struendo ilPiano Nazionale,come ci haproposto il Ministro.Come <strong>Regioni</strong> siamo prontia dare il nostro contributo, loavete visto anche nel documento cheabbiamo presentato. Non intendiamo proporrequestioni astratte di competenza; riteniamo,al contrario, fondamentale che visia un approccio fondato sull’integrazione<strong>delle</strong> politiche e su una coo<strong>per</strong>azione costantetra Governo, il sistema regionale elocale, <strong>la</strong> società che ridefinisca <strong>la</strong> governancesenza inutili conflitti e senza dis<strong>per</strong>sivesovrapposizioni. In primo luogooccorre definire i livelli essenziali di assistenzasociale. Quei diritti che debbono esseregarantiti a tutti i cittadini in tutto ilterritorio nazionale. Non posso nascondermiche il nostro Paese vede <strong>delle</strong> differenzesostanziali e capisco che quando noici poniamo il tema dei livelli essenziali diassistenza e del<strong>la</strong> garanzia <strong>per</strong> tutti i cittadini,non possiamo affrontarlo solo dalpunto di vista <strong>delle</strong> risorse. Come abbiamocominciato a fare con il Patto del<strong>la</strong> salute,occorre costruire una coo<strong>per</strong>azione tra loStato, il Governo, le <strong>Regioni</strong>, tra le <strong>Regioni</strong>,tra le Autonomie locali <strong>per</strong> diffondere intutto il territorio del Paese, con standard,verifiche,una cultura dibuone pratiche, checonsenta al Mezzogiorno di rifondare<strong>la</strong> propria autonomia e, nellostesso tempo, dare una risposta sostanziale,far fare un salto di qualità. Il federalismomai come oggi è coo<strong>per</strong>azione interistituzionale.Non esiste nemmeno <strong>per</strong> le <strong>Regioni</strong>più forti il federalismo fai da te. Noinon vogliamo venti sistemi sanitari o ventisistemi assistenziali, e su questo dobbiamocostruire una iniziativa forte e credibile.So bene che le risorse sono limitate, tuttaviaquesta Conferenza ci dice che non partiamoda zero.Ci sono tante buone pratiche che possonoessere valorizzate e messe in rete, ma io voglioindicare due priorità che a me sembranoirrinunciabili: prima di tutto ibambini, l’infanzia, partire dai servizi, danuovi serviziflessibili. Vi sonoes<strong>per</strong>ienze in tante parti di questo Paese,che hanno costruito nuovi servizi familiari,capaci di rispondere ai problemi specificidi quel territorio.L’altra grande questione: <strong>la</strong> non autosufficienza.Attenzione, qui dobbiamo davverofare dei passi in avanti, riscrivere il pattointergenerazionale e anche il patto fiscale,secondo me, <strong>per</strong>ché non esiste <strong>famiglia</strong>ormai che non viva in modo drammatico<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> non autosufficienza. Visono famiglie che hanno più anziani a carico,famiglie che mettono in discussione
<strong>per</strong>fino <strong>la</strong> loro stabilità se non trovano unarete di sostegno. Questa è una questione diciviltà di una società, che non può non essereaffrontata subito <strong>per</strong>ché questa è unaquestione che dà futuro anche alle nuovegenerazioni, che consente loro di costruireil proprio progetto <strong>famiglia</strong>re con maggioretranquillità.Dunque, questa è una grande priorità, ecredo che dovremo <strong>la</strong>vorare nei prossimimesi <strong>per</strong> cominciare a realizzare davveroquel processo di qualificazione del<strong>la</strong> comunità-Paeseche sia in grado di dare servizi,qualità, cultura al<strong>la</strong> nostra comunità.Fabio MelilliPresidente UPI244SABATO 26 MAGGIOPermettetemi di ringraziare il Presidentedel Consiglio e il Ministro Rosy Bindi <strong>per</strong>aver voluto in questa ultima giornata di unappuntamento così importante dare ilsenso di questo Paese così policentrico,ricco di istituzioni, che stiamo faticosamenteriordinando.Tenterò di dare un contributo pur nel<strong>la</strong>consapevolezza che molti dei servizi chepossiamo offrire alle famiglie italiane sonoservizi di prossimità e quindi è bene