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COLLANA LAVOROStudi e Ricerche40


RiconoscimentiLa ricerca è stata svolta dall’IRPET su <strong>in</strong>carico della <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, Dipartimento delle PoliticheFormative e Beni Culturali, Servizio Lavoro.Roberto Pagni ha coord<strong>in</strong>ato <strong>il</strong> gruppo di lavoro.Gli autori sono i seguenti:Giovanni Belletti (cap. 4 esclusi parr. 4.6 e 4.7; parr. 5.1-5.2)Enrico Conti (parr. 3.2-3.6)Annalisa De Luca (parr. 1.2, 6.1, 6.3)Francesco Felici (cap. 7)Andrea Marescotti (cap. 2 escluso par. 2.6; parr. 4.6 e 4.7)Alessandro Pacciani (parr. 1.1, 8.3)Roberto Pagni (parr. 8.1, 8.2, conclusioni)Stefano Rosignoli (par. 1.3)S<strong>il</strong>via Scaramuzzi (cap. 5 esclusi parr. 5.1 e 5.2)Lucia Tud<strong>in</strong>i (parr. 2.6, 3.1, 6.2)Le <strong>in</strong>terviste ai testimoni priv<strong>il</strong>egiati sono state condotte da: Susanna Ferri,Annalisa De Luca e LuciaTud<strong>in</strong>i.I questionari alle aziende agrituristiche sono stati somm<strong>in</strong>istrati dall’IRES di Firenze.R<strong>in</strong>graziamentiSi r<strong>in</strong>graziano tutti i soggetti che hanno concesso una parte del loro tempo per sottoporsi alle nostre<strong>in</strong>terviste o per partecipare ai focus group che sono stati organizzati.Un sentito r<strong>in</strong>graziamento a Maria Me<strong>in</strong>i per i preziosi suggerimenti sia nella fase di impostazionedella ricerca che <strong>in</strong> quella di redazione del rapporto f<strong>in</strong>ale.REGIONE TOSCANAGiunta RegionaleDirezione GeneralePolitiche Formative, Beni e Attività CulturaliArea di Coord<strong>in</strong>amentoOrientamento, Istruzione, Formazione, LavoroSettore LavoroIndag<strong>in</strong>e conoscitiva sulla domanda di lavoro delle imprese agricole toscane : settembre 2003. – [Firenze] : <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, Giunta regionale; [Pisa] : Plus-Università di Pisa, 2003. – 304 p. ; 27 cm. – (Formazione, educazione, lavoro) (Lavoro. Studi e ricerche ; 40)ISBN 88-8492-145-7338.109455 (21.)1.Aziende agrarie – <strong>Toscana</strong>.CIP a cura del Sistema bibliotecario dell’Università di PisaISBN 88-8492-145-7© 2003 <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>Prima edizione: dicembre 2003F<strong>in</strong>ito di stampare nel mese di marzo 2004 presso le Industrie Grafiche della Pac<strong>in</strong>i Editore S.p.A. per conto di Edizioni PLUS – Università di Pisa


IndicePresentazione 7Paolo Benesperi1. PREMESSA: LA STRUTTURA DELLA RICERCA E LE TECNICHEDI INDAGINE 91.1 Obiettivi e articolazione della ricerca 91.2 Il metodo e gli strumenti di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e partecipata 101.3 L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria sulle aziende agrituristiche 211.4 Appendice: <strong>il</strong> questionario per l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e CATI 282. CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESEIN TOSCANA 312.1 Le grandi trasformazioni dell’agricoltura 312.2 Modernizzazione e omologazione dell’agricoltura 332.3 La riarticolazione delle aree rurali e <strong>il</strong> nuovo modello disv<strong>il</strong>uppo agricolo e rurale 352.4 Nuova agricoltura e nuove professionalità nello sv<strong>il</strong>upporurale di qualità 372.5 L’evoluzione dei caratteri strutturali delle aziende agricoletoscane 412.6 Analisi della d<strong>in</strong>amica delle imprese agricole negli ultimianni attraverso la i dati della RICA-<strong>Toscana</strong>, Rete di Contab<strong>il</strong>itàAgricola 493. IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVI 613.1 I dati strutturali del Censimento dell’agricoltura 613.2 L’analisi del lavoro agricolo attraverso le statistiche correnti 743.3 Il lavoro agricolo <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>: una lettura comparata delletre fonti statistiche 873.4 Il lavoro agricolo nelle prov<strong>in</strong>ce toscane 893.5 Il lavoro sommerso nell’agricoltura toscana 963.6 La sicurezza sul lavoro 994. LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMO 1054.1 Inquadramento generale del fenomeno: aspetti normativie di connessione con l’agricoltura 1054.2 L’evoluzione dell’agriturismo <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> 1074.3 Le tipologie di aziende agrituristiche e i parametri perl’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria 1114.4 I risultati dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria e delle <strong>in</strong>terviste aitestimoni priv<strong>il</strong>egiati: le caratteristiche delle aziende 120


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANE4.5 L’impatto dell’agriturismo sull’occupazione e sulla gestioneaziendale: aspetti quantitativi e qualitativi 1254.6 La gamma di offerta dei servizi agrituristici 1354.7 L’organizzazione della produzione dei servizi agrituristici 1404.8 La qualità dei servizi e i fabbisogni professionali 1434.9 Agriturismo e domanda di lavoro <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> 1465. I SERVIZI TERRITORIALI E LE PROFESSIONALITÀ A SUPPORTODELLE DINAMICHE DI SVILUPPO RURALE 1495.1 Lo sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità e la domanda di lavoro 1495.2 L’<strong>in</strong>tegrazione dell’agriturismo nel territorio e la domandadi servizi e di professionalità 1515.3 La domanda di lavoro nello sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità:i risultati delle <strong>in</strong>terviste e del focus group 1555.4 Il ruolo della regione toscana per favorire l’accesso deigiovani alle attività agricole: <strong>il</strong> caso della l.r. 23/98 1645.5 Alcune considerazioni di s<strong>in</strong>tesi 1716. L’IMPIEGO DI LAVORATORI EXTRACOMUNITARI 1736.1 Introduzione 1736.2 Le fonti statistiche ufficiali 1756.3 La ricerca sul campo 1887. ALLA RICERCA DI UN BENCHMARK: IL LAVORO AGRICOLO NEGLISTATI UNITI 1957.1 Il mercato del lavoro <strong>in</strong> agricoltura 1957.2 Le modalità di impiego e i differenziali salariali 1977.3 Le pr<strong>in</strong>cipali problematiche dei lavoratori agricoli negliStati Uniti 1997.4 La lettura alla luce dell’esperienza toscana ed italiana 2018 UN QUADRO D’INSIEME SUL LAVORO AGRICOLO IN TOSCANA 2038.1 Ma quanti sono? La quantificazione del lavoro <strong>in</strong> agricoltura 2038.2 Ma quanti saranno? Le previsioni occupazionali nel brevee nel medio periodo 2118.3 Quali sono i fenomeni emergenti nella domanda di lavoro?I pr<strong>in</strong>cipali risultati nei tre casi di approfondimento 217Conclusioni 223Bibliografia 227


PresentazioneTra le attività che annualmente l’Assessorato programma, assumono crescenteimportanza le ricerche e la documentazione sulle attività realizzate,sui risultati conseguiti, sull’efficacia ed efficienza del sistema regionale,oltre che sulle previsioni ed analisi delle tendenze della società toscana <strong>in</strong>materia di lavoro, formazione ed istruzione.Le ricerche, gli studi e le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i sulle d<strong>in</strong>amiche del mercato del lavoro,sulle necessità dei fabbisogni formativi, sul sistema educativo regionale,sugli effetti che gli <strong>in</strong>terventi producono, oltre ai rapporti periodici sulle attivitàsvolte, permette di acquisire una conoscenza dei contesti, delle modificazionie dei fattori di mutamento, <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e per l’aggiornamento dellepolitiche regionali.Le decisioni e le scelte non possono, <strong>in</strong>fatti, non basarsi che su adeguate analisied <strong>in</strong>terpretazioni della realtà toscana, dei suoi bisogni e delle sue aspettative.Esse costituiscono un impresc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>e contributo alla comprensionedelle tendenze <strong>in</strong> atto ed evidenziano la pluralità dei contesti cui occorreriferirsi.Queste attività sono svolte dalla <strong>Regione</strong> sia attraverso personale e strutture<strong>in</strong>terne, sia nell’ambito di affidamento a soggetti di sperimentata competenzaed affidab<strong>il</strong>ità (università, istituti di ricerca nazionali e locali, s<strong>in</strong>goliesperti).Particolare cura ed attenzione viene dedicata anche alla presentazione ufficialedei lavori, attraverso appositi sem<strong>in</strong>ari, nei quali sono discussi edapprofonditi i vari argomenti da parte di esperti particolarmente qualificati.Tutta la documentazione elaborata, <strong>in</strong>oltre, viene pubblicizzata attraversola pubblicazione <strong>in</strong> apposite “collane” editoriali, oltre che <strong>in</strong>serita nel sitoweb della <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>: www.regione.toscana.it, aff<strong>in</strong>ché possa essereimmediatamente disponib<strong>il</strong>e a quanti sono <strong>in</strong>teressati a queste problematiche.Questo impegno per un’aggiornata, accurata e dettagliata conoscenza dellasocietà toscana, sarà proseguito anche nel prossimo futuro e costituirà unodei compiti più qualificanti del nostro lavoro.Paolo BenesperiAssessore all’Istruzione, Formazione, Politiche del Lavoro, Concertazionedella <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>7


1Premessa:la struttura dellaricerca e le tecniche di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e1.1. Obiettivi e articolazione della ricercaLa ricerca ha un argomento ben def<strong>in</strong>ito dal committente: la domanda d<strong>il</strong>avoro delle imprese agricole toscane.Affronteremo tale argomento <strong>in</strong>iziando con l’analisi dell’evoluzione piùrecente delle imprese sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o dell’organizzazione <strong>in</strong>terna e dellaproiezione nei sistemi produttivi di riferimento (cap. 2). In questo modosaranno <strong>in</strong>trodotti i fenomeni strutturali (la multifunzionalità dell’agricoltura,la riscoperta della ruralità, l’orientamento alla qualità, <strong>il</strong> cambiamentodei rapporti di forza tra i vari soggetti ecc.) che caratterizzano la recenteevoluzione dell’agricoltura e del mercato del lavoro agricolo; la conoscenzadi tali fenomeni è <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e per cercare di del<strong>in</strong>eare i possib<strong>il</strong>i scenarifuturi <strong>in</strong> merito all’evoluzione occupazionale ed ai fabbisogni di professionalità.Successivamente verrà dedicato <strong>il</strong> capitolo 3 allo studio dell’impiego del fattore“lavoro” <strong>in</strong> agricoltura ut<strong>il</strong>izzando comparativamente le molte fonti statistichedisponib<strong>il</strong>i sul tema. Sarà possib<strong>il</strong>e ricostruire non soltanto <strong>il</strong> quadroquantitativo delle varie tipologie di lavoratori agricoli, ma anche lecaratteristiche qualitative delle diverse posizioni nella professione.Saranno successivamente effettuati tre approfondimenti su temi di particolarer<strong>il</strong>evanza per la conoscenza dell’attuale mercato del lavoro <strong>in</strong> agricolturae delle prospettive nei prossimi anni.I primi due sulla domanda di lavoro e di nuove professionalità derivanti <strong>in</strong>primo luogo dal forte e recente sv<strong>il</strong>uppo dell’agriturismo <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, assuntoquale emblema della diversificazione delle attività delle aziende agricole;<strong>in</strong> secondo luogo dalle attività di servizi per l’agricoltura e per <strong>il</strong> territoriorurale. Questi due approfondimenti sono caratterizzati dal fatto di non soffermarsisoltanto sulla domanda di lavoro delle aziende agricole che si trasforma<strong>in</strong> assunzioni di lavoratori o <strong>in</strong> acquisizione di nuove competenze<strong>in</strong>terne; <strong>in</strong>fatti l’analisi si estende anche al lavoro attivato all’esterno (acquisizionedi beni e servizi per <strong>il</strong> processo produttivo) e alle varie forme di <strong>in</strong>tegrazionee di s<strong>in</strong>ergie che si <strong>in</strong>staurano con altre attività lavorative delmondo rurale.Il terzo tema di approfondimento riguarda <strong>il</strong> crescente ricorso all’occupazioneextracomunitaria, che costituisce una risorsa importante per <strong>il</strong> settore esulla quale verranno <strong>in</strong>dagate le caratteristiche quali-quantitative e <strong>il</strong>grado di <strong>in</strong>serimento sociale.Nella descrizione delle varie parti che comporranno <strong>il</strong> nostro studio verràfatto riferimento alla metodologia ed alle fonti di volta <strong>in</strong> volta adottate.Riep<strong>il</strong>ogando, l’analisi on desk, cioè lo studio dei documenti provenientidalla letteratura o dalla pubblica amm<strong>in</strong>istrazione <strong>in</strong>sieme alle elaborazio-9


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEni statistiche su fonti “ufficiali”, costituisce <strong>il</strong> naturale punto di partenza deivari ambiti di ricerca. In particolare tale tipo di analisi caratterizzerà l<strong>apri</strong>ma parte di ricostruzione del quadro complessivo sulle aziende e la forzalavoro che compongono <strong>il</strong> settore agricolo.Gli approfondimenti, basati sulle ipotesi e sulle <strong>in</strong>formazioni emerse nell’analisigenerale, permetteranno di effettuare verifiche e di entrare maggiormentenel dettaglio di specifici temi. A questo f<strong>in</strong>e la maggior parte dellerisorse verranno dedicate agli strumenti di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e partecipata: <strong>in</strong>tervistee focus group.Le <strong>in</strong>terviste <strong>in</strong> profondità condotte con questionari semistrutturati a testimonipriv<strong>il</strong>egiati, caratterizzeranno l’approfondimento di diversi aspettiprevisti nel progetto di ricerca. Esse saranno ut<strong>il</strong>izzate non soltanto per sopperirealla mancanza di sufficienti <strong>in</strong>formazioni statistiche su alcuni fenomeni,ma soprattutto per far emergere ipotesi da sottoporre a successivaanalisi e per coadiuvare i ricercatori nell’<strong>in</strong>terpretazione dei risultati provvisoridell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e.I focus group saranno ut<strong>il</strong>izzati nella parte f<strong>in</strong>ale della ricerca, vale a direper la presentazione dei primi risultati delle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i e la raccolta di parerie suggerimenti prima della conclusione.Nel caso dell’approfondimento sull’agriturismo verrà effettuata anche un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>ecampionaria sulle aziende della <strong>Toscana</strong>, condotta telefonicamentecon metodo CATI (Computer Assisted Telephonic Interview).Agli strumenti di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e partecipata verranno dedicati i prossimi paragrafi.1.2. Il metodo e gli strumenti di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e partecipataGli strumentiAll’analisi on desk è stata affiancata un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sul campo tesa adapprofondirne i risultati, effettuare verifiche sulle ipotesi emerse ed entrarenel dettaglio di temi specifici.Tale <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e è stata portata avanti ut<strong>il</strong>izzando strumenti di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e partecipata,cioè strumenti che danno la parola direttamente ai soggetti cheoperano nelle realtà sotto osservazione e <strong>in</strong> particolare: le <strong>in</strong>terviste <strong>in</strong>profondità, i focus group e l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria (che tratteremo nel prossimoparagrafo).Le <strong>in</strong>terviste <strong>in</strong> profondità sono una sorta di colloquio aperto con l’<strong>in</strong>terlocutorebasato su una traccia di massima che <strong>in</strong>dica i temi da trattare e idiversi aspetti di ogni tema che l’équipe di ricerca considera più o menoimportante approfondire. L’<strong>in</strong>tervistatore non è strettamente legato allasequenza delle domande ma può spostarsi fra i vari temi seguendo <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o deldiscorso dell’<strong>in</strong>tervistato <strong>in</strong> modo da togliere meccanicità all’<strong>in</strong>tervista consentendoanche divagazioni che spesso si sono rivelate ricche di riscontri<strong>in</strong>formativi <strong>in</strong>aspettati. La mancanza di risposte preord<strong>in</strong>ate e la disponib<strong>il</strong>itàall’approfondimento sui temi di competenza dell’<strong>in</strong>tervistato, pur rendendoimpossib<strong>il</strong>e la comparazione quantitativa, consentono una raccolta didati molto vasta, approfondita e qualitativamente qualificata. Questo generedi <strong>in</strong>terviste, <strong>in</strong> genere di lunga durata (fra i 60 e i 120 m<strong>in</strong>uti), imponeun’approfondita formazione degli <strong>in</strong>tervistatori e <strong>il</strong> loro frequente affiancamento(soprattutto durante le prime <strong>in</strong>terviste) da parte dei componenti del10


PREMESSA: LA STRUTTURA DELLA RICERCA E LE TECNICHE DI INDAGINEgruppo di ricerca. L’<strong>in</strong>tervistatore <strong>in</strong>fatti deve ascoltare attentamente leparole dell’<strong>in</strong>tervistato, assicurarsi che gli argomenti da proporre non sianogià stati spontaneamente trattati e cogliere gli spunti nuovi o <strong>in</strong>aspettati conrichieste di approfondimento senza superare però <strong>il</strong> limite della pedanteria.È stato qu<strong>in</strong>di necessario identificare persone che avessero già esperienza di<strong>in</strong>terviste di questo tipo, avviarle ad un breve percorso di formazione sui temidella ricerca, procedere alle prime <strong>in</strong>terviste condotte direttamente dai ricercatoridel gruppo di ricerca con gli <strong>in</strong>tervistatori <strong>in</strong> formazione nel ruolo diuditori scambiando poi i ruoli nelle <strong>in</strong>terviste successive f<strong>in</strong>o alla conduzionedelle <strong>in</strong>terviste <strong>in</strong> modo autonomo da parte degli <strong>in</strong>tervistatori. L’uso delregistratore, la successiva trascrizione e <strong>il</strong> controllo accurato dei risultatidurante tutto <strong>il</strong> periodo di ricerca hanno consentito di porre rimedio ad eventualierrori o dimenticanze ripetuti da parte degli <strong>in</strong>tervistatori.L’analisi dei materiali viene condotta sugli <strong>in</strong>teri testi di <strong>in</strong>tervista, accuratamentetrascritti, all’<strong>in</strong>terno dei quali vengono <strong>in</strong>dividuate non tanto lerisposte alle domande quanto tutti i materiali e le <strong>in</strong>formazioni relative adogni tema di <strong>in</strong>teresse previsto nella traccia oltre a tutti gli eventuali altrielementi non previsti. La comparazione fra le posizioni e gli argomenti espostidai diversi <strong>in</strong>tervistati unite all’esperienza di studio ed analisi del ricercatoreed alla letteratura presente sull’argomento consentono di costruireun quadro ampio e particolareggiato della realtà e delle problematicheemergenti. Tale rappresentazione troverà certamente dei limiti nel suo essereriproduzione di punti di vista da parte di un ulteriore punto di vista, quellodel ricercatore e del gruppo di ricerca, ma ritrova <strong>il</strong> suo ruolo essenzialedi sostegno all’analisi delle elaborazioni delle fonti statistiche.Gli stessi limiti caratterizzano l’analisi delle <strong>in</strong>formazioni tratte dai focusgroup, occasioni di discussione a tema <strong>in</strong> cui i dati raccolti consistono <strong>in</strong>quello che viene detto dai diversi partecipanti (<strong>in</strong> genere non più di sette ootto) riguardo alle domande o alle affermazioni proposte al commento daparte di un moderatore (o fac<strong>il</strong>itatore) durante un <strong>in</strong>contro della durata didue-tre ore. Non si tratta però di <strong>in</strong>terviste di gruppo, anzi, per quanto siaimportante che <strong>il</strong> moderatore si accerti che ad ognuno venga data occasionedi parlare su ogni tema, è altrettanto importante riuscire ad <strong>in</strong>nescare unadiscussione, un confronto di op<strong>in</strong>ioni reale che vada oltre la puntuale riaffermazionedi posizioni consolidate e vicendevolmente conosciute. Questoproblema è tanto più presente quanto più le persone che partecipano alfocus group si conoscono da tempo (come nel nostro caso) e portano con sél’esperienza di dec<strong>in</strong>e di <strong>in</strong>contri, convegni e discussioni su temi magarimolto generici. Focalizzare precisamente l’attenzione su alcuni punti essenziali,ascoltare e imparare dovrebbe essere lo scopo pr<strong>in</strong>cipale non solo deiricercatori (che hanno condotto direttamente i focus group) ma anche deipartecipanti e lo sforzo organizzativo e di conduzione nel corso di questa<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e è stato teso <strong>in</strong> questa direzione. Quello che viene <strong>in</strong> più da un focusgroup rispetto ad una serie di <strong>in</strong>terviste non è tanto <strong>il</strong> m<strong>in</strong>or costo <strong>in</strong> term<strong>in</strong>idi tempo e di risorse ma <strong>il</strong> fatto che l’<strong>in</strong>nesco del descritto meccanismo dicondivisione e di comparazione fra i partecipanti durante la discussione permetteun lavoro di approfondimento e di esplorazione impossib<strong>il</strong>e duranteuna s<strong>in</strong>gola <strong>in</strong>tervista. Il risvolto negativo consiste nella difficoltà organizzativae nella necessaria limitazione del numero e dell’ampiezza degli argomenti<strong>in</strong> discussione. È per questo che <strong>il</strong> gruppo di ricerca ha scelto di organizzarei focus group <strong>in</strong> coda alle <strong>in</strong>terviste <strong>in</strong> profondità così da avere già11


PREMESSA: LA STRUTTURA DELLA RICERCA E LE TECNICHE DI INDAGINETabella 1. Elenco <strong>in</strong>tervistati e partecipanti ai focus groupNomeIstituzioneIntervistati1 Bardi Roberto FLAI-CGIL2 Brond<strong>in</strong>i Stella GAL Eurochianti3 Carattoni Cesare ORMA4 Carotenuto Giuseppe ANOLF5 Cavarra Aurora Agriturist - Unione Agricoltori6 Ceccarelli Leopoldo <strong>Toscana</strong> Promozione7 Colaiuta Marco FLAI-CGIL8 Del Pace Giorgio CIA Arezzo9 Fa<strong>il</strong>oni Marco CIPAAT10 Giampieri Giampiero FAI - CISL11 Macaluso Mario Coldiretti12 Murgia Lorenzo CGIL13 Nunziat<strong>in</strong>i Valter Prov<strong>in</strong>cia di Grosseto - Settore Sv<strong>il</strong>uppoRurale14 Oggiano Nella ARSIA15 Paletti Francesco Caritas - Pisa16 Saviotti Paola Terranostra - Coldiretti17 Sbarzagli Em<strong>il</strong>io FAI - CISL18 Scarafia Francesco Turismo verde toscana - CIA19 Stoppioni Sandro IRIPA20 Volpi Teresa AGEAPartecipanti focus group Grosseto1 Ditta Francesca Coldiretti Grosseto2 Giannetti S<strong>il</strong>via Strade del V<strong>in</strong>o di Montecucco (GR)3 Lenzi Fiorella Strade del V<strong>in</strong>o di Monteregio (GR)4 Lunghi Alessandro FLAI-CGIL Grosseto5 Innocenti Giancarlo CIA Grosseto6 Mazzanti Andrea Agriturist - Unione Agricoltori Grosseto7 Nunziat<strong>in</strong>i Valter Prov<strong>in</strong>cia di Grosseto - Settore Sv<strong>il</strong>uppoRurale8 Pac<strong>in</strong>i Claudio FIMAR - GrossetoPartecipanti focus group Pistoia1 Fedi Oriana Unione Agricoltori Pistoia2 Ferretti Renato Prov<strong>in</strong>cia di Pistoia - ServizioPianificazione del Territorio3 Cannici V<strong>in</strong>cenzo FLAI - CGIL Pistoia4 Palandri Pierluigi Coldiretti Pistoia5 Ricci Marcello CIA PistoiaLe tracce di <strong>in</strong>tervistaCome si può notare dall’elenco riportato <strong>in</strong> Tabella 1 sono state contattatesia persone appartenenti alle diverse associazioni di categoria che moltealtre persone, a volte segnalate dagli stessi <strong>in</strong>tervistati, <strong>in</strong> grado di portareelementi di conoscenza relativi ai tre temi di approfondimento previsti dalprogetto di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e. È stato qu<strong>in</strong>di necessario creare tre tracce di <strong>in</strong>tervista:una riguardante l’agriturismo, una sui servizi territoriali e professionalitàa supporto delle d<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo rurale e una sul lavoro extracomunitario<strong>in</strong> agricoltura. Una volta st<strong>il</strong>ato un primo elenco di persone da13


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANE<strong>in</strong>tervistare <strong>il</strong> gruppo di ricerca ha avuto modo di notare che, pur potendoidentificare una prevalenza di competenze, molti potevano essere <strong>in</strong>terpellatisia a proposito dell’agriturismo che del lavoro extracomunitario <strong>in</strong> agricolturasia riguardo i servizi territoriali e le professionalità relative alled<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo rurale. Per questo motivo sono stati realizzate anchedelle tracce “brevi” da accludere alla traccia pr<strong>in</strong>cipale e da affrontare, adiscrezione dell’<strong>in</strong>tervistatore, a seconda della disponib<strong>il</strong>ità e della competenzadell’<strong>in</strong>tervistato sul tema. Agli <strong>in</strong>tervistatori sono stati qu<strong>in</strong>di consegnati,oltre ai materiali di studio e di <strong>in</strong>quadramento del problema sotto<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e già citati, tutte le tracce di <strong>in</strong>tervista comprendenti:– una breve s<strong>in</strong>tesi degli obiettivi di conoscenza e di raccolta di dati che cisi prefiggeva di raggiungere tramite ogni traccia di <strong>in</strong>tervista;– l’elenco delle persone da <strong>in</strong>tervistare con i relativi recapiti;– <strong>in</strong>dicazioni sui punti cui dedicare maggiore attenzione e su cui <strong>in</strong>centrarela discussione <strong>in</strong> caso di ridotta disponib<strong>il</strong>ità dell’<strong>in</strong>tervistato <strong>in</strong> term<strong>in</strong>idi tempo o di attenzione;– le tracce di <strong>in</strong>tervista pr<strong>in</strong>cipali (parte A);– le tracce di <strong>in</strong>tervista brevi (parte B e parte C) da far seguire <strong>in</strong> coda allatraccia pr<strong>in</strong>cipale.Ecco di seguito le tracce di <strong>in</strong>tervista ut<strong>il</strong>izzate.AgriturismoPARTE A – Agriturismo1) Caratteri delle imprese e impatti dell’agriturismo sull’attività agricola– In quali tipologie aziendali (es. piccole/grandi, nuove/tradizionali, fam<strong>il</strong>iari/capitalistiche)e aree territoriali toscane l’agriturismo si configura come una “sostituzione” dell’attivitàagricola (ad esempio comporta una semplificazione degli ord<strong>in</strong>amenti produttivi<strong>in</strong>troducendo coltivazioni che richiedono meno lavoro)– In quali tipologie aziendali (es. piccole/grandi, nuove/tradizionali, fam<strong>il</strong>iari/capitalistiche)e aree territoriali toscane agisce come stimolo al rafforzamento dell’attività agricola(ad esempio favorendo l’<strong>in</strong>troduzione di colture che richiedono più lavoro, quali <strong>il</strong>vigneto, o facendo aumentare la qualità dei prodotti e <strong>il</strong> livello di elaborazione)?– Quale dei due fenomeni (sostituzione/rafforzamento dell’attività agricola) tende a prevalere?– tipologia di aziende pr<strong>in</strong>cipalmente <strong>in</strong>teressate– provenienza (territoriale e professionale) dell’imprenditore– percorso formativo dell’imprenditore– motivazioni dell’imprenditore nell’<strong>in</strong>troduzione all’agriturismo– Come cambia la modalità di vendita dei prodotti con l’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo?2) Impatti dell’agriturismo sull’occupazione nell’azienda agricola e nel sistemalocale– L’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo genera un aumento dell’impiego di forza-lavoro giàdisponib<strong>il</strong>e all’<strong>in</strong>terno dell’azienda agricola?– L’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo genera un aumento netto degli occupati <strong>in</strong> azienda?Chi sono i nuovi occupati (altri fam<strong>il</strong>iari prima occupati <strong>in</strong> altri ambiti o altri fam<strong>il</strong>iaridisoccupati, persone esterne con bassa specializzazione, persone esterne con altaspecializzazione)? Per quali mansioni vengono impiegati?– Quali forme contrattuali vengono impiegate? È diffuso <strong>il</strong> lavoro non regolare?– Quali spazi ci sono per donne e giovani nelle aziende agrituristiche? E per gli anziani?– C’è una esigenza da parte delle imprese di specifici bisogni formativi? Come viene soddisfatta(corsi di ri-qualificazione, formazione professionale, formazione <strong>in</strong>terna)? Secondolei quali figure professionali/competenze è necessario sv<strong>il</strong>uppare nei prossimi anni?– Quali figure professionali “esterne” alle imprese agrituristiche ritiene sia <strong>in</strong>dispensa-14


PREMESSA: LA STRUTTURA DELLA RICERCA E LE TECNICHE DI INDAGINEb<strong>il</strong>e sv<strong>il</strong>uppare nei prossimi anni? Per ciascuna di queste figure <strong>in</strong>dividuare conoscenzedi base, ab<strong>il</strong>ità pratiche e operative necessarie, caratteristiche personali, capacitàrelazionali, ecc.– In generale le figure professionali “esterne” necessarie sono fac<strong>il</strong>mente reperib<strong>il</strong>i sulmercato? Hanno costi abbordab<strong>il</strong>i per questo genere di impresa?– Ritiene che la manodopera immigrata possa risolvere o attenuare parte dei problemidella domanda di lavoro nelle imprese agrituristiche?– Quali sono i pr<strong>in</strong>cipali fattori di competitività delle imprese agrituristiche (e del sistemalocale di offerta)?– Quali sono i pr<strong>in</strong>cipali fattori di debolezza delle imprese agrituristiche (e del sistemalocale di offerta)?3) Servizi agli ospiti e professionalitàIn riferimento anche alle diverse tipologie di imprese agrituristiche:– Quali sono i servizi che richiedono un maggior fabbisogno di lavoro?– Quali sono i servizi per i quali le imprese agrituristiche ricorrono maggiormente almercato del lavoro? Quali vengono coperti da servizi forniti da terzi? Esistono motivazioniparticolari che spiegano questi fenomeni (ad es. normativa, caratteristiche deipercorsi formativi dell’imprenditore e dei suoi fam<strong>il</strong>iari, ecc.)?– Quali sono i pr<strong>in</strong>cipali fabbisogni di servizi <strong>in</strong>soddisfatti (dall’azienda e/o nella zona),e motivazioni della carenza di offerta. In particolare, quali sono i servizi la cui offertaè limitata dalla carenza di lavoro, sia <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di reperib<strong>il</strong>ità che di professionalità?– Su quali servizi stanno puntando le imprese agrituristiche, e perché? E quali sono ipr<strong>in</strong>cipali fabbisogni che questi servizi esprimono <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di lavoro, formazione,riqualificazione professionale?– Qual è la domanda di formazione e di lavoro espressa su questi temi dalle impreseagrituristiche?– Può <strong>in</strong>dicarci nom<strong>in</strong>ativi di aziende specializzate <strong>in</strong> servizi “per l’agriturismo” e tipi diprofessionalità emergenti?4) Attività promozionali, <strong>in</strong>termediazione e tour operator– Quali sono i canali di <strong>in</strong>termediazione dell’agriturismo? Quale <strong>il</strong> ruolo delle associazioniagrituristiche? Quale <strong>il</strong> ruolo del Web?– Esistono figure professionali e bisogni formativi specifici <strong>in</strong> questo campo? Ad esempio,chi si occupa della costruzione e gestione del sito Internet? Qual è la domanda di formazionee di lavoro espressa su questi temi dalle imprese agrituristiche?– Esiste una disponib<strong>il</strong>ità da parte degli imprenditori a partecipare a percorsi formativi?In quali ambiti? Di cosa comunque avrebbero pr<strong>in</strong>cipalmente bisogno?– L’offerta di formazione professionale risulta adeguata alle esigenze? In cosa potrebbeessere migliorata?PARTE B – Servizi, imprese e professionalità <strong>in</strong>novative <strong>in</strong> ambito ruralePremessa: l’agriturismo non è solo un fenomeno “aziendale”, ma implica (spesso, anche senon sempre) la stretta relazione tra servizio di ospitalità agrituristico e altri pacchetti diservizi che consentano all’ospite di fruire dei molteplici aspetti del territorio rurale e dunquedi “dare valore” al proprio soggiorno.– Qual è <strong>il</strong> grado di importanza dei vari servizi per la fruizione del territorio (guide,escursioni, ecc.) nell’attrarre e nel soddisfare i consumatori (agrituristi)? Il ruolo diquesti servizi appare <strong>in</strong> crescita?– Quali sono le <strong>in</strong>iziative imprenditoriali maggiormente <strong>in</strong>novative nel campo dei serviziper la fruizione dei territori rurali? Dettagliare, possib<strong>il</strong>mente <strong>in</strong>dicando nom<strong>in</strong>ativida contattare e relativi recapiti: __________– Quali sono le <strong>in</strong>iziative di supporto da parte di soggetti consort<strong>il</strong>i / pubblici maggiormente<strong>in</strong>novative nel campo dei servizi per la fruizione dei territori rurali?Dettagliare, possib<strong>il</strong>mente <strong>in</strong>dicando nom<strong>in</strong>ativi da contattare e relativi recapiti:__________– Conoscete esperienze particolarmente significative f<strong>in</strong>alizzate alla “messa <strong>in</strong> rete” didiversi servizi <strong>in</strong> ambito rurale (ad es. “Maremma con Amore”)? Dettagliare, con nom<strong>in</strong>ativie recapiti __________– Esiste una domanda di servizi specifici per la “qualità” dei prodotti agricoli: che tipo di15


PREMESSA: LA STRUTTURA DELLA RICERCA E LE TECNICHE DI INDAGINEPARTE B – Agriturismo – Servizi territoriali e professionalità a supporto delled<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo rurale– L’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo genera un aumento netto degli occupati <strong>in</strong> azienda?Chi sono i nuovi occupati (altri fam<strong>il</strong>iari prima occupati <strong>in</strong> altri ambiti o disoccupati,persone esterne con bassa specializzazione, persone esterne con alta specializzazione)?Per quali mansioni vengono impiegati?– Quali forme contrattuali vengono impiegate? (lavoro autonomo-prestazioni occasionali,stagionalità)– È diffuso <strong>il</strong> lavoro non regolare?– È diffuso <strong>il</strong> lavoro degli immigrati? Ritiene che la manodopera immigrata possa risolvereo attenuare parte dei problemi della domanda di lavoro nelle imprese agrituristiche?– Quali spazi ci sono per donne e giovani nelle aziende agrituristiche? E per gli anziani?– C’è una esigenza da parte delle imprese di specifici bisogni formativi? Come viene soddisfatta(corsi di ri-qualificazione, formazione professionale, formazione <strong>in</strong>terna)?Secondo lei quali figure professionali/competenze è necessario sv<strong>il</strong>uppare nei prossimianni?– Quali figure professionali “esterne” alle imprese agrituristiche ritiene sia <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>esv<strong>il</strong>uppare nei prossimi anni? Per ciascuna di queste figure <strong>in</strong>dividuare conoscenzedi base, ab<strong>il</strong>ità pratiche e operative necessarie, caratteristiche personali, capacitàrelazionali, ecc.La conduzione dei focusPer la conduzione dei focus group sono state realizzate due presentazioni <strong>in</strong>Power Po<strong>in</strong>t che comprendevano alcune diapositive di presentazione deimoderatori e degli scopi della ricerca, una s<strong>in</strong>tesi degli obiettivi degli <strong>in</strong>controe degli argomenti di discussione e una diapositiva per domanda o pertema.Il primo focus group si è svolto a Grosseto e ha avuto per tema “Servizi territorialie professionalità a supporto delle d<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo rurale”.Ecco <strong>il</strong> contenuto delle diapositive presentate:– Presentazione <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e conoscitiva sulla domanda di lavoro nelle imprese agricoletoscane;– Chi siamo:● L’IRPET, Istituto Regionale per la Programmazione Economica della <strong>Toscana</strong>,l’Università degli Studi di Firenze – Dipartimento di Scienze Economica e l’INEAhanno analizzato le d<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo rurale evidenziando l’evoluzione quantitativae qualitativa dell’impiego del fattore lavoro e delle forme contrattuali diimpiego. L’<strong>in</strong>contro oggi organizzato dall’IRPET <strong>in</strong> collaborazione con la Prov<strong>in</strong>ciadi Grosseto – Settore sv<strong>il</strong>uppo rurale costituisce pertanto una fase dell’attività diricerca scientifica.– Obiettivi:● analizzare l’impiego del fattore “lavoro” nelle aziende agricole, avendo attenzionealle:– modalità di organizzazione– alle varie tipologie di posizione nella professione (imprenditori, coltivatoridiretti, salariati, ecc.)– al sistema di conoscenze e di competenze che viene impegnato nel settore.● In particolare <strong>in</strong> questa sede vorremmo approfondire l’analisi dei servizi <strong>in</strong>novativ<strong>in</strong>ei term<strong>in</strong>i di:– tipo e numerosità dei servizi emergenti– ricadute occupazionali– fabbisogni professionali soddisfatti/<strong>in</strong>soddisfatti– strumenti di risposta ai bisogni <strong>in</strong>soddisfatti19


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANE– Attività e servizi <strong>in</strong>novativi:● Quali sono le attività e i servizi <strong>in</strong>novativi nati sul territorio <strong>in</strong> relazione alled<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo rurale?– Impatti occupazionali● che tipo di impatti occupazionali derivano dalle d<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo rurale e<strong>in</strong> particolare:– dalle attività agricole– dalle attività collegate– per le donne– per i giovani– Fabbisogni professionali:● Quali fabbisogni professionali risultano soddisfatti?● Quali <strong>in</strong>soddisfatti?● E <strong>in</strong> particolare:– tipologie di lavoro– tipologie contrattuali– stagionalità– remunerazione– attrattività– specializzazione– Figure professionali da creare:● Figure professionali di tipo <strong>in</strong>novativo● Espansione del bagaglio di conoscenze delle figure tradizionali:– quali?– chi?– su cosa?Il secondo focus group si è svolto a Pistoia e ha avuto come tema l’impiego d<strong>il</strong>avoratori extracomunitari <strong>in</strong> agricoltura. Ecco di seguito <strong>il</strong> contenuto dellediapositive presentate.– Presentazione <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e conoscitiva sulla domanda di lavoro nelle imprese agricoletoscane;– Chi siamo:● L’IRPET, Istituto Regionale per la Programmazione Economica della <strong>Toscana</strong> el’Università degli Studi di Firenze – Dipartimento di Scienze Economica e l’INEA,hanno analizzato le d<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo rurale evidenziando l’evoluzione quantitativae qualitativa dell’impiego del fattore lavoro e delle forme contrattuali diimpiego.L’<strong>in</strong>contro oggi organizzato dall’IRPET <strong>in</strong> collaborazione con la Prov<strong>in</strong>cia di Pistoia(Settore sv<strong>il</strong>uppo rurale) costituisce pertanto una fase dell’attività di ricerca scientifica– Obiettivi:● analizzare l’impiego del fattore “lavoro” nelle aziende agricole, avendo attenzionealle:– modalità di organizzazione– alle varie tipologie di posizione nella professione (imprenditori, coltivatoridiretti, salariati, ecc.)– al sistema di conoscenze e di competenze che viene impegnato nel settore.In particolare <strong>in</strong> questa sede vorremmo approfondire l’analisi della presenza di lavoratoriimmigrati <strong>in</strong> agricoltura– Tipologia di lavoro:– comparti produttivi– mansioni– etnie– specializzazioni per aree territoriali– periodi di impiego20


PREMESSA: LA STRUTTURA DELLA RICERCA E LE TECNICHE DI INDAGINE– Tipologia di contratti:– stagionali– fissi– avventizi– contratto regolare/<strong>in</strong>formale– livello di s<strong>in</strong>dacalizzazione– disponib<strong>il</strong>ità datoriali– Fabbisogni occupazionali e formazione:– Quali fabbisogni di manodopera (qualificata/non qualificata) risultano <strong>in</strong>soddisfatti?– Quali sono i fabbisogni formativi?– Ci sono state esperienze di formazione?– Permanenza:– percorsi di <strong>in</strong>sediamento– stagionalità.1.3 L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria sulle aziende agrituristicheFra gli strumenti di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e partecipata scelti ce n’è anche uno che forniscedati dotati di caratteristiche di maggiore comparab<strong>il</strong>ità anche di tipoquantitativo: un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria condotta telefonicamente con metodoCATI (Computer Assisted Telephonic Interview). In questo caso agli <strong>in</strong>tervistatoriè stato fornito un questionario strutturato (<strong>in</strong> appendice al capitolo)con una sequenza di domande predef<strong>in</strong>ita e rigida e, per ogni domanda, unalimitata possib<strong>il</strong>ità di scelta fra le risposte preselezionate. L’<strong>in</strong>tervista non èdurata <strong>in</strong> genere più di 8-10 m<strong>in</strong>uti, tempo massimo <strong>in</strong> cui si può tenere altal’attenzione dell’<strong>in</strong>tervistato rispetto ai temi di <strong>in</strong>tervista ed è accuratamentestrutturata <strong>in</strong> modo da evitare risposte casuali o response set (sequenze dirisposte sim<strong>il</strong>i).La somm<strong>in</strong>istrazione è avvenuta nel mese di luglio del 2003.Piano di campionamentoIl disegno di campionamento adottato per questa <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e è di tipo stratificatocon probab<strong>il</strong>ità variab<strong>il</strong>e (proporzionale alla dimensione delle aziende).La stratificazione ha avuto <strong>il</strong> compito di focalizzare l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e su s<strong>in</strong>golidom<strong>in</strong>i di studio, (s<strong>in</strong>gole tipologie di aziende agrituristiche) e di crearegruppi sufficientemente omogenei di unità statistiche per garantire unamaggiore efficienza degli stimatori. In ciascun strato lo schema di estrazionedelle unità statistiche è stato eseguito con probab<strong>il</strong>ità variab<strong>il</strong>e proporzionalealla dimensione delle aziende (rappresentata dal carattere quantitativo“numero complessivo di posti letto”): tale schema di selezione ha consentitodi <strong>in</strong>crementare ulteriormente l’efficienza degli stimatori almeno perquelle variab<strong>il</strong>i <strong>in</strong>fluenzate dalla “dimensione” aziendale.StratificazioneIl campionamento ha previsto una suddivisione <strong>in</strong> 9 strati ciascuno connumerosità nota a priori. Nella Tabella 2 possiamo osservare la numerositàdei s<strong>in</strong>goli strati nella popolazione.21


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 2. Stratificazione della popolazione.Strato h Descrizione N° popolazionenegli strati (Nh)I-1 1 A forte <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto 85M-1 2 A media <strong>in</strong>tegrazione, grandi, <strong>in</strong> zona turisticamente favorita 97M-2 3 A media <strong>in</strong>tegrazione, grandi, <strong>in</strong> zona turisticamente sfavorita 151M-3 4 A media <strong>in</strong>tegrazione, piccole, <strong>in</strong> zona turisticamente favorita 130M-4 5 A media <strong>in</strong>tegrazione, piccole, <strong>in</strong> zona turisticamente sfavorita 204N-1 6 Non <strong>in</strong>tegrate, grandi, <strong>in</strong> zona turisticamente favorita 206N-2 7 Non <strong>in</strong>tegrate, grandi, <strong>in</strong> zona turisticamente sfavorita 246N-3 8 Non <strong>in</strong>tegrate, piccole, <strong>in</strong> zona turisticamente favorita 503N-4 9 Non <strong>in</strong>tegrate, piccole, <strong>in</strong> zona turisticamente sfavorita 580TOTALE AZIENDE 2.202La stratificazione descritta <strong>in</strong> Tabella non è stata scelta con criteri di ottimizzazionestatistica basati sulla riduzione di variab<strong>il</strong>ità <strong>in</strong>terna agli strati,ma su criteri di <strong>in</strong>terpretab<strong>il</strong>ità dei risultati ed <strong>in</strong>teresse per dom<strong>in</strong>i distudio rappresentati dagli strati stessi: tecniche di analisi cluster o di analisidiscrim<strong>in</strong>ante potevano essere ut<strong>il</strong>izzate per creare gruppi la cui variab<strong>il</strong>ità<strong>in</strong>terna fosse più bassa possib<strong>il</strong>e, questo però sarebbe accaduto a scapitodi una migliore <strong>in</strong>terpretazione economica dei risultati.Disponendo di <strong>in</strong>formazioni sulla variab<strong>il</strong>ità dei caratteri oggetto di studiosui s<strong>in</strong>goli strati avremmo potuto creare una stratificazione cosiddetta ottimaleche tenesse conto di tale variab<strong>il</strong>ità aumentando la numerosità campionaria<strong>in</strong> quegli strati <strong>in</strong> cui la varianza dei suddetti caratteri era maggiore.È chiaro che la variab<strong>il</strong>ità delle variab<strong>il</strong>i oggetto di studio non può essereconosciuta pienamente prima di eseguire <strong>il</strong> campionamento (a meno che nonsi dispongano di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i precedenti). Inoltre <strong>in</strong> una <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionariale variab<strong>il</strong>i osservate sono molte e non sempre è possib<strong>il</strong>e tener conto congiuntamentedella loro variab<strong>il</strong>ità.Non volendo perdere <strong>il</strong> vantaggio di disporre di <strong>in</strong>formazioni aus<strong>il</strong>iarie, notea priori sulla popolazione ed <strong>in</strong> particolare di conoscere la variab<strong>il</strong>e “post<strong>il</strong>etto”, nel piano di campionamento, abbiamo deciso di ut<strong>il</strong>izzare tale variab<strong>il</strong>eper scegliere <strong>in</strong> modo statisticamente ottimale la numerosità del campione<strong>in</strong> ciascun strato:Indicando con x la variab<strong>il</strong>e posti letto totali, con µ hx la media di tale variab<strong>il</strong>enello strato h e con N h la numerosità della popolazione nel medesimostrato, la deviazione standard S xh della variab<strong>il</strong>e x nel generico strato hrisulta:Sxh=Nh∑ ( xih− µxh)2i=lNhConosciuta la deviazione standard della variab<strong>il</strong>e x per ciascun strato dellapopolazione, un criterio di allocazione ottimale proposto da Neyman nel22


PREMESSA: LA STRUTTURA DELLA RICERCA E LE TECNICHE DI INDAGINE1934 (chiamato appunto allocazione di Neyman) prevede di calcolare n h <strong>in</strong>base alla seguente formula:nh= n⋅HN∑h=1hN⋅ Shxh⋅ SxhApplicando tale criterio alla popolazione delle aziende relativamente allavariab<strong>il</strong>e x costituita dai posti letto totali e fissata una numerosità campionariapari a 300 unità abbiamo ottenuto i risultati mostrati nellaTabella 3.Tabella 3. Piano di allocazione ottimale.Strato H Nh Sh Percentuali Allocazionedi allocazione ottimalecon v<strong>in</strong>colosul I stratoI-1 1 85 14,82 10,9% 85M-1 2 97 6,98 5,9% 14M-2 3 151 11,54 15,1% 37M-3 4 130 3,43 3,9% 9M-4 5 204 3,00 5,3% 13N-1 6 206 7,16 12,8% 31N-2 7 246 8,56 18,3% 44N-3 8 503 3,04 13.3% 32N-4 9 580 2,87 14,5% 352.202 300Per esigenze di rappresentatività è stato deciso di estrarre tutte le aziendeappartenenti al primo strato (I-1): dalle 300 aziende del campione complessivosono state sottratte le 85 del primo strato, le restanti 215 sono statescelte <strong>in</strong> base alle altre percentuali di allocazione ottimale.Questo criterio di scelta delle numerosità campionarie nei s<strong>in</strong>goli stratigarantisce una notevole riduzione nella variab<strong>il</strong>ità delle stime per tutti queicaratteri la cui variab<strong>il</strong>ità è legata a quella del numero di posti letto.La variab<strong>il</strong>ità di x è stata scelta come <strong>in</strong>dicatore di variab<strong>il</strong>ità di tutti icaratteri oggetto dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e: questa scelta motivata dall’assenza di altre<strong>in</strong>formazioni è una forzatura: non è possib<strong>il</strong>e <strong>in</strong>fatti garantire una riduzionedi variab<strong>il</strong>ità delle stima per tutte quelle variab<strong>il</strong>i <strong>in</strong>dipendenti dai post<strong>il</strong>etto, si è deciso tuttavia di ut<strong>il</strong>izzare questo criterio ritenendolo efficacesoprattutto per stimare i parametri delle variab<strong>il</strong>i economiche particolarmentelegate alla dimensione aziendale.Schema di selezione con probab<strong>il</strong>ità proporzionale alla dimensioneUna volta def<strong>in</strong>iti gli strati e la loro numerosità campionaria è stato predispostolo schema di selezione del campione. In ogni strato <strong>in</strong>dipendente-23


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEmente dagli altri è stata eseguita una selezione con probab<strong>il</strong>ità variab<strong>il</strong>eproporzionale ai posti letto totali delle aziende.Per ciascun strato sono state selezionate tante unità statistiche quante sonostate def<strong>in</strong>ite dal criterio di allocazione ottimale <strong>in</strong> Tabella 3.Lo schema di selezione con probab<strong>il</strong>ità variab<strong>il</strong>e proporzionale al numero deiposti letto prevede per ogni unità statistica della popolazione una diversaprobab<strong>il</strong>ità di <strong>in</strong>clusione: La probab<strong>il</strong>ità di <strong>in</strong>clusione di una generica unitàstatistica della popolazione è la probab<strong>il</strong>ità di entrare a far parte del campione,<strong>in</strong>dicando con x la variab<strong>il</strong>e “numero dei posti letto” tale probab<strong>il</strong>itàrisulta determ<strong>in</strong>ata dalla seguente formula:π kn x= ⋅N∑k=1xkkAffiancato a questo schema di campionamento si è ut<strong>il</strong>izzato l’usuale stimatoredi Horvitz-Tomphson per <strong>il</strong> totale del carattere nella popolazione:1Tπ( Y)= ∑wk⋅ yk= ∑ ⋅yπIn tale stimatore i pesi w k = 1/π k (reciproci delle probab<strong>il</strong>ità di <strong>in</strong>clusione)sono ut<strong>il</strong>izzati per ponderare i valori delle variab<strong>il</strong>i <strong>in</strong>dagate sul campione esono gli usuali coefficienti di riporto all’universo, ut<strong>il</strong>izzati cioè per pesare leunità statistiche presenti nel campione <strong>in</strong> modo che risulti rappresentatal’<strong>in</strong>tera popolazione.La varianza di tale stimatore risulta:nnk= 1 k=1kkN N1 ⎛ yky ⎞lVT ( π )= ⋅∑∑∆k⋅⎜− ⎟⎝ππ ⎠2l=1 k=1kl2Se le probab<strong>il</strong>ità di <strong>in</strong>clusione sono perfettamente proporzionali alla variab<strong>il</strong>eY sulla popolazione avremo che:yk∀ k = 1..N = c⇒ V( Tπ)= 0πkdunque la varianza dello stimatore del totale da noi def<strong>in</strong>ito risulta nulla (<strong>il</strong>term<strong>in</strong>e <strong>in</strong>terno alla parentesi tonda nell’espressione della varianza risulteràcostantemente pari a 0), questo nel nostro caso accade se dal campionestimiamo i posti letto (<strong>in</strong> realtà anche per questa variab<strong>il</strong>e, lievi segni divariab<strong>il</strong>ità possono esservi se consideriamo la presenza di errori dovuti allenon risposte). Se poi stimiamo <strong>il</strong> totale di una qualsiasi variab<strong>il</strong>e Z appros-24


PREMESSA: LA STRUTTURA DELLA RICERCA E LE TECNICHE DI INDAGINEsimativamente proporzionale ad Y questa variab<strong>il</strong>e sarà anche approssimativamenteproporzionale alla probab<strong>il</strong>ità di <strong>in</strong>clusione:Z∝~Y ⇒ Z~∝πke la varianza dello stimatore ut<strong>il</strong>izzato risulterà se non pari a 0 molto vic<strong>in</strong>aad esso: <strong>in</strong>dicazione di una elevata efficienza dello stimatore.Possiamo perciò affermare che per le variab<strong>il</strong>i quantitative r<strong>il</strong>evate dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>eed approssimativamente proporzionali al numero dei posti letto lostimatore del totale avrà una varianza particolarmente bassa.Un problema da affrontare è dovuto al fatto che molte variab<strong>il</strong>i dell’<strong>in</strong>tervistanon sono quantitative (molte sono dicotomiche).I coefficienti di riporto all’universo scelti come reciproci della probab<strong>il</strong>ità di<strong>in</strong>clusione che garantiscono come abbiamo descritto stime particolarmenteefficienti per le variab<strong>il</strong>i quantitative proporzionali ai posti letto non garantiscono<strong>in</strong>vece una efficienza delle stime per tutte le altre variab<strong>il</strong>i, <strong>in</strong>oltreessendo i coefficienti di riporto all’universo legati al valore delle variab<strong>il</strong>i distudio la loro somma non co<strong>in</strong>cide con la numerosità della popolazione nellostrato, cosa che garantirebbe una più agevole <strong>in</strong>terpretazione dei coefficienticome frequenza attesa dell’unità campionata nella popolazione ossia delnumero di volte che l’unità campionata risulta replicata nella popolazione.Per ovviare a questo problema abbiamo deciso di aggiustare i pesi orig<strong>in</strong>ariw k con un procedimento di calibrazione dovuto a Dev<strong>il</strong>le e Sarndal (1992).I coefficienti di riporto all’universo calcolati come reciproci delle probab<strong>il</strong>itàdi <strong>in</strong>clusione sono stati modificati <strong>in</strong> modo tale da garantire che la lorosomma sia pari alla numerosità della popolazione nello strato.Lo stimatore del totale, calcolato con questi nuovi coefficienti, perde la proprietàdi correttezza (garantita dallo stimatore orig<strong>in</strong>ale) che tuttavia risultaas<strong>in</strong>toticamente mantenuta, migliora <strong>in</strong>vece l’efficienza delle stime pertutte le variab<strong>il</strong>i categoriche non proporzionali ai posti letto e per le quali haimportanza l’<strong>in</strong>terpretab<strong>il</strong>ità dei coefficienti come frequenza attesa dell’unitàcampionarie nella popolazione.Ribadiamo che l’ut<strong>il</strong>izzo della variab<strong>il</strong>e “posti letto totali” eccessivamenteut<strong>il</strong>izzata nella costruzione di questo piano di campionamento garantiscel’ottenimento di stime particolarmente efficienti per tutte le variab<strong>il</strong>i dipendentidai posti letto: con particolare riguardo al fattore occupazionale ed economico.La maggiore efficienza di tutte le variab<strong>il</strong>i quantitative si è tuttaviadovuta pagare con una maggiore difficoltà nell’<strong>in</strong>terpretazione dei pesi campionarie nella stima delle variab<strong>il</strong>i categoriche.L’<strong>in</strong>fluenza delle “Non risposte”Le non risposte complessive nel campione sono state 121 (dist<strong>in</strong>te <strong>in</strong> <strong>in</strong>tervisterifiutate chiuse ed <strong>in</strong>complete).La percentuale media di non risposta risulta pari al 29%, escludendo glistrati M-3 ed M-4 la cui numerosità campionaria è particolarmente ridotta(ed aumenta la possib<strong>il</strong>ità di forti osc<strong>il</strong>lazioni dalla percentuale media), glistrati con più forte tasso di non rispondenti risultano l’M-2, l’N-1 e l’N-4 conuna percentuale di non risposta rispettivamente del 38, 33 e 37 per cento (sir<strong>in</strong>via al capitolo 4 per la descrizione economica degli strati).25


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 4. - Non risposte per i s<strong>in</strong>goli strati.strati Nh Allocazione Concluse Non Percentuale pesoottimale concluse di non dellorisposta strato nelcampioneI-1 85 85 65 9 12% 21,8%M-1 97 14 15 5 25% 5,0%M-2 151 37 40 24 38% 13,4%M-3 130 9 10 13 57% 3,4%M-4 204 13 14 10 42% 4,7%N-1 206 31 34 17 33% 11,4%N-2 246 44 47 15 24% 15,8%N-3 503 32 35 6 15% 11,7%N-4 580 35 38 22 37% 12,8%CAMPIONE 2.202 300 298 121 29% 100,0%Tabella 5. Aziende contattate per l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e e esito del contatto, articolate per strati.Strato Descrizione Conclusa Incompleta Totale Conclusa TOT.su suChiusa Rifiutata Popolaz popolaz.I-1 A forte <strong>in</strong>tegrazione 65 1 1 7 74 76% 87%con <strong>il</strong> contestoM-1 A media <strong>in</strong>tegrazione, 15 2 1 2 20 15% 21%grandi, zona turist.favoritaM-2 A media <strong>in</strong>tegrazione, 40 7 2 15 64 26% 42%grandi, zona turist.sfavoritaM-3 A media <strong>in</strong>tegrazione, 10 8 0 5 23 8% 18%piccole, zona turist.favoritaM-4 A media <strong>in</strong>tegrazione, 14 3 1 6 24 7% 12%piccole, zona turist.sfavoritaN-1 Non <strong>in</strong>tegrate, grandi, 34 13 1 3 51 17% 25%zona turisticamentefavoritaN-2 Non <strong>in</strong>tegrate, grandi, 47 6 0 9 62 19% 25%zona turisticamentesfavoritaN-3 Non <strong>in</strong>tegrate, piccole, 35 3 1 2 41 7% 8%zona turisticamentefavoritaN-4 Non <strong>in</strong>tegrate, piccole, 38 20 1 1 60 7% 10%zona turisticamentesfavoritaTOTALE AZIENDE 298 63 8 50 419 14% 19%26


