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Linee Guida per l'ascolto del Minore - Portale dell'infanzia e dell ...

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linee guida/2: l’ascolto <strong>del</strong> minorefiuta di obbedire ciecamente all’autorità,e la sua moralità inizia a fondarsisulla responsabilità <strong>per</strong>sonale più chesul controllo esterno. Studi successivia quelli piagetiani hanno d’altra partedimostrato che nel corso <strong>del</strong>l’età scolarei bambini comprendono sempremeglio la natura convenzionale di molteregole sociali, il che le rende modificabilicon il consenso degli interessati;questa comprensione rende menorigide le valutazioni dei bambini.Le competenze relazionaliGli argomenti di un’intervista in ambitogiuridico sono in genere attinentialla sfera <strong>per</strong>sonale <strong>del</strong> bambino e aisuoi rapporti con <strong>per</strong>sone <strong>per</strong> lui particolarmentesignificative. Selman(1976) ha proposto una concettualizzazione<strong>del</strong>le competenze relazionali basatasul progresso nelle capacità di role-taking,che consiste non solo nel sa<strong>per</strong>distinguere i punti di vista <strong>del</strong>le<strong>per</strong>sone ma anche nel coordinare le diverseprospettive. Secondo Selman solodopo i 6 anni i bambini su<strong>per</strong>ano laprospettiva egocentrica, in cui esisteun’unica verità (spesso, ma non necessariamente,basata sul proprio puntodi vista) e quindi non c’è bisogno diconciliare opposte visioni. A questa capacitàdialettica si giunge <strong>per</strong> gradi,passando <strong>per</strong> la fase soggettiva (versogli 8 anni) e autoriflessiva (versoi 9 anni) in cui il bambino comprendeche vi sono punti di vista diversi; inizialmentel’esistenza di tali diversitàviene attribuita solo alle diverse informazionidi cui ciascuno è in possesso,e in seguito anche al diverso modo diinterpretarle in base a valori e propositi<strong>per</strong>sonali. È solo nella fase autoriflessiva,secondo Selman, che il bambinoinizia a mettersi nei panni deglialtri, e a immaginare che gli altri possanomettersi nei suoi. Questo <strong>per</strong>ònon implica la possibilità di trovare soluzionea prospettive conflittuali, chesi forma secondo l’autore solo attornoagli 11 anni (fase <strong>del</strong>la reciprocità) <strong>per</strong>consolidarsi dopo i 12 anni, con la fasesociale e convenzionale. I ragazzi diqueste età comprendono in primis chesi possono tener presenti simultaneamentedue punti di vista contrastanti,e cercare una posizione imparziale rispettoa essi, e infine che esistono puntidi riferimento condivisi da interigruppi (come le regole, o le leggi) che64facilitano il coordinamento tra le prospettiveindividuali. La rilevanza diqueste osservazioni di Selman ai fini<strong>del</strong>l’intervista in ambito giuridico cisembra piuttosto evidente. Un bambinoche in casa assiste a situazioni diconflitto tra i genitori può elaborare inmodi molto diversi quello che osserva,a seconda <strong>del</strong>le sue capacità di roletaking.Un piccolo nella fase egocentricapotrebbe passare da un’adesioneincondizionata all’opinione <strong>del</strong> padre,a un’altrettanto decisa adesione all’opinionematerna, oscillando tra questeprospettive, e senza cercare alcuna sintesio presa di distacco; nel corso diun’intervista potrebbe dare ragione siaall’uno che all’altra in rapida sequenza,senza cogliere le contraddizioni orestandovi imprigionato qualora le colga.Un bambino più grande potrebbespostare la sua valutazione <strong>del</strong>la situazionedai meri fatti alle dinamichesoggiacenti, sia circostanziali (“la mammaera stanca <strong>per</strong>ché aveva cucinatotanto” “papà si è dimenticato di venirmia prendere”) sia psicologiche (“amamma piace la casa in ordine” “papàè triste quando non ci vediamo”); tuttaviala