13.07.2015 Views

La solitudine e la compagnia di Maria nell'ascolto della Parola L ...

La solitudine e la compagnia di Maria nell'ascolto della Parola L ...

La solitudine e la compagnia di Maria nell'ascolto della Parola L ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Sabato <strong>Maria</strong>no 2007-2008<strong>Maria</strong> maestra e modello a servizio del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>Basilica <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong> in Via <strong>La</strong>taAntonio ESCUDERO22 <strong>di</strong>cembre 2007<strong>La</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> e <strong>la</strong> <strong>compagnia</strong><strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nell’ascolto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>L’esperienza <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zione nell’obbe<strong>di</strong>enza del<strong>la</strong> fede1. <strong>La</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>«Deus da nobissicut de initiis tuae gratiae gloriamurita de perfectione gaudere»(Solennità del<strong>la</strong> Maternità <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, Super ob<strong>la</strong>ta)L’esperienza concreta dell’ascolto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>, <strong>di</strong> cui <strong>Maria</strong> <strong>di</strong> Nazaret èmaestra e modello come si <strong>di</strong>ce nei Lineamenta preparati in vista del prossimosinodo (cf. n. 12), esige e suscita una serie <strong>di</strong> avvicinamenti, <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni oincontri, che formano parte inscin<strong>di</strong>bile del<strong>la</strong> vicenda umana dell’accoglienza delmessaggio, ma anche si verificano significative prese <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, <strong>di</strong>stinzioni,allontanamenti e separazioni, per configurare una <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> caratteristica.Possiamo percepire attraverso i racconti evangelici qualcosa <strong>di</strong> questo aspettodell’esperienza dell’ascolto nel<strong>la</strong> Madre del Signore, che illustra il cammino delcredente e del<strong>la</strong> Chiesa, coinvolti e interpel<strong>la</strong>ti dal<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> <strong>di</strong> Dio.Dai testi evangelici si desume che in un determinato momento <strong>Maria</strong> rimaseso<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> sua casa <strong>di</strong> famiglia. Il racconto sinottico del passaggio <strong>di</strong> Gesù nel<strong>la</strong>sua patria (cf. Mc 6,1-6; e Mt 13,53-58; Lc 4,16-30) <strong>la</strong>scia supporre cheGiuseppe era già morto da tempo, se non viene per niente menzionato. Il modostesso <strong>di</strong> identificare Gesù come il figlio <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> (Mc 6,3), rispecchia con ogniprobabilità <strong>la</strong> denominazione abituale del<strong>la</strong> sua persona tra gli abitanti <strong>di</strong>Nazaret, vicini e parenti, in re<strong>la</strong>zione al genitore in vita. Si trovava allora <strong>Maria</strong>senza marito e senza figlio, in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong>, imposta a lei dal<strong>la</strong>vita e dal<strong>la</strong> missione messianica del Figlio.Poi essi, i nazaretani, ancora ricordavano <strong>di</strong> Gesù <strong>la</strong> sua abilità manuale,l’attività nell’ambiente <strong>di</strong> origine, e i rapporti familiari. Al suo <strong>di</strong>scorso nel<strong>la</strong>sinagoga succedette tuttavia una reazione paradossale: i concitta<strong>di</strong>ni gliAntonio Escudero, pag. 1


Solitu<strong>di</strong>ne e <strong>compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nell’ascolto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>riconoscono il valore delle sue parole e l’autenticità delle sue opere, maesclusero per completo una adesione personale.