PREMESSA: LA STRUTTURA DELLA RICERCA E LE TECNICHE DI INDAGINEPer verificare se i non rispondenti portano ad una distorsione delle stime sisono confrontate le differenze che le variab<strong>il</strong>i conosciute al livello di popolazionehanno nel sottogruppo dei non rispondenti, rispetto al campione deirispondenti ed alla popolazione di partenza.Nella seguente Tabella si mostra la distribuzione percentuale della variab<strong>il</strong>eposti letto con modalità raggruppate <strong>in</strong> classi:Tabella 6. Distribuzione dei posti letto.Classi popolazione campione non rispondenti0-5 21,1% 36,0% 38,7%6-10 34,7% 30,2% 18,8%11-15 18,9% 14,6% 22,3%16-20 10,3% 9,8% 10,6%21-25 5,3% 3,1% 4,4%26-30 7,9% 5,3% 4,2%31-40 1,0% 0,6% 0,4%oltre 40 1,0% 0,4% 0,7%100,0% 100,0% 100,0%Tra i non rispondenti si nota una consistente sottostima delle frequenzanella classe dimensionale 6-10 posti letto: questa differenza è particolarmenteelevata ed applicando un test chi-quadro porterebbe ad una significativadifferenza tra le distribuzioni (p-value <strong>in</strong>feriore a 0.0001)Nella seguente Tabella si mostrano quelle variab<strong>il</strong>i dicotomiche conosciute <strong>apri</strong>ori sulla popolazione, <strong>in</strong> cui i non rispondenti si differenziano significativamente(<strong>in</strong> base ai test praticati sulla differenza tra proporzioni) dallapopolazione e dal campione.Tabella 7. Variab<strong>il</strong>i significativamente differenti tra rispondenti e non rispondenti.Variab<strong>il</strong>i Pop. Camp. non risp Stat. t. Stat. t.su pop. su campione25_Trekk<strong>in</strong>g 28,8% 25,8% 37,8% -2.083 -2.88930_Degustazione 40,9% 43,3% 52,6% -2.529 -2.00831_Mount bike 41.7% 39.9% 54.8% -2.806 -3.215In tutte queste variab<strong>il</strong>i si nota una marcata sovrastima della proporzionedi aziende che garantiscono i tre servizi elencati nella Tabella.Controllando queste percentuali congiuntamente allo strato di appartenenza,non sono emersi legami evidenti tra stratificazione e le variab<strong>il</strong>i sovrastimate.In conclusione si può ragionevolmente confermare sulla base delle variab<strong>il</strong><strong>in</strong>ote a priori sulla popolazione, che i non rispondenti non differisconosignificativamente né dal campione dei rispondenti né dalla popolazioneorig<strong>in</strong>aria e che <strong>il</strong> tasso di non risposta è <strong>in</strong>dipendente dalla stratificazioneadottata.27


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANE1.4 Appendice: <strong>il</strong> questionario per l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e CATI28


PREMESSA: LA STRUTTURA DELLA RICERCA E LE TECNICHE DI INDAGINE29


30INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANE


2Cambiamentidell’agricoltura ed<strong>in</strong>amica delle imprese <strong>in</strong><strong>Toscana</strong>L’obiettivo di questo capitolo consiste nel fornire una ricostruzione dell’evoluzionedella struttura e dell’organizzazione del settore agricolo e dellecaratteristiche dell’attività produttiva, con particolare riferimento aiseguenti aspetti:– la tipologia delle aziende, con riferimento agli ord<strong>in</strong>amenti produttivi eagli obiettivi economici (aziende professionali e non professionali);– l’organizzazione delle aziende, vista attraverso le forme di conduzione e iprocessi di esternalizzazione (<strong>in</strong> particolare <strong>il</strong> contoterzismo);– i cambiamenti dimensionali delle aziende, analizzati anche con unadist<strong>in</strong>zione del fenomeno a seconda dell’<strong>in</strong>serimento o meno <strong>in</strong> territori <strong>in</strong>cui esistono relazioni sistemiche con altre imprese (di tipo orizzontale overticale);– le caratteristiche strutturali ed i risultati economico-f<strong>in</strong>anziari delleaziende agricole.La metodologia applicata <strong>in</strong> questa prima fase consisterà nell’analisi <strong>in</strong>crociatadelle <strong>in</strong>formazioni statistiche a livello regionale e, <strong>in</strong> alcuni casi, prov<strong>in</strong>ciale.Le pr<strong>in</strong>cipali fonti di riferimento sono costituite dall’INEA e dallaRICA (<strong>in</strong>formazioni dalla contab<strong>il</strong>ità delle imprese), dall’ISTAT(Censimento dell’Agricoltura 1990 e 2000 e analisi campionaria sulla strutturadelle aziende agricole, vari anni), da Infocamere (Movimento delleimprese).Prima di procedere all’analisi s<strong>in</strong>tetica delle pr<strong>in</strong>cipali tendenze presentiall’<strong>in</strong>terno del settore agricolo della <strong>Toscana</strong> è tuttavia opportuno fornireuna visione di <strong>in</strong>sieme dei grandi cambiamenti che hanno <strong>in</strong>teressato, estanno tuttora <strong>in</strong>teressando, <strong>il</strong> settore agricolo e <strong>il</strong> mondo rurale.2.1 Le grandi trasformazioni dell’agricolturaIl processo di sv<strong>il</strong>uppo dell’agricoltura nelle economie avanzate segue percorsievolutivi non sempre chiari e univoci. La trasformazione dell’economia,la globalizzazione dei mercati, l’<strong>in</strong>troduzione delle <strong>in</strong>novazioni porta l’agricolturaa mutare aspetto e funzioni nel tempo e nello spazio, dando orig<strong>in</strong>ea modelli di sv<strong>il</strong>uppo orig<strong>in</strong>ali così come a orig<strong>in</strong>ali e diverse modalità di<strong>in</strong>tegrazione nel sistema economico.La constatazione di partenza è rappresentata dall’osservazione che <strong>il</strong> settoreagricolo ha subito nel corso degli ultimi decenni una rapida evoluzione,che ha comportato l’espulsione di fasi del processo produttivo “tradizionale”contemporaneamente all’acquisizione di nuove fasi e funzioni, <strong>in</strong> un processodi “frantumazione” e “ricomposizione” di attività, attivando e disattivandorelazioni a livello locale e a livello globale.Se ripercorriamo le pr<strong>in</strong>cipali tappe del recente camm<strong>in</strong>o che ha condotto <strong>il</strong>31


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANAmentare, così come la forte diffusione delle attività di contoterzismo(Fanfani, 1989; Salv<strong>in</strong>i, 1993), sono tra le tendenze più evidenti di questaevoluzione.In particolare <strong>in</strong> questo periodo le imprese sono orientate al raggiungimentodel massimo profitto attraverso la realizzazione di economie di dimensione,l’<strong>in</strong>tensificazione della produzione con l’obiettivo di massimizzare lerese, e la m<strong>in</strong>imizzazione dei costi unitari di produzione. Questo particolareorientamento strategico e organizzativo viene sp<strong>in</strong>to anche dalle particolaritàassunte dalla politica agricola comunitaria (PAC) di questi anni, chetende a priv<strong>il</strong>egiare politiche di sostegno dei redditi attraverso i sussidi viaprezzi e mercati, e qu<strong>in</strong>di “accoppiati” alle quantità prodotte.La ricerca delle economie di dimensione comporta, a livello organizzativo,una crescente specializzazione sia di tipo orizzontale, raggiungib<strong>il</strong>e tramiteuna semplificazione degli ord<strong>in</strong>amenti colturali (riduzione del numero etipologia di colture), che di tipo verticale, tramite una cessione di fasi delprocesso produttivo all’esterno.Parallelamente alla espulsione di fasi del processo produttivo agricolo all’esternodell’ambito aziendale agricolo, si verifica anche un cambiamentonelle caratteristiche dei settori a monte e a valle della fase agricola, <strong>in</strong> cuisi assiste ad importanti fenomeni di concentrazione e <strong>in</strong>dustrializzazionedelle attività e, negli anni più recenti, una forte ascesa del ruolo dellamoderna distribuzione nel dettare i ritmi del cambiamento dell’<strong>in</strong>tero sistemaagro-<strong>in</strong>dustriale.Al cambiamento della articolazione del processo produttivo tra aziende e traterritori ha certamente contribuito anche l’evoluzione dei mercati, su cui unpeso determ<strong>in</strong>ante riveste l’evoluzione dei trasporti e delle comunicazioni.La crescente apertura dei mercati (la “globalizzazione”) ha ampliato le possib<strong>il</strong>itàdi produzione e/o commercializzazione delle aziende, aumentando <strong>in</strong>tal modo le pressioni competitive e la velocità di cambiamento.La specializzazione orizzontale e verticale che si verifica all’<strong>in</strong>terno dell’organizzazionedell’impresa agricola crea la necessità di “ricompattare” <strong>il</strong> processoproduttivo attraverso relazioni di <strong>in</strong>put-output, ovvero di f<strong>il</strong>iera, chenel caso del settore agricolo hanno portato a situazioni di <strong>in</strong>feriorità contrattualee di dipendenza da centri decisionali esterni. Inoltre questo orientamentostrategico ha allentato gradualmente i legami dell’impresa col territorio:le relazioni con gli altri attori del sistema avvenivano <strong>in</strong>fatti soprattuttolungo la f<strong>il</strong>iera e con centri decisionali collocati a grande distanza da<strong>il</strong>uoghi di produzione; la scarsa territorialità delle relazioni ha così condottoad una perdita di specificità nel capitale fisico e umano, ed un crescente processodi omologazione nelle tecniche, nelle pratiche, nella cultura d’impresa,nel capitale sociale, aggravato dalla scarsa attenzione prestata dalle politicheagricole, ma <strong>in</strong> primis dai cittad<strong>in</strong>i e dai consumatori, ai livelli qualitativiraggiunti dalle produzioni e dai processi.2.2 Modernizzazione e omologazione dell’agricolturaL’<strong>in</strong>serimento dell’impresa agricola nel moderno sistema agro-alimentare èstato dunque letto come processo di omologazione dell’agricoltura, comedestrutturazione e disattivazione di processi <strong>in</strong>terni, come <strong>in</strong>corporamentoe istituzionalizzazione dell’impresa. L’agricoltura perde la sua specificità <strong>in</strong>vari modi: “Lo sv<strong>il</strong>uppo della tecnologia basata sulla scienza si materializza33


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEattraverso la crescente decontestualizzazione o <strong>in</strong>dipendenza dei differentiprocessi di produzione da quei fattori che <strong>in</strong>izialmente avevano composto lasua località e diversità: questo significa che l’agricoltura è <strong>in</strong> modo crescentesconnessa da questi elementi strutturanti che <strong>in</strong>izialmente avevano <strong>in</strong>trodottola specificità stessa” (Van der Ploeg, 1993, p. 476).La prima sconnessione riguarda <strong>il</strong> processo di produzione dalla terra, daiv<strong>in</strong>coli naturali e dalle leggi dell’ecologia: i fert<strong>il</strong>izzanti, le materie prime,non sono più derivati (solo) dall’ecosistema locale, ma sono <strong>in</strong>vece prodotti econsegnati dall’agri-bus<strong>in</strong>ess e prodotti altrove. Aumentano dunque i consumi<strong>in</strong>termedi aziendali di orig<strong>in</strong>e esterna non solo all’azienda, ma anchealla località.La seconda sconnessione <strong>in</strong>teressa la forza lavoro e le competenze: <strong>in</strong> passatole conoscenze erano frutto di esperienze e di contatti locali, oggi l’art de lalocalité non è più fondamentale, e le conoscenze provengono sempre più dall’esternodel territorio e dall’ambito locale di attività, codificate e omologate<strong>in</strong> “pacchetti” di assistenza tecnica e di servizio (Benvenuti, 1982a), o <strong>in</strong>corporatenei fattori di produzione anch’essi provenienti, come visto, dall’esterno.In questo modo si perdono le conoscenze tramandate oralmente e con lapratica locale di generazione <strong>in</strong> generazione, adattate alle peculiarità e specificitàdell’ambiente e della cultura locale, a vantaggio di una conoscenzauniforme <strong>in</strong>trodotta dall’esterno e tramite agenti esterni (Benvenuti, 1982a,1982b e 1985; Van der Ploeg, 1986; Vellante, 1986). Aumenta contemporaneamenteanche <strong>il</strong> grado di “scientifizzazione” della conoscenza, e dunqueaumentano i bisogni formativi e le competenze degli imprenditori e dei lavoratoriagricoli <strong>in</strong> ogni mansione e attività, con riflessi importanti sulladomanda di formazione e assistenza tecnica, e sulle tipologie di operatori disupporto richieste dall’agricoltura moderna. L’aumento della complessitàdelle operazioni, unitamente alla necessità di disporre di pacchetti <strong>in</strong>tegratidi fattori, <strong>in</strong>duce una ulteriore specializzazione delle attività di impresa<strong>in</strong> poche fasi, e la delega delle fasi e dei processi produttivi più complessi e“<strong>in</strong>dustrializzati” all’esterno, provocando una riorganizzazione delle attivitàdi impresa e del lavoro.La terza sconnessione è quella dei processi di produzione agricoli dalla specificitàdei prodotti f<strong>in</strong>ali, o prodotti dest<strong>in</strong>ati direttamente al consumo(diventa meno importante la “qualità” del prodotto realizzato dall’agricoltura,<strong>in</strong> quanto sempre più mediato dall’<strong>in</strong>dustria di trasformazione, ecc.).L’aumento della complessità delle relazioni <strong>in</strong>put-output lungo la f<strong>il</strong>iera, l’allontanamentodal territorio, l’omologazione delle tecniche e dei saperi e lacrescente dipendenza da centri decisionali esterni situati fuori dalla localitàdi produzione porta all’allontanamento dell’imprenditore agricolo dal contattodiretto con <strong>il</strong> mercato f<strong>in</strong>ale e con le esigenze del consumatore. Le relazioniagricoltura-società, siano esse attivate attraverso <strong>il</strong> prodotto che attraversopratiche di comunicazione (Brunori et al., 2003), sono mediate <strong>in</strong> misuracrescente da altri attori, siano essi operatori di mercato (<strong>in</strong>dustria di trasformazione,dettaglio tradizionale, mercati all’<strong>in</strong>grosso, grande distribuzioneorganizzata) che di rappresentanza (organizzazioni professionali agricole,partiti politici), o semplicemente veicoli comunicativi (quotidiani, rivistespecializzate, mass media).Inf<strong>in</strong>e una quarta sconnessione è dovuta alla scomparsa della famiglia comeelemento centrale di riferimento per la def<strong>in</strong>izione della direzione, del ritmoe del tempo del processo di sv<strong>il</strong>uppo agricolo. Le modifiche <strong>in</strong>tervenute nell’organizzazionedella famiglia anche nelle aree rurali, la riduzione del34


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANAnumero medio di componenti del nucleo fam<strong>il</strong>iare, la possib<strong>il</strong>ità di ricorrerea mercati del lavoro distanti dal luogo di residenza, <strong>il</strong> cambiamento delleabitud<strong>in</strong>i e dei valori, la stessa “appetib<strong>il</strong>ità sociale” del lavoro agricolo,hanno nel tempo fortemente ridotto <strong>il</strong> ruolo della famiglia nell’allocazionedelle risorse aziendali a vantaggio di una gestione di impresa più moderna,ma meno legata dai v<strong>in</strong>coli fam<strong>il</strong>iari.La questione delle conseguenze del crescente <strong>in</strong>serimento dell’agricolturanelle logiche moderne <strong>in</strong>teressa <strong>il</strong> dibattito sul ruolo e sulle funzioni dell’agricolturanel sistema economico, e <strong>in</strong> particolare all’<strong>in</strong>terno dell’emergentesistema agro-<strong>in</strong>dustriale.In questo senso si possono schematicamente <strong>in</strong>dividuare due posizioni analitiche.La prima vede positivamente <strong>il</strong> fenomeno: l’agricoltura come settoreche si modernizza con <strong>il</strong> resto del sistema agro-<strong>in</strong>dustriale, tra<strong>in</strong>ato da esso.Questa valutazione rispecchia la visione dell’<strong>in</strong>dustrializzazione dell’agricoltura(occidentale) associata anche ai possib<strong>il</strong>i effetti positivi per l’umanità<strong>in</strong>tera, la fiducia nel progresso tecnico, che porta ad analizzare gli strumentidella modernizzazione (meccanizzazione, <strong>in</strong>cremento rese, aumentodella dimensione aziendale e - per quanto concerne <strong>in</strong> particolare <strong>il</strong> sistemaagro-alimentare - ad esempio l’<strong>in</strong>tegrazione verticale per contratto) <strong>in</strong> chiavedi vantaggi competitivi. La seconda posizione analitica <strong>in</strong>vece <strong>in</strong>terpreta<strong>il</strong> cambiamento negativamente, <strong>in</strong> quanto l’agricoltura è vista come settoreche soffre di una qualche arretratezza e mal si adegua ai ritmi di sv<strong>il</strong>uppodei settori a monte e a valle ad essa collegati. Nascono da qui i problemi dell’autonomiadecisionale (Benvenuti 1982a e 1982b; Van der Ploeg, 1987 e1993), ma soprattutto dell’<strong>in</strong>feriorità del potere contrattuale nei confrontidelle controparti (Malassis, 1992; Malassis e Ghersi, 1995).Secondo questa chiave di lettura si assiste ad uno “sgretolamento” della funzioneimprenditoriale “vera” che consiste essenzialmente nella scelta deiprodotti e nella loro sostituzione nell’ord<strong>in</strong>amento.L’omologazione può essere vista anche come crescente delega all’esternodelle decisioni imprenditoriali, e qu<strong>in</strong>di dell’imprenditorialità. La crescente<strong>in</strong>terrelazione dell’impresa agraria con le istituzioni presenti sul territorio(altre imprese della f<strong>il</strong>iera, banche, centri di assistenza tecnica, istituzionipubbliche) f<strong>in</strong>isce, oltre che con l’esternalizzare funzioni e attività, con l’esternalizzareanche le decisioni, che vengono appoggiate all’esterno, ad altrioperatori 1 .2.3 La riarticolazione delle aree rurali e <strong>il</strong> nuovo modello di sv<strong>il</strong>uppo agricolo eruraleIl processo di modernizzazione <strong>in</strong> agricoltura, unitamente alla diversificazionedelle configurazioni assunte dallo sv<strong>il</strong>uppo <strong>in</strong>dustriale negli anni ‘70,1L’<strong>in</strong>sieme di questi operatori è def<strong>in</strong>ito TATE (Technological Adm<strong>in</strong>istrative TaskEnvironment) ed è composto da <strong>in</strong>dustrie agrarie, banche, s<strong>in</strong>dacati, servizi di assistenza tecnica,scuole agrarie, agenzie commerciali, tende a far scomparire strutturalmente la possib<strong>il</strong>itàdi uno sv<strong>il</strong>uppo dell’imprenditorialità <strong>in</strong>dividuale <strong>in</strong> agricoltura, ed è assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>e ad unanuova “struttura”, o istituzione”, <strong>in</strong>visib<strong>il</strong>e. L’<strong>in</strong>serimento dell’impresa agricola nel più ampioreticolo organizzativo che ruota attorno al concetto di sistema agroalimentare produce undiscipl<strong>in</strong>amento del comportamento professionale <strong>in</strong>dividuale, una crescente rigidità direzionalesia dell’<strong>in</strong>tero sistema che delle aziende agrarie e nuove forme di controllo sociale sulcomportamento professionale dei produttori.35


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANAriferimento alle aree più marg<strong>in</strong>ali e svantaggiate a rischio di erosioneeconomica, sociale e culturale;– garantire <strong>il</strong> raggiungimento della sicurezza alimentare, che nei paesiavanzati non concerne tanto <strong>il</strong> soddisfacimento dei bisogni alimentari dibase, ma la disponib<strong>il</strong>ità dei prodotti alimentari salubri e sicuri dal puntodi vista igienico-sanitario;– soddisfare le esigenze di qualità e varietà delle produzioni realizzate, afronte della crescente standardizzazione degli alimenti conseguente dalla<strong>in</strong>dustrializzazione e globalizzazione dei processi produttivi e dei modellidi consumo;– mantenere e riprodurre le risorse naturali disponib<strong>il</strong>i, contribuendo allariduzione dell’impatto delle attività sull’ambiente, sul clima, sulla biodiversità,sul paesaggio, ecc.;– preservare e riprodurre l’ambiente antropico, le culture e le tradizion<strong>il</strong>ocali.2.4 Nuova agricoltura e nuove professionalità nello sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualitàAd un’agricoltura settore dom<strong>in</strong>ante delle aree rurali, tanto dell’economiache delle relazioni sociali, formata da imprese professionali nell’ambito dicomunità sociali solitamente chiuse e autonome, si è gradualmente sostituitaun’agricoltura che, dopo aver perso <strong>il</strong> ruolo di motore esclusivo dell’economialocale, si è frammentata <strong>in</strong> una molteplicità di tipologie di imprenditoriaprofessionale (diffusione del part-time e della pluriattività aziendale e fam<strong>il</strong>iare,contoterzismo, ecc.) e di figure non professionali (pensionati, hobbisti,ecc.), con aziende di dimensione, ord<strong>in</strong>amenti e obiettivi differenziati, e halasciato <strong>il</strong> campo aperto ad una ut<strong>il</strong>izzazione non agricola degli spazi rurali.La crescente apertura dei “mercati”, non solo qu<strong>in</strong>di di quelli dei fattori, deiservizi e dei prodotti, ma anche di quelli delle forze lavoro, degli imprenditorie delle conoscenze, ha contribuito a <strong>in</strong>iettare nuova d<strong>in</strong>amicità nellearee rurali, ma anche a formare sistemi rurali dotati di m<strong>in</strong>or coesione economicae sociale <strong>in</strong>terna, dando orig<strong>in</strong>e talvolta ad una maggiore conflittualitàsull’uso delle risorse locali. Il formarsi di sistemi rurali “a geometriavariab<strong>il</strong>e” determ<strong>in</strong>ati dalle nuove d<strong>in</strong>amiche economiche e sociali, e la concomitantecrisi dell’agricoltura “di massa” basata sulla produzione di commodities,sull’ampio uso delle moderne tecnologie, sulla grande dimensioneaziendale (economie di dimensione) e sulla competizione di prezzo, ha dato<strong>il</strong> via libera alla sperimentazione di modelli alternativi che, sulla base deicambiamenti delle richieste rivolte dalla collettività al settore agricolo e almondo rurale, hanno portato ad una maggiore attenzione alla qualità delleproduzioni, alla salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio rurale, alla fornituradi nuovi servizi (si pensi all’agriturismo), alla tutela delle tradizionie della cultura delle aree rurali (Bas<strong>il</strong>e e Cecchi, 2001).Le pressioni esercitate dalle nuove sensib<strong>il</strong>ità sociali hanno nel complessocondotto all’espressione di una domanda di multifunzionalità rivolta al settoreagricolo, offrendo diversificati spazi per una ristrutturazione e riqualificazionedelle attività agricole che non tutte le aziende e i territori hannos<strong>in</strong>ora saputo sfruttare.Le politiche agricole, <strong>in</strong> particolare quelle di derivazione comunitaria (maanche a livello nazionale e regionale), hanno assecondato questo processo dicambiamento (Buckwell e Sotte, 1997), che non appare comunque né <strong>in</strong>do-37


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANElore né omogeneamente distribuito tra le imprese e le aree territoriali. Apartire dalla metà degli anni ’80 <strong>in</strong>fatti, ma con una forte accelerazione nelcorso degli anni ’90, le politiche comunitarie hanno sempre più cercato diorientare l’agricoltura verso un “modello agricolo europeo”, che ha comportatoun graduale abbandono delle politiche di sostegno dei mercati accoppiatealla produzione a favore di un sostegno dei mercati più mirato e semprepiù condizionato all’erogazione di prodotti di qualità e di servizi ambientali,culturali, ricreativi, e con una maggiore enfasi riposta sulle politichestrutturali e di sv<strong>il</strong>uppo rurale. Il term<strong>in</strong>e “multifunzionalità”, riferito all’agricoltura,s<strong>in</strong>tetizza questo nuovo orientamento delle politiche (EuropeanCommission – Directorate General of Agriculture, 1999).Il processo di cambiamento che ha <strong>in</strong>teressato l’<strong>in</strong>tero sistema agro-<strong>in</strong>dustriale,ma <strong>in</strong> particolare <strong>il</strong> settore agricolo e le aree rurali, è stato sicuramente<strong>in</strong>fluenzato <strong>in</strong> modo consistente dalla struttura e dall’evoluzionedelle politiche agricole comunitarie. Ad una prima lunga fase di sostegno delsettore attraverso i prezzi di mercato (f<strong>in</strong>o a circa la metà degli anni ‘80 delloscorso secolo), l’attuale Unione Europea ha fatto seguire, seppur <strong>in</strong> manieraabbastanza graduale, un sostegno al settore agricolo maggiormente sv<strong>in</strong>colatodal livello delle quantità prodotte e una rivalorizzazione degli <strong>in</strong>terventidi politica strutturale.La graduale evoluzione della politica agricola comunitaria verso una piùampia e diversificata Politica agricola e rurale (dal primo al secondo “p<strong>il</strong>astro”)(Sotte, 1998) ha comportato uno spostamento di peso dalla politica deimercati (r<strong>in</strong>novata con l’<strong>in</strong>troduzione del pr<strong>in</strong>cipio del disaccoppiamento)alla politica strutturale e di sv<strong>il</strong>uppo rurale, ivi compreso <strong>il</strong> pieno accoglimentodel pr<strong>in</strong>cipio della tutela ambientale nelle sue varie dimensioni(Romano, 1998; T<strong>in</strong>acci Mossello, 2002; Henke, 2002).Inoltre, facendosi <strong>in</strong>terprete dei cambiamenti della sensib<strong>il</strong>ità dei cittad<strong>in</strong>i(e <strong>in</strong> parte anche <strong>in</strong> virtù del mutato peso politico del settore agricolo nel suocomplesso), <strong>il</strong> sostegno comunitario si è sempre più orientato <strong>in</strong> direzionedella qualità dei processi produttivi (<strong>in</strong>centivi alle pratiche agricole eco-compatib<strong>il</strong>i)e dei prodotti (sicurezza alimentare, tracciab<strong>il</strong>ità, produzioni agroalimentaritipiche, prodotti ottenuti con metodo biologico o di produzione<strong>in</strong>tegrata), <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con l’affermarsi del concetto di multifunzionalità delleattività agricole e col riconoscimento dunque delle diversificate “funzioni”dell’attività agricola, alla quale si riconosce non (più) soltanto quella di produttricedi alimenti, ma anche quella sociale (mantenimento dell’occupazionee di un tessuto sociale e culturale vitale nelle aree rurali) e ambientale(mantenimento del territorio, del paesaggio, della biodiversità, ecc.).L’esito di questi cambiamenti è oggi quello di un’agricoltura estremamentediversificata, la cui articolazione diffic<strong>il</strong>mente è rappresentab<strong>il</strong>e solo attraversoi dati statistici disponib<strong>il</strong>i, ma che vede un deciso orientamento versoun nuovo modello di sv<strong>il</strong>uppo che ruota attorno alla qualità dei prodottiofferti ma anche, e <strong>in</strong> misura crescente, dei servizi offerti (agriturismo, fattoriedidattiche, ecc.), e che richiede al tempo stesso nuove modalità di connessione(la vendita diretta, l’e-commerce, le strade del v<strong>in</strong>o) sia nell’ambitodell’area territoriale che nei rapporti locale-globale (Brunori, 1999).La diffusione del modello di sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità, nell’accezione sopradel<strong>in</strong>eata, impone un cambiamento nell’organizzazione delle attività delleimprese agricole (Pacciani, 2003).38


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANALa perdita di contatto col consumatore e di visib<strong>il</strong>ità sociale che aveva caratterizzato<strong>il</strong> periodo precedente viene attenuata con l’attivazione di relazionidirette: la vendita diretta <strong>in</strong> azienda o <strong>in</strong> circuiti di prossimità, l’attivitàagrituristica, le fattorie didattiche, sono tutti esempi di attività che riattivano<strong>il</strong> collegamento diretto produzione-consumo/società e danno orig<strong>in</strong>e anuovi fabbisogni professionali e di competenze. Non solo. L’impresa aumentaanche le relazioni volte ad ut<strong>il</strong>izzare <strong>in</strong> maniera s<strong>in</strong>ergica le risorse sulterritorio (risorse artistiche, culturali e ambientali e naturali, s<strong>in</strong>ergie conaltre produzioni artigianali locali), costruendo collegamenti con gli operator<strong>il</strong>ocali (pubblici e privati, <strong>in</strong>dividuali e collettivi) su un piano di parità enon più di dom<strong>in</strong>anza (Pacciani, Belletti, Marescotti e Scaramuzzi, 2003).Gli ord<strong>in</strong>amenti produttivi vengono nuovamente arricchiti, e si registra unatendenza alla diversificazione delle attività agricole aziendali anche <strong>in</strong> direzionedi componenti nuove di attività. Alcune fasi del processo produttivo, <strong>in</strong>precedenza delegate ad operatori specializzati esterni, sono nuovamente re<strong>in</strong>corporateall’<strong>in</strong>terno del nucleo di impresa (trasformazione dei prodottiagricoli a livello artigianale, produzione di <strong>in</strong>put). I cambiamenti degliatteggiamenti dei consumatori, assecondati dai nuovi orientamenti dellepolitiche agricole e di sv<strong>il</strong>uppo rurale dell’Unione Europea, portano leimprese a priv<strong>il</strong>egiare gli aspetti legati alla qualità dei prodotti e dei processi,ad un’attenzione crescente dalla dimensione ambientale e paesaggisticadei processi produttivi adottati, alla tutela della biodiversità. Non sonopiù le economie di dimensione a guidare gli orientamenti strategici dell’impresa,ma le economie di scopo.La funzione tradizionalmente assegnata al settore agricolo di produttore dialimenti a basso prezzo, prevalente f<strong>in</strong>o agli anni ’80, lascia gradualmente <strong>il</strong>posto ad una pluralità di richieste espresse dai consumatori, dai resident<strong>in</strong>elle aree rurali (di vecchio e nuovo <strong>in</strong>sediamento), dai turisti provenienti daaree più o meno lontane, e dalla società <strong>in</strong> generale, espressione crescente delriconoscimento del carattere multifunzionale delle attività agricole.I mutamenti dell’agricoltura e più <strong>in</strong> generale dell’articolazione dello sv<strong>il</strong>uppoeconomico e sociale nelle aree rurali, così come le nuove possib<strong>il</strong>itàofferte dal cambiamento del modello di sv<strong>il</strong>uppo, di pari passo con le mutateesigenze dei consumatori e dei cittad<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>cidono profondamente sul mercatodel lavoro e delle competenze. I nuovi spazi di impresa e di competitivitàche si aprono per le aziende agricole richiedono <strong>in</strong>fatti la disponib<strong>il</strong>itàdi capacità imprenditoriali e professionalità di tipo <strong>in</strong> parte nuovo, e vannoad <strong>in</strong>cidere sia sulla quantità che sulla qualità del lavoro domandato dalleaziende agricole.Schematicamente, <strong>il</strong> passaggio dall’agricoltura “moderna” del periodo precedenteall’attuale tipologia di riferimento può essere rappresentata come <strong>in</strong>Figura 1.Nel periodo dell’ascesa dell’agricoltura moderna e <strong>in</strong>dustrializzata (produzionedi massa) le imprese agricole tendevano a semplificare gli ord<strong>in</strong>amentiproduttivi e a non uscire dai conf<strong>in</strong>i dell’attività agricola; contemporaneamenteesternalizzavano un numero crescente di fasi del processo produttivoricorrendo <strong>in</strong> misura crescente all’approvvigionamento di fattori sulmercato. Il pr<strong>in</strong>cipio ispiratore era costituito dalla ricerca della massimizzazionedelle rese e dell’efficienza di scala, da raggiungersi attraversoaumenti di dimensione (Belletti, Brunori, Marescotti e Rossi, 2002).L’ascesa dell’agricoltura multifunzionale di qualità implica una riacquisizionedi fasi e attività che erano state cedute nel periodo precedente (tra-39


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEsformazione aziendale, market<strong>in</strong>g), e un recupero di legami più diretti con iconsumatori (vendita diretta, e-commerce, ecc.) e con la società. Gli ord<strong>in</strong>amentiproduttivi si fanno più ampi e diversificati, e le attività si allarganoanche al di fuori del settore agricolo <strong>in</strong> senso stretto (agriturismo, fattoriedidattiche, ecc.). L’obiettivo di massimizzazione delle quantità cede gradatamente<strong>il</strong> passo all’obiettivo del miglioramento della qualità delle produzionie della differenziazione (produzione biologica e <strong>in</strong>tegrata, produzioni tipiche,certificazione e sistemi di etichettatura). Il pr<strong>in</strong>cipio della multifunzionalitàviene attuato diversificando e valorizzando la produzione di esternalità deiprocessi produttivi (ambiente, paesaggio, biodiversità), e richiede l’attivazionedi una più fitta rete di relazioni anche a livello locale, con le istituzionipubbliche e con gli altri operatori economici.Queste trasformazioni offrono nuove possib<strong>il</strong>ità di impiego all’<strong>in</strong>terno dell’aziendaagricola, non solo <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di quantità di ore-lavoro necessarie afar fronte alle nuove attività <strong>in</strong>traprese, ma anche <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di qualità dellavoro, <strong>in</strong> considerazione delle diverse competenze e professionalità richiesteper svolgere attività <strong>in</strong> parte nuove e più complesse (market<strong>in</strong>g e comunicazione,realizzazione produzioni di qualità oggetto di certificazione,gestione clienti dell’agriturismo, erogazione di servizi ambientali, ecc.), e ditipologia e genere. In particolare alcune attività si prestano ad una migliorevalorizzazione del lavoro dei giovani e delle donne (si pensi alle produzioniagroalimentari di qualità, alla gestione dell’attività agrituristica, alla degustazionedei prodotti tipici), non solo <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di maggiore occupazione dipersone con problemi di <strong>in</strong>serimento sul mercato del lavoro, ma anche <strong>in</strong> term<strong>in</strong>idi gratificazione e qualità del lavoro stesso.I nuovi sentieri di sv<strong>il</strong>uppo che le imprese agricole possono percorrere offrono<strong>in</strong>oltre possib<strong>il</strong>ità di nuova occupazione e di creazione di nuove figure professionalia supporto. Come mostreranno meglio <strong>in</strong> seguito i risultati delle<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i dirette condotte nel corso della ricerca, lo sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualitàe l’orientamento verso l’agricoltura multifunzionale necessitano di ricalibraree adattare le professionalità che ruotano attorno all’agricoltura <strong>in</strong> modo darendere coerente l’<strong>in</strong>tero sistema. Non solo qu<strong>in</strong>di si aprono prospettive di<strong>in</strong>serimento sul mercato del lavoro per le professionalità che assecondano gliorientamenti assunti dalle imprese agricole verso la qualità e la diversificazione“fuori” dalle attività strettamente e tradizionalmente agricole 2 , maanche per figure professionali <strong>in</strong> grado di attivare e collegare gli operatori<strong>in</strong>nescando processi virtuosi di sv<strong>il</strong>uppo rurale, come ad esempio la costruzionedi pacchetti <strong>in</strong>tegrati che sappiano legare le diverse risorse (agricole,ambientali, culturali, ecc.) presenti <strong>in</strong> una determ<strong>in</strong>ata area o l’attivazione d<strong>il</strong>egami cooperativi tra imprese agricole f<strong>in</strong>alizzati a s<strong>in</strong>goli progetti o allacostruzione di percorsi comuni di valorizzazione delle risorse locali.2In realtà la legge di orientamento italiana (D.Lg. 18-5-2001 n. 228 “orientamento e modernizzazionedel settore agricolo”) ha recentemente modificato la def<strong>in</strong>izione di imprenditore agricolocontenuta nel codice civ<strong>il</strong>e (art. 2135), proprio nella direzione di ampliare la gamma diattività realizzab<strong>il</strong>i all’<strong>in</strong>terno dell’azienda agricola dall’imprenditore, e dunque <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea conquesto processo evolutivo dell’agricoltura. Nella nuova def<strong>in</strong>izione di attività connesse si legge<strong>in</strong>fatti: “Si <strong>in</strong>tendono comunque connesse le attività, esercitate dal medesimo imprenditore agricolo,dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione e commercializzazione e valorizzazioneche abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondoo del bosco o dall’allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizimediante l’ut<strong>il</strong>izzazione prevalente di attrezzature o risorse dell’azienda normalmenteimpiegate nell’attività agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorioe del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione e ospitalità come def<strong>in</strong>ite dalla legge”.40


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANAFig. 1 - Le trasformazioni dell’agricoltura.2.5 L’evoluzione dei caratteri strutturali delle aziende agricole toscaneL’agricoltura toscana ha subito profonde modificazioni negli ultimi decenni,sia sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o strutturale che organizzativo, di pari passo con l’evoluzionedel più generale contesto economico e sociale. I passaggi dall’agricoltura<strong>in</strong>dustrializzata all’agricoltura di qualità sono evidenti <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>forse più che altrove: un’agricoltura prevalentemente coll<strong>in</strong>are che mal siconiugava con le tendenze verso la ricerca dell’aumento delle produzioni ascapito della qualità, che ha sofferto <strong>il</strong> periodo del sostegno comunitarioalle produzioni cosiddette cont<strong>in</strong>entali (sem<strong>in</strong>ativi, carni bov<strong>in</strong>e e su<strong>in</strong>e,41


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANAFig. 2 - Aziende e relativa superficie agricola ut<strong>il</strong>izzata (SAU) (superficie <strong>in</strong> ettari) <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>,anni 1982, 1990 e 2000.Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.agricolo toscano sia caratterizzato dalla consistente presenza di realtà dipiccola e piccolissima dimensione (Tab. 8). Circa <strong>il</strong> 45% del totale delle aziende(vale a dire 63.544 aziende) dispone di una SAU <strong>in</strong>feriore all’ettaro, pariad un totale di circa <strong>il</strong> 4,7% della SAU regionale. Anche considerando leaziende con meno di 5 ettari di SAU, <strong>il</strong> numero <strong>in</strong>cide per oltre i tre quartidel totale regionale, ma <strong>il</strong> contributo <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di SAU è <strong>in</strong>feriore al 15%.Fig. 3 - Evoluzione della Superficie agricola aziendale (SAT) e della Superficie Agricola Ut<strong>il</strong>izzata(SAU), media regionale <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>.Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Censimenti agricoltura.43


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 8. Aziende e relativa superficie totale per classi di SAU (superficie <strong>in</strong> ettari).2000 2000 1990 1990 1982 1982classi di SAU Aziende ST Aziende ST Aziende STsenza superficie 4.854 59.218 3.531 50.069 6.268 69.253meno di 1 ettaro 63.544 77.278 64.571 81.442 64.656 71.5031-2 21.907 60.262 24.170 74.364 26.811 66.7352-3 10.859 50.529 12.756 59.467 14.971 60.5153-5 11.258 77.509 13.661 92.520 16.414 105.3765-10 11.266 132.610 13.347 159.588 15.755 169.16710-20 7.595 172.422 8.801 190.007 9.817 221.04620-30 2.988 118.477 3.208 124.223 3.420 130.36830-50 2.532 149.098 2.588 159.929 2.566 158.88350-100 1.850 223.548 1.843 214.640 1.821 224.198100 e oltre 1.219 506.511 1.265 570.315 1.301 586.583TOTALE 139.872 1.627.461 149.741 1.776.563 163.800 1.863.632Fonte: ISTAT.Tabella 8bis. Variazioni numero di aziende e superficie totale per classi di SAU (superficie <strong>in</strong> ettari).var % aziende var % ST ST mediaclassi di SAU 90-00 82-00 90-00 82-00 2000 1990 1982senza superficie 37,5 -22,6 18,3 -14,5 12,2 14,2 11,0meno di 1 ettaro -1,6 1,7 -5,1 8,1 1,2 1,3 1,11-2 -9,4 -18,3 -19,0 -9,7 2,8 3,1 2,52-3 -14,9 -27,5 -15,0 -16,5 4,7 4,7 4,03-5 -17,6 -31,4 -16,2 -26,4 6,9 6,8 6,45-10 -15,6 -28,5 -16,9 -21,6 11,8 12,0 10,710-20 -13,7 -22,6 -9,3 -22,0 22,7 21,6 22,520-30 -6,9 -12,6 -4,6 -9,1 39,7 38,7 38,130-50 -2,2 -1,3 -6,8 -6,2 58,9 61,8 61,950-100 0,4 1,6 4,2 -0,3 120,8 116,5 123,1100 e oltre -3,6 -6,3 -11,2 -13,7 415,5 450,8 450,9TOTALE -6,6 -14,6 -8,4 -12,7 11,6 11,9 11,4Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.44Confrontando i dati dell’ultimo Censimento dell’agricoltura con quelli r<strong>il</strong>evat<strong>in</strong>el 1990 e del 1982 (Tabb. 8 e 8bis) è possib<strong>il</strong>e osservare una maggiorcontrazione delle aziende di dimensione medio-piccola (aziende da 2 a 20ettari di SAU), mentre per le aziende di piccolissime dimensioni (meno di 2ettari) e per quelle con più di 20 ettari si registrano tassi di variazionegeneralmente negativi ma comunque più contenuti. Questo fenomeno, purnelle sue differenziazioni territoriali, può essere <strong>in</strong>terpretato con <strong>il</strong> fattoche l’accresciuta concorrenza presente sul mercato ha colpito <strong>in</strong> misuramaggiore le aziende professionali meno dimensionate, mentre le piccolissimeaziende, essendo generalmente di tipo non professionale, ma gestite<strong>in</strong>vece da pensionati e/o <strong>in</strong> maniera hobbistica e/o con f<strong>in</strong>alità prevalente diautoconsumo fam<strong>il</strong>iare, non hanno risentito della concorrenza perché laloro esistenza non è condizionata da obiettivi di redditività e di tutela delpatrimonio.


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANAIn effetti <strong>il</strong> numero di imprese attive iscritte nel registro delle imprese agricolepresso le Camere di Commercio <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> (Tab. 9), <strong>in</strong>dicatore dell’entitàdel nucleo di aziende più professionali, è di poco <strong>in</strong>feriore alle 50m<strong>il</strong>a,ovvero <strong>il</strong> 37% delle aziende r<strong>il</strong>evate dall’ultimo censimento ISTAT dell’agricoltura(2000).Tabella 9. Imprese attive iscritte nel registro CCIAA nel 2002.<strong>Toscana</strong>ItaliaAgricoltura 47.940 987.237S<strong>il</strong>vicoltura 1.377 9.125Pesca 429 11.218Industrie alimentari 4.801 91.914Industria del tabacco 6 122TOT. SETTORI 342.880 4.952.043Variazioni percentuali 2001-2002Agricoltura -1,9 -2,5S<strong>il</strong>vicoltura -0,4 0,5Pesca -0,5 1,3Industrie alimentari 2,7 3,5Industria del tabacco 0,0 -6,2TOT. SETTORI 1,2 1,1Variazione percentuale 1998-2002Agricoltura -4,1 -8,0S<strong>il</strong>vicoltura 5,4 6,1Pesca -12,3 3,7Industrie alimentari 16,0 14,2Industria del tabacco -25,0 -17,6TOT. SETTORI 5,3 4,7Fonte: elaborazione su dati Infocamere – Unioncamere <strong>Toscana</strong>.La forma di conduzione largamente predom<strong>in</strong>ante (Tab. 10) – ma questa nonè certo una specificità toscana – è quella della conduzione diretta del coltivatore(96,4% del totale) e, tra queste, quella con manodopera esclusivamentefam<strong>il</strong>iare (91,3%). Rispetto ai dati del precedente censimento del1990, queste forme di conduzione fanno r<strong>il</strong>evare una contenuta contrazione;molto più marcata e significativa è <strong>in</strong>vece la riduzione del numero delleaziende che ut<strong>il</strong>izzano sia manodopera fam<strong>il</strong>iare che extrafam<strong>il</strong>iare (-43,9%). Solo <strong>il</strong> 3,5% del totale sono <strong>in</strong>vece le aziende condotte con salariati,che tuttavia <strong>in</strong>cidono per <strong>il</strong> 33,9% sul totale della superficie aziendale, e per<strong>il</strong> 23,2% sulla SAU complessiva regionale (ISTAT, 2002).In <strong>Toscana</strong> la coltura più importante, <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di superficie occupata, èquella dei sem<strong>in</strong>ativi, praticata dai due terzi delle aziende censite nel 2000,e che copre <strong>il</strong> 63% della SAU (ISTAT, 2002) (Fig. 4). Rispetto al 1990, lasuperficie a sem<strong>in</strong>ativi si è ridotta (-5,2%) <strong>in</strong> misura <strong>in</strong>feriore alla riduzionedel numero delle aziende: ne risulta una superficie media a sem<strong>in</strong>ativi perazienda pari a 5,69 ha.45


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 10. Aziende e relativa superficie agricola ut<strong>il</strong>izzata (SAU) per forma di conduzione (superficie <strong>in</strong>ettari).2000 2000 1990 1990 1982 1982Forme di conduzione Aziende SAU Aziende SAU Aziende SAUConduzione diretta del coltivatore 130.181 658.107 139.827 677.892 143.237 652.094Con solo manodopera fam<strong>il</strong>iare 123.221 528.365 127.351 510.822 126.896 473.186Con manodopera fam<strong>il</strong>iare prevalente 4.620 72.962 7.959 81.536 10.889 85.427Con manodopera extrafam. prevalente 2.340 56.780 4.517 85.535 5.452 93.481Conduzione con salariati 4.673 198.656 4.728 237.867 6.684 289.534Conduzione a colonia parziaria appod. 109 732 1.618 11.099 7.170 45.925Altra forma di conduzione 55 205 37 710 441 2.629TOTALE 135.018 857.699 146.210 927.568 157.532 990.182Fonte: ISTAT.Al contrario, le coltivazioni legnose agrarie (che comprendono le superficivitate, a olivo e i frutteti) hanno aumentato la propria quota (21,4% dellaSAU e l’11,3% della superficie totale delle aziende nel 2000), e sono praticateda oltre i tre quarti delle aziende toscane (75,7%), a segnalare la grandissimar<strong>il</strong>evanza di tali colture per l’agricoltura regionale. Rispetto al 1990<strong>il</strong> numero delle aziende che praticano questo tipo di coltivazioni è dim<strong>in</strong>uitosensib<strong>il</strong>mente (-8,1%), mentre assai più contenuta è stata la dim<strong>in</strong>uzionedella relativa superficie <strong>in</strong>vestita (-4,8%), <strong>il</strong> cui valore medio è aumentato da1,67 a 1,73 ettari per azienda coltivatrice (ISTAT, 2002).Il confronto con i dati degli ultimi censimenti evidenzia un aumento recentedel numero delle aziende olivicole e dell’estensione della superficie <strong>in</strong>vestitaa olivo, che copre l’11,3% della SAU e <strong>il</strong> 6,0% della superficie totaleFig. 4 - Consistenza della superficie delle pr<strong>in</strong>cipali coltivazioni <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, anni censuari1982, 1990 e 2000.Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. Nota: Le colture selezionate rappresentavano l’80% dellaSAU <strong>Toscana</strong> nel 1982, l’84% nel 1990 e <strong>il</strong> 92% nel 2000.46


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANAdelle aziende. L’espansione della coltura dell’olivo risente sia della crisi dialtre colture, sia del favorevole momento che sta attraversando l’olio toscanosui mercati, sia delle caratteristiche delle aziende toscane, come abbiamovisto <strong>in</strong> buona parte non professionali e che trovano nell’olivicoltura una coltivazionepoco impegnativa <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di forza lavoro e appetib<strong>il</strong>e per la produzionedest<strong>in</strong>ata all’autoconsumo e a mercati di prossimità. Il valore mediodella superficie <strong>in</strong>vestita a olivo per azienda coltivatrice si mantiene <strong>in</strong>fattiabbastanza contenuto (1,23 ettari).Per quanto riguarda la vite, la superficie <strong>in</strong>vestita copre <strong>il</strong> 6,8% della SAUe <strong>il</strong> 3,6% della superficie totale delle aziende ed è dim<strong>in</strong>uita del 17,3%rispetto al 1990. Tale flessione, però, nasconde una diversa d<strong>in</strong>amica che hacaratterizzato le diverse componenti della viticoltura toscana: sono <strong>in</strong>fatti <strong>in</strong>crescita le superfici dest<strong>in</strong>ate alle produzioni di qualità (DOC e DOCG),mentre le riduzioni più sensib<strong>il</strong>i sono state fatte registrare dai vigneti dest<strong>in</strong>atialla produzione di v<strong>in</strong>o da tavola (ARSIA-IRPET, 2002).Tabella 11. Aziende e superfici delle pr<strong>in</strong>cipali coltivazioni <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, anni censuari 1982, 1990 e 2000.1982 1982 1990 1990 2000 2000aziende ha aziende ha aziende haa. sem<strong>in</strong>ativi 124.818 589.504 114.001 570.420 94.956 540.474- frumento tenero 36.766 142.344 19.253 69.596 7.935 29.664- frumento duro 9.336 65.751 10.075 100.175 12.042 152.547- ortive 35.743 13.697 17.545 13.299 13.429 10.395- foraggere avv. 46.630 150.196 32.762 130.754 21.448 103.349b. colt. legnose agrarie 130.741 230.219 115.242 192.943 105.951 183.612- vite 101.144 90.069 75.073 70.755 53.796 58.504- olivo 72.891 94.981 70.561 88.827 79.061 97.011- fruttiferi 26.963 41.959 28.357 28.945 24.084 22.744c. prati perm. e pascoli 36.180 170.458 36.410 164.205 37.400 133.612SAU TOTALE (a + b + c) 990.181 927.568 857.698Fonte: ISTAT.Tabella 11bis. Variazioni % del numero di aziende e della superficie delle pr<strong>in</strong>cipalicoltivazioni <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, anni censuari 1982, 1990 e 2000.variazioni aziendevariazioni superfici1982-2000 1990-2000 1982-2000 1990-2000a. sem<strong>in</strong>ativi -23,9 -16,7 -8,3 -5,2- frumento tenero -78,4 -58,8 -79,2 -57,4- frumento duro 29,0 19,5 132,0 52,3- ortive -62,4 -23,5 -24,1 -21,8- foraggere avv. -54,0 -34,5 -31,2 -21,0b. colt. legnose agrarie -19,0 -8,1 -20,2 -4,8- vite -46,8 -28,3 -35,0 -17,3- olivo 8,5 12,0 2,1 9,2- fruttiferi -10,7 -15,1 -45,8 -21,4c. prati perm. e pascoli 3,4 2,7 -21,6 -18,6SAU TOTALE (a + b + c) -13,4 -7,5Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.47


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEPer quanto riguarda le aziende con allevamento, che sono circa <strong>il</strong> 35,6% deltotale (ISTAT, 2002), dal 1990 si è avuta una riduzione superiore al 30%. Lanostra regione ha avuto <strong>in</strong>fatti una drastica riduzione dei capi di bestiame,riduzione che nel caso dei su<strong>in</strong>i e dei bov<strong>in</strong>i è stata superiore al valore registrato<strong>in</strong> Italia. Dall’analisi per classi di superfici risulta che la contrazione<strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> ha <strong>in</strong>teressato quasi esclusivamente le piccole aziende allevatricicon un’estensione del terreno f<strong>in</strong>o a 20 ettari, sopra questa soglia le aziendeallevatrici sono aumentate (ARSIA-IRPET, 2003; ISTAT, 2002).Alla data del 22 ottobre 2000, le aziende agricole toscane che praticano l’allevamentodi bestiame risultano essere 49.805, pari al 35,6% del totale.Rispetto al 1990, <strong>il</strong> calo registrato nel numero di aziende con allevamentosupera <strong>il</strong> 30%. Una contrazione che <strong>in</strong>teressa soprattutto le aziende di m<strong>in</strong>oreestensione (ISTAT, 2002), e <strong>in</strong> modo particolare le aziende allevatricisenza terreno agrario, quasi scomparse dal territorio regionale; aumentano<strong>in</strong>vece le aziende che superano i 20 ettari.La considerazione pr<strong>in</strong>cipale che emerge dall’analisi dell’evoluzione dell’ut<strong>il</strong>izzodella superficie agricola regionale, affiancata dalla letteratura <strong>in</strong> materia(Pacciani et al., 1996 e 1998; ARSIA-IRPET, 2002 e 2003) è quella diun’agricoltura che si orienta gradualmente alle produzioni di qualità e perle quali esiste una decisa tradizione e vocazione territoriale (v<strong>in</strong>o e olio <strong>in</strong>primis), che contemporaneamente riescono a soddisfare le nuove esigenze diorganizzazione e flessib<strong>il</strong>ità del lavoro e di riconoscimento sociale. Questaconsiderazione può contribuire anche a spiegare i motivi del forte decl<strong>in</strong>odell’attività di allevamento (bov<strong>in</strong>o e su<strong>in</strong>o <strong>in</strong> particolare) sul territorioregionale (Tab. 12), nonostante si registr<strong>in</strong>o alcuni segnali di ripresa peralcune produzioni di particolare pregio qualitativo (ad esempio l’allevamentodella razza bov<strong>in</strong>a da carne Chian<strong>in</strong>a).La vocazione alle produzioni di qualità emerge anche dalla Tabella 13, nellaquale vengono s<strong>in</strong>teticamente richiamati i dati relativi all’agriturismo, allaproduzione biologica, all’agricoltura <strong>in</strong>tegrata e a quella sottoposta a discipl<strong>in</strong>are.Del fenomeno dell’agriturismo si parlerà diffusamente <strong>in</strong> seguito(cfr. cap. 4): basterà qui ricordare <strong>il</strong> fortissimo <strong>in</strong>cremento di aziende sul territorioregionale, e le potenzialità che tale attività presenta <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i dioccupazione, reddito, mantenimento della cultura e tradizioni del territorio,valorizzazione delle produzioni, fruizione del paesaggio e dell’ambiente,Tabella 12. Aziende con allevamento e numero di capi per specie <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, anni censuari 1982, 1990 e 2000.481982 1982 1990 1990 2000 2000aziende capi aziende capi aziende capiAziende con allevamenti 89.620 - 71.852 - 49.805 -Bov<strong>in</strong>i e bufal<strong>in</strong>i 16.269 202.124 9.206 150.230 4.969 103.529- Vacche da latte 7.170 36.794 4.079 32.893 1.036 15.348Ov<strong>in</strong>i 8.101 583.232 7.556 717.534 4.635 554.679- Pecore 8.025 505.036 7.502 619.557 4.504 495.357C<strong>apri</strong>ni 5.495 30.987 4.522 33.311 2.028 17.158Equ<strong>in</strong>i 3.657 18.912 4.729 23.064 4.233 18.589Su<strong>in</strong>i 22.605 424.797 11.897 292.785 5.471 171.641Conigli 65.312 1.404.954 44.135 1.464.581 24.893 544.876Allevamenti avicoli 78.153 4.569.700 62.814 5.248.025 42.057 3.484.039Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANAnonché di <strong>in</strong>tegrare le molteplici risorse presenti sul territorio <strong>in</strong> un “pacchettounico” da proporre ai clienti. Anche lo sv<strong>il</strong>uppo dell’agricoltura biologicae della produzione <strong>in</strong>tegrata, per quanto con percorsi e motivazioni <strong>in</strong>buona parte diversi, testimoniano la ricerca di un miglioramento della salubritàdei prodotti e dei processi produttivi per l’ambiente. Allo stesso tempo,ma con modalità diverse, un grande <strong>in</strong>teresse stanno avendo le produzionisottoposte a discipl<strong>in</strong>are, nell’ambito delle quali spiccano le produzioni DOPe IGP (ARSIA-IRPET, 2002 e 2003).Tabella 13. Aziende e relative superfici di alcune categorie di produzioni e servizidi qualità <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, anni censuari 1982, 1990 e 2000.<strong>Toscana</strong> N. aziende % su tot. Sup. tot. (ha) % su tot.Agriturismo 2.262 1,6 189.608 11,7Agricoltura <strong>in</strong>tegrata 7.368 5,3 303.393 18,6Agricoltura biologica 2.479 1,8 109.785 6,7Sottoposta a discipl<strong>in</strong>are 7.852 5,6 315.771 19,4TOTALE TOSCANA 139.872 1.627.461Fonte: ISTAT.Delle modalità di organizzazione e ut<strong>il</strong>izzo del fattore lavoro nelle aziendeagricole toscane si parlerà nel prossimo capitolo. Preme qui solamentesegnalare che i ricordati cambiamenti nelle modalità di organizzazione delprocesso produttivo <strong>in</strong>terno all’azienda agraria (esternalizzazione delle fasidel processo) hanno avuto riflessi sulla diffusione del contoterzismo e delpart-time presso le aziende agricole toscane, ma non hanno alterato <strong>in</strong>sostanza <strong>il</strong> grande apporto fornito dal lavoro fam<strong>il</strong>iare (82,0% del totalesecondo l’ultima r<strong>il</strong>evazione censuaria), soprattutto nelle aziende di piccolae media dimensione produttiva.2.6 Analisi della d<strong>in</strong>amica delle imprese agricole negli ultimi anni attraverso idati della RICA-<strong>Toscana</strong>, Rete di Contab<strong>il</strong>ità AgricolaPremessaL’elaborazione delle <strong>in</strong>formazioni elementari presenti nella banca dati dellaRete di Informazione Contab<strong>il</strong>e Agricola (RICA), gestita dalla <strong>Regione</strong><strong>Toscana</strong>, dall’ARSIA e dall’INEA, grazie ad uno specifico protocollo d’<strong>in</strong>tesa,<strong>in</strong> attuazione di regolamenti comunitari e disposizioni nazionali, permettedi <strong>in</strong>dividuare le caratteristiche strutturali ed i risultati economico-f<strong>in</strong>anziaridelle aziende agricole. Vengono, <strong>in</strong>oltre, predisposti i b<strong>il</strong>anci settorialidei processi produttivi <strong>in</strong> modo da analizzare i marg<strong>in</strong>i lordi ed i costi di produzionedelle attività economiche.La Banca dati RICA ha come scopo pr<strong>in</strong>cipale quello di raccogliere <strong>in</strong>formazionitra loro confrontab<strong>il</strong>i sulla situazione delle aziende agricole dei varipaesi dell’Unione Europea, attraverso una r<strong>il</strong>evazione diretta e sistematicadi tutti i fatti amm<strong>in</strong>istrativi che avvengono nel corso dell’<strong>in</strong>tero anno solare.Gli elementi ottenuti servono, <strong>in</strong> particolare, come base per la stesura daparte della Commissione Europea delle relazioni sulla situazione dell’agricolturae dei mercati agricoli, nonché sui redditi agricoli dell’Unione49


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEEuropea; le relazioni vengono presentate annualmente agli organismi rappresentativicomunitari ed ut<strong>il</strong>izzate anche per la fissazione annua dei prezzidei prodotti agricoli.L’aspetto da sottol<strong>in</strong>eare maggiormente è forse rappresentato dal fatto chela ut<strong>il</strong>izzazione di un’unica metodologia contab<strong>il</strong>e consente di effettuare confrontispaziali e temporali sui pr<strong>in</strong>cipali parametri strutturali ed economici,<strong>in</strong> modo da r<strong>il</strong>evare <strong>il</strong> processo di cont<strong>in</strong>uo adattamento della strutturaaziendale alle modifiche che provengono dall’ambiente esterno e da situazioni<strong>in</strong>terne.Il campione della RICA r<strong>il</strong>evato <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> negli ultimi anni è <strong>in</strong> media di700 aziende su un totale nazionale di 18m<strong>il</strong>a, che a sua volta <strong>in</strong>cide per circaun terzo sull’<strong>in</strong>tero campione comunitario.Prima di esam<strong>in</strong>are i dati tecnico-economici, è ut<strong>il</strong>e ricordare che <strong>il</strong> campodi osservazione della RICA non si riferisce all’<strong>in</strong>tero universo di aziendeagricole, ma solo a quelle orientate al mercato e con una determ<strong>in</strong>ata dimensioneeconomica.Vengono qui esposti i risultati di un gruppo di 410 aziende che risultanocostanti nel periodo 1996-2000, <strong>in</strong> maniera da monitorare le pr<strong>in</strong>cipalivariazioni <strong>in</strong>tervenute nel corso degli ultimi anni, con particolare attenzionealla struttura ed alla d<strong>in</strong>amica della componente lavorativa.Caratteristiche del lavoro agricolo nel campione costante 1996-2000Il primo dato da evidenziare è che nel campione RICA la quasi totalità delleaziende (90%) sono a conduzione diretta del coltivatore, che presta la propriamanodopera <strong>in</strong> azienda. In media l’attività prestata dal conduttore edai componenti della famiglia <strong>in</strong>cide per circa 2/3 sul totale del lavoro impiegato<strong>in</strong> azienda, mentre la quota restante risulta equamente suddivisa tralavoratori fissi ed avventizi. Il confronto con <strong>il</strong> dato nazionale, <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> lavorodipendente costituisce una quota modesta del lavoro complessivamenteprestato e mediamente <strong>in</strong>feriore al 10%, fa emergere una caratteristica propriadel campione toscano, che tende a priv<strong>il</strong>egiare l’<strong>in</strong>serimento <strong>in</strong> contab<strong>il</strong>itàdi aziende professionali.Il numero di occupati nelle aziende del campione costante, espresso <strong>in</strong> Unitàdi lavoro (UL) 5 , ammonta <strong>in</strong> media a livello regionale a 2,9, a fronte di unvalore nazionale elaborato per lo stesso periodo di 1,7. Il confronto con laSuperficie Agricola Ut<strong>il</strong>izzata (SAU) consente, tuttavia, di r<strong>il</strong>evare che sianel campione costante toscano che a livello nazionale ogni Unità di lavoroha a disposizione mediamente 14 ettari di superficie. L’analisi territorialemostra sensib<strong>il</strong>i differenze sia nelle tipologie di manodopera ut<strong>il</strong>izzata chenell’impiego del fattore lavoro.Si osserva, <strong>in</strong>oltre, una tendenza alla contrazione delle dotazioni di lavoro,espressa da un tasso di variazione medio annuo complessivo pari a -0,7%.Tale andamento generale non <strong>in</strong>teressa tutte le tipologie di lavoro impiegate.Viene confermato <strong>il</strong> ricorso a forme di ut<strong>il</strong>izzazione più flessib<strong>il</strong>i delleforze di lavoro, dato che la contrazione riguarda sia la manodopera fam<strong>il</strong>ia-505Secondo la def<strong>in</strong>izione comunitaria, una UL equivale al contributo lavorativo di una personache lavora almeno per 2.200 ore nel corso dell’anno. Un addetto fam<strong>il</strong>iare che presti più di2.200 ore è comunque pari a 1 UL; al di sotto di tale limite l’unità di lavoro si calcola mediante<strong>il</strong> rapporto tra le ore prestate e 2.200. Per la manodopera fam<strong>il</strong>iare <strong>il</strong> calcolo viene effettuatoper ciascun addetto. Ogni salariato fisso per def<strong>in</strong>izione corrisponde ad una UL; per la manodoperaa tempo determ<strong>in</strong>ato le UL sono date dal rapporto tra <strong>il</strong> monte orario e 2.200 ore.