capacità di entrare in questomodo nelle prospettive <strong>per</strong>sonali, edanche di giustapporle, non implica di<strong>per</strong> sé la possibilità di conciliarle. Unasimile capacità potrebbe esservi in ragazzipiù grandi, ma non deve sfuggireil fatto che un intenso coinvolgimentoemotivo può rendere assai arduoesercitare un livello di role-takingelevato sia <strong>per</strong> gli adulti sia, a maggiorragione, <strong>per</strong> i bambini.La sequenza descritta da Selman risultautile indipendentemente dal fattoche si tratti proprio di stadi oppureno, poiché <strong>per</strong>mette di comprenderequanto sia difficile parlare <strong>del</strong>le relazioniinter<strong>per</strong>sonali, soprattutto quandoqueste presentano degli elementidi conflittualità. I singoli bambini, tuttavia,possono trovarsi in anticipo o inritardo sulle età indicate da Selman,anche in riferimento alla loro es<strong>per</strong>ienzasociale, come ha mostrato inmodo convincente Siegal (1997). Cipreme d’altronde sottolineare che, <strong>per</strong>quanto difficile, riferire su di sé e suipropri rapporti con gli altri non è impossibile<strong>per</strong> i bambini più piccoli, iquali sono in grado di fare anche ragionamenticomplessi (come quelli richiestidall’individuazione di false credenzedi secondo ordine), purché sitengano presenti alcune peculiarità<strong>del</strong>la loro organizzazione mentale, e sicerchi di facilitare la loro prestazione.Per un bambino piccolo è più facileparlare degli altri che di sé. A 5 anni ècome se il bambino avesse bisogno diguardare fuori di sé <strong>per</strong> poter renderein qualche modo “oggettiva” e riferibileagli altri la sua stessa es<strong>per</strong>ienza.Domande <strong>del</strong> tipo “Come ti sei sentito?”o “Tu che cosa hai fatto?” possonogenerare risposte molto povere daparte dei bambini di età prescolare,non necessariamente <strong>per</strong> una resistenzaa rispondere, ma almeno in parteanche <strong>per</strong> il modo in cui l’es<strong>per</strong>ienzaè stata registrata nella mente <strong>del</strong>bambino: come una situazione osservata,non come il frutto di una introspezione.Inoltre, <strong>per</strong> i prescolari è piùfacile parlare <strong>del</strong>le relazioni in terminiconcreti, utilizzando riferimenti acaratteristiche fisiche (come “papà èmolto alto” “mamma è molto elegante”),comportamenti osservabili (<strong>per</strong>esempio “mi piace <strong>per</strong>ché mi dà le caramelle”)fatti o azioni in qualche modoesemplificativi.I primi rudimenti nella comprensionedi concetti disposizionali sono tuttaviapresenti fin dai tre-quattro anni,quando i bambini iniziano a distinguerealcune proprietà <strong>per</strong>manenti deglioggetti dalle proprietà transitorie e,nell’ambito <strong>del</strong>la loro nascente “psicologiaingenua”, cominciano a capire checerti comportamenti abituali caratterizzanole <strong>per</strong>sone (Yuill, 1997). È quindiprecocemente presente il nocciolodi una teoria <strong>del</strong>la <strong>per</strong>sonalità cheincluderà a un certo punto il riferimentoai tratti (mediante aggettivi),ma che inizialmente viene più facilmenteespressa aggiungendo un qualificatoredi ricorrenza alle azioni: “tuttii giorni mi dà i suoi giochi”, “fasempre dispetti”.Le qualificazioni <strong>per</strong>sonali, oltre chepiù rare nei discorsi dei prescolari, sonopoi abbastanza generiche, ed esprimonobene le polarità tra valenze positivee negative (buono-cattivo, bello-bruttoe, sebbene più raramente,bravo-stupido), piuttosto che qualitàpiù sottili (Bombi, Di Norcia, Gangemi,2008). Questo significa che i piccoliesprimono le proprie valutazionicon più facilità mediante esempi concreti.Le concezioni infantili risultano spessorigide e assolute, <strong>per</strong> cui i bambini

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