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Linee Guida per l'ascolto del Minore - Portale dell'infanzia e dell ...

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linee guida/2: l’ascolto <strong>del</strong> minoredi ricordare eventi passati, ma il lororicordo risulta povero di informazioni,ed è spesso frammentario, contraddittorio,privo degli elementi centralidi una rievocazione (chi, dove, quando,cosa) e di uno schema di riferimento.Attorno ai tre anni invece, i bambinigeneralmente possiedono le capacitànecessarie <strong>per</strong> ricordare in modoaccurato un evento al quale hanno assistito,soprattutto se si tratta di un fattorilevante o <strong>per</strong>sonalmente significativoovvero anche <strong>per</strong> i soggetti adulti(Qin, Quas, Redlich, et al., 1997).Tuttavia bisogna tener presente che,a ogni età, le caratteristiche degli eventi(<strong>per</strong> esempio la frammentarietà o lavalenza emotiva) contribuiscono inmodo rilevante al processo di codificae di immagazzinamento <strong>del</strong>l’informazione,e dunque alla bontà <strong>del</strong>la suarievocazione (Ornstein, 1996).Anche il modo in cui viene condottal’intervista può interferire con una correttarievocazione (Lewis, Wilkins,Baker, et al., 1995) e le ricerche in etàevolutiva dimostrano che i bambini nonsempre sono in grado di discernere traun ricordo genuino e un’interpretazione<strong>del</strong>l’evento propostagli duranteuna o più interviste precedenti. Inoltre,nel corso di ripetuti colloqui ilbambino può acquisire sull’evento <strong>del</strong>leinformazioni che fino a quel momentonon aveva, iniziando così a forniredei resoconti dettagliati e apparentementepiù credibili, ma che in realtàpossono essere <strong>del</strong> tutto inattendibili<strong>per</strong>ché incorporano sia i dati originariche quelli appresi successivamente inseguito a informazioni ricevute daglialtri (Ceci, Bruck, 1998).Infine, nel valutare la credibilità diciò che riferisce un piccolo intervistato,bisogna tener conto che i bambiniin età prescolare sopravvalutano leproprie capacità di ricordare, e solonella media fanciullezza inizia a svilupparsila metamemoria, ossia l’insiemedi conoscenze sulla propria abilitàdi immagazzinare e recu<strong>per</strong>are leinformazioni, che ci <strong>per</strong>mette di autovalutarela bontà dei nostri resocontidi eventi passati (Berti, Bombi, 2008).La teoria <strong>del</strong>la mente (Premack,Woodruff, 1978; Camaioni, Di Blasio,2002), ovvero la comprensione che glialtri sono dotati di pensieri, convinzionie desideri, i quali possono esserediversi dai propri, è un altro concettoimportante <strong>per</strong> comprendere ilfunzionamento cognitivo <strong>del</strong> bambinocome interlocutore. Intorno ai due annila nascente teoria <strong>del</strong>la mente è im<strong>per</strong>niatasulla nozione di desiderio,mentre a tre anni si fonda sulla nozionedi credenza. Fino a 4 anni, tuttavia,pensare, sa<strong>per</strong>e, credere si riferisconoa credenze ritenute vere: <strong>per</strong> esempio,una bambina guardando un libroillustrato può dichiarare “Io so questastoria”. Anche ciò che le altre <strong>per</strong>sonecredono viene collegato a ciò che <strong>per</strong>cepiscono,mentre non viene colta l’esistenzae l’influenza dei processi mentali(attenzione, memoria, associazioni,inferenze) che possono, <strong>per</strong> esempio,spingere una <strong>per</strong>sona a cercare unoggetto dove essa crede erroneamenteche si trovi, anziché nel luogo in cuil’oggetto si trova realmente. Dopo i 4anni, invece, la maggior parte dei bambinidiventa capace di comprendereche alcune credenze si rivelano false.La consapevolezza che si possono averefalse credenze segna un cambiamentoimportante nella conoscenzapsicologica infantile, in quanto consentedi fornire spiegazioni più complessedei comportamenti e <strong>del</strong>le