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANAre impiegata regolarmente che la salariata fissa, mentre le altre forme presentanoun andamento positivo (fam<strong>il</strong>iari part-time e avventizi). L’attivitàdei fam<strong>il</strong>iari part-time assume una importante funzione stab<strong>il</strong>izzatrice dell’azienda,nel senso che contribuisce a far fronte alle punte di lavoro che possonopresentarsi nel corso dell’anno e, di conseguenza, a mantenere su unlivello contenuto <strong>il</strong> ricorso all’opera dei salariati.Sulla produttività lorda del lavoro, che nel qu<strong>in</strong>quennio si assesta su circa46.470 euro per UL, esercita un’<strong>in</strong>fluenza positiva non solo <strong>il</strong> grado di attivitàdelle aziende, ma anche un diverso livello tecnologico che, nella maggiorparte dei casi può essere espresso dall’impiego di capitali per UL.L’esame dei valori assoluti e relativi dei capitali conferma una serie di fenomeniche si verificano nelle unità diretto coltivatrici: con l’aumentare delladimensione aziendale l’<strong>in</strong>tensità del capitale fondiario e del capitale di esercizioper ettaro di superficie si contrae; con la dimensione aziendale cresce<strong>il</strong> livello di <strong>in</strong>tensità fondiaria ed agraria commisurata alle forze di lavoro.Come è noto, quest’ultimo parametro esprime non solo <strong>il</strong> diverso grado d<strong>il</strong>ivello tecnologico delle aziende, ma viene ut<strong>il</strong>izzato anche per <strong>in</strong>dividuarel’<strong>in</strong>vestimento necessario per occupare una unità di lavoro e soprattutto puòessere confrontato con gli analoghi <strong>in</strong>dicatori di altri settori produttivi.L’<strong>in</strong>vestimento necessario per occupare una Unità di Lavoro è <strong>in</strong> media di223 m<strong>il</strong>a euro, valore sui quali gravano anche le immob<strong>il</strong>izzazioni relativeall’agriturismo. Le sensib<strong>il</strong>i variazioni a livello prov<strong>in</strong>ciale sono da attribuireal diverso grado di <strong>in</strong>tensità della manodopera ut<strong>il</strong>izzata per ettaro disuperficie, nonché alla <strong>in</strong>fluenza che la localizzazione delle aziende ha suivalori medi unitari della terra e sull’<strong>in</strong>tensità fondiaria e di esercizio.I nuovi <strong>in</strong>vestimenti per unità di lavoro conseguentemente possono fornire<strong>in</strong>dicazioni sulla vitalità del settore e sulla capacità o meno di creare, neltempo, nuove opportunità di occupazione: nel qu<strong>in</strong>quennio i nuovi <strong>in</strong>vestimentiper UL passano da 3.800 a 7.300 euro. Anche qui l’analisi territorialeevidenzia, però, andamenti differenziati che possono essere attribuiti alleesigenze delle diverse realtà produttive, alle specializzazioni tecniche edeconomiche, agli <strong>in</strong>vestimenti effettuati negli anni precedenti, nonché allapossib<strong>il</strong>ità di beneficiare dei contributi pubblici, tra i quali soprattutto quelliprevisti da <strong>in</strong>terventi comunitari.La lettura dei dati mostra, <strong>in</strong>fatti, che nelle prov<strong>in</strong>ce di Massa, Lucca ePistoia vi è una tendenza molto contenuta ad effettuare nuovi <strong>in</strong>vestimenti,da attribuirsi alla crisi del settore zootecnico e agli scarsi contributi per <strong>il</strong>settore ortoflorovivaistico. Nelle altre prov<strong>in</strong>ce, <strong>in</strong>vece, la valutazioneimprenditoriale dei benefici attesi consente di attivare maggiori risorse; <strong>in</strong>particolare, nelle prov<strong>in</strong>ce di Firenze e Siena si r<strong>il</strong>eva una maggior capacitàdi adattamento della struttura aziendale, grazie ad una molteplicità di fattoritra i quali si ricordano gli ottimi risultati delle produzioni viticole diqualità, le nuove opportunità fornite dall’agriturismo, l’<strong>in</strong>tervento pubblicodi cui beneficiano tali territori e le attività <strong>in</strong> essi svolte.Il contributo pubblico contribuisce ad attivare le risorse proprie disponib<strong>il</strong>i erappresenta, qu<strong>in</strong>di, un forte <strong>in</strong>centivo alla realizzazione degli <strong>in</strong>vestimentiaziendali. In media nelle aziende del campione costante i contributi <strong>in</strong>cidonosulla formazione della Produzione Lorda Totale (PLT) per circa l’11%, connotevoli differenze territoriali e per <strong>in</strong>dirizzo produttivo praticato.Vengono di seguito allegate le elaborazioni effettuate sulla Banca dati RICArelative ai pr<strong>in</strong>cipali <strong>in</strong>dicatori di efficienza tecnico economica del campionecostante regionale 1996-2000.51


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 14. Dati strutturali aziendali per prov<strong>in</strong>cia – Anni 1996/2000. Media, coefficiente di variazione e tassodi variazione medio annuo.Prov<strong>in</strong>cia Descrizione 1996 1998 2000 Media Coef. t. v. m. a.var. (%)Massa Numero Aziende 21 21 21 21 - -Carrara Superficie Media Aziendale (ha) 21,21 21,21 21,21 21,21 - -SAU Media Aziendale (ha) 15,78 15,78 15,78 15,78 - -SAU <strong>in</strong> Affitto/SAU (%) 33,41 33,41 33,41 33,41 - -SAU a Riposo/SAU (%) - - - - - -Numero UBA per ha 0,91 0,77 0,70 0,78 0,09 -5,62Lucca Numero Aziende 20 20 20 20 - -Superficie Media Aziendale (ha) 6,08 6,25 6,27 6,19 0,01 0,92SAU Media Aziendale (ha) 5,45 5,57 5,57 5,52 0,01 0,66SAU <strong>in</strong> Affitto/SAU (%) 30,16 8,99 8,99 17,35 0,60 -35,33SAU a Riposo/SAU (%) 3,08 2,78 3,48 3,18 0,11 -0,13Numero UBA per ha 0,26 0,12 0,12 0,18 0,40 -22,31Pistoia Numero Aziende 38 38 38 38 - -Superficie Media Aziendale (ha) 13,93 14,50 13,63 13,92 0,02 -0,66SAU Media Aziendale (ha) 9,67 9,68 8,91 9,37 0,04 -2,41SAU <strong>in</strong> Affitto/SAU (%) 16,38 16,26 8,21 13,25 0,30 -17,77SAU a Riposo/SAU (%) 10,16 11,32 19,37 14,20 0,29 21,38Numero UBA per ha - - - - - -Firenze Numero Aziende 52 52 52 52 - -Superficie Media Aziendale (ha) 91,69 90,37 88,93 90,37 0,01 -0,89SAU Media Aziendale (ha) 46,86 45,70 44,30 45,74 0,03 -1,74SAU <strong>in</strong> Affitto/SAU (%) 23,96 22,12 18,60 22,40 0,11 -6,89SAU a Riposo/SAU (%) 17,07 16,09 16,08 16,05 0,04 -1,42Numero UBA per ha 0,21 0,24 0,25 0,24 0,07 5,05Prato Numero Aziende 3 3 3 3 - -Superficie Media Aziendale (ha) 7,57 8,13 8,13 7,91 0,04 2,17SAU Media Aziendale (ha) 6,93 6,93 6,43 6,73 0,04 -2,20SAU <strong>in</strong> Affitto/SAU (%) 23,56 23,56 25,39 24,26 0,04 2,29SAU a Riposo/SAU (%) - - - - - -Numero UBA per ha - - - - - -Livorno Numero Aziende 20 20 20 20 - -Superficie Media Aziendale (ha) 23,13 25,07 25,37 24,60 0,03 1,65SAU Media Aziendale (ha) 21,44 23,07 23,30 22,69 0,03 1,28SAU <strong>in</strong> Affitto/SAU (%) 17,06 23,16 23,19 21,99 0,14 3,13SAU a Riposo/SAU (%) 3,40 3,17 4,54 3,92 0,14 7,80Numero UBA per ha 0,31 0,27 0,25 0,28 0,07 -4,12Pisa Numero Aziende 43 43 43 43 - -Superficie Media Aziendale (ha) 69,21 78,11 71,80 74,49 0,05 0,23SAU Media Aziendale (ha) 63,05 71,99 64,73 68,21 0,06 -0,12SAU <strong>in</strong> Affitto/SAU (%) 31,29 36,91 30,06 34,37 0,10 -2,15SAU a Riposo/SAU (%) 13,47 5,71 8,62 8,27 0,34 -8,03Numero UBA per ha 0,10 0,08 0,09 0,09 0,08 -3,99Arezzo Numero Aziende 61 61 61 61 - -Superficie Media Aziendale (ha) 21,66 23,76 24,83 23,42 0,05 3,67SAU Media Aziendale (ha) 19,32 20,59 21,67 20,52 0,04 3,10SAU <strong>in</strong> Affitto/SAU (%) 27,69 26,18 28,43 27,72 0,03 0,92SAU a Riposo/SAU (%) 1,87 2,21 3,12 2,56 0,19 13,40Numero UBA per ha 0,40 0,45 0,40 0,42 0,05 -0,81Siena Numero Aziende 68 68 68 68 - -Superficie Media Aziendale (ha) 132,61 130,48 128,46 131,31 0,02 -1,04SAU Media Aziendale (ha) 85,52 84,62 82,80 84,68 0,01 -0,93SAU <strong>in</strong> Affitto/SAU (%) 15,60 16,35 14,81 15,94 0,05 -1,9252


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANAProv<strong>in</strong>cia Descrizione 1996 1998 2000 Media Coef. t. v. m. a.var. (%)SAU a Riposo/SAU (%) 13,90 8,58 8,49 9,78 0,21 -11,61Numero UBA per ha 0,14 0,14 0,14 0,14 0,04 0,05Grosseto Numero Aziende 84 84 84 84 - -Superficie Media Aziendale (ha) 44,48 44,03 43,84 43,68 0,01 -0,37SAU Media Aziendale (ha) 37,14 37,03 36,15 36,54 0,01 -0,77SAU <strong>in</strong> Affitto/SAU (%) 30,88 34,82 36,70 33,72 0,06 4,09SAU a Riposo/SAU (%) 1,95 1,84 2,39 2,37 0,29 11,67Numero UBA per ha 0,43 0,42 0,43 0,43 0,02 0,53TOSCANA Numero Aziende 410 410 410 410 - -Superficie Media Aziendale (ha) 57,08 57,87 56,74 57,42 0,01 -0,36SAU Media Aziendale (ha) 40,29 41,19 39,86 40,64 0,02 -0,52SAU <strong>in</strong> Affitto/SAU (%) 23,68 25,54 23,56 24,74 0,05 -0,98SAU a Riposo/SAU (%) 10,46 7,09 7,91 8,19 0,14 -5,43Numero UBA per ha 0,24 0,23 0,23 0,23 0,02 0,13Tabella 15. Struttura del lavoro per prov<strong>in</strong>cia – Anni 1996-2000. Media, coefficiente di variazione e tasso divariazione medio annuo.Prov<strong>in</strong>cia Descrizione 1996 1998 2000 Media Coef. t. v. m. a.var. (%)Massa Numero UL Medie 2,74 2,44 2,45 2,54 0,06 -3,50CarraraULF/ULT (%) 96,52 96,22 95,22 96,18 0,01 -0,31UL Avventizie/ULT (%) 3,48 3,78 2,83 3,44 0,10 -2,75UL Fisse/ULT (%) - - 1,94 0,38 2,04 -Numero Ore per ha 326,26 350,83 345,81 350,55 0,06 -0,27Lucca Numero UL Medie 2,42 2,27 2,16 2,30 0,05 -3,26ULF/ULT (%) 79,40 77,49 76,61 78,07 0,02 -1,02UL Avventizie/ULT (%) 10,28 7,08 7,18 7,57 0,19 -6,86UL Fisse/ULT (%) 10,32 15,44 16,21 14,36 0,15 9,78Numero Ore per ha 991,44 909,68 865,60 929,76 0,06 -3,96Pistoia Numero UL Medie 2,46 3,03 2,99 2,94 0,08 2,98ULF/ULT (%) 73,83 77,25 77,56 77,00 0,02 0,96UL Avventizie/ULT (%) 6,95 5,38 2,22 4,32 0,45 -28,04UL Fisse/ULT (%) 19,22 17,37 20,22 18,68 0,08 3,00Numero Ore per ha 537,74 717,91 761,10 703,01 0,12 6,67Firenze Numero UL Medie 4,42 4,11 4,05 4,09 0,05 -1,04ULF/ULT (%) 36,62 34,60 34,75 35,92 0,08 -3,28UL Avventizie/ULT (%) 31,60 35,93 37,73 33,78 0,18 9,12UL Fisse/ULT (%) 31,78 29,48 27,52 30,30 0,10 -5,50Numero Ore per ha 197,51 181,93 190,65 185,40 0,06 0,67Prato Numero UL Medie 1,07 1,00 0,79 0,99 0,10 -6,22ULF/ULT (%) 100,00 100,00 100,00 100,00 - -UL Avventizie/ULT (%) - - - - - -UL Fisse/ULT (%) - - - - - -Numero Ore per ha 349,23 326,92 274,61 332,05 0,09 -4,18Livorno Numero UL Medie 2,70 2,69 2,62 2,66 0,01 -0,75ULF/ULT (%) 97,66 96,11 95,14 96,19 0,01 -0,52UL Avventizie/ULT (%) 2,34 3,89 4,86 3,81 0,21 14,32UL Fisse/ULT (%) - - - - - -Numero Ore per ha 279,28 258,21 256,83 262,73 0,03 -1,3853


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEProv<strong>in</strong>cia Descrizione 1996 1998 2000 Media Coef. t. v. m. a.var. (%)Pisa Numero UL Medie 2,16 2,14 2,29 2,13 0,04 1,04ULF/ULT (%) 82,96 82,06 74,44 80,02 0,04 -1,74UL Avventizie/ULT (%) 9,43 9,24 15,40 11,00 0,22 8,56UL Fisse/ULT (%) 7,62 8,70 10,17 8,97 0,09 5,97Numero Ore per ha 75,12 65,64 78,25 68,37 0,10 1,37Arezzo Numero UL Medie 2,35 2,05 2,18 2,20 0,04 -1,44ULF/ULT (%) 90,74 92,25 88,47 90,35 0,01 -0,70UL Avventizie/ULT (%) 7,02 5,35 9,27 7,37 0,19 9,18UL Fisse/ULT (%) 2,23 2,40 2,26 2,28 0,03 -0,09Numero Ore per ha 269,33 219,22 221,54 236,72 0,08 -4,63Siena Numero UL Medie 4,26 4,63 4,42 4,45 0,03 0,97ULF/ULT (%) 41,92 37,92 37,62 38,73 0,05 -3,27UL Avventizie/ULT (%) 27,58 32,69 32,47 31,26 0,08 4,83UL Fisse/ULT (%) 30,50 29,39 29,91 30,02 0,01 -0,60Numero Ore per ha 106,41 114,27 111,91 110,74 0,03 1,38Grosseto Numero UL Medie 2,37 2,12 2,01 2,20 0,06 -4,06ULF/ULT (%) 87,24 92,47 94,33 91,13 0,03 1,79UL Avventizie/ULT (%) 7,24 6,40 4,48 6,81 0,21 -10,86UL Fisse/ULT (%) 5,52 1,12 1,18 2,06 0,86 -43,11Numero Ore per ha 140,35 131,14 126,59 136,47 0,05 -2,67TOSCANA Numero UL Medie 2,96 2,91 2,87 2,91 0,01 -0,72ULF/ULT (%) 66,49 65,17 64,60 65,70 0,02 -1,11UL Avventizie/ULT (%) 16,54 18,43 18,88 17,70 0,09 5,12UL Fisse/ULT (%) 16,97 16,40 16,51 16,60 0,02 -0,92Numero Ore per ha 157,38 153,02 156,52 155,39 0,01 0,02Tabella 16. Struttura del Capitale per prov<strong>in</strong>cia – Anni 1996-2000. Media, coefficiente di variazione e tasso divariazione medio annuo.Prov<strong>in</strong>cia Descrizione 1996 1998 2000 Media Coef. t. v. m. a.var. (%)Massa Cap. Fond./Sup. Tot. (000L.) 19.629 19.548 22.951 20.398 0,06 3,73CarraraCap. Fond. aff./Cap. Fond (%) 12,18 12,36 10,81 11,89 0,05 -2,74Cap. Fond./UL (000L.) 152.143 169.623 198.497 170.651 0,10 7,35Nuovi Inves./Sup. Tot. (000L.) 342 145 113 309 0,91 9,68Cap. Eserc./SAU (000L.) 8.217 7.645 8.014 7.920 0,03 -0,83Cap. Macch<strong>in</strong>e/Cap. Es. (%) 54,58 56,16 55,93 55,31 0,01 0,59Cap. Bestiame/Cap. Es. (%) 21,53 22,57 19,50 21,29 0,05 -2,42Lucca Cap. Fond./Sup. Tot. (000L.) 76.666 85.558 82.324 81.260 0,04 2,03Cap. Fond. aff./Cap. Fond (%) 10,74 4,79 6,87 7,88 0,31 -14,28Cap. Fond./UL (000L.) 192.410 235.959 239.158 218.788 0,10 6,36Nuovi Inves./Sup. Tot. (000L.) 732 214 196 380 0,54 -21,12Cap. Eserc./SAU (000L.) 13.740 13.045 12.029 12.917 0,04 -2,97Cap. Macch<strong>in</strong>e/Cap. Es. (%) 51,15 45,09 39,58 44,76 0,10 -6,74Cap. Bestiame/Cap. Es. (%) 5,01 2,50 2,56 3,71 0,38 -20,72Pistoia Cap. Fond./Sup. Tot. (000L.) 62.857 64.276 67.822 65.140 0,03 2,19Cap. Fond. aff./Cap. Fond (%) 17,15 16,66 14,91 16,13 0,06 -3,96Cap. Fond./UL (000L.) 355.332 307.462 308.768 308.633 0,08 -1,97Nuovi Inves./Sup. Tot. (000L.) 48 4 675 424 1,14 -98,69Cap. Eserc./SAU (000L.) 8.602 7.995 10.470 8.952 0,10 5,17Cap. Macch<strong>in</strong>e/Cap. Es. (%)Cap. Bestiame/Cap. Es. (%)48,19-42,06-45,53-44,46-0,05--1,64-54


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANAProv<strong>in</strong>cia Descrizione 1996 1998 2000 Media Coef. t. v. m. a.var. (%)Firenze Cap. Fond./Sup. Tot. (000L.) 16.022 17.020 19.078 17.325 0,06 4,56Cap. Fond. aff./Cap. Fond (%) 13,21 10,79 9,41 11,83 0,16 -8,91Cap. Fond./UL (000L.) 332.567 374.218 418.659 382.454 0,08 4,45Nuovi Inves./Sup. Tot. (000L.) 417 926 1.135 838 0,38 32,66Cap. Eserc./SAU (000L.) 5.553 6.368 7.940 6.350 0,17 11,99Cap. Macch<strong>in</strong>e/Cap. Es. (%) 52,13 51,29 53,91 52,61 0,02 0,14Cap. Bestiame/Cap. Es. (%) 3,72 3,47 3,43 3,59 0,09 -3,87Prato Cap. Fond./Sup. Tot. (000L.) 26.507 26.334 24.803 25.916 0,03 -1,77Cap. Fond. aff./Cap. Fond (%) 25,41 24,44 25,31 24,99 0,01 -0,06Cap. Fond./UL (000L.) 187.446 214.183 256.437 207.961 0,12 7,77Nuovi Inves./Sup. Tot. (000L.) - - - - - -Cap. Eserc./SAU (000L.) 2.094 1.798 1.818 1.954 0,08 -4,34Cap. Macch<strong>in</strong>e/Cap. Es. (%) 47,71 48,80 49,68 50,35 0,05 -0,42Cap. Bestiame/Cap. Es. (%) - - - - - -Livorno Cap. Fond./Sup. Tot. (000L.) 20.683 22.387 25.199 22.828 0,08 5,80Cap. Fond. aff./Cap. Fond (%) 12,36 19,68 18,87 18,26 0,17 5,36Cap. Fond./UL (000L.) 177.378 208.713 243.689 211.195 0,11 8,31Nuovi Inves./Sup. Tot. (000L.) 203 763 712 586 0,37 14,35Cap. Eserc./SAU (000L.) 5.987 5.285 5.317 5.475 0,05 -1,82Cap. Macch<strong>in</strong>e/Cap. Es. (%) 66,44 61,88 62,24 63,07 0,03 -1,37Cap. Bestiame/Cap. Es. (%) 14,84 15,12 13,42 14,72 0,05 -2,70Pisa Cap. Fond./Sup. Tot. (000L.) 16.268 16.431 18.108 16.932 0,05 3,20Cap. Fond. aff./Cap. Fond (%) 24,10 27,14 22,66 25,60 0,09 -2,80Cap. Fond./UL (000L.) 521.625 600.362 568.491 591.434 0,08 2,35Nuovi Inves./Sup. Tot. (000L.) 309 176 138 200 0,34 -10,79Cap. Eserc./SAU (000L.) 2.737 2.510 2.897 2.619 0,07 2,10Cap. Macch<strong>in</strong>e/Cap. Es. (%) 69,01 65,60 64,21 66,42 0,02 -1,46Cap. Bestiame/Cap. Es. (%) 7,06 6,18 6,60 6,59 0,06 -2,83Arezzo Cap. Fond./Sup. Tot. (000L.) 27.068 25.742 26.500 26.376 0,02 -0,64Cap. Fond. aff./Cap. Fond (%) 19,16 18,37 20,29 19,00 0,04 0,86Cap. Fond./UL (000L.) 249.004 298.317 302.425 280.605 0,07 4,49Nuovi Inves./Sup. Tot. (000L.) 1.026 263 894 826 0,35 -1,97Cap. Eserc./SAU (000L.) 7.233 6.284 6.276 6.523 0,06 -3,87Cap. Macch<strong>in</strong>e/Cap. Es. (%) 66,22 63,27 59,42 62,15 0,04 -2,81Cap. Bestiame/Cap. Es. (%) 13,74 16,06 15,38 15,47 0,08 3,77Siena Cap. Fond./Sup. Tot. (000L.) 12.770 14.476 16.273 14.416 0,09 6,44Cap. Fond. aff./Cap. Fond (%) 7,53 12,15 11,08 10,88 0,16 7,67Cap. Fond./UL (000L.) 397.471 408.301 472.459 425.230 0,06 4,32Nuovi Inves./Sup. Tot. (000L.) 239 911 919 733 0,46 38,12Cap. Eserc./SAU (000L.) 4.218 5.406 5.935 5.091 0,14 10,02Cap. Macch<strong>in</strong>e/Cap. Es. (%) 61,93 49,83 51,66 54,20 0,10 -5,64Cap. Bestiame/Cap. Es. (%) 6,87 5,60 5,09 5,85 0,13 -8,27Grosseto Cap. Fond./Sup. Tot. (000L.) 13.009 13.630 15.055 14.079 0,05 3,43Cap. Fond. aff./Cap. Fond (%) 19,71 21,19 22,67 21,61 0,07 4,60Cap. Fond./UL (000L.) 243.752 283.333 328.332 279.587 0,10 7,53Nuovi Inves./Sup. Tot. (000L.) 449 319 243 437 0,35 -12,92Cap. Eserc./SAU (000L.) 4.812 4.892 4.770 4.850 0,03 -1,04Cap. Macch<strong>in</strong>e/Cap. Es. (%) 57,67 56,38 54,17 56,04 0,04 -2,28Cap. Bestiame/Cap. Es. (%) 20,88 20,86 22,98 21,50 0,05 3,20TOSCANA Cap. Fond./Sup. Tot. (000L.) 16.488 17.619 19.382 17.804 0,06 4,28Cap. Fond. aff./Cap. Fond (%) 14,51 15,93 14,87 15,62 0,05 -0,19Cap. Fond./UL (000L.) 318.355 350.729 383.834 351.248 0,06 4,64Nuovi Inves./Sup. Tot. (000L.) 361 635 720 620 0,31 21,70Cap. Eserc./SAU (000L.) 4.783 5.124 5.666 5.096 0,08 5,09Cap. Macch<strong>in</strong>e/Cap. Es. (%)Cap. Bestiame/Cap. Es. (%)59,7010,2054,069,4454,289,0255,889,660,050,06-3,00-3,5355


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 17. Risultati Economici per prov<strong>in</strong>cia – Anni 1996-2000. Media, coefficiente di variazione e tasso divariazione medio annuo.Prov<strong>in</strong>cia Descrizione 1996 1998 2000 Media Coef. t. v. m. a.var. (%)Massa Produzione Lorda Totale 7.434 6.370 7.555 7.358 0,07 1,02Carrara di cui Contributi 303 340 242 293 0,11 -4,36Costi Variab<strong>il</strong>i 2.536 2.146 2.840 2.457 0,09 2,35Reddito Lordo 4.898 4.224 4.715 4.901 0,09 0,36Costi Fissi 1.950 1.502 1.958 1.770 0,10 -0,14Reddito Netto 2.948 2.722 2.757 3.131 0,14 0,64Reddito di Lavoro 2.254 2.058 2.109 2.463 0,18 1,05Lucca Produzione Lorda Totale 33.678 31.132 34.597 35.041 0,09 2,15di cui Contributi 978 917 336 950 0,43 -19,76Costi Variab<strong>il</strong>i 12.786 12.538 13.861 12.605 0,07 2,81Reddito Lordo 20.892 18.594 20.736 22.436 0,15 1,78Costi Fissi 8.752 9.533 9.456 9.591 0,05 0,94Reddito Netto 12.140 9.061 11.280 12.845 0,24 2,42Reddito di Lavoro 12.873 9.933 11.870 13.583 0,22 1,77Pistoia Produzione Lorda Totale 19.201 20.580 25.979 22.170 0,12 8,00di cui Contributi 313 280 270 284 0,06 -2,23Costi Variab<strong>il</strong>i 6.840 7.122 9.280 7.772 0,11 7,42Reddito Lordo 12.361 13.458 16.699 14.398 0,12 8,31Costi Fissi 5.671 5.874 7.017 6.243 0,08 5,36Reddito Netto 6.690 7.584 9.682 8.155 0,15 10,66Reddito di Lavoro 6.933 8.061 10.012 8.526 0,14 10,11Firenze Produzione Lorda Totale 9.553 11.080 9.522 9.740 0,11 2,64di cui Contributi 797 766 937 811 0,09 5,12Costi Variab<strong>il</strong>i 2.707 3.611 4.137 3.246 0,24 15,76Reddito Lordo 6.846 7.469 5.385 6.494 0,11 -3,19Costi Fissi 3.033 2.864 3.634 3.137 0,09 5,45Reddito Netto 3.813 4.605 1.751 3.357 0,28 -10,80Reddito di Lavoro 4.697 5.641 2.937 4.395 0,21 -5,73Prato Produzione Lorda Totale 2.471 2.724 2.847 2.638 0,05 2,48di cui Contributi 363 449 588 432 0,20 9,25Costi Variab<strong>il</strong>i 1.460 1.235 925 1.192 0,20 -12,79Reddito Lordo 1.011 1.489 1.922 1.446 0,22 17,17Costi Fissi 1.310 1.127 1.471 1.299 0,14 6,25Reddito Netto -299 362 451 147 1,78 564,19Reddito di Lavoro -835 -195 -109 -408 -0,62 -32,47Livorno Produzione Lorda Totale 4.965 5.403 5.773 5.481 0,06 3,97di cui Contributi 714 865 779 805 0,09 3,74Costi Variab<strong>il</strong>i 1.630 1.715 1.850 1.707 0,06 3,97Reddito Lordo 3.335 3.688 3.923 3.774 0,07 3,97Costi Fissi 1.611 1.650 1.810 1.671 0,06 3,60Reddito Netto 1.724 2.038 2.113 2.103 0,10 4,26Reddito di Lavoro 1.143 1.505 1.567 1.559 0,15 5,67Pisa Produzione Lorda Totale 2.947 3.018 3.299 3.106 0,04 2,49di cui Contributi 809 809 804 815 0,03 0,76Costi Variab<strong>il</strong>i 809 880 980 857 0,09 5,28Reddito Lordo 2.138 2.138 2.319 2.249 0,04 1,45Costi Fissi 902 869 1.161 931 0,13 7,00Reddito Netto 1.236 1.269 1.158 1.318 0,10 -2,30Reddito di Lavoro 1.086 1.120 1.151 1.193 0,09 -0,36Arezzo Produzione Lorda Totale 5.913 6.342 6.722 6.364 0,05 3,70di cui Contributi 984 930 928 992 0,06 -0,42Costi Variab<strong>il</strong>i 1.891 1.553 1.992 1.802 0,09 -0,0356


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANAProv<strong>in</strong>cia Descrizione 1996 1998 2000 Media Coef. t. v. m. a.var. (%)Reddito Lordo 4.022 4.789 4.730 4.562 0,09 5,22Costi Fissi 1.719 1.686 2.001 1.826 0,06 3,53Reddito Netto 2.303 3.103 2.729 2.736 0,13 6,37Reddito di Lavoro 1.809 2.576 2.252 2.241 0,16 8,01Siena Produzione Lorda Totale 5.438 7.448 7.994 6.777 0,16 11,44di cui Contributi 605 645 625 650 0,06 1,77Costi Variab<strong>il</strong>i 1.463 2.705 3.098 2.346 0,31 23,89Reddito Lordo 3.975 4.743 4.896 4.431 0,09 5,84Costi Fissi 1.885 2.722 2.841 2.414 0,18 12,47Reddito Netto 2.090 2.021 2.055 2.017 0,04 -1,40Reddito di Lavoro 2.522 2.746 2.874 2.682 0,05 3,64Grosseto Produzione Lorda Totale 3.702 3.628 3.754 3.702 0,01 0,06di cui Contributi 591 608 586 603 0,08 2,23Costi Variab<strong>il</strong>i 1.407 1.471 1.429 1.448 0,02 0,49Reddito Lordo 2.295 2.157 2.325 2.254 0,03 -0,21Costi Fissi 1.088 1.075 1.124 1.094 0,01 0,66Reddito Netto 1.207 1.082 1.201 1.160 0,05 -1,03Reddito di Lavoro 933 737 816 829 0,08 -3,81TOSCANA Produzione Lorda Totale 5.859 6.720 6.994 6.444 0,09 5,68di cui Contributi 684 700 704 710 0,05 1,83Costi Variab<strong>il</strong>i 1.779 2.306 2.642 2.173 0,18 12,51Reddito Lordo 4.080 4.414 4.352 4.271 0,04 2,45Costi Fissi 1.853 2.080 2.362 2.064 0,10 7,17Reddito Netto 2.227 2.334 1.990 2.207 0,05 -1,76Reddito di Lavoro 2.377 2.585 2.309 2.448 0,06 0,71Tabella 18. Risultati Economici per prov<strong>in</strong>cia – Anni 1996-2000. Media, coefficiente di variazione e tasso divariazione medio annuo.Prov<strong>in</strong>cia Descrizione 1996 1998 2000 Media Coef. t. v. m. a.var. (%)Massa Produzione Lorda Totale 42.864 41.120 48.604 45.793 0,10 4,63Carrara Costi Variab<strong>il</strong>i 14.625 13.855 18.270 15.294 0,11 6,04Reddito Lordo 28.239 27.265 30.334 30.499 0,12 3,94Costi Fissi 11.243 9.693 12.595 11.015 0,09 3,53Reddito Netto 16.996 17.572 17.739 19.484 0,17 4,18Reddito di Lavoro 13.000 13.285 13.570 15.327 0,21 4,59Reddito Orario di Lavoro (L.) 6.910 5.866 6.099 7.025 0,18 1,38Lucca Produzione Lorda Totale 75.740 76.441 89.195 84.158 0,12 6,31Costi Variab<strong>il</strong>i 28.755 30.786 35.735 30.273 0,12 7,07Reddito Lordo 46.985 45.655 53.460 53.885 0,17 5,88Costi Fissi 19.684 23.408 24.380 23.035 0,08 4,96Reddito Netto 27.301 22.247 29.080 30.850 0,26 6,58Reddito di Lavoro 28.951 24.390 30.603 32.622 0,24 5,89Reddito Orario di Lavoro (L.) 12.984 10.920 13.713 14.609 0,24 5,96Pistoia Produzione Lorda Totale 75.318 65.713 77.317 70.658 0,08 1,88Costi Variab<strong>il</strong>i 26.831 22.739 27.620 24.769 0,08 1,29Reddito Lordo 48.487 42.974 49.697 45.889 0,08 2,20Costi Fissi 22.245 18.756 20.885 19.896 0,07 -0,66Reddito Netto 26.242 24.218 28.812 25.993 0,10 4,45Reddito di Lavoro 27.196 25.737 29.796 27.172 0,08 4,03Reddito Orario di Lavoro (L.) 12.893 11.228 13.154 12.128 0,09 2,5657


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEProv<strong>in</strong>cia Descrizione 1996 1998 2000 Media Coef. t. v. m. a.var. (%)Firenze Produzione Lorda Totale 101.350 123.208 104.076 108.824 0,08 1,90Costi Variab<strong>il</strong>i 28.720 40.149 45.222 36.265 0,21 14,88Reddito Lordo 72.630 83.059 58.854 72.559 0,11 -3,86Costi Fissi 32.172 31.850 39.718 35.051 0,08 4,48Reddito Netto 40.458 51.209 19.136 37.508 0,28 -11,25Reddito di Lavoro 49.832 62.732 32.099 49.104 0,20 -6,29Reddito Orario di Lavoro (L.) 23.782 31.009 15.404 23.705 0,21 -6,17Prato Produzione Lorda Totale 16.010 18.885 23.281 18.029 0,15 7,86Costi Variab<strong>il</strong>i 9.458 8.565 7.568 8.146 0,16 -8,54Reddito Lordo 6.552 10.320 15.713 9.883 0,32 24,44Costi Fissi 8.485 7.815 12.031 8.880 0,20 11,94Reddito Netto -1.933 2.505 3.682 1.003 1,90 376,08Reddito di Lavoro -5.408 -1.355 -891 -2.785 -0,57 -30,46Reddito Orario di Lavoro (L.) -2.390 -598 -397 -1.227 -0,57 -30,70Livorno Produzione Lorda Totale 39.476 46.357 51.275 46.776 0,09 5,96Costi Variab<strong>il</strong>i 12.963 14.714 16.435 14.567 0,08 6,08Reddito Lordo 26.513 31.643 34.840 32.209 0,10 5,90Costi Fissi 12.806 14.159 16.074 14.257 0,08 5,71Reddito Netto 13.707 17.484 18.766 17.952 0,13 6,05Reddito di Lavoro 9.086 12.910 13.915 13.305 0,17 7,33Reddito Orario di Lavoro (L.) 4.092 5.827 6.099 5.934 0,17 6,67Pisa Produzione Lorda Totale 86.084 101.656 93.368 99.366 0,09 1,21Costi Variab<strong>il</strong>i 23.615 29.621 27.739 27.421 0,08 3,88Reddito Lordo 62.469 72.035 65.629 71.945 0,10 0,21Costi Fissi 26.335 29.251 32.860 29.787 0,08 5,41Reddito Netto 36.134 42.784 32.769 42.158 0,18 -3,27Reddito di Lavoro 31.717 37.706 32.586 38.167 0,16 -1,60Reddito Orario di Lavoro (L.) 14.457 17.056 14.714 17.452 0,18 -1,86Arezzo Produzione Lorda Totale 48.512 63.711 66.939 59.328 0,12 8,32Costi Variab<strong>il</strong>i 15.512 15.598 19.835 16.799 0,10 4,80Reddito Lordo 33.000 48.113 47.104 42.529 0,15 9,76Costi Fissi 14.104 16.938 19.927 17.029 0,11 8,26Reddito Netto 18.896 31.175 27.177 25.500 0,19 10,78Reddito di Lavoro 14.842 25.876 22.425 20.895 0,22 12,42Reddito Orario di Lavoro (L.) 6.717 11.750 10.165 9.468 0,22 12,46Siena Produzione Lorda Totale 109.164 136.242 149.588 128.927 0,13 9,42Costi Variab<strong>il</strong>i 29.376 49.480 57.968 44.636 0,28 21,72Reddito Lordo 79.788 86.762 91.620 84.291 0,06 3,86Costi Fissi 37.837 49.792 53.158 45.918 0,15 10,46Reddito Netto 41.951 36.970 38.462 38.373 0,07 -3,36Reddito di Lavoro 50.622 50.232 53.772 51.023 0,03 1,66Reddito Orario di Lavoro (L.) 23.698 24.031 25.678 24.219 0,04 2,24Grosseto Produzione Lorda Totale 57.928 63.420 67.504 61.496 0,06 3,55Costi Variab<strong>il</strong>i 22.014 25.719 25.706 24.047 0,06 3,92Reddito Lordo 35.914 37.701 41.798 37.449 0,06 3,32Costi Fissi 17.025 18.790 20.207 18.170 0,07 4,17Reddito Netto 18.889 18.911 21.591 19.279 0,06 2,52Reddito di Lavoro 14.592 12.884 14.680 13.769 0,05 -0,30Reddito Orario di Lavoro (L.) 6.645 5.619 6.449 6.074 0,07 -1,02TOSCANA Produzione Lorda Totale 79.854 95.217 97.293 89.975 0,09 5,86Costi Variab<strong>il</strong>i 24.252 32.671 36.754 30.348 0,18 12,65Reddito Lordo 55.602 62.546 60.539 59.627 0,05 2,64Costi Fissi 25.262 29.471 32.858 28.816 0,10 7,34Reddito NettoReddito di Lavoro30.34032.39833.07536.62127.68132.12530.81134.1870,060,06-1,540,91Reddito Orario di Lavoro (L.) 15.104 16.891 14.755 15.756 0,06 0,6958


CAMBIAMENTI DELL’AGRICOLTURA E DINAMICA DELLE IMPRESE IN TOSCANATabella 19. Dati Strutturali ed Economici regionali per UDE – Anni 1996-2000. Media, coefficiente di variazionee tasso di variazione medio annuo.UDE Descrizione 1996 1998 2000 Media Coef. t. v. m. a.var. (%)da 2 a 4 Numero Aziende 6 6 5 6 0,09 -1,77UDE Superficie Media Aziendale (ha) 6,33 6,48 5,38 6,47 0,18 2,04SAU Media Aziendale (ha) 5,83 5,77 4,69 5,65 0,15 -0,02Numero UBA per ha di SAU 0,21 0,22 0,01 0,15 0,53 -21,69Numero UL per ha di SAU 0,27 0,27 0,27 0,26 0,12 -3,41Potenza/SAU (cv) 11,24 11,76 16,04 13,13 0,13 6,56Capitale Fondiario/Sup. Tot. (000L.) 33.010 39.668 46.431 38.220 0,15 3,78Capitale Esercizio/SAU (000L.) 6.619 8.497 9.590 8.158 0,14 4,88Nuovi Investimenti/Sup. Tot. (000L.) 764 103 56 472 0,87 -11,07Produzione Lorda Totale/SAU (000L.) 6.249 6.867 8.376 6.678 0,15 9,06Reddito Lordo/SAU (000L.) 4.616 5.328 5.776 4.807 0,17 8,19Reddito Netto/SAU (000L.) 2.255 2.714 2.289 2.201 0,37 11,36Reddito di Lavoro/UL (000L.) 6.535 6.310 5.595 5.387 0,63 17,84da 4 a 8 Numero Aziende 29 25 27 27 0,05 -1,11UDE Superficie Media Aziendale (ha) 12,70 12,11 12,82 12,45 0,02 -0,05SAU Media Aziendale (ha) 10,31 10,00 10,31 10,16 0,01 -0,07Numero UBA per ha di SAU 0,33 0,28 0,32 0,32 0,06 0,00Numero UL per ha di SAU 0,15 0,16 0,14 0,16 0,08 -2,50Potenza/SAU (cv) 9,02 10,30 11,00 10,11 0,08 5,46Capitale Fondiario/Sup. Tot. (000L.) 22.566 22.022 20.419 21.323 0,06 -3,43Capitale Esercizio/SAU (000L.) 6.124 7.098 5.531 6.310 0,09 -3,28Nuovi Investimenti/Sup. Tot. (000L.) 343 402 308 623 0,60 -7,73Produzione Lorda Totale/SAU (000L.) 5.621 5.125 3.641 4.765 0,16 -10,48Reddito Lordo/SAU (000L.) 4.100 3.433 2.421 3.307 0,18 -11,85Reddito Netto/SAU (000L.) 2.388 1.487 813 1.529 0,34 -22,64Reddito di Lavoro/UL (000L.) 11.859 5.295 1.051 5.637 0,63 -42,66da 8 a 16 Numero Aziende 89 81 79 82 0,05 -1,58UDE Superficie Media Aziendale (ha) 18,12 17,71 17,75 17,23 0,05 0,16SAU Media Aziendale (ha) 14,70 14,68 14,93 14,39 0,04 0,74Numero UBA per ha di SAU 0,35 0,36 0,30 0,35 0,09 -4,53Numero UL per ha di SAU 0,12 0,11 0,11 0,12 0,04 -1,71Potenza/SAU (cv) 9,15 9,50 10,09 9,65 0,04 1,55Capitale Fondiario/Sup. Tot. (000L.) 17.641 20.054 22.346 20.471 0,09 5,82Capitale Esercizio/SAU (000L.) 5.917 5.707 5.965 5.915 0,03 -0,50Nuovi Investimenti/Sup. Tot. (000L.) 378 447 343 465 0,27 3,21Produzione Lorda Totale/SAU (000L.) 4.833 5.193 5.291 5.179 0,04 2,23Reddito Lordo/SAU (000L.) 3.430 3.908 3.721 3.760 0,06 2,43Reddito Netto/SAU (000L.) 1.921 2.397 1.918 2.130 0,09 0,77Reddito di Lavoro/UL (000L.) 10.887 15.769 12.512 13.140 0,13 4,40da 16 a 40 Numero Aziende 152 147 154 153 0,02 0,20UDE Superficie Media Aziendale (ha) 34,79 33,27 32,63 33,80 0,02 -1,05SAU Media Aziendale (ha) 26,71 24,52 24,16 25,23 0,04 -1,72Numero UBA per ha di SAU 0,42 0,37 0,36 0,38 0,06 -3,88Numero UL per ha di SAU 0,09 0,09 0,09 0,09 0,05 -1,13Potenza/SAU (cv) 6,34 6,70 6,75 6,59 0,02 1,50Capitale Fondiario/Sup. Tot. (000L.) 16.263 16.460 18.715 17.094 0,06 4,10Capitale Esercizio/SAU (000L.) 5.504 5.458 5.739 5.558 0,02 0,98Nuovi Investimenti/Sup. Tot. (000L.) 591 400 681 538 0,27 10,34Produzione Lorda Totale/SAU (000L.) 5.059 5.598 5.936 5.515 0,06 4,22Reddito Lordo/SAU (000L.) 3.477 4.069 4.082 3.882 0,07 4,5859


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEUDE Descrizione 1996 1998 2000 Media Coef. t. v. m. a.var. (%)Reddito Netto/SAU (000L.) 2.112 2.560 2.242 2.315 0,08 2,77Reddito di Lavoro/UL (000L.) 19.995 25.599 21.699 22.578 0,13 4,78da 40 a 100Numero Aziende 88 107 104 99 0,07 2,88UDE Superficie Media Aziendale (ha) 62,73 67,98 73,97 66,06 0,10 5,93SAU Media Aziendale (ha) 47,64 47,61 50,34 47,28 0,05 1,94Numero UBA per ha di SAU 0,19 0,19 0,21 0,19 0,11 4,92Numero UL per ha di SAU 0,06 0,06 0,06 0,06 0,09 0,00Potenza/SAU (cv) 4,47 4,78 4,65 4,73 0,03 0,66Capitale Fondiario/Sup. Tot. (000L.) 17.489 17.557 17.726 17.954 0,04 -0,67Capitale Esercizio/SAU (000L.) 4.215 4.927 4.992 4.740 0,06 4,30Nuovi Investimenti/Sup. Tot. (000L.) 338 702 657 638 0,23 12,38Produzione Lorda Totale/SAU (000L.) 4.862 6.024 5.607 5.741 0,11 5,05Reddito Lordo/SAU (000L.) 3.192 3.947 3.258 3.707 0,12 2,38Reddito Netto/SAU (000L.) 1.579 2.146 1.359 1.903 0,21 0,36Reddito di Lavoro/UL (000L.) 24.543 34.567 23.129 29.968 0,19 2,38oltre 100 Numero Aziende 46 44 41 45 0,05 -3,09UDE Superficie Media Aziendale (ha) 229,85 222,36 213,93 226,20 0,05 -2,53SAU Media Aziendale (ha) 144,00 152,58 144,03 149,49 0,03 -0,49Numero UBA per ha di SAU 0,13 0,16 0,16 0,15 0,08 3,98Numero UL per ha di SAU 0,06 0,06 0,06 0,06 0,07 1,74Potenza/SAU (cv) 2,32 2,48 3,06 2,54 0,12 8,28Capitale Fondiario/Sup. Tot. (000L.) 15.632 17.663 20.619 17.508 0,11 7,82Capitale Esercizio/SAU (000L.) 4.406 4.900 6.149 4.870 0,16 10,86Nuovi Investimenti/Sup. Tot. (000L.) 256 739 875 673 0,49 39,77Produzione Lorda Totale/SAU (000L.) 7.191 8.181 9.384 7.762 0,14 8,70Reddito Lordo/SAU (000L.) 5.135 5.077 5.704 5.015 0,08 3,20Reddito Netto/SAU (000L.) 2.759 2.376 2.459 2.397 0,10 -3,88Reddito di Lavoro/UL (000L.) 61.921 59.108 60.188 59.439 0,03 -1,0660


3Illavoro agricolo: aspettiquantitativi e qualitativi3.1 I dati strutturali del Censimento dell’agricolturaPremessaI dati del Censimento costituiscono un ut<strong>il</strong>e supporto <strong>in</strong>formativo sugliaspetti organizzativi e strutturali delle aziende agricole, sulle forme di ut<strong>il</strong>izzazionedel suolo e gli <strong>in</strong>dirizzi produttivi, sul grado di meccanizzazione,nonché sulla quantità e la qualità dei fattori impiegati nel processo produttivo,sui rapporti fra le aziende e le connesse attività economiche esterne alsettore, sulla cooperazione e l’associazionismo.Per quanto riguarda la sezione “lavoro” <strong>il</strong> questionario di r<strong>il</strong>evazione somm<strong>in</strong>istratoalle aziende agricole è f<strong>in</strong>alizzato ad <strong>in</strong>dividuare alcune dellepr<strong>in</strong>cipali caratteristiche dei componenti la famiglia del conduttore, dellamanodopera salariata e del capo-azienda 6 . L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e viene cioè impostatanon solo considerando le prestazioni strettamente lavorative, ma tenendoconto degli aspetti sociali della ruralità e considerando le famiglie dei conduttor<strong>in</strong>ella loro <strong>in</strong>terezza (lavoratori e non). Ciò che consente di quantificarel’attività agricola ed è r<strong>il</strong>evato per tutte le categorie di manodopera ècostituito da un elemento standardizzato e convenzionale, rappresentatodalle giornate di lavoro effettivamente svolte <strong>in</strong> azienda. Per la manodoperafam<strong>il</strong>iare particolare attenzione viene posta nell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sui caratteri diuna eventuale attività remunerativa extraziendale, mentre per <strong>il</strong> capoaziendavengono r<strong>il</strong>evate ulteriori <strong>in</strong>formazioni sul titolo di studio conseguitoe la frequenza o meno di corsi professionali.Tenendo conto delle f<strong>in</strong>alità della presente <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e l’esame dei dati censuariverterà pr<strong>in</strong>cipalmente su alcuni aspetti quantitativi e qualitatividella componente lavoro <strong>in</strong> relazione ad alcune variab<strong>il</strong>i ritenute più significativea rappresentare la realtà occupazionale ed imprenditoriale dell’agricolturatoscana. Si cercherà di fornire un prof<strong>il</strong>o di chi gestisce aziendeagricole <strong>in</strong> relazione all’età, al grado di istruzione ed alla formazione, allapropensione verso l’ut<strong>il</strong>izzo di fattori <strong>in</strong>novativi, quali le attrezzature <strong>in</strong>formatiche,al livello di femm<strong>in</strong><strong>il</strong>izzazione del settore e di diffusione dell’imprenditorialitàfemm<strong>in</strong><strong>il</strong>e nel mondo agricolo. Particolare attenzione vieneposta, <strong>in</strong>oltre, sull’analisi di fenomeni ormai consolidati dell’agricolturaquali la pluriattività e <strong>il</strong> ricorso ai servizi di imprese esterne.Prima di esam<strong>in</strong>are i dati si ritiene opportuno evidenziare quanto segue:– oggetto della r<strong>il</strong>evazione censuaria è l’azienda agricola, forestale e zootecnica,def<strong>in</strong>ita come “unità tecnico-economica” di produzione, facente capo adun conduttore (persona fisica, società o ente) che ne sopporta <strong>il</strong> rischio;6Si ricorda che <strong>il</strong> conduttore è <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e giuridico dell’azienda e può essere una personafisica, una società o un Ente pubblico, mentre <strong>il</strong> capo azienda è la persona che di fatto gestiscel’azienda.61


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANE– <strong>il</strong> censimento r<strong>il</strong>eva tutte le aziende che rientrano nella def<strong>in</strong>izione diunità di r<strong>il</strong>evazione e che rappresentano <strong>il</strong> “campo di osservazione nazionale”;i dati sono disponib<strong>il</strong>i anche con riferimento ad un sotto-<strong>in</strong>sieme diaziende <strong>in</strong>dicato come “campo di osservazione comunitario” che comprendetutte le aziende con almeno 1 ettaro di superficie agricola ut<strong>il</strong>izzata equelle di dimensioni <strong>in</strong>feriori, o anche prive di terreno agrario, ma la cuiproduzione commercializzata raggiunge una soglia m<strong>in</strong>ima di valore (nel2000, 2.065,83 euro, pari a 4 m<strong>il</strong>ioni di lire); l’esame di tale sotto-<strong>in</strong>siemedi aziende al momento della chiusura della ricerca non risulta possib<strong>il</strong>e,per cui si fa riferimento a tutto l’universo Italia;– i dati del censimento agricolo non sono comparab<strong>il</strong>i con quelli derivantidalle statistiche sulle forze di lavoro: mentre queste ultime classificano glioccupati <strong>in</strong> base all’attività pr<strong>in</strong>cipale da essi svolta, con <strong>il</strong> censimentodell’agricoltura vengono r<strong>il</strong>evate tutte le persone che effettuano giornatedi lavoro <strong>in</strong> azienda comprese, qu<strong>in</strong>di, quelle <strong>in</strong> condizione non professionale(pensionati, studenti, casal<strong>in</strong>ghe, ecc.) o che esercitano la loro attivitàpr<strong>in</strong>cipale <strong>in</strong> settori extra-agricoli.I sistemi di conduzioneL’analisi dei rapporti tra impresa e lavoro evidenzia che la prevalenza delleaziende agricole toscane (96,4%) è a conduzione diretta del coltivatore, chepresta lavoro manuale nell’azienda e ut<strong>il</strong>izza quasi esclusivamente manodoperafam<strong>il</strong>iare. La presenza di manodopera salariata all’<strong>in</strong>terno di questacategoria risulta molto limitata, non solo <strong>in</strong> quanto le aziende che ut<strong>il</strong>izzanomanodopera mista (fam<strong>il</strong>iare ed extra fam<strong>il</strong>iare) costituiscono solamente<strong>il</strong> 5% del totale, ma soprattutto perché spesso la manodopera fam<strong>il</strong>iarerisulta prevalente e vengono impiegati soprattutto lavoratori salariati atempo determ<strong>in</strong>ato. All’<strong>in</strong>terno delle aziende a conduzione diretta i salariaticontribuiscono con oltre <strong>il</strong> 6,4% alla formazione del monte giornate lavorativeut<strong>il</strong>izzate per le attività produttive e <strong>il</strong> contributo della manodoperaavventizia supera la componente a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato.Le aziende a conduzione diretta si differenziano notevolmente <strong>in</strong> funzionedell’eventuale apporto di manodopera salariata: la dimensione media aziendale,sia <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di superficie totale che di SAU, aumenta con <strong>il</strong> cresceredella presenza di prestazioni lavorative salariate.Le aziende condotte <strong>in</strong> economia, cioè quelle che si avvalgono di salariati equelle che ricorrono esclusivamente ad imprese di contoterzismo, rappresentano<strong>il</strong> 3,5% dell’universo censito ma detengono quote significative sia disuperficie totale che di SAU, con rispettivamente <strong>il</strong> 33,9% e <strong>il</strong> 23,2% del totale.Le altre forme di conduzione (colonia parziaria appoderata e non appoderata,soccida 7 ) costituiscono una quota limitatissima sia <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i d<strong>in</strong>umerosità che di superfici <strong>in</strong>teressate.627La conduzione a colonia parziaria appoderata (mezzadria) si ha quando una persona fisica ogiuridica (concedente) affida un podere ad un capo famiglia <strong>il</strong> quale si impegna ad eseguire,con l’aiuto dei fam<strong>il</strong>iari (famiglia colonica), tutti i lavori che <strong>il</strong> podere richiede, sostenendoparte delle spese necessarie, mentre con la conduzione parziaria non appoderata, <strong>il</strong> concedentenon conferisce un podere ma soltanto uno o più appezzamenti di terreno. Inoltre, <strong>il</strong> rapportoassociativo non si estende ai fam<strong>il</strong>iari del colono, sebbene questi di norma si avvalga difam<strong>il</strong>iari per i lavori richiesti dal fondo. La soccida è un contratto di natura associativa trachi dispone di bestiame e di terreni a pascolo (soccidante) ed allevatore (soccidario) che prestalavoro manuale, anche se talvolta può conferire parte del bestiame e di altre scorte. I duecontraenti si associano per l’allevamento e per l’esercizio delle attività connesse al f<strong>in</strong>e diripartire i prodotti e gli ut<strong>il</strong>i che ne derivano.


