intensità del verde delle foglie, oltre aduna diminuzione dell’accumulo di sostanza secca in foglie e radici (Mazzafera, 1998). Una<strong>riduzione</strong> del<strong>la</strong> sintesi di clorofil<strong>la</strong> è stata riscontrata anche da Padmaja et al. (1995) nelleloro s<strong>per</strong>imentazioni su fagiolo. Questi ultimi autori affermano che il selenio agisce producendoun aumento dell’attività del<strong>la</strong> <strong>per</strong>ossidasi e un decremento di quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ossidodismutasi,determinando un aumento di radicali liberi e altri composti e, di conseguenza,un danno a livello delle membrane lipidiche.Con il presente <strong>la</strong>voro si è inteso valutare <strong>la</strong> possibilità dell’impiego del seleniocome ritardante dei processi di senescenza, al fine di allungare <strong>la</strong> durata in vaso deifiori recisi di gerbera.Materiali e metodiSono stati utilizzati fiori recisi di gerbera (Gerbera jamesonii hybrida) cv. Orso<strong>la</strong> (arancio),“Passion” (rosso) e “Car<strong>la</strong>” (rosa) (foto 1, 2 e 3), provenienti da una coltivazione fuorisuolo praticata nell’azienda Rizzo, sita a Piazzo<strong>la</strong> sul Brenta (PD). Questi sono stati raccoltiil 22/10/1998, e immersi dapprima in acqua demineralizzata e il giorno seguente in solu-143


zioni di selenio (selenato di sodio), a 5 concentrazioni crescenti: 0, 0.1, 1, 5 e 50 mg L -1 .Sono stati utilizzati 15 fiori <strong>per</strong> tesi, suddivisi in 3 vasi con un litro di soluzioneciascuno. I fiori sono stati mantenuti in <strong>la</strong>boratorio al<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura di 20°C circae luce continua. Si è o<strong>per</strong>ato su schema distributivo a randomizzazione completacon 3 ripetizioni (5 fiori <strong>per</strong> ripetizione).La longevità dei capolini è stata rilevata mediante <strong>la</strong> conta dei giorni trascorsidall'inizio del trattamento al manifestarsi dei primi sintomi di appassimento, evidenziatida curvatura dello stelo e/o <strong>per</strong>dita di turgore delle ligule esterne (foto 4).Risultati s<strong>per</strong>imentaliL’analisi del<strong>la</strong> varianza ha evidenziato un effetto altamente significativo del<strong>la</strong>concentrazione del selenio sul<strong>la</strong> durata dei capolini di gerbera (tabel<strong>la</strong> 1). Nonsignificative sono risultate le differenze <strong>per</strong> il fattore principale ”varietà”, ma si èrilevato un significativo effetto di interazione “concentrazione di Se _ varietà”.Nel<strong>la</strong> cv. Orso<strong>la</strong> (fig. 1A), con concentrazioni di selenio comprese tra 0.1 e 5 mg L -1non si è osservato alcun effetto sul<strong>la</strong> durata dei capolini, che si è aggirata attorno a 7giorni. Al<strong>la</strong> concentrazione più elevata (50 mg L -1 ), si è verificato invece un significativoanticipo dei fenomeni di senescenza (durata ridotta del 46% rispetto al testimone).Così come in “Orso<strong>la</strong>”, anche nel<strong>la</strong> cv. Passion (fig. 1B) non si è notato alcun effettopositivo del trattamento sul<strong>la</strong> durata dei fiori. In questa varietà l'azione negativa del seleniosi è manifestata già al<strong>la</strong> dose di 5 mg L -1 , <strong>per</strong> accentuarsi con l'aumentare del<strong>la</strong> concentrazione:al<strong>la</strong> dose maggiore <strong>la</strong> “vita” dei fiori è passata da 9 giorni del testimone a 3 giorni.In “Car<strong>la</strong>” (fig. 1C), al<strong>la</strong> concentrazione di 0.1 mg L -1 di selenio si è riscontrato unsignificativo incremento del<strong>la</strong> longevità che è passata da 6 giorni del testimone, a 9 giorni.Anche al<strong>la</strong> concentrazione di 1 mg L -1 si è osservato un leggero incremento del<strong>la</strong> vita invaso dei capolini, tuttavia questa non è risultata significativamente diversa dal testimone.Al<strong>la</strong> soluzione più concentrata <strong>la</strong> longevità in giorni è invece diminuita di circa il 24%.Discussione e conclusioniI risultati ottenuti indicano un effetto varietale del selenio. Solo in "Car<strong>la</strong>" si è osservatoun netto effetto positivo sul<strong>la</strong> longevità dei capolini, anche se solo a basse concentrazioni.Al<strong>la</strong> dose maggiore, invece, il selenio si è mostrato fitotossico. In "Orso<strong>la</strong>" l'effettodel selenio sul<strong>la</strong> durata dei fiori non è stato altrettanto chiaro tranne alle dose piùelevata, dove è stata evidente <strong>la</strong> sua tossicità. In "Passion" infine, l'effetto negativo si èmanifestato già a dosi basse, evidenziando quindi una maggiore sensibilità al selenio diquesta varietà. Come visto precedentemente da Marschner (1995), questo effetto diversopuò essere spiegato tramite <strong>la</strong> diversa capacità delle varietà di trarre giovamento dall’applicazionedi selenato, e <strong>la</strong> diversa capacità di tollerare o detossificare lo stesso.In conclusione, il presente <strong>la</strong>voro ha messo in evidenza l’inefficacia o tossicità delselenio a dosi su<strong>per</strong>iori a 1 mg L -1 . Alle dosi più basse questo elemento ha avuto unchiaro effetto positivo so<strong>la</strong>mente nel<strong>la</strong> cv. Car<strong>la</strong>, <strong>per</strong> <strong>la</strong> quale l’aumento di durata144


del fiore è risultato paragonabile a quello mediamente ottenuto da comuni soluzionipreservanti (Tjia et al., 1987). Non è da escludere che concentrazioni inferiori a0.1 mg L -1 sortiscano un effetto positivo ancora più evidente nel<strong>la</strong> stessa varietà, cosìcome nelle altre, che hanno dimostrato di non essere sensibili alle dosi più basse utilizzatein questo es<strong>per</strong>imento. Ulteriori ricerche sono quindi auspicabili, al fine distudiare soluzioni preservanti con concentrazioni di selenio inferiori a 0.1 mg L -1 .Interessante potrebbe essere anche lo studio di applicazioni di selenio effettuatedirettamente durante il ciclo di produzione del fiore reciso.Tabel<strong>la</strong> 1. Effetto dei fattori allo studio sul<strong>la</strong> longevità dei fiori di Gerbera(fattori principali).Fattoredurata fiore (gg)Selenio (mg L -1 )0 7.18 ab1 8.55 a2.5 6.82 bc5 3.62 c10 3.92 dVarietàCar<strong>la</strong> 5.95Orso<strong>la</strong> 6.23Passion 6.93A lettere diverse corrispondono valori significativamente diversi <strong>per</strong> P=0.01 (test di Duncan).Bibliografia• Deambrogio F., Dolci M., Accati E. (1991). The effects of keeping solutions on the life of cutGerbera jamesonii hybrida (H. Bolus), cv. Rebecca, flowers. Adv. Hort. Sci, 5: 135-138.• Halevy A.H., Kofranek A.M. (1977). Silver treatment of carnation flowers for reducing ethylenedamage and extending lonvevity. J. Amer. Soc. Hort. Sci., 102: 76-77.• Marschner H. (1995). Mineral nutrition of higher p<strong>la</strong>nt. Academic Press, New York,• Mazzafera P. (1998). Growth and biochimical alterations in coffe due to Selenite toxicity.P<strong>la</strong>nt and Soil, 201: 189-196; 430-433.• Ohkawa R., Kasahara Y., Sush J.N. (1999). Mobility and effects on vase life in silver containingcompounds in cut rose flowers. Hortscience, 34 (1): 112-113.• Padmaja K., Somasekharaiah B.V., Prasad A.R.K. (1995). Inhibition of chlorophyll synthesisby Selenium: Involvement of lipoxygenase mediated lipid <strong>per</strong>oxidation and antioxidantenzymes. Photosynthetica, 31 (1): 1-7.• Pezzarossa B., Malorgio F., Tonutti P. (1999). Effects of Selenium uptake by tomato p<strong>la</strong>nts onsenescence, fruit ripening and ethylene evolution. J. P<strong>la</strong>nt Nutrition, 22 (10): 1613-1635.• Shrift, A. (1969). Aspect of selenium metabolism in higher p<strong>la</strong>nts, Annual Review P<strong>la</strong>ntPhysiology, 20: 475-494,• Tjia B., Marousky F.J., Stamps R.H. (1987). Response of cut gerbera flowers to fluoridatedwater and floral preservative. Hortscience, 22 (5): 896-897.• Udar N.S., Modi V.V. (1990). Sodium Selenite induced changes during ripening in post-harvestbanana fruits. P<strong>la</strong>nt Phys. Biochem., 2 4: 263-265.• Zhao l., Yu B.G. (1996). Regu<strong>la</strong>tion of maize leaf senescence by Selenium. J. Nanjing Agric.Univ., 19: 22-25.145


Figura 1. Effetto delle concentrazioni di selenio sul<strong>la</strong> longevità dei capolini delle tre cultivartestate. Valori con lettere diverse differiscono statisticamente <strong>per</strong> P=0.05 (test di Duncan)146


Foto 1. Gerbera cv. Orso<strong>la</strong>.Foto 2. Gerbera cv. Passion.147


Foto 3. Gerbera cv. Car<strong>la</strong>.Foto 4. Capolini di gerbera cv. Car<strong>la</strong> a diversi stadi di appassimento.148


Confronto tra diversi substrati nel<strong>la</strong> coltivazionedel<strong>la</strong> Gerbera fuori suoloZizzo G.V., Fascel<strong>la</strong> G., Agnello S., Amico Roxas U.*, Sciortino A.*Istituto S<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> Floricoltura - S.O.P. Palermo*Dipartimento ACEP - Sezione Orticoltura e Floricoltura - Università di PalermoIntroduzioneLa coltivazione del<strong>la</strong> Gerbera (Gerbera jamesonii hybrida), nonostante vengapraticata in Sicilia solo dai primi anni '80, ha assunto una importanza economicasu<strong>per</strong>iore a quel<strong>la</strong> delle specie floricole tradizionali (rosa, garofano, g<strong>la</strong>diolo, etc.).Ciò è essenzialmente dovuto alle elevate produzioni <strong>per</strong> pianta, al<strong>la</strong> resa economicadelle stesse ed all'epoca pressoché continua del<strong>la</strong> produzione di fiori recisi, con conseguenteaumento del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie investita che si aggira intorno ai 100 ha.L'interesse dei coltivatori <strong>per</strong> questa specie è stato così accentuato da orientaremolte aziende verso <strong>la</strong> monocoltura, con i problemi che tale scelta comporta tra cuiquello del<strong>la</strong> “stanchezza del terreno”. Ma le recenti disposizioni legis<strong>la</strong>tive comunitarieche hanno ridotto drasticamente le dosi dei fumiganti utilizzabili obbligano ifloricoltori a ricercare soluzioni diverse da quelle finora adottate.Già da alcuni anni i sistemi di allevamento senza suolo vengono utilizzati <strong>per</strong>ridurre sia l'impatto <strong>ambientale</strong> che i costi di produzione anche se, ancor oggi, nonsono stati risolti tutti i problemi re<strong>la</strong>tivi ai substrati di coltivazione.Le prove finora effettuate (Malorgio et al., 1994; Pisanu et al., 1994; Rea et al.,1999) hanno riguardato un limitato numero di substrati evidenziando come questiinfluenzino le risposte produttive, sia in termini quantitativi che qualitativi, in funzionedi diverse variabili.Considerate l’importanza e l’attualità dell’argomento, <strong>la</strong> Sezione di Palermodell'Istituto S<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> Floricoltura ha avviato una ricerca finalizzata adun’ulteriore valutazione del<strong>la</strong> risposta di diversi substrati ed ammendanti nel<strong>la</strong> coltivazionefuori suolo del<strong>la</strong> gerbera in Sicilia.Materiali e metodiLa ricerca è stata condotta a Palermo, presso l'azienda s<strong>per</strong>imentale Luparello,nel biennio 1996/97, in serra non riscaldata con co<strong>per</strong>tura in PMMA.Per <strong>la</strong> realizzazione dell’impianto sono stati impiegati vasi di PE, del diametro di22 cm e del<strong>la</strong> capacità di 6,5 litri, sostenuti da supporti metallici sagomati ad Ucapovolta al di sotto dei quali vi erano delle <strong>la</strong>stre di Vedril sagomate a canalettadestinate al<strong>la</strong> raccolta dei <strong>per</strong>co<strong>la</strong>ti ed al loro convogliamento in un apposito recipiente,realizzando un sistema a ciclo chiuso ma senza ricircolo del<strong>la</strong> soluzione.Sono stati utilizzati quattro substrati inerti: argil<strong>la</strong> espansa, pomice, <strong>per</strong>lite e <strong>la</strong>pillovulcanico, le cui caratteristiche fisico-chimiche sono riportate in tabel<strong>la</strong> 1, da soli e misce<strong>la</strong>tia due ammendanti organici (torba bionda e vinacce esauste da distilleria).149


È stato adottato uno schema s<strong>per</strong>imentale di tipo fattoriale; ogni tesi, replicatatre volte, era costituita da 6 vasi, ciascuno dei quali conteneva una pianta, realizzandouna densità di 4,27 piante/mq.L'impianto è stato effettuato nel<strong>la</strong> seconda decade di luglio del 1996, utilizzandopiantine micropropagate allevate in vasetti di torba del<strong>la</strong> cv. “Linda”, a fiore rosasalmone.Al momento dell’impianto è stata stesa, all’interno dell’apprestamento protettivo,una rete ombreggiante, che riduceva l’intensità luminosa del 70%, mantenutafino al<strong>la</strong> prima decade di ottobre e ricollocata nel<strong>la</strong> seconda decade di marzo sino altermine del<strong>la</strong> prova.La soluzione nutritiva, preparata sul<strong>la</strong> base delle caratteristiche chimiche dell'acquadi irrigazione e delle esigenze nutritive del<strong>la</strong> specie, utilizzando due fertilizzantiidrosolubili (Flory 1 e 2), <strong>la</strong> cui composizione è riportata in tabel<strong>la</strong> 2, è statacalibrata in modo da ottenere un pH intorno a 7 mentre i rapporti N:P:K ed i valoridi conducibilità variavano in funzione dello stadio di sviluppo delle piante. Il rapportofra i tre macroelementi è stato pari a 1:0.2:0.5, nei primi 60 giorni, <strong>per</strong> poipassare a 1:0.3:1.5 dall’entrata in produzione fino al<strong>la</strong> conclusione del ciclo produttivo;<strong>la</strong> conducibilità è variata da un valore di 1,8 mS/cm, re<strong>la</strong>tivamente alleprime fasi, ad uno di 2,5 mS/cm che è stato mantenuto sino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> prova.La distribuzione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva è stata effettuata attraverso un impiantoirriguo con erogatori costituiti da spaghetti e sostenuti da astine, in grado di fornire2 litri/ora/pianta.Il volume di adacquamento giornaliero è stato suddiviso in un numero variabiledi interventi (da 6 a 12) in funzione dell'andamento climatico stagionale.Per <strong>la</strong> programmazione degli interventi fertirrigui è stata utilizzata una centraleelettronica Hiris/a del<strong>la</strong> ATA S.r.l. con programmatore a 24 settori.Sono stati rilevati, oltre all’andamento termico, parametri quali il numero complessivodi steli fiorali/pianta, l'altezza media degli steli ed il diametro dei capolini.I dati bio-produttvi sono stati sottoposti all’analisi del<strong>la</strong> varianza e le medie e<strong>la</strong>boratesecondo il test di Duncan.Risultati e discussioneLe tem<strong>per</strong>ature registrate all'interno dell'apprestamento protettivo non hannoinfluenzato negativamente lo sviluppo delle piante sia nel<strong>la</strong> fase iniziale che durantel'intero ciclo colturale poiché le minime non sono scese al di sotto dei 9 °C e lemassime non hanno su<strong>per</strong>ato i 40 °C (Fig.1).Nel corso del ciclo colturale, sono state <strong>per</strong>iodicamente eliminate le foglie seccheed effettuate delle irrigazioni con so<strong>la</strong> acqua onde evitare accumuli di sali,soprattutto nelle tesi che prevedevano l'utilizzo degli ammendanti organici. Che<strong>la</strong>tidi ferro e magnesio sono stati somministrati ai primi sintomi di clorosi al fine dievitare <strong>per</strong>icolose microcarenze. Trattamenti antiparassitari preventivi hanno assicuratol’assenza di problemi fitosanitari.150


Per quanto riguarda <strong>la</strong> produzione complessiva degli steli fiorali/pianta (Tab.3),<strong>la</strong> tesi che prevedeva l'impiego di argil<strong>la</strong> espansa ha fornito, in valore assoluto, ilmaggior numero di steli (19,9) senza, <strong>per</strong>ò, risultare statisticamente differenterispetto alle altre tesi. Nel confronto tra gli ammendanti, invece, il trattamento contorba ha consentito di ottenere una produzione di 19,4 steli fiorali/pianta, con circa1,5 steli in più rispetto alle vinacce ed al controllo.Gli steli più alti (48,5 cm) sono stati forniti dal<strong>la</strong> tesi che prevedeva l'utilizzodell'argil<strong>la</strong> espansa (Tab.4), anche se non sono state evidenziate differenze significativetra i substrati ad eccezione del <strong>la</strong>pillo vulcanico che ha fornito gli steli piùbassi. I due ammendanti hanno <strong>per</strong>messo di ottenere steli più alti, rispettivamente48,3 e 47,8 cm, rispetto al controllo (46,9 cm), mentre l'interazione non ha prodottoalcun effetto di rilevante valore statistico.Il più elevato diametro medio dei capolini (12,7 cm) è stato ottenuto nel<strong>la</strong> tesicon argil<strong>la</strong> espansa (Tab.5), con lievi scostamenti registrati negli altri substrati messia confronto. L'aggiunta degli ammendanti ai vari substrati non ha influito sul<strong>la</strong>dimensione dei capolini così come <strong>la</strong> loro interazione.ConclusioniNel biennio di prova è emerso che, tra i substrati esaminati, da soli e conammendanti, sussistono delle differenze poco apprezzabili che non hanno moltoinfluito sugli aspetti quali-quantitativi del<strong>la</strong> produzione.Pertanto, nel<strong>la</strong> scelta del substrato ideale, pur riconoscendo <strong>la</strong> validità dell’ammendantetorba <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua capacità di ritenzione idrica che garantisce un sufficientetasso di umidità all’interno dell’apprestamento protettivo e, contemporaneamente,una riserva idrica utile alle piante in caso d’interruzione dell’erogazione di acqua,è preferibile orientarsi verso quei materiali di più facile re<strong>per</strong>ibilità in loco (pomicee <strong>la</strong>pillo vulcanico) e di minor costo.Bibliografia• Malorgio F., Magnani G., Tognoni F., Casarotti D. 1994 - La gerbera su substrati artificiali:primi risultati produttivi. Colture Protette 1: 65-71.• Pisanu B., Leoni S., Carletti M.G. 1994 - Risultati di coltivazione del<strong>la</strong> gerbera su diversisubstrati inerti. L'informatore agrario 37: 69-72.• Rea E., Pierandrei F., Cantone P., Maletta M. 1999 – Contenuto degli elementi nutritivi ingerbera coltivata su substrato. Colture Protette 6: 71-75.151


Tab. 1 – Caratteristiche chimico-fisiche dei substrati inertiArgil<strong>la</strong> espansa Pomice Perlite Lapillo vulcanicopH (H2O) 6.9 6.8 7 6.8Densità (gr/cm 3 ) 0.5 0.6 0.1 1.1Porosità (%) 78.5 67.5 85.0 56.0C.S.C. (meq/100 g) 0 12 1.5 0.6Granulometria (cm) 4-6 2-10 2-5 2-15Tab. 2 – Composizione chimica dei fertilizzanti (mg/l)Flory 1 Flory 2N 200 150P2O5 50 50K2O 100 250MgO 20 20Fe EDTA 0.7 0.7Mn EDTA 0.5 0.5Cu EDTA 0.3 0.3B 0.2 0.2Fig. 1 - Andamento termico registrato all’interno del<strong>la</strong> serra nel <strong>per</strong>iodo ‘96/97152