che sene occupino i Comuni, che sono lo strumentopiù flessibile, l’istituzione che puòdare il senso del<strong>la</strong> vicinanza ai nostri cittadini,in modo più compiuto.Noi possiamo fare davvero un regalo allefamiglie italiane, lo sanno il Ministro Amatoe il Ministro Lanzillotta, con i quali stiamo<strong>la</strong>vorando in questi giorni, facendo migliorare<strong>la</strong> nostra burocrazia, snellendo il sistemapubblico, facendo in modo che sisappia finalmente chi fa che cosa nel nostroPaese, evitando le ridondanze, dando risposteai bisogni del<strong>la</strong> collettività in modopiù efficiente di quanto non abbiamo fattonel passato.Per questo mi limiterò rapidamente adelencare alcune cose che le Province italianefanno e possono sicuramente migliorare<strong>la</strong> vita <strong>delle</strong> famiglie italiane in ungrande patto, in una grande alleanza <strong>per</strong> <strong>la</strong><strong>famiglia</strong>, al<strong>la</strong> quale ci richiama il MinistroBindi.La prima riguarda sicuramente il tema del<strong>la</strong>istruzione professionale e dell’istruzione secondaria,del<strong>la</strong> quale noi ci occupiamo.Essa è legata ai <strong>per</strong>corsi di formazione professionale.Dovremmo fare una grande riflessione,<strong>per</strong>ché in uno strano federalismoche sembra a volte più un federalismofai da te, che una moderna architetturaistituzionale, stiamo correndoil rischio di <strong>per</strong>correre strade diverse,gli <strong>Enti</strong> <strong>Locali</strong> sul<strong>la</strong>formazione professionale,lo Statosull’istruzionesecondaria, non coordinando asufficienza i nostri <strong>interventi</strong>. E’ urgentedare un’offerta formativa più alta ai nostristudenti, un’offerta che li sappia inseriremeglio nel mondo del <strong>la</strong>voro, che sappiadavvero confrontarsi con le imprese, <strong>per</strong>creare <strong>per</strong>corsi flessibili di formazione chediano il senso di un Paese che evolve, checambia e che ha bisogno di nuovi <strong>la</strong>vori. Iocredo che dovremmo farlo coordinandocimeglio, facendo un <strong>la</strong>voro comune.Le Province italiane si occupano, inoltre, diincrociare domanda ed offerta di <strong>la</strong>voro.Forse qualcuno ricorderà gli uffici di collocamentoe <strong>la</strong> loro inefficacia. Le Provincehanno costruito, a fatica, insieme alle <strong>Regioni</strong>in questi anni, nuovi centri <strong>per</strong> l’impiego,un servizio che fa incontraredomanda ed offerta di <strong>la</strong>voro.Al Ministro Bindi offriamo <strong>la</strong> possibilità,sul<strong>la</strong> base <strong>delle</strong> es<strong>per</strong>ienze pregevolissimeche ci sono nel Paese, di fare in modo chenelle cento Province italiane possano essercicento progetti costruiti insieme alleimprese, <strong>per</strong>ché le donne possano averecondizioni migliori di accesso e di <strong>per</strong>manenzaal <strong>la</strong>voro. Si può fare, anche con risorseeuropee, con risorse che abbiamo. Sipuò costruire un processo che sappiaanche, al di là del<strong>la</strong> polemica, intercettaregli strumenti del<strong>la</strong> flessibilità del <strong>la</strong>voro,magari con incentivi al<strong>la</strong> stabilizzazione eche consentano alle donne tempi, orari e<strong>per</strong>manenza al <strong>la</strong>voro migliori di quelle cheesistono oggi nel nostro Paese.La terza questione riguarda naturalmente iltema dell’immigrazione, dell’integrazione,di una società complessa, che rischia diavere dei punti di crisi fortissimi oggi evidentisia sulle nostre metropoli, dove i Comunifanno, con fatica quotidiana, un<strong>la</strong>voro pregevole di integrazione, di offertadi servizi ad uomini, donne, bambini, chevengono da ogni parte del mondo e chesono essenziali <strong>per</strong> costruire <strong>la</strong> società multiculturaleche vogliamo. Sia negli altri luoghi,lontani dall’attenzione dei media, dove<strong>la</strong> sproporzione tra demografia e grandi occasionidi <strong>la</strong>voro (penso al mercato agricolo,al mercato dell’edilizia, ad alcuni temiche riguardano l’industria meccanica), trauomini e donne nuovi che si insedianonelle nostre comunità e nei piccoli centri sigoverna con fatica e senza strumenti adeguati.Lì ci sarà bisogno di fare un <strong>la</strong>vorodi coordinamento più attento, <strong>per</strong>ché allora<strong>la</strong> paura, dettata dallo squilibrio dei numerie non da una convinzione culturale, noncrei un Paese che tende a respingere piuttostoche accogliere.Sono tre temi che offro al contributo di unconfronto. Ha ragione il Presidente Errani:uno stato policentrico, così come l’abbiamocostruito in questi anni, non si governasenza raccordi istituzionali, senza unostretto confronto, senza <strong>la</strong> pazienza del<strong>la</strong>democrazia, <strong>per</strong> costruire servizio ai nostricittadini ed alle nostre famiglie, più efficientie degni di un grande Paese europeo,servizi che debbono avere l’obiettivo, almeno<strong>per</strong> <strong>la</strong> nostra parte, di far svolgere adognuno di noi il proprio ruolo senza ridondanze,senza sovrapposizioni. Consapevoliche l’obiettivo del nostro <strong>la</strong>voro resta <strong>la</strong>soddisfazione dei nostri cittadini e <strong>delle</strong> comunitàche amministriamo.Graziano DelrioVicepresidente ANCIPermettetemi di ringraziare anche a nomedi tutti i Comuni prima di tutto il Presidentedel Consiglio, Romano Prodi e il MinistroBindi <strong>per</strong>ché, <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta,hanno dato l’occasione al nostro Paese e,quindi anche ai Comuni, di partecipare aquesta Conferenza.Dopo tre giorni lo possiamo dire insieme,questo non è stato un convegno destinato aprodurre un libro da mettere in una libreria,è stata un’occasione di <strong>la</strong>voro. I Comunilo sapevano anche prima che nonsarebbe stato un semplice convegno, <strong>per</strong>chéil Ministro ci ha coinvolto prima, hachiesto i nostri suggerimenti, un parere, hachiesto le nostre es<strong>per</strong>ienze. E siccomequesto modo di o<strong>per</strong>are è così raro, veramenteraro, e siccome i sindaci sanno cheascoltare non è tutto, ma è certamente unbuon inizio, grazie al Governo <strong>per</strong> questaoccasione.Noi non avevamo bisogno oggi di un’emozione,avevamo bisogno di una politica <strong>per</strong><strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e credo che i rapporti dei gruppidicano molto più di quanto noi possiamodire. Oggi non vorremmo altro che ripartireda Firenze con <strong>degli</strong> impegni concretida portare in dote a tutte le famiglie normali,che vivono vite normali, difficoltànormali e che incontriamo tutti i giorninelle piazze, nei nostri servizi, nelle scuole.Questi non sono solo impegni finanziari,non parliamo solo di soldi, anche se noisiamo abituati a par<strong>la</strong>rne spesso, purtroppo!I soldi servono, e come! La Finanziariaha dato finalmente un segnale e noilo abbiamo apprezzato, <strong>per</strong>ché è stato unimpegno concreto. Ma soprattutto c’è unsenso nei discorsi di questi giorni, il sensodi voler su<strong>per</strong>are le politiche indirette, rivoltecioè a categorie di soggetti, ai disabili,agli anziani, ai bambini, <strong>per</strong> andare versopolitiche dirette al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>in quanto soggetto. Vogliamo una nuovacittadinanza del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, vogliamo un riconoscimentodel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> come bene comune,come un nodo re<strong>la</strong>zionale cheimplica diritti e doveri aggiuntivi rispetto aquelli individuali. Siamo pronti, come ciavete proposto, a fare una vera e propria alleanza<strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Sappiamo chel’obiettivo di una nuova cittadinanza del<strong>la</strong><strong>famiglia</strong> inizia nel<strong>la</strong> comunità locale, neiservizi di prossimità. Le comunità locali, loavete letto dal dossier statistico, spendono