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVITabella 20. Aziende agricole, superficie totale e SAU per forma di conduzione.2000 Var. % 2000-1990Aziende Sup. tot. SAU Aziende Sup. tot. SAUConduzione diretta del coltivatore 134.812 1.073.633 658.107 -5,9 -5,3 -2,9Con solo manodopera fam<strong>il</strong>iare 127.753 848.573 528.365 -2,2 4,0 3,4Con manodopera fam<strong>il</strong>iare prevalente 4.676 113.820 72.962 -41,6 -13,5 -10,5Con manodopera extrafam<strong>il</strong>iare prevalente 2.383 111.240 56.780 -48,0 -40,3 -33,6Conduzione con salariati 4.882 551.713 198.656 -0,1 -10,7 -16,5Conduzione a colonia parziaria appoderata 112 1.134 731 -93,1 -92,8 -93,4Altra forma di conduzione 66 981 205 61,0 -89,5 -71,1TOTALE 139.872 1.627.461 857.699 -6,6 -8,4 -7,5Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.Il lavoroIl reale contributo delle varie categorie di manodopera ut<strong>il</strong>izzate <strong>in</strong> aziendapuò essere determ<strong>in</strong>ato mediante l’esame dell’attività lavorativa svolta equantificato <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di giornate di lavoro 8 . L’apporto della manodoperafam<strong>il</strong>iare costituisce la quota preponderante e pari all’82%, mentre la manodoperasalariata contribuisce con <strong>il</strong> 18%. Sono i conduttori che con poco piùdi 10,6 m<strong>il</strong>ioni di giornate forniscono oltre la metà del lavoro impiegato nell’agricolturatoscana. La netta prevalenza dell’impiego di fam<strong>il</strong>iari vieneconfermata dal fatto che solamente <strong>il</strong> 2,8% delle aziende ricorre a manodoperaextrafam<strong>il</strong>iare assunta a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato e <strong>il</strong> 5,8% ut<strong>il</strong>izza lavoratorisalariati avventizi. Una quota consistente di unità censite trova alproprio <strong>in</strong>terno, con caratteristiche e strutture fortemente diversificate, laforza lavoro necessaria a svolgere le varie attività produttive e gestionali.Il calo nel numero di giornate di lavoro complessivamente prestate, rispettoal 1990, di circa <strong>il</strong> 16%, è da attribuire ad un generale decremento dell’attivitàsvolta da tutte le categorie di manodopera, ma particolarmente accentuatonel caso dei fam<strong>il</strong>iari e dei parenti del conduttore. La categoria che,<strong>in</strong>vece, ha avuto la m<strong>in</strong>ore riduzione delle giornate di lavoro è stata quelladegli operai a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato. Rispetto alle altre forme di conduzione,cresce, di conseguenza, <strong>il</strong> peso relativo delle aziende condotte <strong>in</strong> economia <strong>in</strong>term<strong>in</strong>i di capacità di mantenere o generare opportunità di lavoro.A fronte di una media regionale di 24 giornate per ettaro di SAU, l’<strong>in</strong>tensitàdel fattore lavoro decresce progressivamente all’aumentare delle dimensioniaziendali (da 169 nelle aziende con meno di 1 ettaro a 8 <strong>in</strong> quelle con oltre100 ettari) e presenta valori <strong>in</strong>feriori nelle aziende condotte <strong>in</strong> economia e<strong>in</strong> quelle con manodopera salariata prevalente. La m<strong>in</strong>ore <strong>in</strong>tensità del fattorelavoro si registra, qu<strong>in</strong>di, nelle aziende di maggiori dimensioni dove <strong>il</strong>ricorso al lavoro salariato costituisce una importante voce di costo.Il dato sul numero di giornate di lavoro distribuite secondo le classi didimensione fisica, mostra che le aziende con meno di 1 ettaro di SAU hanno8La giornata di lavoro costituisce una prestazione lavorativa non <strong>in</strong>feriore alle 8 ore. Se <strong>il</strong>lavoro prestato giornalmente presso l’azienda è <strong>in</strong>feriore alle 8 ore, le ore di lavoro sono convertite<strong>in</strong> giornate di 8 ore. Se, <strong>in</strong>vece, le ore di lavoro giornaliero superano le 8 ore non siopera alcuna conversione. Il numero delle giornate di lavoro fa riferimento a quelle effettivamenteprestate con esclusione di giorni di congedo, ferie e malattia.63


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 21. Giornate di lavoro aziendale per categoria di manodopera e forma di conduzione (000).Fam<strong>il</strong>iareExtrafam<strong>il</strong>iareConduttore Fam<strong>il</strong>iari Altri A A Totaledel parenti tempo tempoconduttore del <strong>in</strong>determ. determ.conduttoreConduzione diretta del coltivatore 10.518 5.341 891 542 611 17.902Con solo manodopera fam<strong>il</strong>iare 9.723 4.835 776 - - 15.334Con manodopera fam<strong>il</strong>iare prevalente 623 434 98 127 220 1.502Con manodopera extrafam<strong>il</strong>iare prevalente 172 72 17 414 391 1.066Conduzione con salariati 129 48 14 1.611 946 2.748Conduzione a colonia parziaria appoderata 12 6 1 3 2 24Altra forma di conduzione - - - 6 8 14TOTALE 10.658 5.395 906 2.162 1.567 20.688% 51,5 26,1 4,4 10,4 7,6 100,0Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.occupato manodopera sia fam<strong>il</strong>iare che extrafam<strong>il</strong>iare per <strong>il</strong> maggior numerodi giornate, prestate per circa i 2/3 dal conduttore stesso, mentre nelleaziende oltre i 100 ettari viene svolto <strong>il</strong> 40% circa del lavoro dei salariati.D’altra parte <strong>il</strong> 45% delle aziende toscane è concentrato proprio nelle aziendecon meno di un ettaro, mentre la classe di ampiezza dove si colloca lamaggior quota di SAU è quella che va dai 100 ettari <strong>in</strong> su.L’analisi territoriale <strong>in</strong> base alle sei tipologie di Sistemi economici locali(Bacci, 2002) consente di <strong>in</strong>dividuare le caratteristiche proprie di ciascunsistema <strong>in</strong> base alla struttura del fattore lavoro impiegato. Se da un lato,<strong>in</strong>fatti, si può riscontrare una ampia diffusione delle varie categorie diFig. 5 - Giornate di lavoro per categoria di manodopera e tipologia di SEL rurali (000).Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.64


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVImanodopera all’<strong>in</strong>terno delle diverse tipologie, dall’altra si osserva come <strong>il</strong>ricorso ai salariati, s<strong>in</strong>onimo di unità di maggior ampiezza fisica ed economica,assuma particolare r<strong>il</strong>ievo nelle aree classificate come agricolo-ruralie m<strong>in</strong>or <strong>in</strong>cidenza proprio <strong>in</strong> quelle rurali marg<strong>in</strong>ali, nelle quali prevalgonole giornate di lavoro del conduttore e dei fam<strong>il</strong>iari.La manodopera fam<strong>il</strong>iareIn considerazione della elevata <strong>in</strong>cidenza delle aziende a conduzione direttae dell’apporto di lavoro prestato dal nucleo fam<strong>il</strong>iare sembra opportuno analizzarecon maggior dettaglio le caratteristiche della manodopera fam<strong>il</strong>iare.Esam<strong>in</strong>ando le famiglie dei conduttori nella loro <strong>in</strong>terezza e, qu<strong>in</strong>di, con riferimentosia ai componenti del nucleo fam<strong>il</strong>iare conviventi che ai parenti nonconviventi ma che lavorano <strong>in</strong> azienda, viene censito un totale di circa 366m<strong>il</strong>a unità, delle quali <strong>il</strong> 37% conduttori, <strong>il</strong> 25% coniugi, <strong>il</strong> 33% altri fam<strong>il</strong>iarie <strong>il</strong> 5% parenti.Dato che solo una quota dei coniugi e degli altri fam<strong>il</strong>iari, pari rispettivamenteal 62,5% e 28,4%, lavora effettivamente <strong>in</strong> azienda, <strong>il</strong> totale delle personeche contribuisce realmente alle attività produttive dell’azienda si riducedi circa un terzo, con un impiego medio di 70 giornate di lavoro ciascuna.Il m<strong>in</strong>or apporto ai lavori aziendali viene dato, <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i percentuali sullarelativa categoria, dalla componente femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e e soprattutto dai fam<strong>il</strong>iaridonne del conduttore diversi dal coniuge.Per stimare l’effettivo contributo delle varie categorie di manodopera fam<strong>il</strong>iaresi deve tenere <strong>in</strong> considerazione <strong>il</strong> fatto che spesso i vari componentiche lavorano <strong>in</strong> azienda, e tra questi anche <strong>il</strong> conduttore, svolgono una attivitàlavorativa anche al di fuori dell’azienda agricola. Sul totale della manodoperafam<strong>il</strong>iare coloro che lavorano esclusivamente <strong>in</strong> azienda costituiscono<strong>in</strong> media <strong>il</strong> 70%, mentre coloro che esercitano una attività lavorativa prevalentementeal di fuori dell’azienda <strong>in</strong>cidono per <strong>il</strong> 29%. Sebbene costituiscauna quota molto marg<strong>in</strong>ale del totale, <strong>il</strong> contributo di chi lavora prevalentementepresso l’azienda raggiunge l’<strong>in</strong>tensità maggiore <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i digiornate di lavoro.L’analisi della condizione professionale della manodopera fam<strong>il</strong>iare consente,<strong>in</strong>oltre, di r<strong>il</strong>evare che se la quota pr<strong>in</strong>cipale di prestazioni lavorative èfornita da persone occupate, un forte contributo viene anche da chi risultaritirato dal lavoro e che <strong>in</strong> alcune realtà tale categoria assume carattere prevalenterispetto alle altre (Massa Carrara, Prato, Arezzo e aree di montagna).Con riferimento alla dimensione media delle famiglie <strong>in</strong> senso stretto, si r<strong>il</strong>eva,<strong>in</strong>oltre, che ogni nucleo è <strong>formato</strong> da 2,5 membri, valore che equivale aldato medio nazionale relativo alle famiglie di conduttori di aziende agricolee a quello regionale r<strong>il</strong>evato dall’ultimo Censimento della popolazione.La manodopera salariataI lavoratori salariati che hanno prestato giornate di lavoro <strong>in</strong> aziende agricoletoscane nell’annata 1999/2000 sono circa 37m<strong>il</strong>a, dei quali oltre <strong>il</strong> 70%con contratti a tempo determ<strong>in</strong>ato. Se si esam<strong>in</strong>ano le giornate di lavorol’apporto pr<strong>in</strong>cipale viene dai salariati fissi, che contribuiscono con circa <strong>il</strong>58% allo svolgimento di attività lavorativa per 202 giorni l’anno a fronte dei60 degli avventizi. La manodopera salariata viene impegnata nell’8,5% delle65


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 22. Componenti la famiglia del conduttore per attività lavorativa esercitata.Conduttore Coniuge Altri fam<strong>il</strong>iariPersone Giornate Persone Giornate Persone GiornateComponenti la famiglia e parenti 137.610 10.658.383 90.873 3.126.784 119.587 2.267.733Che lavorano <strong>in</strong> azienda 137.610 10.658.383 56.766 3.126.784 33.974 2.267.733- di cui esclusivamente <strong>in</strong> azienda % 74,0 85,4 75,3 85,3 57,0 77,8- di cui prevalentemente <strong>in</strong> azienda % 0,9 2,8 0,3 1,4 0,7 2,5- di cui prevalentemente fuori % 25,1 11,8 24,4 13,3 42,3 19,7Fonte: elaborazioni Area extra-dipartimentale Statistica <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> su dati ISTAT.Fig. 6 - Giornate di lavoro per condizione professionale manodopera fam<strong>il</strong>iare (%).*Disoccupato alla ricerca di nuova occupazione, <strong>in</strong> cerca di prima occupazione, studente, altro.Fonte: elaborazioni Area extra-dipartimentale Statistica <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> su dati ISTAT.66aziende, ma <strong>in</strong>teressa una quota notevole sia della superficie totale aziendale(48%) che della superficie agricola ut<strong>il</strong>izzata (38%). Il confronto <strong>in</strong>tercensuario2000/1990 mostra che non solo le giornate prestate dagli avventizisono dim<strong>in</strong>uite maggiormente rispetto a quelle dei fissi, ma anche chedim<strong>in</strong>uisce sensib<strong>il</strong>mente la quota di aziende che ricorre a manodopera atempo determ<strong>in</strong>ato.Il ricorso alla manodopera salariata varia <strong>in</strong> relazione alla dimensioneaziendale, all’ubicazione ed alla forma di conduzione. La distribuzione perclassi di SAU mostra che le giornate di lavoro prestate dalla manodoperasalariata rappresentano <strong>il</strong> 44% nelle aziende con allevamenti specializzatisenza terreno agrario, costituiscono una quota <strong>in</strong>feriore alla media regionalenelle aziende f<strong>in</strong>o ai 20 ettari, e crescono progressivamente f<strong>in</strong>o a raggiungerepercentuali di oltre <strong>il</strong> 78% nelle aziende con superfici maggiori ai100 ettari. La maggior presenza di salariati si r<strong>il</strong>eva naturalmente nelleaziende condotte <strong>in</strong> economia, dove apportano <strong>il</strong> 93% delle giornate di lavoro.Il ricorso alla manodopera extrafam<strong>il</strong>iare risulta particolarmente elevatonelle prov<strong>in</strong>ce di Siena e Firenze, che da sole danno occupazione a circa lametà dei lavoratori salariati, mentre <strong>in</strong> altre realtà regionali, quali MassaCarrara e Lucca, l’<strong>in</strong>cidenza dei salariati risulta molto modesta.


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVITabella 23. La manodopera salariata.Salariati fissiSalariati avventiziDirigenti Operai Dirigenti Operai Totalee e e eimpiegati assim<strong>il</strong>ati impiegati assim<strong>il</strong>atiUnità 3.584 7.137 3.360 22.735 36.816% 9,7 19,4 9,1 61,8 100,0Giornate lavoro 533.980 1.627.637 193.301 1.374.195 3.729.113% 14,3 43,6 5,2 36,9 100,0Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.Il lavoro delle donneL’esame del ruolo delle donne all’<strong>in</strong>terno del settore agricolo ne mette <strong>in</strong> lucele peculiarità e le caratteristiche sia <strong>in</strong> relazione alla presenza nelle diversecategorie di manodopera che all’<strong>in</strong>cidenza delle prestazioni lavorative. Ladonna risulta presente <strong>in</strong> agricoltura e censita soprattutto <strong>in</strong> quanto coniugedel conduttore di una azienda agricola e <strong>in</strong> secondo luogo <strong>in</strong> qualità dialtro fam<strong>il</strong>iare, <strong>in</strong> relazione, qu<strong>in</strong>di, prevalentemente a v<strong>in</strong>coli di parentelae non all’attività lavorativa svolta. Ciò viene confermato anche dall’esamedell’apporto medio <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di attività della componente femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e, cherisulta quasi dimezzato rispetto a quella masch<strong>il</strong>e: 35 giornate di lavoro nelprimo caso a fronte di 64 nel secondo. Tale risultato è dovuto non solo ad unam<strong>in</strong>or presenza di lavoro salariato femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e, ma anche al fatto che la quotadei componenti <strong>il</strong> nucleo fam<strong>il</strong>iare che lavora effettivamente <strong>in</strong> aziendarisulta molto <strong>in</strong>feriore nel caso delle donne rispetto agli uom<strong>in</strong>i.Tra le diverse categorie di manodopera salariata la presenza femm<strong>in</strong><strong>il</strong>erisulta più elevata tra <strong>il</strong> personale avventizio con mansioni di operaio (dovetrova un impiego remunerato <strong>il</strong> 70% delle donne che lavorano <strong>in</strong> agricoltura)e tra i dirigenti o impiegati con contratto a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato.Sebbene sul totale delle aziende con conduttore quelle a conduzione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>ecostituiscano oltre <strong>il</strong> 30%, se si considerano le giornate di lavoro e lasuperficie <strong>in</strong>teressata tale percentuale si riduce rispettivamente al 23% e19%. Le aziende a conduzione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e, qu<strong>in</strong>di, hanno una dimensionemedia <strong>in</strong>feriore a quella delle aziende condotte da uom<strong>in</strong>i e richiedono unm<strong>in</strong>or impegno lavorativo. Si deve, tuttavia, osservare che rispetto ai daticensuari del 1990 non solo <strong>il</strong> numero di aziende a conduzione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e èaumentato del 12,7% ma la loro dimensione ha presentato un <strong>in</strong>crementomaggiore e pari al 14% per la superficie totale e al 20% per la SAU. Tali<strong>in</strong>crementi risultano ancora più significativi se si considerano le variazionidi segno negativo che hanno <strong>in</strong>teressato, nello stesso periodo di tempo, lecaratteristiche strutturali dell’agricoltura toscana, per cui la conduzionefemm<strong>in</strong><strong>il</strong>e, e tra questa soprattutto quella delle fasce di età più giovani, hacontribuito a mantenere stab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> settore. L’analisi territoriale mostra che <strong>in</strong>alcune prov<strong>in</strong>ce l’imprenditoria femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e risulta particolarmente diffusa epresenta una <strong>in</strong>cidenza percentuale superiore al dato regionale (MassaCarrara, Lucca e Livorno).67


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 24. Il lavoro femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e e masch<strong>il</strong>e per categoria di manodopera.Salariati fissi Salariati avventizi TotaleConduttore Fam<strong>il</strong>iari Parenti Dirigenti Operai Dirigenti Operaie e e eimpiegati assim<strong>il</strong>ati impiegati assim<strong>il</strong>atiUnitàFemm<strong>in</strong>e 41.285 122.651 4.339 967 776 588 5.693 176.299Maschi 96.325 87.809 13.342 2.617 6.361 2.772 17.042 226.268Totale 137.610 210.460 17.681 3.584 7.137 3.360 22.735 402.567Giornate di lavoroFemm<strong>in</strong>e 2.457.813 2.752.093 215.631 168.487 164.766 41.678 411.382 6.211.850Maschi 8.200.570 2.642.424 690.580 365.493 1.462.871 151.623 962.813 14.476.374TOTALE 10.658.383 5.394.517 906.211 533.980 1.627.637 193.301 1.374.195 20.688.224Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.Il livello di istruzioneTitolo di studio <strong>Toscana</strong> ItaliaTotale Maschi Femm<strong>in</strong>e Totale Maschi Femm<strong>in</strong>eConseguito <strong>in</strong> scuole a <strong>in</strong>dirizzo agrario 2,6 3,0 1,7 2,6 3,0 1,5- laurea o diploma universitario 0,6 0,7 0,4 0,5 0,6 0,3- diploma di scuola media superiore 2,0 2,3 1,3 2,1 2,5 1,2Conseguito <strong>in</strong> altri tipi di scuole 20,3 19,3 22,7 16,3 16,1 16,8- laurea o diploma universitario 4,8 4,8 5,0 2,9 3,0 2,6- diploma di scuola media superiore 15,4 14,5 17,7 13,5 13,2 14,2Licenza di scuola media <strong>in</strong>feriore 21,2 22,3 18,4 23,7 24,8 21,0Licenza di scuola elementare 51,1 51,2 51,0 47,0 35,3 47,6Senza titolo di studio 4,8 4,2 6,3 10,5 9,4 13,0TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Conduttori che frequentanoo hanno frequentato corsi professionali 6,3 7,3 3,7 5,1 6,4 2,1Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.Il livello di istruzione della forza lavoro impiegata <strong>in</strong> un dato settore puòessere considerato un <strong>in</strong>dicatore del livello di qualificazione del capitaleumano, pur sapendo l’importanza che riveste la conoscenza non codificataall’<strong>in</strong>terno dell’agricoltura.I dati censuari sul titolo di studio conseguito dai conduttori che risultanoanche capi-azienda e sulla frequenza o meno di corsi professionali consentonodi r<strong>il</strong>evare alcune caratteristiche dell’imprenditoria agricola regionale.Mediamente i conduttori di aziende toscane hanno raggiunto un più elevatogrado di istruzione rispetto alla situazione nazionale, lo svolgimento dellaloro attività non sembra essere collegato con <strong>il</strong> conseguimento di titoli distudio specifici ad <strong>in</strong>dirizzo agrario, le donne conduttrici presentano generalmentepiù bassi livelli di istruzione e di partecipazione ad attività di formazioneprofessionale, sebbene tuttavia anche <strong>in</strong> quest’ultimo caso <strong>il</strong> datoregionale si presenta meno discrim<strong>in</strong>ante rispetto a quello nazionale.Tabella 25. Conduttori capo-azienda per titolo di studio e sesso <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> e Italia (%).68


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVIL’età dei conduttoriUno degli elementi di debolezza delle aziende agricole toscane che spesso èstato messo <strong>in</strong> luce e confermato dalla lettura dei dati del censimento, ècostituito dalla elevata età media degli addetti. Sul totale delle aziende agricoletoscane condotte da persone fisiche (aziende <strong>in</strong>dividuali, a comunanzaed affittanza collettiva, società semplici) solamente una quota pari all’8,7%ha conduttori giovani, con una età cioè al di sotto dei 40 anni, che rappresenta<strong>il</strong> limite per accedere agli <strong>in</strong>centivi dest<strong>in</strong>ati ai giovani agricoltori,mentre <strong>il</strong> 54% ha un conduttore di oltre 60 anni di età. La quota condotta dagiovani agricoltori tende a crescere e quasi raddoppia se si considera lasuperficie aziendale: con l’aumentare dell’età del conduttore dim<strong>in</strong>uisce ladimensione fisica delle aziende, i giovani sono a capo generalmente di aziendepiù grandi e prestano mediamente un maggior numero di giornate.Si r<strong>il</strong>eva, <strong>in</strong>oltre, che l’età media dei componenti la famiglia del conduttoreche lavorano <strong>in</strong> azienda è di circa 55 anni, che una quota consistente dellavoro prestato dai fam<strong>il</strong>iari e pari al 31% è svolto da persone con oltre 65anni di età (con punte che raggiungono <strong>il</strong> 41% nelle prov<strong>in</strong>ce di MassaCarrara e Prato, dove si è <strong>in</strong> precedenza r<strong>il</strong>evata l’alta <strong>in</strong>cidenza di personeritirate dal lavoro), mentre l’apporto della manodopera fam<strong>il</strong>iare giovanerisulta molto limitato.Tabella 26. Aziende e superficie per classi di età del conduttore.Aziende Sup. Totale SAUn % n % n %Aziende con conduttore persona giuridica 2.262 1,62 431.919,48 26,54 135.296,61 15,77Aziende con conduttore < 40 anni 11.926 8,5 193.583,10 11,9 125.083,66 14,6Aziende con conduttore ≥ 40 ≤ 60 anni 51.627 36,9 488.394,97 30,0 303.564,52 35,4Aziende con conduttore > 60 anni 74.057 52,9 513.563,72 31,6 293.754,00 34,2TOTALE 139.872 100,0 1.627.461,27 100,0 857.698,79 100,0Fonte: elaborazioni Area extra-dipartimentale Statistica <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> su dati ISTAT.Tabella 27. Giornate di lavoro manodopera fam<strong>il</strong>iare per classi di età e prov<strong>in</strong>cia.f<strong>in</strong>o da 30 da 40 da 50 60 ed Totale % Etàa 29 a 39 a 49 a 59 oltre mediaMassa-Carrara 36.101 87.320 138.688 243.698 658.743 1.164.550 6,9 59Lucca 93.924 191.139 291.118 437.354 846.562 1.860.097 11,0 55Pistoia 142.912 241.324 281.880 383.508 670.126 1.719.750 10,1 53Firenze 127.539 257.180 343.147 537.142 1.210.852 2.475.860 14,6 56Livorno 66.606 132.818 166.297 258.434 416.006 1.040.161 6,1 54Pisa 94.064 193.455 262.977 408.843 886.202 1.845.541 10,9 56Arezzo 118.993 226.629 342.612 478.696 1.021.791 2.188.721 12,9 55Siena 131.843 236.955 302.111 425.139 857.489 1.953.537 11,5 54Grosseto 183.135 398.605 489.413 604.452 780.677 2.456.282 14,5 51Prato 9.866 16.656 29.075 52.516 146.499 254.612 1,5 59TOTALE 1.004.983 1.982.081 2.647.318 3.829.782 7.494.947 16.959.111 100,0 55<strong>Toscana</strong> % 5,9 11,7 15,6 22,6 44,2 100,0 0,0Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.69


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEConsiderando, qu<strong>in</strong>di, che non solo i conduttori ma anche i componenti <strong>il</strong>nucleo fam<strong>il</strong>iare che lavorano <strong>in</strong> azienda presentano generalmente una etàmedia abbastanza elevata, si pone <strong>il</strong> problema di esam<strong>in</strong>are quali siano leeffettive possib<strong>il</strong>ità che venga assicurato nel futuro <strong>il</strong> ricambio generazionale.Per tale ragione e sulla falsa riga di quanto fatto dalla <strong>Regione</strong> Em<strong>il</strong>iaRomagna, si è provveduto ad effettuare una serie di elaborazioni dei daticensuari, <strong>in</strong> maniera da verificare per un sotto-<strong>in</strong>sieme di aziende con conduttorecon oltre 60 anni la presenza o meno di eventuali successori all’<strong>in</strong>ternodella manodopera fam<strong>il</strong>iare, <strong>in</strong> base a due diverse ipotesi. Nell<strong>apri</strong>ma, più ampia, viene def<strong>in</strong>ito successore chi lavora <strong>in</strong> azienda per almeno100 giornate e ha una età <strong>in</strong>feriore ai 55, mentre nella seconda, piùristretta, si prende <strong>in</strong> considerazione solamente chi lavora <strong>in</strong> azienda peralmeno 150 giornate e ha meno di 40 anni. I risultati consentono di evidenziareche <strong>in</strong> entrambe le ipotesi la possib<strong>il</strong>ità di ricambio generazionalerisultano particolarmente diffic<strong>il</strong>e nelle aziende toscane. Sul totale delleaziende condotte da persone con oltre 60 anni di età soltanto una quotamolto limitata avrebbe la possib<strong>il</strong>ità di <strong>in</strong>dividuare tra i fam<strong>il</strong>iari e i parentiche lavorano <strong>in</strong> azienda un eventuale successore: <strong>il</strong> 3,9% nella ipotesi piùampia e l’1,4% <strong>in</strong> quella più ristretta. Con riferimento, tuttavia, alla superficie<strong>in</strong>teressata da questo fenomeno <strong>in</strong> entrambe le ipotesi la percentuale diSAU con successori risulta più consistente e ne risultano prive proprio quellecon dimensioni fisiche più ridotte.Tabella 28. Ipotesi di ricambio generazionale <strong>in</strong> rapporto alla presenza o meno di successori nelle aziende conconduttore con oltre 60 anni.Ipotesi A) * Ipotesi B) **Aziende Sup. totale SAU Aziende Sup. totale SAUMontagna 581 13.245,33 8.095,48 198 6.969,71 4.641,86Coll<strong>in</strong>a 1.892 65.651,30 43.607,62 690 36.397,59 24.165,44Pianura 398 6.188,67 4.934,28 151 2.421,66 2.098,09Totale 2.871 85.085,30 56.637,38 1.039 45.788,96 30.905,39% su Aziende conconduttore conoltre 60 anni 3,9 16,6 19,3 1,4 8,9 10,5Superficie mediaaziende con successori 29,6 19,7 44,1 29,7Superficie mediaaziende senza successori 6,0 3,3 6,4 3,6* Ipotesi A) più ampia: presenza di un fam<strong>il</strong>iare o parente del conduttore che lavora <strong>in</strong> azienda per almeno 100giornate ed ha meno di 55 anni; ** Ipotesi B) più ristretta: presenza di un fam<strong>il</strong>iare o parente del conduttoreche lavora <strong>in</strong> azienda per almeno 150 giornate ed ha meno di 40 anni.Fonte: elaborazioni Area extra-dipartimentale Statistica <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> su dati ISTAT.70L’ut<strong>il</strong>izzazione di attrezzature <strong>in</strong>formaticheL’analisi della ut<strong>il</strong>izzazione di attrezzature <strong>in</strong>formatiche, che può essere consideratoun <strong>in</strong>dicatore di propensione all’<strong>in</strong>novazione, consente di r<strong>il</strong>evareche <strong>il</strong> computer è presente <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> nel 2,2% delle aziende agricole, valo-


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVIre che risulta circa doppio rispetto a quello nazionale. I maggiori settori diut<strong>il</strong>izzo sono i servizi amm<strong>in</strong>istrativi e la gestione di un proprio sito <strong>in</strong>ternet.La distribuzione per classi di SAU e per forma di conduzione mostra chela diffusione di sistemi <strong>in</strong>formatici <strong>in</strong> relazione al numero complessivo delleaziende cresce con l’aumentare della quota di manodopera extrafam<strong>il</strong>iare edella dimensione fisica aziendale (ad eccezione delle aziende senza SAU 9 ).Nelle aziende condotte <strong>in</strong> economia <strong>il</strong> computer è presente <strong>in</strong> circa <strong>il</strong> 20% deicasi, mentre <strong>in</strong> quelle con una SAU superiore ai 50 ettari una azienda suquattro ut<strong>il</strong>izza attrezzature <strong>in</strong>formatiche.I dati sull’ut<strong>il</strong>izzo abituale della rete Internet evidenziano che una percentualeconsistente di aziende agricole italiane con un proprio sito e pari al20% risulta concentrata <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> e soprattutto nelle prov<strong>in</strong>ce di Siena eFirenze e nelle aree coll<strong>in</strong>ari. Tale dato è forse da collegare con la presenza,più massiccia e consolidata <strong>in</strong> queste zone rispetto ad altre, di attività agrituristiche,per le quali anche la promozione attraverso i canali telematiciassume un r<strong>il</strong>ievo particolare.Tabella 29. Aziende con attrezzature <strong>in</strong>formatiche per classe di superficie agricola ut<strong>il</strong>izzata.Ut<strong>il</strong>izzo abituale InternetServizi Gestione Altre Dispone Commercio Commercio Totale Ripartizione Diffusioneamm<strong>in</strong>istrativi coltivazione operazioni di un elettronico elettronico % %e/o sito per perallevamenti proprio vendita acquistodidiprodotti mezziaziendali tecniciSenza superficie 36 10 9 16 3 2 47 1,5 1,0Meno di 1 ettaro 68 85 31 52 11 7 189 6,0 0,31-2 107 68 20 50 16 4 186 5,9 0,82-3 79 61 35 35 13 9 151 4,8 1,43-5 135 80 44 101 37 21 252 8,1 2,25-10 225 133 85 164 45 22 433 13,8 3,810-20 307 166 99 235 83 42 519 16,6 6,820-30 166 94 44 136 40 19 274 8,8 9,230-50 204 109 52 131 40 23 316 10,1 12,550-100 233 131 53 149 50 18 322 10,3 17,4100 ed oltre 361 198 62 194 54 26 440 14,1 36,1TOTALE 1.921 1.135 534 1.263 392 193 3.129 100,0 2,2Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.La meccanizzazione ed <strong>il</strong> contoterzismoInf<strong>in</strong>e, per quantificare <strong>il</strong> lavoro svolto <strong>in</strong> agricoltura sembra opportuno analizzarebrevemente sia l’ut<strong>il</strong>izzazione di mezzi meccanici <strong>in</strong> altre aziendeagricole (contoterzismo attivo), che l’impiego <strong>in</strong> azienda di mezzi forniti daterzi (contoterzismo passivo).La meccanizzazione <strong>in</strong>teressa una quota r<strong>il</strong>evante delle aziende toscane(113.722, pari all’81,3% del totale), ma con una <strong>in</strong>cidenza <strong>in</strong>feriore al dato9Probab<strong>il</strong>mente per la presenza di allevamenti <strong>in</strong> cui gli strumenti <strong>in</strong>formatici costituisconoun ut<strong>il</strong>e supporto alla gestione di alcune operazioni.71


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 30. L’ut<strong>il</strong>izzo della rete Internet per le attività aziendali.NO SI % SI su totaleNumero Sup. SAU Numero Sup. SAU Numero Sup. SAUAziende Totale Aziende Totale Aziende TotaleMassa-Carrara 9.612 53.057 18.958 28 1.036 693 0,3 1,9 3,5Lucca 16.698 77.069 28.826 56 2.128 731 0,3 2,7 2,5Pistoia 16.143 63.151 24.031 123 2.567 1.331 0,8 3,9 5,2Firenze 16.749 196.898 107.403 296 38.473 16.550 1,7 16,3 13,4Livorno 5.963 58.128 34.338 89 8.098 3.013 1,5 12,2 8,1Pisa 15.813 153.947 97.781 133 31.411 11.039 0,8 16,9 10,1Arezzo 22.741 199.099 103.692 149 41.290 7.834 0,7 17,2 7,0Siena 14.514 274.500 159.806 344 58.289 24.994 2,3 17,5 13,5Grosseto 17.818 308.840 193.367 197 37.853 13.213 1,1 10,9 6,4Prato 2.392 16.699 8.713 14 4.930 1.385 0,6 22,8 13,7TOTALE 138.443 1.401.387 776.915 1.429 226.074 80.784 1,0 13,9 9,4Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.nazionale (oltre 2,2 m<strong>il</strong>ioni, pari all’86,6%). Vengono ut<strong>il</strong>izzati soprattuttomezzi meccanici di proprietà o forniti da terzi e <strong>in</strong> misura molto limitatamezzi <strong>in</strong> comproprietà. La dotazione aziendale del parco macch<strong>in</strong>e riguardaprevalentemente i piccoli mezzi meccanici e le trattrici, mentre risultanopoco diffusi sia gli apparecchi meccanici per la distribuzione dei prodottifitioiatrici che le macch<strong>in</strong>e per la fert<strong>il</strong>izzazione, e del tutto marg<strong>in</strong>ali le mietitrebbiatricie le macch<strong>in</strong>e per la raccolta completamente automatizzata,alle quali sopperisce <strong>il</strong> ricorso al contoterzismo.Il confronto con <strong>il</strong> dato nazionale mostra che <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> sono meno presentiaziende agrarie <strong>in</strong>tegrate con i servizi di meccanizzazione. Infatti, leaziende <strong>in</strong>teressate all’ut<strong>il</strong>izzo di mezzi meccanici extraziendali, soprattuttomezzi di altre aziende o di imprese di noleggio, costituiscono <strong>il</strong> 26% deltotale, per una superficie lavorata di 288 m<strong>il</strong>a ettari ed un numero di giornatedi lavoro di circa 147 m<strong>il</strong>a.72Le tipologie di imprese <strong>in</strong> base al fattore lavoroLa presenza di diverse tipologie di aziende e la diversificazione del tessutoimprenditoriale agricolo, con la possib<strong>il</strong>ità di svolgere l’attività produttivaagricola sotto varie forme (professionale, nel tempo libero), <strong>in</strong> vario modo(part-time, stagionale, a tempo pieno), con varie motivazioni e con dimensionianche molto diverse, evidenziano come sia necessario accompagnare <strong>il</strong>term<strong>in</strong>e impresa agricola a delle specificazioni che ne consentano unamigliore def<strong>in</strong>izione. Per conoscere meglio le aziende agricole si è, pertanto,proceduto a suddividerle <strong>in</strong> quattro diverse tipologie ut<strong>il</strong>izzando come pr<strong>in</strong>cipalecriterio di riferimento l’impiego del fattore lavoro ed <strong>in</strong> base ad un’analogaclassificazione (Angeli et al., 1987). Le tipologie sono le seguenti:– le aziende di autoconsumo: dove non è stata effettuata la vendita dei propriprodotti o al massimo <strong>il</strong> valore venduto risulta essere complessivamente<strong>in</strong>feriore a 2.066 euro (4 m<strong>il</strong>ioni di lire);– le aziende capitalistiche: quelle <strong>in</strong> cui le giornate lavorate dalla manodo-


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVITabella 31. Aziende che ut<strong>il</strong>izzano mezzi meccanici aziendali ed extraziendali per titolo di possesso dei mezzimeccanici e tipo di mezzo ut<strong>il</strong>izzato.Di proprietà In Forniti da Totalesolo azienda comproprietà terzi aziendeTrattrici 61.866 3.261 21.357 77.756Motocoltivatori, motozappe,motofresatrici e motofalciatrici 62.262 2.253 4.613 66.204Mietitrebbiatrici 2.715 619 20.036 22.628Macch<strong>in</strong>e per la raccoltacompletamente automatizzata di:Pomodoro da <strong>in</strong>dustria 89 12 145 236Patata 61 3 21 80Barbabietola da zucchero 121 32 461 581Altri prodotti 603 24 567 1.165Apparecchi meccanici distribuzionedei prodotti fitoiatrici 17.067 725 2.914 19.910Macch<strong>in</strong>e per la fert<strong>il</strong>izzazione 9.766 483 3.349 13.158Altri mezzi meccanici 26.962 515 3.156 29.588TOTALE 101.387 5.670 37.108 113.722Italia 1.569.140 108.435 1.229.333 2.243.899% <strong>Toscana</strong>/Italia 6,5 5,2 3,0 5,1Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.pera non fam<strong>il</strong>iare sono superiori a 150 mentre quelle prestate dai fam<strong>il</strong>iari,conduttore e parenti, sono <strong>in</strong>feriori ad un terzo delle giornate complessivamentelavorate;– le aziende accessorie: quelle <strong>in</strong> cui tutti effettuano meno di 150 giornatee complessivamente i lavoratori a tempo determ<strong>in</strong>ato lavorano per menodi 300 giornate l’anno;– le aziende professionali: <strong>in</strong>dividuate <strong>in</strong> questo caso <strong>in</strong> modo residuale, cioèquelle che non rientrano nelle categorie precedenti.Le aziende di “autoconsumo”, caratterizzate da una dimensione media piccolae contemporaneamente da una alta <strong>in</strong>tensità di lavoro, sono specularialle capitalistiche (aventi dimensione grande e mediamente bassa <strong>in</strong>tensitàdi lavoro), mentre <strong>in</strong> una posizione <strong>in</strong>termedia si trovano le imprese professionalie le accessorie.Sulla base di questa classificazione è emerso che <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> <strong>il</strong> 65% dellasuperficie totale risulta essere “occupato” da aziende di tipo capitalistico oprofessionali mentre <strong>il</strong> restante 35% è di tipo accessorio o di autoconsumo(queste ultime occupano poco più del 5%).L’esame della forza lavoro all’<strong>in</strong>terno delle diverse categorie mette <strong>in</strong> evidenzache la quasi totalità delle giornate di lavoro della manodopera salariataviene impiegata da circa 2m<strong>il</strong>a aziende capitalistiche e che l’<strong>in</strong>cidenzadel lavoro dei salariati sul totale assume valori analoghi sia per le aziendeprofessionali che per le accessorie, sebbene l’<strong>in</strong>tensità del fattore lavororisulti diversificata. Nelle aziende caratterizzate da prevalente ut<strong>il</strong>izzo ascopi di autoconsumo, che <strong>in</strong>teressano una superficie molto limitata ma checostituiscono <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di numerosità una quota non trascurab<strong>il</strong>e del totale,viene ut<strong>il</strong>izzato circa 1/8 di tutta la manodopera fam<strong>il</strong>iare, con una <strong>in</strong>tensitàdel fattore lavoro pari a ben tre volte quella media regionale.73


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 32. Numero aziende, giornate di lavoro e superficie per tipologie di aziende (%).Giornate lavoroNumero Sup. SAU Giornate/aziende Fam<strong>il</strong>iari Salariati Totale totale SAU media SAUAziende di autoconsuno 28,4 12,2 0,0 10,0 5,2 3,4 0,7 71,8Aziende capitalistiche 1,4 0,9 79,0 15,0 29,4 20,7 90,0 17,4Aziende professionali 19,4 61,2 15,0 52,9 35,7 47,5 15,0 26,9Aziende accessorie 50,8 25,6 6,0 22,1 29,7 28,4 3,4 18,7TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 6,1 24,1Fonte: elaborazioni IRPET su dati ISTAT.3.2 L’analisi del lavoro agricolo attraverso le statistiche correntiPremessaI paragrafi che seguono hanno come obbiettivo l’analisi degli aspetti quantitativie qualitativi del lavoro nell’agricoltura toscana e della sua evoluzionenell’ultimo decennio.A questo f<strong>in</strong>e sono confrontati i risultati delle elaborazioni risultanti da trefonti statistiche pr<strong>in</strong>cipali: l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e trimestrale delle forze di lavoro svoltadall’ISTAT, le nuove serie dei conti economici territoriali aggiornate secondo<strong>il</strong> sistema europeo dei conti “SEC95”, i dati contenuti nella banca datiINPS sulle aziende ed i lavoratori agricoli. A queste fonti si aggiungono idati provenienti da due ricerche condotte dall’IRPET sul lavoro sommerso<strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> ed i dati INAIL riguardanti gli <strong>in</strong>fortuni sul lavoro <strong>in</strong> agricolturae le malattie professionali.Nel primo paragrafo si del<strong>in</strong>ea <strong>il</strong> quadro regionale alla luce, rispettivamente,dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e ISTAT sulle forze di lavoro, delle serie della contab<strong>il</strong>itàregionale, e della banca dati INPS. I dati relativi alla <strong>Toscana</strong> vengono confrontaticon <strong>il</strong> complesso del paese e le pr<strong>in</strong>cipali macroregioni italiane. Inconclusione del paragrafo si tenta una lettura comparata.Il secondo paragrafo traccia <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o dell’evoluzione del lavoro agricolo nelleprov<strong>in</strong>ce toscane confrontando ancora una volta i dati relativi agli occupatied alle unità di lavoro impiegate, mentre <strong>il</strong> paragrafo tre approfondisce l’analisiterritoriale ut<strong>il</strong>izzando come unità di base <strong>il</strong> Sistema EconomicoLocale ed una classificazione relativa all’attività agricola recentemente propostacon successo da Lorenzo Bacci (2002). Il quarto paragrafo traccia unprof<strong>il</strong>o per quanto possib<strong>il</strong>e esaustivo del lavoro sommerso <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> attraverso<strong>il</strong> contributo offerto dal Rapporto 2000 della <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> e da unostudio particolareggiato svolto dall’IRPET sul sommerso nella prov<strong>in</strong>cia diLivorno (<strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, 2001; IRPET, 2002). Inf<strong>in</strong>e, <strong>il</strong> paragrafo 7 descrivela d<strong>in</strong>amica degli <strong>in</strong>fortuni sul lavoro <strong>in</strong> agricoltura nel triennio 1998-2000 e delle malattie professionali tra <strong>il</strong> 1997 ed <strong>il</strong> 2001.Le forze di lavoro74L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e ISTAT sulle forze di lavoro rappresenta uno strumento classicodelle analisi sull’occupazione, che fornisce numerose <strong>in</strong>formazioni quantitativee qualitative circa l’offerta e l’impiego di lavoro nei diversi settori eco-


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVInomici. L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e r<strong>il</strong>eva trimestralmente, a gennaio, <strong>apri</strong>le, luglio e ottobre,i pr<strong>in</strong>cipali aggregati dell’offerta di lavoro, sui quali alla f<strong>in</strong>e dell’anno vienecalcolata la media dei dati relativi alle quattro r<strong>il</strong>evazioni. L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionariaè effettuata attraverso <strong>in</strong>terviste dirette, ogni volta, a circa 200m<strong>il</strong>apersone, <strong>in</strong> circa 1.400 comuni di tutte le prov<strong>in</strong>ce del territorio nazionale.L’universo di riferimento è rappresentato dai componenti delle famiglie residenti<strong>in</strong> Italia che risultano iscritti alle anagrafi comunali, mentre sonoesclusi i membri permanenti delle convivenze quali ospizi, brefotrofi, istitutireligiosi e caserme. Nella r<strong>il</strong>evazione possono essere def<strong>in</strong>ite ‘occupate’ lepersone <strong>in</strong> età superiore ai 15 anni. Il campione ut<strong>il</strong>izzato, a due stadirispettivamente comuni e famiglie, soddisfa livelli attesi di precisione <strong>in</strong>l<strong>in</strong>ea con gli standard prefissati per le pr<strong>in</strong>cipali stime nazionali e regionalia cadenza trimestrale. La natura campionaria dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e implica, tuttavia,una serie di problemi legati alla significatività dei campioni. In particolarenel caso dell’agricoltura la limitata numerosità campionaria, dovutaallo scarso peso del settore <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di occupati rispetto al complesso dell’economia(<strong>il</strong> 3,8% nel 2002), determ<strong>in</strong>a marg<strong>in</strong>i di errore dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e dicirca <strong>il</strong> 5%. I risultati dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e, dunque, mentre segnalano correttamentei mutamenti strutturali e congiunturali di entità consistente, sonomeno affidab<strong>il</strong>i nell’<strong>in</strong>dicare variazioni di breve periodo e di piccola entità.Per questo motivo l’andamento delle forze di lavoro è analizzato sostituendoal dato trimestrale la media mob<strong>il</strong>e delle ultime quattro r<strong>il</strong>evazioni, <strong>in</strong>modo da evidenziare le variazioni di carattere strutturale ed attutire l’effettodei mutamenti legati esclusivamente al breve periodo.Fig. 7 - Andamento degli occupati <strong>in</strong> agricoltura: 1993-2002 (base 1993 = 100).Fonte: elaborazioni su dati ISTAT; media mob<strong>il</strong>e delle ultime quattro r<strong>il</strong>evazioni trimestrali.Nell’ultimo decennio la d<strong>in</strong>amica della forza lavoro impiegata nell’agricolturatoscana ha avuto un andamento complessivamente positivo, <strong>in</strong> controtendenzarispetto a quello delle altre macroregioni italiane, nelle quali glioccupati dim<strong>in</strong>uiscono <strong>in</strong> modo costante. Tra <strong>il</strong> 1993 ed <strong>il</strong> 2002, mentre nelresto della nazione gli occupati <strong>in</strong> agricoltura dim<strong>in</strong>uiscono di circa un quar-75


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEto, <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> viceversa si verifica un aumento di oltre 7 punti percentuali.L’occupazione agricola <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> mostra un andamento spiccatamenteciclico. Ad una prima fase ascendente che si protrae f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e del ’94seguono due anni di netta dim<strong>in</strong>uzione degli occupati. La successiva crescitabiennale <strong>in</strong>izia nel primo trimestre del 1997 e si prolunga f<strong>in</strong>o al quartotrimestre del 1998. Alla cospicua riduzione dell’occupazione registrata nel1999 fa seguito una rapida ripresa, che conduce l’occupazione agricola asuperare nel 2001 i valori registrati nel 1993. La crisi economica <strong>in</strong>ternazionalealimentata dai drammatici eventi del settembre 2001 non sembra<strong>in</strong>fluenzare, <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i occupazionali, più di tanto l’agricoltura della nostraregione; <strong>il</strong> dato caratterizzante gli anni 2001 e 2002 è anzi l’<strong>in</strong>terruzionedella ciclicità precedente a favore di una sostanziale tenuta dei livelli dioccupazione.La particolarità della d<strong>in</strong>amica delle forze di lavoro agricole <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> èben evidenziata dall’andamento dell’<strong>in</strong>dice di specializzazione settoriale,che misura la componente di sv<strong>il</strong>uppo settoriale <strong>in</strong> un determ<strong>in</strong>ato territorio,legata alle specificità di quest’ultimo.Tabella 33. Forze di lavoro: Indice di specializzazione settoriale.1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Var.1993-2002<strong>Toscana</strong> Agricoltura 0,53 0,59 0,55 0,50 0,57 0,65 0,58 0,71 0,74 0,77 0,24Industria 1,08 1,05 1,08 1,08 1,07 1,08 1,06 1,06 1,07 1,04 -0,04Servizi 1,01 1,02 1,00 1,01 1,00 0,99 1,00 0,99 0,99 1,00 -0,01Centro Agricoltura 0,64 0,68 0,66 0,66 0,67 0,66 0,64 0,68 0,73 0,73 0,09Industria 0,88 0,87 0,89 0,88 0,88 0,88 0,88 0,89 0,89 0,88 0,00Servizi 1,11 1,11 1,10 1,10 1,10 1,09 1,09 1,09 1,08 1,08 -0,04Mezzo- Agricoltura 1,82 1,80 1,82 1,81 1,79 1,78 1,76 1,76 1,76 1,74 -0,08giorno Industria 0,76 0,74 0,73 0,73 0,73 0,73 0,73 0,75 0,76 0,77 0,01Servizi 1,04 1,05 1,06 1,06 1,06 1,07 1,07 1,06 1,06 1,06 0,02Nord Agricoltura 0,91 0,95 0,99 0,97 0,98 1,00 1,05 0,99 0,96 0,96 0,04Est Industria 1,12 1,12 1,12 1,14 1,15 1,16 1,16 1,16 1,16 1,15 0,03Servizi 0,94 0,94 0,93 0,93 0,92 0,91 0,91 0,92 0,93 0,93 -0,01Nord Agricoltura 0,50 0,47 0,46 0,49 0,49 0,49 0,49 0,51 0,49 0,50 0,01Ovest Industria 1,23 1,25 1,24 1,23 1,22 1,22 1,21 1,19 1,18 1,19 -0,04Servizi 0,93 0,92 0,93 0,92 0,93 0,93 0,93 0,94 0,95 0,94 0,02Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.Mentre i valori assoluti evidenziano una sottospecializzazione nel settoreagricolo, che accomuna la <strong>Toscana</strong> alle aree <strong>in</strong>dustrializzate del Nord Ovestdella penisola, la variazione dell’<strong>in</strong>dice rivela <strong>in</strong>vece la presenza di una specificitàregionale nello sv<strong>il</strong>uppo dell’occupazione agricola, che si manifesta <strong>in</strong>particolare dalla metà degli anni ’90. La variazione positiva dell’<strong>in</strong>dice per<strong>il</strong> settore agricolo è, <strong>in</strong>fatti, di gran lunga più consistente rispetto alle variazionidell’<strong>in</strong>dice verificatesi per tutti gli altri settori ed aree geografiche.76Lavoratori dipendenti ed <strong>in</strong>dipendenti nell’agricoltura toscanaLa suddivisione delle forze di lavoro nelle due componenti dell’occupazione


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVIdipendente (operai, apprendisti, lavoratori a domic<strong>il</strong>io, impiegati, dirigenti)ed <strong>in</strong>dipendente (lavoratori <strong>in</strong> proprio, soci di cooperative e coadiuvanti,imprenditori) rivela un primo carattere specifico della “via toscana all’occupazioneagricola”.L’aumento di quest’ultima <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> è determ<strong>in</strong>ato quasi esclusivamentedall’aumento degli occupati dipendenti (+20,7%), anche se aumentano leggermenteanche i lavoratori <strong>in</strong>dipendenti (+0,2%). In entrambe le componenti,la d<strong>in</strong>amica toscana si differenzia nettamente rispetto alle altre areedella penisola che mostrano dim<strong>in</strong>uzioni dei lavoratori dipendenti tra l’8 ed<strong>il</strong> 30% ed <strong>in</strong>dipendenti tra <strong>il</strong> 20 ed <strong>il</strong> 30%.Tabella 34. Occupati dipendenti (migliaia di unità).1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Var. %93-02Nord Ovest 42,8 39,1 33,8 37,6 35,4 37,2 39,1 41,6 40,1 39,6 -7,7%Nord Est 74,1 70,5 74,2 68,9 68,5 69,1 66,0 63,6 65,7 63,7 -13,9%Centro 58,1 59,0 52,8 51,5 51,8 52,1 45,5 49,4 52,1 58,3 0,3%Mezzogiorno 417,5 378,7 363,7 338,7 316,2 306,2 298,2 296,8 306,1 300,6 -28,0%<strong>Toscana</strong> 18,2 20,3 17,7 15,7 18,2 18,6 15,6 20,5 21,7 22,0 20,7%ITALIA 592,5 547,2 524,5 496,7 471,9 464,7 448,8 451,3 463,6 462,1 -22,0%Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.Tabella 35. Occupati <strong>in</strong>dipendenti (migliaia di unità).1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Var. %93-02Nord Ovest 176,6 158,5 149,2 150,2 146,9 136,6 128,4 129,2 124,9 124,3 -29,6%Nord Est 213,3 215,2 210,9 198,1 197,8 190,8 193,4 179,3 169,6 163,8 -23,2%Centro 133,7 133,2 123,0 117,2 114,6 107,7 100,9 104,4 114,9 104,9 -21,5%Mezzogiorno 372,0 357,2 325,8 315,2 313,7 301,2 262,9 255,7 253,5 240,7 -35,3%<strong>Toscana</strong> 34,1 35,0 32,0 27,2 29,5 33,2 28,8 33,3 34,3 34,2 0,2%ITALIA 895,7 864,1 808,9 780,7 772,9 736,4 685,5 668,6 662,6 633,7 -29,3%Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.Le donne <strong>in</strong> agricolturaLe componenti masch<strong>il</strong>e e femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e dell’occupazione toscana <strong>in</strong> agricolturahanno un andamento sim<strong>il</strong>e, moderatamente crescente ed <strong>in</strong> controtendenzarispetto alle altre macroregioni italiane.Il confronto tra le variazioni delle due componenti evidenzia la crescitasuperiore della componente femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e. Tra <strong>il</strong> 1993 ed <strong>il</strong> 2002 le donne occupate<strong>in</strong> agricoltura aumentano <strong>in</strong>fatti del 13%, circa 2.700 unità, mentre gliuom<strong>in</strong>i appena del 5% – circa 1.700 unità.Il mutamento della composizione percentuale per sesso mostra che l’aumentodella componente femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e è una peculiarità dell’occupazione agricoladella nostra regione. La crescita della componente femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e si sv<strong>il</strong>uppaed assume i caratteri di fenomeno <strong>in</strong> controtendenza rispetto alle altreregioni italiane soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni ‘90.77


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEFig. 8 - Le donne occupate <strong>in</strong> agricoltura (base 1993 = 100).Fonte: elaborazioni su dati ISTAT; media mob<strong>il</strong>e delle ultime quattro r<strong>il</strong>evazioni trimestrali.Complice la drastica dim<strong>in</strong>uzione nell’impiego di manodopera femm<strong>in</strong><strong>il</strong>enell’agricoltur del mezzogiorno, la <strong>Toscana</strong>, da posizioni ben al di sotto dellamedia italiana passa, negli anni 2000, a tassi di partecipazione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>esuperiori rispetto a tutte le macroregioni italiane ad esclusione del Centro.L’<strong>in</strong>dice di specializzazione regionale nella partecipazione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e al lavoroagricolo resta <strong>in</strong>feriore all’unità, <strong>il</strong> che significa che le donne restano piùpresenti negli altri settori ma cresce vistosamente nel periodo consideratoda 0,54 a 0,72.Fig. 9 - Percentuale di donne occupate <strong>in</strong> agricoltura – dati trimestrali 1993-2002.78Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVIA determ<strong>in</strong>are la d<strong>in</strong>amica positiva dell’occupazione agricola la componentefemm<strong>in</strong><strong>il</strong>e contribuisce soprattutto attraverso l’occupazione dipendente.Tra gli occupati dipendenti le donne quasi raddoppiano, passando da 3.790a 6.803 (+79% ), mentre la componente masch<strong>il</strong>e aumenta appena del 5%passando da 14.434 a 15.202 occupati. Percentualmente crescono soprattuttodirigenti, quadri ed impiegati (+219%), ma <strong>in</strong> assoluto l’aumento maggioresi registra tra operaie, apprendiste e le lavoratrici domestiche.Sul fronte del lavoro <strong>in</strong>dipendente, al contrario, sono soltanto i maschi a crescere,seppur di poco (5%), mentre le lavoratrici autonome dim<strong>in</strong>uiscono del7%. Tra le lavoratrici non dipendenti, che complessivamente dim<strong>in</strong>uiscono,cresce però <strong>il</strong> numero di imprenditrici e libere professioniste, che passa da601 a 2157 unità, un <strong>in</strong>cremento assoluto paragonab<strong>il</strong>e a quello che si realizzanell’<strong>in</strong>tero Nord Ovest ed un <strong>in</strong>cremento percentuale del 250%, di granlunga superiore a quello che pur si registra <strong>in</strong> tutte le altre macroregioniitaliane. La dim<strong>in</strong>uzione complessiva è determ<strong>in</strong>ata, <strong>in</strong>vece, dalla componentedi lavoratrici <strong>in</strong> proprio, socie di cooperative e coadiuvanti fam<strong>il</strong>iari,che dim<strong>in</strong>uisce del 20%.Evoluzione delle forme di lavoro : <strong>il</strong> part-time ed i contratti a tempo determ<strong>in</strong>atoI dati confermano, ma non solo per <strong>il</strong> settore agricolo, la scarsa diffusione deicontratti part-time, che ancora nel 2002 <strong>in</strong>teressano meno dell’11% dei lavoratori.Tra <strong>il</strong> 1993 ed <strong>il</strong> 2002 <strong>il</strong> ricorso al part-time <strong>in</strong> rapporto al totale deicontratti dim<strong>in</strong>uisce <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> di quasi due punti percentuali, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea conquanto avviene nel resto del paese. In realtà <strong>il</strong> dato toscano è la risultantedell’aumento di entrambe le componenti, delle quali <strong>in</strong> assoluto quella che<strong>in</strong>teressa i lavoratori a tempo pieno pesa di più, anche se l’<strong>in</strong>cremento percentualepiù forte è quello dei lavoratori part-time (circa <strong>il</strong> 28%).Tabella 36. Occupati part-time nel settore agricolo: 1991-2002 (migliaia di unità).Maschi 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Var% 93-02Nord Ovest 10,6 9,5 9,0 10,6 9,8 9,2 8,7 6,5 3,6 4,8 -55%Nord Est 11,3 11,5 10,2 12,4 12,0 13,0 9,4 11,0 12,6 11,3 0%Centro 10,4 10,6 10,9 8,7 9,4 8,4 7,2 7,4 7,8 7,9 -24%Mezzogiorno 46,6 43,3 43,9 40,5 41,8 38,2 36,4 39,5 42,5 41,6 -11%<strong>Toscana</strong> 2,0 2,8 3,4 2,3 2,3 2,2 1,8 2,5 2,6 2,3 14%ITALIA 78,9 74,9 74,0 72,1 73,0 68,7 61,7 64,5 66,5 65,5 -17%Femm<strong>in</strong>e 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Var% 93-02Nord Ovest 12,4 8,7 12,4 11,9 9,8 9,2 9,6 11,0 9,8 7,3 -41%Nord Est 22,1 23,0 17,5 16,8 21,1 19,1 19,5 22,2 20,5 16,6 -25%Centro 13,1 12,9 12,7 10,2 10,6 11,6 9,5 9,1 9,8 11,2 -14%Mezzogiorno 74,0 56,8 60,3 50,7 44,2 44,9 40,8 46,9 42,8 39,6 -47%<strong>Toscana</strong> 2,7 3,8 4,9 3,2 3,2 4,7 3,2 4,1 4,4 3,7 38%ITALIA 121,6 101,4 102,9 89,6 85,7 84,9 79,3 89,2 83,0 74,6 -39%Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.79