<strong>La</strong> vicinanza e <strong>la</strong> familiarità del Messia <strong>di</strong>ventavano una pesante obiezione neisuoi confronti, e il Signore Gesù dovette subire il <strong>di</strong>saggio dell’incomprensione edel<strong>la</strong> freddezza, per trovarsi quasi ai limiti delle possibilità <strong>di</strong> agire: «Non vi potéoperare nessun pro<strong>di</strong>gio, ma solo impose le mani a pochi amma<strong>la</strong>ti e li guarì. Esi meravigliava del<strong>la</strong> loro incredulità» (Mc 6,5-6). È forse significativo che <strong>la</strong>stessa denominazione per Gesù chiamato Figlio <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> (cfr Mc 6,3), servisse ainazaretani per accrescere ancora <strong>la</strong> loro perplessità, e forse l’incredulità.Seguendo il racconto <strong>di</strong> Marco, <strong>la</strong> scena successiva si pone altrove, in altrivil<strong>la</strong>ggi del<strong>la</strong> Galilea. Gesù <strong>la</strong>sciò Nazaret, ma <strong>la</strong> madre restò lì, tra quelli cheavevano <strong>di</strong>mostrato con <strong>di</strong>sprezzo <strong>la</strong> <strong>di</strong>ffidenza verso suo Figlio. <strong>La</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> <strong>di</strong>Gesù tra i suoi conterranei trasse con sé <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nel<strong>la</strong> sua casa aNazaret. Il rifiuto del Figlio non fu in<strong>di</strong>fferente per <strong>la</strong> madre.Da qui si può approfon<strong>di</strong>re <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> specifica del<strong>la</strong> madre <strong>di</strong> Gesù nellevarie prospettive che consente il testimonio biblico sul<strong>la</strong> sua esistenza concreta,quale donna ebrea, al tempo del<strong>la</strong> <strong>di</strong>nastia ero<strong>di</strong>ana, madre <strong>di</strong> un personaggiosempre più noto in ambiti popo<strong>la</strong>ri e religiosi, unita al gruppo ridotto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scepoli eseguaci del Figlio.Anche dal<strong>la</strong> comune con<strong>di</strong>zione umana è possibile, in qualche modo,rastrel<strong>la</strong>re sentimenti e pensieri del<strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, immedesimarsi con lei.Tuttavia molto – sicuramente <strong>la</strong> maggior parte – resiste ad essere espresso,c<strong>la</strong>ssificato e definito, perché concerne <strong>la</strong> profon<strong>di</strong>tà del<strong>la</strong> persona. Possiamoaffermare <strong>la</strong> con<strong>di</strong>visione, evocare esperienze affini, stabilire parallelismi, masempre ci fermeremo qualche gra<strong>di</strong>no prima dell’ultimo ripiano. <strong>La</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> e <strong>la</strong>coscienza che una persona ha <strong>di</strong> essa appartengono all’ambito del<strong>la</strong> sua identitàunica, nascosto ad una visione superficiale.Il vissuto personale del<strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> ci avvicina al<strong>la</strong> <strong>di</strong>mensione più reale esingo<strong>la</strong>re <strong>di</strong> ognuno. Si potrebbe <strong>di</strong>re che esistono tante forme <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ni comepersone. Le caratteristiche che <strong>la</strong> <strong>di</strong>stinguono <strong>di</strong>pendono dal<strong>la</strong> storia personale,l’orientamento globale <strong>di</strong> vita, con le scelte compiute, e con tutto l’insieme <strong>di</strong>eventi e persone che costituiscono l’orizzonte concreto <strong>di</strong> ogni nostra vicenda. Inogni caso <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> non è mai un aspetto banale o intrascendente, sebbenenon si debba prendere né come fine, né come finale <strong>di</strong> una vita, proprio perchésiamo fatti per l’incontro sincero, per <strong>la</strong> solidarietà profonda, per <strong>la</strong> comunionetotale.Nell’introduzione ad una e<strong>di</strong>zione delle sue opere Ortega y Gasset <strong>di</strong>ceva che«l’autenticità <strong>di</strong> una vita si misura sul<strong>la</strong> sua dose <strong>di</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong>». 1 Infatti il sospetto<strong>di</strong> finzione nasce spontaneo davanti ad un personaggio senza vita privata, conun costante apparire, perché tutto ciò fa pensare ad una fuga o ad una ripulsa,anche inconsapevole, del<strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong>, che non è certo un segnale moltorassicurante. Ma bisogna aggiungere al<strong>la</strong> sentenza <strong>di</strong> Ortega che <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong>non produce automaticamente l’autenticità, perché esiste pure una <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong>1J. ORTEGA Y GASSET, Obras completas, VI: 1941-1946, Madrid, Revista de Occidente 2 1952, p. 343.Antonio Escudero, pag. 2