Tab. 3 - Produzione complessiva di steli fiorali/pianta (n.)Ammendamento Substrato Mediaorganico Pomice Argil<strong>la</strong> Lapillo Perlite ammendanteespansa vulcanicoControllo 16.3 a 19.2 a 16.2 a 18.5 a 17.5 bVinaccia 17.8 a 20.6 a 17.5 a 15.8 a 17.9 bTorba 20.1 a 20.0 a 17.2 a 20.3 a 19.4 aMedia substrati 18.0 a 19.9 a 17.0 a 18.2 aI valori contrassegnati da lettere diverse differiscono <strong>per</strong> P=0.05 (test di Duncan)Tab. 4 - Lunghezza media degli steli fiorali (cm)Ammendamento Substrato Mediaorganico Pomice Argil<strong>la</strong> Lapillo Perlite ammendanteespansa vulcanicoControllo 47.2 a 48.3 a 45.3 a 46.7 a 46.9 bVinaccia 47.7 a 49.1 a 47.1 a 49.1a 48.3 bTorba 43.4 a 48.1 a 47.3 a 48.4a 47.8 aMedia substrati 47.4 a 48.5 a 46.6 a 48.0 aI valori contrassegnati da lettere diverse differiscono <strong>per</strong> P=0.05 (test di Duncan)Tab. 5 - Diametro medio dei capolini (cm)Ammendamento Substrato Mediaorganico Pomice Argil<strong>la</strong> Lapillo Perlite ammendanteespansa vulcanicoControllo 12.3 a 12.6 a 12.4a 12.2 a 12.4aVinaccia 12.5a 12.6 a 12.5a 12.5 a 12.5aTorba 12.5a 12.8 a 12.6a 12.5 a 12.6 aMedia substrati 12.4a 12.7 a 12.5 ab 12.4 bI valori contrassegnati da lettere diverse differiscono <strong>per</strong> P=0.05 (test di Duncan)153


Valutazione del contenuto idrico in sabbia attraversosonda ThetaSartori de Camargo Monica*, Allera Caterina**, Farina Enrico ***Esco<strong>la</strong> Su<strong>per</strong>ior de Agricultura Luiz de Queiroz, ESALQ/USP, Brasil -Bolsista FAPESP**Istituto S<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> Floricoltura - SanremoIntroduzioneLa valutazione del contenuto di acqua disponibile nel substrato <strong>per</strong> le pianteè uno dei fattori piu importanti nel<strong>la</strong> coltivazione fuori suolo essendo direttamentecorre<strong>la</strong>to al<strong>la</strong> esecuzione dell’ intervento irriguo. Dispositivi quali i tensiometrisono scarsamente efficienti nei substrati inerti caratterizzati da elevata porositàe granulometria <strong>per</strong> vari motivi, fra i quali ad esempio <strong>la</strong> distribuzione partico<strong>la</strong>rmentedisomogenea dell’ acqua nel substrato, con eventuale discontinuitàfisica del<strong>la</strong> stessa. Inoltre <strong>la</strong> risposta del tensiometro alle mutate condizioni idricheavviene in un arco di tempo re<strong>la</strong>tivamente ampio e ciò determina una minorprecisione nel<strong>la</strong> gestione irrigua ed il rischio di elevate dis<strong>per</strong>sioni di soluzioninutritive nei sistemi a<strong>per</strong>ti.Sensori di impedenza potrebbero consentire una risposta più veloce senza <strong>la</strong> necessitàdi una interazione fisica diretta dell' acqua con il materiale di contatto attivo del<strong>la</strong>sonda tensiometrica. Tali sonde emettono un segnale che viene dal<strong>la</strong> stessa ricevutocon modifiche indotte dalle caratteristiche del mezzo, ad esempio dal<strong>la</strong> proprietà dielettricadell’ acqua. La risposta del sensore si ottiene in tempi sufficientemente brevirispetto ad un tensiometro quando sia necessario un uso saltuario e delocalizzato (strumentoportatile). Con tale sonda si evita inoltre il rischio dovuto alle radiazioni chesi ha invece con le tecniche a neutroni oppure ad attenuazione gamma. Sonde T.D.R.(Time Domain Reflectometry) sono sono state utilizzate da alcuni anni <strong>per</strong> il controllodello stato idrico dei substrati. Le basi fisiche teoriche su cui è fondata questaapplicazione sono tali da sconsigliarne in genere l’ uso in terreni ad elevata disomogeneitàe con situazioni di elevata salinità. Le sonde Tetha o<strong>per</strong>ano a frequenze che minimizzanogli effetti del<strong>la</strong> salinità del terreno. È riportato in letteratura tecnica che,quando utilizzato su terreno normale, questo dispositivo presenta alcune caratteristichepositive come <strong>la</strong> riproducibilità e <strong>la</strong> precisione di risposta, <strong>la</strong> richiesta di pocheo<strong>per</strong>azioni di calibratura, l’eccellente risoluzione spaziale e temporale.La sabbia è un substrato che può essere utilizzato <strong>per</strong> coltura fuori suolo dialcune specie ornamentali da fiore reciso; alcune sue caratteristiche importantisono il basso costo, <strong>la</strong> bassa degradabilità, l’inerzia chimica - sopratutto quandoderiva da rocce silicee -, <strong>la</strong> facile disinfezione a vapore. L’obiettivo del presentees<strong>per</strong>imento, che è parte di una s<strong>per</strong>imentazione più estesa, è stato quello di verificare<strong>la</strong> risposta potenziometrica fornita dal<strong>la</strong> sonda Theta in re<strong>la</strong>zione al contenutod’ acqua di sabbie a diverse granulometrie valutando il grado di associazionefra le due variabili “differenza di potenziale (d.d.p.) ” e “% in volume di acquanel substrato”.155


Materiali e metodiÈ stata utilizzata <strong>la</strong> sonda “Theta probe” tipo ML2x, DELTA T Device -Cambridge. Sono stati realizzati diversi es<strong>per</strong>imenti in <strong>la</strong>boratorio <strong>per</strong> valutare anche<strong>la</strong> variabilità dei dati in funzione del punto di in cui veniva eseguita <strong>la</strong> misurazione.I vasi (3 l) sono stati riempiti ciascuno rispettivamente con sabbie di granulometriadiversa (< 0.75; 1,25-1,75; 1,75- 2 mm) che sono successivamente state saturate conacqua. Le misurazioni sono iniziate al<strong>la</strong> fine del goccio<strong>la</strong>mento dell’acqua in eccesso.Sono stati misurati il peso dei vasi (lordo) su bi<strong>la</strong>ncia di precisione e <strong>la</strong> d.d.p rilevatadal<strong>la</strong> sonda Theta con una serie di misure ripetute in punti diversi del substrato. Irilievi sono stati protratti sino al verificarsi di un ritmo di <strong>per</strong>dita di acqua dal substratoestremamente rallentato. Al<strong>la</strong> fine di ogni es<strong>per</strong>imento <strong>la</strong> sabbia è stata messaa asciugare in stufa a 110 °C e sul substrato asciutto sono stati determinati peso evolume. Tali dati, assieme ai pesi dei vasi utilizzati hanno consentito di calco<strong>la</strong>re <strong>per</strong>ogni rilievo attraverso sonda <strong>la</strong> % in volume di acqua presente in quel momento nel<strong>la</strong>sabbia. È stata infine eseguita <strong>per</strong> ogni granulometria del<strong>la</strong> sabbia l’analisi del gradodi associazione fra <strong>la</strong> variabile “d.d.p” e <strong>la</strong> variabile “% in vol. di acqua nel substrato”.È stata calco<strong>la</strong>ta anche l’ equazione di regressione.Risultati e discussioneConsideriamo <strong>la</strong> valutazione del contenuto idrico dell' acqua <strong>per</strong> via gravimetricacome rappresentativa del<strong>la</strong> reale situazione idrica del substrato. Attraverso <strong>la</strong>nostra serie di es<strong>per</strong>imenti è stato possibile verificare un grado di associazione moltoelevato fra le due variabili <strong>per</strong> ogni granulometria di sabbia utilizzata (R2 = 0.97;0.96; 0.90 rispettivamente <strong>per</strong> <strong>la</strong> sabbie a granulometria < 0.75; 1,25-1,75; 1,75-2 mm). La corre<strong>la</strong>zione tra le variabili è risultata molto elevata anche considerandocomplessivamente i dati ottenuti nei diversi es<strong>per</strong>imenti (R2 = 0.97 ). I risultati dell’analisi statistica e <strong>la</strong> forma delle equazioni di regressione sono riassunti od illustratiin tabel<strong>la</strong> 1 e nelle figure 1, 2, 3 e 4. Per quanto concerne <strong>la</strong> variabilità di rispostadel<strong>la</strong> sonda al variare del punto di rilevamento nei substrati, possiamo ritenere soddisfacentii dati ottenuti poichè in ogni set di misure il coefficiente di variazione(CV) presenta valori compresi fra 1 e 4% dipendentemente dal substrato utilizzatoe dal<strong>la</strong> quantità di acqua presente nel substrato. La ripetitibilità è <strong>per</strong>tanto soddisfacente,almeno in rapporto agli obiettivi generali di applicazione che ci siamo proposti.Nell’ insieme i risultati aprono prospettive di utilizzazione di questa tecnologiadi rilevamento del contenuto idrico in substrati non comuni ed utilizzabili <strong>per</strong> colturafuori suolo.Come già detto in premessa, l’utilizzazione di sonde T.D.R. viene generalmentesconsigliata in alcuni tipi di terreni; tali sonde utilizzano, a partire dal valore di grandezzafisica rilevata, funzioni di calcolo del contenuto di acqua che sono state ottenuteattraverso una precedente taratura in una serie di terreni “normali”. In questiterreni <strong>la</strong> quantità e distribuzione dell’ acqua è “control<strong>la</strong>ta” dalle interazioni del<strong>la</strong>156


stessa con le particelle minerali presenti. In un tipico substrato <strong>per</strong> coltivazione fuorisuolo le condizioni in cui si trova l’acqua sono alquanto diverse (quantità, potenziale,ecc.); anche il ritmo di variazione delle stesse condizioni è peculiare, ad esempio<strong>la</strong> velocità di variazione di potenziale idrico è minore rispetto a quel<strong>la</strong> del terreno,mentre è maggiore quel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva ai quantitativi essendo di minore intensità l’interazione acqua/particelle del substrato. È <strong>per</strong>tanto da supporre che in questi substrati<strong>la</strong> associazione fra uscita del<strong>la</strong> sonda ad impedenza e contenuto <strong>per</strong>centuale diacqua vada verificata e, nel caso, vadano calco<strong>la</strong>ti i parametri del<strong>la</strong> funzione chequantifica <strong>la</strong> corre<strong>la</strong>zione fra le due variabili. È questo il caso delle sabbie utilizzatenel<strong>la</strong> nostra s<strong>per</strong>imentazione.La sonda Theta può dunque essere utilizzata <strong>per</strong> misurare il contenuto di acquanei substrati sabbiosi con buona affidabilità. Per un suo eventuale uso nel contestodelle tecnologie di produzione, l’equazione più generale di regressione (Figura 4)sarebbe presumibilmente <strong>la</strong> più idonea <strong>per</strong> valutare il contenuto di umidità dei substratisabbiosi <strong>per</strong>chè <strong>per</strong>metterebbe di coprire il più ampio range di contenuto idrico(da 55% a 10% v/v). Se necessitasse una precisione maggiore potrebbe essere eseguitauna taratura <strong>per</strong> lo specifico substrato utilizzato. Potrebbe essere opportunauna specifica taratura <strong>per</strong> sabbie di origine diversa da quel<strong>la</strong> da noi utilizzata (sabbiadi fiume, di mare, ecc.) o di differente granulometria.È comunque opportuno valutare l’ uso del<strong>la</strong> sonda nelle specifiche condizioni digestione (condizioni nutrizionali, frequenze di irrigazione, minor omogeneità delsubstrato, tem<strong>per</strong>atura, ecc.) <strong>per</strong> avere una stima più completa del<strong>la</strong> applicabilitànei sistemi di coltivazioni fuori suolo in Italia.ConclusioniLa sonda Theta può fornire con buona approssimazione e affidabilità il dato dicontenuto idrico del<strong>la</strong> sabbia indipendentemente dal<strong>la</strong> sua granulometria (nel range


Tab. 1. Risultati dell’ analisi di corre<strong>la</strong>zioneR Sign. F R2 Equaz. regress. Calco<strong>la</strong>taSubstrato (d.d.p. in V)Sabbia 1.75-2 mm 0.93 4.5 10 -7 0.90 % vol. acqua = 58.4 * d.d.p - 4.6Sabbia 1.25-1.75 mm 0.97 7.2 10 -10 0.96 % vol. acqua = 90.4 * d.d.p - 15.6Sabbia


Prove di allevamento di Gerbera (Gerbera jamesonii L.)senza suolo in condizioni di limitata disponibilità dielementi nutritiviE. Rea, A. Salerno e F. Pierandrei.Istituto S<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> Nutrizione delle Piante - Roma.RiassuntoSi riportano i risultati ottenuti su piante di Gerbera (Gerbera jamesonii L.), allevatain condizioni di “fuori suolo” su un substrato costituito da <strong>per</strong>lite e torba (3/1v/v) in un sistema chiuso a ricircolo del<strong>la</strong> soluzione. È stato studiato l’andamentodei contenuti degli elementi nutritivi nelle piante e nel<strong>la</strong> soluzione; sono state messea confronto due tesi; in una veniva reintegrata <strong>la</strong> soluzione nutritiva completa, nell’altrai reintegri venivano effettuati con so<strong>la</strong> acqua.IntroduzioneL’uso delle colture senza suolo costituisce una strategia di ottimizzazione degliinterventi di fertilizzazione allo scopo di ridurre l’impatto <strong>ambientale</strong> conseguenteal<strong>la</strong> distribuzione di concimi sul suolo. L’allevamento su substrato, rispetto al<strong>la</strong> coltivazionetradizionale, presenta il vantaggio di poter gestire al meglio <strong>la</strong> soluzionenutritiva in quanto manca <strong>la</strong> funzione tampone del terreno che se da un <strong>la</strong>to, puòattenuare alcuni squilibri nutrizionali, dall’altro non <strong>per</strong>mette il controllo del<strong>la</strong> concentrazionedegli elementi nutritivi, necessaria invece <strong>per</strong> l’ottimizzazione del<strong>la</strong> produzione.L’adozione dei sistemi chiusi inoltre, nei quali <strong>la</strong> soluzione nutritiva è recu<strong>per</strong>atae ricirco<strong>la</strong>ta dal sistema, presenta l’indubbio vantaggio di essere in accordocon le restrizioni governative, in quanto non si ha dissipazione nell’ambiente di fertilizzanti.I sistemi a ricircolo del<strong>la</strong> soluzione consentono inoltre un risparmio diacqua e nutrienti, una diminuzione dei costi di manodo<strong>per</strong>a a fronte di un aumentodi produttività.Gli aspetti più urgenti da affrontare <strong>per</strong> ottimizzare <strong>la</strong> gestione di un impiantoè <strong>la</strong> scelta del substrato più idoneo e <strong>la</strong> razionalizzazione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva(Malorgio et al., 1994).La soluzione nutritiva è <strong>la</strong> parte più delicata di tutto il sistema in quanto deveprovvedere a soddisfare le esigenze nutritive del<strong>la</strong> pianta sia <strong>per</strong> quanto riguarda imacro che i micro elementi, durante le diverse fasi del ciclo biologico (Alpi-Tognoni, 1990; Pardossi et al.,1994).In precedenti <strong>la</strong>vori era stato studiato il rapporto tra <strong>la</strong> composizione del<strong>la</strong> soluzionenutritiva e i contenuti degli elementi nutritivi nelle piante (Di Monte et al.,1998; Rea et al., 1999; Rea et al., 2000).Scopo del presente <strong>la</strong>voro è stato quello di esaminare l’influenza del<strong>la</strong> limitatadisponibilità di nutrienti individuando le fasi critiche di necessario apporto <strong>per</strong> unaottimizzazione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva.159


Materiali e MetodiLa ricerca è stata condotta presso l'Istituto S<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> FloricolturaSezione O<strong>per</strong>ativa Periferica (Pescia). La serra in cui si è o<strong>per</strong>ato era provvista dipareti in film p<strong>la</strong>stico, tetto apribile rivestito di materiale p<strong>la</strong>stico ondu<strong>la</strong>to, eimpianto di riscaldamento dell’aria. L'allevamento delle piante è stato effettuato invaso (18 cm Δ) utilizzando agri<strong>per</strong>lite e torba bionda (3/1 v/v), come substrato, inun sistema chiuso a ricircolo del<strong>la</strong> soluzione. Il sistema era posizionato in vasche dicemento di dimensioni m 7.20 x 0.60 x 0.40, rivestite all’interno di materiale p<strong>la</strong>sticoim<strong>per</strong>meabile di colore nero. La composizione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva era <strong>la</strong>seguente: (mg/l) NO 3 156, NH 4 16, P 31.7, K 252.62, Ca 87.25, Mg 32.63, Na31.83, S 11.46, Fe 1.59, B 0.32, Cu 0.08, Zn 0.31; dell’acqua utilizzata: (mg/l)NO 3 0.11, P 0.1, K 5.2, Ca 50.9, Mg 9.8, Na 37.7, Cu 0.01. Per l’erogazione sonostati utilizzati goccio<strong>la</strong>toi, autocompensati da 2.0 l/h di portata, ciascuno dei qualiera disposto in prossimità di una pianta; il recu<strong>per</strong>o del<strong>la</strong> soluzione veniva effettuatoseparatamente in bidoni di raccolta da 1000 l interrati. Sono stati presi in considerazionecirca 8 mesi di allevamento dall’impianto, sono state determinate le variazionidei principali macroelementi nelle foglie (ultima foglia completamente espansa)e nelle soluzioni, mediante spettrometro simultaneo <strong>per</strong> emissione al p<strong>la</strong>sma(ICP), l'azoto totale è stato determinato con il metodo Kjeldahl. I prelievi <strong>per</strong> leanalisi sono stati effettuati a cadenza quindicinale, <strong>per</strong> tutto il <strong>per</strong>iodo di svolgimentodel<strong>la</strong> prova sono stati control<strong>la</strong>ti i valori di conducibilità elettrica e di pHdel<strong>la</strong> soluzione nutritiva. La ricerca è stata condotta su tre cultivar di gerbera cv.Bora Bora, Hariette e Venus, disponendo una pianta <strong>per</strong> vaso con un investimentofinale di 12 piante/mq. Lo schema s<strong>per</strong>imentale è stato quello del blocco randomizzatosemplice con tre ripetizioni, ciascuna delle quali era costituita da 30 vasi, e<strong>per</strong> un totale di 180 piante. Sono state prese in considerazione due tesi, in una venivareintegrata <strong>la</strong> soluzione nutritiva completa, nell’altra i reintegri venivano effettuaticon so<strong>la</strong> acqua.Risultati e discussioneI contenuti di fosforo e potassio a livello delle foglie sono stati messi a confrontocon i rispettivi contenuti nel<strong>la</strong> soluzione nutritiva, nelle condizioni s<strong>per</strong>imentaliadottate i contenuti nelle foglie, degli elementi nutritivi considerati, presentavanoun andamento corre<strong>la</strong>to con quello delle rispettive soluzioni (Fig. 1, 2 e 3). Nellefoglie delle piante allevate su soluzione nutritiva completa i contenuti dei principalimacroelementi N, P e K risultavano rego<strong>la</strong>rmente più elevati dei corrispondenticontenuti delle foglie di piante il cui reintegro era costituito da so<strong>la</strong> acqua.Analizzando l'andamento del<strong>la</strong> produzione commerciale (Fig. 4), è possibile individuarea circa due mesi dall’inizio del<strong>la</strong> raccolta il momento di differenziazione tra ledue tesi (H 2 O e Soluzione) le cui rese risultavano più o meno paragonabili fino aquel momento. Nel<strong>la</strong> tesi il cui reintegro era costituito dal<strong>la</strong> so<strong>la</strong> acqua, in corri-160


spondenza del calo dei contenuti degli elementi nelle vasche di alimentazione e conseguentementenelle foglie, è subentrato un calo di produzione. Nel<strong>la</strong> tesi il cuireintegro veniva effettuato con soluzione nutritiva completa, si è avuta una produzionefinale di circa il 40% in più rispetto al<strong>la</strong> tesi con so<strong>la</strong> acqua.Le condizioni s<strong>per</strong>imentali adottate, prevedevano <strong>la</strong> differenziazione dell’apportodei nutrienti, fin dai primi stadi di sviluppo. Analizzando i risultati del<strong>la</strong> produzionecumu<strong>la</strong>ta dei fiori, si può notare come, nel<strong>la</strong> tesi che ha previsto il reintegrocon <strong>la</strong> so<strong>la</strong> acqua, <strong>la</strong> produzione si sia mantenuta allo stesso livello produttivo delcontrollo, fino a circa 4 mesi dal<strong>la</strong> messa a dimora, nonostante il calo molto evidentedegli elementi nutritivi nelle foglie.I risultati ottenuti consentono di affrontare uno degli aspetti fondamentali <strong>per</strong>l’ottimizzazione di un impianto senza suolo, vale a dire <strong>la</strong> razionalizzazione del<strong>la</strong>soluzione nutritiva. La ricerca condotta ha messo in evidenza infatti, <strong>la</strong> possibilitàdi una <strong>riduzione</strong> complessiva dei livelli di nutrienti nel<strong>la</strong> soluzione nutritiva mettendoin luce l’attuabilità di una strategia di intervento che preveda o il reintegrodel<strong>la</strong> soluzione solo nei <strong>per</strong>iodi di effettiva necessità o l’alternanza con reintegricostituiti da so<strong>la</strong> acqua. Questo porterebbe ad un risparmio dei costi di gestione purmantenendo un livello ottimale in termini di ricavo.Figura 1. Contenuti medi di fosforo epotassio delle foglie di gerbera re<strong>la</strong>tivi alledue tesi in esameFigura 3. Contenuto <strong>per</strong>centuale di azotonelle foglie di gerbera re<strong>la</strong>tivo alle due tesiin esameFigura 2. Contenuti medi di fosforo epotassio nell'acqua e nel<strong>la</strong> soluzione nutritivautilizzataFigura 4. Produzione cumu<strong>la</strong>ta dei fiori(c<strong>la</strong>ssi commerciali) re<strong>la</strong>tiva alle due tesiconsiderate161