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEIl dato colloca ancora una volta la <strong>Toscana</strong> <strong>in</strong> controtendenza rispetto a quantoavviene nel resto del paese, dove le dim<strong>in</strong>uzioni osc<strong>il</strong>lano tra <strong>il</strong> 20 ed <strong>il</strong> 50%.L’aumento dei contratti part-time <strong>in</strong>teressa soprattutto la componente femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e(+1019 pari al 39%) ed <strong>in</strong> misura m<strong>in</strong>ore i maschi (285 pari al 14%).Tra i lavoratori dipendenti, i contratti a tempo determ<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> raddoppiano(+94%) ed aumenta <strong>il</strong> loro peso percentuale rispetto a quelli atempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato (+8,5%). Mentre quest’ultimo dato è sostanzialmente<strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con quello nazionale, la d<strong>in</strong>amica assoluta è <strong>in</strong> controtendenzarispetto al dato medio nazionale (-5,2%) e superiore all’aumento fatto registraredalle regioni settentrionali.Tabella 37. Occupati con contratto a tempo determ<strong>in</strong>ato (migliaia di unità).1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Var. %1993-2001Nord Ovest 3,7 2,9 3,1 4,3 3,9 4,8 4,6 5,6 4,4 21%Nord Est 11,3 16,5 17,0 13,9 12,9 14,3 14,1 13,2 17,0 49%<strong>Toscana</strong> 2,5 3,0 3,5 3,6 4,9 5,3 3,6 4,6 4,9 94%Centro 11,5 11,7 9,9 10,9 14,2 13,6 10,3 12,2 13,1 13%Mezzogiorno 161,2 151,6 158,1 140,6 124,3 128,7 142,1 138,5 143,5 -11%ITALIA 187,8 182,6 188,0 169,8 155,3 161,3 171,1 169,5 177,9 -5,2%Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.L’aumento riguarda ancora una volta <strong>in</strong> misura maggiore le donne, <strong>il</strong> cu<strong>in</strong>umero triplica, da 967 a 2556. Ancora una volta la d<strong>in</strong>amica è del tuttopeculiare alla regione, dal momento che le altre aree del paese fanno registrareuna netta dim<strong>in</strong>uzione delle donne con contratti a tempo determ<strong>in</strong>ato,ad eccezione del Nord Est, <strong>in</strong> cui l’aumento (+30%) è però assai più con-Tabella 38. Occupate dipendenti a tempo determ<strong>in</strong>ato: <strong>in</strong>dice di specializzazione del settore agricolo.1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Var. %1993-2001MaschiNord Ovest 1,8 2,4 2,0 3,3 2,1 2,8 2,8 3,5 2,9 65%Nord Est 4,5 7,2 7,9 6,3 4,8 7,1 6,4 5,2 8,0 78%<strong>Toscana</strong> 1,5 1,8 1,7 2,4 3,0 2,4 1,4 1,8 2,3 49%Centro 5,9 5,9 5,0 7,4 7,9 6,8 5,2 6,3 7,1 21%Mezzogiorno 73,6 78,3 82,3 79,9 70,1 72,9 83,3 80,5 84,2 14%ITALIA 85,7 93,8 97,1 96,9 85,0 89,6 97,7 95,5 102,3 19%Femm<strong>in</strong>eNord Ovest 1,9 0,5 1,1 0,9 1,8 2,0 1,7 2,0 1,6 -19%Nord Est 6,8 9,3 9,1 7,6 8,1 7,2 7,7 8,0 8,9 30%<strong>Toscana</strong> 1,0 1,2 1,9 1,1 1,9 2,9 2,2 2,8 2,6 164%Centro 5,7 5,8 5,0 3,5 6,2 6,8 5,1 6,0 6,0 5%Mezzogiorno 87,6 73,2 75,7 60,8 54,2 55,8 58,8 58,0 59,3 -32%ITALIA 102,0 88,8 90,9 72,9 70,3 71,7 73,4 74,0 75,7 -26%Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.80


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVItenuto. L’aumento di lavoratori maschi con contratti a tempo determ<strong>in</strong>ato,pur consistente (+49%), è superiore al dato medio italiano ma <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea conquanto avviene nelle regioni settentrionali.Cresce, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, <strong>in</strong> misura maggiore rispetto alle altre regioni del paese anchel’<strong>in</strong>dice di specializzazione, che segnala la componente del ricorso alla manodoperafemm<strong>in</strong><strong>il</strong>e legata alle specificità settoriali dell’agricoltura toscana.Tabella 39. Lavoratrici dipendenti a tempo determ<strong>in</strong>ato: <strong>in</strong>dice di specializzazione del settore agricolo.1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Var.%93-01Nord Ovest 0,9 0,3 0,6 0,4 0,9 0,8 0,7 0,7 0,6 -0,33Nord Est 1,0 1,0 1,0 1,0 1,1 0,9 1,0 1,1 0,9 -0,10<strong>Toscana</strong> 0,7 0,8 0,9 0,6 0,7 1,0 1,1 1,1 0,9 0,26Centro 0,9 1,0 1,0 0,6 0,8 1,0 0,9 0,9 0,8 -0,12Mezzogiorno 1,3 1,3 1,3 1,2 1,2 1,2 1,1 1,1 1,1 -0,29ITALIA 1,1 1,0 1,0 0,9 1,0 1,0 0,9 0,9 0,9 -0,26Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.I Conti Economici territoriali: le nuove ,metodologie di costruzioneLe serie delle Unità di Lavoro e del Valore Aggiunto 1995-2002 sono fruttodell’aggiornamento delle serie dei nuovi conti regionali, secondo <strong>il</strong> sistemaeuropeo dei conti “SEC95”. La nuova metodologia adottata nella costruzionedei nuovi conti territoriali rende le nuove serie scaturite dal lavoro di adozionedel SEC95 non confrontab<strong>il</strong>i con quelle precedenti 1980-1996, costruitesecondo <strong>il</strong> vecchio SEC79.Le stime regionali sono <strong>il</strong> risultato dell’<strong>in</strong>tegrazione di due approcci: l’approcciobottom-up, cioè di costruzione diretta degli aggregati dei conti attraversol’elaborazione di <strong>in</strong>formazioni disponib<strong>il</strong>i a livello territoriale, e l’approcciotop-down, di disaggregazione territoriale delle stime nazionali attraversol’uso di opportuni <strong>in</strong>dicatori.Un’importante novità metodologica nella costruzione delle nuove serieriguarda <strong>il</strong> calcolo delle unità di lavoro per regione che ripercorre, per tuttigli anni, le stesse fasi dell’elaborazione realizzata a livello nazionale, con undettaglio <strong>in</strong>formativo soltanto di poco <strong>in</strong>feriore. La costruzione delle serie siè valsa non soltanto del benchmark 1991, ut<strong>il</strong>izzando i dati dei censimentigenerali per la stima delle componenti più importanti di occupazione regolaree non regolare, ma anche di un benchmark secondario basato sui risultatidel censimento <strong>in</strong>termedio sulle imprese e le unità locali del 1996 e quellidella revisione dei dati dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sulle forze di lavoro. La costruzionedelle stime <strong>in</strong> anni diversi da quelli di benchmark si fonda <strong>in</strong>vece sulla stessanuova serie delle forze di lavoro, sugli aggiornamenti annuali dell’archiviostatistico delle imprese attive, Asia (che copre l’<strong>in</strong>tero universo delleimprese), sui dati tratti dagli archivi dell’INPS, sui risultati delle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>icorrenti dell’ISTAT sui conti delle imprese e su molteplici altre fonti relativea specifici settori produttivi (credito, comunicazioni, PubblicaAmm<strong>in</strong>istrazione, servizi domestici) o particolari segmenti occupazionali(stranieri non residenti).Le fonti statistiche per la stima del valore aggiunto, sono <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>ua evolu-81


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEzione per quanto riguarda la disponib<strong>il</strong>ità di dati a livello territoriale. A partiredal 1994, <strong>in</strong>fatti, le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i annuali dell’ISTAT sui conti delle impresesono estese a tutti i settori di attività economica e riguardano impreseappartenenti a tutte le classi dimensionali, e i dati riguardanti <strong>il</strong> valoreaggiunto delle imprese di dimensioni più piccole vengono sottoposti a controllidi coerenza con altri elementi del conto economico dell’impresa stessa,ed eventualmente corretti, per tener conto della possib<strong>il</strong>e sottodichiarazionedel fatturato derivante da <strong>in</strong>teresse a dissimulare i guadagni effettivi.Tra le altre fonti più importanti ai f<strong>in</strong>i delle stime degli aggregati regionalisi devono citare, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i statistiche relative alla branca dell’agricoltura.Per quest’ultima branca, date le caratteristiche dei dati di base dicui si dispone, le stime vengono effettuate con metodo bottom-up già a livellonazionale. Il dato nazionale, cioè, è ottenuto direttamente per somma distime regionali.La d<strong>in</strong>amica delle Unità di lavoro nell’agricoltura toscanaLe Unità di lavoro misurano la quantità di lavoro complessivamente impiegatanel processo produttivo. Ciascuna unità di lavoro rappresenta la quantitàdi lavoro prestato nell’anno da un occupato a tempo pieno. L’<strong>in</strong>siemedelle posizioni lavorative a tempo parziale (pr<strong>in</strong>cipali e secondarie) vengonoperciò trasformate <strong>in</strong> unità equivalenti a tempo pieno. Al f<strong>in</strong>e di conseguirela massima copertura possib<strong>il</strong>e dell’<strong>in</strong>sieme di tutti i contributi lavorativialla produzione di beni e servizi, che rientrano nella stima del PIL, le unitàdi lavoro <strong>in</strong>corporano, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, la stima delle unità di lavoro sommerso.Una conseguenza particolarmente <strong>in</strong>teressante di ciò risulta <strong>il</strong> confronto conl’andamento degli occupati così come def<strong>in</strong>iti dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e ISTAT delle forzedi lavoro.Dal momento che questi ultimi rappresentano una misura delle posizionistab<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> rapporto occupati unità di lavoro dà un’idea approssimativa delledifferenze che si manifestano nelle forme di impiego di lavoro. Un rapportosuperiore ad uno <strong>in</strong>dica pertanto la presenza r<strong>il</strong>evante tra le posizioni stab<strong>il</strong>idi rapporti di lavoro part-time, mentre valori <strong>in</strong>feriori ad uno segnalanouna presenza significativa di posizioni lavorative irregolari o comunque nondichiarate.La d<strong>in</strong>amica delle unità di lavoro sembra <strong>in</strong> qualche misura contraddirequanto emerso dall’analisi degli occupati. Prima del 1996 si verifica <strong>in</strong>fattiuna generale dim<strong>in</strong>uzione delle unità di lavoro impiegate <strong>in</strong> agricoltura, checo<strong>in</strong>volge anche la <strong>Toscana</strong>; tuttavia, tale dim<strong>in</strong>uzione (-8% circa) è nellaregione assai più contenuta rispetto alle altre macroaree della penisola nellequali l’impiego di lavoro dim<strong>in</strong>uisce mediamente <strong>in</strong>torno al 20%. Come nelcaso degli occupati la d<strong>in</strong>amica regionale diverge decisamente rispetto alresto d’Italia a partire dal 1996, quando <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> si registra una sostanzialestab<strong>il</strong>ità.Pur crescendo <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con <strong>il</strong> trend nazionale (+3%), <strong>il</strong> peso del lavoro dipendente<strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> resta nel 2002 <strong>in</strong>feriore a quello delle altre aree del paese,ad esclusione delle regioni nord-occidentali.La suddivisione tra lavoro dipendente ed <strong>in</strong>dipendente conferma la sim<strong>il</strong>itud<strong>in</strong>edi fondo del trend delle variab<strong>il</strong>i degli occupati e delle unità di lavoro.In term<strong>in</strong>i assoluti <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> la quantità di lavoro dipendente agricolocresce del +6%, <strong>in</strong> controtendenza rispetto a tutte le altre macroregioni ad82


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVIFig. 10 - Unità di lavoro del settore agricolo: 1995-2002 (base 1995 = 100).Fonte: elaborazioni IRPET.Tabella 40. Unità di lavoro nel settore agricolo 1995-2002.1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002<strong>Toscana</strong> 59,5 54,7 55,9 56,0 54,7 54,4 54,8 54,7Nord Ovest 255,9 252,5 244,0 228,9 221,6 214,2 215,6 206,8Nord Est 351,8 339,2 330,0 319,3 300,6 291,3 293,8 284,1Centro 204,0 193,5 190,2 183,2 179,6 176,5 177,3 175,4Sud 810,9 766,7 745,7 720,1 674,8 666,9 672,6 658,5ITALIA 1.622,7 1.551,8 1.509,9 1.451,6 1.376,5 1.348,9 1.359,3 1.324,8Fonte: elaborazioni IRPET.esclusione del Nord Ovest, mentre dim<strong>in</strong>uisce (-12%), anche se meno diquanto avviene a livello nazionale, l’<strong>in</strong>put di lavoro <strong>in</strong>dipendente.L’<strong>in</strong>dice di specializzazione settoriale conferma un aumento della specializzazioneagricola della nostra regione, ugualmente <strong>in</strong>tenso nel lavoro dipendenteed <strong>in</strong>dipendente, <strong>in</strong> controtendenza con quanto avviene a livello nazionale.La produttività del lavoroLa d<strong>in</strong>amica del valore aggiunto per addetto segnala un recupero della produttivitàdel lavoro agricolo <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, ma una perdita di competitivitàrispetto alle regioni settentrionali ed <strong>in</strong> particolare del Nord Est. Al calo delvalore aggiunto complessivo, superiore <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i percentuali a quantoavviene nelle altre aree della penisola, non corrisponde, <strong>in</strong>fatti, un calo delleunità di lavoro sufficiente a compensare tale d<strong>in</strong>amica.83


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEFig. 11 - Valore aggiunto per unità di lavoro: (1995-2002).Fonte: elaborazioni su dati IRPET.I dati INPS sulle aziende ed i lavoratori agricoliL’archivio INPS consente di analizzare le imprese agricole toscane più strutturate,nelle quali l’impiego del fattore lavoro raggiunge <strong>il</strong> livello m<strong>in</strong>imonecessario a rientrare nel sistema di contribuzione previdenziale.Per ciò che riguarda i lavoratori dipendenti i dati sembrano confermarequanto emerge dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e ISTAT delle forze di lavoro. Tra <strong>il</strong> 1994 ed <strong>il</strong>2002 i lavoratori dipendenti del settore agricolo aumentano ovunque, grazieanche alle regolarizzazioni, ma <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> ad un ritmo superiore rispettoalle altre regioni del paese, ad eccezione del Trent<strong>in</strong>o Alto-Adige, Piemontee Liguria.In assoluto ed <strong>in</strong> percentuale la variazione più significativa viene registratatra i lavoratori dipendenti a tempo determ<strong>in</strong>ato (+2741 unità, pari al9,3%), mentre quelli a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato crescono soltanto di circa 700unità (+7,2%). L’occupazione agricola <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> si comporta <strong>in</strong> modo deltutto diverso rispetto alle regioni del centro ma anche del sud. La sua d<strong>in</strong>amicaè, piuttosto sim<strong>il</strong>e a quella delle regioni settentrionali . Il peso percentualedei lavoratori a tempo determ<strong>in</strong>ato aumenta di poco (+0,4%), una datocomunque <strong>in</strong> controtendenza rispetto al resto del paese ed <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia con leregioni di nord est, <strong>il</strong> Piemonte e la Calabria.La crescita del numero di aziende che impiegano lavoratori a tempo determ<strong>in</strong>atoè significativa (+13%), ma del tutto <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con la media italiana.Diverso <strong>il</strong> discorso per quanto riguarda le aziende che impiegano manodoperaa tempo determ<strong>in</strong>ato, che crescono <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> anch’esse del 13%circa, <strong>in</strong> controtendenza rispetto a ciò che avviene complessivamente nelpaese ed <strong>in</strong> particolare nelle regioni del centro sud. La variazione percentualeche si realizza <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> supera l’<strong>in</strong>cremento delle stesse regionisettentrionali.84


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVIFig. 12 - Settore agricolo: Occupati a Tempo Determ<strong>in</strong>ato 1994-2002 (anno base 1994 =100).Fonte: elaborazioni dati INPS.Fig. 13 - Aziende con occupati a tempo determ<strong>in</strong>ato: 1994-2002 (base 1994 = 100).Fonte: elaborazioni dati INPS.Al di là degli aspetti d<strong>in</strong>amici, tuttavia, ancora nel 2002 <strong>il</strong> ricorso al lavoroa tempo determ<strong>in</strong>ato resta <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> meno frequente rispetto al restodel paese. In <strong>Toscana</strong>, <strong>il</strong> rapporto tra le giornate di lavoro svolte daglioccupati a tempo determ<strong>in</strong>ato sul totale delle giornate di lavoro svolte(45%) è superiore soltanto a Lombardia, Veneto, Piemonte e Friuli VeneziaGiulia.85


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEFig. 14 - Peso % delle giornate di lavoro svolte dagli OTD sul totale: anno 2002.Fonte: elaborazioni dati INPS.I lavoratori <strong>in</strong>dipendentiTra i lavoratori <strong>in</strong>dipendenti gli imprenditori agricoli a titolo pr<strong>in</strong>cipale(IATP) crescono tra <strong>il</strong> 1995 ed <strong>il</strong> 2001 di circa <strong>il</strong> 50%, un dato del tutto <strong>in</strong>l<strong>in</strong>ea con quello italiano, mentre dim<strong>in</strong>uiscono f<strong>in</strong>o quasi a scomparire, comenelle attese, i coloni e mezzadri, che, alla f<strong>in</strong>e del periodo consideratoammontano a solo 403 persone.Fig. 15 - Andamento del numero di lavoratori autonomi 1995-2002 (1994 base = 100).86Fonte: elaborazioni dati INPS.


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVIPer quanto riguarda i coltivatori diretti si commentano di seguito i dati relativialle aziende per gli anni 1995-2001. Le ditte di coltivatori diretti dim<strong>in</strong>uiscono<strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> molto meno che nel resto d’Italia (<strong>il</strong> 14% contro <strong>il</strong> 23%).Il loro peso percentuale sul totale delle ditte italiane cresce seppur di pocodal 5,5 al 6,1%. Anche <strong>in</strong> questo caso la <strong>Toscana</strong> presenta un evoluzionepeculiare, che la accomuna al Trent<strong>in</strong>o Alto Adige e ad alcune regioni meridionali,segnatamente Sic<strong>il</strong>ia, Sardegna e Puglia.Tabella 41. Lavoratori agricoli autonomi. Anno 2002.Numero ditteNumero unitàColtivatori Coloni IATP Totale Coltivatori Coloni IATP TotaleDiretti e Mezzadri Diretti e MezzadriArezzo 3.476 20 120 3.616 4.692 28 120 4.840Firenze 3.426 110 142 3.678 4.576 157 142 4.875Grosseto 4.993 15 150 5.158 7.112 23 150 7.285Livorno 1.682 - 18 1.700 2.318 - 18 2.336Lucca 2.572 32 11 2.615 3.438 37 11 3.486Massa C. 1.095 6 2 1.103 1.228 7 2 1.237Pisa 2.315 11 103 2.429 3.255 17 103 3.375Pistoia 2.316 29 53 2.398 3.549 38 53 3.640Siena 2.979 24 151 3.154 4.327 34 151 4.512<strong>Toscana</strong> 24.854 247 750 25.851 34.495 341 750 35.586Nord Ovest 90.396 116 1.363 91.875 139.574 187 1.363 141.124Nord Est 104.741 387 1.487 106.615 168.214 643 1.487 170.344Centro 75.405 549 1.618 77.572 102.934 810 1.618 105.362Sud e isole 147.211 814 4.382 152.407 177.107 1.094 4.382 182.583ITALIA 417.753 1.866 8.850 428.469 587.829 2.734 8.850 599.413Fonte: elaborazioni dati INPS.3.3 Il lavoro agricolo <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>: una lettura comparata delle tre fonti statisticheMolte fonti statistiche sul lavoro sono state pensate con riferimento aimodelli produttivi <strong>in</strong>dustriali, dove è molto netta la dist<strong>in</strong>zione tra attivitàprofessionali e non ed più chiara la collocazione settoriale e temporale de<strong>il</strong>avoratori. Spesso perciò le varie fonti r<strong>il</strong>evano, per la maggior parte dei settori,lo stesso universo di soggetti, anche se con modalità e tempi diversi.Invece la varietà dei modi di impegnarsi dal punto di vista lavorativo <strong>in</strong>agricoltura rende particolarmente <strong>in</strong>teressante <strong>il</strong> confronto tra le diversefonti statistiche dal momento che ciascuna di esse <strong>in</strong>tercetta una dimensionepeculiare del fenomeno “lavoro agricolo”.L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e ISTAT sulle forze di lavoro misura trimestralmente, <strong>in</strong>fatti, <strong>il</strong>numero di posizioni lavorative presenti nel settore agricolo, ma non misurala quantità effettiva di lavoro complessivamente impiegato, che è, <strong>in</strong>vece,l’obbiettivo perseguito dal sistema della contab<strong>il</strong>ità regionale, che <strong>in</strong>cludeanche una stima del lavoro sommerso o irregolare. Il confronto tra occupatied unità di lavoro, ed <strong>in</strong> particolare <strong>il</strong> loro rapporto, ci permette dunque alcuneosservazioni sulla d<strong>in</strong>amica delle forme di impiego di lavoro. Mentre valor<strong>in</strong>ettamente superiori ad 1 segnalano una <strong>in</strong>cidenza r<strong>il</strong>evante delle posi-87


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEzioni lavorative non a tempo pieno, <strong>in</strong>vece valori decisamente <strong>in</strong>feriori all’unità<strong>in</strong>dicano una presenza elevata di rapporti di lavoro a tempo determ<strong>in</strong>atoe/o di lavoro irregolare.I dati INPS ci permettono <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e di analizzare ciò che accade nelle aziende<strong>in</strong> cui <strong>il</strong> fattore lavoro raggiunge la soglia m<strong>in</strong>ima per l’iscrizione al sistemaprevidenziale; sono perciò le unità produttive più strutturale, ma non lesole, del mondo agricolo.Complessivamente le tre fonti generano risultati tra loro concordi. In particolaretutte e tre le fonti <strong>in</strong>dividuano una peculiarità della <strong>Toscana</strong> nell’impiegodi lavoro, che la differenzia rispetto a quasi tutte le altre regioni delpaese. A partire dal biennio 1996-97 l’agricoltura regionale conosce <strong>in</strong>fattiun aumento delle forze di lavoro occupate ed una sostanziale tenuta dell’impiegodel fattore lavoro, <strong>in</strong> netta controtendenza rispetto a ciò che avvienenel resto del paese.La d<strong>in</strong>amica toscana si differenzia dal resto d’Italia <strong>in</strong> entrambe le componentidel lavoro dipendente ed <strong>in</strong>dipendente, anche se l’impiego di quest’ultimocome fattore produttivo dim<strong>in</strong>uisce <strong>in</strong> modo r<strong>il</strong>evante (-12%). L’analisidelle prov<strong>in</strong>ce modificherà <strong>in</strong> parte questa affermazione mostrando andamentiassai differenziati che riportano <strong>in</strong> primo piano <strong>il</strong> ruolo di questa componentedel lavoro nella buona performance complessiva dell’agricolturaregionale.L’evoluzione dell’<strong>in</strong>dice che misura <strong>il</strong> rapporto tra occupati ed unità di lavoroconferma la s<strong>in</strong>golarità dell’esperienza toscana degli ultimi anni. Mentrenelle altre aree della penisola, con la parziale eccezione del Nord Ovest, <strong>il</strong>valore dell’<strong>in</strong>dice resta sostanzialmente immutato, <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> aumenta apartire dal 1996 <strong>in</strong> modo <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto e secondo una progressione l<strong>in</strong>eare –se escludiamo <strong>il</strong> 1999 – giungendo nel 2001 e 2002 a superare stab<strong>il</strong>mente,unica tra le aree geografiche prese <strong>in</strong> considerazione, <strong>il</strong> valore soglia di 1.L’evoluzione dell’<strong>in</strong>dice sembra evidenziare due probab<strong>il</strong>i fenomeni: <strong>il</strong> primola diffusione delle posizioni lavorative non a tempo pieno, ed <strong>il</strong> secondo laprobab<strong>il</strong>e regolarizzazione, attraverso gli <strong>in</strong>centivi di legge ed i contrattiflessib<strong>il</strong>i, di una quota non irr<strong>il</strong>evante di posizioni irregolari.Fig. 16 - Occupati su Unità di lavoro 1995-2002.88Fonte: elaborazioni su dati ISTAT ed IRPET.


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVITabella 42. Riep<strong>il</strong>ogo delle tre pr<strong>in</strong>cipali fonti congiunturali sul lavoro <strong>in</strong> agricoltura.1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002Occupati INPS 10.038 9.580 9.471 9.095 9.306 9.533 10.106 10.668 10.757dipendenti FdL 15.711 17.351 14.139 12.079 13.271 13.297 12.022 15.857 16.911a tempo<strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atoOccupati INPS 29.422 29.412 29.873 27.860 30.091 31.437 32.891 32.580 32.163dipendenti FdL 2.513 2.984 3.539 3.581 4.909 5.307 3.617 4.608 4.865a tempodeterm<strong>in</strong>atoDipendenti INPS - 39.460 38.992 39.344 36.955 39.397 40.970 42.997 43.248 42.920FdL 18.224 20.335 17.678 15.660 18.180 18.604 15.639 20.464 21.776UL 13.602 12.200 13.400 13.390 13.358 13.532 13.852 14.368Indipendenti INPS 46.394 44.575 43.241 41.675 39.851 38.639 37.486 36.626 35.586FdL 34.081 34.980 32.040 27.164 29.501 33.205 28.762 33.309 34.337 34.154UL 45.902 42.493 42.500 42.590 41.378 40.840 40.920 40.332Fonte: elaborazioni su dati INPS, ISTAT (FdL) e IRPET (UL).3.4 Il lavoro agricolo nelle prov<strong>in</strong>ce toscaneLa d<strong>in</strong>amica degli occupati: 1993-2001La d<strong>in</strong>amica positiva degli occupati appare tra<strong>in</strong>ata da tre prov<strong>in</strong>ce: Sienae Grosseto, le più specializzate della regione nel settore primario, e Firenze.Le tre aree fanno registrare <strong>il</strong> maggior <strong>in</strong>cremento degli occupati sia <strong>in</strong> term<strong>in</strong>iassoluti che relativamente agli altri settori. Il loro peso rispetto allaregione <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di occupati agricoli passa tra <strong>il</strong> 1993 al 2001 dal 43,7 al57,8%. Cresce pertanto l’<strong>in</strong>dice di specializzazione agricola <strong>in</strong> particolare diSiena (da 1,6 a 2,6), e Grosseto (da 3,5 a 3,8) ma anche di Firenze (da 0,4 a0,6). In term<strong>in</strong>i temporali si dist<strong>in</strong>guono due diverse fasi: gli anni che vannodal 1993 al 1996 sono caratterizzati da una pressoché generale dim<strong>in</strong>uzionedegli occupati agricoli, mentre la crescita, tra<strong>in</strong>ata a partire dal 1997 dalletre prov<strong>in</strong>ce già menzionate, è alimentata dai positivi andamenti occupazionalidelle prov<strong>in</strong>ce di Lucca – f<strong>in</strong>o al 1999 – e di Pisa, Livorno ed Arezzo tra<strong>il</strong> 2000 ed <strong>il</strong> 2001. Tra <strong>il</strong> 1993 ed <strong>il</strong> 1996 sono soprattutto le prov<strong>in</strong>ce specializzatenelle colture erbacee a perdere di più, Livorno, Lucca, MassaCarrara, Grosseto, Pisa, ma anche Arezzo, che <strong>in</strong>sieme a Grosseto risenteparticolarmente della crisi del settore zootecnico.Sull’<strong>in</strong>tero periodo considerato, è la prov<strong>in</strong>cia di Livorno a perdere la percentualemaggiore di occupati agricoli, -53%, anche se i dati relativi alleunità di lavoro per <strong>il</strong> 2002 potrebbero far supporre una nuova impetuosacrescita dell’occupazione agricola della prov<strong>in</strong>cia.Nella prov<strong>in</strong>cia di Prato la dim<strong>in</strong>uzione degli occupati è solo percentualmenter<strong>il</strong>evante <strong>in</strong>nestandosi su una preesistente accentuata despecializzazioneagricola della prov<strong>in</strong>cia.Più <strong>in</strong>teressante è la dim<strong>in</strong>uzione degli occupati agricoli nella prov<strong>in</strong>cia diArezzo, sia <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i assoluti che, soprattutto, <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i relativi. In noveanni la prov<strong>in</strong>cia perde ben <strong>il</strong> 28% degli occupati <strong>in</strong> agricoltura, ed <strong>il</strong> suo89


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 43. Lavoratori occupati nel settore agricolo: 1993-2001 (migliaia di unità).1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001Arezzo 6,9 5,0 5,9 5,1 6,1 5,3 4,3 5,0 5,0Firenze 6,3 10,2 7,9 5,2 6,6 8,0 6,2 9,0 8,2Grosseto 10,3 10,3 7,9 8,4 8,7 9,7 8,1 10,0 12,7Livorno 7,4 7,6 4,9 4,1 4,5 3,8 1,9 3,3 3,5Lucca 4,3 4,3 4,2 3,4 3,4 4,6 5,1 5,0 4,8Massa 1,0 1,1 1,1 0,7 1,3 1,4 1,1 1,0 0,8Pisa 4,1 4,2 4,4 3,0 3,0 3,6 2,5 3,0 4,4Pistoia 5,7 5,7 5,3 5,5 5,5 6,3 6,0 6,0 4,9Prato 0,7 1,3 0,3 0,2 0,5 0,5 0,4Siena 6,3 6,9 7,4 6,3 8,4 8,9 8,8 11,0 11,6TOSCANA 52,3 55,3 49,7 42,8 47,7 51,8 44,4 53,8 56,2Fonte: elaborazioni da ISTAT, Indag<strong>in</strong>e sulle forze di lavoro.<strong>in</strong>dice di specializzazione settoriale passa da 1,3 a 0,9, segno di un progressivo<strong>in</strong>debolimento del settore agricolo anche <strong>in</strong> aree fortemente vocate,quali la Val di Chiana aret<strong>in</strong>a. Tra <strong>il</strong> 2001 ed <strong>il</strong> 2002 la tendenza sembra<strong>in</strong>vertirsi grazie ad una parziale ripresa occupazionale, alimentatadalla ripresa del settore zootecnico verificatasi a seguito dell’esaurirsidegli effetti negativi del fenomeno Bse. La prov<strong>in</strong>cia di Pistoia registracomplessivamente una perdita secca di occupati (-14,3%), concentratanegli ultimi due anni e determ<strong>in</strong>ata sostanzialmente dalla crisi del settoreflorovivaistico, che <strong>in</strong>teressa parimenti la prov<strong>in</strong>cia di Lucca. F<strong>in</strong>o al1999 l’occupazione agricola del pistoiese registra <strong>in</strong>vece una moderataespansione <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i assoluti e relativi. L’<strong>in</strong>dice di specializzazione agricoladella prov<strong>in</strong>cia aumenta da 1,4 a 1,6 tra <strong>il</strong> 1993 ed <strong>il</strong> 1999 mentrescende a 1,1 nel 2001. Anche la prov<strong>in</strong>cia di Massa già fortemente despecializzata<strong>in</strong> agricoltura, perde tra <strong>il</strong> 1993 ed <strong>il</strong> 2001 una quota consistentedi occupati agricoli, <strong>il</strong> 19,8 %.La prov<strong>in</strong>cia di Pisa registra , nel periodo considerato, una sostanziale tenutadell’occupazione agricola (+6,1%) grazie alla ripresa occupazionale verifi-Tabella 44. Indice di specializzazione agricola delle prov<strong>in</strong>ce (1993-2001).1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001Arezzo 1,3 0,9 1,2 1,3 1,3 1,1 1,1 1,0 0,9Firenze 0,4 0,6 0,6 0,4 0,5 0,6 0,5 0,6 0,6Grosseto 3,5 3,4 3,0 3,6 3,3 3,2 3,1 3,2 3,8Livorno 1,6 1,5 1,1 1,0 1,1 0,9 0,5 0,7 0,7Lucca 0,8 0,7 0,8 0,7 0,7 0,8 1,1 0,9 0,8Massa 0,4 0,4 0,4 0,4 0,6 0,6 0,5 0,4 0,3Pisa 0,7 0,7 0,8 0,6 0,6 0,6 0,5 0,5 0,7Pistoia 1,4 1,3 1,4 1,7 1,5 1,5 1,6 1,4 1,1Prato - - 0,2 0,4 0,1 0,1 0,2 0,1 0,1Siena 1,6 1,6 2,0 2,0 2,3 2,2 2,5 2,6 2,6TOSCANA 1 1 1 1 1 1 1 1 1Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Indag<strong>in</strong>e sulle forze di lavoro.90


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVIcatasi a partire dal 1999, mentre Lucca <strong>in</strong>crementa <strong>il</strong> numero di occupatiagricoli (+11,4%), dopo tre anni di netta flessione, a partire dal 1998.L’analisi delle diverse tipologie di occupazione agricola arricchisce <strong>il</strong> quadro<strong>in</strong>terpretativo di elementi particolarmente <strong>in</strong>teressanti.La d<strong>in</strong>amica del complesso degli occupati agricoli delle prov<strong>in</strong>ce è, <strong>in</strong>fatti, larisultante di comb<strong>in</strong>azioni di trend occupazionali di lavoratori dipendenti e<strong>in</strong>dipendenti spesso contrastanti tra loro.Come si è notato descrivendo la d<strong>in</strong>amica regionale, l’aumento dell’occupazioneagricola <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> appare determ<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> massima parte dall’aumentodei lavoratori dipendenti, che crescono del 19,5% contro appena lo0,5% degli <strong>in</strong>dipendenti. Il peso di questi ultimi sul totale passa dal 65,2%al 61,2%. Il quadro per prov<strong>in</strong>ce evidenzia, tuttavia, una maggiore complessità.Nelle prov<strong>in</strong>ce che tra<strong>in</strong>ano la crescita, Siena, Grosseto e Firenze, sonosoprattutto i lavoratori autonomi a crescere (+60% contro <strong>il</strong> +19,6% deidipendenti) ed è sempre tra questi ultimi che, nelle prov<strong>in</strong>ce nelle quali l’occupazioneagricola cala, si registrano le perdite più accentuate. Le prov<strong>in</strong>cedi Arezzo, Livorno e Pistoia perdono complessivamente 6.800 lavoratori<strong>in</strong>dipendenti agricoli, pari al 60,8%. Importanti fenomeni di compensazionenascondono, dunque, <strong>il</strong> fatto che le d<strong>in</strong>amiche complessive siano determ<strong>in</strong>ate, nel bene e nel male, dal lavoro <strong>in</strong>dipendente.Tabella 45. Lavoratori occupati <strong>in</strong>dipendenti: 1993-2001 (migliaia di unità).1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Var %93-01Arezzo 4,6 3,7 4,2 3,4 3,2 2,8 2,5 3,0 2,5 -45,52Firenze 3,1 5,1 4,1 2,8 3,4 4,1 3,0 6,0 5,4 76,14Grosseto 6,5 6,9 5,9 5,2 5,0 5,1 5,5 6,0 8,4 28,63Livorno 6,4 6,7 4,1 3,0 3,0 2,7 0,7 1,7 2,8 -56,65Lucca 3,1 2,5 2,8 2,1 2,3 4,2 4,8 4,0 3,8 21,75Massa 0,8 0,7 0,8 0,7 1,1 1,3 0,6 0,5 0,3 -65,12Pisa 3,2 2,8 2,5 1,6 1,7 2,5 2,1 2,0 2,4 -24,76Pistoia 3,5 3,4 3,2 3,7 4,3 4,5 3,8 3,0 2,4 -31,55Prato 0,4 0,9 0,2 0,1 0,2 0,2 0,2 -55,12Siena 2,9 3,3 4,0 3,7 5,3 6,0 5,6 7,0 6,4 115,99TOSCANA 34,1 35,0 32,0 27,2 29,5 33,2 28,8 33,4 34,4 0,94Fonte: elaborazioni su dati ISTAT R<strong>il</strong>evazione trimestrale delle forze di lavoro.In conclusione la tenuta e la crescita dell’occupazione sembra verificars<strong>in</strong>elle prov<strong>in</strong>ce per un verso <strong>in</strong>teressate da un agricoltura professionaleestremamente specializzata (<strong>il</strong> florovivaismo di Pistoia e Lucca se si escludela crisi congiunturale degli ultimi due anni) dall’altro (Siena, GrossetoFirenze,) capaci di <strong>in</strong>tegrare le produzioni agricole di qualità con le attivitàdi servizi legate all’agriturismo. Il fattore determ<strong>in</strong>ante della crescita occupazionale,<strong>in</strong> quest’ultimo caso, appare lo sv<strong>il</strong>uppo delle produzioni tipiche(olio e v<strong>in</strong>o) e di qualità (i marchi di orig<strong>in</strong>e) e la d<strong>in</strong>amica dell’agriturismo,la cui offerta si concentra per <strong>il</strong> 65% nelle prov<strong>in</strong>ce suddette. L’evoluzionedelle forme di lavoro, che vede l’aumento <strong>in</strong> quelle stesse aree dei lavoratori<strong>in</strong>dipendenti ed <strong>in</strong> generale del ricorso al part-time, nonché la sempre91


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEmaggiore partecipazione delle donne, costituisce una conferma di questa<strong>in</strong>terpretazione.Il fattore lavoro: 1998-2001L’analisi dell’andamento dell’impiego del fattore lavoro nelle prov<strong>in</strong>ce, purcondizionata dalla limitatezza dell’<strong>in</strong>tervallo temporale (1998-2002) per <strong>il</strong>quale sono disponib<strong>il</strong>i le stime prov<strong>in</strong>ciali, conferma i r<strong>il</strong>ievi fatti a propositodegli occupati.Le unità di lavoro impiegate nell’agricoltura regionale tra <strong>il</strong> 1998 ed <strong>il</strong> 2002dim<strong>in</strong>uiscono leggermente, appena del 2,3%. La dim<strong>in</strong>uzione nell’impiego diunità di lavoro si concentra nel primo biennio 1998-2000, mentre nei dueanni successivi tutte le prov<strong>in</strong>ce mostrano una sensib<strong>il</strong>e ripresa.Il dato toscano riflette da vic<strong>in</strong>o la performance delle prov<strong>in</strong>ce.Considerando l’<strong>in</strong>tero periodo crescono soltanto Pistoia (+3,1%), dove la crisidegli ultimi due anni si traduce <strong>in</strong> una dim<strong>in</strong>uzione delle unità di lavoro, tra<strong>il</strong> 2001 ed <strong>il</strong> 2002, non sufficiente a <strong>in</strong>vertire <strong>il</strong> buon andamento complessivo,e Prato (+3,6%) <strong>il</strong> cui aumento <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i assoluti è pressoché irr<strong>il</strong>evante,mentre le performance peggiori sono quelle della prov<strong>in</strong>cia di Lucca (-4,4%), Pisa (-4,5%) e Grosseto (-3,6%), ma dim<strong>in</strong>uiscono anche Firenze eSiena. Il risultati negativi di Lucca e di Pisa, che si concentrano tra <strong>il</strong> 1998ed <strong>il</strong> 2000, sono determ<strong>in</strong>ati con tutta probab<strong>il</strong>ità dal cattivo andamentodelle coltivazioni erbacee e delle piante <strong>in</strong>dustriali, che hanno registratouna sensib<strong>il</strong>e dim<strong>in</strong>uzione lungo tutto <strong>il</strong> decennio precedente e soffrono deim<strong>in</strong>ori <strong>in</strong>centivi progressivamente accordati dalle istituzioni comunitarie, eper ciò che riguarda Lucca, anche dalla crisi che ha <strong>in</strong>vestito <strong>il</strong> settore deifiori recisi. La dim<strong>in</strong>uzione delle unità di lavoro che <strong>in</strong>veste le aree <strong>in</strong>dividuatecome tra<strong>in</strong>anti dell’occupazione, Grosseto e Siena, ma anche Firenze,è determ<strong>in</strong>ata <strong>in</strong> parte dall’aumento delle posizioni lavorative <strong>in</strong>dipendentie part-time, che segnala con tutta probab<strong>il</strong>ità modalità più flessib<strong>il</strong>i diimpiego che occupano soltanto una parte del tempo di lavoro giornaliero,maè parimenti <strong>il</strong> risultato dell’andamento dei diversi sistemi economici localiche compongono le prov<strong>in</strong>ce, <strong>in</strong>teressati da d<strong>in</strong>amiche opposte tra loro, analizzatenel paragrafo successivo.Tabella 46. Unità di lavoro nelle prov<strong>in</strong>ce toscane: 1998-2001 (migliaia di unità).1998 1999 2000 2001 2002 Var .%98-02Arezzo 7.137 7.084 7.027 7.003 7.029 -1,5%Firenze 7.094 6.927 6.849 6.982 6.929 -2,3%Grosseto 8.240 7.994 7.849 7.836 7.941 -3,6%Livorno 3.855 3.822 3.685 3.670 3.740 -3,0%Lucca 6.537 6.279 6.153 6.158 6.251 -4,4%Massa Carrara 2.425 2.331 2.309 2.331 2.337 -3,6%Pisa 5.725 5.459 5.358 5.441 5.468 -4,5%Pistoia 7.001 7.056 7.376 7.560 7.216 3,1%Prato 701 710 763 743 726 3,6%Siena 7.264 7.075 7.003 7.048 7.063 -2,8%TOSCANA 55.981 54.736 54.371 54.772 54.700 -2,3%Fonte: elaborazioni IRPET.92


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVIIl confronto tra occupati ed unità di lavoro nelle prov<strong>in</strong>ce rafforza le conclusioniche emergono circa le d<strong>in</strong>amiche che <strong>in</strong>vestono l’agricoltura toscana.In primo luogo le prov<strong>in</strong>ce tra<strong>in</strong>anti la crescita occupazionale della secondametà degli anni ’90, Grosseto, Siena e Firenze, presentano tutte valori superioriad 1, <strong>il</strong> che sembra <strong>in</strong>dicare la maggiore <strong>in</strong>cidenza tra le forme di occupazionestab<strong>il</strong>i di rapporti di lavoro flessib<strong>il</strong>e e part-time. In secondo luogosia Grosseto che Siena registrano <strong>in</strong>crementi dell’<strong>in</strong>dice di gran lunga superioririspetto alle altre prov<strong>in</strong>ce, <strong>il</strong> che rafforza l’idea di una crescita alimentatada rapporti di lavoro flessib<strong>il</strong>i part-time e segnala una possib<strong>il</strong>eemersione di posizioni precedentemente irregolari o non dichiarate.In prov<strong>in</strong>ce come Massa Carrara, Pisa, Prato, ma anche Arezzo e Pistoia <strong>il</strong>rapporto <strong>in</strong>feriore ad uno sembra <strong>in</strong>dicare una più elevata presenza di lavoroirregolare e di manodopera impiegata a tempo determ<strong>in</strong>ato, anche se nelcaso di Pisa e Prato si registrano <strong>in</strong>crementi r<strong>il</strong>evanti che potrebbero segnalarefenomeni di emersione ed un progressivo orientarsi verso <strong>il</strong> part-time.La d<strong>in</strong>amica del pistoiese, <strong>in</strong> controtendenza rispetto alla regione, segnala<strong>in</strong>vece un orientamento crescente verso l’ut<strong>il</strong>izzo dei rapporti di lavoro atempo determ<strong>in</strong>ato e probab<strong>il</strong>i fenomeni di ritorno al sommerso, che simanifestano <strong>in</strong> concomitanza con la crisi del settore floricolo.Tabella 47. Rapporto tra occupati ed unità di lavoro nelle prov<strong>in</strong>ce toscane: 1998-2001.1998 1999 2000 2001 Var.Arezzo 0,75 0,61 0,71 0,71 -0,04Firenze 1,13 0,89 1,31 1,17 0,04Grosseto 1,17 1,01 1,27 1,62 0,45Livorno 0,98 0,50 0,90 0,94 -0,04Lucca 0,70 0,81 0,81 0,78 0,08Massa Carrara 0,59 0,48 0,43 0,34 -0,25Pisa 0,63 0,45 0,56 0,80 0,17Pistoia 0,90 0,84 0,81 0,65 -0,25Prato 0,31 0,74 0,59 0,53 0,22Siena 1,22 1,24 1,57 1,65 0,43TOSCANA 0,93 0,81 0,99 1,03 0,10Fonte: elaborazioni dati ISTAT e IRPET.Il lavoro agricolo nei sistemi economici locali: 1998-2002L’analisi si vale della metodologia sv<strong>il</strong>uppata nell’ambito del volume diLorenzo Bacci (2002) che ha classificato i Sistemi economici locali <strong>in</strong> 6 tipologie(agricolo rurali, rurali marg<strong>in</strong>ali, rurali residenziali, con presenza agricola,turistico rurali, non agricoli) sulla base del ruolo svolto dall’agricolturanel contesto territoriale ed <strong>in</strong> rapporto agli altri settori economici.Il decl<strong>in</strong>o dell’impiego del fattore lavoro nell’agricoltura toscana co<strong>in</strong>volge lamaggior parte dei sistemi economici locali, ma risulta particolarmenteaccentuato nelle aree rurali marg<strong>in</strong>ali ed <strong>in</strong> alcune delle aree agricolo ruralivere e proprie. Nelle prime, caratterizzate da elevati tassi di <strong>in</strong>vecchiamentodella popolazione dovuti allo spopolamento sperimentato nei decenniprecedenti, l’abbandono delle attività agricole è determ<strong>in</strong>ato per lo più dalla93


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEcessazione progressiva di attività volte ad <strong>in</strong>tegrare <strong>il</strong> reddito derivantedalla pensione e scarsamente orientate al mercato. Più imprevedib<strong>il</strong>e e permolti aspetti preoccupante appare <strong>in</strong>vece <strong>il</strong> decl<strong>in</strong>o del fattore lavoro nellearee propriamente rurali, nelle quali l’agricoltura rappresenta l’attività economicae la fonte di occupazione pr<strong>in</strong>cipale. Si tratta, <strong>in</strong> particolare, di alcunedelle aree <strong>in</strong>terne della prov<strong>in</strong>cia di Siena, Grosseto ed Arezzo. L’impiegodi lavoro agricolo <strong>in</strong> queste aree decl<strong>in</strong>a <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i assoluti e relativamentealle altre attività economiche. Tra i sistemi economici locali che registranole dim<strong>in</strong>uzioni più accentuate spiccano quelli legati al settore zootecnico edelle coltivazioni erbacee come la Val di Chiana Aret<strong>in</strong>a (-9,6%), l’Amiata-Val d’Orcia (-9,2%), la Val di Merse (-9,4%), ma dim<strong>in</strong>uzioni altrettanto fortisi registrano <strong>in</strong> un’area caratterizzata dall’agricoltura di qualità fondatasulle produzioni tipiche del v<strong>in</strong>o e dell’olio, <strong>in</strong>tegrate ai servizi turistici,come <strong>il</strong> Chianti (-9,2%). Sono le stesse aree specializzate <strong>in</strong> agricoltura che,f<strong>in</strong>o alla metà degli anni ’90, presentavano la maggior tenuta occupazionale(Bacci, 2002). Dim<strong>in</strong>uzioni altrettanto forti si verificano, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, <strong>in</strong> tutta lafascia <strong>in</strong>terna della prov<strong>in</strong>cia di Pisa, nella quale lo sv<strong>il</strong>uppo dei servizi agrituristici,penalizzato dalla maggiore attrattiva turistica delle aree costiereantistanti, non riesce evidentemente a compensare <strong>il</strong> decl<strong>in</strong>o del fattorelavoro legato ad una agricoltura fondata ancora una volta soprattutto sullecolture erbacee.Una sostanziale tenuta o comunque <strong>il</strong> m<strong>in</strong>or decremento del fattore lavorosi registra <strong>in</strong>vece nelle aree <strong>in</strong>teressate da uno o più dei seguenti fenomeni:la presenza di un settore agricolo dalle dimensioni non più comprimib<strong>il</strong>i <strong>in</strong>aree a forte vocazione secondaria o terziaria, l’aver sperimentato <strong>in</strong> passatocrolli occupazionali veri e propri nei comparti <strong>in</strong>dustriali, la presenza,accanto ad un settore agricolo non del tutto marg<strong>in</strong>ale di una vocazione turisticadell’area e di un settore commerciale sufficientemente sv<strong>il</strong>uppato, o,alternativamente la presenza di una agricoltura fortemente specializzatadal punto di vista produttivo.Dei 18 sistemi locali che sperimentano decrementi dell’occupazione nonsuperiori al 5,5% (la media regionale), 9 sono classificati come non agricoli.Tra essi sono presenti tutte quelle aree organizzate <strong>in</strong>torno ad una grandecittà, nelle quali l’occupazione agricola ha raggiunto dimensioni m<strong>in</strong>ime nonulteriormente comprimib<strong>il</strong>i; l’area pratese, <strong>il</strong> quadrante fiorent<strong>in</strong>o metropolitano,l’area senese urbana, l’area di Massa e Carrara, l’area pisana.Ben 6 SEL (33%) sono bagnati dal mare. In particolare, nella fascia costierache va da Livorno all’Argentario vi è una sostanziale tenuta dell’impiego d<strong>il</strong>avoro agricolo che appare la risultante di un mix dei fattori citati poc’anzi.La presenza di attività agricole non del tutto marg<strong>in</strong>ali ma affiancate da unsettore terziario abbastanza sv<strong>il</strong>uppato, la vocazione turistica dell’area <strong>in</strong>teressata,direttamente o <strong>in</strong>direttamente da forti ridimensionamenti dell’occupazione<strong>in</strong>dustriale. È evidentemente <strong>il</strong> caso dell’area livornese, della valdi Cornia, dell’Albegna Fiore Quadrante costa d’argento, ma anche dell’isolad’Elba e del quadrante costiero della Val di Cec<strong>in</strong>a, gravitante da unpunto di vista occupazionale sia su Livorno che su Piomb<strong>in</strong>o. Non è un casoche molte di queste aree present<strong>in</strong>o sia una buona densità di posti letto <strong>in</strong>agriturismi, che alti tassi di sv<strong>il</strong>uppo dell’offerta agrituristica (ARSIA-IRPET, 2002). Nel quadrante montano della prov<strong>in</strong>cia di Pistoia la sostanzialetenuta dell’occupazione è determ<strong>in</strong>ata da chiari fenomeni di ritornoall’occupazione agricola, <strong>in</strong> seguito al crollo del settore <strong>in</strong>dustriale e allo sv<strong>il</strong>uppodei servizi agrituristici.94


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVITabella 48. Unità di lavoro agricolo nei Sistemi economici toscani.Classe Nome SEL 2002 Var. % 1998 Peso % suSEL -2002 Tot. ULAR Val di Cec<strong>in</strong>a Q. Interno 1.103 -13,6 2,1AR Val di Chiana Aret<strong>in</strong>a 1.795 -9,6 3,4AR Val di Merse 444 -9,4 0,8AR Chianti 860 -9,2 1,6AR Amiata - Val d’Orcia 1.504 -9,2 2,8Totale SEL Agricolo rurali 5.706 -10,2 10,7TR Val di Chiana Senese 1.979 -8,4 3,7TR Area Grossetana 2.822 -8,0 5,3TR Albegna-Fiora Q. Costa d’argento 1.747 2,9 3,3TR Area Pistoiese Q. montano 532 3,5 1,0Totale SEL Turistico rurali 7.080 -4,8 13,3RR Crete Senesi - Val d’Arbia 432 -12,2 0,8RR Alta Val Tiber<strong>in</strong>a 763 -11,0 1,4RR Alta Val d’Elsa 1.074 -8,6 2,0RR Area Fiorent<strong>in</strong>a Q. Mugello 832 -6,7 1,6RR Casent<strong>in</strong>o 644 -5,0 1,2RR Area Fiorent<strong>in</strong>a Q. Chianti 858 -4,8 1,6RR Val di Nievole 3.428 5,8 6,5Totale SEL rurali residenziali 8.032 -2,5 15,1RM Albegna-Fiora Q. coll<strong>in</strong>e <strong>in</strong>terne 1.198 -15,7 2,3RM Valle del Serchio Q. Garfagnana 656 -12,9 1,2RM Amiata Grossetano 1.169 -11,2 2,2RM Lunigiana 1.751 -6,4 3,3Totale SEL rurali marg<strong>in</strong>ali 4.774 -11,0 9,0PA Val d’Era 1.561 -11,5 2,9PA Coll<strong>in</strong>e Metallifere 671 -9,0 1,3PA Valdarno Superiore Sud 1.770 -7,5 3,3PA Val di Cec<strong>in</strong>a Q. costiero 1.167 -5,5 2,2PA Val di Cornia 913 -4,3 1,7PA Circondario di Empoli Q. Valdesano 777 -1,4 1,5PA Area Pistoiese Q. metropolitano 3.384 4,2 6,4Totale SEL con presenza agricola 10.244 -3,7 19,3NA Valle del Serchio Q. Media Valle 462 -10,3 0,9NA Valdarno Inferiore 1.070 -8,8 2,0NA Area Lucchese 2.473 -8,6 4,7NA Area Fiorent<strong>in</strong>a Q. Val di Sieve 519 -8,5 1,0NA Area Aret<strong>in</strong>a 1.562 -8,3 2,9NA Area Pisana 1.419 -6,3 2,7NA Area Fiorent<strong>in</strong>a Q. Valdarno Superiore 463 -5,2 0,9NA Area Pratese 667 -4,8 1,3NA Area Senese Urbana 513 -3,9 1,0NA Circondario di Empoli Q. empolese 1.636 -3,9 3,1NA Area di Massa e Carrara 539 -2,8 1,0NA Vers<strong>il</strong>ia 2.507 -2,2 4,7NA Area Fiorent<strong>in</strong>a Q. centrale 1.559 -0,4 2,9NA Arcipelago 839 12,3 1,6NA Area Livornese 1.036 12,9 2,0Totale SEL non agricoli 17.264 -3,8 32,5TOSCANA 53.100 -5,1 100Legenda Classe SEL: AR = Agricolo rurali; TR = Turistico-rurali, RR = Rurali residenziali, RM = Ruralimarg<strong>in</strong>ali, PA = Presenza agricola, NA = Non agricoli.Fonte: IRPET.95


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEL’impiego del fattore lavoro tiene e talvolta aumenta, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, nelle aree specializzatenel florovivaismo, Pistoia e la Val di Nievole, ed anche <strong>in</strong> Vers<strong>il</strong>ia,nonostante la crisi del settore degli ultimi due anni.Un ulteriore elemento di specificazione analitica è costituito dall’andamentodel valore aggiunto per unità di lavoro nei SEL , che mostra una correlazionepositiva con l’andamento dell’impiego del fattore lavoro (<strong>in</strong>dice di correlazione+0,69). Sono ancora una volta i sistemi locali caratterizzati da unacompresenza di diverse attività r<strong>il</strong>evanti, che affiancano quelle agricole, amostrare <strong>il</strong> miglior andamento <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di valore aggiunto agricolo perunità di lavoro. Dei 13 sistemi locali la cui performance <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di unitàdi lavoro è superiore a quella regionale ben 9 sono presenti tra quelle chefanno registrare <strong>il</strong> miglior andamento del valore aggiunto per addetto. Traqueste spiccano di nuovo l’area sud-occidentale della prov<strong>in</strong>cia di Grosseto,la Val di Cornia, <strong>il</strong> quadrante fiorent<strong>in</strong>o centrale e quello costiero della Valdi Cec<strong>in</strong>a, e, su tutte, le aree del Livornese e dell’arcipelago toscano, i cui<strong>in</strong>crementi assoluti e percentuali sono i più alti della regione.3.5 Il lavoro sommerso nell’agricoltura toscanaIl tema dell’economia e del lavoro sommerso attrae sempre di più l’attenzionedegli studiosi, delle istituzioni politiche e delle rappresentanze socialieuropee, <strong>in</strong> quanto la sua emersione rappresenterebbe un fatto positivo ditutto r<strong>il</strong>ievo dal punto di vista economico oltre che civ<strong>il</strong>e.La duplice struttura del mercato del lavoro è diffusa <strong>in</strong> tutti i paesi europeie particolarmente <strong>in</strong> Italia. Il superamento dei modelli produttivi fordisti hareso sempre meno netti i conf<strong>in</strong>i tra posizioni lavorative emerse e sommerse,ma vi è anche una sempre maggior difficoltà di identificazione e dist<strong>in</strong>zionetra attività volontariamente sommerse e nuovi lavori statisticamentenon r<strong>il</strong>evati. Vi sono poi attività e lavori irregolari e non dichiarati, regolar<strong>in</strong>ei loro f<strong>in</strong>i, (merci e servizi, prestazioni lavorative), ma svolti <strong>in</strong> modo irregolare(evadendo norme fiscali e contributive, di legislazione del lavoro sanitarie,ambientali e fiscali). Inf<strong>in</strong>e <strong>il</strong> quadro è complicato dal fenomeno deiflussi di immigrazione extracomunitaria.Nonostante l’attenzione che caratterizza <strong>il</strong> tema dell’economia e del lavorosommerso sono ancora poche le verifiche empiriche del fenomeno, soprattutto<strong>in</strong> ambito locale. Per ragioni se non ovvie, fac<strong>il</strong>mente comprensib<strong>il</strong>i.Banalmente vi è <strong>il</strong> problema di misurare un qualche cosa che è sempre rimastonascosto alle r<strong>il</strong>evazioni ufficiali, alla conoscenza delle istituzioni, “sommerso”,appunto. Cosa ancora più importante, vi sono problemi nella def<strong>in</strong>izioneconcettuale del fenomeno: che cosa è <strong>il</strong> sommerso ? Come si dist<strong>in</strong>gueda altre forme di economia non osservata?In questa sede si fa riferimento essenzialmente a due studi: <strong>il</strong> Rapporto2000 della <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> <strong>in</strong>titolato Il lavoro sommerso, ed uno studio particolareggiatosvolto dall’IRPET sul sommerso nella prov<strong>in</strong>cia di Livorno(<strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, 2001; IRPET, 2002). Non sono state considerate altre fontiISTAT che sono soltanto a livello regionale.Da un punto di vista concettuale i due studi adottano la tassonomia recentementeproposta da Schneider ed Enst e le <strong>in</strong>dicazioni relative all’economianon direttamente osservata (ENO) proposte nel sistema nazionale dei cont<strong>in</strong>azionali delle Nazioni Unite e successivamente adottate dall’ISTAT. Inbase a questa tassonomia , l’economia non direttamente osservata (ENO)comprende:96


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVI– Economia <strong>il</strong>legale (attività <strong>il</strong>legali).– Economia <strong>in</strong>formale (caratterizzata da basso livello di organizzazione,poca divisione tra capitale e lavoro, occupazione occasionale e aiutoparentale).– Economia sommersa : con essa si <strong>in</strong>tende tutta la produzione legale di cu<strong>il</strong>a pubbliche amm<strong>in</strong>istrazioni non hanno conoscenza per diverse ragioni(evasione fiscale o contributiva, non osservanza di regole e norme amm<strong>in</strong>istrative,mancata comp<strong>il</strong>azione di moduli statistici o amm<strong>in</strong>istrativi).La def<strong>in</strong>izione non comprende pertanto <strong>il</strong> sommerso statistico che è costituitodalle attività non r<strong>il</strong>evate per <strong>in</strong>efficienza del servizio statisticonazionale o per effettiva difficoltà di r<strong>il</strong>evazione.Per quanto riguarda la misura del sommerso i due studi applicano per l<strong>apri</strong>ma volta a livello regionale la nuova metodologia di stima ISTAT, più raff<strong>in</strong>atadella precedente, elaborata <strong>in</strong> occasione della recente revisione deiconti nazionali, basata sulle nuove def<strong>in</strong>izioni SEC 1995 10 .Il pr<strong>in</strong>cipale risultato raggiunto è costituito dall’esclusione dalle stime dell’occupazionedi lavori non necessariamente irregolari, quali ad esempio isecondi lavori e i lavori temporanei.Mentre precedenti metodologie di stima dell’occupazione irregolare nondist<strong>in</strong>guevano gli occupati del settore <strong>in</strong>formale e quelli del sommerso statistico,le nuove stime permettono di <strong>in</strong>dividuare meglio le varie componentidell’economia non direttamente osservata e di elim<strong>in</strong>are la commistionetra sommerso statistico e sommerso economico. Inoltre, l’<strong>in</strong>tegrazione dellefonti <strong>in</strong>formative completata con la realizzazione dell’archivio ASIA si è tradotto<strong>in</strong> un ulteriore aumento della componente considerata regolare, r<strong>il</strong>evantesoprattutto nel caso dell’occupazione <strong>in</strong>dipendente.Il sommerso nell’agricoltura toscanaLa fenomenologia del sommerso si decl<strong>in</strong>a <strong>in</strong> maniera diversa <strong>in</strong> relazionealle specificità del contesto territoriale analizzato. Da questo punto di vista<strong>il</strong> tentativo fatto dall’IRPET di applicare a livello regionale i metodi di stimadell’ISTAT relativi alla contab<strong>il</strong>ità nazionale rappresenta <strong>il</strong> risultato più<strong>in</strong>novativo e conv<strong>in</strong>cente per quanto attiene alla misurazione del sommerso<strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>.Mentre secondo i risultati del recente lavoro di Castelluci e Bovi (2000), la<strong>Toscana</strong> si troverebbe, dal punto di vista del lavoro sommerso <strong>in</strong> una posizionepriv<strong>il</strong>egiata rispetto alle altre aree della penisola, al contrario, <strong>il</strong> confrontotra le precedenti e le nuove stime IRPET per <strong>il</strong> 1997, pur evidenziandoun sostanziale ridimensionamento del fenomeno, determ<strong>in</strong>ato dallenuove metodologie di stima, segnala <strong>il</strong> persistere di una maggiore <strong>in</strong>cidenzadel lavoro irregolare <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> (16,7%) rispetto all’Italia nel suo complesso(15,2%) 11 .Le nuove stime comportano un aumento nella stima del lavoro dipendenteirregolare <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> (+2%) che è superiore al dato nazionale (+0,5%). La<strong>Toscana</strong> perde la sua specializzazione legata al lavoro sommerso autonomo.10Per una spiegazione esaustiva della metodologia di stima adottata si rimanda a <strong>Regione</strong><strong>Toscana</strong>, 2001 e a Cipoll<strong>in</strong>i 2000.11Tutti i dati relativi al lavoro sommerso si riferiscono all’anno 1997.97


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 49. Percentuale di U. L. non regolari sul totale di settore. Confronto<strong>Toscana</strong>/Italia, 1997.<strong>Toscana</strong>ItaliaDip. Indip. Totale Dip. Indip. TotaleAgricoltura 37 5,9 13,5 55,4 13,8 29,2Industria <strong>in</strong> senso stretto 12,5 4,2 10,7 6,5 3,1 5,9Costruzioni 20 8 14,4 23,5 7,6 16,8Com. P.E., Tras., Comun. 31,4 7,6 20,9 27,3 8,4 18,9Cred., Ass., Serv. impr. 31 1,2 19,6 23,5 1 14,8Altri servizi 16 24,3 17,2 15,3 20,8 16TOTALE 21 7,9 16,7 18,1 8,6 15,2Fonte: elaborazioni IRPET.La stima del lavoro irregolare autonomo decresce di circa un terzo – dal 38,1al 7,9% – , giungendo a livelli <strong>in</strong>feriori a quelli nazionali (8,6%).Significativi mutamenti si registrano anche a livello settoriale, <strong>in</strong> particolare<strong>in</strong> agricoltura, dove le stime vecchie <strong>in</strong>dividuavano un 70% di occupati <strong>in</strong>modo non regolare, dato <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con <strong>il</strong> resto della nazione, mentre con lenuove stime tale percentuale scende al 13,5% e cioè alla metà del dato nazionaleaggiornato (29,2%). La differenza tra <strong>il</strong> dato regionale ed <strong>il</strong> dato nazionaleè determ<strong>in</strong>ata soprattutto dal lavoro dipendente, che <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> tendead essere decisamente meno irregolare (37%) rispetto al complesso del paese(55,4%).È nel settore <strong>in</strong>dustriale e dei servizi, <strong>in</strong>vece che persiste una maggiore irregolaritàdel lavoro <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, <strong>in</strong> particolare tra i dipendenti del settore<strong>in</strong>dustriale per i quali <strong>il</strong> tasso di irregolarità è doppio rispetto al restodell’Italia (12,5% contro <strong>il</strong> 6,5%).La scomposizione per tipologia economica dei lavoratori evidenzia unam<strong>in</strong>or quota di stranieri impiegati nell’agricoltura toscana, circa la metà deldato nazionale, ed al contrario una quota doppia di lavoratori stranieriimpiegati nell’<strong>in</strong>dustria, dati che possono contribuire a spiegare, seppur parzialmente,i differenziali settoriali che si riscontrano tra la regione e lanazione.L’analisi a livello sub-regionale, condotta facendo ricorso alla stessa metodologiaadottata a livello regionale 12 , risulta la più idonea a cogliere le specificitàlegate allo sv<strong>il</strong>uppo territoriale, ma non restituisce la suddivisionetra i settori economici.Mentre le precedenti analisi ISTAT sembravano r<strong>in</strong>tracciare una relazionepiuttosto forte tra bassi livelli di sv<strong>il</strong>uppo, bassi tassi occupazionali e maggiore<strong>in</strong>cidenza delle opportunità di lavoro meno strutturate e qu<strong>in</strong>di ancheirregolari, l’immag<strong>in</strong>e che emerge dalle nuove stime ha caratteri meno marcati.Soprattutto per quanto riguarda <strong>il</strong> settore agricolo l’adozione dellenuove metodologie di stima, che recuperano parte del lavoro <strong>in</strong>dipendenteagricolo – prima classificato come irregolare tout court – all’<strong>in</strong>terno del sommersostatistico, smussano l’immag<strong>in</strong>e di m<strong>in</strong>ore regolarità <strong>in</strong> relazione alle9812Cfr. F. Cipoll<strong>in</strong>i, La metodologia di stima delle unità di lavoro a livello locale per la <strong>Toscana</strong>,IRPET, Firenze, 2000.