Solitu<strong>di</strong>ne e <strong>compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nell’ascolto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>costruita sul<strong>la</strong> chiusura che deriva dal rigonfiarsi e dall’insuperbirsi.Non esiste dunque una unica lettura per <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong>, e perciò è opportunotornare sul senso, le sue ra<strong>di</strong>ci e le sue prospettive.1.1. Solitu<strong>di</strong>ne esternaA <strong>Maria</strong> viene ingiunta una <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> <strong>di</strong> vita che cresce nel<strong>la</strong> successionedelle vicende personali: conosce <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> <strong>di</strong> una ragazza madre, <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong>del perseguitato ed esiliato, <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> delle preoccupazioni domestiche, <strong>la</strong><strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> del<strong>la</strong> vedovanza, <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> del figlio che parte da casa, e poi vieneucciso, <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> dell’anziana.L’iconografia mariana ha rappresentato <strong>Maria</strong> con maggiore frequenzainsieme ad altri gruppi e figure: con il Figlio, con i genitori, con Elisabetta eGiovanni, con Giuseppe, ai pie<strong>di</strong> del<strong>la</strong> croce con suo figlio morto, insieme adaltre donne, accompagnando il gruppo dei <strong>di</strong>scepoli, o con <strong>la</strong> chiesa che invoca<strong>la</strong> sua intercessione. Tuttavia l’esistenza <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> fu segnata dal<strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong>.L’antropologa Marina Warner ha visto nel culto mariano <strong>la</strong> presentazione <strong>di</strong> unafigura simbolica sublime e iso<strong>la</strong>ta, e ha dato al suo testo il titolo significativo So<strong>la</strong>fra le donne. Mito e culto <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Vergine. 2<strong>La</strong> maternità <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> fu fin dal principio nell’ascolto del messaggio a lei rivoltoanche una esperienza <strong>di</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong>, perché l’azione e <strong>la</strong> presenza dello Spiritonel<strong>la</strong> generazione <strong>di</strong> Gesù non si può interpretare come sostitutiva <strong>di</strong> un padreumano. Lo Spirito che interviene nel concepimento del Figlio non assume mai lesembianze, né <strong>la</strong> funzione, né lo spazio <strong>di</strong> un genitore.<strong>La</strong> verginità <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nel<strong>la</strong> sua vita successiva al<strong>la</strong> nascita <strong>di</strong> Gesù includeallora <strong>la</strong> privazione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>scendenza <strong>di</strong>retta e, per tanto, <strong>la</strong> <strong>compagnia</strong> filialeche esprimesse l’interscambio affettivo impareggiabile tra una donna e i suoi figli,e in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> fiducia, <strong>la</strong> complicità, <strong>la</strong> vicinanza, lo sfogo, del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tramadre e figlia.Il cristiano si trova oggi anche in un certo vissuto <strong>di</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong>. Sono alcuneesperienze che ci danno <strong>la</strong> sensazione <strong>di</strong> essere soli.Esiste per noi una sorta <strong>di</strong> «<strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> culturale». Il cristiano sperimentasovente <strong>la</strong> perplessità <strong>di</strong> fronte a modelli e ideali <strong>di</strong> una società posmoderna, ese incontra punti in comune, sembrano più coincidenze che non autenticheconvergenze. Oggi il cristianesimo e in partico<strong>la</strong>re il cattolicesimo si trovascre<strong>di</strong>tato, mentre non succede altrettanto con le altre gran<strong>di</strong> religioni: questa è<strong>la</strong> tesi dello storico René Rémond (1918-) nel suo libro, 3 che ha ricevette ilpremio al<strong>la</strong> miglior pubblicazione religiosa dell’anno nel 2000. Si