Bibliografia• ALPI A., TOGNONI F. (1990) Tecnica colturale In “Coltivazione in serra” Edagricole pp.189-311.• MALORGIO F., MAGNANI G., TOGNONI F., CASAROTTI D. (1994). La gerbera susubstrati artificiali: primi risultati produttivi. Colture. Protette 1, 65-71.• PARDOSSI A., CECCATELLI M., MALORGIO F., TOGNONI F. (1994). La gestionedel<strong>la</strong> soluzione nutritiva in colture senza suolo a ciclo chiuso. L'Informatore Agrario 44, 43-56.• DI MONTE G., REA E., PIERANDREI F., CANTONE P. Dinamica dell'assorbimento deimicroelementi in gerbera allevata su diversi substrati. Atti (SICA) XV Convegno del<strong>la</strong> SocietàItaliana di Chimica Agraria.1998.• REA E., PIERANDREI F., CANTONE P., MALETTA M. Contenuto degli elementi nutritiviin gerbera coltivata su substrato. Colture protette 6:71-75, 1999.• REA E., PIERANDREI F., CANTONE P., MALETTA M. La soluzione nutritiva in gerberaallevata in condizioni di fuori suolo. Atti V Giornate Scientifiche SOI 2000.Progetto Finalizzato MiPAF “Prodotti e tecnologie innovative su piante ornamentali” - Pubbl. N. 144.162


Nuove prospettive <strong>per</strong> le colture fuori suolo:le piante acquaticheGiampaolo Raimondi, Roberta Paradiso e Stefania De PascaleDipartimento di Ingegneria Agraria e Agronomia del Territorio Università degli studi di Napoli Federico IIIntroduzioneNel<strong>la</strong> moderna acquariologia ornamentale sono utilizzate molte specie di pianteacquatiche indispensabili al mantenimento del delicato equilibrio dell’acquario.Le piante non sono semplicemente un elemento decorativo ma parte integrantedel biotopo, con un ruolo estremamente delicato: ridurre il contenuto di sostanze azotatee produrre l’ossigeno necessario al<strong>la</strong> vita dei pesci, assorbendo anidride carbonica.Attualmente, grazie alle moderne tecniche di coltivazione idroponica, è possibilecoltivare e moltiplicare con successo tali specie in ambiente protetto evitando diprelevare i vegetali dal loro habitat naturale.MoltiplicazioneLa maggior parte delle specie utilizzate <strong>per</strong> l’acquariologia si riproduce con moltafacilità <strong>per</strong> via agamica. I metodi tradizionalmente più utilizzati sono: talea, divisionedei cespi, divisione dei rizomi.Oggi il <strong>per</strong>fezionamento delle tecnologie di coltivazione in vitro ha <strong>per</strong>messo diottenere risultati eccezionali dalle tecniche di micropropagazione: le piante cosìottenute sono geneticamente uniformi e hanno un basso costo di produzione grazieal<strong>la</strong> rapidità con <strong>la</strong> quale si ottengono. Inoltre è possibile, grazie a tale tecnica, ottenerepiante esenti da qualsiasi patogeno.Descrizione dell’impiantoLe piantine, ottenute tramite micropropagazione o con altre tecniche di riproduzionevegetativa, sono alloggiate in cubetti di <strong>la</strong>na di roccia. Così preparate, lepiantine sono poste nei bancali <strong>per</strong> l’accrescimento in modo tale da essere sommersesino al colletto. Questa posizione ha lo scopo di simu<strong>la</strong>re le condizioni di crescitatipiche delle zone litoranee.Tale tecnica di coltivazione, adatta <strong>per</strong> <strong>la</strong> maggior parte delle specie, non è idonea<strong>per</strong> alcuni generi che richiedono di vivere completamente sommerse e <strong>per</strong>tantosono coltivate in vasche del tutto simili ad acquari (Cabomba, Eigeria,Ceratophyllum, Vallisneria ed altre). I bancali di coltivazione sono costituiti da unpiano d’appoggio, formato da “tavelloni” in cotto forato (comunemente utilizzatinell’edilizia <strong>per</strong> <strong>la</strong> costruzione dei so<strong>la</strong>i), adagiato su di un’armatura metallica disostegno. Grazie ad un film di PE, steso sul piano d'appoggio e fissato alle spondedel bancale è realizzata una vasca in cui un sistema di “troppo pieno” consentedi mantenere stabile il livello del<strong>la</strong> soluzione nutritiva trasportata da condotte163


generalmente realizzate in PE. Il sistema di irrigazione comunemente utilizzato èquello a goccia: le ali goccio<strong>la</strong>nti sono disposte in modo tale da <strong>per</strong>mettere l’erogazionedirettamente nelle vasche di coltivazione evitando di bagnare <strong>la</strong> parte epigeadelle piante.Per alcuni generi a crescita molto lenta sono predisposte, al di sopra dei bancali,delle <strong>la</strong>mpade alogene (HQL) o a ioduri metallici (HQI) che <strong>per</strong>mettono di prolungareartificialmente <strong>la</strong> durata del giorno.Tecnica colturaleLe piante vengono fertirrigate con soluzioni nutritive a concentrazioni moltobasse, nell’ordine dello 0.1-0.2 %; il pH è mantenuto stabile a valori neutri o subacidi.Sono disponibili pochi dati su bi<strong>la</strong>nci idrici e nutrizionali di questo tipo di coltureanche se le informazioni disponibili indicano rapporti nutrizionali a vantaggiodell’azoto.Per <strong>la</strong> coltivazione di tali specie occorrono elevati tassi di U. R. garantiti dall’elevataevaporazione dell’acqua dalle vasche di coltivazione o all’occorrenza da unsistema FOG.L’optimum termico di coltivazione è fissato tra i 22-24 °C; tale range di tem<strong>per</strong>aturadovrà essere assicurato tutto l’anno tramite un sistema di condizionamentoclimatico che preveda un riscaldamento aereo e, se possibile, anche un riscaldamentobasale. Un computer climatico fornirà un controllo agevole e preciso dei parametriclimatici del<strong>la</strong> serra.I tempi di accrescimento variano da specie a specie: una volta raggiunta <strong>la</strong> tagliacommerciale le piante sono rimosse dai bancali insieme al cubetto di <strong>la</strong>na di rocciaed inserite in speciali vasetti forati.Spesso nel vasetto è inserito anche un cartellino che illustra le principali informazioniin merito al<strong>la</strong> specie e al<strong>la</strong> coltivazione del<strong>la</strong> pianta.CommercializzazionePer il trasporto le piante sono imbustate e riposte orizzontalmente in contenitoridi polistirolo adatti contenere gli sbalzi di tem<strong>per</strong>atura. A volte nei contenitori,tra uno strato di piante e l’altro, vengono anche inseriti dei fogli di carta da giornaleimbevuti d'acqua che contribuiscono a creare un sufficiente tasso di umidità.I prezzi medi unitari al pubblico oscil<strong>la</strong>no tra le £ 8.000 e le £ 12.000 c.d. secondole specie.Per <strong>la</strong> collocazione nell’acquario è necessario rimuovere il contenitore e il substratoprestando attenzione a non danneggiare le radici e accertandosi che traqueste non siano presenti molluschi. Terminate queste semplici o<strong>per</strong>azioni preliminari,le radici saranno inserite delicatamente nel ghiaietto sul il fondo dell’acquario.164


ConclusioniIn considerazione del<strong>la</strong> rapida e notevole espansione che l’acquariologia ornamentalesta subendo da oltre dieci anni sarebbe auspicabile che fossero eseguite ricerchescientifiche lontane da eventuali ottiche commerciali, capaci di dare risposte chiare aitanti <strong>per</strong>ché che ancora esistono in quest’affascinante settore.Bibliografia• Bianchi F., Bruno S., Krapp F., Moretta A. e Rossi A. C., 1997. Acquario, Orsa MaggioreEditrice.• Greu<strong>la</strong>ch V. A. e Adams J. E., 1979. Introduzione al<strong>la</strong> botanica moderna, Liguori Editore.• Mancini A., 1997. Piante acquatiche e palustri, Olimpia Editrice.165


Disinfezione di un substrato ricic<strong>la</strong>to <strong>per</strong> <strong>la</strong>coltura fuori suoloG. Minuto**, G. Gi<strong>la</strong>rdi* e A. Garibaldi**Di.Va.P.R.A, Patologia vegetale - Università degli Studi di Torino** Ce.R.S.A.A. - Albenga, SavonaLa coltivazione fuori suolo di colture orticole e floricole si è diffusa in Italia inpartico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di fiori recisi (gerbera, rosa, garofano, alcune bulbose).La possibilità di ricic<strong>la</strong>re i substrati di coltivazione <strong>per</strong> successivi cicli colturali èun’interessante opportunità dal punto di vista economico ed <strong>ambientale</strong>. Tre proves<strong>per</strong>imentali sono state condotte al fine di verificare l’efficacia di diversi sistemi didisinfezione <strong>per</strong> il ricic<strong>la</strong>ggio di substrati di coltivazione esausti (Minuto et al.,2000, 2001). Le prove sono state condotte impiegando il binomio ospite/parassitagerbera (cv Goldie)/Phytophthora cryptogea. Le piante sono state coltivate adottandocontenitori p<strong>la</strong>stici riempiti con una misce<strong>la</strong> di pomice e torba (80:20vol./vol.).Il substrato, ricic<strong>la</strong>to da una coltura di gerbera pesantemente infetta da P. cryptogea,è stato sottoposto a disinfezione applicando diversi sistemi chimici e fisici. Imezzi di lotta impiegati sono stati i seguenti: meta<strong>la</strong>xyl + folpet (4+16 g p.a./hl),ipoclorito di calcio (10 e 100 g p.a./hl), ipoclorito di sodio (120 e 1200 g p.a./hl),dicloroisocianurato di sodio (10 e 100 g p.a./hl), nonilfenolo condensato con ossidodi etilene, tensioattivo non ionico (0.3 1 p.a./hl), metham sodio (MS) (192 gp.a./hl), vapore surriscaldato (80 °C <strong>per</strong> 30 min.), bromuro di metile (BM) (100g/m 3 <strong>per</strong> 5 ore). I primi quattro prodotti sono stati applicati <strong>per</strong> bagnatura del substratogià direttamente posto nei contenitori di coltivazione prima del<strong>la</strong> fase di trapianto,il nonilfenolo condensato con ossido di etilene è stato distribuito direttamentenei contenitori di coltivazione prima e dopo il trapianto; il trattamento convapore e MS è stato applicato direttamente al substrato, prima del riempimento deicontenitori, su un cumulo avente altezza massima di 30 cm, co<strong>per</strong>to con LDPE(polietilene a bassa densità); BM è stato applicato direttamente sul substrato già dispostoall’interno dei contenitori di coltivazione posti entro una cel<strong>la</strong> di fumigazionein condizioni di assenza parziale di pressione atmosferica.Il vapore ed il MS sono apparsi partico<strong>la</strong>rmente efficaci; ottimi risultati, inoltre,sono stati ottenuti applicando BM in cel<strong>la</strong> di fumigazione, mentre <strong>la</strong> misce<strong>la</strong> dimeta<strong>la</strong>xyl+folpet, applicata mediante bagnatura del substrato prima del<strong>la</strong> fase di trapianto,non ha garantito sufficiente protezione del<strong>la</strong> coltura (tabel<strong>la</strong> 1, 2). Nellenostre condizioni s<strong>per</strong>imentali, nonilfenolo condensato con ossido di etilene, applicatoprima e dopo il trapianto, si è dimostrato inefficace, similmente a quanto osservatoapplicando i diversi prodotti clorogenici (tabel<strong>la</strong> 1, 2). Solo l’applicazione divapore e BM non ha causato insorgenza di fenomeni di fitotossicità nelle piante trapiantatenel substrato sottoposto a disinfezione, mentre l’impiego di nonilfenolocondensato con ossido di etilene, meta<strong>la</strong>xyl + folpet e dei diversi prodotti clorogeniciha influenzato negativamente sia il vigore che <strong>la</strong> produzione del<strong>la</strong> coltura. In167


conclusione, vapore, BM e MS (quest’ultimo leggermente fitotossico durante unaprecedente prova – dati non riportati) hanno <strong>per</strong>messo di ricic<strong>la</strong>re il substrato infetto.Dal punto di vista pratico il vapore deve essere applicato direttamente al substratoprima di riempire i contenitori, al fine di evitare danni ai contenitori stessi. IlMS va applicato sotto pacciamatura <strong>per</strong> aumentarne l’efficacia. L’applicazione sottovuoto in cel<strong>la</strong> di fumigazione del BM, fumigante il cui impiego è attualmente sottopostoa profonda previsione, sembra una pratica partico<strong>la</strong>rmente semplice.Tabel<strong>la</strong> 1 - Effetto dei trattamenti sul numero di piante di gerbera cv Goldie morte <strong>per</strong>attacchi di Phytophthora cryptogea (Albenga 1 a prova, 1999).Rilievo delTrattamento dosaggio 20/05 30/05 30/06Testimone - 85,4 c* 97,9 d 97,9 emeta<strong>la</strong>xiy + folpet 4 + 16 g/hl 6,3 a, 54,2 b 58,3 cAgral 2,5 l/hl 56,3 b 75,0 c 75,0 dVapore - 2,1 a 2,1 a 4,2 aMetham sodio 192 g/m 2 2,1 a 2,1 a 10,4 aBromuro di metile - 2,1 a 12,5 a 25,0 bIpoclorito di calcio 10 g/hl 91,7 c 100,0 d 100,0eIpoclorito di calcio 100 g/hl 89,6 c 100,0 d 100,0 eIpoclorito di sodio al 6% di Cl attivo 120 g/hl 97,9 c 100,0 d 100,0 eIpoclorito di sodio al 6% Cl attivo 1200 g/hl 97,9 c 100,0 d 100,0 eDicloroisocianurato di sodio 10 g/hl 91,7 c 100,0 d 100,0 eDicloroisocianurato di sodio 100 g/hl 93,8 c 100,0 d 100,0 e* i valori del<strong>la</strong> stessa colonna, seguiti dal<strong>la</strong> medesima lettera, non differiscono tra di loro con una probabilitàdi errore del 5% secondo il test di Duncan.** nonilfenolo condensato con ossido di etilene168


Tabel<strong>la</strong> 2 - Effetto dei trattamenti sul numero di piante di gerbera (cv Goldie) morte <strong>per</strong>attacchi di Phytophthora cryptogea (Albenga 2 a prova, 1999).Rilievo delTrattamento dosaggio 15/11/99 25/11/99 16/12/99Testimone - 60,4 cd* 97,9 bc 81,3s emeta<strong>la</strong>xiy + folpet 4 + 16 g/hl 31,3 b 54,2 b 72,9 cAgral 2,5 l/hl 75,0 cd 75,0 cd 97,9 dVapore - 4,2 a 2,1 a 8,3 aMetham sodio 192 g/m 2 3,0 a 2,1 a 5,8 aBromuro di metile - 4,2 a 12,5 a 16,7 bIpoclorito di calcio 10 g/hl 75,0 cd 100,0 cd 89,6 eIpoclorito di calcio 100 g/hl 70,8 cd 100,0 cd 93,8 eIpoclorito di sodio al 6% di Cl attivo 120 g/hl 56,3 c 100,0 bcd 97,9 eIpoclorito di sodio al 6% Cl attivo 1200 g/hl 68,8 cd 100,0 cd 93,8 eDicloroisocianurato di sodio 10 g/hl 81,3 d 100,0 d 97,9 eDicloroisocianurato di sodio 100 g/hl 77,1 cd 100,0 cd 95,8 e*, ** Vedi tab. 1.Lavori citatiMinuto A., Beccaro G., Gullino M.L. e Garibaldi A. (2000) Disinfezione di unsubstrato ricic<strong>la</strong>to <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltura fuori suolo: prima nota. Colture Protette 29 (6), 81-84.Minuto A., Gi<strong>la</strong>rdi G., Gullino M.L. e Garibaldi A. (2001) Disinfezione di unsubstrato ricic<strong>la</strong>to <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltura fuori suolo: seconda nota. Colture Protette, in stampa169


Tecnica costruttiva di impianti <strong>per</strong> <strong>la</strong> filtrazione lentasu sabbia di soluzioni nutritiveAndrea Minuto, Gianni Azili e Angelo GaribaldiDi.Va.P.R.A. Patologia Vegetale - Università di TorinoLa tecnica del<strong>la</strong> filtrazione lenta su sabbia costituisce una possibile soluzione<strong>per</strong> il trattamento di acque drenate da sistemi di coltivazione in fuori suolo a ciclochiuso.Tale tecnica prevede il passaggio delle soluzioni da filtrare attraverso un letto disabbia a granulometria definita compresa tra 0,2 e 2 mm di diametro. La filtrazioneavviene rego<strong>la</strong>ndo attentamente l’entità flusso del<strong>la</strong> soluzione attraverso il lettodi sabbia stesso a valori compresi tra 100 e 300 l/hxm 2 di sezione filtrante.Figura 1 - Caratteristiche costruttive principali di un sistema di filtrazione lenta su sabbia.171


Tabel<strong>la</strong> 1 - Legenda re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> figura 1Sabbia <strong>per</strong> filtrazione:1. strato filtrante, spessore 80-100cm, granulometria 0-2 mm2. strato drenante granulometria fine, spessore 15-20 cm3. strato drenante granulometria media, spessore 15-20 cm4. strato drenante granulometria grosso<strong>la</strong>na, spessore 15-20 cmRego<strong>la</strong>tore di flusso del<strong>la</strong> filtrazione5. flussimetroVasche:6. vasca di raccolta del drenato proveniente dal<strong>la</strong> coltivazione7. vasca di raccolta del filtrato proveniente dal filtro a sabbiaFiltri in linea8. filtro a dischi <strong>per</strong> eliminazione partico<strong>la</strong>to9. filtro a rete <strong>per</strong> eliminazione sabbia da strati filtrantiDiffusori (tubi forel<strong>la</strong>ti)10. diffusore tubo di carico11. diffusore tubo di scarico del filtratoCondotti di troppo pieno12. troppo pieno di carico del filtro a sabbia13. troppo pieno vasca di raccolta del filtratoValvole di rego<strong>la</strong>zione di portata14. valvo<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> portata al diffusore di carico15. valvo<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> portata al flussimetroTabel<strong>la</strong> 2 - Portata di soluzione filtrata in funzione del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie esposta al flusso idrico.Su<strong>per</strong>ficie filtranteSu<strong>per</strong>ficie Portata (m 3 /h) diametro quantità necessaria di sabbiafiltrante con flusso a contenitore (strato filtrante)m 2 cilindrico (m) m 3100 300l/m 2 xh l/m 2 xh1 0,1 0,3 1,13 0,82 0,2 0,6 1,60 1,63 0,3 0,9 1,95 2,44 0,4 1,2 2,26 3,25 0,5 1,5 2,52 46 0,6 1,8 2,76 4,87 0,7 2,1 2,99 5,68 0,8 2,4 3,19 6,49 0,9 2,7 3,39 7,210 1 3 3,57 8172


