OLTRE IL MITO DELLE“DUE ERMENEUTICHE”Abbiamo finora considerato in modoastratto il tema dell’ermeneutica del concilioVaticano II, accettando <strong>di</strong> porre il problemain termini <strong>di</strong> conflitto delle interpretazioni,<strong>di</strong> scontro fra opposte scuole <strong>di</strong> pensiero.Alcune precisazioni sono però doverose: inprimo luogo se da un punto <strong>di</strong> vista “accademico”è vero che ci sono due ermeneutiche,è soprattutto vero che l’ermeneuticavincente finora è risultata essere quella dellarottura; infatti, a livello del sentire ecclesialeme<strong>di</strong>o e vago, delle opinioni largamentemaggioritarie fra il popolo dei fedeli, delleconvinzioni sempre più ra<strong>di</strong>cate nel corposacerdotale siamo ormai <strong>di</strong> fronte - è dolorosodoverlo riconoscere - a una nuovachiesa, ove si è <strong>di</strong>ffuso un insieme <strong>di</strong> dottrinesempre meno riconoscibili come cattoliche.L’eterodossia in ogni campo e a tutti i livelliè ormai così <strong>di</strong>ffusa, da essere vissuta datutti come stato normale, e non gravementepatologico, della vita della Chiesa.Su materie decisive per la loro importanzadottrinale, come, ad esempio, la teologia delmatrimonio e la morale sessuale, la largamaggioranza dei fedeli (e parte del clero)<strong>di</strong>ssente dall’insegnamento della Chiesa,e agisce secondo personali ed eterodossevisioni, incurante <strong>di</strong> ogni autorità, convintache sia appunto la Chiesa a “essere in<strong>di</strong>etro”e a dover fatalmente mo<strong>di</strong>ficare la propriadottrina; ciò equivale a <strong>di</strong>re che il concetto<strong>di</strong> sacerdozio universale luterano e l’anarchismosettario protestante è ormai <strong>di</strong>ventatoun habitus proprio della maggioranzadei cattolici. Mentre dunque è sparuto eridottissimo il numero <strong>di</strong> coloro che si gingillanoaccademicamente con l’ermeneuticadella continuità, è <strong>di</strong> fatto materialmentetrionfante, nel cuore del popolo cattolico,l’ermeneutica della rottura. Non è dunquela “scuola <strong>di</strong> Bologna” che è causa delladeriva dottrinale: essa si limita a cavalcarneideologicamente la tigre e a seguire l’ondaneomodernistica che ha travolto, in realtà,la maggioranza degli uomini <strong>di</strong> Chiesa,vertici inclusi. Nella crisi senza precedentiche travaglia la Chiesa, non è <strong>di</strong>scettando<strong>di</strong> ermeneutiche e del loro valore che siuscirà dalla crisi stessa, ma denunciando leinterpretazioni eretiche o errate, escludendogli autori <strong>di</strong> esse da ogni ruolo ecclesiale oattività <strong>di</strong> insegnamento, abrogando i testiall’origine <strong>di</strong> tanta confusione, come laDignitatis Humanae o la Gau<strong>di</strong>um et Speso, soprattutto, la Nostra Aetate.L’infallibilità in materia <strong>di</strong> fede o <strong>di</strong>morale non è una prerogativa dei teologi <strong>di</strong>Tubinga, degli e<strong>di</strong>torialisti de La Repubblicao <strong>di</strong> Avvenire o <strong>di</strong> qualche “storico” dellascuola <strong>di</strong> Bologna, ma del Sommo Ponteficeromano, che è il Vicario <strong>di</strong> Nostro SignoreGesù Cristo sulla Terra e che, unico, hail potere, l’autorità, i mezzi, il dovere - el’assistenza dello Spirito <strong>San</strong>to - per <strong>di</strong>struggereinfallibilmente, l’eresia e l’errore eilluminare, quale faro <strong>di</strong> luce incorrotta, ilpopolo <strong>di</strong> Dio, il Nuovo Israele, la <strong>San</strong>taChiesa Cattolica.Il fatto che, dopo quattro decenni, sistia ancora <strong>di</strong>scutendo <strong>di</strong> quale sia l’ermeneuticagiusta del Vaticano II è la prova chein questi quarant’anni si è avuta solo l’apparenza<strong>di</strong> un’attività magisteriale, ma nonveri atti <strong>di</strong> Magistero; infatti, se è vero chevi sono due ermeneutiche in lotta fra loro,e se ammettiamo - come siamo costretti adammettere - che almeno una <strong>di</strong> esse è deltutto errata, non è possibile avere un atto <strong>di</strong>Magistero nemmeno autentico se lo stessonon è accompagnato, o non co-implica comea sé immanente, la condanna dell’errore chesarebbe necessario confutare. Ma gli errori- a partire, simbolicamente, dalla scandalosamancata denuncia della tirannia comunistadurante Vaticano II - dal Concilio in poi sonostati lasciati sussistere accanto all’insegnamento<strong>di</strong> Roma: ciò è sufficiente a falsificaretale insegnamento e a rivelarne il volto interlocutorioe non autentico, incerto e privo <strong>di</strong>una vera volontà <strong>di</strong> imporsi coercitivamente,con autorità in<strong>di</strong>scussa e universale, a tuttala Chiesa militante e ad ogni uomo.Dunque Pietro, che dal Concilio inpoi è stato e continua ad essere Pietro, purnon a<strong>gen</strong>do in quanto Pietro, da ora in poi -questo il nostro augurio e la nostra speranzapiù viva - non si limiti ad essere, ma agiscada Pietro: a tal fine, in quest’ora d’incertezzae <strong>di</strong> speranza, tutti abbiamo il dovere <strong>di</strong>pregare con rinnovato fervore.La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica10
Lo sgretolamentodellʼautorità del Concilio<strong>di</strong> don Davide PagliaraniA più <strong>di</strong> quarant’anni dalla suachiusura, torna ad essere <strong>di</strong> estremaattualità il <strong>di</strong>battito sull’ermeneutica delConcilio: proprio a questo problema eai suoi addentellati abbiamo de<strong>di</strong>cato lostu<strong>di</strong>o precedente a questo.In merito, vi è tuttavia una questionecruciale che va ripresa seriamente inconsiderazione: quale può essere l’autorità<strong>di</strong> un concilio la cui dubbia interpretazionecoinvolge la Chiesa in termini che vannoben al <strong>di</strong> là degli stu<strong>di</strong> accademici dellaScuola <strong>di</strong> Bologna?Infatti, se la tesi della rottura con ilmagistero precedente (scuola bolognese)fosse vera, ci troveremmo davantia due magisteri legittimi senza peròsoluzione <strong>di</strong> continuità tra i medesimi,il che significherebbe la nascita <strong>di</strong> unnuovo magistero e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> una nuovachiesa; se invece la tesi “conservatrice”,tipicamente ratzingeriana, della continuitàtra la Chiesa tra<strong>di</strong>zionale e quella uscita dalConcilio fosse vera, ci troveremmo a doverconciliare l’inconciliabile: l’ecumenismo,la collegialità, la libertà religiosa,l’ecclesiologia moderna con il magisterotra<strong>di</strong>zionale; il tenore dogmatico dellamessa tridentina con il tenore dogmatico<strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Paolo VI e così via.Nel primo caso la Chiesa <strong>di</strong> sempresarebbe finita per sempre, cedendo il postoad una chiesa nuova; nel secondo caso laChiesa cattolica continuerebbe ad esistere,quantunque insegnando legittimamente esoprattutto magisterialmente il contrarioDottrina11La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica
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