presenta alcredente, che accoglie <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>, il <strong>di</strong>lemma tra l’identità e <strong>la</strong> rilevanza con duepossibili sbocchi: o restare esclusi a modo <strong>di</strong> corpo strano nel<strong>la</strong> compaginesociale, o cercare <strong>di</strong> entrare nel<strong>la</strong> massa con <strong>la</strong> segreta intenzione <strong>di</strong> qualche23M. WARNER, Alone of all her Sex, London, Weidenfeld & Nicolson 1976 (trad. it. So<strong>la</strong> fra le donne. Mitoe culto <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Vergine, Palermo, Sellerio 1980).R. REMOND, Le christianisme en accusation, Paris, Desclée de Brouwer 2000.Antonio Escudero, pag. 3


Solitu<strong>di</strong>ne e <strong>compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nell’ascolto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>intervento spora<strong>di</strong>co, dal<strong>la</strong> situazione <strong>di</strong> una presenza che si è resa quasi perintero omogenea al quadro generale.Sperimentiamo, al meno nel<strong>la</strong> società detta occidentale, anche una «<strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong>vocazionale». Ci scopriamo un po’ più soli in uno stile <strong>di</strong> vita meno con<strong>di</strong>viso daigiovani. <strong>La</strong> coscienza vocazionale e l’impegno ad essa vinco<strong>la</strong>to si esprimono inquesti tempi con quel<strong>la</strong> nota, più o meno forte, dell’iso<strong>la</strong>mento.C’è spazio anche per par<strong>la</strong>re <strong>di</strong> una «<strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> domestica». Forme <strong>di</strong>in<strong>di</strong>vidualismo, <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo, rinuncia a portare insieme avanti determinatiprogetti, assenza nei momenti d’incontro, <strong>di</strong>sincanto e incomprensioni possonoaver guadagnato troppo terreno, e così un gruppo impegnato in un ideale vitacomune e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione profonda deve sopportare in realtà <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> in ungrado molto alto.1.2. Solitu<strong>di</strong>ne interna<strong>La</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> esterna può contenere un ventaglio molto <strong>la</strong>rgo <strong>di</strong> sentimenti escelte personali: dal peccato fino al<strong>la</strong> santità, dal<strong>la</strong> negazione dell’umanità finoall’apertura generosa per quel<strong>la</strong> stessa umanità, dalle forme patologiche legateall’iso<strong>la</strong>mento fino all’equilibrio umano che sa accettare <strong>la</strong> libertà altrui,dall’in<strong>di</strong>fferenza più completa per le necessità e le urgenze fino al rispettocor<strong>di</strong>ale delle opzioni dei fratelli. Ci sono momenti <strong>di</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> duri, ma nondolorosi, mentre esistono iso<strong>la</strong>menti che costituiscono vere ferite aperte, ecoinvolgono <strong>la</strong> persona in profon<strong>di</strong>tà. Perciò è necessario passare dal datoesterno al vissuto interno, al<strong>la</strong> realtà soggettiva.L’abbandono premonitore <strong>di</strong> Gesù adolescente a Gerusalemme provocòl’angoscia e l’agitazione dei genitori (cfr Mt 2,44-45.48). Nul<strong>la</strong> si <strong>di</strong>ce invece piùavanti dello stato d’animo <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> durante l’esercizio del<strong>la</strong> missione messianica<strong>di</strong> Gesù. Se si dovesse attribuire anche a lei il giu<strong>di</strong>zio che fa su Gesù il gruppodei parenti, quando concludevano che lui era fuori <strong>di</strong> sé (cfr Mc 3,21), si potrebbeinterpretare nel<strong>la</strong> linea dell’episo<strong>di</strong>o anteriore come incomprensione eperplessità.<strong>La</strong> tra<strong>di</strong>zione sinottica e il quarto vangelo danno alcuni spunti per leggere <strong>la</strong><strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> del <strong>di</strong>scepolo. I <strong>di</strong>scepoli faranno esperienza dell’abbandono in terminimolto simili a quelli del<strong>la</strong> vita del loro Maestro. L’esperienza intima <strong>di</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong>nell’ascolto del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> nasce unita al senso del<strong>la</strong> chiamata e del<strong>la</strong> missione,che altri ignorano, non con<strong>di</strong>vidono e ad<strong>di</strong>rittura combattono.