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVIaree meno sv<strong>il</strong>uppate della regione. Tuttavia le differenze tra le aree restanosignificative e possono essere descritte sulla base di tre raggruppamentipr<strong>in</strong>cipali.– Le aree dove assume un ruolo r<strong>il</strong>evante <strong>il</strong> settore turistico sono quellenelle quali è maggiore l’<strong>in</strong>cidenza del lavoro irregolare; Isola d’Elba, Valdi Cec<strong>in</strong>a, Costa d’Argento, l’Area termale di Chianciano, ma anche areedi piccola impresa come la bassa Val d’Elsa e <strong>il</strong> Val d’Arno Nord o areeurbane come quelle pisana e livornese.– Aree a media presenza di lavoro irregolare risultano ad un tempo le areemarg<strong>in</strong>ali , aree <strong>in</strong>dustriali ed aree urbane.– In modo opposto si comportano i sistemi locali con una consolidata tradizione<strong>in</strong>dustriale sia di grande che di piccola impresa; sembra <strong>in</strong>somma“ancora valere l’ipotesi che la tradizione di sv<strong>il</strong>uppo <strong>in</strong>dustriale abbiagenerato maggiore rispetto delle regole nell’ambito della partecipazionelavorativa” (<strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, 2001, p. 69).In conclusione, sono le aree a basso sv<strong>il</strong>uppo e settorialmente caratterizzatedall’attività turistica ed agricola quelle maggiormente <strong>in</strong>teressate daifenomeni di irregolarità.Un confronto tra i dati relativi al lavoro irregolare e l’andamento delle Unitàdi lavoro agricolo nei SEL rivela alcune co<strong>in</strong>cidenze <strong>in</strong>teressanti. Dei 18sistemi economici locali <strong>in</strong> cui le unità di lavoro agricolo dim<strong>in</strong>uiscono <strong>in</strong>misura non superiore rispetto alla media regionale nel periodo 1998-2002,ben 9 sono quelli caratterizzati da un’<strong>in</strong>cidenza di lavoro irregolare superiorealla media regionale. In particolare tra questi sono presenti quasi tuttele aree costiere, da Livorno a Grosseto, molte delle quali registrano, <strong>in</strong> controtendenzarispetto a quanto avviene nel resto della regione, un aumentoanche sorprendente delle unità di lavoro agricole. È <strong>il</strong> caso, <strong>in</strong> particolare,dell’Arcipelago Toscano, nel quale le Unità di lavoro agricolo aumentano del12,3% (<strong>il</strong> secondo aumento dell’<strong>in</strong>tera regione) e che, al contempo, presentai tassi di irregolarità di gran lunga maggiori rispetto a tutte le altre areedella regione. Lo stesso dicasi dell’area livornese, per la costa d’Argento, ed<strong>in</strong> forma attenuata per <strong>il</strong> quadrante costiero della Val di Cec<strong>in</strong>a. Aree caratterizzatedalla presenza di una <strong>in</strong>dubbia vocazione turistica e da un settoreagricolo che, se ha svolto <strong>in</strong> passato una funzione di <strong>in</strong>tegrazione rispetto alsalario offerto dall’<strong>in</strong>dustria, costituisce probab<strong>il</strong>mente oggi un’attività chesi <strong>in</strong>tegra, attraverso forme di lavoro più o meno strutturate e regolari, conl’attività di offerta di servizi turistici e agrituristici.3.6 La sicurezza sul lavoroLa fonte priv<strong>il</strong>egiata di ogni analisi degli <strong>in</strong>fortuni e delle malattie professionaliresta l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli <strong>in</strong>fortuni sullavoro (INAIL, da ora <strong>in</strong> avanti) che esercita le funzioni di assicurazione eprevenzione degli <strong>in</strong>fortuni <strong>in</strong> base al Dpr n. 1124/65.Secondo l’ultimo Rapporto INAIL, ad un generalizzato aumento del numeroassoluto di <strong>in</strong>fortuni nell’ultimo qu<strong>in</strong>quennio fa da contraltare la dim<strong>in</strong>uzioneche si registra nel 2002, mentre <strong>in</strong> agricoltura si accentua la dim<strong>in</strong>uzionemanifestatasi già da molto tempo, determ<strong>in</strong>ata pr<strong>in</strong>cipalmente manon esclusivamente dalla dim<strong>in</strong>uzione del numero degli addetti.L’evoluzione degli <strong>in</strong>dici di <strong>in</strong>cidenza (numero di <strong>in</strong>fortuni per m<strong>il</strong>le addet-99


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 50. Stima di unità di lavoro regolare e irregolare nei sistemi economici locali toscani: 1997.SEL Lavoratori Lavoratori % Indiceregolari irregolari irregolari su <strong>Toscana</strong>Area Pratese 84844 11314 11,8 0,71Area di Massa e Carrara 41645 6251 13,1 0,78Val di Cornia 20324 3183 13,5 0,81Area Aret<strong>in</strong>a 49776 7839 13,6 0,82Area Pistoiese Q. metropolitano 51431 8181 13,7 0,82Area Pistoiese Q. montano 5210 865 14,2 0,85Val di Cec<strong>in</strong>a Q. Interno 11716 1970 14,4 0,86Coll<strong>in</strong>e Metallifere 11763 2047 14,8 0,89Area Lucchese 58954 10280 14,8 0,89Albegna-Fiora Q. coll<strong>in</strong>e <strong>in</strong>terne 6741 1179 14,9 0,89Vers<strong>il</strong>ia 48531 8814 15,4 0,92Alta Val d’Elsa 21525 3954 15,5 0,93Circondario di Empoli Q. empolese 42289 7851 15,7 0,94Area Senese Urbana 29419 5505 15,8 0,95Valdarno Inferiore 28542 5437 16,0 0,96Area Fiorent<strong>in</strong>a Q. Val di Sieve 10728 2090 16,3 0,98Val di Nievole 39212 7847 16,7 1,00Lunigiana 16113 3234 16,7 1,00Alta Val Tiber<strong>in</strong>a 11475 2332 16,9 1,01Val d’Era 35875 7363 17,0 1,02Amiata-Val d’Orcia 8586 1783 17,2 1,03Area Fiorent<strong>in</strong>a Q. centrale 263264 55028 17,3 1,04Area Grossetana 32593 6836 17,3 1,04Valdarno Superiore Sud 27249 5784 17,5 1,05Area Fiorent<strong>in</strong>a Q. Chianti 14094 3028 17,7 1,06Casent<strong>in</strong>o 12243 2724 18,2 1,09Val di Cec<strong>in</strong>a Q. costiero 18286 4195 18,7 1,12Area Livornese 55644 13021 19,0 1,14Circondario di Empoli Q. Valdesano 14225 3341 19,0 1,14Valle del Serchio Q. Media Valle 10739 2526 19,0 1,14Crete Senesi - Val d’Arbia 5556 1309 19,1 1,14Val di Chiana Senese 21283 5086 19,3 1,16Val di Chiana Aret<strong>in</strong>a 14849 3562 19,3 1,16Area Fiorent<strong>in</strong>a Q. Mugello 16117 3867 19,4 1,16Valle del Serchio Q. Garfagnana 8360 2057 19,7 1,18Amiata Grossetano 6330 1604 20,2 1,21Area Fiorent<strong>in</strong>a Q. Valdarno Superiore 12581 3256 20,6 1,23Albegna-Fiora Q. Costa d’argento 10408 2727 20,8 1,25Chianti 4150 1127 21,4 1,28Area Pisana 60091 16662 21,7 1,30Val di Merse 2856 868 23,3 1,40Arcipelago 8958 3042 25,4 1,52TOSCANA 1254578 250969 16,7 1,00Fonte: elaborazioni dati IRPET.100ti), che depurano <strong>il</strong> dato dalla quantità di lavoro svolto, mostra <strong>in</strong>vece uncalo progressivo e generalizzato a tutti i settori economici a partire dal 2000.Anche <strong>in</strong> questo caso <strong>il</strong> settore agricolo fa registrare la dim<strong>in</strong>uzione più consistente.


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVIL’analisi regionale mostra una elevata variab<strong>il</strong>ità del rischio sul territorionazionale.Considerando complessivamente tutti i settori economici, i dati relativi altriennio 1998-2000 evidenziano una posizione <strong>in</strong>termedia della <strong>Toscana</strong>nella graduatoria del rischi. Per quanto riguarda <strong>il</strong> rischio <strong>in</strong> agricoltura la<strong>Toscana</strong> è all’undicesimo posto, ben dietro a Marche ed Umbria, ma ancherispetto a regioni di Nord Ovest quali Lombardia, Liguria e Piemonte. Ildato lombardo sembra smentire una relazione troppo diretta tra elevataframmentazione aziendale, caratterizzazione coll<strong>in</strong>are del territorio erischio di <strong>in</strong>fortuni. Se, tuttavia, si considerano gli eventi che determ<strong>in</strong>anole conseguenze più gravi la posizione relativa della <strong>Toscana</strong> peggiora sensib<strong>il</strong>mente.Nella graduatoria degli <strong>in</strong>fortuni che causano <strong>in</strong>ab<strong>il</strong>ità permanentela <strong>Toscana</strong> sale all’ottavo posto ed è al settimo nella graduatoria deglieventi mortali. In effetti sia la natura coll<strong>in</strong>are del territorio che la strutturaproduttiva estremamente frammentata, nonché la sen<strong>il</strong>izzazione progressivadella manodopera concorrono certamente alla consistenza del dato.I dati relativi agli <strong>in</strong>fortuni denunciati nel 2001 e 2002 confermano peraltrola accentuata tendenza alla riduzione degli eventi, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con quanto accade<strong>in</strong> tutte le aree geografiche del paese, mentre riduzioni più limitaterispetto alla media nazionale si registrano soltanto <strong>in</strong> Calabria, Liguria,Umbria e Abruzzo.La suddivisione prov<strong>in</strong>ciale sottol<strong>in</strong>ea <strong>il</strong> concentrarsi degli eventi nelle areespecializzate nel settore agricolo, Grosseto, Siena, Arezzo, Pistoia, che <strong>in</strong>sie-Tabella 51. Frequenze relative d’<strong>in</strong>fortunio per <strong>il</strong> settore agricolo dist<strong>in</strong>te per tipo diconseguenza (media triennio 1998-2000 per 1000 addetti).Inab<strong>il</strong>ità Inab<strong>il</strong>ità Morte TotaletemporaneapermanenteLiguria 78,6 7,3 0,44 86,36Lombardia 72,3 7,7 0,23 80,15Abruzzo 66,7 6,4 0,23 73,34Veneto 66,8 5,7 0,10 72,60Marche 57,3 6,0 0,26 63,57Umbria 53,5 7,4 0,15 61,11Em<strong>il</strong>ia Romagna 52,6 4,8 0,09 57,50Sardegna 51,6 5,1 56,76Piemonte 47,8 5,4 0,26 53,46Friuli V. G. 48,6 4,4 0,27 53,27<strong>Toscana</strong> 46,7 5,9 0,24 52,77Lazio 46,2 3,9 50,03Molise 38,9 7,3 46,21Puglia 37,4 4,3 41,69Bas<strong>il</strong>icata 32,6 6,6 0,52 39,66Calabria 32,0 5,1 37,03Trent<strong>in</strong>o 27,8 2,3 0,06 30,11Valle d’Aosta 28,2 28,20Campania 16,4 2,9 0,12 19,44Sic<strong>il</strong>ia 6,92 0,7 7,65ITALIA 36,4 3,8 0,11 40,33Fonte: INAIL.101


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 52. Italia: Indici di <strong>in</strong>cidenza (<strong>in</strong>fortuni <strong>in</strong> complesso x 1000 occupati).1998 1999 2000 2001 2002INDUSTRIA E SERVIZI 44,7 45,5 45,1 44,6 43,5var. % su anno precedente +1,0 +1,6 -0,8 -1,1 -2,5AGRICOLTURA 85,8 85,9 81,9 78,3 73,4var. % su anno precedente -2,9 +0,1 -4,6 -4,4 -6,3TUTTE LE ATTIVITÀ 47,1 47,7 47,1 46,4 45,0var. % su anno precedente +0,3 +1,3 -1,3 -1,5 -3,1Fonte: ISTATme contano <strong>il</strong> 61% degli <strong>in</strong>fortuni complessivi. Una dim<strong>in</strong>uzione consistentedegli <strong>in</strong>fortuni si verifica peraltro <strong>in</strong> tutte le prov<strong>in</strong>ce toscane ad eccezionedi Pisa e di Livorno, che registrano rispettivamente un <strong>in</strong>cremento deglieventi dello 0,9 e dell’11,3%, ed è particolarmente accentuata nelle prov<strong>in</strong>ce<strong>in</strong>dustriali di Prato, Massa Carrara e Lucca.Tabella 53. Infortuni sul lavoro avvenuti nel 2002 (denunciati al 23 gennaio 2003).2001 2002 Var. %<strong>Toscana</strong> 6.135 5.791 -5,6Nord-Ovest 15.419 14.191 -8Nord-Est 24.714 21.879 -11,5Centro 16.922 15.448 -8,7Sud 17.852 16.118 -9,7Isole 6.916 6.254 -9,6ITALIA 81.823 73.890 -9,7I dati relativi al 2002 sono provvisori.Fonte: INAIL.Tabella 54. Infortuni sul lavoro denunciati <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> nel 2002 (denunciati al 23gennaio 2003).2000 * 2001 2002 Var. %Arezzo 1006 909 877 -3,5Firenze 253 822 752 -8,5Grosseto 791 1.154 1.082 -6,2Livorno 52 328 365 11,3Lucca 1205 502 423 -15,7Massa Carrara 351 235 212 -9,8Pisa 564 453 457 0,9Pistoia 476 636 578 -9,1Prato 628 49 44 -10,2Siena 1036 1.047 1.001 -4,4TOSCANA 6362 6.135 5.791 -5,6Fonte: INAIL.102


IL LAVORO AGRICOLO: ASPETTI QUANTITATIVI E QUALITATIVILa generale tendenza alla riduzione degli <strong>in</strong>cidenti verificatasi negli ultimianni <strong>in</strong> tutto <strong>il</strong> territorio nazionale e nella nostra regione è stata favorita dalmiglioramento delle condizioni di sicurezza delle macch<strong>in</strong>e e degli impianti,<strong>in</strong>centivato dai provvedimenti <strong>in</strong> favore della rottamazione, e dall’<strong>in</strong>troduzionedei piani di sicurezza stab<strong>il</strong>iti dal D.lgs. 626/94 anche <strong>in</strong> agricoltura.Le malattie professionaliI dati che seguono sono tratti dal Rapporto dell’INAIL della <strong>Toscana</strong>.L’andamento del numero delle denunce per tutti i settori economici neglianni 1997-2001 è alterno. Tra <strong>il</strong> 2000 ed <strong>il</strong> 2001 si assiste ad una flessionepiuttosto sensib<strong>il</strong>e sia delle malattie tabellate che delle non tabellate <strong>il</strong> cuirapporto resta piuttosto stab<strong>il</strong>e.Se si confrontano le distribuzioni degli occupati per settore e quelle delledenunce si evidenzia un eccesso di rischio di malattie professionali nei settoridell’<strong>in</strong>dustria manifatturiera, delle costruzioni ed agricolo.Tabella 55. Denunce di malattie professionali per settore nel 2001.Occupati Denunce % denuncesu occupatiServizi 658.000 207 0,03Ind. Manifatturiera 380.000 420 0,11Commercio 243.000 71 0,03Costruzioni 100.000 110 0,11Agricoltura 56.000 68 0,12Altri 16.000 13 0,08TOTALE 1.453.000 876 0,06Fonte: elaborazioni su dati ISTAT e INAIL.La suddivisione delle malattie tabellate per tipologia, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, risulta sostanzialmente<strong>in</strong>variata con una prevalenza netta delle ipoacusie seguite dallepneumoconiosi, dalle dermatiti e dalle angioneurasi da strumenti vibranti.103


4Ladomanda di lavoronell’agriturismo4.1 Inquadramento generale del fenomeno: aspetti normativi e di connessionecon l’agricolturaIl legame tra produzione di beni alimentari e prestazione di servizi alla personatrova nelle aziende agrituristiche una delle manifestazioni più r<strong>il</strong>evantidal punto di vista economico ed occupazionale. Le aziende agrituristicheassumono <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> una particolare importanza nell’ambito delle d<strong>in</strong>amichepiù <strong>in</strong>novative di sv<strong>il</strong>uppo rurale, tenuto conto anche delle specificitàdell’agricoltura e del paesaggio fisico e culturale di numerose aree dellaregione.Prima di procedere all’analisi del fenomeno agrituristico <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> e deisuoi effetti occupazionali è necessario ricordare che l’agriturismo rappresentauna tipologia specifica di ospitalità e di prestazione di servizi nell’ambitodel più generale concetto di turismo rurale, che comprende tutte letipologie di attività turistica svolta <strong>in</strong> ambiente rurale.Il turismo nelle aziende agricole, o agriturismo, a differenza delle altreforme di turismo rurale è <strong>in</strong> Italia considerato come una vera e propria attivitàagricola, accessoria alla coltivazione o all’allevamento, <strong>in</strong>quadrata dallaL. 5 dicembre 1985 n. 730, dalla legge n. 413 del 30/12/1991 (con la quale èstato riconosciuto un regime fiscale apposito) e dalle varie legislazioni regionaliche ne discendono.La legge 730/85 def<strong>in</strong>isce agrituristica ogni attività di “ricezione ed ospitalitàesercitate dagli imprenditori agricoli attraverso l’ut<strong>il</strong>izzazione della propriaazienda, <strong>in</strong> rapporto di connessione e complementarità, rispetto alleattività di coltivazione del fondo, s<strong>il</strong>vicoltura, allevamento del bestiame, chedevono comunque rimanere pr<strong>in</strong>cipali”.L’agriturismo deve dunque essere svolto nell’ambito di una azienda agricola<strong>in</strong> esercizio, ed esso non può prevalere nell’ambito della stessa aziendaagricola sulle attività tipicamente agricole. L’autorizzazione ad esercitarel’agriturismo è riservata ai lavoratori autonomi dell’agricoltura che a qualunquetitolo e forma esercitano attività di impresa, e dunque a tutti gliimprenditori agricoli senza alcuna dist<strong>in</strong>zione tra imprenditori a titolo pr<strong>in</strong>cipaleo a titolo parziale, a tutti i fam<strong>il</strong>iari purché siano partecipi dell’impresaagricola a conduzione fam<strong>il</strong>iare, nonché ad ogni forma di imprenditoriaagricola associata. Le attività agrituristiche possono poi essere esercitateut<strong>il</strong>izzando <strong>il</strong> fondo dell’ azienda agricola e i fabbricati rurali esistenti chenon vengono più ut<strong>il</strong>izzati per la normale attività agricola o per gli usi abitatividell’imprenditore e della sua famiglia (INEA, 2001).Ogni altra forma turistica esercitata <strong>in</strong> campagna, anche all’<strong>in</strong>terno di unaazienda agricola, con criteri difformi dalla legge 730 viene considerata turismorurale ed è qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>quadrata dalla legge quadro sul turismo (n. 217 del17 maggio 1983). Anche l’eventuale attività turistica esercitata dall’impren-105


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEditore agricolo nella propria azienda e che superi i limiti imposti dalle normativesull’agriturismo è considerata turismo rurale, con le relative conseguenzedi tipo giuridico-amm<strong>in</strong>istrativo e fiscale.In recepimento della legge quadro tutte le regioni italiane hanno approvatouna legge sull’agriturismo. Le pr<strong>in</strong>cipali competenze regionali <strong>in</strong>dicate dallalegge 730 riguardano numerosi aspetti, tra cui la determ<strong>in</strong>azione dei criteri,dei limiti e degli obblighi amm<strong>in</strong>istrativi per lo svolgimento delle attivitàagrituristiche; la determ<strong>in</strong>azione dei requisiti igienico-sanitari degli immob<strong>il</strong>ie delle attrezzature ut<strong>il</strong>izzate per l’esercizio dell’agriturismo; la determ<strong>in</strong>azionedei documenti e delle procedure per ottenere l’autorizzazione adesercitare l’attività agrituristica; la determ<strong>in</strong>azione delle tipologie di <strong>in</strong>terventoper <strong>il</strong> recupero del patrimonio ed<strong>il</strong>izio rurale ai f<strong>in</strong>i agrituristici; l’attuazionedi politiche di sostegno e promozione dell’agriturismo, ivi compresigli <strong>in</strong>terventi di <strong>in</strong>centivazione f<strong>in</strong>anziaria a favore degli imprenditori; laredazione e l’attivazione del Piano regionale di sv<strong>il</strong>uppo agrituristico.In <strong>Toscana</strong> l’esercizio dell’attività agrituristica è regolata dalla L.R. n. 76 del17.10.1994 e successive modificazione e <strong>in</strong>tegrazioni. Una profonda revisionedella normativa regionale è stata recentemente operata con la L.R. n. 30del 23.6.2003.La legge di orientamento agricola (D.Lg. 18-5-2001 n. 228 “Orientamento emodernizzazione del settore agricolo”) ha <strong>in</strong>trodotto importanti novità concernentisia l’esercizio dell’attività agrituristica che <strong>in</strong> generale la prestazionedi servizi da parte delle aziende agricole. Prima di tutto <strong>in</strong>fatti laLegge di Orientamento ha modificato l’articolo 2135 del codice civ<strong>il</strong>e fornendouna accezione di imprenditore agricolo più ampia della previgente: “Èimprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività: coltivazionedel fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse. Per coltivazionedel fondo, per selvicoltura e per allevamento di animali si <strong>in</strong>tendonole attività dirette alla cura ed allo sv<strong>il</strong>uppo di un ciclo biologico o di unafase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o animale, che ut<strong>il</strong>izzanoo possono ut<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> fondo, <strong>il</strong> bosco o le acque dolci, salmastre o mar<strong>in</strong>e.Si <strong>in</strong>tendono comunque connesse le attività, esercitate dal medesimoimprenditore agricolo, dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione,commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto prodottiottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall’allevamentodi animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni oservizi mediante l’ut<strong>il</strong>izzazione prevalente di attrezzature o risorse dell’aziendanormalmente impiegate nell’attività agricola esercitata, ivi compresele attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale,ovvero di ricezione ed ospitalità come def<strong>in</strong>ite dalla legge”.La Legge di Orientamento al successivo articolo 3 amplia <strong>il</strong> conf<strong>in</strong>e delle“attività agrituristiche” rispetto a quanto previsto dalla L. 730/85, disponendoche “rientrano fra le attività agrituristiche di cui alla legge 5 dicembre1985, n. 730, ancorché svolte all’esterno dei beni fondiari nella disponib<strong>il</strong>itàdell’impresa, l’organizzazione di attività ricreative, culturali e didattiche,di pratica sportiva, escursionistiche e di ippoturismo f<strong>in</strong>alizzate ad unamigliore fruizione e conoscenza del territorio, nonché la degustazione deiprodotti aziendali, ivi <strong>in</strong>clusa la mescita del v<strong>in</strong>o, ai sensi della legge 27luglio 1999, n. 268. La stagionalità dell’ospitalità agrituristica si <strong>in</strong>tenderiferita alla durata del soggiorno dei s<strong>in</strong>goli ospiti”.La nuova def<strong>in</strong>izione giuridica di imprenditore agricolo e l’ampliamentodelle attività agrituristiche, se da una parte contribuiscono a def<strong>in</strong>ire <strong>il</strong>106


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOcampo di osservazione di questo capitolo e del capitolo successivo, allo stessotempo evidenziano come l’impresa agricola diversificata e plurifunzionale,prefigurata dalle stesse l<strong>in</strong>ee di <strong>in</strong>dirizzo della politica agricola comunitaria(si veda <strong>il</strong> capitolo 2) sia un soggetto ampiamente co<strong>in</strong>volto nelle generalid<strong>in</strong>amiche dello sv<strong>il</strong>uppo rurale e rispondente alla logica della multifunzionalità.4.2 L’evoluzione dell’agriturismo <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>L’offertaL’agriturismo rappresenta uno dei fenomeni di maggiore evidenza nelled<strong>in</strong>amiche recenti dell’agricoltura e del mondo rurale della <strong>Toscana</strong>, tantoda configurarsi come uno degli elementi caratterizzanti <strong>il</strong> “modello agricolotoscano”.L’aumento della diffusione delle imprese agricole che hanno ottenuto l’autorizzazioneall’esercizio dell’attività agrituristica è risultato significativosoprattutto dalla metà degli anni ’90, tanto che all’<strong>in</strong>izio del 2003 le aziendeautorizzate hanno superato le 2.500 unità con oltre 30 m<strong>il</strong>a posti letto.La crescita dell’offerta si è mantenuta forte anche negli anni recenti, bastipensare che tra la f<strong>in</strong>e del 2001 e l’<strong>in</strong>izio del 2003 l’<strong>in</strong>cremento delle aziendeautorizzate è stato del 10% circa e quello dei posti letto del 15%. La capacitàricettiva media aziendale è contenuta, poco meno di 12 posti letto, maanch’essa <strong>in</strong> lieve cont<strong>in</strong>uo <strong>in</strong>cremento, probab<strong>il</strong>mente determ<strong>in</strong>ato dallaricerca di migliori condizioni di economicità della gestione.L’aumento del numero e della capacità ricettiva degli esercizi è accompagnatoda una tendenza alla qualificazione dei servizi offerti. Ad esempio leaziende agrituristiche con ristorazione sono all’<strong>in</strong>izio del 2003 circa 550,anch’esse <strong>in</strong> crescita (+17% rispetto alla f<strong>in</strong>e del 2001); ancora superioreFig. 17 - Evoluzione delle aziende agrituristiche autorizzate <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>.Fonte: elaborazioni su dati <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>.107


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEl’aumento delle aziende agrituristiche che offrono la possib<strong>il</strong>ità di svolgereattività ricreative o culturali (equitazione, didattica, ecc.), cresciute del 25%.L’offerta di posti letto <strong>in</strong> camere risulta ridotta, pari al 30% dei posti lettoautorizzati totali, a vantaggio dell’ospitalità <strong>in</strong> appartamenti spesso ubicati<strong>in</strong> unità abitative <strong>in</strong>dipendenti.Tabella 56. Le aziende agrituristiche <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>: situazione al gennaio 2003.Prov. Tot. Con <strong>in</strong> % Con <strong>in</strong> % Posti di cui: <strong>in</strong> % postiAziende ristorazione su attività su letto PL <strong>in</strong> su PL letto xtotale ricreative totale (n°) camere tot. aziendaMassa 66 34 52% 14 21% 521 286 55% 7,9Lucca 96 30 31% 30 31% 995 208 21% 10,4Pistoia 90 32 36% 36 40% 727 226 31% 8,1Firenze 412 78 19% 72 17% 5354 1185 22% 13,0Livorno 138 33 24% 23 17% 1817 522 29% 13,2Pisa 222 67 30% 66 30% 3169 830 26% 14,3Arezzo 269 45 17% 53 20% 3530 555 16% 13,1Siena 721 118 16% 62 9% 8922 1969 22% 12,4Grosseto 512 105 21% 54 11% 5203 3162 61% 10,2Prato 19 11 58% 8 42% 218 124 57% 11,5TOSCANA 2545 553 22% 418 16% 30456 9067 30% 11,97Fonte: elaborazioni su dati <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> – UOC Agriturismo e qualità dei prodotti.108La consistenza e la caratterizzazione dell’offerta agrituristica è estremamentediversificata nell’ambito della regione, sia <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di numero diimprese che di densità di posti letto per ch<strong>il</strong>ometro quadrato e per ettaro disuperficie totale delle aziende agricole, che ancora per tipologia di serviziofferti.Siena, Grosseto e Firenze detengono una parte significativa delle aziendeautorizzate, ma la densità di posti letto per 100 ettari di superficie totaledelle aziende agricole è particolarmente elevata a Livorno (2,8 posti lettoper 100 ha), a Siena (2,3 posti letto per 100 ha) e a Firenze (1,9 posti lettoper 100 ha).L’<strong>in</strong>cidenza delle aziende agrituristiche autorizzate sulle aziende agricoleesistenti alla data del Censimento 2000 risulta particolarmente elevata aSiena (4,4%), ma anche a Grosseto (2,3%) e Livorno e Firenze (2,2%), controuna media regionale dell’1,6%.Si r<strong>il</strong>evano comunque forti differenze tra i diversi comuni della <strong>Toscana</strong>: <strong>in</strong>term<strong>in</strong>i di densità di posti letto l’agriturismo risulta particolarmente diffusonelle aree della <strong>Toscana</strong> centrale, mentre <strong>il</strong> contrario accade nelle areesettentrionali sia costiere che appenn<strong>in</strong>iche. La variazione dei posti letto nelperiodo 1996-2001 ha evidenziato tassi di crescita particolarmente fort<strong>in</strong>elle aree della Maremma e dell’Appenn<strong>in</strong>o pistoiese, fiorent<strong>in</strong>o a aret<strong>in</strong>o,che non hanno però pienamente recuperato lo svantaggio <strong>in</strong>iziale rispettoalle aree agrituristiche più tradizionali.L’agriturismo assume ormai un ruolo di un certo r<strong>il</strong>ievo nella struttura dell’offertaricettiva della <strong>Toscana</strong>: le imprese agrituristiche rappresentano <strong>il</strong>29,5% degli esercizi ricettivi operanti nella regione, contribuendo a quasi <strong>il</strong>7% dei posti letto disponib<strong>il</strong>i. L’<strong>in</strong>cidenza sui posti letto arriva però addiritturaal 23% <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Arezzo e al 16% a Siena.


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOTabella 57. Indici di penetrazione dell’agriturismo nelle prov<strong>in</strong>ce toscane nel 2001.Anno di Aziende N. agrit. Agriturismi Sup. tot. Posti letto P.L./100 hariferimento agricole autorizzati su Aziende (ha) aut.ti sup.tot.2000 2001 2000 2001Arezzo 22.967 254 1,1% 244.674 3.168 1,29Firenze 17.098 376 2,2% 233.493 4.508 1,93Grosseto 18.070 420 2,3% 346.391 4.210 1,22Livorno 6.070 139 2,3% 66.376 1.874 2,82Lucca 16.847 85 0,5% 78.935 847 1,07Massa Carrara 9.661 50 0,5% 51.409 352 0,68Pisa 16.082 219 1,4% 185.238 2.911 1,57Pistoia 16.376 89 0,5% 65.598 721 1,10Prato 2.430 14 0,6% 21.608 170 0,79Siena 15.044 667 4,4% 332.281 7.750 2,33TOSCANA 140.645 2.313 1,6% 1.626.003 26.511 1,63Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Censimento 2000, e <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> – UOC Agriturismo e qualità deiprodotti.Fig. 18 - Variazione % 1996-2001 dei posti letto nelle aziende agrituristiche nei SEL toscani.Fonte: elaborazioni su dati <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> – UOC Agriturismo e qualità dei prodotti, <strong>in</strong>ARSIA-IRPET, 2001.La dimensione media (posti letto su esercizi) degli agriturismi toscani risultacomunque estremamente contenuta rispetto al totale delle strutturericettive toscane: meno di 12 posti letto per esercizio a fronte di un valoremedio complessivo di oltre 50.109


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 58. Incidenza degli esercizi e dei posti letto agrituristici sul totale esercizi ricettivi.Prov<strong>in</strong>cia Agriturismi Totale esercizi In %Arezzo N. esercizi 263 515 51,0%Posti Letto 3.396 14.462 23,5%Firenze N. esercizi 390 1.747 22,3%Posti Letto 5.109 62.262 8,2%Grosseto N. esercizi 482 1.008 47,9%Posti Letto 4.830 72.006 6,7%Livorno (*) N. esercizi 132 870 15,1%Posti Letto 1.865 92.752 2,0%Lucca N. esercizi 92 772 11,9%Posti Letto 964 42.701 2,3%Massa Carrara N. esercizi 62 329 18,8%Posti Letto 560 32.822 1,7%Pisa N. esercizi 220 588 37,3%Posti Letto 3.041 23.970 12,7%Prato N. esercizi 18 78 22,5%Posti Letto 213 2.447 8,7%Pistoia N. esercizi 89 470 18,9%Posti Letto 760 22.502 3,4%Siena N. esercizi 693 1.902 36,4%Posti Letto 8.344 52.869 15,8%TOSCANA N. esercizi 2.439 8.279 29,5%Posti Letto 29.082 418.792 6,9%PL x Es. 11,9 50,6(*) Per la prov<strong>in</strong>cia di Livorno <strong>il</strong> calcolo del N. medio esercizi e del N. medio post<strong>il</strong>etto, è stato fatto su novemesi.Fonte: Elaborazione Area Statistica – <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> su dati provvisori delle Prov<strong>in</strong>ce.110La domandaAll’aumento dell’offerta è corrisposto un trend altrettanto positivo delladomanda. Nel 2000 le presenze “ufficiali” sono ammontate a oltre 1,5 m<strong>il</strong>ioni,con circa 270 m<strong>il</strong>a arrivi, mentre nel 2002 esse hanno superato i duem<strong>il</strong>ioni di unità a fronte di oltre 350 m<strong>il</strong>a arrivi. Il fenomeno dell’ospitalitàagrituristica si caratterizza per la fortissima <strong>in</strong>cidenza degli stranieri, cherappresentano quasi <strong>il</strong> 70% delle presenze.In term<strong>in</strong>i di arrivi e di presenze l’apporto dell’agriturismo è meno consistenterispetto alla sua importanza sulle strutture ricettive regionali: gliarrivi <strong>in</strong> agriturismo rappresentano meno del 3% degli arrivi totali nellaregione, anche se contribuiscono ad una quota delle presenze superiore al5%.La situazione delle presenze e degli arrivi si presenta però estremamentediversificata tra le diverse prov<strong>in</strong>ce. Si r<strong>il</strong>eva <strong>in</strong>fatti come:– Firenze e Siena totalizzano da sole oltre <strong>il</strong> 50% delle presenze negli agriturismidella regione;– l’<strong>in</strong>cidenza degli stranieri sulle presenze totali è ovunque superiore al50% con la sola eccezione di Grosseto, Massa e Prato. A Firenze, Arezzo,Siena, Pisa e Lucca gli stranieri rappresentano i tre quarti del totale ooltre, grazie anche alla attrazione esercitata dalle città d’arte;


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOTabella 59. I flussi turistici nelle aziende agrituristiche. Anno 2002 e variazioni % rispetto al 2001.Presenze % su Distribuzione Arrivi presenze/ % stranieri Presenze/agrituristiche totale presenze agritur. arrivi pres. posti lettopresenze <strong>in</strong> % agritur. agritur. agritur. (*)Massa 20.786 1,2 1,0 6.447 3,2 41,7 37,1Lucca 70.596 2,1 3,5 10.377 6,8 73,9 73,2Pistoia 51.778 2,0 2,6 8.500 6,1 68,2 68,2Firenze 480.994 5,0 23,9 70.705 6,8 81,2 94,1Livorno (**) 113.629 1,5 5,6 17.319 6,6 51,0 60,9Pisa 235.364 8,9 11,7 38.346 6,1 75,3 77,4Arezzo 186.209 20,4 9,3 30.004 6,2 74,1 54,8Siena 539.011 11,6 26,8 97.735 5,5 75,8 64,6Grosseto 298.602 6,2 14,8 67.727 4,4 33,1 61,8Prato 15.092 3,4 0,8 3.238 4,7 43,5 70,9TOSCANA 2.012.061 5,3 100,0 350.398 5,7 68,3 69,2(*) Calcolato sul numero medio di posti letto nel 2002 di fonte Statistiche del turismo.(**) Il dato della prov<strong>in</strong>cia di Livorno è una stima, <strong>in</strong> quanto nel totale, i mesi di ottobre, novembre edicembre sono relativi al 2001.Fonte: elaborazioni su dati <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> – Area Statistica.– la r<strong>il</strong>evanza delle presenze agrituristiche sul totale delle presenze turisticheraggiunge una punta massima ad Arezzo (oltre <strong>il</strong> 20%) e significativaanche a Siena (11,6%);– negli agriturismi <strong>il</strong> numero medio di presenze per posto letto autorizzatoraggiunge una punta massima a Firenze (oltre 90 presenze annuemedie a fronte di una media regionale di 69), ove l’attività agrituristicabeneficia presumib<strong>il</strong>mente delle forti connessioni con <strong>il</strong> capoluogo e deltra<strong>in</strong>o del Chianti, area “storica” dell’agriturismo toscano. I valori piùbassi si registrano <strong>in</strong>vece a Massa-Carrara, seguita da Pistoia eGrosseto.Firenze manifesta dunque le migliori performance sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o delladomanda, <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i sia di numero di presenze medie per posto letto che dipermanenza media, e detiene la percentuale più elevata di stranieri di tuttala regione, nonostante che nel 2002 la sua crescita si sia arrestata. Positiva<strong>in</strong>vece è l’evoluzione recente del numero di presenze 2002 su 2001 <strong>in</strong> tuttele altre prov<strong>in</strong>ce, ma <strong>in</strong> particolare a Siena e a Grosseto, che cont<strong>in</strong>ua amanifestare un discreto trend evolutivo.Al di là degli <strong>in</strong>dicatori di efficienza turistica, si comprende come l’impattoassoluto dell’agriturismo <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di numero di visitatori che accoglie siaspecialmente <strong>in</strong> alcune zone di tutto r<strong>il</strong>ievo, generando potenziali effettipositivi sulla capacitò di mettere <strong>in</strong> relazione i consumatori “esterni” con l’agricolturae la ruralità della <strong>Toscana</strong>.4.3 Le tipologie di aziende agrituristiche e i parametri per l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionariaPremessaL’agriturismo si configura come un fenomeno estremamente eterogeneo eper molti versi diffic<strong>il</strong>e da <strong>in</strong>quadrare. Infatti, nell’ambito dei legami fun-111


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEzionali e dei limiti previsti dalla normativa regionale e nazionale, le impreseagricole attribuiscono all’esercizio dell’attività agrituristica svolta al proprio<strong>in</strong>terno ruoli diversi che tengono conto delle loro diverse funzioni obiettivo,e che a loro volta sono strettamente connesse al tipo di impresa e,soprattutto nel caso delle aziende a conduzione diretta, alle caratteristichedella famiglia del conduttore.Tra i ruoli che più di frequente sono sottol<strong>in</strong>eati <strong>in</strong> letteratura (Angiol<strong>in</strong>i,1986; Balestrieri, 1996 e 1998; Idda, 2001) vi sono, accanto al miglioramentodel reddito aziendale, l’<strong>in</strong>cremento e/o la razionalizzazione dell’impiegodel lavoro della famiglia dell’imprenditore, l’aumento della qualità del lavoro,<strong>il</strong> miglioramento del capitale fondiario (ristrutturazione degli edifici); sivedano <strong>in</strong> proposito anche i risultati dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta. In conseguenzadei diversi ruoli assegnati all’agriturismo nell’ambito della gestione aziendaleanche le strategie di offerta delle imprese agrituristiche sono estremamentediversificate.Parallelamente, anche l’operatore pubblico tende a regolare <strong>il</strong> fenomenoagrituristico <strong>in</strong> funzione delle esigenze e degli obiettivi di sv<strong>il</strong>uppo settorialee di sv<strong>il</strong>uppo locale specifici delle varie realtà territoriali. Si assiste così astrategie pubbliche di supporto <strong>in</strong>condizionato, dove cioè lo sv<strong>il</strong>uppo di taleattività è sostenuto praticamente senza condizioni <strong>in</strong> quanto è visto comeextrema ratio per tentare <strong>il</strong> salvataggio di un’agricoltura o troppo marg<strong>in</strong>aleo troppo vic<strong>in</strong>a alle aree urbane tanto da non poter che soccombere nellacompetizione sull’impiego delle risorse; o al contrario a strategie di “controllo”del fenomeno agrituristico, laddove è particolarmente sentito <strong>il</strong> problemadella competizione dell’agriturismo con le altre forme di ricettività turistica.In altre situazioni si cerca di favorire l’armonizzazione dello sv<strong>il</strong>uppo l’agriturismocon le più generali d<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità, stimolandola creazione di una rete di relazioni tra aziende agricole-agrituristicheed altre attività proprie dello sv<strong>il</strong>uppo rurale mediante strategie di supportodi tipo selettivo; <strong>in</strong> questa prospettiva lo sv<strong>il</strong>uppo dell’agriturismo è strumentalerispetto al rafforzamento e alla riqualificazione delle attività agricolee delle altre attività che ad esse si collegano nella prospettiva dello sv<strong>il</strong>upporurale.Scelte di impresa e scelte di governo settoriale e territoriale fanno sì che nonesista un solo agriturismo ma tante tipologie di agriturismo, le quali sonosuscettib<strong>il</strong>i di avere impatti sulla domanda di lavoro molto diversificati enon necessariamente limitati all’<strong>in</strong>terno delle aziende agricole che esercitanol’attività agrituristica.Sulla base di queste considerazioni e delle f<strong>in</strong>alità della presente ricerca siè dunque provveduto a identificare alcune possib<strong>il</strong>i tipologie di aziende agrituristichesulla quali approfondire l’analisi e la successiva <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria.L’universo di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e e le sue caratteristicheL’universo oggetto dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria è costituito dalle aziende agrituristichetoscane <strong>in</strong>serite nell’apposito Archivio regionale (consultab<strong>il</strong>e sulsito http://www.agriturismo.regione.toscana.it/) tenuto dall’AgenziaRegionale per lo Sv<strong>il</strong>uppo e l’Innovazione <strong>in</strong> Agricoltura (ARSIA), <strong>il</strong> qualerappresenta uno strumento promozionale cui le imprese autorizzate all’eserciziodell’attività agrituristica possono liberamente aderire (e sono <strong>in</strong>vitatea farlo al momento dell’ottenimento dell’autorizzazione).112


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMODunque l’Archivio regionale non comprende tutte le aziende autorizzate, anchese registra l’adesione di una gran parte di esse <strong>in</strong> considerazione del fatto cherappresenta un importante canale <strong>in</strong>formativo istituzionale e gratuito che leaziende possono impiegare per la commercializzazione dei servizi offerti.L’universo di riferimento è stato osservato alla data del maggio 2002, e aquella data sono state registrate le caratteristiche delle aziende <strong>in</strong> esso presenti.Le motivazioni della scelta di tale data consistono nel fatto che l’<strong>in</strong>teressedell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e è verso aziende funzionanti e che abbiano sv<strong>il</strong>uppato unm<strong>in</strong>imo di esperienza operativa; si presume che le aziende presenti sul sitonella tarda primavera 2002 abbiano svolto attività a partire da quel momento,e dunque per almeno 12 mesi prima dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e telefonica svolta nelmaggio-giugno 2003. Il comprendere imprese di nuovo <strong>in</strong>serimento, o servizidi nuovo <strong>in</strong>serimento forniti da imprese già presenti, avrebbe comportato<strong>il</strong> rischio di selezionare aziende con scarsa esperienza operativa e/o che nonavessero operato sui servizi oggetto dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e.Le aziende r<strong>il</strong>evate sul sito sono risultate 2.202 per quasi 26.400 posti letto.Il numero delle aziende r<strong>il</strong>evate è pari al 95% delle aziende autorizzate all’eserciziodell’agriturismo alla data del 31.12.2001, e al 100% dei relativi post<strong>il</strong>etto (Tab. 60). Tali percentuali sono lievemente difformi tra le varie prov<strong>in</strong>ce,e <strong>in</strong> alcuni casi risultano superiori al 100% a causa della diversa data diriferimento tra le due r<strong>il</strong>evazioni.Si può ipotizzare che le aziende non comprese nel sito siano aziende relativamenteautonome, che hanno sv<strong>il</strong>uppato propri canali commerciali e/o sono<strong>in</strong>serite <strong>in</strong> reti di collegamento con la domanda di tipo molto strutturato.Tabella 60. Aziende r<strong>il</strong>evate e confronto con le aziende autorizzate.Sito WWW maggio 2002 Autorizzazioni al 31.12.2001 CoperturaAziende Posti letto Aziende Posti letto Aziende Posti lettoArezzo 243 3.171 254 3.168 96% 100%Firenze 364 4.785 376 4.508 97% 106%Grosseto 403 4.078 420 4.210 96% 97%Livorno 127 1.670 139 1.874 91% 89%Lucca 78 834 85 847 92% 98%Massa 49 349 50 352 98% 99%Pisa 209 2.896 219 2.911 95% 99%Pistoia 82 675 89 721 92% 94%Prato 17 202 14 170 121% 119%Siena 630 7.729 667 7.750 94% 100%TOSCANA 2.202 26.389 2.313 26.511 95% 100%Fonte: elaborazioni su dati <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> (www.agriturismo.regione.toscana.it e UOC Agriturismo equalità dei prodotti).Al momento della richiesta di <strong>in</strong>serimento nel sito ciascuna azienda agrituristicadichiara – e periodicamente può aggiornare – un <strong>in</strong>sieme di parametrirelativi alla tipologia della propria offerta: oltre alla capacità ricettiva <strong>in</strong>term<strong>in</strong>i di posti letto <strong>in</strong> camere e appartamenti, per ciascuna azienda sonoriportate 19 variab<strong>il</strong>i relative alle produzioni agricole praticate e 17 variab<strong>il</strong>irelative alle dotazioni aziendali e ai servizi agrituristici offerti. Ciascuna113


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEvariab<strong>il</strong>e può assumere i valori 0 (assente) oppure 1 (presente). Ne derivadunque un completo quadro descrittivo per ciascuna delle aziende present<strong>in</strong>el sito.Le <strong>in</strong>formazioni contenute nel sito sono dunque frutto di una dichiarazionedei titolari, che per quanto riguarda posti letto e servizi di tipo didattico,ricreativo e culturale deve concernere <strong>in</strong> ogni caso soltanto le attività per lequali l’azienda ha ottenuto l’autorizzazione <strong>in</strong> base all’art.2 comma 2 dellaL.R. 76/94.Tabella 61. I caratteri r<strong>il</strong>evati per ciascuna azienda.Offerta ricettivaCAM. – posti letto <strong>in</strong> cameraPL. APP. - posto letto <strong>in</strong> appartamentoProduzioni agricoleServizi offerti1 – cereali 20 – tiro con l’arco2 – olivo 21 – partecipazione alle attività agricole3 – castagne 22 – caccia4 – oleag<strong>in</strong>ose 23 – golf5 – pascolo 24 – bocce6 – bosco 25 – trekk<strong>in</strong>g7 – colt. biologica 26 – visite guidate8 – bov<strong>in</strong>i 27 – corsi di artigianato9 – ov<strong>in</strong>i/c<strong>apri</strong>ni 28 – attività ricreative e culturali10 – su<strong>in</strong>i 29 – tennis11 – foraggio 30 – degustazione12 – orto florovivai 31 – mounta<strong>in</strong> bike13 – trasf. latte 32 – camp<strong>in</strong>g14 – equ<strong>in</strong>i 33 – pisc<strong>in</strong>a15 – pollame/conigli 34 – ristoro16 – vite 35 – pesca17 – api 36 – equitazione18 – tabacco19 – selvagg<strong>in</strong>aSulla base dei caratteri r<strong>il</strong>evati per ciascuna azienda si è provveduto a classificarele aziende stesse rispetto ad alcune tipologie, che sono state oggettodella successiva analisi campionaria. Tale classificazione segue quella ut<strong>il</strong>izzatada Belletti e Marescotti <strong>in</strong> uno studio realizzato per l’ARSIA (Bellettie Marescotti, 2002).114La classificazione delle aziende <strong>in</strong> base alla tipologia di servizi offerti: laclassificazione per <strong>in</strong>tegrazione potenziale con l’ambiente ruraleVengono def<strong>in</strong>ite aziende “<strong>in</strong>tegrate con l’ambiente rurale” le aziende cheoffrono servizi potenzialmente <strong>in</strong> grado di aumentare <strong>il</strong> grado di conoscenzae/o di fruizione dell’ambiente rurale circostante l’impresa (tanto nella suadimensione materiale che immateriale) da parte degli ospiti.Da ciò possono derivare effetti positivi non soltanto per l’azienda che offretali servizi, ma anche per l’area rurale <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di domanda di beni e servizisia effettuata <strong>in</strong> loco che a distanza, una volta cioè che <strong>il</strong> consumatoreabbia term<strong>in</strong>ato la propria permanenza ma ad esempio cont<strong>in</strong>ui ad acquistareprodotti tipici della zona.


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOSulla base di una valutazione qualitativa circa la natura dei servizi offertisono stati identificati come “servizi di <strong>in</strong>tegrazione con l’ambiente rurale” iseguenti: Partecipazione ad attività agricole, Caccia, Trekk<strong>in</strong>g, Visite guidate,Corsi di artigianato, Attività ricreative/culturali, Degustazione,Mounta<strong>in</strong> bike, Ristorazione, Equitazione.Evidentemente la presenza o meno di questi servizi non <strong>in</strong>dica una reale<strong>in</strong>tegrazione dell’azienda con <strong>il</strong> contesto rurale <strong>in</strong> cui essa è <strong>in</strong>serita, <strong>in</strong>quanto quest’ultima richiede una analisi sia della effettiva modalità con cui<strong>il</strong> servizio offerto viene realizzato, che della effettiva produzione del servizioe dunque della sua effettiva “vendita” agli ospiti. Nondimeno <strong>il</strong> fatto che unaazienda non <strong>in</strong>serisca nella propria offerta determ<strong>in</strong>ate tipologie di servizionon equivale all’assenza di un suo orientamento strategico ad <strong>in</strong>teragire con<strong>il</strong> contesto rurale <strong>in</strong> cui essa è <strong>in</strong>serita, <strong>in</strong> quanto la decisione di non offrire<strong>il</strong> servizio può derivare dal fatto che questo è già offerto <strong>in</strong> quell’area daaltre imprese eventualmente anche specializzate.L’analisi dell’<strong>in</strong>tegrazione potenziale con l’ambiente rurale ha preso avviocon la classificazione delle aziende agrituristiche per numero di servizi voltiall’<strong>in</strong>tegrazione con l’ambiente rurale da esse offerti (vedi Figg. 19 e 20). Il24% delle aziende agrituristiche non offre nessuno dei servizi sopra elencati,e quasi <strong>il</strong> 28% offre soltanto uno di questi servizi. Al crescere del numerodei servizi la percentuale delle aziende decresce poi rapidamente, f<strong>in</strong>o adarrivare allo 0,4% di aziende che offrono 8 servizi di <strong>in</strong>tegrazione, mentrenessuna azienda offre 9 o 10 servizi.Successivamente sono stati def<strong>in</strong>iti tre livelli di <strong>in</strong>tensità di <strong>in</strong>tegrazionepotenziale con l’ambiente rurale, sulla base di valori soglia relativi al numerodi servizi offerti.In particolare sono state def<strong>in</strong>ite “a forte <strong>in</strong>tegrazione con l’ambiente rurale”le aziende agrituristiche che offrono almeno 6 dei servizi sopra elencati, “amedia <strong>in</strong>tegrazione con l’ambiente rurale” le aziende che offrono da 3 a 5 deiservizi sopra elencati, e non <strong>in</strong>tegrate quelle con un numero di servizi offerti<strong>in</strong>feriore a 3.Sulla base di questa classificazione, le aziende a forte <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong>contesto sono <strong>il</strong> 4% del totale, mentre quelle a media <strong>in</strong>tegrazione <strong>il</strong> 26% deltotale (vedi Tab. 62).Fig. 19 - Ripartizione delle aziende agrituristiche per numero di servizi volti all’<strong>in</strong>tegrazionecon l’ambiente rurale.Fonte: nostre elaborazioni su dati <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> (www.agriturismo.regione.toscana.it).115


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEFig. 20 - Percentuale cumulata delle aziende per numero di servizi di <strong>in</strong>tegrazione con l’ambienterurale offerti.Fonte: nostre elaborazioni su dati <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> (www.agriturismo.regione.toscana.it).Tabella 62. Distribuzione delle aziende per <strong>in</strong>tegrazione potenziale con l’ambienterurale.N° In % su tot.A forte <strong>in</strong>tegrazione 85 4%A media <strong>in</strong>tegrazione 582 26%Non Integrate 1.535 70%TOTALE AZIENDE 2.202 100%Fonte: nostre elaborazioni su dati <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>(www.agriturismo.regione.toscana.it).116La classificazione delle aziende <strong>in</strong> base alla dimensione ricettivaCon riferimento alla dimensione di ricettività <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di numero di post<strong>il</strong>etto disponib<strong>il</strong>i, le aziende agrituristiche sono state dist<strong>in</strong>te <strong>in</strong> piccole (f<strong>in</strong>oa 12), medie (tra 13 e 20) e grandi (oltre 30 posti letto) (vedi Tab. 63).Le scelte relative alla dimensione ricettiva sono fortemente condizionate dalladotazione <strong>in</strong>iziale di fabbricati ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i a f<strong>in</strong>i abitativi, <strong>in</strong> considerazionedel limite determ<strong>in</strong>ato dal divieto di realizzazione di nuovi fabbricati a f<strong>in</strong>i diospitalità e dalla scarsa mob<strong>il</strong>ità fondiaria, e dipendono altresì dalla diversapropensione dell’impresa agricola ad impegnarsi nell’attività di ospitalità.L’agriturismo toscano si caratterizza per una grande prevalenza numericadelle piccole aziende, che rappresentano al maggio 2002 i due terzi del totalema meno del 40% dei posti letto complessivi, con una dotazione media diappena 6,9 posti letto. Oltre la metà dei posti letto è <strong>in</strong>vece offerto dalleaziende di media dimensione, che presentano una disponib<strong>il</strong>ità media dioltre 20 posti per azienda, e che numericamente sono meno di un terzo deltotale. Le aziende grandi sono appena <strong>il</strong> 2% delle aziende totali, ma contribuisconoall’8% della consistenza dei posti letto disponib<strong>il</strong>i.


