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La mitica corsa di fondo in effettiè cominciata qualche giornoprima del 6 Novembre, allorquandole strade di Manhattan sisono riempite di atleti provenientida ogni angolo del mondo.“Avvistamenti” di maratonetisardi mi sono stati segnalati subitoda alcuni amici americani,in quanto nella loro tenuta atleticaera sempre bene in vista ilsimbolo dei 4 Mori. Dall’isolasono venuti in oltre 100 , tuttidesiderosi di fare un bella esperienza,non solo sportiva. Il continuosventolio del vessillo sardodurante la corsa ha suscitatocuriosità tra gli spettatori chenon lo conoscevano e tanta simpatiatra quanti lo identifi-cavanocon la <strong>Sardegna</strong>. C’è da sottolineareche pubblicità miglioredi questa la <strong>Sardegna</strong> non potevaproprio ricevere!Parte del gruppo provenientedalla zona di Cagliari, peraltromolto affiatato e solidale, erastato seguito nella preparazionedal Dr. Renato Daga, anch’egli“coraggioso” partecipante, eparte dal Dr. Pietro Braina, apprezzatoDirettore del Centro diMedicina Sportiva del Brotzudi Cagliari. Dr. Daga era allasua seconda partecipazione,preparato che meglio non si poteva,ben conscio delle difficoltàe dei pericoli che una similecorsa comporta. Una delle coseche più l’ha colpito è stato “ilcalore della gente assiepata nellestrade, l’incoraggiamentoche essa dava ad ognuno, ed ildiffuso spirito di solidarietà durantela corsa”. Ha raccontatodi un’atleta del suo gruppo, cheha avuto due-tre crisi, ma è riuscitaugualmente a terminare lagara, sempre in compagnia dialtri due atleti sardi che l’hannosostenuta e incoraggiata finoalla fine.Uno degli aspetti più intrigantidi questa affascinante disciplinaatletica è l’età abbastanza“adulta” di tantissimipartecipanti; ciò implica lamassima competenza e impegnoanche da parte dei preparatori.“La corsa sulle lunghe distanzeè uno sport di base checon criterio possono praticareanche gli “over” 50, perchèl’importante non è vincere maarrivare fino in fondo!” affermaDr. Braina (calciatore di indubbiotalento e portaban-dieradella Tharros di Oristano a cavallodegli anni ‘70-80). Lo spiritodi sacrificio, talvolta ancheesasperato, è la caratteristicaprincipale, specialmente per gli“adulti”, a detta degli atleti sardipresenti. “Si, è vero”, prosegueDr. Braina, “inizialmente siattraversa il periodo più duro.Esiste il fai da te, con gli amicipiù esperti che ti danno consigli;poi diventa necessario anchel’aiuto di un trainer e di unmedico dello sport che segueanche l’alimentazione pre-postgara e gli adeguati tempi di recupero”.Le strade di Manhattansono sempre affollate di“joggers”, che devono fare iconti con il cemento dei marciapiedi.Sottolinea Dr. Brainache ”è pericoloso correre sempresu simili superfici; infatti alungo andare ciò acuisce il verificarsidi patologie quali le tendinitidel rotuleo e dell’achilleo,metatarsalgie, lesioni muscolarifino a fratture da stress.È interessante anche notare chenel nel nostro centro polivalenteper l’atleta del Brotzu giàstiamo vedendo la comparsa dipatologie tendinee e muscolarinei bambini e adoloscenti, aEmigrazioneUSAI “Quattro Mori” in evidenzaalla New York City Marathonla “madre di tutte le maratone”ZURIGOSerata culturaleal circolo di Zurigosui valori della sarditàIncontro culturale sulla <strong>Sardegna</strong>,venerdì 18 novembre al Circolosardo “Racis” di Zurigo conla conferenza di Vitale Scanusulla civiltà nuragica. Con un foltogruppo di soci hanno partecipatoall’incontro il presidentedella Federazione dei Circoli sardiin Svizzera, Domenico Scala eil presidente del Circolo MarioUsai con il consiglio direttivo.Non conoscere le proprie radicie gli avvenimenti della propriacittà, quali che essi siano - dicevalo storico Paolo Giovio - ècome non conoscere se stessi.Non saranno mai conosciute abbastanzale vicende e i contenutidella civiltà nuragica, e spessostudiamo di più la storia degli altriche quella di casa nostra. Percui lo svolgimento della serata èstato pensato come un viaggio aritroso alle nostre radici e allanostra storia. La <strong>Sardegna</strong>, moltospesso, è nota con i soliti clichériduttivi di terra di arretratezza,luogo di confino per delinquentipericolosi, regione di banditi, dibardane, di padri padroni, di vendette,luogo ideale per servitù nazionalie internazionali. Moltospesso anche i mezzi di informazioneindugiano nel sottolineareesclusivamente questi valori negativi.Ma c’è ancora veramentetanto da conoscere e da scopriresulle componenti della inconfondibileidentità culturale ed etnicadell’ Isola.Nel corso del dibattito sia ilpresidente Scala che Mario Usai,hanno lamentato il poco diffusointeresse alla nuova formula diCircolo, visto non più come luogodi relax dopolavoristico(come per i pionieri della primaemigrazione) ma come centroculturale per diffondere, approfondiree consolidare i valori dellanostra identità regionale. Purtroppo,a Zurigo, anche la barrieralinguistica dello schwitzerduch- problema che non esiste peri Circoli del Ticino - contribuiscea circoscrivere molto l’area di