<strong>La</strong> scena sinottica del<strong>la</strong> missione dei Do<strong>di</strong>ci, inviati per trasmettere le parole erinnovare i gesti <strong>di</strong> Gesù, include un avvertimento esplicito: «Se in qualche luogonon vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete <strong>la</strong> polvere <strong>di</strong>sotto ai vostri pie<strong>di</strong>, a testimonianza per loro». (Mc 6,11; cfr Mt 10,14; Lc 9,5). Il<strong>di</strong>scepolo non dovrebbe aspettare un tipo <strong>di</strong> considerazione totalmente <strong>di</strong>versada quel<strong>la</strong> che Gesù riceve.Gesù previene i suoi sull’o<strong>di</strong>o del mondo (cfr Gv 15,19) non per nutrire ilvittimismo, ma per allontanarlo, perché l’o<strong>di</strong>o non ha <strong>la</strong> sua origine nel<strong>la</strong> personaAntonio Escudero, pag. 4


Solitu<strong>di</strong>ne e <strong>compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nell’ascolto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>del <strong>di</strong>scepolo: «Vi scaceranno dalle sinagoghe; anzi, verrrà l’ora in cui chiunquevi ucciderà crederà <strong>di</strong> rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hannoconosciuto né il Padre né me» (Gv 16,2-3). È l’iso<strong>la</strong>mento e <strong>la</strong> lontananza delmondo dal Padre che genera <strong>la</strong> segregazione dei credenti e delle loro comunità,con forme pure violente.Il <strong>di</strong>scepolo può ancora scoprirsi solo nel<strong>la</strong> sua missione e nel suo essereinviato per un motivo più profondo e in<strong>di</strong>pendente dall’eventuale accoglienzaesterna. Si tratta del<strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> nel<strong>la</strong> responsabilità, non soltanto perché c’èqualcosa <strong>di</strong> incomunicabile e inalienabile in quello che ci è stato affidato, maanche perché non arriviamo mai a sod<strong>di</strong>sfare pienamente le attese, al<strong>la</strong> rispostaperfetta, al<strong>la</strong> coerenza lineare, e poi il passaggio dal<strong>la</strong> coscienza <strong>di</strong> aver mancatoal pensiero <strong>di</strong> essere abbandonato non sembra molto grande.Il <strong>di</strong>scepolo, come il Figlio, tuttavia non è abbandonato. L’inclemenza del rifiutospietato degli uomini a Cristo sul<strong>la</strong> croce riceve per risposta l’espressione <strong>di</strong>fiducia nel Padre con il salmo 22 (cfr Mt 27,46; Mc 15,34), e <strong>la</strong> prospettiva <strong>di</strong> unariunione profonda con Lui (cfr Lc 23,46), senza escludere colui che sta accantoanche soffrendo <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> mortale, il quale si sente <strong>di</strong>re: «Oggi sarai con menel para<strong>di</strong>so» (Lc 43). Da Cristo proviene per l’uomo <strong>la</strong> promessa <strong>di</strong> una<strong>compagnia</strong> cor<strong>di</strong>ale e definitiva, specie nel momento dell’abbandono piùdrammatico.2. All’incontro del FiglioSoltanto se l’uomo rientra in se stesso, nell’apertura più sincera al<strong>la</strong> proriarealtà, si pone allora nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>sposizione migliore <strong>di</strong> esperimentare una nuova<strong>compagnia</strong> e più salda. <strong>La</strong> strada <strong>di</strong> Dio verso l’uomo <strong>di</strong>venta <strong>la</strong> strada dell’uomoritrovato.L’evento del<strong>la</strong> misericor<strong>di</strong>a e dell’amore – che <strong>di</strong>ciamo anche «grazia» – cheriguarda <strong>la</strong> libertà nel tempo, schiude il senso <strong>di</strong> una presenza profondamentesolidale. <strong>La</strong> pista mariana nel Nuovo Testamento mostra insieme al<strong>la</strong> <strong>di</strong>mensionedel<strong>la</strong> singo<strong>la</strong>rità e del<strong>la</strong> separazione, anche <strong>la</strong> <strong>di</strong>mensione dell’incontro sempreaccolto e ben condotto. <strong>La</strong> casa abbandonata e solitaria non rappresenta l’ultimatappa nel cammino <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>. <strong>La</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> non è <strong>la</strong> sua con<strong>di</strong>zione terminaledove tutto finisce. <strong>La</strong> lezione