Risposta agronomica di rose allevate su fibra di coccopura o misce<strong>la</strong>ta a substrati di origine mineraleRisultati preliminariCaterina Allera, Serena Castello, Timoteo Paterniani, Marco Pa<strong>la</strong>giIstituto S<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> Floricoltura - Sanremo (IM)IntroduzioneNel<strong>la</strong> coltivazione fuori suolo a ciclo a<strong>per</strong>to è necessario ridurre al minimo le frequenzedi fertirrigazione <strong>per</strong> contenere <strong>la</strong> dis<strong>per</strong>sione dei reflui nell’ambiente purgarantendo una disponibilità idrica e di nutrienti al<strong>la</strong> pianta. La buona capacità diritenzione idrica del substrato diventa quindi una caratteristica fondamentale <strong>per</strong>garantire una elevata disponibilità del<strong>la</strong> soluzione nutritiva a lungo termine. Le sabbie,di opportuna granulometria, eventualmente misce<strong>la</strong>te con torba, sebbene possegganoquesto requisito, non consentono una buona risposta agronomica del<strong>la</strong> rosadifferentemente da quanto invece rilevato su molte altre specie da fiore reciso(Farina et al.,1996). La fibra di cocco, una volta imbibita, ha una buona capacita diritenzione idrica; in base ad una prova preliminare effettuata (Allera et al., 2000) sipropone come substrato adatto al<strong>la</strong> coltivazione fuori suolo a ciclo a<strong>per</strong>to del<strong>la</strong> rosa.La s<strong>per</strong>imentazione in oggetto ha inteso di verificare <strong>la</strong> risposta produttiva del<strong>la</strong> rosain alcune varianti di substrato in cui <strong>la</strong> fibra di cocco sia eventualmente misce<strong>la</strong>ta apomice o agri<strong>per</strong>lite.Materiali e MetodiPiante di rosa cv Lambada innestate su R. indica maior sono state piantate al<strong>la</strong>fine di agosto in bancali sopraelevati posti sotto tettoia di <strong>la</strong>stre di P.V.C. e allevatesecondo le usuali pratiche colturali. Le piante erano disposte in doppia fi<strong>la</strong> ad unadensità di 12,8 piante/mq effettivamente coltivato (9,3 piante/mq lordo). Sul<strong>la</strong>su<strong>per</strong>ficie del bancale è stata realizzata una pacciamatura mediante due alette ad Ldi policarbonato inserite ciascuna tra il bordo del bancale e <strong>la</strong> fi<strong>la</strong> di piante e conuna striscia centrale dello stesso materiale posta fra le file delle piante. Le alette rialzatesui bordi consentivano nello spazio fra policarbonato e substrato <strong>la</strong> erogazionedel<strong>la</strong> soluzione nutritiva effettuata <strong>per</strong> irrorazione su tutte le su<strong>per</strong>ficie di substratodisponibile. L’anno successivo a quello del trapianto le piante sono state ombreggiateda giugno a settembre con apposite reti (<strong>riduzione</strong> del 60% dell’intensità luminosa).I substrati messi a confronto sono stati <strong>la</strong> fibra di cocco, <strong>la</strong> fibra di cocco +agri<strong>per</strong>lite (n° 3) al 50% v/v e <strong>la</strong> fibra di cocco + pomice (pezzatura da 2 a 10 mm)50% v/v. La soluzione nutritiva fornita nel sistema “a<strong>per</strong>to” era completa di macroe micro elementi (N-NO 3 164 mg/l, N-NO 4 19 mg/l, P 18 mg/l, K 192 mg/l, Ca110 mg/l, Mg 19 mg/l, Fe 0,7 mg/l, pH6, EC 2.1 mS/cm) ed è stata ricavata attraversouna formu<strong>la</strong>zione adottata nel<strong>la</strong> comune pratica di fertilizzazione del<strong>la</strong> rosa in173


coltura fuori suolo (Farina et al., 1998). Durante il <strong>per</strong>iodo estivo <strong>la</strong> concentrazionedel<strong>la</strong> soluzione nutritiva è stata ridotta a 2/3 con una conseguente diminuzionedel<strong>la</strong> E.C. da 2.1 mS/cm a 1.4 mS/cm. La frequenza e i volumi di fertirrigazionesono stati tali da mantenere in ogni <strong>per</strong>iodo del<strong>la</strong> prova e in ogni substrato una continuaabbondante disponibilità idrica. La quota di drenato garantita nel corso dell’intera prova è stata del 25-30% rispetto al volume di soluzione distribuita in ogniintervento fertirriguo. Periodicamente è stata control<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> salinità del drenato.Sono stati rilevati il peso, <strong>la</strong> lunghezza di stelo ed il numero dei fiori raccolti.Risultati e ConclusioniI drenati raccolti nel corso del<strong>la</strong> prova non hanno mai evidenziato conducibilitàsu<strong>per</strong>iori a 2.4 mS/cm. Le conducibilità rilevate sono risultate pressochè identichenei drenati provenienti dai tre substrati in ogni rilevamento effettuato. Tenuto contosia dei valori di conducibilità di drenato rilevata, sia del<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di drenaggioimposta , possiamo ritenere che le condizioni nutrizionali nei tre substrati sianostate idonee a garantire una adeguata crescita delle piante.I flussi di fioritura mostrano un andamento indipendente dai substrati considerati(Fig 1). L’ utilizzazione del<strong>la</strong> fibra di cocco mista a pomice ha favorito l’ espressionedel<strong>la</strong> lunghezza di stelo: <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di steli maggiori di 40 cm sul totale haraggiunto il 78% rispetto al 73% del<strong>la</strong> fibra di cocco-agri<strong>per</strong>lite e al 67% del<strong>la</strong> fibradi cocco da so<strong>la</strong> (Fig 2). La misce<strong>la</strong> fibra di cocco-substrato minerale in generale hamigliorato <strong>la</strong> produzione dal punto di vista quantitativo: sono stati ottenuti 20steli/pianta nel<strong>la</strong> fibra di cocco mista a agri<strong>per</strong>lite e 19,5 steli/pianta nel<strong>la</strong> fibra dicocco mista a pomice rispetto ai 18,5 steli/pianta nel<strong>la</strong> fibra di cocco da so<strong>la</strong> (Fig. 3).Fig. 1 - Produzione mensile dal 1 novembre al 30 Settembre.174


Fig. 2 Produzione steli > 40 cm sul totale(novembre-settembre)Fig.3. Produzione totale steli/pianta(novembre- settembre)In base a questi dati preliminari, ottenuti in 12 mesi di s<strong>per</strong>imentazione, possiamoaffermare che tutti e tre i tipi di substrati si sono dimostrati idonei <strong>per</strong> conseguirebuone rese produttive nel<strong>la</strong> coltivazione fuori suolo del<strong>la</strong> rosa. Misce<strong>la</strong>re <strong>la</strong>fibra di cocco con l’agri<strong>per</strong>lite (n° 3) o con <strong>la</strong> pomice (2-10 mm) si è rive<strong>la</strong>to utile;si sono ottenuti substrati alternativi che hanno indotto un miglioramento sia qualitativoche quantitativo del<strong>la</strong> produzione. Un ulteriore vantaggio del<strong>la</strong> combinazionesubstrato minerale-fibra di cocco potrebbe essere il mantenimento di caratteristichepositive dal punto di vista nutrizionale. Questo sarebbe dovuto al<strong>la</strong> minoreespressione degli effetti negativi dovute alle mutate caratteristiche fisiche del substratoconseguenti ai processi degradativi tipici del<strong>la</strong> parte organica. Questo dato èimportante nell’ambito del<strong>la</strong> applicazione dei criteri da utilizzare <strong>per</strong> decidere seadottare un substrato nel<strong>la</strong> comune pratica produttiva del<strong>la</strong> coltivazione fuori suolodel<strong>la</strong> rosa e più in generale <strong>per</strong> ogni coltivazione a lungo termine. Abbiamo <strong>per</strong>tantointenzione proseguire <strong>la</strong> valutazione di risposta agronomica nei vari substrati protraendoopportunamente l’es<strong>per</strong>imento.Bibliografia• Allera C., Castello S., Farina E., 2000. Crescita e produzione di rosa su fibra di cocco e susabbie a diverse granulometrie. Colture Protette 9: 95-99.• Farina E., Paterniani T., Pa<strong>la</strong>gi M. 1996. Controllo del<strong>la</strong> fertirrigazione su ornamentalifuori suolo. Colture Protette 1: 77-86.• Farina E., J.R. Rodrigues E., Paterniani T., Pa<strong>la</strong>gi M. 1998. Ricircolo prolungato in rosafuori suolo a basso impiego di tecnologia. Colture Protette 9: 93-100.175


Effetto del sistema di distribuzione dell’acqua e del<strong>la</strong>tipologia del vaso sul<strong>la</strong> crescita di impatiens “NuovaGuinea” in un sistema a ciclo chiusoPiero Frangi, Giovanni D’Angelo Fondazione Minoprio – Centro MiRTIntroduzioneL’adozione di tecnologie in grado di salvaguardare l’ambiente sta diventando unaspetto prioritario nel settore delle colture protette. Nel<strong>la</strong> produzione di pianteornamentali in vaso una modalità promettente <strong>per</strong> evitare <strong>la</strong> dis<strong>per</strong>sione di acqua,fertilizzanti e pesticidi nell’ambiente è l’utilizzo dei sistemi di subirrigazione che prevedonoil recu<strong>per</strong>o ed il riciclo delle soluzioni nutritive (Uva et al., 1998). Ai vantaggidi natura <strong>ambientale</strong> questi sistemi – comunemente denominati ‘a ciclo chiuso’– consentono economie gestionali (risparmio di acqua e di concimi, <strong>riduzione</strong>del<strong>la</strong> manodo<strong>per</strong>a) e migliorano le condizioni igienico-sanitarie dell’ambiente dicoltivazione (Georget et al., 2000). Per contro i sistemi a ciclo chiuso hanno uncosto di impianto su<strong>per</strong>iore e richiedono modificazioni nel<strong>la</strong> tecnica di coltivazionenormalmente adottata con i metodi di irrigazione tradizionali (Frangi e D’Angelo,1999; Frangi et al., 2000).Allo scopo di ottenere indicazioni pratiche sul<strong>la</strong> gestione dei sistemi di subirrigazionea ciclo chiuso sono stati confrontati 2 sistemi di subirrigazione(flusso/riflusso e scorrimento su canalette inclinate) e 3 tipologie di vaso in un ciclodi coltivazione di Impatiens hawkeri, comunemente denominata ‘Nuova Guinea’.Materiali e metodiTalee radicate di 3 cultivar di Impatiens ‘Nuova Guinea’ (Como, Siena eLondon) sono state invasate in tre tipologie di contenitori di diametro 12 cm (A, Be C), differenti tra loro principalmente <strong>per</strong> il volume interno, <strong>la</strong> presenza del piedinodi sostegno e <strong>per</strong> <strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie dei fori sotto il vaso (tab. 1). Le piante sono stateallevate in due ambienti di coltivazione simi<strong>la</strong>ri ma dotati di differenti sistemi di fertirrigazionea ciclo chiuso: flusso/riflusso e scorrimento su canalette inclinate.La coltivazione è stata monitorata <strong>per</strong> l’intero ciclo attraverso <strong>la</strong> raccolta ogni 30minuti dei parametri climatici ed attraverso <strong>per</strong>iodiche analisi del substrato. La frequenzadelle fertirrigazioni è stata determinata attraverso <strong>la</strong> misurazione del<strong>la</strong> tensioneidrica in piante campione, stabilendo, in base a precedenti es<strong>per</strong>ienze, un valore-sogliadi 60 hPa. Il tempo di adacquamento è stato di 15’ con il sistema a flusso/riflussoe di 15-20’ con lo scorrimento su canalette. Sono stati valutati gli assorbimentidei vasi nei due ambienti attraverso <strong>la</strong> pesatura di vasi-campione prima edopo ogni fertirrigazione. Al<strong>la</strong> fine del ciclo di coltivazione sono stati registrati iparametri di sviluppo dimensionale delle piante (altezza, diametri, numero ramificazioni)ed il peso fresco e secco.177


Risultati e discussioneIn tabel<strong>la</strong> 2 sono riportate le analisi chimiche del substrato e delle foglie. I valoridi pH del substrato hanno mostrato in entrambi i sistemi a confronto un andamentodecrescente nei primi 40 giorni di coltivazione, ed in seguito si sono stabilizzatisu valori compresi tra 6 e 6.5. La salinità si è mantenuta sotto il valore di 0.5mS/cm <strong>per</strong> tutta <strong>la</strong> coltivazione.I valori di diagnostica fogliare si sono mantenuti entro i limiti indicati in bibliografia<strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione dell’Impatiens, ad eccezione del potassio, il cui contenutoè risultato sotto i limiti sia ad inizio che a fine coltura. Appare quindi che è preferibileapportare a questa coltura una fertirrigazione con rapporto N/K a favore delpotassio.Complessivamente sono stati effettuati 36 interventi di fertirrigazione nell’ambientecon canalette e 31 in quello con irrigazione a flusso/riflusso (tab. 3); l’assorbimentomedio del vaso <strong>per</strong> irrigazione è risultato su<strong>per</strong>iore nel primo sistema(112.3 g contro 102.6 g del sistema flusso/riflusso). In totale quindi si è registratoun maggiore consumo di acqua e di fertilizzante (pari a circa il 30%) nel sistema acanalette.In tabel<strong>la</strong> 4 sono riportati i valori medi di sviluppo vegetativo delle 3 cultivar aconfronto nei 2 sistemi irrigui. Appare evidente che l’effetto del sistema irriguo sullosviluppo del<strong>la</strong> pianta è stato differente nelle tre varietà. I grafici delle interazioni cultivarx sistema irriguo (Fig. 1-5) mostrano che <strong>la</strong> varietà ‘Como’ sviluppa meglio sulsistema con scorrimento su canalette, mentre ‘Siena’ e ‘London’ hanno avuto unacrescita maggiore sul sistema a flusso/riflusso.La tipologia del vaso ha influenzato tutti i parametri di crescita, con l’eccezionedel numero di ramificazioni. Il contenitore di tipo C, caratterizzato dai valori piùalti di volume interno e di su<strong>per</strong>ficie dei fori di scambio tra substrato e soluzionenutritiva, ha determinato un miglior sviluppo delle piante. Il vaso di tipo A, con lecaratteristiche opposte rispetto a C, ha provocato una <strong>riduzione</strong> dell’altezza e deldiametro delle piante ma non ne ha ridotto l’accumulo di sostanza secca. Il valorepiù basso di quest’ultimo parametro è stato registrato con il contenitore di tipo B,nel quale era assente il piedino di sostegno.ConclusioniLa s<strong>per</strong>imentazione effettuata su Impatiens “Nuova Guinea” allevata con duesistemi di subirrigazione a ciclo chiuso ha <strong>per</strong>messo di evidenziare alcune interessantiindicazioni riguardo al metodo di distribuzione dell’acqua ed alle tipologieottimali dei contenitori da utilizzare.Si è osservato un maggior consumo di soluzione nutritiva nel sistema a canalette,a differenza di quanto osservato in una s<strong>per</strong>imentazione analoga svolta su poinsettia(Frangi et al., 2000). È emersa inoltre una risposta diversificata delle cultivardi Impatiens nei due sistemi colturali adottati.178


L’analisi delle differenti tipologie di vaso presenti sul mercato mostra che nonemergono differenze di risposta tra un sistema irriguo e l’altro. In entrambi i sistemiè comunque preferibile adottare i contenitori con il volume maggiore entro <strong>la</strong>tipologia di vaso scelto, con <strong>la</strong> maggior su<strong>per</strong>ficie dei fori di passaggio dell’acqua econ <strong>la</strong> presenza di un piedino di sostegno di 0.5 mm. In partico<strong>la</strong>re queste due ultimecaratteristiche costruttive sono critiche nel<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva inun sistema di subirrigazione.Bibliografia• Frangi P., D’Angelo G., 1999 – Nuova Guinea e Poinsettia con subirrigazione a ciclo chiuso,Monografia ‘Impatiens’, Colture Protette, 28(12): 25-31• Frangi P., D’Angelo G., Bianchi M., 2000 - Interazione tra sistemi di subirrigazione e tipologiedi vaso nel<strong>la</strong> coltivazione a ciclo chiuso di poinsettia. Atti V Giornate ScientificheS.O.I., Sirmione, 28-30 marzo 2000, pp. 99-100.• Georget M., Lefebvre M., Lepage S., Morel P., Winocq M., 2000 – Recycler les solutionsnutritives en culture de p<strong>la</strong>ntes en pot. PHM-Revue Horticole 413: 32-36.• Uva W.L., Weiler T.C., Milligan R.A., 1998 – A survey on the p<strong>la</strong>nning and adoption ofzero runoff subirrigation systems in greenhouse o<strong>per</strong>ations, HortScience, 33(2): 193-196Tabel<strong>la</strong> 1 - Principali caratteristiche dei contenitori confrontatiCarattereTipi di contenitoreA B CAltezza (mm) 97 97 100Ø interno su<strong>per</strong>iore (mm) 120 120 120Ø inferiore (mm) 80 82 86Volume interno (ml) 680 700 750Altezza piedino di sostegno (mm) 1 0 0.5Numero fori 3 + 3 4 + 4 8Ø fori (mm) 10/8 10/8 10Su<strong>per</strong>ficie fori (cm 2 ) 3.86 5.15 6.28179


Tabel<strong>la</strong> 2 – Analisi chimiche effettuateTipo Inizio 02/03 13/03 23/03 03/04 14/04 22/04 Fineirrigazione colturacoltura(18/02) (04/05)SubstratopH A 7.51 7.02 6.41 6.28 6.02 6.64 6.09 6.40B 7.51 7.13 6.03 5.79 6.44 6.50 6.41 6.61Salinità A 0.34 0.21 0.15 0.19 0.11 0.24 0.28 0.27(mS/cm) B 0.34 0.23 0.15 0.32 0.14 0.43 0.30 0.42N-NO 3 (mg/l) A 7 < 1B 7 10N-NH 4 (mg/l) A 7 3B 7 4P 2 O 5 (mg/l) A 12 27B 12 55K 2 O (mg/l) A 1 2B 1 4FoglieAzoto (% s.s.) A 3.84 3.79B 3.84 3.59Fosforo (% s.s.) A 0.29 0.65B 0.29 0.67Potassio (% s.s.) A 1.00 1.00B 1.00 1.16*: A=flusso/riflusso; B=scorrimento su canaletteTabel<strong>la</strong> 3 - Numero di fertirrigazioni e quantità assorbite dal vaso <strong>per</strong> i due sistemi irriguiSistema irriguo Numero fertirrigazioni Assorbimento medio del vaso (g)<strong>per</strong> fertirrigazione totaleFlusso/riflusso 31 102.6 3181180


Tabel<strong>la</strong> 4 - Influenza del<strong>la</strong> cultivar, del sistema irriguo e del<strong>la</strong> tipologia del contenitoresullo sviluppo vegetativo del<strong>la</strong> pianta.Fattori s<strong>per</strong>imentali Altezza pianta Diametro Ramificazioni Peso fresco Peso secco(cm) pianta (cm) (n.) parte aerea (g) parte aerea (g)CultivarComo 26.2 a 37.9 a 11.1 a 185.2 a 11.9Siena 22.0 c 35.7 b 6.6 b 173.8 b 11.6London 23.9 b 35.8 b 6.2 c - -Significatività ** ** ** ** n.s.Sistema irriguoFlusso/riflusso 24.8 a 36.3 7.7 b 182.0 11.6Scorr. Canalette 23.3 b 36.7 8.3 a 177.0 11.9Significatività ** n.s. ** n.s. n.s.Tipologia vasoA 23.3 b 36.1 b 7.9 179.3 11.9 aB 24.2 a 36.4 ab 7.9 175.4 11.3 bC 24.6 a 36.9 a 8.2 183.8 12.1 aSignificatività ** * n.s ** *InterazioneCv. x sist. irrig. ** ** ** ** **Cv. x tip. vaso n.s. n.s. n.s. n.s. n.s.S. irr. x tip. vaso n.s. n.s. n.s. n.s. n.s.Cv. x S. irr. x tip. vaso n.s. n.s. * n.s. n.s.Dati medi di 18 piante (escluso peso fresco e secco, rilevato su 5 piante).Per ciascun fattore le medie entro le colonne seguite dal<strong>la</strong> stessa lettera non sono significativamente diverse (P=0.05)usando il test di Duncan. (n.s.: non significativo; *: significativo <strong>per</strong> P=0.05; **: significativo <strong>per</strong> P=0.01).Foto 1 - Sistema di distribuzione a scorrimento su cabalette.181


Foto 2 - Sistema di distribuzione a flusso/riflusso.Foto 3 - Sviluppo del<strong>la</strong> cultivar ‘Como’ nel vaso di tipo C.1=scorrimento su canalette, 2= flusso/riflusso.182