interessedelle culture etniche. Siaggiunga il potere catalizzantedella televisione, vista come ilmezzo per eccellenza per aggregaree traghettare qualsiasi informazioneverso lo spettatore ilquale, dopo una giornata di lavoro,non si sente motivato a parteciparea una serata culturale. Anchea Zurigo poi circola il maleoscuro che mina i nostri Circoli(non solamente quelli sardiperò): mancano i giovani a cuiaffidare il testimone di ricambiodella prima generazione di emigranti.Si dovrà necessariamentestudiare una soluzione efficace aquesto problema.causa del fatto che ormai passanodall’attività sedentaria allosport senza passaggi intermedi;oggi non si cammina più, non sigioca in strada, nelle piazze,non si va a scuola a piedi.I nostri padri e nonni checamminavano per chilometriora sono conosciuti nel mondoper la loro longevità……”.Già, la longevità dei Sardi. IlDr. Braina ha toccato un fattoche è oggi sempre più oggettodi studio.Una piccola emittenteIn appendice alla conferenza èstato presentato il romanzo Thsarsisdello stesso Scanu che, informa romanzata, esemplificafattualmente l’ambiente e la ricchezzastorico-culturale dellanostra Isola, descrivendo la vitaquotidiana di una famiglia nuragica,dal periodo dell’ossidiana,al contatto con i Fenici, con i Punici,i Romani e le prime notiziesul cristianesimo. Il libro si avvaledi ricche note testimoniali deimassimi studiosi sardi della civiltànuragica.Si è poi voluto completare iltema <strong>Sardegna</strong>, con un vivacescambio di opinioni sull’attualebandiera dei Quattro mori. Essendoun vessillo imposto dall’invasorestraniero, senza unminimo di contenuto storico,completamente avulso dalla nostrasardità, non sembra un vessilloadeguato a rappresentare iSardi. Meglio – è stato detto -sarebbe il nuraghe, perché dicendonuraghe noi vediamo direttamentela <strong>Sardegna</strong> e i Sardi, e dicendoSardi ci viene spontanea lavisione del nuraghe. Più simbolodi così…L’ incontro di Zurigo rientranel programma culturale che laFederazione intende mandareavanti e proporre a tutti i Circoli.Antonio CadauGENNAIO 2006 • 29privata di New York ha dedicatodel tempo per analizzarel’aspetto etnico e folkloristicodella maratona di New York.Non poteva mancare una “zoomata”su un gruppo di Sardi checorrevano sventolando la bandierinadei 4 mori: “ecco i prossimicentenari”, è stato il commentodel cronista. Nelle ultimesettimane, infatti, in Americasi è parlato moltissimo delprimato della longevità nelmondo detenuto dalla <strong>Sardegna</strong>(primato insidiato dall’isolagiapponese di Okinawa). Ne haparlato in modo esteso la prestigiosarivista mensile “NationalGeographic Magazine”, e larete TV CNN. Tanti Sardi hannovisto il servizio e non potevanoricevere miglior complimentoe riconoscimento del fattoche nella nostra isola ci sonodiversi posti dove ancora sivive in modo salutare, rispettandoi canoni naturali che sonoalla base di una lunga vita.Il faro dei maratoneti sardipartecipanti alla corsa di NewYork era il mitico “Zighittu”,alias il “camoscio del Gennargentu”,al secolo FrancescoCalleddu, di Aritzo, pensionatobancario, fisico secco ma tempratissimoper un over “50”,che ha corso con la sua bella ecuriosa “ berritta” e con la bandieraisolana bene in vista..Percompletare il pittoresco quadro,è giusto ricordare che alla garahanno partecipato anche unadecina di donne.Un aspetto altrettanto importantedella trasferta a NewYork, oltre la corsa vera e propria,è stato l’ incontro con irappresentanti del CircoloShardana-USA, che anche quest’annonon potevano far mancareil supporto affettivo aisimpatici corregionali. “Un incontroassai cordiale ed emozionante,incentrato sugliaspetti della sardità, solidarietàed anche sulla varietà gastronomicadella Grande Mela, chela lasciato tutti molto contenti econ il proposito di ritrovarcil’anno prossimo….” ha commentatoil Dr.Daga. “Un sentitograzie al presidente del CircoloShardana e a Valentina d’Escamard,brillante giovane biologacagliaritana, ricercatrice allaNew York University, con iquali ci siamo subito sentiti acasa”. I Sardi “di qua e di là”hanno fatto un lungo giro turisticoattraverso le strade delGreenwich Village, con tappanell’unico ristorante sardo diNY, l’Osteria del Sole, di proprietàdel bravo chef alghereseRaffaele Solinas; in cui sonosaltati anche gli equilibri dieteticipre-gara di ognuno! L’esperienzaculinaria è culminata lunedìpomeriggio in un ristorantegiapponese, dove si è mangiatodeliziosamente (per alcuniforse era il primo contattocon la cucina orientale, quindic’era da sfatare un certa diffidenzainiziale….. scusate, madove è il pane..?) e quindi conun drink nell’elegante sala delJolly Hotel.Alla fine, in ognuno è rimastoun gran bel ricordo. Agli atletila soddisfazione di una esperienzasportiva, insieme a beimomenti trascorsi in compagniadi Sardi d’oltre Oceano Anoi del Circolo Shardana il piaceredi aver contribuito a farsentire l’aria di casa agli atleti edel saluto affettuoso dell’isolaportatoci da queste persone meravigliose.Bruno Orrù

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