mariana insegna che <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> non portanecessariamente al ripiegamento egoista, al rancore amaro, o al ricordoripetitivo. Dal<strong>la</strong> sua situazione <strong>di</strong> segregazione <strong>la</strong> madre <strong>di</strong> Dio entranell’orizzonte immesamente più <strong>la</strong>rgo del<strong>la</strong> misericor<strong>di</strong>a. Si tratta <strong>di</strong> uno sguardonuovo.Nel<strong>la</strong> situazione d’iso<strong>la</strong>mento ostile e minaccioso scriveva il suo testamento ilpadre Christian Marie de Chergé, priore del<strong>la</strong> comunità cistercense <strong>di</strong> NotreDame d’At<strong>la</strong>s.«<strong>La</strong> mia morte sembrerà dar ragione a quelli che mi hannoconsiderato con precipitazione un po’ naif o un idealista: “Ci <strong>di</strong>caAntonio Escudero, pag. 5


Solitu<strong>di</strong>ne e <strong>compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nell’ascolto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>adesso quel che pensa!” Ma queste persone devono sapere che<strong>la</strong> mia più <strong>la</strong>ncinante curiosità verrà finalmente sod<strong>di</strong>sfatta. Eccoche potrò, a Dio piacendo, immergere il mio sguardo in quello delPadre, per contemp<strong>la</strong>re con lui i suoi figli dell’Is<strong>la</strong>m, come lui livede, totalmente illuminati dal<strong>la</strong> gloria <strong>di</strong> Cristo, frutti del<strong>la</strong> suaPassione, investiti dal dono dello Spirito, <strong>la</strong> cui gioia segreta saràsempre stabilire <strong>la</strong> comunione, ristabilire <strong>la</strong> rassomiglianza,giocando con le <strong>di</strong>fferenze». 4L’intera comunità fu massacrata el 1996 dai terroristi fondamentalisti del GIA, iquali volevano prendere soltanto un monaco, ma gli altri reagirono: «Se prendeteuno, partiamo tutti con lui». <strong>La</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> è mutata in fraternità, sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong>comunione trinitaria. L’uomo abbandonato e vulnerabile fonde il suo sguardo con<strong>la</strong> prospettiva <strong>di</strong> Dio, che resterà troppo lontana per quelli che criticavanol’ostinazione nel continuare ad abitare quel monastero iso<strong>la</strong>to. Qui <strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> simette al<strong>la</strong> ricerca <strong>di</strong> un incontro, impensabile per chi ragiona in termini <strong>di</strong>conflitto.3. <strong>La</strong> nuova <strong>compagnia</strong>Il passo sinottico del<strong>la</strong> nuova famiglia escatologica ha <strong>di</strong>verse versioni inognuno dei vangeli, che vanno da un contrasto secco con il gruppo dei parenti inMarco (cfr Mc 3,31-35), passando per l’avvicinamento ricercato dei parenti algruppo dei <strong>di</strong>scepoli in Matteo (cfr Mt 12,46-50), fino al<strong>la</strong> reinterpretazione delvincolo familiare in Luca (cfr Lc 8,19-21; e 11,27-28). Con l’annuncio del Regnoappare il progetto <strong>di</strong> una nuova parente<strong>la</strong>, le cui fondamenta e <strong>la</strong> cui coesione siriconoscono nel<strong>la</strong> volontà del Padre, nell’ascolto del<strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong>, enell’osservanza precisa del<strong>la</strong> vita del credente.3.1. Il vincolo del<strong>la</strong> nuova famiglia, <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>Davanti al<strong>la</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> si offre <strong>la</strong> nuova vicinanza con legami <strong>di</strong>versi. L’ascoltodel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>di</strong>venta il luogo per avvertire <strong>la</strong> novità che l’irruzione del Regno haaperto e i nuovi vincoli che si creano. In re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> madre <strong>di</strong> Gesù, Luca vuoletrasmettere che <strong>la</strong> sua vita fu caratterizzata dall’ascolto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> <strong>di</strong> Dio edall’osservanza puntuale e cor<strong>di</strong>ale. Lei si era mostrata perfettamente attenta almessaggio trasmesso, e aveva già ricevuto <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione esplicita del<strong>la</strong>beatitu<strong>di</strong>ne del<strong>la</strong> fede che accetta il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> salvezza. Lei aveva pure sentito:«Il Signore è con te» (Lc 1,28).Nel<strong>la</strong> celebrazione dei 70 anni del domenicano padre Chenu, in quel tempo<strong>di</strong>ventato perito al concilio, che aveva pubblicato <strong>di</strong> recente i due volumi <strong>La</strong>4Testamento <strong>di</strong> P. Christian Marie de Chergé, priore <strong>di</strong> Notre Dame d’At<strong>la</strong>s, in OR 1.6.1996.Antonio Escudero, pag. 6