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOTabella 63. Distribuzione delle aziende e dei posti letto per dimensione delle aziende.AziendePosti lettoPosti lettoN° In % N° In % medi x az.Piccole 1.461 66,3% 10.098 38,3% 6,9Medie 698 31,7% 14.217 53,9% 20,4Grandi 43 2,0% 2.074 7,9% 48,2TOTALE 2.202 100,0% 26.389 100,0% 12,0Fonte: nostre elaborazioni su dati <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>(www.agriturismo.regione.toscana.it).L’agriturismo per tipologia di risorsa turistica prevalenteLe caratteristiche del comune di ubicazione dell’azienda rappresentano unavariab<strong>il</strong>e di r<strong>il</strong>ievo nella <strong>in</strong>terpretazione del fenomeno agrituristico, e <strong>in</strong> specialmodo con riferimento al fatto se la zona sia favorita o sfavorita. Taledist<strong>in</strong>zione è stata <strong>in</strong> questa sede effettuata però non con riferimento allecaratteristiche generali dello sv<strong>il</strong>uppo della zona (uno stesso comune spessoè diviso <strong>in</strong> più tipologie di sv<strong>il</strong>uppo) o alla zona altimetrica (poco significativa,anche per la fortissima prevalenza della coll<strong>in</strong>a <strong>in</strong>terna – vedi la tabellaLIV), bensì alle caratteristiche turistiche della zona stessa.In effetti fattori localizzativi, quali la vic<strong>in</strong>anza ad attrazioni turistichetradizionali, hanno una grande importanza nella determ<strong>in</strong>azione delledifferenti d<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo dell’agriturismo così come delle caratteristicheche esso assume, non solo perché consentono alle imprese agrituristichedi poter godere dei flussi turistici ad esse orientati (Balestrieri,1997) ma anche perché <strong>in</strong> base all’ubicazione le aziende agrituristichepossono o meno godere di determ<strong>in</strong>ati servizi e, più <strong>in</strong> generale, di un<strong>in</strong>sieme talvolta complesso e diffic<strong>il</strong>mente circoscrivib<strong>il</strong>e di “economie diprossimità”.Pertanto una ulteriore modalità di analisi della distribuzione territorialedell’agriturismo toscano riguarda l’ubicazione <strong>in</strong> base alla classificazioneper risorsa turistica prevalente dei comuni, così come identificata nelle statisticheregionali sul turismo.La distribuzione delle imprese e dei posti-letto evidenzia <strong>in</strong> primo luogo laforte diffusione dell’agriturismo nelle aree di “arte-affari” e di “campagnacoll<strong>in</strong>a”(30% delle aziende agrituristiche toscane <strong>in</strong> ciascuna tipologia), <strong>il</strong>che porta a identificare due diversi “modelli”:– quello “arte-affari” legato alla prossimità ai pr<strong>in</strong>cipali centri urbani e chepresumib<strong>il</strong>mente deve parte della propria attrazione proprio alla comoditàcon cui la clientela può recarsi nelle città d’arte grandi e piccole dellaregione. A tale tipologia può essere ascritta anche la tipologia “balneare”,che <strong>in</strong>teressa <strong>il</strong> 14% delle aziende toscane;– quello “campagna-coll<strong>in</strong>a” che <strong>in</strong> prima approssimazione, unitamente aquello montano, si caratterizza <strong>in</strong>vece per un legame più forte con la ruralità,aspetto che sarà però verificato nelle tabelle seguenti.Rispetto al totale delle aziende agricole presenti come risultano dalCensimento 2000, l’agriturismo risulta maggiormente diffuso oltre che nellezone “campagna-coll<strong>in</strong>a” anche nelle zone ad attrazione turistica termale: <strong>in</strong>entrambi i casi <strong>il</strong> rapporto supera <strong>il</strong> 2%, contro un valore medio regionaledell’1,6%.117


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 64. Aziende agrituristiche e posti letto per zona altimetrica.Tipologia zona N° comuni Agriturismi Agrit. Posti PL per Agrit/ P.L./<strong>in</strong> % Letto Agritur. Az.tot 100 ha(anno sup.2000) tot.Coll<strong>in</strong>a Interna 140 1.433 65% 17.865 12,5 2,0% 1,90Coll<strong>in</strong>a litoranea 41 307 14% 3.752 12,2 2,0% 1,57Montagna <strong>in</strong>terna 77 312 14% 3.307 10,6 1,1% 1,02Montagna litoranea 4 6 0% 29 4,8 0,3% 0,34Pianura 25 144 7% 1.436 10,0 0,7% 1,23TOTALE 287 2.202 100% 26.389 12,0 1,6% 1,62Fonte: nostre elaborazioni su dati <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> (www.agriturismo.regione.toscana.it) e ISTAT(Censimento 2000).Tabella 65. Aziende agrituristiche e posti letto per risorsa turistica prevalente.Tipologia zona N° comuni Agriturismi Agrit. Posti PL per Agrit/ P.L./<strong>in</strong> % Letto Agritur. Az.tot 100 ha(anno sup.2000) tot.Arte-Affari 63 655 30% 7.840 12,0 1,3% 1,74Altro <strong>in</strong>teresse 31 167 8% 2.335 14,0 1,2% 1,86Balneare 33 300 14% 3.126 10,4 1,7% 1,62Campagna-Coll<strong>in</strong>a 85 660 30% 8.436 12,8 2,1% 1,80Montagna (*) 57 236 11% 2.594 11,0 1,3% 1,00Termale 18 184 8% 2.058 11,2 2,2% 1,62TOTALE 287 2.202 100% 26.389 12,0 1,6% 1,62(*) Nella tipologia “Montagna” sono state <strong>in</strong>serite – <strong>in</strong> virtù della loro particolare ubicazione – anche letipologie di risorsa turistica prevalente “Lacuale” (1 comune con una azienda agrituristica) e “Religiosa”(un comune con 6 aziende agrituristiche).Fonte: nostre elaborazioni su dati <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> (www.agriturismo.regione.toscana.it) e ISTAT(Censimento 2000).118I parametri impiegati per la stratificazioneAi f<strong>in</strong>i dell’analisi campionaria l’universo delle imprese agrituristiche present<strong>in</strong>el relativo Archivio regionale è stato stratificato <strong>in</strong> base alle seguenticaratteristiche conosciute di tale popolazione:– tipologia di servizi offerti, sulla base della quale è possib<strong>il</strong>e dist<strong>in</strong>guere 3tipologie: imprese non <strong>in</strong>tegrate con <strong>il</strong> contesto e imprese <strong>in</strong>tegrate con <strong>il</strong>contesto, queste ultime a loro volta dist<strong>in</strong>te <strong>in</strong> aziende a forte <strong>in</strong>tegrazionee aziende a media <strong>in</strong>tegrazione;– dimensione, che per le sole imprese <strong>in</strong>tegrate con <strong>il</strong> contesto dist<strong>in</strong>gue traquelle ove <strong>il</strong> numero di posti letto è <strong>in</strong>feriore o uguale a 12 (aziende “piccole”)e quelle ove è <strong>in</strong>vece superiore a 12 (aziende medio-grandi);– tipologia turistica prevalente della zona di ubicazione: la zona di ubicazionedell’impresa è def<strong>in</strong>ita “favorita” se <strong>in</strong> essa è presente una risorsa turi-


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOstica “forte” <strong>in</strong> grado di fare da “tra<strong>in</strong>o” all’agriturismo, e sfavorita se questarisorsa <strong>in</strong>vece non esiste. La classificazione è stata effettuata sulla basedelle caratteristiche turistiche del comune di ubicazione dell’azienda,dist<strong>in</strong>guendo i comuni nelle due categorie dei “comuni turisticamente favoriti”(che comprendono i comuni classificati come “Arte-Affari” e “Balneare”)e dei “comuni turisticamente sfavoriti” (che comprendono i altri comuniappartenenti alle altre tipologie di risorsa turistica prevalente).Gli strati <strong>in</strong> cui è stata suddivisa la popolazione delle 2.202 aziende agrituristichesono dunque quelli riportati nella tabella seguente.Tabella 66. L’articolazione per strati delle aziende agrituristiche toscane.Strato Descrizione N° Agriturismiper stratoI-1 A forte <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto 85Di cui:-1 A forte <strong>in</strong>tegrazione, grandi, <strong>in</strong> zona turisticamente favorita 14-2 A forte <strong>in</strong>tegrazione, grandi, <strong>in</strong> zona turisticamente sfavorita 27-3 A forte <strong>in</strong>tegrazione, piccole, <strong>in</strong> zona turisticamente favorita 5-4 A forte <strong>in</strong>tegrazione, piccole, <strong>in</strong> zona turisticamente sfavorita 39M-1 A media <strong>in</strong>tegrazione, grandi, <strong>in</strong> zona turisticamente favorita 97M-2 A media <strong>in</strong>tegrazione, grandi, <strong>in</strong> zona turisticamente sfavorita 151M-3 A media <strong>in</strong>tegrazione, piccole, <strong>in</strong> zona turisticamente favorita 130M-4 A media <strong>in</strong>tegrazione, piccole, <strong>in</strong> zona turisticamente sfavorita 204N-1 Non <strong>in</strong>tegrate, grandi, <strong>in</strong> zona turisticamente favorita 206N-2 Non <strong>in</strong>tegrate, grandi, <strong>in</strong> zona turisticamente sfavorita 246N-3 Non <strong>in</strong>tegrate, piccole, <strong>in</strong> zona turisticamente favorita 503N-4 Non <strong>in</strong>tegrate, piccole, <strong>in</strong> zona turisticamente sfavorita 580TOTALE aziende 2.202Tutti gli <strong>in</strong>dividui appartenenti agli strati di tipo I (a forte <strong>in</strong>tegrazione)sono stati <strong>in</strong>clusi nell’elenco dei soggetti da <strong>in</strong>tervistare, <strong>in</strong> ragione dellalimitatezza del loro numero oltre che della particolare significatività deicaratteri di tale strato rispetto alle f<strong>in</strong>alità della presente ricerca.Per gli altri strati è <strong>in</strong>vece stata effettuata una selezione di tipo campionario,secondo la metodologia descritta nel capitolo 1.L’articolazione per strati adottata ha consentito di adottare <strong>il</strong> riep<strong>il</strong>ogo pertipologie presente <strong>in</strong> tabella.Tabella 66 bis. Riep<strong>il</strong>ogo per tipologie.Aziende a forte <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto 85Aziende a media <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto 582Aziende non <strong>in</strong>tegrate con <strong>il</strong> contesto 1.535Aziende grandi 741Aziende piccole 1.461Aziende <strong>in</strong> zona turisticamente favorita 955Aziende <strong>in</strong> zona turisticamente sfavorita 1.247TOTALE complessivo 2.202119


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANE4.4 I risultati dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria e delle <strong>in</strong>terviste ai testimoni priv<strong>il</strong>egiati:le caratteristiche delle aziendeLE DOMANDE DEL QUESTIONARIO ESAMINATE IN QUESTOPARAGRAFO:3) Addetti occupati <strong>in</strong> azienda (con dist<strong>in</strong>zione tra dipendenti, soci/lavoratorie fam<strong>il</strong>iari)17) Superficie agricola ut<strong>il</strong>izzata (ha)18) Qual è la produzione economicamente prevalente nell’azienda?(cerealicolo-oleag<strong>in</strong>ose, orticolo, vitiv<strong>in</strong>icolo, olivicolo, zootecnico, altroarboreo, altro da specificare)19) Il titolare ha altre attività <strong>in</strong> essere? Quali? (autonomo/dipendente; <strong>in</strong>quale settore)4) In che anno è stata avviata l’attività agrituristica?5) Di quanti posti letto dispone l’azienda? Di questi, quanti sono <strong>in</strong> camere?6) Quante giornate di presenza di turisti ha avuto l’azienda lo scorso anno(2002)?In questo e nei successivi paragrafi di questo capitolo vengono esam<strong>in</strong>ati irisultati dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria svolta sulle aziende agrituristiche, iquali – sulla base dei presupposti e grazie alla metodologia esposta nelprimo capitolo – consentono di disporre di uno spaccato conoscitivo sull’<strong>in</strong>terouniverso delle aziende agrituristiche toscane.L’analisi dei risultati dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e quantitativa è accompagnata e arricchitadai risultati delle <strong>in</strong>terviste svolte nel corso della ricerca presso i testimonipriv<strong>il</strong>egiati.In particolare <strong>in</strong> questo paragrafo vengono discusse alcune caratteristichegenerali delle aziende agrituristiche toscane emersi dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria,relative sia all’attività complessiva che più specificatamente alla componenteagrituristica, mentre nei paragrafi successivi verranno esam<strong>in</strong>atiaspetti più specifici.120I lavoratori <strong>in</strong>teressati nell’attività delle circa duem<strong>il</strong>a aziende agricoletoscane che esercitano l’attività agrituristica sono complessivamente oltre8.700, con una media di 4 lavoratori <strong>in</strong>teressati per azienda. Come accadetipicamente nelle aziende agricole, si tratta di lavoratori legati all’aziendada tipologie molto diversificate: fissi e stagionali, a tempo pieno e a tempoparziale, dipendenti e imprenditori a titolo pr<strong>in</strong>cipale, fam<strong>il</strong>iari dell’imprenditoreo soci. Si tratta evidentemente di addetti che si <strong>in</strong>teressano sia all’attivitàpropriamente agricola che alla componente agrituristica, e che sonoco<strong>in</strong>volti nell’attività aziendale con diversa <strong>in</strong>tensità e stab<strong>il</strong>ità.I tre quarti circa dei lavoratori <strong>in</strong>teressati sono fissi e per la parte restantestagionali. Quasi tutte le aziende agrituristiche toscane hanno almeno unaddetto fisso, mentre soltanto poco più di un quarto di esse ut<strong>il</strong>izza almenoun addetto stagionale.


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOUna percentuale molto significativa degli addetti fissi (85%) è rappresentatada lavoratori non dipendenti (imprenditore, fam<strong>il</strong>iari, soci), mentre moltoscarsa è l’<strong>in</strong>cidenza di fam<strong>il</strong>iari o soci tra gli stagionali (13% circa).Convertendo <strong>il</strong> numero degli stagionali <strong>in</strong> addetti fissi attraverso <strong>il</strong> rapportoconvenzionale di 1 a 3, gli addetti fissi equivalenti risulterebbero 7.344,con una media di 3,3 addetti per azienda; non si tratta comunque di Unitàdi lavoro, <strong>in</strong> quanto tali valori comprendono addetti (tanto fissi che stagionali)sia a tempo pieno che a tempo parziale.È opportuno sottol<strong>in</strong>eare alcune differenze <strong>in</strong> merito alle caratteristiche dell’occupazionenelle aziende agricole che esercitano agriturismo (come sonoemerse dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria) e quelle della generalità delle aziendeagricole toscane (come emergono dai dati del Censimento).In proposito è importante sottol<strong>in</strong>eare <strong>il</strong> fatto che secondo <strong>il</strong> Censimento leaziende agricole toscane che occupano manodopera extrafam<strong>il</strong>iare con contrattia tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato sono appena <strong>il</strong> 2,8% del totale a fronte del15,2% nell’universo delle aziende agrituristiche; l’impiego di manodoperaextrafam<strong>il</strong>iare con contratti a term<strong>in</strong>e <strong>in</strong>teressa poi <strong>il</strong> 5,8% delle aziendetoscane, mentre nelle aziende agrituristiche tale <strong>in</strong>cidenza supera <strong>il</strong> 22%. Ilnumero di lavoratori <strong>in</strong>teressati a vario titolo (conduttore e suoi fam<strong>il</strong>iari eparenti, salariati fissi e salariati avventizi) nelle aziende toscane è <strong>in</strong>vece di2,9 unità contro i 4 delle aziende agrituristiche.Tabella 67. L’occupazione nelle aziende agrituristiche toscane.Numero In % N° aziende <strong>in</strong> % Mediaaddettiaziendale(n = 2202)Dipendenti fissi 961 11,0% 335 15,2% 0,4Fam<strong>il</strong>iari/Soci fissi 5.682 65,0% 2.106 95,7% 2,6Totale fissi 6.643 75,9% 2.188 99,4% 3,0Dipendenti stagionali 1.916 21,9% 498 22,6% 0,9Fam<strong>il</strong>iari/Soci stagionali 188 2,1% 74 3,4% 0,1Totali stagionali (numero) 2.104 24,1% 570 25,9% 1,0Totale lavoratori 8.747 100,0% 2.201 100,0%Stagionali convertiti (3 stag. = 1 fisso) 701 0,3TOTALE addetti fissi equivalenti 7.344 2.201 3,3Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.La distribuzione per classi di addetti delle aziende agrituristiche evidenzia<strong>il</strong> forte peso delle aziende f<strong>in</strong>o a 2 addetti fissi equivalenti, che rappresentanooltre <strong>il</strong> 62% del totale ma soltanto <strong>il</strong> 37% degli addetti. All’opposto vi sonole 130 aziende (corrispondenti al 6% del totale) con oltre 5 addetti che occupanoquasi <strong>il</strong> 20% degli addetti fissi equivalenti complessivi.Questi dati mettono <strong>in</strong> evidenza la estrema differenziazione che <strong>il</strong> fenomenoagrituristico assume, evidente f<strong>in</strong> dalla dimensione delle aziende agricoleche lo esercitano.Per quanto concerne la superficie agricola ut<strong>il</strong>izzata dell’azienda, fermorestando l’elevato tasso di non risposta (solo 142 risposte nel campione) leaziende agrituristiche evidenziano una dimensione media di circa 61 ettari,significativamente superiore alla media regionale determ<strong>in</strong>ata dal121


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 68. Addetti e aziende per classi di addetti fissi equivalenti.N° addetti <strong>in</strong> % N° <strong>in</strong> % Addettifissi aziende mediequivalentix aziendaF<strong>in</strong>o a 2 addetti fissi equivalenti 2.680 36,5% 1.376 62,5% 1,9Oltre 2 e f<strong>in</strong>o a 5 addetti fissi equivalenti 3.193 43,5% 693 31,5% 4,6Oltre 5 e f<strong>in</strong>o a 10 addetti fissi equivalenti 927 12,6% 109 4,9% 8,5Oltre 10 addetti fissi equivalenti 544 7,4% 24 1,1% 22,6TOTALE 7.344 100,0% 2.202 100,0% 3,3Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.Censimento <strong>in</strong> 6,35 ettari. Anche <strong>in</strong> questo caso la distribuzione è estremamentesqu<strong>il</strong>ibrata: <strong>il</strong> 10% delle aziende detiene <strong>il</strong> 60% della SAU con unvalore medio di oltre 360 ettari, all’opposto <strong>il</strong> 39% delle aziende agrituristicheè di modeste dimensioni fisiche (SAU <strong>in</strong>feriore ai 10 ettari).Per quanto concerne la produzione agricola economicamente prevalente nelleaziende agrituristiche, oltre <strong>il</strong> 60% delle aziende risulta avere più di unaproduzione economicamente prevalente. Nel complesso oltre la metà delleaziende ha <strong>in</strong>dicato tra quelle prevalenti la produzione vitiv<strong>in</strong>icola e quellaolivicola, mentre un terzo i cereali e le oleag<strong>in</strong>ose. Meno del 12% delle aziendeha <strong>in</strong>dicato la produzione zootecnica, a testimonianza di un rapporto diconvivenza non fac<strong>il</strong>e dell’allevamento con l’agriturismo, <strong>in</strong> special modonelle unità produttive di dimensione più limitata.Tabella 69. Produzione economicamente prevalente nelle aziende agrituristiche.Ceralicolo Orticolo Viti- Olivicolo Zootecnico Altre Altro Tot. az.-oleag<strong>in</strong>ose v<strong>in</strong>icolo legnose rispondentiIncidenza su aziende rispondenti 36,3% 6,2% 56,4% 56,3% 11,6% 16,2% 7,6% 100%Nota: la domanda prevedeva la possib<strong>il</strong>ità di risposta multipla; ha risposto <strong>il</strong> 99% delle aziende <strong>in</strong>tervistate.Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.122Esam<strong>in</strong>ando nel dettaglio le aziende specializzate (quelle cioè che hanno<strong>in</strong>dicato una sola produzione economicamente prevalente, pari al 42,5%delle aziende totali), v<strong>in</strong>o e olio confermano la loro centralità <strong>in</strong>teressandonel complesso quasi un quarto del complesso delle aziende agrituristichetoscane. Ciò conferma la possib<strong>il</strong>ità di positiva <strong>in</strong>tegrazione tra l’ord<strong>in</strong>amentoviticolo-olivicolo e l’agriturismo, che deriva da aspetti di tipo tecnicoorganizzativoe <strong>in</strong> primo luogo dalla complementarità dei calendari di lavorodalla coltivazione della vite e dell’olivo con quello dell’agriturismo “canonico”,concentrato cioè nei mesi tardo-primaver<strong>il</strong>i ed estivi (Cappell<strong>in</strong>i,1997). In questa chiave l’avvio dell’esercizio dell’attività agrituristica puòessere <strong>in</strong>terpretato come l’attivazione di un nuovo processo produttivo congiuntaa quella di altri processi preesistenti e tale da consentire una razio-


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOnalizzazione dei calendari di lavoro aziendali, saturando i periodi di <strong>in</strong>attivitàdei fattori-fondo.Ai fattori tecnico-organizzativi si aggiungono motivazioni legate agli effettipositivi che l’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo può avere sulla vendita direttadei prodotti aziendali, che tipicamente anche se non esclusivamente sonov<strong>in</strong>o e olio. Si consideri <strong>in</strong>oltre l’associazione da parte della clientela tra lacoltivazione della vite e dell’olivo e l’essenza della campagna e del paesaggiodella <strong>Toscana</strong>, fatto che tende a favorire le aziende caratterizzate da questoord<strong>in</strong>amento.Tabella 70. Produzione economicamente prevalente nelle aziende specializzate.Ceralicolo Orticolo Vitiv<strong>in</strong>icolo Olivicolo Zootecnico Bosco- Altro Tot. az.-oleag<strong>in</strong>ose frutta specializz.Incid. su specializzate 25,6% 2,1% 30,6% 26,0% 6,6% 7,2% 2,1% 100%Incid. su tot. azienderispondenti(99% campione) 10,9% 0,9% 13,0% 11,1% 2,8% 3,1% 0,9% 42,5%Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.Nel 6% delle aziende che svolgono attività agrituristica <strong>il</strong> titolare dell’aziendaagricola ha dichiarato di avere altre attività lavorative <strong>in</strong> essere, lequali sono esercitate nella quasi totalità dei casi come lavoratore autonomoe per <strong>il</strong> 70% riguardano altre attività nel settore primario.Tabella 71. Tipologie delle altre attività lavorative <strong>in</strong> essere svolte dal titolare:<strong>in</strong>cidenze percentuali sul totale aziende con altre attività.In % Da Dadi cui: autonomo dipendentePrimario 69% 99% 1%Secondario 9% 100% 0%Servizi 22% 93% 7%TOTALE az. con altreattività (5,9% del totale) 100% 98% 2%Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.Passando ad esam<strong>in</strong>are gli aspetti più specifici della componente agrituristica,emerge prima di tutto la eterogeneità dell’anno di avvio dell’attivitàagrituristica. Accanto a un nucleo consistente di aziende “storiche” chehanno dichiarato di avere avviato l’attività agrituristica nel 1990 o <strong>in</strong> anniprecedenti, dunque <strong>in</strong> forme pionieristiche e probab<strong>il</strong>mente <strong>in</strong> alcuni casianche al di fuori dell’alveo dell’ufficialità, vi è un nucleo ancora più consistentedi aziende, pari al 31%, che hanno avviato l’esercizio dell’attività agrituristicanel 2000 o successivamente.123


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 72. Anno di avvio dell’attività agrituristica.In %1990 e antecedenti 12,3%Dal 1991 al 1995 22,0%Dal 1996 al 1999 34,5%2000 e oltre 31,2%TOTALE 100,0%Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.Per quanto concerne la dimensione ricettiva, la dimensione media delleaziende risulta di poco più di 15 posti letto, per un totale di oltre 34m<strong>il</strong>aposti letto di cui <strong>il</strong> 31% <strong>in</strong> camere la percentuale restante <strong>in</strong> appartamento.Un terzo delle aziende ha un numero di posti letto compreso tra 7 e 12 con unpeso sui posti letto complessivi pari al 25%. Le aziende con oltre 30 posti lettosono <strong>in</strong>vece meno <strong>il</strong> 3% del totale ma detengono oltre <strong>il</strong> 15% dei posti lettototali; si tratta evidentemente di aziende che affiancano alla gestione agrituristica<strong>in</strong> senso stretto una gestione separata di ricettività non agrituristica.Notevole è la presenza di micro-agriturismi, aziende con al massimo 6 post<strong>il</strong>etto, che rappresentano <strong>il</strong> 33% del totale delle aziende ma detengono menodel 12% dei posti letto. È però proprio nei micro-agriturismi che l’<strong>in</strong>cidenzadei posti letto <strong>in</strong> camere è più elevata, mentre si riduce al crescere delladimensione ricettiva. I micro-agriturismi sembrano dunque tendere ad unaorganizzazione dell’ospitalità più <strong>in</strong>tensiva di lavoro.Tabella 73. Distribuzione delle aziende e dei posti letto per numero di posti letto.da 1 da 7 da 13 Oltre Non Totalea 6 a 12 a 30 30 rispondeValori assolutiPosti letto 3.955 8.695 16.309 5.152 … 34.111Aziende 723 737 627 70 45 2.202PL x azienda 5,5 11,8 26,0 73,9 … 15,5di cui: PL <strong>in</strong> camere 1.779 3.244 5.019 777 … 10.819% PL <strong>in</strong> camera su tot 45,0% 37,3% 30,8% 15,1% … 31,7%Distribuzioni percentualiPosti letto 11,6 25,5 47,8 15,1 … 100,0Aziende 32,8 33,5 28,5 3,2 … 100,0Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.124Soltanto i tre quarti delle aziende hanno risposto alla domanda sul numero digiornate di presenza di turisti che l’azienda ha avuto nel 2002, <strong>in</strong>dicando circa340 m<strong>il</strong>a presenze. Si tratta di un valore estremamente contenuto e fortementeanomalo rispetto alle r<strong>il</strong>evazioni ufficiali che riferiscono di circa 2m<strong>il</strong>ioni di presenze. Un motivo di tale anomalia potrebbe risiedere nel fattoche qualche <strong>in</strong>tervistato abbia confuso <strong>il</strong> numero di presenze con quello diarrivi fornendo <strong>in</strong>formazioni su quest’ultimo; oppure che siano stati fornitidati soltanto sull’anno <strong>in</strong> corso (la r<strong>il</strong>evazione è stata fatta nel luglio del 2003).


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOTra l’altro molti <strong>in</strong>terlocutori priv<strong>il</strong>egiati considerano le presenze “ufficiali”<strong>in</strong>feriori a quelle effettive, per cui non sarà possib<strong>il</strong>e ut<strong>il</strong>izzare questa <strong>in</strong>formazionesulle giornate di presenza r<strong>il</strong>evata dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e.Non si evidenziano <strong>in</strong>vece regolarità significative rispetto alla dimensionericettiva e alla ubicazione <strong>in</strong> zone turisticamente favorite o sfavorite.Tabella 74. Presenze turistiche per tipologia aziendale.Aziende Presenze Pres./Az. Posti Pres./rispondenti letto PLTot. alta <strong>in</strong>tegrazione 48 33.596 700 1.200 28,0Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 228 130.003 570 3.827 34,0Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 1.383 176.765 128 20.210 8,7Tot. grandi 494 131.232 266 12.594 10,4Tot. piccole 1.165 209.132 180 12.643 16,5Tot. zone favorite turisticamente 764 144.160 189 10.274 14,0Tot. zone sfavorite turisticamente 895 196.204 219 14.963 13,1TOTALE 1.659 340.364 205 25.237 13,5Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.4.5 L’impatto dell’agriturismo sull’occupazione e sulla gestione aziendale: aspettiquantitativi e qualitativiLE DOMANDE DEL QUESTIONARIO ESAMINATE IN QUESTOPARAGRAFO:3) Quanti addetti sono occupati <strong>in</strong> azienda (riferimento: anno 2002):Dipendenti (n° fissi e n° stagionali), Soci/lavoratori e fam<strong>il</strong>iari (n° fissi en° stagionali)Di cui fissi e stagionali addetti solo all’agricoltura (<strong>in</strong> percentuale dellavoro prestato)7) Grazie all’<strong>in</strong>troduzione dell’attività agrituristica, <strong>il</strong> numero degli occupati<strong>in</strong> azienda è aumentato rispetto all’anno di avvio dell’agriturismo?No/Sì ; Se sì, di quante unità? Approssimativamente, di quanti mesi-uomonel complesso?8) Se l’agriturismo ha consentito di aumentare l’occupazione <strong>in</strong> azienda,questo aumento ha <strong>in</strong>teressato:donne: SI/NO, se SI: Erano occupati <strong>in</strong> altri settori? SI/NOgiovani (entro 40 anni): SI/NO, se SI: Erano occupati <strong>in</strong> altri settori?SI/NO9) L’esercizio dell’agriturismo ha comportato uno stimolo al rafforzamentodell’attività agricola?No/SìSe SI, dire se l’agriturismo:Ha comportato un aumento di lavoro anche nell’attività agricola125


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEha consentito di <strong>in</strong>trodurre/sv<strong>il</strong>uppare la vendita diretta di prodotti dell’aziendaha consentito di avviare nuove attività di trasformazione dei prodottiaziendali(Opzioni di risposta: Per nulla d’accordo; Abbastanza; Molto d’accordo)15) La sua azienda ha <strong>in</strong>tenzione di effettuare assunzioni entro l’anno?Nel 2003/2004?No/Sì, personale fisso… Quanti? ______ / Sì, personale stagionale …Quanti? _______126L’analisi degli effetti che l’agriturismo esercita sull’occupazione richiede disottol<strong>in</strong>eare prelim<strong>in</strong>armente alcuni aspetti qualificanti del fenomeno agrituristico,così come risultano dalla letteratura e dalla conoscenza degliAutori maturata attraverso precedenti ricerche e <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i sul campo.L’agriturismo è, nei fatti prima ancora che per def<strong>in</strong>izione normativa, unaattività che si svolge <strong>in</strong> regime di connessione e di complementarietà con l’attivitàagricola; dunque, l’azienda agrituristica è prima di tutto e necessariamenteuna reale e funzionante azienda agricola, sia pure dotata di suoi particolariorientamenti e caratterizzazioni che non sono ovviamente neutralisulle scelte aziendali e sull’attività di gestione ma che comunque non alteranola natura primaria dell’attività da essa svolta. Le fisiologiche eccezion<strong>in</strong>on sono suscettib<strong>il</strong>i di modificare la generalità di questa caratteristica. Conciò non si vuole certo affermare che l’attività agrituristica rappresenti unmero supporto al raggiungimento dell’equ<strong>il</strong>ibrio economico dell’azienda agricolao al perseguimento dei suoi obiettivi, anzi essa ridef<strong>in</strong>isce l’identità stessadell’azienda agricola e può svolgere su di essa importanti effetti di feedback.La prospettiva con cui guardare al fenomeno agrituristico sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>oaziendale è comunque quella della unitarietà e <strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>ità della gestione,ivi compresa quella delle risorse umane presenti nell’azienda.Si deve poi considerare che, a causa della fisiologica limitatezza dimensionaledelle aziende agricole e della loro semplicità organizzativa, risultaquasi sempre impossib<strong>il</strong>e poter dist<strong>in</strong>guere all’<strong>in</strong>terno dell’azienda un’areafunzionale dedicata all’esercizio dell’attività agrituristica. La possib<strong>il</strong>ità dioperare questa dist<strong>in</strong>zione è ancor più complicata dalla sovrapposizione chenella grandissima parte dei casi si realizza tra l’attività di impresa e <strong>il</strong>nucleo fam<strong>il</strong>iare dell’imprenditore, <strong>il</strong> quale accresce la flessib<strong>il</strong>ità nelladistribuzione delle responsab<strong>il</strong>ità e delle mansioni operative.Inf<strong>in</strong>e è necessario tenere presente la varietà delle motivazioni dell’<strong>in</strong>troduzionedell’attività agrituristica da parte dell’imprenditore agricolo, tra lequali vengono richiamate l’<strong>in</strong>tegrazione del reddito derivante dall’agricoltura,la razionalizzazione dei calendari di lavoro e la saturazione dell’impiegodella forza-lavoro aziendale, lo sv<strong>il</strong>uppo dell’occupazione fam<strong>il</strong>iare e <strong>in</strong> particolarefemm<strong>in</strong><strong>il</strong>e e giovan<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> recupero e la valorizzazione del patrimoniofondiario con specifico riferimento agli immob<strong>il</strong>i rurali, la maggiore soddisfazionederivante dalla diversificazione dell’attività aziendale (Angiol<strong>in</strong>i,1986 e 1989; Balestrieri, 1996 e 1998). Di norma nella stessa azienda coesistonodiverse motivazioni sia pure con un peso diverso, determ<strong>in</strong>ato dallatipologia aziendale (aziende contad<strong>in</strong>e, capitalistiche …) e dalle caratteristichedella famiglia (composizione e fase del ciclo di vita della famiglia) nonchédelle diverse aree territoriali <strong>in</strong> cui l’azienda agricola è ubicata.


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOTali motivazioni sono state richiamate anche dalle <strong>in</strong>terviste svolte nel corsodella ricerca, unitamente alla “chiusura” della f<strong>il</strong>iera aziendale, vale a direlo sv<strong>il</strong>uppo di forme di commercializzazione delle produzioni aziendali concanali di vendita diretta ai consumatori f<strong>in</strong>ali che l’agriturismo è suscettib<strong>il</strong>edi favorire anche attraverso la ristorazione e la degustazione dei prodottiaziendali.Ai nostri f<strong>in</strong>i è comunque necessario sottol<strong>in</strong>eare che le motivazioni discussetendono per loro natura ad avere impatti di segno e <strong>in</strong>tensità diversi sull’occupazioneaziendale: <strong>in</strong> alcuni casi l’agriturismo è visto come strumento perpotenziare l’attività agricola o altre attività connesse, <strong>in</strong> altri casi tende a prevalere<strong>in</strong>vece l’<strong>in</strong>teresse per l’occupazione generata nell’agriturismo <strong>in</strong> quantotale, <strong>in</strong> altri ancora gli obiettivi occupazionali non hanno autonoma valenzae dunque gli effetti positivi eventualmente generati si riflettono soprattuttoal di fuori dell’azienda agricola sotto forma di richiesta di servizi.Dalla non separab<strong>il</strong>ità fisiologica tra agriturismo e agricoltura deriva unaestrema difficoltà di quantificazione del tempo-lavoro dedicato all’agricolturae di quello dedicato all’agriturismo, la quale appare evidente dal tasso d<strong>in</strong>on risposta alla domanda <strong>in</strong> cui si richiedeva una stima del tempo lavoroprestato dagli occupati <strong>in</strong> azienda per le sole attività agricole. In effetti ben145 delle aziende <strong>in</strong>tervistate non rispondono alla domanda (48,7% del totaledelle aziende <strong>in</strong>tervistate), mentre altre 46 forniscono una risposta <strong>in</strong>completa.Soltanto 107 aziende (35,9% del totale del campione) rispondono compiutamentealla domanda, <strong>in</strong>dicando l’<strong>in</strong>formazione richiesta sia per glioccupati fissi che per quelli stagionali. Tale basso livello di risposta non haautorizzato a riportare <strong>il</strong> dato all’universo e non ha consentito dunque diavere una stima del tempo di lavoro prestato <strong>in</strong> attività agrituristiche nelleaziende toscane. A solo titolo <strong>in</strong>dicativo, la percentuale media di tempo lavorodedicato all’agriturismo <strong>in</strong>dicata dalle aziende rispondenti è risultata del52% circa per gli addetti fissi e del 47% per gli addetti stagionali.L’autovalutazione dell’impatto dell’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo sul numerodegli occupati da parte delle aziende agrituristiche non è particolarmentepositiva: soltanto <strong>il</strong> 12,6% dell’universo delle aziende agrituristiche toscane hadichiarato <strong>in</strong>fatti un aumento del numero degli occupati rispetto all’anno diavvio dell’agriturismo, mentre <strong>il</strong> tasso di non risposta è <strong>in</strong>feriore all’1%.È <strong>in</strong>teressante notare le differenze relativamente alle tre variab<strong>il</strong>i di stratificazioneut<strong>il</strong>izzate. L’aumento dell’occupazione risulta relativamente piùimportante nelle aziende ad alta <strong>in</strong>tegrazione (24,4% delle aziende), nelleaziende grandi (30,5% delle aziende) e – sia pure <strong>in</strong> misura m<strong>in</strong>ore rispettoalle due variab<strong>il</strong>i precedenti – nelle aziende ubicate <strong>in</strong> zone turisticamentesfavorite (16,7% delle aziende rispetto al 7,1% delle aziende turisticamentefavorite). Rispetto alle prime due variab<strong>il</strong>i la spiegazione risiede nella maggiore<strong>in</strong>tensità di servizio e nella maggiore “scala” di produzione del serviziostesso; mentre è probab<strong>il</strong>e che nelle zone turisticamente sfavorite vi sia piùche altrove la necessità di provvedere <strong>in</strong>ternamente all’azienda alla produzionedei servizi per la clientela, aspetto sul quale torneremo <strong>in</strong> seguito.Alle aziende che hanno dichiarato un aumento del numero degli occupati èstato chiesto di <strong>in</strong>dicare <strong>il</strong> numero dei nuovi occupati e di stimare i relativimesi-uomo complessivamente generati dall’<strong>in</strong>troduzione dell’attività agrituristica(nell’ipotesi che un mese uomo corrisponda a 22 giornate di lavoro almese).Oltre <strong>il</strong> 95% delle aziende che ha dichiarato l’aumento ha saputo quantificare<strong>il</strong> numero dei nuovi occupati, <strong>in</strong>dicando complessivamente un127


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 75. Impatto dell’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo sul numero degli occupati nelle aziende agrituristichetoscane.N° aziende Az. con Az. senza Az. non Totaletotali aumento aumento risp.Tot. alta <strong>in</strong>tegrazione 3,9% 24,4% 75,0% 0,6% 100,0%Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 26,4% 11,6% 87,8% 0,7% 100,0%Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 69,7% 12,3% 86,8% 0,9% 100,0%Tot. grandi 33,7% 30,5% 68,8% 0,7% 100,0%Tot. Piccole 66,3% 3,5% 95,6% 0,9% 100,0%Tot. zone favorite turisticamente 43,4% 7,1% 92,6% 0,3% 100,0%Tot. zone sfavorite turisticamente 56,6% 16,7% 82,0% 1,2% 100,0%TOTALE complessivo 100,0% 12,6% 86,6% 0,8% 100,0%Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.aumento di quasi 830 unità corrispondenti a una media di circa 3,1 unitàper azienda, con punte significativamente più elevate all’aumentare dellivello di <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto (4,7 unità <strong>in</strong> media per le aziende adalta <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto che hanno avuto un’espansione occupazionale).Come c’era da attendersi, più difficoltosa è stata la stima da parte degli<strong>in</strong>tervistati dei mesi-uomo dedicati all’attività agrituristica da parte de<strong>in</strong>uovi addetti (le risposte raccolte rappresentano l’86% delle aziende conaumento). I mesi-uomo annui sono oltre 1.700, circa 7,2 per azienda, anche<strong>in</strong> questo caso significativamente crescenti al crescere del livello di <strong>in</strong>tegrazionecon <strong>il</strong> contesto (<strong>il</strong> che, lo ricordiamo, corrisponde a un aumento delnumero di servizi offerti).Il rapporto tra aumento medio <strong>in</strong> mesi-uomo e <strong>in</strong> unità, pari a 2,3 mesi perunità, <strong>in</strong>dica come la nuova occupazione generata dall’agriturismo sia <strong>in</strong>realtà <strong>in</strong>teressata da tale attività per un periodo molto limitato, dovendodest<strong>in</strong>are <strong>il</strong> restante tempo di lavoro annuo ad altre attività nell’ambito dell’aziendao ad attività extra aziendali.È da sottol<strong>in</strong>eare comunque come per oltre l’86% delle aziende agrituristichetoscane l’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo non abbia comportato un aumentodel numero degli occupati. L’agriturismo, anche alla luce dei risultati delle<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i dirette, tende piuttosto ad aumentare <strong>il</strong> livello di occupazioneaziendale dei lavoratori a vario titolo già presenti, comportando una riallocazionedei compiti e delle funzioni all’<strong>in</strong>terno dell’azienda stessa e una piùrazionale ut<strong>il</strong>izzazione del lavoro, <strong>in</strong> special modo di quello fam<strong>il</strong>iare.Nel complesso è ipotizzab<strong>il</strong>e che l’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo rafforzi lagestione agricola complessiva, contribuendo dunque alla vitalità dell’aziendacontro i fenomeni di abbandono e <strong>in</strong> ultima analisi qu<strong>in</strong>di consolidandol’occupazione esistente piuttosto che stimolando <strong>il</strong> numero degli occupati.Un aspetto particolare dell’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo concerne l’impattosull’occupazione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e e su quella giovan<strong>il</strong>e.L’occupazione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e risulta aumentata nel 13,6% delle aziende agrituristichetoscane, e nel 5,7% si tratta di <strong>in</strong>dividui che erano già occupati <strong>in</strong>altri settori. L’agriturismo sembra dunque esercitare una forte attrazione128


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOTabella 76. Numero dei nuovi addetti e relativi mesi-uomo generati dall’<strong>in</strong>troduzione dell’attivitàagrituristica nelle aziende toscane.Unità Aumento Mesi-uomo Aumentomediomediox aziendax aziendaTot. alta <strong>in</strong>tegrazione 98 4,7 505 34,2Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 293 4,4 1.207 18,5Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 437 2,5 0 0,0Tot. grandi 642 3,0 1.401 7,3Tot. piccole 185 3,6 312 6,8Tot. zone favorite turisticamente 162 2,5 450 7,5Tot. zone sfavorite turisticamente 666 3,3 1.263 7,1TOTALE complessivo 828 3,1 1.713 7,2Nota: gli aumenti medi sono calcolati sulle aziende che hanno dichiarato l’aumento.Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.verso le donne, anche grazie alla sua migliore visib<strong>il</strong>ità sociale e alla possib<strong>il</strong>itàdi ricompattazione del nucleo fam<strong>il</strong>iare e di riallocazione dei compitiall’<strong>in</strong>terno dell’azienda agricola che esso offre.L’occupazione giovan<strong>il</strong>e, def<strong>in</strong>ita come quella di persone f<strong>in</strong>o a 40 anni dietà, <strong>in</strong>teressa <strong>in</strong>vece l’8,4% delle aziende agrituristiche toscane, dunquecirca i due terzi delle aziende che hanno dichiarato un effetto positivo dell’attivitàagrituristica sull’occupazione. Ovviamente una quota significativadell’aumento occupazionale <strong>in</strong>teressa giovani donne. La provenienza dei giovan<strong>in</strong>uovi occupati da altri settori è più ridotta di quella femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e (2,9%).L’<strong>in</strong>cremento dell’occupazione giovan<strong>il</strong>e, ancor più di quella femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e, <strong>in</strong>teressamaggiormente le aziende ad alta <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto, le azien-Tabella 77. Impatto dell’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo sull’occupazione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e nelle aziendeagrituristiche toscane.N° aziende Az. con di cui: Az. NO Az. non Totaletotali aumento provenienti aumento risp.da altrisett.Tot. alta <strong>in</strong>tegrazione 3,9% 22,5% 6,3% 72,5% 5,0% 100,0%Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 26,4% 10,9% 4,2% 78,5% 10,6% 100,0%Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 69,7% 14,2% 6,3% 84,5% 1,3% 100,0%Tot. grandi 33,7% 26,4% 15,0% 63,9% 9,8% 100,0%Tot. piccole 66,3% 7,2% 1,0% 91,9% 0,9% 100,0%Tot. zone favorite turisticamente 43,4% 10,6% 5,3% 88,3% 1,1% 100,0%Tot. zone sfavorite turisticamente 56,6% 15,9% 6,0% 78,0% 6,1% 100,0%TOTALE complessivo 100,0% 13,6% 5,7% 82,5% 3,9% 100,0%Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.129


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 78. Impatto dell’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo sull’occupazione giovan<strong>il</strong>e nelle aziende agrituristichetoscane.N° aziende Az. con di cui: Az. NO Az. non Totaletotali aumento provenienti aumento risp.da altri sett.Tot. alta <strong>in</strong>tegrazione 3,9% 22,3% 2,9% 68,7% 8,9% 100,0%Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 26,4% 7,9% 2,4% 75,5% 16,6% 100,0%Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 69,7% 7,9% 3,1% 90,4% 1,7% 100,0%Tot. grandi 33,7% 18,1% 8,6% 66,4% 15,5% 100,0%Tot. piccole 66,3% 3,6% 0,0% 95,4% 1,0% 100,0%Tot. zone favorite turisticamente 43,4% 3,7% 2,1% 93,8% 2,4% 100,0%Tot. zone sfavorite turisticamente 56,6% 12,0% 3,5% 79,4% 8,6% 100,0%TOTALE complessivo 100,0% 8,4% 2,9% 85,7% 5,9% 100,0%Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.de agrituristiche grandi e quelle ubicate <strong>in</strong> zone turisticamente sfavorite,ove presumib<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> mercato del lavoro presenta una m<strong>in</strong>ore d<strong>in</strong>amicità.130Le <strong>in</strong>dicazioni emerse dalle <strong>in</strong>terviste ai testimoni priv<strong>il</strong>egiati confermanonella sostanza <strong>il</strong> quadro emerso dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria, arricchendolo dicontenuti qualitativi e <strong>in</strong>terpretativi.Gli <strong>in</strong>tervistati sono risultati concordi nel ritenere che l’impatto occupazionaledell’avvio delle attività agrituristiche <strong>in</strong>teressa soprattutto l’ambitofam<strong>il</strong>iare, e <strong>in</strong> modo particolare l’occupazione delle donne e dei giovani. Un<strong>in</strong>tervistato ha affermato:“Nelle aziende medio-piccole l’impatto è soprattutto sull’occupazione deifam<strong>il</strong>iari. Solitamente non c’è bisogno di ricorrere a manodopera esterna, emoglie e marito si dividono i compiti. Se comunque ci fosse bisogno di manodopera,sarebbe chiamata per la parte dell’attività agricola, e non agrituristica”(rappresentante organizzazione agrituristica).La moglie del titolare dell’azienda agricola, o i figli, passano spesso da unanon occupazione o da un’occupazione a tempo parziale <strong>in</strong> altri settori, aduna occupazione a tempo parziale o a tempo pieno all’<strong>in</strong>terno dell’azienda.Solitamente <strong>il</strong> titolare prosegue nell’attività di gestione dell’attività strettamenteagricola, per tradizione considerata più pesante e più adatta comunquealla mentalità masch<strong>il</strong>e.Sono abbastanza frequenti anche i casi <strong>in</strong> cui la titolarità dell’azienda <strong>in</strong> cuiviene avviato l’agriturismo venga trasferita alla donna, mentre l’uomo proseguela sua attività lavorativa al di fuori dell’azienda, dedicandosi all’attivitàagricola <strong>in</strong> modo parziale. Per quanto concerne l’occupazione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>eè stato r<strong>il</strong>evato che:“molte donne, spesso provenienti da esperienze diverse fuori dal settore agricolo,traggono proprio da queste esperienze motivazioni più forti degli uom<strong>in</strong>i.Le donne sono più portate per l’ospitalità, per le relazioni con le personee l’accoglienza, la sistemazione degli alloggi, per la vendita dei prodotti, per<strong>il</strong> confezionamento. Tra l’altro le donne <strong>in</strong>iziano spesso l’attività agrituristicacon un livello di istruzione medio-alto, <strong>in</strong> alcuni casi anche con la laurea”(rappresentante organizzazione agrituristica)


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOL’impatto occupazionale dell’attività agrituristica sui giovani è abbastanzasignificativo. Si tratta comunque <strong>in</strong> genere dei figli o comunque parenti deltitolare dell’azienda agricola o dell’azienda agrituristica, che r<strong>il</strong>evano la titolaritàdell’attività <strong>in</strong>trapresa. Il “mestiere” di imprenditore agrituristico èappetib<strong>il</strong>e a livello di accettab<strong>il</strong>ità sociale, e spesso i giovani che si avvic<strong>in</strong>anoall’attività agrituristica vi arrivano dopo aver fatto esperienze di studioe professionali significative, e sono dunque <strong>in</strong> grado di apportare competenze,professionalità e progettualità <strong>in</strong>novative.Più diffic<strong>il</strong>e è riscontrare l’avvio dell’attività agrituristica da parte di giovaniesterni al settore agricolo, a causa soprattutto della notevole quantità dirisorse necessaria per r<strong>il</strong>evare un’azienda agricola; anche <strong>il</strong> premio di primo<strong>in</strong>sediamento (misura 2 del Piano di Sv<strong>il</strong>uppo Rurale) ha <strong>in</strong>teressato soprattuttogiovani figli di imprenditori agricoli.“I giovani che arrivano all’agriturismo vi arrivano molto motivati, con deiprogetti anche un po’ “romantici”: erbe offic<strong>in</strong>ali, specie <strong>in</strong> via di est<strong>in</strong>zione.Gli anziani sono depositari della tradizione, e sono anche un elemento importante<strong>in</strong> certe strutture agrituristiche per la capacità di comunicare, di farvedere e spiegare l’azienda, di raccontare aneddoti” (rappresentante organizzazioneagrituristica)È dunque importante la presenza e <strong>il</strong> ruolo degli anziani all’<strong>in</strong>terno dell’aziendaagrituristica, non solo per le competenze ed esperienze relativamentealle attività agricole, ma anche per la capacità di comunicare al clienteagriturista la storia e le tradizioni del posto e dell’azienda. È <strong>in</strong>teressantecogliere le differenze nell’approccio all’agriturismo riscontrab<strong>il</strong>i tra gliimprenditori di diversa generazione:“Negli agriturismi gestiti da giovani, o che vedono la r<strong>il</strong>evante presenza digiovani, <strong>in</strong> generale cambia la mentalità e l’approccio, e cambia anche ladignità sociale percepita; si tende a fare la pisc<strong>in</strong>a, a mantenere <strong>il</strong> prat<strong>in</strong>o, amettere <strong>il</strong> trattore nella rimessa …” (funzionario amm<strong>in</strong>istrazione prov<strong>in</strong>ciale).L’impatto dell’attività agrituristica sull’occupazione dipendente è <strong>in</strong>veceridotto, per le caratteristiche delle aziende agrituristiche toscane, dimedia e piccola dimensione, che avviano l’attività di ospitalità soprattuttoper occupare fam<strong>il</strong>iari a tempo pieno. Naturalmente molto dell’entità edella qualità dell’impatto occupazionale deriva dalla tipologia di attivitàagrituristica svolta, a seconda cioè se si tratti di un agriturismo <strong>in</strong>tensivoo estensivo. Le variab<strong>il</strong>i <strong>in</strong> gioco sono dunque numerose, e dipendonosoprattutto dalle modalità con cui è organizzato <strong>il</strong> lavoro all’<strong>in</strong>terno delnucleo fam<strong>il</strong>iare.Sono soprattutto le grandi aziende agrituristiche che tendono ad assumerelavoro stagionale soprattutto per le attività di gestione ord<strong>in</strong>aria dell’attivitàagrituristica (pulizie, accoglienza).In ogni modo dalle <strong>in</strong>terviste emerge come la manodopera necessaria perla gestione di alcune attività aziendali è di diffic<strong>il</strong>e reperimento, e questoper numerosi fattori. Innanzitutto la richiesta di manodopera è essenzialmentestagionale e riservata ad attività di lavoro a bassa specializzazione(pulizie <strong>in</strong> particolare, ma anche sistemazione giard<strong>in</strong>i, manutenzionepisc<strong>in</strong>e, ecc.), di diffic<strong>il</strong>e reperimento soprattutto nelle aree marg<strong>in</strong>ali.Inoltre si lamenta la più bassa remunerazione rispetto ad altre attivitàlavorative, la pesantezza e irregolarità degli orari di lavoro e, aspetto assolutamentenon trascurab<strong>il</strong>e, la scarsa attrattività “sociale” di questo tipodi occupazione.131


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEGli effetti dell’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo sulle d<strong>in</strong>amiche e sulla gestionedell’azienda agricola vanno comunque ben al di là dell’immediato impattooccupazionale generato dall’agriturismo, e si <strong>in</strong>tersecano <strong>in</strong>vece con le generalid<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo dell’azienda concorrendo a del<strong>in</strong>earne le traiettorie.In alcuni casi l’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo rientra <strong>in</strong> un più complessivodisegno di ristrutturazione aziendale, e l’attività agrituristica, soprattuttonelle zone marg<strong>in</strong>ali e svantaggiate, consente un’<strong>in</strong>tegrazione di redditoche permette <strong>il</strong> mantenimento dell’occupazione e la prosecuzione dell’attivitàaziendale, altrimenti m<strong>in</strong>acciata dalla concorrenza <strong>in</strong>sostenib<strong>il</strong>esul lato dei costi e dall’assenza di idonee strategie di differenziazione delprodotto sul mercato.Spesso si paventa che l’<strong>in</strong>troduzione dell’agriturismo comporti una penalizzazioneper l’attività agricola o una sua marg<strong>in</strong>alizzazione. I risultati dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>ediretta contraddicono questa considerazione: <strong>in</strong>fatti secondo <strong>il</strong>62% delle aziende toscane l’esercizio dell’agriturismo ha comportato uno stimoloal rafforzamento dell’attività agricola.L’effetto positivo sull’agricoltura è maggiormente percepito soprattutto nelleaziende ad alta e a media <strong>in</strong>tegrazione e <strong>in</strong> quelle grandi, quelle tipologiecioè che anche <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i occupazionali sembravano trarre i maggiori vantaggidall’esercizio dell’attività agrituristica.Tabella 79. Effetti dell’agriturismo sull’esercizio dell’attività agricola.N° aziende Stimolo al No Non risponde Totaletotali rafforzamento rafforzamentoTot. alta <strong>in</strong>tegrazione 3,9% 94,0% 6,0% 0,0% 100,0%Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 26,4% 85,6% 9,7% 4,7% 100,0%Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 69,7% 51,9% 47,2% 0,9% 100,0%Tot. grandi 33,7% 84,0% 15,2% 0,7% 100,0%Tot. piccole 66,3% 51,4% 46,1% 2,4% 100,0%Tot. zone favorite turisticamente 43,4% 55,5% 41,7% 2,8% 100,0%Tot. zone sfavorite turisticamente 56,6% 67,7% 31,1% 1,2% 100,0%TOTALE complessivo 100,0% 62,4% 35,7% 1,9% 100,0%Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.L’agriturismo esercita effetti positivi soprattutto sulla vendita diretta esulla trasformazione dei prodotti aziendali (vedi tabelle successive); si confermadunque <strong>il</strong> fatto che le aziende agrituristiche beneficiano di <strong>in</strong>crementidi valore aggiunto anche nella commercializzazione dei propri prodotti, <strong>il</strong>che contribuisce a spiegare la particolare diffusione del fenomeno nelleaziende con orientamento verso la coltivazione della vite e dell’olivo, maanche di altri prodotti direttamente vendib<strong>il</strong>i al consumatore f<strong>in</strong>ale quali <strong>il</strong>miele.In effetti le aziende del campione sono state <strong>in</strong>vitate ad autovalutare glieffetti dell’agriturismo sull’attività agricola sotto tre dist<strong>in</strong>ti prof<strong>il</strong>i: aumentodel lavoro anche nell’attività agricola, <strong>in</strong>troduzione e/o sv<strong>il</strong>uppo della venditadiretta e di nuove attività di trasformazione di prodotti aziendali.132