Foto 4 - Sviluppo del<strong>la</strong> cultivar ‘Siena’ nel vaso di tipo C.1=scorrimento su canalette, 2= flusso/riflusso.Fig. 1 - Interazione varietà <strong>per</strong> altezza pianta nei 2 sistemi irrigui a confronto183


Fig. 2 - Interazione varietà <strong>per</strong> diametro pinta nei 2 sistemi irrigui a confontoFig. 3 - Interazione varietà <strong>per</strong> numero ramificazioni nei 2 sistemi irrigui a confronto184


Fig. 4. - Interazione varietà <strong>per</strong> peso fresco nei 2, sistemi irrigui a confrontoFig. 5 - Interazione varietà <strong>per</strong> peso secco nei 2 sistemi irrigui a confronto185


Bi<strong>la</strong>ncio idrico e nutrizionale di orchidee fuori suoloTeresa Maturi, Stefania De Pascale, Sergio Fiorenza e Roberta ParadisoDipartimento di Ingegneria Agraria e Agronomia del Territorio - Università degli Studi di Napoli Federico IIIntroduzioneTra tutte le specie di orchidee coltivate in Italia, il Cymbidium da fiore recisoriveste un'importanza partico<strong>la</strong>re. Le conoscenze sul<strong>la</strong> sua fisiologia, <strong>per</strong>ò, sonoancora limitate: esistono pochi <strong>la</strong>vori in letteratura che hanno approfondito tematicheriguardanti <strong>la</strong> nutrizione idrica e minerale, <strong>la</strong> crescita e lo sviluppo (Powell etal.,1988; Zheng et al.,1992; Pan et al.,1994; Pan et al., 1997). Inoltre, nessun datoè disponibile sul comportamento bio-agronomico del Cymbidium in coltura protettanei climi mediterranei in re<strong>la</strong>zione alle peculiari caratteristiche atmosferiche edei substrati di crescita utilizzati. Attualmente, gli apporti idrici e fertilizzanti fornitialle coltivazioni di Cymbidium si rifanno ad es<strong>per</strong>ienze empiriche, sopravvalutandomolto spesso le esigenze del<strong>la</strong> coltura e immettendo nell'ambiente notevoliquantità di azoto con le acque di drenaggio. A causa del crescente interesse commercialeriscontrato dagli steli recisi di Orchidee, è stato redatto un bi<strong>la</strong>ncio idricoe nutrizionale <strong>per</strong> tre ibridi di Cymbidium coltivati in vaso, su substrato inerte aciclo a<strong>per</strong>to, in coltura protetta ed in clima Mediterraneo.Materiali e MetodiL'es<strong>per</strong>imento è stato condotto nel<strong>la</strong> provincia di Napoli (40° 51' N) <strong>per</strong> un<strong>per</strong>iodo di 12 mesi, con inizio nel mese di febbraio.I 3000 m 2 di serra, con struttura portante in ferro zincato e co<strong>per</strong>tura al colmoin vetro, sono delimitati <strong>la</strong>teralmente da materiali di p<strong>la</strong>stica rigida (tipo Ondex) edotati di a<strong>per</strong>tura automatica completa del colmo. Il mantenimento del<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>aturaottimale è assicurato da un impianto di riscaldamento completamente automatizzato.Sono stati confrontati tre ibridi diploidi di Cymbidium:V1 = Floripink: cultivar standard a fiori rosa, allevata in vasi da 22 cm di diametro(6,5 litri di substrato <strong>per</strong> pianta) con una densità di 4 piante/m 2 ;V2 = Pendragon “Irene”: cultivar mini a fiori bianchi, allevata in vasi da 18 cmdi diametro (3,8 litri di substrato <strong>per</strong> pianta) con una densità di 6 piante/m 2 ;V3 = Traceredway: cultivar standard a fiori gialli, allevata in vasi da 25 cm di diametro(11 litri di substrato <strong>per</strong> pianta) con una densità di 4 piante/m 2 .Sono state utilizzate piante adulte di sei anni. Il substrato di coltivazione <strong>per</strong> ilCymbidium era costituito da una misce<strong>la</strong> di materiale sintetico schiumoso “oasis”(48%), poliuretano “spugnino” (48%), e polistirolo a bassa igroscopicità (4%) <strong>per</strong>rego<strong>la</strong>re lo sgrondo e <strong>per</strong> aumentare <strong>la</strong> fase gassosa. Il substrato, nel<strong>la</strong> sua globalità,presentava una massa volumica apparente di 0.08 kg l -1 ed una conducibilità idricaal<strong>la</strong> saturazione di 10.3 cm min -1 .187


La tem<strong>per</strong>atura durante <strong>la</strong> stagione fredda (da ottobre a maggio) è stata mantenutaa 15 °C. Da febbraio a maggio, con l'intento di favorire <strong>la</strong> ripresa vegetativa, èstata garantita una tem<strong>per</strong>atura notturna di 8-10 °C più bassa del<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>aturadiurna, sia sospendendo il trattamento termico sia aprendo il colmo durante <strong>la</strong>notte. Durante l'estate (da giugno a settembre) <strong>la</strong> serra è stata ombreggiata con unasospensione di <strong>la</strong>tte di calce.L'acqua e i fertilizzanti sono stati somministrati con sistema d'irrigazione localizzato,automaticamente control<strong>la</strong>to da un fertirrigatore computerizzato. Gli spruzzatori,ciascuno del<strong>la</strong> portata di 0.4 l/min, sono stati 1 <strong>per</strong> Pendragon "Irene", 2 <strong>per</strong>Floripink e 3 <strong>per</strong> Traceredway. La durata di ogni intervento è stata di un minuto edil numero d'interventi giornalieri è variato da due nel <strong>per</strong>iodo invernale a quattronel<strong>la</strong> stagione estiva.Il rapporto medio N:P:K utilizzato <strong>per</strong> <strong>la</strong> fertirrigazione è stato 1:0.28:0.59 adattandolo,durante il ciclo colturale, al variare dei fattori biologici (stadio di sviluppodelle piante) e climatici (tem<strong>per</strong>atura, luminosità, ventosità esterna). Nel <strong>per</strong>iodo dipre-fioritura, <strong>per</strong> stimo<strong>la</strong>re l’emissione del getto fiorale, gli apporti azotati sono statiridotti.Il pH è stato mantenuto intorno al valore ottimale di 5.5 - 6 mediante l'aggiuntadi acido nitrico ad ogni intervento fertirrigante. La conducibilità elettrica del<strong>la</strong>soluzione nutritiva è risultata essere compresa tra 0.3 e 0.6 dS/m. La scelta del volumedi acqua e del<strong>la</strong> concentrazione delle soluzioni nutritive è stata effettuata in baseal risultato dei valori di EC e di pH del <strong>per</strong>co<strong>la</strong>to nelle o<strong>per</strong>azioni di controllo settimanalidi routine.Il protocollo s<strong>per</strong>imentale ha previsto il confronto tra le tre varietà secondo unoschema a blocchi randomizzati con tre repliche, ciascuna delle quali costituita da 10piante <strong>per</strong> ogni ibrido. Sono stati monitorati i parametri microclimatici rilevati all’esternoed all’interno del<strong>la</strong> serra (radiazione so<strong>la</strong>re, tem<strong>per</strong>atura, umidità).Al fine di valutare l’efficienza del volume d’acqua e delle dosi di fertilizzanti, nelcorso di un intero ciclo di produzione del<strong>la</strong> coltura è stato redatto il bi<strong>la</strong>ncio idricoe nutrizionale. I campioni di <strong>per</strong>co<strong>la</strong>to sono stati analizzati <strong>per</strong> valutare <strong>la</strong> quantitàdi N (Kjeldhal), P, K, NO 3-e Ca 2+. Per <strong>la</strong> redazione del bi<strong>la</strong>ncio idrico del<strong>la</strong> coltura,è stato misurato il volume di soluzione in esubero rispetto al volume erogato.Periodicamente, su campioni di foglie, è stato effettuato il dosaggio dei macroelementie <strong>la</strong> determinazione del contenuto in sostanza secca.Al<strong>la</strong> raccolta, gli steli fiorali recisi sono stati sottoposti a misure biometriche edanalisi chimica dei tessuti (radici, steli, foglie, fiori). Su campioni essiccati in stufa a60 °C sono stati effettuati analisi <strong>per</strong> determinare l'azoto totale e le concentrazionidei principali elementi secondo Walinga et al. (1995).RisultatiDurante il <strong>per</strong>iodo del<strong>la</strong> prova <strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura minima ha fatto registrare unpicco di 2 °C nel rilievo di fine aprile, mentre <strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura massima ha raggiun-188


to 31 °C in luglio. Da novembre a fine gennaio, <strong>la</strong> coltura è stata invece sottopostaa rego<strong>la</strong>ri interventi termici di forzatura e i valori medi delle tem<strong>per</strong>ature minimein serra hanno raggiunto mediamente i 15 °C. Nell’arco di tempo in cui sonostati effettuati i rilievi, l’umidità re<strong>la</strong>tiva massima è stata in media del 97% con unminimo del 90% in aprile, da ricondurre, come suddetto, alle partico<strong>la</strong>ri o<strong>per</strong>azionidi a<strong>per</strong>tura del<strong>la</strong> serra. L’umidità re<strong>la</strong>tiva minima è risultata variabile ed in mediadel 60% oscil<strong>la</strong>ndo da un massimo del 91% (gennaio) fino ad un minimo del 30%(ottobre).I consumi idrici cumu<strong>la</strong>ti e giornalieri, re<strong>la</strong>tivi alle tre cultivar nel <strong>per</strong>iodo di s<strong>per</strong>imentazione,sono risultati significativamente differenti, in re<strong>la</strong>zione al diverso sviluppovegetativo ed alle differenti aree fogliari delle piante (Tab. 1): in partico<strong>la</strong>re iconsumi massimi sono stati registrati <strong>per</strong> <strong>la</strong> cultivar Traceredway con 2120 l/m 2 nell'arcodi un anno pari a 6.4 l/m 2 al giorno, mentre nel<strong>la</strong> Floripink si sono raggiunticonsumi di 1266 l/m 2 , pari a 3.8 l/m 2 al giorno. I consumi cumu<strong>la</strong>ti (y) sono risultatiin re<strong>la</strong>zione lineare con il LAI (x) delle tre varietà (y = 181.1 x + 813.7; r =0.948).I volumi idrici totali somministrati sono stati rispettivamente <strong>per</strong> le tre cultivarTraceredway, Floripink e Pendragon Irene, di 3444, 3108 e 1722 l/m 2 ed i corrispondentivolumi di <strong>per</strong>co<strong>la</strong>to sono stati di 1324, 1228 e 456 l/m 2 , corrispondentiin media a circa il 40% dell'acqua somministrata <strong>per</strong> le cultivar Floripink eTraceredway ed inferiori in Pendragon Irene (26%) (Tab. 1).Sul<strong>la</strong> base del bi<strong>la</strong>ncio idrico, del<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> di fertirrigazione e delle analisi chimichedel<strong>la</strong> soluzione drenata sono stati dedotti gli apporti e le <strong>per</strong>dite dei principalimacroelementi (N, P, K e Ca) re<strong>la</strong>tivi ai tre ibridi (Tab. 2). L’asportazione totaledi N ha raggiunto i 30 g/m 2 nel<strong>la</strong> media di Floripink e Traceredway mentre èrisultata di soli 19 g/m 2 in Pendragon. Andamenti simili sono stati rilevati anche <strong>per</strong>P, K e Ca (Tab. 2).La composizione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva, come detto, è variata durante l’annoin re<strong>la</strong>zione alle condizioni ambientali, allo sviluppo ed al<strong>la</strong> crescita del<strong>la</strong> pianta.Tuttavia, il rapporto medio tra i macroelementi nel<strong>la</strong> fertirrigazione è risultatomolto vicino a quello ottenuto <strong>per</strong> <strong>la</strong> soluzione <strong>per</strong>co<strong>la</strong>ta (Tab. 3). Il rapportoN:P:K ottenuto dall’analisi fogliare degli ibridi di Cymbidium è stato in media di1:0.12:1.3 <strong>per</strong> le cv a fiori standard mentre il fabbisogno in K è risultato più elevatonel<strong>la</strong> cv a fiori mini (Tab. 3). Elevate esigenze di K sono state già segna<strong>la</strong>te <strong>per</strong>Cymbidium in altre ricerche (Pan et al., 1997).Discussioni e ConclusioniNel corso del<strong>la</strong> prova sono state evidenziate differenze nell’accrescimento delletre cultivar, riconducibili alle diverse caratteristiche varietali. In partico<strong>la</strong>re, sebbenel’andamento delle curve di crescita sia risultato molto simile <strong>per</strong> le tre cultivar, <strong>la</strong>Pendragon Irene si è distinta <strong>per</strong> il minore sviluppo delle piante in termini di su<strong>per</strong>ficiefogliare. Questo risultato si accorda con evidenze s<strong>per</strong>imentali re<strong>la</strong>tive al ritmo189


di accrescimento dei germogli del<strong>la</strong> varietà del gruppo Pendragon riportati in letteratura(Powell et al., 1988; Bik e van der Berg, 1983).I consumi idrici hanno evidenziato valori più elevati <strong>per</strong> <strong>la</strong> Traceredway, seguitadal<strong>la</strong> Floripink e Pendragon Irene. Tale comportamento è in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> diversasu<strong>per</strong>ficie fogliare che nel<strong>la</strong> Traceredway è risultata doppia del<strong>la</strong> Pendragon Irene.Allo stesso modo, le cultivar Floripink e Traceredway non hanno manifestato differenzesignificative in merito ad apporti, asportazioni e <strong>per</strong>dite <strong>per</strong> drenaggio di tuttii macroelementi presi in considerazione, <strong>la</strong> Pendragon Irene, invece, ha registratovalori inferiori.Sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> gestione idrica e dei consumi le quantità <strong>per</strong>co<strong>la</strong>te hanno mostrato<strong>per</strong>centuali maggiori <strong>per</strong> le cultivar Traceredway e Floripink ed inferiori <strong>per</strong> <strong>la</strong>Pendragon Irene. Con le acque di drenaggio sono stati dis<strong>per</strong>si nell’ambiente inmedia, <strong>per</strong> Floripink e Traceredway, 260 kg/ha di N, 60 kg/ha di P e 150 kg/ha diK. Per <strong>la</strong> cv Pendragon, invece, le <strong>per</strong>dite <strong>per</strong> <strong>per</strong>co<strong>la</strong>zione sono state di 90, 24 e 54kg/ha rispettivamente <strong>per</strong> N, P e K.Le quantità di N, P, K e Ca immesse nell’ambiente con le acque di drenaggio,così come <strong>la</strong> notevole quantità di <strong>per</strong>co<strong>la</strong>to, fanno rilevare che <strong>la</strong> coltivazione fuorisuolo a ciclo a<strong>per</strong>to appena analizzata non è ancora indirizzata verso un pieno rispetto<strong>per</strong> l'ambiente.Al<strong>la</strong> luce dei risultati ottenuti, sarebbe ipotizzabile una <strong>riduzione</strong> del<strong>la</strong> concentrazionedi nutritivi e dei volumi di adacquamento di almeno il 25% (<strong>per</strong> ottenereuna <strong>per</strong>centuale di <strong>per</strong>co<strong>la</strong>zione media del 33 - 34%) e un aumento delle frequenzedi irrigazione in misura meno che proporzionale.RingraziamentiRicerca svolta nell'ambito del Progetto Strategico CNR – Caratterizzazione evalorizzazione delle risorse genetiche, vegetali, animali e microbiche (Biodiversità),Caratterizzazione, valutazione e valorizzazione.Gli autori hanno contribuito in parti uguali allo svolgimento del<strong>la</strong> ricerca.Gli autori ringraziano il sig. Salvatore Colonna <strong>per</strong> <strong>la</strong> cortese disponibilità ed ipreziosi consigli tecnici.190


Tabel<strong>la</strong> 1 - Apporti (Ap), consumi (Cs), <strong>per</strong>dite di acqua (P), <strong>per</strong>centuale di drenato (%D)e indice di area fogliare (LAI) in ibridi di Cymbidium.(Lettere diverse indicano differenze significative <strong>per</strong> P ≤ 0.05).Cultivar Totali Giornalieri LAI(l/m 2 ) (l/m 2 ) m 2 m -2Ap Cs P % D Ap Cs PFloripink 3108 b 1880 b 1228 b 39.5 a 9.4 b 5.7 b 3.7 b 5.0 bPendragon 1722 a 1266 a 456 a 26.4 b 5.2 a 3.8 a 1.4 a 3.0 aTraceredway 3444 c 2120 c 1324 c 38.4 a 10.4 c 6.4 c 4.0 c 7.6 cTabel<strong>la</strong> 2 - Apporti (Ap), asportazioni (As) e <strong>per</strong>dite <strong>per</strong> drenaggio (D) di N, P, K e Ca inibridi di Cymbidium.(Lettere diverse indicano differenze significative <strong>per</strong> P ≤ 0.05).Cultivar N (g/m 2 ) P (g/m 2 ) K (g/m 2 ) Ca (g/m 2 )Ap As D Ap As D Ap As D Ap As DFloripink 54.0 a 29.0 a 25.0 a 14.5 a 8.1 a 6.4 a 32.4 a 17.2 a 15.2 a 28.8 a 14.9 a 13.9 aPendragon 27.9 b 18.8 b 9.1b 7.9 b 5.5 b 2.4 b 16.6 b 11.2 b 5.4 b 14.9 b 7.0 b 7.9 bTraceredway 59.0 a 31.9 a 27.1a 16.5 a 8.8 a 7.7 a 35.0 a 19.0 a 16.0 a 32.9 a 18.2 c 14.7 aTabel<strong>la</strong> 3 - Rapporto medio N: P: K nel<strong>la</strong> soluzione nutritiva, <strong>per</strong>co<strong>la</strong>ta e ottenuto dall'analisifogliare di ibridi di Cymbidium.N: P: KSoluzione nutritiva 1 0.28 0.59Perco<strong>la</strong>to 1 0.27 0.60Analisi fogliare (Floripink - Traceredway) 1 0.12 1.26Analisi fogliare (Pendragon) 1 0.22 2.71191


Bibliografia• Arditti, J., 1982. Mineral Nutrition of Orchids: 173-340. In: "Orchid Biology". Reviewsand Perspectives, II. Ithaca, New York.• Bik, R. A., van der Berg, Th. J. M., 1983. Effect of substrate and nitrogen supply on yeld andquality of mini-Cymbidium. Acta Horticulturae, 150: 289-295.• Pan, R. C., Ye, Q. S., Hew, C. S., 1997. Physiology of Cymbidium sinense: a review. ScientiaHorticulturae, 70: 123-129.• Pan, R. C., Zheng, X.N., Ye, Wen, Z.Q. 1994. Changes of water physiology of Cymbidiumsinense during soil drought <strong>per</strong>iod. Acta Botanica Yunnanica, 16: 379-384.• Penningsfeld, F. e Forchthammer, L., 1980. Ergebnisse neunjahriger Cymbidien-Ernahrungversusche II. Die Orchidee, 31: 48-59.• Powell, C., Caldwell, K. I., Littler, R. A., Warrington, I., 1988. Effect of Tem<strong>per</strong>ature regimeand Nitrogen fertilizer level on Vegetative and Reproductive bud development inCymbidium Orchids. J. Amer. Soc. Hort. Sci., 113 (4): 552-556.• Walinga I., van der Lee J. J., Houba V. J. G., van Vark W. and Novazamsky I., 1995 - P<strong>la</strong>ntAnalysis Manual. Kluwer Academic Publishers.• Zheng, X. N., Wen, Z. Q., Pan, R. C., Hew, C. S., 1992. Response of Cymbidium sinenseto drought stress. Journal of Horticultural Science, 67 (3): 295-299.192