Solitu<strong>di</strong>ne e <strong>compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nell’ascolto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>Parole de Dieu, 5 il car<strong>di</strong>nale Feltin <strong>di</strong> Parigi gli de<strong>di</strong>cò un <strong>di</strong>corso, che volevaessere un elogio, e <strong>di</strong>sse: «Desidero onorar<strong>la</strong> ricordando l’obbe<strong>di</strong>enza che leipadre ha <strong>di</strong>mostrato nelle <strong>di</strong>fficoltà incontrate». <strong>La</strong> condanna <strong>di</strong> Chenu nel 1942lo raggiunse quando era rettore del centro teologico domenicano <strong>di</strong> Le Saulchoir,e chiuse <strong>la</strong> sua attività da docente: più <strong>di</strong> vent’anni come professore <strong>di</strong> storiadelle dottrine cristiane. Alle parole del car<strong>di</strong>nale, Chenu, commoso e grato,rispose con semplicità:«Eminenza e caro padre, non è stata l’obbe<strong>di</strong>enza, perchél’obbe<strong>di</strong>enza è una me<strong>di</strong>ocre virtù morale. È perché avevo fedenel<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> fronte al<strong>la</strong> quale gli ostacoli e contrarietànon contano niente». 6<strong>La</strong> Paro<strong>la</strong> costruisce una nuova famiglia, che non vive più del passato <strong>di</strong> undato inerte, ma esperimenta l’attualità <strong>di</strong> una comunicazione sbi<strong>la</strong>nciata verso unfuturo che si sve<strong>la</strong> a poco a poco, anche con <strong>di</strong>fficoltà, e senza risparmiarel’impegno. <strong>La</strong> famiglia escatologica brama per conoscere l’orizzonte futuro delRegno. <strong>La</strong> <strong>solitu<strong>di</strong>ne</strong> era destinata a scomparire, mentre <strong>la</strong> comunione fondatasull’ascolto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>, a crescere.L’evento del<strong>la</strong> comunicazione <strong>di</strong> Dio fonda una nuova solidarietà. Il <strong>di</strong>alogoche <strong>la</strong> misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio ha intrapreso, è <strong>la</strong> chiamata che da sempre avevamoaspettato: il messaggio che trasmette e determina <strong>la</strong> fine delle <strong>di</strong>visioni,iso<strong>la</strong>menti, ingiustizie, delusioni, sospetti, per pensare ad una esistenza <strong>di</strong>versa<strong>di</strong> gesti concreti <strong>di</strong> perdono, pazienza, compassione, salute, sostegno reciprocoe cor<strong>di</strong>alità sincera.3.2. Compagnia che cresceL’ascolto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> determina un cammino, dove a una reale comunionesempre si aprono spazi nuovi. Accanto al<strong>la</strong> croce <strong>Maria</strong> ha sperimentato <strong>la</strong>sofferenza <strong>di</strong> una madre che vede <strong>la</strong> morte del proprio figlio. In simile afflizioneGesù, suo Figlio, le chiede <strong>di</strong> fare un passo non agevole: vivere un al<strong>la</strong>rgamentodel<strong>la</strong> maternità nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>rezione del<strong>la</strong> fede e del<strong>la</strong> seque<strong>la</strong> più impegnata.<strong>La</strong> reazione spontanea e più comune <strong>di</strong> fronte al dolore è <strong>la</strong> chiusura. Ogniferita tende a catturare tutta l’attenzione, come se non esistesse altro nel<strong>la</strong>propria vita o in quel<strong>la</strong> degli altri: anche il più piccolo taglio costantemente mandail messaggio del<strong>la</strong> sua presenza con il dolore. Una offesa leggera e limitata,oppure un’apprezzamento semplicemente meno positivo, sussistono nel ricordoostinato <strong>di</strong> molte persone con più forza <strong>di</strong> tanti gesti <strong>di</strong> cor<strong>di</strong>alità. Il dolore <strong>di</strong>ventaspesso il passaggio all’iso<strong>la</strong>mento.Per <strong>Maria</strong>, al contrario, al<strong>la</strong> tribo<strong>la</strong>zione per <strong>la</strong> passione e <strong>la</strong> morte <strong>di</strong> Cristo56M.D. CHENU, <strong>La</strong> parole de Dieu, I: <strong>La</strong> foi dans l'intelligence, II: L'Évangile dans le temps, = Cogitatiofidei 10 e 11, Paris, Cerf 1964.Jacques Duquesne interrogue le Père Chenu. Un théologien en liberté, Paris, Centurion 1975, p. 122.Antonio Escudero, pag. 7