emozioni(collegate alla realizzazione o menodei desideri) e correla positivamentecon una maggiore resistenza allasuggestionabilità 5 (Templeton, Wilcox,2000). Gli studi sulla teoria <strong>del</strong>lamente considerano i quattro anni u-n’età chiave <strong>per</strong> comprendere che glialtri possono credere cose diverse dalvero e a questa età sono in genere sufficientementeequipaggiati sul versantecognitivo <strong>per</strong> dire <strong>del</strong>le bugie. Paradossalmente,sono proprio questi bugiardiinconsapevoli a porre i maggioriproblemi nell’intervista: essi infattipossono riferire <strong>del</strong>le falsità solo <strong>per</strong>chécorrispondono ai loro desideri, esenza alcuna cattiva intenzione. La richiestadi dire la verità diviene quindiaccessibile a mano a mano che si sviluppal’abilità nel mentire, e la comprensione<strong>del</strong>le conseguenze che questocomporta <strong>per</strong> sé e <strong>per</strong> gli altri. Inoltre,la concezione che i bambini hanno<strong>del</strong>la bugia si sviluppa più lentamente<strong>del</strong>la loro abilità a produrle. Allaluce <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>la mente i bambinidi 4-5 anni dovrebbero riconoscerele bugie almeno in situazioni concretee semplici da esaminare. Successivamentei bambini comprendonoche la bugia è un’affermazione falsa,ma considerano bugie anche gli erroriinvolontari. Infine, intorno ai 7 anni,essi riconoscono l’importanza <strong>del</strong>le intenzioni<strong>per</strong> distinguere la bugia dall’erroree dallo scherzo.Le competenze moraliLo sviluppo morale spiega quali sonole motivazioni che <strong>per</strong> i bambini sonoalla base <strong>del</strong>la necessità di nonmentire. In età prescolare il maggiordeterrente è la paura di essere puniti,mentre <strong>per</strong> i più grandi acquista importanzail timore di pregiudicare ilrapporto di fiducia con l’altro, nonchélo sviluppo di sentimenti morali, qualiil senso di colpa e la vergogna. Questeemozioni presuppongono la capacitàdi guardare dentro di sé e di confrontareil proprio comportamento con unostandard, capacità che si sviluppa dai6 anni in avanti (Bombi, Marotti,1998).Nel contesto giuridico, soprattuttonel caso di dispute genitoriali più o menoaccese, l’intervistatore deve tenerein considerazione la possibilità chealcune risposte fornite dal bambino durantel’audizione riflettano non tanti ivissuti o le idee <strong>del</strong>l’intervistato quantoquelli di uno o di entrambi i genitori(Hynan, 1998). Il condizionamentogenitoriale può avvenire a vari livellied essere o<strong>per</strong>ato in modo più o menointenzionale. È importante dunque <strong>per</strong>l’intervistatore capire il livello di autenticitàdi quanto raccolto, e più avantivedremo in che modo si può agire atal fine.Le ricerche sulla capacità infantiledi mentire devono essere messe in relazioneanche con le principali tappe<strong>del</strong>lo sviluppo <strong>del</strong>la moralità. SecondoPiaget (1932) la prima forma di moralitàinfantile è eteronoma, ossia consistesolo nel seguire le regole stabiliteda adulti autorevoli senza comprenderle.Tali regole sono assolute einflessibili, e devono essere seguite <strong>per</strong>evitare le punizioni. Il giudizio moraleformulato su un’azione si basa sulla valutazione<strong>del</strong>le sue conseguenze, e non<strong>del</strong>le intenzioni di chi l’ha compiuta:<strong>per</strong> esempio, i bambini considerano piùcattivo chi ha prodotto il danno piùgrosso, indipendentemente dalle circostanze<strong>del</strong>l’evento. Con l’avvento <strong>del</strong>lamoralità autonoma, il bambino diventainvece più flessibile nei suoi giudizimorali, valutando il punto di vista<strong>del</strong>la <strong>per</strong>sona, le sue intenzioni e le circostanzein cui l’azione si inserisce; ri-63

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