Influenza del substrato e del regime irriguo su rosa inciclo chiusoRoberta Paradiso, Stefania De Pascale e Giampaolo RaimondiDipartimento di Ingegneria Agraria e Agronomia del Territorio - Università degli Studi di Napoli Federico II -IntroduzioneNelle colture su substrato artificiale <strong>la</strong> scelta del substrato di coltivazione piùadeguato e <strong>la</strong> gestione razionale del<strong>la</strong> frequenza e del volume di fertirrigazione sonocondizioni necessarie ai fini del massimo rendimento produttivo e dell’ecocompatibilitàdel sistema (Pardossi, 1994; Farina et al., 1996).Allo scopo di valutare l’influenza del substrato e del volume di soluzione nutritivasui consumi idrici e <strong>la</strong> produttività di rosa da fiore reciso, una ricerca è stataavviata dal Dipartimento di Ingegneria agraria e Agronomia del territoriodell’Università di Napoli. Il protocollo s<strong>per</strong>imentale ha previsto il confronto tra duesubstrati e due regimi di fertirrigazione in un sistema a ciclo chiuso.Materiali e metodiLa prova è stata condotta in serra riscaldata con struttura in acciaio zincato e co<strong>per</strong>turain PE. Sono state utilizzate piante di un anno del<strong>la</strong> varietà Red France (HR rose)coltivate in canaline di polipropilene nero (lunghezza media 15 m; <strong>la</strong>rghezza di 30 cm;profondità 40 cm), distanziate tra loro di 1,5 m e con una pendenza dell’1%.Nell’interno di ciascuna canalina le piante erano disposte su due file ad una densitàd’impianto di 6 piante m -2 ed il substrato era pacciamato con film p<strong>la</strong>stico.La fertirrigazione era effettuata con sistema a goccia con goccio<strong>la</strong>toi del<strong>la</strong> portatadi 2 l ora -1 , <strong>la</strong> frequenza varia da 3 interventi al giorno nel <strong>per</strong>iodo invernale a 11nel<strong>la</strong> stagione estiva e <strong>la</strong> durata di ciascuno da 5 a 6 minuti.Sono stati posti a confronto due substrati (<strong>la</strong>pillo e pomice) e due regimi di fertirrigazione(normale, con 1 goccio<strong>la</strong>toio pianta -1 e ridotto con 0.5 goccio<strong>la</strong>toi pianta -1 ).I trattamenti confrontati sono: Lapillo - Volume normale (L-HW); Lapillo -Volume ridotto (L-LW); Pomice - Volume normale (P-HW); Pomice - Volumeridotto (P-LW). Ciascun trattamento è stato ripetuto in due canaline.Sono stati alternati un intervento con soluzione nutritiva ricic<strong>la</strong>ta ad uno o due consoluzione fresca (rispettivamente in autunno-inverno ed in primavera-estate). Nel<strong>la</strong> soluzionefresca il pH era mantenuto a valori < 6 e <strong>la</strong> EC oscil<strong>la</strong>va tra 2.0 e 2.2 dS m -1 (25°C). La soluzione in esubero veniva raccolta e ricic<strong>la</strong>ta (previa aggiunta di HNO 3 <strong>per</strong> <strong>la</strong>correzione del pH) fino a valori di EC di 4.0 dS m -1 , quindi allontanata dal sistema.Il riscaldamento, aereo e basale, è stato azionato con funzione di soccorso a tem<strong>per</strong>atureinferiori a 15 °C. La tecnica colturale ha previsto l’allevamento “a polmone”,cimature <strong>per</strong>iodiche (effettuate ad ogni intervento su circa <strong>la</strong> metà delle piante<strong>per</strong> scaglionare <strong>la</strong> fioritura) ed il taglio di raccolta sul ramo che porta il fiore (raccolta“a salire”).193


Alle varie raccolte sono stati rilevati il numero di fiori recisi, distribuiti nellediverse categorie di qualità, ed alcuni parametri biometrici degli steli. I consumiidrici sono stati calco<strong>la</strong>ti <strong>per</strong> differenza tra il volume erogato e quello drenato (assumendol’evaporazione trascurabile a causa del<strong>la</strong> pacciamatura). Sono riferiti i risultatire<strong>la</strong>tivi al primo anno di s<strong>per</strong>imentazione (settembre 1999 – agosto 2000).Risultati e discussioneConsumi idriciLa modalità di gestione del<strong>la</strong> fertirrigazione (alternanza di interventi con soluzionefresca e recu<strong>per</strong>ata e ricircolo fino a EC £ 4.0 dS m -1 ) ha determinato un tempo di utilizzazionedel<strong>la</strong> soluzione ricic<strong>la</strong>ta di 48 giorni ±13, con una durata minima in estate.I volumi di soluzione erogata sono oscil<strong>la</strong>ti da un massimo di 2.1 l/pianta (dagiugno a settembre) ad un minimo di 0.33 l/pianta (tra dicembre e febbraio) nel<strong>la</strong>tesi di regime normale e sono di circa il 50% in quel<strong>la</strong> di regime ridotto.Nel regime irriguo minore i consumi sono stati pari al 55% di quelli misurati nelregime più elevato (570 vs 1040 mm), in accordo con le differenze di area fogliaree di sviluppo vegetativo e <strong>la</strong> conseguente minore su<strong>per</strong>ficie traspirante (Tab. 1).I volumi di soluzione drenata e recu<strong>per</strong>ata (in % del<strong>la</strong> soluzione somministrata)sono risultati simili in pomice e <strong>la</strong>pillo, con una media del 61% (Tab. 1), mentre sonorisultati più elevati nel regime irriguo maggiore rispetto a quello ridotto (64 vs 58%).Tabel<strong>la</strong> 1 – Consumi idrici e quantità di drenato recu<strong>per</strong>ato (% del volume somministrato).Lapillo Pomice LW HWConsumi (mm) 799.6 810.6 570.0 1040.2Drenato recu<strong>per</strong>ato (%) 60 62 58 64Nel <strong>per</strong>iodo considerato, i consumi di acqua non sono risultati differenti nei duesubstrati, sia nel regime normale che in quello ridotto (Fig. 1).Figura 1 – Andamento dei consumi idrici cumu<strong>la</strong>ti in funzione dei trattamenti applicati(settembre 1999 – agosto 2000).194


Sul<strong>la</strong> base dei tempi di utilizzazione e del<strong>la</strong> quantità di soluzione esausta prodottain un anno, il volume di reflui allontanati dal sistema è stato stimato in appenail 3.5-4% del volume totale erogato, contro il 43% di reflui ottenuti in un sistemaa ciclo a<strong>per</strong>to nello stesso ambiente (De Pascale e Paradiso, 1999).Produzione e caratteristiche biometriche dei fiori recisiNell'arco di 12 mesi <strong>la</strong> produzione cumu<strong>la</strong>ta di fiori recisi è stata maggiore inpomice rispetto al <strong>la</strong>pillo di 7.2 fiori m -2 (1.2 fiori pianta -1 ) (Tab. 2). Sullo stesso substratol'altezza media degli steli è risultata più elevata di circa 3 cm, con una differenzadi area fogliare di oltre 29 cm2 stelo -1 .Il livello produttivo medio realizzato (Fig. 2) è simile a quello ottenuto su pomicein impianti a ciclo chiuso nel<strong>la</strong> Riviera del Fiori (Farina et al., 1998).Il regime irriguo ridotto ha determinato una diminuzione di resa di 9.6 fiori m -2(1.6 fiori pianta -1 ) ed una <strong>riduzione</strong> dell'area fogliare (quasi 83 cm 2 <strong>per</strong> stelo) che nelcomplesso degli steli asportati nell'anno ha su<strong>per</strong>ato il 21% (5.9 vs 7.5 m 2 <strong>per</strong> m 2 disu<strong>per</strong>ficie coltivata).Tabel<strong>la</strong> 2 – Produzione e caratteristiche biometriche dei fiori recisi.Lapillo Pomice LW HWFiori m -2 129.6 136.8 128.4 138.0Altezza stelo (cm) 62.2 65.1 63.1 64.2Area fogliare stelo -1 (cm 2 ) 489.1 518.5 462.4 545.3Numero foglie 10.4 10.4 10.3 10.5Figura 2 - Andamento delle produzioni cumu<strong>la</strong>te in funzione dei trattamenti applicati(settembre 1999 - agosto 2000 )195


Precedenti es<strong>per</strong>ienze su rosa, allevata in vaso su misce<strong>la</strong> di torba e <strong>per</strong>lite, hannomostrato come stress idrici moderati (volume irriguo pari al 75% dell'acqua evapotraspirata)possono determinare una diminuzione dell'area delle singole foglie mentrestress più severi (restituzione del 60% del consumo idrico) ne influenzano negativamenteil numero (Williams et al., 1999). In entrambi le condizioni di limitatadisponibilità idrica, inoltre, il numero di fiori prodotto è stato minore rispetto alControllo (100% dell'evapotraspirato).Le differenze riscontrate nel<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie fogliare si accordano con l’osservazionedi un minore sviluppo vegetativo delle piante nel regime irriguo ridotto.ConclusioniI substrati non hanno influenzato i consumi idrici ma su pomice sono stati registratirisultati migliori di produzione e qualità dei fiori recisi.Il regime irriguo ridotto ha determinato una <strong>riduzione</strong> di produzione ed unminore sviluppo vegetativo.RingraziamentiRicerca svolta nell'ambito del Progetto Finalizzato MiPA – Floricoltura,Sottoprogetto Innovazione di processo. Pubblicazione n. 150.Gli autori hanno contribuito in parti uguali allo svolgimento del<strong>la</strong> ricercaGli autori ringraziano il sig. Gaetano Romano <strong>per</strong> <strong>la</strong> cortese disponibilità ed ipreziosi consigli tecnici.Bibliografia• De Pascale e Paradiso, 1999. Ri<strong>la</strong>scio di reflui chimici in un sistema di coltivazione fuorisuolo a ciclo a<strong>per</strong>to. Seminario “Le colture protette: aspetti agronomici, territoriali e tecnicocostruttivi”.Ragusa, 24-26 giugno 1999. Atti, in corso di stampa.• Farina E., Paterniani T. e Pa<strong>la</strong>gi M., 1996. Controllo del<strong>la</strong> fertirrigazione su ornamentalifuori suolo. Colture Protette, 1:77-86.• Farina E., Rodrigues E., Paterniani T. e Pa<strong>la</strong>gi M., 1998. Ricircolo prolungato in rosa fuorisuolo a basso impiego di tecnologia. Colture Protette, 9:93-100.• Pardossi A., 1994. Esigenze nutritive delle colture in ciclo chiuso e gestione del<strong>la</strong> soluzionericirco<strong>la</strong>nte. Workshop internazionale "Le coltivazioni a ciclo chiuso: l'impiantistica, <strong>la</strong>gestione del<strong>la</strong> soluzione, gli aspetti fitopatologici". Capannori (Lucca), 17-18 novembre.• Williams M. H., Rosenqvist E. and Buchhave M., 1999. Response of potted miniature roses(Rosa x hybrida) to reduced water avai<strong>la</strong>bility during production. J. Hort. Sci. & Biotec., 74(3):301-308.196


Primi risultati del<strong>la</strong> coltivazione del<strong>la</strong> rosa fuori suoloin siciliaMiceli A., Moncada A.Dipartimento ACEP, Sezione Orticoltura e Floricoltura - Università di PalermoIntroduzioneLa rosicoltura meridionale negli anni ’80 e ’90 ha fatto registrare una espansionedi gran lunga su<strong>per</strong>iore a quel<strong>la</strong> riscontrata nelle altre regioni italiane consolidandoquesto interessante settore produttivo. All’aumento delle su<strong>per</strong>fici è corrisposta<strong>la</strong> tendenza ad innovare le tecniche e soprattutto i sistemi e le forme di allevamento.Su questi temi <strong>la</strong> sezione di Orticoltura e Floricoltura del DipartimentoACEP dell’Università di Palermo, nell’ambito del progetto POM Misura 2, ha attivatoricerche sul<strong>la</strong> coltivazione del<strong>la</strong> rosa fuori suolo in ambiente protetto.Materiali e MetodiLe prove sono state realizzate presso i campi s<strong>per</strong>imentali del<strong>la</strong> sezioneOrticoltura e Floricoltura del Dipartimento ACEP dell’Università di Palermo, sitipresso l’O<strong>per</strong>a Pia Istituto Agrario Castelnuovo. Sono state avviate 3 ricerche riguardanti:a) substrati di coltura, mettendo a confronto argil<strong>la</strong> espansa triturata, pomice,argil<strong>la</strong> espansa (50%) + fibra di cocco (50%) e pomice (50%) + fibra dicocco(50%);b) volumi di substrato: 8, 12 e 16 litri a pianta di un miscuglio costituito daargil<strong>la</strong> espansa triturata e fibra di cocco in parti uguali;c) modalità di raccolta: taglio degli steli fiorali all’inserzione o al di sopra del<strong>la</strong> 1°,2° e 3° gemma. L’impianto è stato effettuato nel<strong>la</strong> prima decade di aprile del 2000 adottandoun sistema di coltura fuori suolo in cassoni (30 x 30 x 400 cm) con recu<strong>per</strong>odel<strong>la</strong> soluzione nutritiva disponendo le piante a 12 cm di distanza su file semplici.I diversi volumi di substrato sono stati ottenuti mantenendo costante <strong>la</strong> densitàdi piante ed aumentando <strong>la</strong> <strong>la</strong>rghezza dei cassoni impiegati <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione (20 –30 – 40 cm). Per tutte le prove è stata adottata <strong>la</strong> cv. “First Red” a stelo medio utilizzandopiantine con pane di terra (minigreffes). Le piante sono state allevate colsistema a polmone, ottenuto piegando lo stelo principale e il primo pollone emessodal punto di innesto e successivamente tutti gli steli esili o non commerciabili. Leraccolte hanno interessato tutti i restanti polloni emessi. Nel caso delle prove s<strong>per</strong>imentalia e b <strong>la</strong> raccolta è stata effettuata recidendo gli steli fiorali al di sopra del<strong>la</strong>seconda gemma.La distribuzione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva è stata control<strong>la</strong>ta da un impiantoautomatizzato. L’elevata conducibilità dell’acqua disponibile ha reso necessario l’adozionedi un impianto ad osmosi inversa <strong>per</strong> abbattere al 50% <strong>la</strong> conducibilità197


(circa 650 mS cm -1 ). Sono state distribuite uguali quantità e concentrazioni di soluzionenutritiva alle diverse tesi oggetto di studio. Con <strong>la</strong> soluzione nutritiva sonostati apportati 11,6 meq di NO 3-, 1 meq di NH 4+, 6 meq di SO 4--, 10 meq di Ca ++ ,6 meq di Mg ++ , 5 meq di K + , 1,6 meq di H 2 PO 4-, 1,5 ppm di Fe e un complesso dimicroelementi privo di Fe al<strong>la</strong> concentrazione dell’1%. La concentrazione del<strong>la</strong>soluzione nutritiva distribuita è di 2200 mS cm -1 , mentre il pH viene costantementemantenuto tra 5,8 e 6,0 acidificando con HNO 3 .Gli steli raccolti sono stati c<strong>la</strong>ssificati in base alle norme comuni di qualità <strong>per</strong> ifiori recisi (Reg. CEE 316/68 modificato con Reg. CEE 802/71).Per tutte e tre le prove è stato adottato lo schema s<strong>per</strong>imentale a blocco randomizzatoreplicando 4 volte le unità parcel<strong>la</strong>ri di 8 m 2 .RisultatiDai dati fino ad oggi raccolti è emerso quanto segue:a) Substrati di coltura: <strong>la</strong> pomice ha fornito risultati produttivi e quali-quantitativipiù soddisfacenti rispetto all’argil<strong>la</strong> espansa frantumata. L’additivazione disostanza organica al mezzo di coltura non sembra apportare sostanziali miglioramenti(Figg. 1 e 2).b) Volumi di substrato: sugli aspetti produttivi non sono state riscontrate differenzetra i diversi volumi di substrato impiegati (Fig. 3), mentre gli aspetti qualitativisono stati sensibilmente influenzati. La frequenza nelle c<strong>la</strong>ssi di 80 e 60 cm dialtezza degli steli è risultata decrescente passando dal volume di 16 litri a pianta aquello di 8 litri a pianta (Fig. 4).c) Modalità di raccolta: le produzioni sono risultate crescenti all’aumentare dell’altezzadi taglio degli steli fiorali, indicando una probabile corre<strong>la</strong>zione diretta tranumero di gemme presenti nel<strong>la</strong> pianta e attitudine produttiva (Fig. 5). Di controgli aspetti qualitativi hanno fatto riscontrare un andamento inverso. Le piante sottoposteal<strong>la</strong> modalità di raccolta degli steli al punto di inserzione (0 gemme) hannofornito gli steli più alti e qualitativamente migliori. Recidendo gli steli al di sopradel<strong>la</strong> prima, del<strong>la</strong> seconda o del<strong>la</strong> terza gemma è stato osservato un peggioramentoqualitativo tanto più elevato quanto maggiore è stato il numero di gemme <strong>la</strong>sciatesul<strong>la</strong> pianta (Fig. 6).Bibliografia• Malorgio F., Magnani G., 1998 - La soluzione nutritiva <strong>per</strong> i sistemi idroponici. Colture Protette n. 5• Farina E., Paternani T., Pa<strong>la</strong>gi M., 1996 - Controllo del<strong>la</strong> fertirrigazione su ornamentalifuori suolo. Colture Protette n. 1198


Fig. 1 - Tipi di substrato: totale steli a pianta (n.)Fig. 2 - Tipi di substrato: suddivisione in c<strong>la</strong>ssi di qualità degli steli raccolti.199


Fig. 3 - Volumi di substrato: totale steli a pianta ( n. )Fig. 4 - Volumi di substrato: suddivisione in c<strong>la</strong>ssi degli steli raccolti200


Fig. 5 - Modalità di raccolta: totale steli a pianta ( n. )Fig. 6 - Modalità di raccolta: suddivisione in c<strong>la</strong>ssi di qualità degli steli raccolti201


Impianto avanzato <strong>per</strong> colture orto-floricole in fuorisuolo in BasilicataMiccolis, V.(1), Candido, V.(1), Santoro, C.C. (2), Quinto, G.R. (3), Aiello, F. (3)(1)Dipartimento di Produzione Vegetale, Università degli Studi del<strong>la</strong> Basilicata,(2)Borsista del Progetto POP-FESR 1994-’99(3)Col<strong>la</strong>boratore tecnico a tempo determinato del Progetto POP-FESR 1994-‘99IntroduzioneIn questa nota si descrive l’impianto in fuori suolo <strong>per</strong> colture orto-floricole infase avanzata di realizzazione attuato dal Dipartimento di Produzione Vegetalepresso l’Azienda Agrico<strong>la</strong> S<strong>per</strong>imentale Dimostrativa “Pantanello” dell’ALSIA, inagro di Bernalda (MT), finanziato dal<strong>la</strong> <strong>Regione</strong> Basilicata con fondi CE nell’ambitodel Progetto POP – FESR - 1994 – ’99. Obiettivi del progetto sono: 1)Verificare <strong>la</strong> situazione del fuori suolo in Basilicata; 2) Studiare i substrati più idoneicon riferimento a quelli più economici e di facile re<strong>per</strong>ibilità in loco; 3)Individuare soluzioni semplici, a basso costo, di facile realizzazione e diffusionepresso gli o<strong>per</strong>atori; 4) Studiare le tecniche di allevamento delle piante ed i ciclicolturali possibili nell’anno; 5) Studiare <strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong> regimazione del<strong>la</strong>soluzione nutritiva in condizioni di ciclo chiuso; 6) Divulgare i risultati agli interessatimediante: convegni, corsi di formazione, stages presso l’impianto, seminaried audiovisivi.Materiali e metodi impiegatiLa strutturaL’impianto è costituito da una serra, in metallo e p<strong>la</strong>stica (PE doppio strato gonfiato),a due campate, suddivisa in 4 settori di 288 m 2 ciascuno, più un corridoiocentrale di servizio ed un ambiente di supporto <strong>per</strong> gli impianti che sono: riscaldamento,fertirrigazione, fog e gruppo elettrogeno. Le testate e le pareti divisorie trasversalisono realizzate con una struttura in acciaio zincato a caldo e tamponate con<strong>la</strong>stre di PVC bi-orientato ondex.Le pareti longitudinali sono in film flessibile, da 200 m lunga durata ed all’occorrenzaun sistema di avvolgimento <strong>per</strong>mette di unificare due settori contigui. Laventi<strong>la</strong>zione avviene attraverso le a<strong>per</strong>ture di colmo, ad a<strong>la</strong> doppia e quelle <strong>la</strong>teraliad avvolgimento provviste di rete antinsetto. Ogni a<strong>per</strong>tura di colmo è provvista dimovimentazione mediante un motoriduttore, collegato ad un quadro, predisposto<strong>per</strong> il comando automatico da computer, a secondo delle condizioni climaticheinterne ad ogni settore del<strong>la</strong> serra.In ciascuno dei settori sono sistemate 12 canalette di coltivazione, di diversatipologia, lunghe 11 m, dov’è possibile realizzare diverse tecniche di coltivazione infuori suolo a ciclo chiuso. In partico<strong>la</strong>re, un primo settore è destinato al sistemaNFT (Nutrient film technique), in cui le piante sono allevate in canalette dove si203


ealizza un flusso continuo di soluzione nutritiva in modo da creare un sottile filmda cui gli apparati radicali attingono acqua e nutrienti.La coltivazione su substrati inerti è realizzata negli altri 3 settori, dov’è previstol’impiego del<strong>la</strong> <strong>la</strong>na di roccia o grodan nel settore 2, <strong>la</strong> pozzo<strong>la</strong>na di Barile e l’agri<strong>per</strong>litein doppio strato nel settore 3 e <strong>la</strong> pozzo<strong>la</strong>na di Barile singo<strong>la</strong> nel settore 4.Foto 1 - Parziale veduta dell’impianto in fuori suolo204