Solitu<strong>di</strong>ne e <strong>compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nell’ascolto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>deve seguire l’espansione del cuore. <strong>La</strong> croce non da passo all’egoismo maall’amore. <strong>Maria</strong>, che giunse ai pie<strong>di</strong> del<strong>la</strong> croce per amore <strong>di</strong> suo Figlio, partiràda lì per amarlo nei suoi <strong>di</strong>scepoli, per aprire l’orizzonte ad una carità in costantecreatività e crescita.Chiunque accosta <strong>la</strong> croce <strong>di</strong> Cristo, sente <strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong> sul concreto sostegnoda de<strong>di</strong>care ai fratelli: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo <strong>di</strong>questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Prendersi a cuore <strong>la</strong>causa del <strong>di</strong>scepolo è l’imperativo che sopravviene dal Crocifisso. In tale sensoPaolo scuoterà le coscienze dei credenti del<strong>la</strong> comunità <strong>di</strong> Corinto, perché essifacessero attenzione al<strong>la</strong> salvezza <strong>di</strong> ogni fratello per il quale Cristo è morto (cfr ICor 8,11). Se <strong>Maria</strong> è invitata ad essere madre del <strong>di</strong>scepolo, per noi l’invito sichiama fratel<strong>la</strong>nza: passare ad essere suoi fratelli. Ecco il <strong>di</strong>scepolo perché tu siasua madre, ecco il fratello perché tu sia il suo prossimo (cfr Lc 10,29-37) sonodue parole imparentate e necessarie, nell’emergenza del soffrire.3.3. <strong>La</strong> vicinanza del<strong>la</strong> fede<strong>Maria</strong> deve accogliere come figlio il <strong>di</strong>scepolo che Gesù amava. È questal’ultima paro<strong>la</strong> che <strong>Maria</strong> ascolta dal Figlio. In essa è raccolta <strong>la</strong> premura filiale <strong>di</strong>Cristo per prestare attenzione al<strong>la</strong> madre nel dolore, come anche l’in<strong>di</strong>cazionefinale per <strong>Maria</strong> <strong>di</strong> una re<strong>la</strong>zione da curare. Gesù stesso ha preferito non <strong>la</strong>sciareal<strong>la</strong> loro iniziativa e al<strong>la</strong> voce interiore dello Spirito <strong>la</strong> suggestione del vincoloreciproco da rinsaldare.Il <strong>di</strong>scepolo è allora il segno vivente del<strong>la</strong> sollecitu<strong>di</strong>ne estrema del Signoreverso <strong>la</strong> madre e del<strong>la</strong> nuova con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>: <strong>di</strong> fatto <strong>la</strong> vita successiva del<strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong>ventato figlio avrà <strong>la</strong> sua spiegazione e il suo fondamento nel<strong>la</strong>paro<strong>la</strong> <strong>di</strong> Gesù e riporterà al<strong>la</strong> memoria l’amore <strong>di</strong> Cristo e lo s<strong>la</strong>ncio <strong>di</strong> vita chesorge dal<strong>la</strong> croce, dal<strong>la</strong> manifestazione del<strong>la</strong> sua gloria.L’unione tra <strong>la</strong> madre e il <strong>di</strong>scepolo amato non è tuttavia una realtàassolutamente nuova, come se prima fossero del tutto sconosciuti l’uno rispettoall’altro. <strong>La</strong> loro presenza insieme ai pie<strong>di</strong> del<strong>la</strong> croce rive<strong>la</strong> <strong>la</strong> con<strong>di</strong>visionenell’amore del Signore, il coraggio per identificarsi e <strong>la</strong> fortezza d’animo che nonsoccombe <strong>di</strong> fronte all’o<strong>di</strong>o. Ma con il vincolo confermato dal<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>di</strong> Gesù èloro aperta <strong>la</strong> strada <strong>di</strong> crescita nel<strong>la</strong> fede nel senso del<strong>la</strong> loro identità, in quantomadre e in quanto <strong>di</strong>scepolo.Antonio Escudero, pag. 8

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!