Foto 2 - Veduta delle canalette di coltivazione NFT e delle tubazioni di riscaldamentobasale realizzate nel settore 1.Fito 3 - Pani di grodan nelle canalette di coltivazione nel settore 2.205


I pani o <strong>la</strong>stre di <strong>la</strong>na di roccia del<strong>la</strong> lunghezza di 1 m, alti 5 cm e <strong>la</strong>rghi 15 cm,sono allocati in canalette di polipropilene, <strong>la</strong>rghe 15 cm e alte 5 cm, con fondoopportunamente sagomato ed in pendenza <strong>per</strong> <strong>la</strong> raccolta ed il convogliamentodel<strong>la</strong> soluzione nutritiva eccedentaria verso il serbatoio di recu<strong>per</strong>o. I substrati inertidisciolti (pozzo<strong>la</strong>na di Barile ed agri<strong>per</strong>lite) sono stati collocati in canalette di polipropilene,alte 40 cm e <strong>la</strong>rghe 30 cm, provviste di canalette di drenaggio più staffedi sostegno. La pozzo<strong>la</strong>na di Barile, estratta da una cava nel<strong>la</strong> località omonima del<strong>la</strong>Basilicata, si presenta di colore grigio cenere con riflessi marrò se asciutta ed assume<strong>la</strong> colorazione quasi nera se bagnata, ed inoltre è costituita da elementi granu<strong>la</strong>ri didiametro compresi tra i 3 e i 12 mm.Fig. - 4 Agri<strong>per</strong>lite pozzo<strong>la</strong>na di Barile in doppio strato nelle canalette di coltivazione inpolipropilene nel settore 3.L’agri<strong>per</strong>lite impiegata è quel<strong>la</strong> commercializzata in sacchetti da 50 litri. Un sistemadi tubi, <strong>per</strong> ciascuno dei settori, convoglia il drenato di ogni canaletta di coltivazioneverso i serbatoi di raccolta che sono interrati, in seguito viene mandato al sistema dicontrollo (Agrimix), che ne accerta <strong>la</strong> qualità e lo predispone <strong>per</strong> un successivo ricircoloin base al numero di fertirrigazioni programmati nell’arco del<strong>la</strong> giornata.Impianto di riscaldamentoÈ costituito da corpi scaldanti in tubi di acciaio, dislocati lungo i fi<strong>la</strong>ri di coltivazionee lungo i <strong>la</strong>ti <strong>per</strong>imetrali di ciascun settore e sono alimentati da acqua caldaa circo<strong>la</strong>zione forzata. L’impianto, completo di centrale termica in grado di produrre300.000 Kcal h -1 , è idoneo a garantire una tem<strong>per</strong>atura di 18 °C all’interno del<strong>la</strong>206


serra quando all’esterno ci sono 0 °C. L’impianto di riscaldamento basale è indipendente<strong>per</strong> settore, con possibilità di rego<strong>la</strong>zione separata del<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>aturamediante <strong>la</strong> gestione climatica computerizzata.Impianto di umidificazionePermette di gestire l’umidità re<strong>la</strong>tiva separatamente <strong>per</strong> ciascuno dei 4 settori. Ècostituito da un impianto “fog”, predisposto di controllo manuale ed automatico erisulta efficace <strong>per</strong> ridurre gli eccessi termici durante <strong>la</strong> stagione calda. La strutturasi completa di un impianto di ombreggiamento fisso in cui le reti ombreggianti vengonomontate solo nel <strong>per</strong>iodo estivo quando effettivamente servono.Sistema computerizzato <strong>per</strong> il controllo climatico e del<strong>la</strong> fertirrigazioneUn programma di su<strong>per</strong>visione centralizzato, gestito da <strong>per</strong>sonal computer (PC)con sistema o<strong>per</strong>ativo windows, è collegato in linea seriale con 4 mAgricomp (unMaster, che control<strong>la</strong> il settore 1 e riceve gli imput dai 3 S<strong>la</strong>ves <strong>per</strong> il controllo deifattori climatici nei settori 2 - 3 e 4), un fertirrigatore computerizzato Agrimix L4-NFT (<strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione dell’impianto NFT nel settore 1), e un fertirrigatore computerizzatoAgrimix L4-RC (<strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> fertirrigazione nei settori 2 – 3 e 4 )<strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione climatica e del<strong>la</strong> fertirrigazione.I 4 m Agricomp, ogni 3 secondi, acquisiscono i dati rilevati dai sensori dislocatial centro dei settori ed all’esterno del<strong>la</strong> struttura e li trasmettono al<strong>la</strong> Unita’ diSu<strong>per</strong>visione Centralizzata (USC) che ne cura l’archivio, oppure l’utilizzazione <strong>per</strong>i programmi di automazione (a<strong>per</strong>tura e chiusura sportelli, gestione dell’umiditàre<strong>la</strong>tiva, impianto Fog, deumidificazione ecc.) previsti dal sistema.I 2 fertirrigatori, Agrimix L4-NFT e L4-RC, collegati al<strong>la</strong> USC sono in grado di misce<strong>la</strong>rein modo automatico le soluzioni fertilizzanti, a partire da 4 soluzioni madre contenutein altrettante taniche. La misce<strong>la</strong>zione avviene <strong>per</strong> iniezione diretta, mediante tubiVenturi, nel tubo di mandata in pressione, in funzione delle parti re<strong>la</strong>tive di ogni soluto edel<strong>la</strong> CE del<strong>la</strong> soluzione finale programmata. Una pompa di ricircolo, interna alle 2 macchine,garantisce una maggiore uniformità di assorbimento dei tubi Venturi. Inoltre, elettrovalvoledi dosaggio, visualizzatori di flusso e valvole di rego<strong>la</strong>zione manuali assicuranoun flusso equilibrato delle soluzioni. Le parti di ciascuna delle 4 soluzioni madre e <strong>la</strong> CEdel<strong>la</strong> misce<strong>la</strong> in preparazione si possono programmare con estrema precisione <strong>per</strong> avere <strong>la</strong>soluzione finale di composizione desiderata. Infine, <strong>la</strong> correzione dell’alcalinità del<strong>la</strong> soluzioneviene fatta iniettando acido nitrico nel tubo di mandata in funzione del pH voluto.Il fertirrigatore Agrimix L4-NFT assicura l’erogazione continua del<strong>la</strong> soluzionenutritiva (circo<strong>la</strong>nte) che viene costantemente monitorata in uscita dall’impianto e,dopo le eventuali correzioni di CE e pH, con l’apporto delle soluzioni madre e acidonitrico, ritorna in circolo. La registrazione dei volumi di soluzione erogata e di quelliraccolti in uscita, in 2 <strong>per</strong>iodi giornalieri programmabili, consente di valutare iconsumi idrici e nutrizionali del<strong>la</strong> coltivazione in atto.207


Fig. 5 - Veduta frontale di un µAgricomp e del fertirrigatore L4-NFT.Il fertirrigatore Agrimix L4-RC, <strong>per</strong> i settori 2 - 3 e 4, è stato realizzato <strong>per</strong> <strong>la</strong>gestione del<strong>la</strong> fertirrigazione in sistemi fuori suolo a ricircolo con <strong>la</strong> possibilità didistribuire secondo tempi o volumi <strong>la</strong> soluzione fertilizzante <strong>per</strong> ciascuno dei settori.Il sistema di fertirrigazione è dotato di una vasca di raccolta del <strong>per</strong>co<strong>la</strong>to, <strong>per</strong>ogni settore, con <strong>la</strong> possibilità di misurare <strong>la</strong> quantità e <strong>la</strong> qualità dello stesso.Quando si realizzano le condizioni <strong>per</strong> l’attivazione del programma di fertirrigazione,imposte dal<strong>la</strong> USC, l’Agrimix L4-RC apre l’elettrovalvo<strong>la</strong> e aziona <strong>la</strong> pompa diricircolo che trasferisce <strong>la</strong> soluzione drenata, dal<strong>la</strong> vasca di raccolta a quel<strong>la</strong> di ricircolo.Durante questo trasferimento del<strong>la</strong> soluzione <strong>per</strong>co<strong>la</strong>ta viene monitorato ilpH, <strong>la</strong> CE e il suo volume. Il serbatoio di ricircolo viene quindi riempito fino al sensoredi livello su<strong>per</strong>iore con acqua pura, in modo tale che possa partire un nuovociclo di fertirrigazione. Una pompa apposita preleva il contenuto del serbatoio el’invia al fertirrigatore che provvede all’eventuale correzione dei valori di conducibilitàe di pH del<strong>la</strong> soluzione, prima che venga erogata all’impianto in serra. Il dosaggiodei fertilizzanti e <strong>la</strong> correzione del pH avvengono tramite il funzionamento dielettrovalvole (EV1 – EV2 – EV3 ed EV4), opportunamente predisposte e tarate.Quando il valore del<strong>la</strong> CE è inferiore al<strong>la</strong> soglia di al<strong>la</strong>rme programmata, il dosaggioviene immediatamente avviato in modo da aumentare <strong>la</strong> conducibilità. Se ilvalore di CE imposto non viene raggiunto in un tempo compreso tra 0 e 255 secondi,si genera un al<strong>la</strong>rme di conducibilità ed il sistema si blocca. Al contrario, quando<strong>la</strong> CE è maggiore del “set point” di al<strong>la</strong>rme, l’irrigazione inizia immediatamentein modo che l’acqua pura in ingresso possa diluire <strong>la</strong> soluzione. Se <strong>la</strong> CE dovesserestare ancora più elevata del<strong>la</strong> soglia di al<strong>la</strong>rme prefissata, <strong>per</strong> un tempo su<strong>per</strong>ioreal ritardo programmato, il fertirrigatore si bloccherebbe insieme al<strong>la</strong> pompa e l’elettrovalvo<strong>la</strong>d’ingresso dell’acqua si chiuderebbe.208


La correzione del pH inizia automaticamente con l’avvio del dosaggio deinutrienti. Se il pH del<strong>la</strong> soluzione dovesse risultare oltre i valori di soglia d’al<strong>la</strong>rme,su<strong>per</strong>iore o inferiore, <strong>per</strong> un tempo oltre il ritardo programmato, da 0 a 255 secondi,l’irrigazione si arresterebbe, e si verificherebbe una situazione di al<strong>la</strong>rme.Quando, invece il pH è compreso entro i limiti di al<strong>la</strong>rme, il dosaggio dell’acidoavviene in modo da mantenere il valore di pH desiderato.Soluzione nutritivaÈ preparata a partire da acqua di rubinetto e di pioggia accumu<strong>la</strong>ta in una vascadi circa 350 m 3 , da dove una pompa sommersa ne deriva i quantitativi richiesti <strong>per</strong>portare a volume <strong>la</strong> soluzione di recu<strong>per</strong>o di ogni settore, che dopo acidificazioneed integrazione dei vari nutrienti, in base al<strong>la</strong> ricetta stabilita, è avviata a ciascunodei 4 settori di coltivazione, in modo continuo nell’NFT e in base al numero diinterventi programmati (8 – 14) <strong>per</strong> giorno negli altri settori.I 2 fertirrigatori, di cui è dotato l’impianto, derivano i nutrienti da 4 soluzionimadre contenute in 4 taniche a concentrazione nota e da una tanica in comune contenentel’acido nitrico. La disponibilità di 4 contenitori <strong>per</strong> le soluzioni madre facilita <strong>la</strong>fase di preparazione e di gestione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva, in quanto ciò <strong>per</strong>mette diavere separati i fosfati e i solfati da calcio, magnesio e ferro, e di realizzare concentrazioninon molto elevate con effetti positivi sul<strong>la</strong> solubilità dei vari sali impiegati.Utilizzazione dell’impiantoDa quanto sin qui detto emerge, con evidenza, che l’impianto si caratterizza <strong>per</strong>l’elevato livello tecnologico ed innovativo, idoneo <strong>per</strong> approfondire le conoscenzesulle coltivazioni ortofloricole in fuori suolo. In partico<strong>la</strong>re, in re<strong>la</strong>zione ai substratiimpiegati, si ha <strong>la</strong> possibilità di mettere a confronto contemporaneamente 4 diversisistemi di coltivazione senza suolo (NFT, grodan, pozzo<strong>la</strong>na di Barile e pozzo<strong>la</strong>na diBarile più agri<strong>per</strong>lite stratificati) e <strong>per</strong> ciascuno dei sistemi è possibile realizzare sinoa 12 tesi s<strong>per</strong>imentali, quante sono le canalette di coltivazione <strong>per</strong> ciascuno dei settori.La presenza di canalette in polipropilene di elevato volume nei settori 3 e 4, idonee<strong>per</strong> impiegare inerti solidi disciolti, sono di grande utilità <strong>per</strong> effettuare studi ericerche su colture floricole a ciclo lungo, come rosa, gerbera, crisantemo ecc. che netraggono notevole vantaggio (Farina, 1995; Farina e Pergo<strong>la</strong>, 1995). Inoltre, <strong>la</strong> possibilitàdi programmare, mediante PC, interventi diversi <strong>per</strong> i fattori climatici internial<strong>la</strong> serra (tem<strong>per</strong>atura, umidità re<strong>la</strong>tiva, venti<strong>la</strong>zione ecc.) e <strong>per</strong> <strong>la</strong> fertirrigazione(numero di interventi, composizione del<strong>la</strong> soluzione nutritiva, livelli di pH e di CEdel<strong>la</strong> soluzione nutritiva ecc.) in ciascuno dei settori, amplia notevolmente le possibilitàdi ricerca e s<strong>per</strong>imentazione. Ciò è, anche, avvalorato dal fatto che, <strong>per</strong> il fuorisuolo effettuato a ciclo chiuso in ambiente mediterraneo, i risultati disponibili risultanolimitati e molto carenti circa i fenomeni di interazione che si instaurano trapianta, substrato e ambiente di coltivazione.209


Il sitoLa localizzazione dell’impianto presso l’Azienda Agrico<strong>la</strong> S<strong>per</strong>imentale e dimostrativa“Pantanello” nel centro del Metapontino, non è casuale, ma risponde a precisicanoni di orientamento, sviluppo e ricadute. Ciò assume partico<strong>la</strong>re significatose si considera che nell’area l’ortofloricoltura protetta è in continua espansione(Miccolis, 1998 a; 1998 b; Miccolis e Candido, 2000) e si prevede che anche leagrotecniche in fuori suolo potranno incontrare sempre maggiore favore presso glio<strong>per</strong>atori.Metaponto o Mutapontum, cul<strong>la</strong> di antiche civiltà, splendenti e molto attive trail VII e il III secolo a.C., come è testimoniato dal<strong>la</strong> grande quantità di re<strong>per</strong>ti archeologiciritrovati nel tempo, si arricchisce oggi, all’inizio del III millennio, di una nuovastruttura di ricerca: una serra <strong>per</strong> coltivazioni senza suolo punto di riferimento <strong>per</strong>l’intero comprensorio. Metapontum, come è noto, era molto legato al culto del<strong>la</strong> deaHera, sorel<strong>la</strong> e moglie di Zeus e sovrani del regno celeste, come testimoniano i restidel maestoso tempio ad Essa dedicato, che ancora oggi segna il tempo di un incommensurabilesplendore che fu <strong>la</strong> Magna Grecia. Mossi da questi sentimenti abbiamovoluto simbolicamente dedicare al<strong>la</strong> dea del<strong>la</strong> fecondità e protettrice delle nozze,Hera appunto, <strong>la</strong> realizzazione dell’impianto e quindi chiamarlo “serra dei giardinidi Hera” <strong>per</strong> lo sviluppo e <strong>la</strong> promozione delle colture protette e in partico<strong>la</strong>re delfuori suolo. Così come <strong>la</strong> dea affidava <strong>la</strong> custodia e <strong>la</strong> cura dei suoi giardini alle bellissimeninfe (Egle, Aretusa e I<strong>per</strong>tusa), così noi ci siamo affidati alle conoscenze e allemoderne tecnologie <strong>per</strong> svinco<strong>la</strong>rci dal terreno agrario e dalle tecniche tradizionali dicoltivazione <strong>per</strong> avere prodotti di elevato valore alimentare, puliti, ottenuti con tecnicheecocompatibili e salutari <strong>per</strong> <strong>la</strong> vita dell’uomo.Bibliografia• FARINA E. 1995. Fiori senza suolo: lo stato dell’arte . Colture Protette, 24(9), 69 – 73.• FARINA E., PERGOLA G. 1995. Criteri <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> nutrizione in sistemi a<strong>per</strong>tidi coltivazione fuori suolo e risultati su alcune specie floricole. Flortecnica, 6, 72 – 77.• MICCOLIS V. 1998. Le colture protette in Basilicata. Colture Protette, 27(8), 15 – 23.• MICCOLIS V. 1998. Le colture orticole protette. In: Assofruit, attività dell’Osservatorio dicompetizione tecnologica 1998, Archivia ed., Rotondel<strong>la</strong> (MT), 127 – 136.• MICCOLIS V., CANDIDO V. 2000. Gli agroecosistemi orticoli in serra nel Metapontino.In: Assofruit Programma di sviluppo del settore ortofrutticolo regionale, attività 1999 –2000. Archivia ed., Rotondel<strong>la</strong> (MT), 175 – 197210


La coltivazione fuori suolo del crisantemo da fiorereciso. Risultati s<strong>per</strong>imentaliMarco Devecchi.Dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e gestione del territorio, - Università di Torino.PremessaNel panorama floricolo nazionale il crisantemo rappresenta una coltura di notevoleinteresse con oltre 9 milioni di steli prodotti ogni anno ed una ampia diffusionein ogni regione italiana. In re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> necessità di ridurre gli interventi di disinfezionedel terreno e all’esigenza di razionalizzare gli interventi di concimazioni sista sempre più diffondendo anche in Italia <strong>la</strong> coltivazione fuori suolo su substratoinerte. Tra i substrati inerti partico<strong>la</strong>re interesse riveste <strong>la</strong> <strong>per</strong>lite, in quanto presentasemplicità di utilizzazione e a fine ciclo può essere facilmente smaltita. Con loscopo di poter mettere a punto una corretta tecnica di impiego di tale substrato <strong>per</strong><strong>la</strong> coltivazione fuori suolo del crisantemo sono state condotte apposite s<strong>per</strong>imentazionipresso il Dipartimento di Agronomia Selvicoltura e Gestione del Territoriodell’Università di Torino.Nel presente <strong>la</strong>voro che ha avuto durata biennale ci si è occupati dell’accrescimentoe del comportamento produttivo del crisantemo <strong>per</strong> il fiore reciso coltivato su <strong>per</strong>litein tunnel freddo. Le ricerche sono state condotte nell’Alessandrino, al fine di individuareuna tecnica colturale idonea al fuori suolo. Nel secondo anno di s<strong>per</strong>imentazionisi è inteso valutare l’influenza del<strong>la</strong> zeolite, un tectosilicato naturale, misce<strong>la</strong>ta al<strong>la</strong><strong>per</strong>lite in <strong>per</strong>centuale del 5% e 10%, allo scopo di migliorare le caratteristiche chimico-fisichedel substrato di coltivazione (Accati et al., 1993). La zeolite, infatti, possedendouna elevata capacità di scambio cationico e spiccate proprietà adsorbenti è daconsiderarsi un materiale interessante nelle colture fuori suolo su substrati inerti.IntroduzioneNel corso degli ultimi anni, un’attenzione crescente è stata rivolta alle problematicheambientali, con riferimento anche al mondo agricolo accusato, spesso, dialterare l’equilibrio ecologico <strong>per</strong> effetto del considerevole uso di fertilizzanti chimicie di antiparassitari. Esistono, <strong>per</strong>altro, tecniche, quali <strong>la</strong> coltivazione fuorisuolo, che potrebbero ridurre l’impatto <strong>ambientale</strong> di sistemi agricoli caratterizzatidall’impiego di elevate quantità di sostanze chimiche. Le colture fuori suolo presentano,infatti, una serie di indubbi vantaggi:L’insieme di questi vantaggi consente di ottenere livelli produttivi maggioririspetto al<strong>la</strong> coltivazione tradizionale nel terreno, una maggior precocità dei prodotti,un risparmio di manodo<strong>per</strong>a, di acqua e di concimi <strong>per</strong> effetto di una maggioreefficienza di distribuzione e una <strong>riduzione</strong> nei quantitativi di antiparassitarigrazie ad un migliore rego<strong>la</strong>zione dei parametri ambientali (Farina e Pergo<strong>la</strong>, 1995;Pardossi e Martignon, 1993).211


Tali interessanti vantaggi possono essere conseguiti anche nel<strong>la</strong> coltivazione delcrisantemo <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di steli recisi. La generalità delle cultivar utilizzatederivano dal Dendranthema indicum originario del<strong>la</strong> Cina, da zone a <strong>la</strong>titudineintorno a 30°, caratterizzate da tem<strong>per</strong>ature estive intorno a 20°-30° ed invernaliintorno a 0°-10°. Essendo una specie brevidiurna fiorisce solo quando il numero diore di luce è inferiore a 14. La pianta è caratterizzata da un’infiorescenza a capolinocomposto da fiori femminili ligu<strong>la</strong>ti e da fiori del disco ermafroditi; lo stelo portafoglie incise, serrato-lobate con stipole al<strong>la</strong> base del picciolo. Nel crisantemo si par<strong>la</strong>di tempo di reazione, intendendo con tale termine il <strong>per</strong>iodo che intercorre tra l’iniziodel giorno corto, e quindi dell’induzione a fiore, e <strong>la</strong> fioritura. Questo <strong>per</strong>iodovaria dalle 6, <strong>per</strong> le cultivar precoci, alle 15 settimane <strong>per</strong> quelle tardive (Accati,1993).La coltura, grazie all’oscuramento, all’illuminazione artificiale e al<strong>la</strong> presenza dicultivar sia precoci, sia tardive, è presente sul mercato <strong>per</strong> tutto l’anno anche se inconcomitanza con <strong>la</strong> ricorrenza dei defunti <strong>la</strong> domanda è più elevata.La coltivazione, condotta generalmente in tunnel freddo, prevede <strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazionedel terreno ad una profondità di 30-40 cm, in occasione del<strong>la</strong> quale è distribuitoletame o altro concime organico almeno due mesi prima del trapianto.Materiali e MetodiLe prove sono state eseguite nel 1995 e nel 1996 in un’azienda sita nel comunedi Castel<strong>la</strong>zzo Bormida (AL) all’interno di un tunnel freddo. La struttura è stataco<strong>per</strong>ta con un foglio di polietilene ed una rete ombreggiante al 25% ; l’areazionedel tunnel è stata assicurata mediante due a<strong>per</strong>ture <strong>la</strong>terali. All’interno del tunnelsono stati collocati due bancali: uno <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltura tradizionale su substrato appositamentemisce<strong>la</strong>to ed uno <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione fuori suolo su sacchi di coltura contenenti<strong>per</strong>lite. Per impostare i tempi e il numero delle irrigazioni è stato applicato ilmodello di previsione del consumo idrico giornaliero secondo Ammer<strong>la</strong>an basatosul<strong>la</strong> valutazione del<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura <strong>ambientale</strong> (Ammer<strong>la</strong>an et al., 1974).Es<strong>per</strong>ienza condotta nel 1995Nel corso dell’es<strong>per</strong>ienza sono stati confrontati 2 trattamenti: coltivazione su <strong>per</strong>litee coltivazione tradizionale su substrato prevalentemente organico (testimone).Sul bancale di coltivazione usato <strong>per</strong> il fuori suolo sono stati collocati 36 sacchidi polietilene bianco, disposti su 6 file contenenti 25 litri di <strong>per</strong>lite, commercializzatacon il marchio Agripan dal<strong>la</strong> ditta Perlite Italiana avente come nome commercialeAgrilit 3. Il giorno precedente al trapianto sono stati saturati tutti i sacchidi coltura con acqua affinché l’assestamento del materiale facilitasse il trapianto.Questo è avvenuto il 13/5/95 utilizzando Dendranthema indicum cv StafourYellow, avente un tempo di reazione di 6 settimane. Al momento del trapianto sonostate inserite 5 barbatelle <strong>per</strong> ogni sacco precedentemente <strong>per</strong>forato, ed accanto ad212


ogni pianta è stato inserito un microirrigatore. Sono state, così, impiegate 180barbatelle sia in coltura tradizionale, sia nel fuori suolo. Nel<strong>la</strong> coltura tradizionale éstato effettuato un trattamento preventivo contro Rhizoctonia so<strong>la</strong>ni, distribuendo2 g/m 2 di Rizolex (tolclofos metile 50%). Le barbatelle sono state poste a dimora aduna distanza di 20 cm l’una dall’altra utilizzando 180 piante, ottenendo una densitàdi 25 piante/m 2 .È stata eseguita una cimatura in data 23/5/95 e un diradamento dei germogliin data 18/6/95, <strong>la</strong>sciandone 3 <strong>per</strong> ogni pianta. Le piante sono state tutorate conrete a maglia quadrata di 15 cm di <strong>la</strong>to.Le concimazioni effettuate nel<strong>la</strong> coltura fuori suolo sono riportate nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong>1. La soluzione è stata interamente rinnovata ogni 4-5 giorni <strong>per</strong> mantenere costante<strong>la</strong> concentrazione di elementi nutritivi presenti ed evitare accumuli di sali (Ashere Edwards, 1983). Al<strong>la</strong> soluzione sono stati aggiunti 6 grammi di un complesso dimicroelementi (Ortrilon) e 25 grammi di solfato di magnesio ogni 100 litri di acquain ogni trattamento.L’oscuramento è iniziato il 13/07/95 dalle ore 18.00 alle 9.00 del giorno successivoutilizzando un film p<strong>la</strong>stico di polietilene nero internamente e bianco esternamente.La raccolta è iniziata il 03/09/96 quando ogni stelo aveva 4 fiori completamentea<strong>per</strong>ti. Subito dopo <strong>la</strong> raccolta sono stati eseguiti i rilievi biometrici sugli steliottenuti riguardanti l’altezza dello stelo, il numero di nodi, il diametro dello stelo,il numero di fiori, il diametro del fiore apicale, <strong>la</strong> lunghezza del<strong>la</strong> foglia basale edapicale ed infine <strong>la</strong> lunghezza dell’internodo basale ed apicale.Es<strong>per</strong>ienza condotta nel 1996Nel secondo anno di s<strong>per</strong>imentazione sono stati confrontati i seguenti trattamenti:substrato prevalentemente organico (testimone), <strong>per</strong>lite tal quale e <strong>per</strong>lite +zeolite nelle dosi del 5% e 10% con utilizzo di 12 sacchi <strong>per</strong> ogni trattamento. Iltrapianto è stato eseguito il 07/06/1996 utilizzando Dendranthema indicum cvStafour Yellow al<strong>la</strong> stessa densità colturale del<strong>la</strong> prova precedente. La cimatura dellepiante è stata eseguita il 11/06/96 ed il diradamento dei germogli ottenuti è statofatto il 30/06/96 <strong>la</strong>sciando 3 germogli <strong>per</strong> ogni pianta.Le concimazioni sono state eseguite con le stesse modalità del<strong>la</strong> precedente es<strong>per</strong>ienza,secondo lo schema riportato in tabel<strong>la</strong> 2. Durante il ciclo colturale sono stateeseguite misurazioni a cadenza settimanale da utilizzare <strong>per</strong> creare <strong>la</strong> curva di accrescimentodelle piante. Al fine di contenere <strong>la</strong> taglia delle piante e di ottenere stelipiù compatti é stato eseguito un trattamento con daminozide al<strong>la</strong> dose di 1 g/l.L’oscuramento è iniziato il 30/07/96 dalle ore 18.00 alle 9.00 del giorno successivoutilizzando un film p<strong>la</strong>stico di polietilene nero internamente e bianco esternamente.La raccolta è iniziata il 13/09/97 quando ogni stelo aveva 4 fiori completamentea<strong>per</strong>ti. Al momento del<strong>la</strong> raccolta sono stati rilevati altezza, diametro basale dellostelo, numero di fiori ,diametro del fiore apicale e numero di nodi.213


Risultati e DiscussioneI risultati ottenuti nei due anni di prove confermano <strong>la</strong> possibilità di utilizzare <strong>la</strong><strong>per</strong>lite come substrato <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione del crisantemo fuori suolo. Infatti lo sviluppoglobale delle piante coltivate fuori suolo è risultato migliore di quelle del testimonein tutti e due gli anni di prova.Lo stato sanitario delle piante durante le prove è risultato buono e non vi sonostati attacchi fungini rilevanti, poiché l’ambiente di coltivazione è stato semprearieggiato, impedendo l’accumulo di umidità nel tunnel. Pur non essendo previstiin questo sistema di coltivazione alcun processo di disinfezione del<strong>la</strong> soluzione, néil controllo degli elementi che di volta in volta venivano consumati dalle piante, ilrinnovo <strong>per</strong>iodico del<strong>la</strong> soluzione ha scongiurato l’attacco di patogeni radicali o ilmanifestarsi di carenze nutrizionali.Es<strong>per</strong>ienza condotta nel 1995Durante <strong>la</strong> prima parte del ciclo colturale in concomitanza con le ore più caldedel<strong>la</strong> giornata, il modello di previsione del consumo idrico giornaliero secondoAmmer<strong>la</strong>an non è risultato adatto a soddisfare le esigenze idriche del<strong>la</strong> coltura fuorisuolo ed è stato necessario ricorrere ad interventi irrigui di soccorso. Il grafico delleraccolte giornaliere (Graf. 1), indica come l’impiego del<strong>la</strong> <strong>per</strong>lite abbia influenzato <strong>la</strong>precocità del<strong>la</strong> coltura; infatti le raccolte sono iniziate al 113 giorno dal trapiantonel<strong>la</strong> coltura su <strong>per</strong>lite e al 118 giorno <strong>per</strong> il testimone. L’anticipo di fioritura è evidenziatoanche dal fatto che già al 117 giorno si erano raccolti il 25% del<strong>la</strong> produzionedi steli nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>lite mentre <strong>per</strong> il testimone <strong>la</strong> stessa <strong>per</strong>centuale è stata raggiuntail 122 giorno. Il 50% degli steli raccolti è stato raggiunto dal<strong>la</strong> <strong>per</strong>lite il 121giorno, mentre il testimone è riuscito ad ottenere questo livello produttivo il 125giorno di produzione. La coltura su <strong>per</strong>lite ha raggiunto il 75% di steli raccolti il 123giorno, mentre il testimone il 126. Considerando questa <strong>per</strong>centuale rappresentativadel<strong>la</strong> maggior parte degli steli di miglior qualità, possiamo quindi individuare l’anticipodi fioritura indotto dal<strong>la</strong> <strong>per</strong>lite in circa tre giorni rispetto al testimone.I parametri biometrici rilevati durante <strong>la</strong> raccolta hanno dimostrato <strong>la</strong> validitàdel<strong>la</strong> coltura fuori suolo del crisantemo (Tab. 3). L’accrescimento delle piante coltivatesu <strong>per</strong>lite risulta maggiore rispetto alle piante testimone: tale affermazione èconfermata dalle differenze statisticamente significative riscontrabili tra i valori dialtezze. Per quanto riguarda il diametro dello stelo e il rapporto altezza/diametrostelo, parametri indicano <strong>la</strong> robustezza del<strong>la</strong> pianta, i risultati migliori si sono ottenuticon <strong>la</strong> <strong>per</strong>lite. Per quanto concerne <strong>la</strong> lunghezza del<strong>la</strong> foglia basale si possonoevidenziare variazioni significative a favore del testimone: una spiegazione di talesituazione può risiedere nel fatto che nelle prime fasi di coltura sono state raggiuntetem<strong>per</strong>ature elevate che possono avere causato un certo stress idrico nelle piantecoltivate su <strong>per</strong>lite. Nel<strong>la</strong> fase conclusiva del ciclo colturale, caratterizzato da unregime termico più favorevole e fabbisogni idrici minori, le piante coltivate su <strong>per</strong>-214


lite non hanno subito partico<strong>la</strong>ri carenze idrico - nutrizionali. Infatti <strong>la</strong> lunghezzadel<strong>la</strong> foglie apicali è risultata maggiore nel<strong>la</strong> coltura su <strong>per</strong>lite con variazioni statisticamentesignificative. Le medesime valutazioni possono essere effettuate <strong>per</strong> <strong>la</strong>lunghezza dell’internodo basale ed apicale; mentre il primo è maggiore nel testimone,il secondo è su<strong>per</strong>iore sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>lite con differenze statisticamente significative.Il notevole sviluppo dell’apparato radicale che si può riscontrare nelle pianteaccresciutesi su <strong>per</strong>lite può essere spiegato con <strong>la</strong> maggiore porosità che caratterizzaquesto materiale.Es<strong>per</strong>ienza condotta nel 1996Rispetto alle prove dell’anno precedente, non ritenendo partico<strong>la</strong>rmente attendibilii valori di evapotraspirazione, ottenuti dal modello di previsione del consumoidrico giornaliero secondo Ammer<strong>la</strong>an, il numero di interventi irrigui al<strong>la</strong> colturafuori suolo e i tempi di somministrazione sono stati stabiliti in base alle es<strong>per</strong>ienzeacquisite. Durante lo sviluppo del<strong>la</strong> coltura sono state fatte delle misurazioni settimanali(Graf. 2), partendo dal giorno del diradamento dei germogli eseguito 23giorni dopo il trapianto e continuato sino al<strong>la</strong> raccolta. I risultati migliori sono statiottenuti con <strong>per</strong>lite + 5 % zeolite seguito dal testimone, <strong>la</strong> <strong>per</strong>lite semplice e dal<strong>la</strong><strong>per</strong>lite + 10% zeolite. Si può notare come le differenze iniziali tra le varie tesi si sianomantenute costanti durante tutto il ciclo colturale. Questo fatto dimostra che èmolto importante ridurre gli stress nelle prime fasi del<strong>la</strong> coltivazione <strong>per</strong> poter ottenereun buon sviluppo successivo.L’andamento delle raccolte giornaliere (Graf. 3) evidenzia come nei trattamentibasati sull’impiego di <strong>per</strong>lite <strong>la</strong> raccolta sia iniziata il 98 giorno dal trapianto, mentresul testimone al 100 giorno. Le raccolte effettuate sui tre trattamenti fuori suolohanno raggiunto il 25% ed il 50% del totale rispettivamente dopo 100 e 101 giornidal trapianto, mentre le stesse <strong>per</strong>centuali sono state raggiunte dal testimone conun ritardo di due giorni. Con <strong>la</strong> prosecuzione delle raccolte, il trattamento <strong>per</strong>lite +10% zeolite ha evidenziato un leggero ritardo rispetto alle altre due tesi fuori suolomantenendosi comunque ad un livello di precocità su<strong>per</strong>iore al testimone. Si puòdunque affermare che <strong>la</strong> coltivazione su <strong>per</strong>lite consente un anticipo medio di 2 -3giorni rispetto al testimone. La determinazione dei principali parametri biometriciha confermato <strong>la</strong> validità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>lite nel<strong>la</strong> preparazione di substrati <strong>per</strong> <strong>la</strong> colturafuori suolo. Al<strong>la</strong> raccolta l’altezza maggiore è stata misurata sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>lite + 5% zeoliteseguita dal testimone (Tab. 4).ConclusioniL’analisi dei dati ottenuti nel corso dell’es<strong>per</strong>ienza biennale ha dimostrato <strong>la</strong> possibilitàdi utilizzare <strong>la</strong> <strong>per</strong>lite come substrato <strong>per</strong> le colture fuori suolo ottenendorisultati produttivi migliori rispetto a quelli forniti dalle piante testimoni. Tra i fattoriche determinano questo miglioramento vanno annoverati <strong>la</strong> sanità delle piante215


coltivate su <strong>per</strong>lite che è stata sempre su<strong>per</strong>iore rispetto al testimone in virtù del piùfavorevole microclima ottenibile coltivando su sacchi. Al contrario, si denota unadifficoltà di affrancamento delle barbatelle di crisantemo messe a dimora su <strong>per</strong>literispetto al testimone, poiché tale substrato è risultato eccessivamente poroso, anchese questo svantaggio viene recu<strong>per</strong>ato in poche settimane di coltivazione. Moltointeressante appare, inoltre, l'aggiunta a dosi contenute pari al 5- 10 % di zeolite<strong>per</strong> ottenere miglioramenti delle rese produttive. Già durante lo svolgersi del primoanno di prove il modello di previsione del consumo idrico giornaliero secondoAmmer<strong>la</strong>an non è risultato adatto ai nostri climi. Per calco<strong>la</strong>re il fabbisogno idricodel<strong>la</strong> coltura é stato, infatti, necessario basarsi ancora sull’es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>sonale.Coltivazione di Crisantemo su suoloTab. 1 - Concimazioni effettuate nel<strong>la</strong> coltura fuori suolo (1995).Concime quantità numero giorni numero rinnovititolo ( l ) di somministrazione del<strong>la</strong> soluzione25-6-10 400 17 319-6-25 300 13 215-6-20 150 14 310-4-18 200 5 15-2-9 200 12 23-2-5 200 9 210-4-18 200 6 115-6-20 200 18 315-8-25 300 35 4216


Tab. 2 - Concimazioni effettuate nel<strong>la</strong> coltura fuori suolo (1996).Concime quantità numero giorni numero rinnovititolo ( l ) di somministrazione del<strong>la</strong> soluzione25-6-10 400 17 319-6-25 300 13 215-6-20 150 14 310-4-18 200 5 1Tabel<strong>la</strong> 3 - Risultati ottenuti nel corso dell'es<strong>per</strong>ienza condotta nel 1995.Testimone PerliteAltezza (cm) 82,9 86 + + *N° nodi 30,6 32Diametro stelo (cm) 0,63 0,64 +Rapporto altezza / N° nodi 2,70 2,68Rapporto altezza / diametro stelo 131,6 134,3 +Lunghezza foglia basale (cm) 8,7 7,3 + +Lunghezza foglia apicale (cm) 7 7,1 +Lunghezza internodo basale (cm) 2,8 2,6 + +Lunghezza internodo apicale (cm) 1 1,2 + +N° fiori 11,3 11Diametro fiore apicale (cm) 6,4 7 + +Sostanza secca apparato radicale (g) 0,93 2,3 + +* ( +) differenze statisticamente significative e (++) altamente significative all’analisi del<strong>la</strong> varianza.Tabel<strong>la</strong> 4 - Risultati ottenuti nel corso dell'es<strong>per</strong>ienza condotta nel 1996Testimone Perlite Perlite + Perlite +5% zeolite 10% zeoliteAltezza (cm) 101,3 b 98 c 104,8 a 96,2 cDiametro stelo (cm) 0,55 a 0,62 b 0,63 b 0,61 bN° nodi 39 38,6 39,5 38,4Rapporto altezza / diametro stelo 18,8 c 16,1 a 17 b 16 aRapporto altezza / numero nodi 2,6 bc 2,6 ab 2,7 c 2,5 aDiametro fiore apicale (cm) 7,3 a 7,1 a 7,3 a 7,1 aN° fiori 11 11,2 12,2 12,3Sostanza secca apparato radicale (g) 0,8 a 3 c 1,7 b 2,8 cSostanza secca apparato epigeo (g) 20,2 a 19 a 18,5 a 20,3 aRapporto ss fusto / ss radici 25,3b 6,3a 10,9a 7,3a* I valori contrassegnati dal<strong>la</strong> lettera non differiscono significativamente secondo il Test diDuncan ( P < 0,05 )217


Bibliografia• Accati E., Franchini Ange<strong>la</strong> M., Devecchi M., Boero V. (1993) - Zeoliti nel<strong>la</strong> produzione diornamentali in contenitore. Colture Protette, 9, 77 - 80.• Accati Garibaldi E. (1993) - Trattato di floricoltura. Edagricole, Bologna, 320 pagg.• Ammer<strong>la</strong>an C., De Graaf R., Groenwegen J.H., Schies J.V. (1974) - Staalingen watergift.Bloemistarii, 35 - 40.• Asher C. J., Edwards D. G. (1983) - Modern solution culture techniques, “Inorganic P<strong>la</strong>ntNutrition”. Encyclopedia of P<strong>la</strong>nt Physiology, New Series, 15, 94 - 119 .• Farina E., Pergo<strong>la</strong> G. (1995) - Criteri <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> nutrizione in sistemi a<strong>per</strong>ti dicoltivazione fuori suolo e risultati su alcune specie floricole. Colture Protette, 6 , 72 - 77.• Pardossi A., Martignon G. (1993) - Tecniche di coltivazione senza suolo. Informatore agrario,7, 61 - 65.218


Finito di stampare negli stabilimentidel<strong>la</strong> Società Editrice Imago Media s.r.l.S.S. 158 Km. 3,100 tel + 39 0823 785581Piedimonte Matese (CE)novembre 2001

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