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOSotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o dell’aumento del lavoro agricolo, per circa una azienda agrituristicatoscana su quattro l’agriturismo ha generato senza alcun dubbioun aumento di lavoro anche nell’attività agricola, <strong>il</strong> che, è bene sottol<strong>in</strong>eare,non comporta automaticamente un aumento del numero degli occupati mapuò determ<strong>in</strong>are un aumento del livello di occupazione degli addetti già esistentio comunque una diversa ripartizione tra tempo dedicato al lavoro etempo dedicato alla famiglia nelle aziende a conduzione diretta del coltivatore.Il 72% delle aziende agrituristiche si è dichiarata “abbastanza d’accordo”,mentre per meno del 2% non vi sono effetti positivi sul lavoro.Stranamente non sono le aziende ad alta <strong>in</strong>tegrazione a percepire i maggioribenefici <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di occupazione, ma quelle a media <strong>in</strong>tegrazione.Ugualmente <strong>il</strong> maggiore beneficio occupazionale è dichiarato dalle aziendepiccole e da quelle turisticamente sfavorite, situazioni nelle quali <strong>il</strong> beneficiodell’attività agrituristica è probab<strong>il</strong>mente più percepib<strong>il</strong>e a fronte di unasituazione di maggiore difficoltà dell’agricoltura.Tabella 80. L’agriturismo ha comportato un aumento di lavoro anche nell’attività agricola.N° aziende Non Abbastanza Molto Totaletotali d’accordo d’accordo d’accordoTot. alta <strong>in</strong>tegrazione 3,9% 6,9% 73,4% 19,7% 100,0%Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 26,4% 1,3% 51,2% 47,5% 100,0%Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 69,7% 1,4% 84,5% 14,1% 100,0%Tot. grandi 33,7% 2,7% 76,3% 21,0% 100,0%Tot. piccole 66,3% 0,9% 68,9% 30,2% 100,0%Tot. zone favorite turisticam. 43,4% 1,0% 78,5% 20,5% 100,0%Tot. zone sfavorite turisticam. 56,6% 2,1% 67,6% 30,2% 100,0%TOTALE complessivo 100,0% 1,7% 72,1% 26,3% 100,0%Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.Superiore al 37% è <strong>in</strong>vece la percentuale delle aziende agrituristiche toscaneche percepiscono con evidenza i benefici dell’<strong>in</strong>troduzione dell’attivitàagrituristica sull’<strong>in</strong>troduzione e/o sv<strong>il</strong>uppo di forme di vendita diretta di prodottiaziendali; tale beneficio è particolarmente percepito nelle aziende adalta e a media <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto (oltre 55% delle risposte), grazieall’orientamento strategico di tali tipologie aziendali che è di per sé orientatoa sfruttare le possib<strong>il</strong>i s<strong>in</strong>ergie tra azienda e territorio, ivi comprese quelleconnesse alla tipicità dei prodotti agroalimentari.Ancora più elevata, oltre <strong>il</strong> 40%, è la percentuale delle aziende agrituristichetoscane per le quali l’agriturismo ha consentito di <strong>in</strong>trodurre nuove attivitàdi trasformazione dei prodotti aziendali. Anche <strong>in</strong> questo caso sono leaziende a bassa <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto a beneficiare <strong>in</strong> misura m<strong>in</strong>oredi questa opportunità.Le <strong>in</strong>terviste ai testimoni priv<strong>il</strong>egiati hanno sottol<strong>in</strong>eato <strong>in</strong> particolare ibenefici dell’agriturismo rispetto alla possib<strong>il</strong>ità di contatto diretto col clientee all’aumento della capacità di comunicazione e di relazione con l’esterno,allo stimolo al miglioramento della qualità delle produzioni (anche sotto l’a-133


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEspetto del confezionamento e della presentazione) e <strong>in</strong> generale alla diversificazionedell’attività aziendale e delle fonti di reddito.Per quanto riguarda nello specifico gli effetti sugli ord<strong>in</strong>amenti produttivi,non <strong>in</strong> tutte le imprese c’è una tendenza alla semplificazione, lasciando cioèsolo frutta olivi e vite (anche per motivi di stagionalità delle operazioni), maa volte si assiste ad una tendenza al re<strong>in</strong>serimento alla diversificazione.Tabella 81. L’agriturismo ha consentito di <strong>in</strong>trodurre/sv<strong>il</strong>uppare la vendita diretta di prodotti dell’azienda.Totale Non Abbastanza Molto Totaleaziende d’accordo d’accordo d’accordo risposteTot. alta <strong>in</strong>tegrazione 3,9% 10,0% 34,8% 55,2% 100,0%Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 26,4% 16,7% 25,6% 57,7% 100,0%Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 69,7% 6,4% 69,6% 24,0% 100,0%Tot. grandi 33,7% 11,2% 52,0% 36,8% 100,0%Tot. piccole 66,3% 9,4% 52,3% 38,3% 100,0%Tot. zone favorite turisticamente 43,4% 14,6% 62,1% 23,3% 100,0%Tot. zone sfavorite turisticamente 56,6% 7,2% 45,2% 47,7% 100,0%TOTALE complessivo 100,0% 10,2% 52,1% 37,6% 100,0%Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.Tabella 82. L’agriturismo ha consentito di avviare nuove attività di trasformazione dei prodotti aziendali.N° aziende Non Abbastanza Molto Totaletotali d’accordo d’acc. d’accordoTot. alta <strong>in</strong>tegrazione 3,9% 14,9% 38,7% 46,3% 100,0%Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 26,4% 18,4% 23,9% 57,7% 100,0%Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 69,7% 7,1% 63,3% 29,5% 100,0%Tot. grandi 33,7% 12,0% 51,1% 36,9% 100,0%Tot. piccole 66,3% 11,3% 45,6% 43,2% 100,0%Tot. zone favorite turisticamente 43,4% 14,7% 52,2% 33,1% 100,0%Tot. zone sfavorite turisticamente 56,6% 9,3% 45,0% 45,6% 100,0%TOTALE complessivo 100,0% 11,6% 48,0% 40,5% 100,0%Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.Un ulteriore aspetto concerne l’<strong>in</strong>tenzione di assunzioni nel breve term<strong>in</strong>e.La domanda di lavoro da parte delle aziende agrituristiche toscane risultasostenuta: oltre <strong>il</strong> 18% delle aziende <strong>in</strong>tende effettuare assunzioni nel girodi un anno. Tale percentuale è molto più elevata di quella registrata dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>eUnioncamere-Excelsior (12%), così come vedremo nel capitolo 8.Nel 6,3% dei casi si tratta di assunzioni fisse mentre nel 12,3% di stagionali,per un totale di circa 800 addetti complessivi. Il potenziale <strong>in</strong>cremento134


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOdegli addetti fissi <strong>in</strong>ciderebbe sull’attuale consistenza degli addetti fissi r<strong>il</strong>evatadall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e e riportata ad universo per l’1,8% circa; l’analoga percentualecalcolata per gli stagionali (che risulterebbe del 32,1%) non è <strong>in</strong>vece daritenersi significativa <strong>in</strong> quanto le assunzioni non sono necessariamente“nuove” rispetto all’anno <strong>in</strong> corso. Da r<strong>il</strong>evare <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e come una quota nontrascurab<strong>il</strong>e delle manifestazioni di <strong>in</strong>tenzione <strong>in</strong>teressi aziende piccole eaziende situate <strong>in</strong> zone turisticamente sfavorite.Tabella 83. Intenzione di assunzioni entro 1 anno da parte delle aziende agrituristiche toscane.N° aziende No Fissi Stagionali Fissi + Non Totaletotali Stag. Risp. risposteTot. alta <strong>in</strong>tegrazione 3,9% 67,5% 21,9% 9,0% 0,0% 1,6% 100,0%Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 26,4% 61,9% 17,7% 19,7% 0,0% 0,7% 100,0%Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 69,7% 87,9% 1,1% 9,4% 0,0% 1,6% 100,0%Tot. grandi 33,7% 75,5% 4,9% 17,2% 0,0% 2,3% 100,0%Tot. piccole 66,3% 82,7% 6,9% 9,5% 0,0% 0,9% 100,0%Tot. zone favorite turisticamente 43,4% 86,6% 3,9% 9,2% 0,0% 0,3% 100,0%Tot. zone sfavorite turisticamente 56,6% 75,4% 8,1% 14,3% 0,0% 2,2% 100,0%TOTALE complessivo 100,0% 80,3% 6,3% 12,1% 0,0% 1,4% 100,0%Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.4.6 La gamma di offerta dei servizi agrituristiciLE DOMANDE DEL QUESTIONARIO ESAMINATE IN QUESTOPARAGRAFO:10.A) Per ciascuno dei seguenti servizi ci può <strong>in</strong>dicare se <strong>il</strong> servizio è offertodalla sua azienda?10.B) Se SI, qual è l’importanza effettiva del servizio nella gamma di offertadella sua azienda, per l’<strong>in</strong>teresse che suscita nella clientela?(nessuna importanza, poco, molta)11.A) Se <strong>il</strong> servizio NON è offerto, può <strong>in</strong>dicare quelli che riterrebbe importantima che non riesce ad attivare, per ord<strong>in</strong>e di importanza?(nessuna importanza, poco, molta)11.B) Se <strong>il</strong> servizio NON è offerto, può <strong>in</strong>dicare quelli che prevede di attivare?La caratterizzazione delle aziende agrituristiche rispetto alla tipologia di serviziofferti, all’importanza che questi rivestono nella strategia aziendale ealla modalità di realizzazione degli stessi, o alla motivazione della loro mancataattivazione, rappresenta un aspetto di fondamentale importanza nellaqualificazione dell’ospitalità agrituristica e nella sua capacità di attrarre la135


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEdomanda dei consumatori. Allo stesso tempo essa ha evidenti connessioni conla capacità di creare occupazione nell’ambito della stessa azienda agrituristicae nel più vasto sistema territoriale <strong>in</strong> cui questa è ubicata.L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e CATI si è concentrata su un elenco predeterm<strong>in</strong>ato di servizi,selezionati <strong>in</strong> base alla loro diffusione e/o alla loro r<strong>il</strong>evanza per l’<strong>in</strong>tegrazionecon <strong>il</strong> contesto tra quelli <strong>in</strong>dicati nel sito ufficiale dell’agriturismo <strong>in</strong><strong>Toscana</strong> gestito dalla <strong>Regione</strong>, con la f<strong>in</strong>alità di accertarne presenza, modalitàdi offerta e ruolo. I servizi esam<strong>in</strong>ati sono: pisc<strong>in</strong>a, degustazione di prodottialimentari, trekk<strong>in</strong>g, ristorazione, visite guidate, attività ricreative eculturali e partecipazione ad attività agricole, equitazione, corsi di artigianato,pesca e caccia.I servizi che le aziende agrituristiche hanno dichiarato di offrire ai propriospiti nel corso dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta possono essere divisi <strong>in</strong> tre tipologiesulla base del loro livello di diffusione:– servizi ad elevata diffusione, <strong>in</strong> particolare pisc<strong>in</strong>a e trekk<strong>in</strong>g che sonoofferti dal 55% circa delle aziende toscane, seguiti da degustazione di prodottialimentari (49%) e da attività ricreative e culturali e partecipazionealle attività agricole (quasi 45%);– servizi a livello di diffusione <strong>in</strong>termedio: visite guidate e ristorazione,entrambi con valori <strong>in</strong>torno al 30%;– servizi a limitato livello di diffusione, con valori <strong>in</strong>feriori al 20%: equitazione,caccia, pesca, corsi di artigianato.Il livello di presenza dei servizi dichiarato dalle imprese risulta per numerosiservizi molto più elevato di quanto era stato r<strong>il</strong>evato un anno prima (maggio2002) dal sito ufficiale di promozione dell’agriturismo della <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>.Tale divergenza si può spiegare con l’epoca più recente di r<strong>il</strong>evazione (alcuniservizi possono essere stati <strong>in</strong>trodotti ex novo dalle aziende), ma soprattuttocon <strong>il</strong> fatto che le aziende <strong>in</strong> sede di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e telefonica possono essere statepiù propense a <strong>in</strong>dicare la possib<strong>il</strong>ità di fruizione del servizio di quanto fatto<strong>in</strong> sede di comunicazione ufficiale all’Amm<strong>in</strong>istrazione regionale.Tabella 84. Aziende agrituristiche che offrono <strong>il</strong> servizio per tipologia di azienda, <strong>in</strong>cidenze percentuali sulleaziende totali di ciascun strato.N° az. Pisc<strong>in</strong>a Trekk<strong>in</strong>g Degustaz. Att. * Visite Ristoraz.Equitaz.Caccia Pesca Corsitotali ricr. guidate artigian.cult.Tot. alta <strong>in</strong>tegrazione 3,9 46,6 64,5 64,5 79,3 60,2 93,4 54,8 16,6 21,7 12,2Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 26,4 66,0 56,5 64,6 45,5 31,5 60,7 9,1 8,9 6,1 4,7Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 69,7 52,2 53,7 42,4 42,4 29,4 14,1 21,2 18,0 15,2 2,7Tot. grandi 33,7 78,5 54,4 53,0 51,8 38,3 35,6 22,0 12,8 18,2 7,0Tot. piccole 66,3 44,0 55,1 47,2 41,0 27,6 26,3 17,9 16,9 10,4 1,9Tot. zone favorite turis. 43,4 51,8 42,3 38,2 41,0 23,1 21,7 22,1 8,5 8,8 2,8Tot. zone sfavorite turis. 56,6 58,5 64,5 57,5 47,4 37,4 35,4 17,2 20,9 16,3 4,2TOTALE complessivo 100,0 55,6 54,9 49,1 44,6 31,2 29,5 19,3 15,5 13,0 3,6*: ivi compresa partecipazione ad attività agricole.Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.136


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOLa tabella seguente evidenzia i pr<strong>in</strong>cipali scarti dalla percentuale media dipresenza di ciascun servizio fatti registrare dalle varie tipologia aziendali.Appare evidente la generalizzata maggiore presenza di servizi nelle aziendead alta <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto, nelle aziende delle zone turisticamentefavorite e nelle aziende con elevata capacità ricettiva.Si conferma dunque come la dimensione aziendale sia un fattore centralenel consentire l’attivazione di certi servizi che richiedono una soglia m<strong>in</strong>imadi domanda perché la loro offerta sia sostenib<strong>il</strong>e economicamente. Allo stessotempo le aziende delle zone turisticamente sfavorite, quelle zone nondotate cioè di forti attrazioni per <strong>il</strong> cliente (come accade <strong>in</strong>vece per le zoneove l’arte/affari e <strong>il</strong> balneare sono le risorse turistiche prevalenti), sono sp<strong>in</strong>tea qualificare la propria offerta per rendere attraente <strong>il</strong> soggiorno allaclientela.Tabella 85. Aziende che offrono <strong>il</strong> servizio per tipologia di azienda, scarti % dalla media rispetto al valoremedio di ciascun servizio.N° az. Pisc<strong>in</strong>a Trekk<strong>in</strong>g Degustaz. Att. * Visite Ristoraz.Equitaz. Caccia Pescatotali ricr. guidatecult.Tot. alta <strong>in</strong>tegrazione - + ++ ++ ++ ++ ++ ++ ++Tot. media <strong>in</strong>tegrazione + ++ ++ - - - - - - ++Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione - - - + + - -Tot. grandi ++ + ++ ++ + - ++ ++Tot. piccole - - - - - - - -Tot. zone favorite turistic. - - - - - - - - + - - - - - -Tot. zone sfavorite turistic. + + + ++ - ++ ++ +*: ivi compresa partecipazione ad attività agricole.++ : scarto dalla media del servizio superiore al +20%; + : scarto dalla media del servizio superiore al+10%; - - : scarto dalla media del servizio superiore al -20%; - : scarto dalla media del servizio superiore al-10%.Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.L’autovalutazione da parte delle aziende agrituristiche circa l’effettivaimportanza nell’ambito della gamma di offerta aziendale dei servizi da esseofferti <strong>in</strong> virtù dell’<strong>in</strong>teresse che questi sono <strong>in</strong> grado di suscitare nella clientelariserva però <strong>in</strong>teressanti sorprese.La pisc<strong>in</strong>a è <strong>il</strong> servizio che le aziende ritengono essere <strong>il</strong> più importante <strong>in</strong>assoluto, segnalandolo come “molto importante” <strong>in</strong> quasi <strong>il</strong> 90% dei casi,seguito a breve distanza dalla degustazione dei prodotti aziendali.Relativamente meno importanti sono <strong>in</strong>vece considerati altri servizi cheabbiamo def<strong>in</strong>ito “di <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto rurale”, tali cioè da favorirel’<strong>in</strong>tegrazione con l’ambiente rurale circostante nelle sue dimensionimateriali e immateriali e da poter attivare di conseguenza d<strong>in</strong>amiche piùestese di sv<strong>il</strong>uppo rurale, quali le attività ricreative-culturali, i corsi di artigianato,le visite guidate.137


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 86. Livello di importanza dei servizi offerti nella gamma di offerta aziendale secondo la valutazione delleaziende agrituristiche toscane (valori percentuali).Pisc<strong>in</strong>aDegustazione Ristoro Equitazione Pesca Trekk<strong>in</strong>g Visite Corsi Caccia Att.guidate artigianato ricr. cult. *Nessuna importanza 0,5 4,1 5,7 5,7 5,7 5,2 13,2 18,1 18,1 13,6Poca importanza 9,6 11,8 20,2 26,9 26,9 36,0 38,9 36,7 36,7 50,9Molta importanza 89,9 84,1 74,2 67,4 67,4 58,8 47,9 45,2 45,2 35,4Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0% aziende cheoffrono <strong>il</strong> serviziosul totale 55,6 49,1 29,6 19,3 13,0 54,9 31,2 3,6 15,5 44,7*: ivi compresa partecipazione ad attività agricole.Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.I servizi di <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto, quali le viste guidate, le attivitàricreative e culturali e i corsi di artigianato, sono ritenuti particolarmenteimportanti dalle aziende operanti <strong>in</strong> zone turisticamente sfavorite, probab<strong>il</strong>menteproprio grazie alla loro (presunta, o reale?) capacità di compensarel’attrattività dovuta alla presenza di specifiche risorse turistiche(mare, città d’arte); <strong>in</strong> questa tipologia aziendale è <strong>in</strong>vece meno apprezzatala presenza di servizi più tradizionali quali la ristorazione e la pisc<strong>in</strong>a.Le aziende agrituristicamente piccole tendono a ritenere molto importantitutti i servizi considerati, <strong>in</strong> misura più forte che le aziende grandi.L’importanza attribuita dalle aziende agrituristiche toscane ai servizi turisticidi tipo “tradizionale” è confermata dal fatto che la pisc<strong>in</strong>a viene <strong>in</strong>dicatacome <strong>il</strong> più importante tra i servizi non attivati <strong>in</strong> quanto “diffic<strong>il</strong>i da attivare”:<strong>il</strong> 34% delle (relativamente poche) aziende che non dispongono dellaTabella 87. Incidenza % delle aziende che rispondono “molta importanza” sulle aziende che offrono <strong>il</strong> servizio perciascuno strato, per alcuni servizi selezionati.Visite Att. Artigianato Ristorazione Pisc<strong>in</strong>aguidate ricr. cult.Tot. alta <strong>in</strong>tegrazione 21,4 25,6 8,9 70,2 96,7Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 5,3 19,2 0,0 77,6 98,4Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 67,0 43,7 74,9 81,1 85,8Tot. grandi 29,5 25,2 13,5 72,8 78,8Tot. piccole 59,5 42,7 90,3 81,4 100,0Tot. zone favorite turisticamente 38,1 26,2 22,5 93,3 88,4Tot. zone sfavorite turisticamente 51,3 42,3 49,5 70,6 91,2TOTALE complessivo 47,1 35,9 40,3 77,9 90,1Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.138


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOpisc<strong>in</strong>a la riterrebbero importante per migliorare la propria gamma di offerta.Seguono a grandissima distanza la degustazione (13% delle aziende lavorrebbe offrire ma non può) e la ristorazione (11% delle aziende).Risulta confermata la percezione della ridotta importanza che le aziendeagrituristiche toscane hanno dei servizi funzionali alla migliore <strong>in</strong>tegrazionedell’ospite con <strong>il</strong> “contesto rurale” (visite guidate, attività ricreative e culturali,corsi artigianato, ecc.). Risultati pienamente concordanti derivanodalla <strong>in</strong>dicazione da parte delle aziende dei servizi di cui prevedono la futuraattivazione.Tabella 88. Servizi ritenuti diffic<strong>il</strong>i da attivare <strong>in</strong> funzione della potenziale importanza per l’azienda (valori %).Pisc<strong>in</strong>a Degustaz. Trekk<strong>in</strong>g Ristoraz. Visite Att. ricr. Equita- Corsi Pesca Cacciaguidate cult. * zione artigian.Nessuna importanza 17,7 16,0 29,4 13,6 33,1 31,4 36,2 44,1 51,3 52,6Poca importanza 48,1 71,0 64,6 75,4 61,2 61,3 56,9 50,5 42,6 43,9Molta importanza 34,3 13,0 6,1 11,1 5,7 7,3 6,9 5,4 6,1 3,5TOTALE Risposte 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0*: ivi compresa partecipazione ad attività agricole.Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.Tabella 89. Se <strong>il</strong> servizio non è presente, ne è prevista l’attivazione? (Valori %).Pisc<strong>in</strong>a Degustaz. Trekk<strong>in</strong>g Ristoraz. Visite Att. ricr. * Equita- Corsi Pesca Cacciaguidate cult. zione artigian.Attivazione prevista 20 12 1 12 3 5 2 3 2 2Attivaz. non prevista 80 88 99 88 97 95 98 97 98 98TOTALE 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100*: ivi compresa partecipazione ad attività agricole.Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.Le aziende agrituristiche toscane attribuiscono dunque grande importanzaai servizi turistici più tradizionali, ma non è detto che ciò derivi esclusivamenteda una scarsa propensione all’<strong>in</strong>novazione o da un atteggiamentoimitativo delle altre tipologie di offerta turistica. Infatti è possib<strong>il</strong>e che lapercezione che le aziende agrituristiche stesse hanno della propria clientelasia quella di una domanda poco <strong>in</strong>teressata al territorio rurale <strong>in</strong> quantotale, o che comunque subord<strong>in</strong>a tale <strong>in</strong>teresse alla qualità “alberghiera” delservizio di ospitalità.Tale situazione pone l’accento sull’esigenza di adeguate politiche di offertache sappiano valorizzare le s<strong>in</strong>ergie territoriali, altrimenti risulta diffic<strong>il</strong>ecapire come nel medio term<strong>in</strong>e <strong>il</strong> servizio agrituristico toscano si possa differenziaresia dal complesso dell’offerta turistica regionale che dall’offerta dialtre regioni.139


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANE4.7 L’organizzazione della produzione dei servizi agrituristiciLE DOMANDE DEL QUESTIONARIO ESAMINATE IN QUESTOPARAGRAFO:10.C) Per ciascuno dei seguenti servizi offerti, può <strong>in</strong>dicare la modalità diofferta?(Possib<strong>il</strong>i risposte: direttamente dall’azienda, <strong>in</strong> convenzione con terzi)12) Per ciascuna delle seguenti attività agricole/agrituristiche <strong>in</strong>dicare se<strong>il</strong> servizio:(Possib<strong>il</strong>i risposte: <strong>il</strong> servizio non è offerto/ut<strong>il</strong>izzato; è realizzato <strong>in</strong>ternamente;<strong>in</strong> parte <strong>in</strong>ternamente e <strong>in</strong> parte esternamente; solo esternamente;vorrebbe <strong>in</strong>trodurlo o affidarlo ad esterni ma non trova possib<strong>il</strong>ità <strong>in</strong>zona).Elenco dei servizi:AGRICOLTURA: operazioni meccaniche sul suolo; raccolta prodotti (olive,uva, frutta, ecc.); trasformazione prodotti (v<strong>in</strong>o, olio, marmellate, ecc.);altre attività (potatura, taglio erba, manutenzione fossi, ecc.)AGRITURISMO: servizi di pulizia e lavanderia, guide turistiche, servizidi trasporto, ricerca clientela, gestione prenotazioni, <strong>in</strong>terpreti.140Le aziende agrituristiche adottano soluzioni organizzative diversificate perla realizzazione dell’attività agrituristica, tanto per la produzione dei servizi“ord<strong>in</strong>ari” legati al pernottamento e all’ospitalità di base (quali pulizia elavanderia, ricerca della clientela, gestione delle prenotazioni) che per i servizi“aggiuntivi” offerti alla clientela (tra cui quelli esam<strong>in</strong>ati nel paragrafoprecedenti). Al f<strong>in</strong>e di disporre di un elemento di confronto, gli <strong>in</strong>tervistatisono stati richiesti di <strong>in</strong>dicare anche le modalità di realizzazione di alcuneattività agricole (operazioni meccaniche, raccolta di prodotti, ecc.).Partendo dalle attività agricole, la percentuale di realizzazione <strong>in</strong>terna daparte delle aziende agrituristiche toscane osc<strong>il</strong>la tra l’86% e <strong>il</strong> 95%, mentrenon si r<strong>il</strong>eva nessun caso di esclusivo affidamento all’esterno. Abbastanzaesiguo (tra l’1 e <strong>il</strong> 3% dell’universo) è <strong>il</strong> numero delle aziende che vorrebberoaffidare i servizi più strettamente “agricoli” all’’esterno ma non ne hannola possib<strong>il</strong>ità a causa della carenza di offerta del servizio <strong>in</strong> zona.La situazione è nettamente diversa per quanto riguarda i servizi “ord<strong>in</strong>ari”all’agriturismo. L’unico servizio ut<strong>il</strong>izzato dalla quasi totalità delle aziendeè quello della pulizia e lavanderia, seguito a distanza dalla gestione prenotazioni(90,4% delle aziende). Ben <strong>il</strong> 12,3% delle aziende agrituristicheesternalizza, sia pure <strong>in</strong> misura parziale, i servizi di pulizia e lavanderia,percentuale molto elevata anche rispetto a quanto si registra per i serviziall’agricoltura. Ma particolarmente elevata è anche la richiesta <strong>in</strong>soddisfattaverso <strong>il</strong> territorio: <strong>il</strong> 15% delle aziende vorrebbe affidare questi serviziall’esterno ma non ne ha la possib<strong>il</strong>ità. Una domanda <strong>in</strong>soddisfatta di esternalizzazionesi r<strong>il</strong>eva anche per i servizi di trasporto degli ospiti la qualerisulta espressa dal 2,9% delle aziende agrituristiche toscane, pur nonessendo <strong>il</strong> servizio ut<strong>il</strong>izzato da quasi <strong>il</strong> 92% di esse.Una notazione a parte riguarda la ricerca della clientela, funzione ut<strong>il</strong>izzata<strong>in</strong> maniera “formalizzata” soltanto da un terzo delle aziende (evidente-


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOmente le restanti si avvalgono prevalentemente del passa-parola o di altremodalità non formalizzate) che però <strong>in</strong> quasi la metà del casi si rivolgonoparzialmente ad esterni (<strong>in</strong>termediari).Tabella 90. Servizi all’agricoltura: ut<strong>il</strong>izzazione e modalità di realizzazione, valori percentuali sul totaleuniverso.Non Realizzato Parte Solo Vorrebbe affidarlo Totaleut<strong>il</strong>izzato <strong>in</strong>ternam. <strong>in</strong>tern. esternam. a esterni ma none partepossib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> zonaesternam.Operazioni meccaniche 0,3 88,4 8,5 0,0 2,8 100,0Raccolta prodotti 0,0 93,3 4,5 0,0 2,2 100,0Trasformazione 5,9 86,0 5,8 0,0 2,3 100,0Altre attività agricole(potatura, taglio erba ecc.) 0,3 95,2 3,3 0,0 1,2 100,0Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.Tabella 91. Servizi “ord<strong>in</strong>ari” all’agriturismo: ut<strong>il</strong>izzazione e modalità di realizzazione, valori percentuali sultotale universo.Non Realizzato Parte <strong>in</strong>tern. Solo Vorrebbe affidarlo Totaleut<strong>il</strong>izzato <strong>in</strong>ternam. e parte esternam. a esterni ma nonesternam.possib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> zonaPulizia e lavanderia 0,3% 72,5% 12,3% 0,0% 14,9% 100,0%Guide turistiche 91,4% 8,2% 0,2% 0,0% 0,2% 100,0%Servizi di trasporto 91,7% 5,4% 0,0% 0,0% 2,9% 100,0%Ricerca clientela 66,4% 17,0% 14,5% 0,0% 2,1% 100,0%Gestione prenotazioni 9,4% 88,9% 0,7% 0,0% 0,9% 100,0%Interpreti 85,7% 14,3% 0,0% 0,0% 0,0% 100,0%Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.Per quanto riguarda i servizi “aggiuntivi” offerti alla clientela (che vanno cioèal di là del semplice pernottamento), <strong>in</strong> media poco meno del 10% dei serviziofferti è realizzato dall’azienda agrituristica <strong>in</strong> convenzione con altre imprese(si ricorda che i servizi esam<strong>in</strong>ati sono pisc<strong>in</strong>a, degustazione di prodotti alimentari,trekk<strong>in</strong>g, ristorazione, visite guidate, attività ricreative e culturali epartecipazione ad attività agricole, equitazione, corsi di artigianato, pesca ecaccia). Da r<strong>il</strong>evare comunque come <strong>il</strong> grado di esternalizzazione sia moltodiversificato tra i vari servizi, con punte massime di offerta <strong>in</strong> convenzione perservizi ad alta complessità e che richiedono strutture e/o competenze professionaliparticolari quali l’equitazione (34,6% di offerta <strong>in</strong> convenzione), lapesca e la caccia (rispettivamente 28 e 25%) e le visite guidate (19%).L’equitazione è <strong>il</strong> servizio <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i assoluti più affidato alla convenzione conenti esterni, essendo 150 circa le aziende che ricorrono a questa modalità.Il ricorso alla convenzione è comunque abbastanza elevato anche per servizipiù tradizionali, quali la ristorazione, ove raggiunge <strong>il</strong> 7,3%, ma ancheper servizi apparentemente semplici quali <strong>il</strong> trekk<strong>in</strong>g (8,5% delle aziendetoscane).141


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 92. Modalità di offerta dei servizi offerti alla clientela dalle aziende agrituristiche toscane, valori <strong>in</strong> % sultotale delle aziende che offrono <strong>il</strong> servizio.Pisc<strong>in</strong>a Degustaz. Trekk<strong>in</strong>g Ristoraz. Visite Att. * Equita- Corsi Pesca Caccia Tot.guidate ricr. cult. zione artigian. serviziDirettamentedall’azienda 99,5 97,6 91,5 92,7 80,9 97,0 65,4 90,8 71,7 74,7 90,5In convenzionecon terzi 0,5 2,4 8,5 7,3 19,1 3,0 34,6 9,2 28,3 25,3 9,5Tot. aziende cheoffrono <strong>il</strong> servizio 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Az. che offrono<strong>il</strong> servizio sutot. az. agrit. 55,6 49,1 54,9 29,6 31,2 44,7 19,3 3,6 13,0 15,5 …*: ivi compresa partecipazione ad attività agricole.Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.Il livello di esternalizzazione tende a variare <strong>in</strong> relazione alla diversa ubicazionedelle aziende e alla diversa tipologia aziendale. Pur con r<strong>il</strong>evanti differenzetra i vari servizi, si osserva come le aziende più orientate alla esternalizzazionedei servizi siano quelle grandi (con l’eccezione della caccia edell’equitazione), quelle a bassa <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto rurale (salvoche per la caccia) e soprattutto quelle operanti <strong>in</strong> zone turisticamente favorite(salvo che per la ristorazione).Le aziende a bassa <strong>in</strong>tegrazione confermano qu<strong>in</strong>di lo scarso <strong>in</strong>teresse allavalorizzazione del lavoro aziendale mediante <strong>in</strong>tensificazione del livello diservizi, mentre nelle zone turisticamente favorite le aziende trovano m<strong>in</strong>oredifficoltà ad appoggiarsi all’esterno per la qualificazione della propriaofferta <strong>in</strong> virtù di un contesto locale di per sé più d<strong>in</strong>amico.Le dimensioni raggiunte dalla esternalizzazione, e le difficoltà <strong>in</strong>contratedalle aziende nel perseguire tale strada, <strong>in</strong>dicano la r<strong>il</strong>evanza della dimen-Tabella 93. Incidenza % delle aziende che offrono <strong>il</strong> servizio <strong>in</strong> convenzione sulle aziende che offrono <strong>il</strong>servizio per ciascuno strato, per alcuni servizi selezionati.Trekk<strong>in</strong>g Ristoro Visite Equitazione Pesca CacciaguidateTot. alta <strong>in</strong>tegrazione 2,0 1,4 5,9 4,4 0,0 0,0Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 8,8 0,0 0,0 11,6 0,0 66,3Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 8,5 22,6 28,5 43,2 34,4 17,8Tot. grandi 12,9 13,0 25,4 34,2 29,9 19,2Tot. piccole 6,0 4,1 14,9 35,5 26,2 26,4Tot. zone favorite turisticamente 11,8 6,1 37,7 41,6 41,2 42,8Tot. zone sfavorite turisticamente 6,5 8,5 10,5 28,5 22,5 18,7TOTALE complessivo 8,5 7,3 19,1 34,6 28,3 25,3Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.142


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOsione sistemica/territoriale nell’organizzazione e nella qualificazione dell’offertaagrituristica, <strong>in</strong> connessione dunque con le più generali d<strong>in</strong>amiche disv<strong>il</strong>uppo rurale, aspetti sui quali si ritornerà nel capitolo successivo.4.8 La qualità dei servizi e i fabbisogni professionaliLE DOMANDE DEL QUESTIONARIO ESAMINATE IN QUESTOPARAGRAFO:13) La sua azienda ha sv<strong>il</strong>uppato negli ultimi 5 anni azioni volte a migliorarela qualità dei servizi offerta?No, Sì ; Se sì la qualità dei servizi è stata aumentata attraverso (rispostamultipla)- Corsi di formazione professionale- Assunzione di nuove risorse umane con specifiche competenze- Accordi con altre imprese per la fornitura dei servizi- Acquisto dei servizi all’esterno, presso imprese specializzate14) Per <strong>il</strong> prossimo futuro, sul fronte dell’attività agrituristica, prevede diseguire la seguente strategia (barrare una risposta):- nessuna modifica- un ampliamento/ diversificazione dell’offerta con le risorse umane giàimpiegate <strong>in</strong> azienda- un ampliamento/ diversificazione dell’offerta ricercando collaborazioniall’esterno dell’azienda- una riduzione dell’offerta16) Quali competenze del personale vorrebbe migliorare nella sua azienda?(sì/no)Conoscenza l<strong>in</strong>gueRapporti con i clientiRapporti con agenzie di viaggio, tour operatorTecniche agricole tradizionaliTecniche agricole <strong>in</strong>novative (lotta <strong>in</strong>tegrata, biologico, ecc.)Amm<strong>in</strong>istrazione aziendaleInformatica e sistemi telematiciLa qualificazione dei servizi offerti rappresenta un obiettivo di grandeimportanza per le imprese agrituristiche, tenuto conto della forte crescitadell’offerta registrata negli anni recenti e della conseguente esigenza di differenziazionedeterm<strong>in</strong>ata dall’aumento della concorrenza.Interrogate direttamente sull’avere o meno sv<strong>il</strong>uppato negli ultimi 5 anniazioni volte a migliorare la qualità dei servizi offerti, emerge come l’orientamentoalla qualità del servizio abbia <strong>in</strong>teressato soltanto <strong>il</strong> 47% delle aziendeagrituristiche toscane. La tabella evidenzia le notevoli differenze tra levarie tipologie aziendali; da sottol<strong>in</strong>eare la maggiore d<strong>in</strong>amicità delle aziendeagrituristicamente grandi e di quelle ad alta e media <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong>contesto rurale.Lo strumento di qualificazione maggiormente ut<strong>il</strong>izzato è quello della partecipazionea corsi di formazione professionale al quale ha fatto ricorso <strong>il</strong>143


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 94. Aziende che negli ultimi anni hanno sv<strong>il</strong>uppato azioni per migliorare laqualità dei servizi offerti, <strong>in</strong>cidenza % sul tot. aziende che rispondono alla domanda.SÌNOTot. alta <strong>in</strong>tegrazione 100 0Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 95 5Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 26 74Tot. grandi 70 30Tot. piccole 36 64Tot. zone favorite turisticamente 40 60Tot. zone sfavorite turisticamente 53 47TOTALE complessivo 47 53Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.63% delle aziende che hanno dichiarato la realizzazione di azioni per la qualità,ma diffusa è anche l’assunzione di nuove risorse umane dotate di specifichecompetenze, che ha <strong>in</strong>teressato <strong>il</strong> 20% circa delle aziende agrituristicheorientata alla qualità. Le collaborazioni <strong>in</strong>ter-impresa f<strong>in</strong>alizzate allafornitura di servizi e l’esternalizzazione (acquisto presso imprese specializzate)sono <strong>in</strong>vece poco praticate (meno dell’8% delle aziende).Come c’era da aspettarsi, le aziende grandi priv<strong>il</strong>egiano l’assunzione d<strong>in</strong>uove risorse umane, mentre le piccole la formazione professionale (<strong>il</strong> 71%delle piccole aziende ne ha fatto uso negli ultimi 5 anni, mentre solo l’11%ha provveduto all’assunzione di risorse umane con specifiche competenze).Gli accordi tra imprese <strong>in</strong>teressano soprattutto le grandi imprese agrituristiche,e sono più diffusi nelle zone turisticamente sfavorite, dove probab<strong>il</strong>menteattraverso le forme di collaborazione si cerca più spesso di compensarela m<strong>in</strong>ore offerta di servizi dell’area.Tabella 95. Aziende che negli ultimi anni hanno sv<strong>il</strong>uppato azioni per migliorare la qualità dei serviziofferti, <strong>in</strong>cidenze percentuali sul totale delle aziende che hanno sv<strong>il</strong>uppato azioni.Corsi Assunzione nuove Accordi con Acq. serviziformazione risorse umane altre imprese all’esternoprofess. con specifiche per fornitura presso impresecompetenze servizi specializzateTot. alta <strong>in</strong>tegrazione 66,3% 12,8% 4,3% 1,0%Tot. media <strong>in</strong>tegrazione 44,0% 12,0% 0,0% 1,2%Tot. bassa <strong>in</strong>tegrazione 89,0% 32,3% 15,7% 18,9%Tot. grandi 54,9% 29,1% 10,3% 6,3%Tot. piccole 71,0% 10,8% 2,5% 9,5%Tot. zone favorite turisticamente 58,8% 13,4% 3,1% 12,8%Tot. zone sfavorite turisticamente 65,6% 23,6% 8,3% 5,0%TOTALE complessivo 63,0% 19,8% 6,4% 7,9%Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.144


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOLa esternalizzazione è <strong>in</strong>vece molto più diffusa nelle aree turisticamentefavorite, ove probab<strong>il</strong>mente le aziende agrituristiche fruiscono di economieesterne.Gli orientamenti strategici dichiarati per <strong>il</strong> prossimo futuro dalle aziendeagrituristiche manifestano una propensione all’ampliamento/diversificazionedell’offerta di servizi, che <strong>il</strong> 68% delle aziende toscane dichiara però divoler attuare facendo ricorso a risorse umane già impiegate <strong>in</strong> azienda.Soltanto <strong>il</strong> 4,7% delle aziende <strong>in</strong>tende <strong>in</strong>vece diversificare l’offerta mediantela ricerca di collaborazioni esterne all’azienda, strategia dichiaratasoprattutto dalle aziende agrituristicamente grandi. Circa un quarto delleaziende appare <strong>in</strong>vece soddisfatto dell’attuale gamma di offerta.Le differenze tra le diverse categorie di aziende sono molto forti, <strong>in</strong> specialmodo <strong>in</strong> relazione al diverso livello di <strong>in</strong>tegrazione potenziale con <strong>il</strong> contestorurale. Le aziende più d<strong>in</strong>amiche (che ricercano ampliamento diversificazionedell’offerta) sono soprattutto quelle a bassa <strong>in</strong>tegrazione, al contrariooltre <strong>il</strong> 60% di quelle ad alta e media <strong>in</strong>tegrazione dichiara di non prevederemodifiche alla strategia di offerta, e anzi <strong>il</strong> 2% di quelle ad alta <strong>in</strong>tegrazione<strong>in</strong>tende ridurre la propria offerta di servizi.Tabella 96. Orientamenti strategici di medio periodo che le aziende agrituristiche <strong>in</strong>tendono perseguire,valori % per riga.Nessuna Ampliam./ Ampliam./ Riduzione Totalemodifica Diversific. offerta Diversific. offerta offerta rigacon risorse umane ricercandogià presenti collaborazioni<strong>in</strong> azienda esterne all’az.Tot. alta <strong>in</strong>tegrazione 62,1 35,0 0,9 2,0 100,0Tot. media <strong>in</strong>tegraz. 66,6 30,5 1,5 1,4 100,0Tot. bassa <strong>in</strong>tegraz. 9,6 84,3 6,1 0,0 100,0Tot. grandi 41,3 47,0 10,4 1,3 100,0Tot. piccole 19,7 78,5 1,8 0,0 100,0Tot. zone favorite turistic. 23,3 73,2 3,4 0,2 100,0Tot. zone sfavorite turistic. 29,6 64,0 5,7 0,7 100,0TOTALE complessivo 26,8 68,0 4,7 0,4 100,0Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.L’elevata percentuale di aziende che <strong>in</strong>tendono perseguire una riqualificazionedella propria offerta agrituristica facendo ricorso a risorse umane giàimpiegate <strong>in</strong> azienda comporta una domanda di riqualificazione professionaledel personale, la quale si orienta soprattutto verso ab<strong>il</strong>ità di base e <strong>in</strong>particolare la conoscenza delle l<strong>in</strong>gue (oltre tre quarti delle risposte), seguitaa grandissima distanza dall’amm<strong>in</strong>istrazione aziendale (un quarto delleaziende).La domanda di formazione espressa dagli imprenditori relativamente alproprio personale non esaurisce comunque l’analisi dei fabbisogni formativigenerati nell’agricoltura toscana e nel mondo rurale toscani, sui quali siritornerà nel capitolo successivo.145


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 97. Competenze del proprio personale che l’azienda vorrebbe migliorare.% SÌ su % rispostetot. rispostesu tot.aziendeConoscenza l<strong>in</strong>gue 76,6 98,6Rapporti con i clienti 7,8 98,3Rapporti con agenzie viaggio e tour operator 15,1 98,1Tecniche agricole tradizionali 3,8 97,7Tecniche agricole <strong>in</strong>novative (lotta <strong>in</strong>tegrata,biologica, ecc.) 19,0 98,2Amm<strong>in</strong>istrazione aziendale 24,7 98,2Informatica e sistemi telematici 14,3 96,1Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.4.9 Agriturismo e domanda di lavoro <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>La recente evoluzione dell’agriturismo <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, sia sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o delladomanda che dell’offerta, pone <strong>in</strong>teressanti opportunità di rafforzamento edi creazione di reddito per le aziende agricole e, più <strong>in</strong> generale, per <strong>in</strong>teriterritori rurali della nostra <strong>Regione</strong>, <strong>in</strong> alcuni dei quali esso rappresenta per<strong>il</strong> consumatore esterno una opportunità unica (e talvolta l’unica opportunità,<strong>in</strong> considerazione del ruolo che esso ha nella struttura dell’offerta ricettiva)di fruire della ruralità nelle sue varie dimensioni.Evidenti sono i riflessi sulla domanda di lavoro nelle aree rurali, anche sel’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e ha confermato la notevole difficoltà nella valutazione autonomadel numero di occupati nell’attività agrituristica, prima di tutto a causadella natura <strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>mente unitaria della gestione dell’azienda agrariache la esercita, poi per <strong>il</strong> carattere “sfocato” del lavoro prestato nell’aziendaagricola fam<strong>il</strong>iare dai fam<strong>il</strong>iari dell’imprenditore.È comunque emerso come le aziende che svolgono attività agrituristicasiano di dimensione fisica e occupazionale significativamente superiore allamedia regionale, con 3 addetti fissi e uno stagionale mediamente occupati.L’effetto dell’<strong>in</strong>troduzione dell’attività agrituristica sull’occupazione aziendalepercepito dalla stesse aziende agrituristiche non è soltanto un aumentonetto del numero di occupati (dichiarato dal 12,6%), che comunque <strong>in</strong>teressaspesso giovani e donne, bensì un consolidamento dell’occupazione(aumento dell’<strong>in</strong>tensità di impiego, stab<strong>il</strong>izzazione) e <strong>in</strong> generale un consolidamentodella gestione complessiva. L’agriturismo deve <strong>in</strong>fatti essere analizzatocome un elemento di svolta nella gestione aziendale verso un riorientamentodell’azienda al mercato che co<strong>in</strong>volge numerosi aspetti dellagestione aziendale, ma più <strong>in</strong> generale della strategia della famiglia dell’imprenditore,e tra cui rientrano anche la scelta delle colture da effettuaree la modalità di commercializzazione dei prodotti aziendali.La caratterizzazione delle aziende agrituristiche rispetto alla tipologia diservizi offerti, all’importanza che questi rivestono nella strategia aziendalee alla modalità di realizzazione degli stessi rappresenta un aspetto difondamentale importanza nella qualificazione dell’ospitalità agrituristica enella sua capacità di attrarre la domanda dei consumatori, ed ha evidenticonnessioni con la capacità di creare occupazione nell’ambito della stessa146


LA DOMANDA DI LAVORO NELL’AGRITURISMOazienda agrituristica e nel più vasto sistema territoriale <strong>in</strong> cui questa èubicata.Il quadro dei servizi offerti che emerge dalla ricerca è un quadro numericamentemolto ricco (i servizi offerti dalle aziende sono molto più numerosi diquelli pubblicizzati nel sito ufficiale) ma che <strong>in</strong>duce una riflessione rispettoalla effettiva ut<strong>il</strong>ità dei servizi maggiormente orientati alla creazione direlazioni tra azienda e contesto rurale circostante, la cui importanza è valutatadalle stesse aziende che li offrono <strong>in</strong> maniera non sempre positiva, specienelle zone turisticamente più favorite. Il che dipende anche dal fatto chela stessa domanda <strong>in</strong>termedia (tour operator) e f<strong>in</strong>ale (turisti) è molto compositae spesso meno <strong>in</strong>teressata alla fruizione della ruralità che non allavisita alle città d’arte (modello “agriturismo d’appoggio”) e/o al riposo e allacura del corpo (modello “beauty farm”).Per valorizzare appieno le potenzialità di servizio, e occupazionali, dell’agriturismoè qu<strong>in</strong>di necessaria una politica di offerta orientata alla valorizzazionedelle s<strong>in</strong>ergie territoriali nonché alla offerta di adeguati servizi formativi.Non è possib<strong>il</strong>e comunque presc<strong>in</strong>dere da una selezione della clientela<strong>in</strong> funzione del modello di offerta che si <strong>in</strong>tende perseguire non solonelle s<strong>in</strong>gole aziende, ma più <strong>in</strong> generale nei sistemi locali di offerta.Dunque l’agriturismo, anche sotto i prof<strong>il</strong>i occupazionali, deve essere esam<strong>in</strong>atocome una attività legata non solo all’agricoltura ma anche ai contestirurali <strong>in</strong> cui l’agriturismo opera.147


5Iservizi territoriali e leprofessionalità a supporto delled<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo rurale5.1 Lo sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità e la domanda di lavoroNumerose aree rurali nel corso degli anni ’90 sono state <strong>in</strong>teressate daprofonde trasformazioni tanto a livello <strong>in</strong>terno che di contesto generale, trasformazioniche, dopo un lungo periodo di profonda e persistente crisi, nehanno rivalutato <strong>il</strong> ruolo e le potenzialità di sv<strong>il</strong>uppo. Ciò è accaduto <strong>in</strong> specialmodo laddove è stata preservata una specifica caratterizzazione del paesaggioe dell’ambiente <strong>in</strong> congiunzione con una vitalità sociale (ricambiogenerazionale, nuova imprenditorialità) e con una attenzione per la riscopertadelle vocazioni produttive più specifiche dei territori (tipicità alimentarie non alimentari).Infatti nelle situazioni <strong>in</strong> cui, grazie a un <strong>in</strong>sieme di fattori sia endogeni allaruralità che esogeni ad essa, tali caratteri di specificità hanno potuto <strong>in</strong>contrarsicon le favorevoli evoluzioni degli st<strong>il</strong>i di vita e di consumo, si sonocreate le condizioni per l’attivazione di d<strong>in</strong>amiche positive di uno sv<strong>il</strong>upporurale “di qualità”, caratterizzato cioè dalla creazione di una rete di relazionitra qualità dei prodotti, dell’ambiente e del paesaggio, e miglioramentodelle condizioni di vita delle popolazioni locali.Numerose aree rurali della <strong>Toscana</strong> hanno <strong>in</strong>trapreso percorsi di sv<strong>il</strong>uppolocali fortemente improntati alla strategia dello sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità,tanto che è possib<strong>il</strong>e identificare <strong>in</strong> qualche misura un “modello agricolotoscano” che prefigura ed esemplifica alcuni dei tratti caratterizzanti del“modello agricolo europeo” a cui, almeno <strong>in</strong> numerosi documenti ufficiali,l’Unione Europea <strong>in</strong>tende orientare la propria azione di politica agricola erurale.Secondo l’impostazione fatta propria dall’Unione Europea le tre dimensionicaratterizzanti dello sv<strong>il</strong>uppo rurale sono la endogeneità dei percorsi di sv<strong>il</strong>uppo(ruolo centrale degli attori locali nella elaborazione e nella attuazionedelle strategie), la sostenib<strong>il</strong>ità del modello di sv<strong>il</strong>uppo (rapporto equ<strong>il</strong>ibratonell’uso delle risorse che – prendendo coscienza della r<strong>il</strong>evanza che <strong>il</strong>mantenimento delle risorse ha nel processo di generazione del valore – gliattori locali mirano a preservare), e l’<strong>in</strong>tegrazione tra attività economichedifferenziate. Da quest’ultimo carattere deriva l’abbandono di una visionestrettamente “agrocentrica” dello sv<strong>il</strong>uppo rurale: all’agricoltura viene riconosciutala capacità di caratterizzare fortemente la qualità del territorio, maessa non è più <strong>il</strong> perno dei sistemi locali del lavoro e <strong>in</strong> generale dei sistemieconomici locali, anche se <strong>in</strong> talune situazioni essa riveste un ruolo economicamentedeterm<strong>in</strong>ante.La “ruralità di qualità”, e al suo <strong>in</strong>terno l’agricoltura di qualità che ne rappresentauna componente essenziale, viene dunque oggi percepita dallecomunità locali, dalle amm<strong>in</strong>istrazioni e dalle imprese come una occasionedi sv<strong>il</strong>uppo e di r<strong>il</strong>ancio dei sistemi economici locali, e dunque di creazione149


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEdi nuova occupazione, ma anche più <strong>in</strong> generale di miglioramento della qualitàdella vita delle popolazioni locali.Secondo tale prospettiva gli attori locali (imprese, cittad<strong>in</strong>i, istituzioni) sonochiamati ad elaborare strategie e percorsi di sv<strong>il</strong>uppo che consentano divalorizzare al meglio le risorse locali specifiche di un determ<strong>in</strong>ato territorio,quelle risorse cioè che meno riescono ad essere riconvertite all’impiego <strong>in</strong>processi produttivi standardizzati e omologati e che diffic<strong>il</strong>mente possonoessere trasferite (o sono disponib<strong>il</strong>i a trasferirsi) verso settori economici nontradizionali e/o verso altri territori. Si tratta non solo di risorse suscettib<strong>il</strong>idi un diretto impiego economico da parte delle imprese, ma anche di quellerisorse locali di carattere collettivo alle quali ciascuna azienda può appoggiars<strong>in</strong>el processo di creazione di valore, quali paesaggi e risorse naturali eartistiche di pregio, ma anche le tradizioni locali nelle loro più diverseespressioni.Le d<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo rurale si basano qu<strong>in</strong>di su un ampio ventaglio diattività economiche, solo <strong>in</strong> parte legate alle tradizionali attività di coltivazionee di allevamento, che possono creare <strong>in</strong>teressanti opportunità occupazionalisuscettib<strong>il</strong>i di co<strong>in</strong>volgere anche le categorie “deboli” dei giovani edelle donne, la cui attività <strong>in</strong> tale prospettiva può trovare migliori occasionidi valorizzazione rispetto a sentieri di sv<strong>il</strong>uppo di tipo più tradizionale.In term<strong>in</strong>i generali è possib<strong>il</strong>e def<strong>in</strong>ire una strategia di qualità territoriale(Ray, 1998; Pecqueur, 2001; Pacciani, Belletti, Marescotti, Scaramuzzi, 2001)come un processo di presa di coscienza da parte degli attori di un determ<strong>in</strong>atoterritorio rurale del fatto che dalla “messa <strong>in</strong> rete” di diverse componentie risorse di quel territorio (prodotti tipici, artigianato, servizi turisticie alla persona, paesaggio rurale e siti di particolare pregio ambientale, culturae folklore locali, risorse artistiche e architettoniche, ecc.) può derivareun effetto moltiplicativo sul valore aggiunto di ciascuno dei beni e dei serviziofferti nel territorio, e conseguentemente come un processo di elaborazionee gestione di azioni di valorizzazione volte a far leva sulla stretta <strong>in</strong>tegrazionee sulla specificità di tale <strong>in</strong>sieme composito di beni e di servizi(Belletti e Marescotti, 2002).Attraverso la strategia di qualità territoriale si tende <strong>in</strong> sostanza alla creazionedi un “paniere di beni e servizi territorializzati”, mediante cui gli attoriproduttivi di un territorio realizzano una strategia di produzione di unaofferta allo stesso tempo composita (che comb<strong>in</strong>a diversi beni e servizi) esituata (legata a uno spazio geografico particolare, alla sua cultura e allasua storia) (Pecqueur, 2001), e dunque costituita da beni e servizi specifici.L’offerta dei beni (prodotti e servizi) legati nel paniere può consentire digenerare un surplus del consumatore più elevato che la somma dei surplusdi ciascun bene venduto separatamente.Il surplus generato ha qu<strong>in</strong>di natura congiunta e deriva dal fatto che <strong>il</strong> consumatoreacquista ciascun bene nel suo contesto def<strong>in</strong>ito appunto dalla compresenzadi un <strong>in</strong>sieme di beni e servizi e di un complesso di risorse ambientali,culturali e paesaggistiche. L’appropriazione da parte degli attori dellarendita derivante dal surplus congiunto ha natura collettiva, <strong>in</strong> quanto sifonda su strategie collaborative dei produttori di differenti beni e servizipresenti nell’area rurale, basate non solo su motivazioni di tipo economicoma anche dalla condivisione di valori locali.La pluralità ed eterogeneità degli attori e degli <strong>in</strong>teressi caratterizza questastrategia, la cui elaborazione e realizzazione vede di norma <strong>il</strong> concorso divarie figure economiche (aziende agricole, imprese che realizzano beni sia150


I SERVIZI TERRITORIALI E LE PROFESSIONALITÀ A SUPPORTO DELLE DINAMICHE DI SVILUPPO RURALEagricoli che non agricoli caratterizzati localmente, albergatori, pubblici esercizi,imprese di servizi, ecc.), ma anche associazioni rappresentative di <strong>in</strong>teress<strong>il</strong>ocali di tipo economico o culturale, associazioni non locali (di consumatori,ecc.), oltre ovviamente alle amm<strong>in</strong>istrazioni pubbliche locali le qualipossono ut<strong>il</strong>izzare un <strong>in</strong>sieme di strumenti di pianificazione territoriale e dif<strong>in</strong>anziamento (si pensi alle opportunità offerte dalla IniziativaComunitaria LEADER, nonché dalla elaborazione di Piani locali di sv<strong>il</strong>upponell’ambito del nuovo Regolamento UE sullo sv<strong>il</strong>uppo rurale) che possonocontribuire a rafforzare l’immag<strong>in</strong>e complessiva dell’area.Sarebbe però riduttivo, sia sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o generale della strategia di sv<strong>il</strong>uppoche sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o qui esam<strong>in</strong>ato della creazione di opportunità occupazionali,cogliere lo sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità soltanto nella sua dimensionerivolta alla vendita di beni e di servizi ad un consumatore esterno.Vi sono almeno altre due importanti aspetti da sottol<strong>in</strong>eare:– la rivitalizzazione delle aree rurali, <strong>in</strong> special modo di quelle più marg<strong>in</strong>ali,comporta una esigenza primaria di creazione di servizi sia pubbliciche privati rivolti primariamente al soddisfacimento dei bisogni dellapopolazione locale, dai servizi socio-sanitari a quelli scolastici e prescolastici,all’assistenza agli anziani;– l’<strong>in</strong>traprendere <strong>il</strong> percorso dello sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità non comportasoltanto l’attivazione di nuove attività volte alla diversificazione economicaverso attività più o meno legate a quella agricola, ma richiede spessoanche una profonda modifica delle competenze agricole più “tradizionali”.Tenendo conto del quadro appena del<strong>in</strong>eato e delle difficoltà di quantificazione,<strong>il</strong> presente capitolo sarà dedicato all’esame di alcune delle opportunitàoccupazionali offerte dallo sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità, svolto sulla basedei risultati dell’apposito focus group che delle <strong>in</strong>terviste a testimoni priv<strong>il</strong>egiatie di <strong>in</strong>formazioni di varia fonte.L’analisi prenderà però l’avvio dall’agriturismo, <strong>in</strong> quanto nel corso dellaricerca la maggior parte dei servizi <strong>in</strong>novativi è stata messa <strong>in</strong> relazionedagli <strong>in</strong>terlocutori con l’agriturismo e con <strong>il</strong> turismo rurale: riprendendoalcuni dei risultati dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria verrà approfondita l’<strong>in</strong>tegrazionedell’agriturismo nel territorio e la domanda di servizi e di professionalitàche da esso deriva, soprattutto nella sua componente che abbiamodef<strong>in</strong>ita “ad elevata <strong>in</strong>tegrazione con <strong>il</strong> contesto rurale”.Si procederà poi identificando gli aspetti relativi alla domanda di lavoronello sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità emersi dalle <strong>in</strong>terviste e dal focus group, perpoi passare ad esam<strong>in</strong>are un aspetto specifico, ovvero <strong>il</strong> ruolo della <strong>Regione</strong><strong>Toscana</strong> nel supporto dello sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità attraverso <strong>il</strong> caso dellaLegge regionale 23/98.5.2 L’<strong>in</strong>tegrazione dell’agriturismo nel territorio e la domanda di servizi e di professionalitàL’agriturismo, <strong>in</strong>sieme ai prodotti tipici e alla qualità del paesaggio, rappresentaun potenziale punto di forza nell’ambito delle strategie di sv<strong>il</strong>upporurale <strong>in</strong>traprese <strong>in</strong> numerose zone rurali della <strong>Toscana</strong>.Nella prospettiva dello sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità, l’agriturismo rappresentamolto più di una semplice attività economica ubicata nelle aree rurali e<strong>in</strong>tegrativa del reddito agricolo e costituisce <strong>in</strong>vece un elemento fondante151


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEnella costruzione e nella valorizzazione dei panieri di offerta di beni e serviziterritorializzati sui quali lo stesso sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità si basa. Inquesta prospettiva l’agriturismo può divenire un elemento essenziale dell’offertadi servizi per la fruizione del territorio <strong>in</strong> senso ampio (dai prodottialla cultura locale), <strong>in</strong> quanto può consentire un contatto molto ravvic<strong>in</strong>atodel consumatore con <strong>il</strong> mondo dell’agricoltura e della ruralità, e <strong>in</strong> particolarecon i prodotti tipici del territorio (sia agro-alimentari che non) e congli elementi che costituiscono l’ambiente naturale e antropico specifico diquel territorio.La forte diffusione dell’agriturismo offre dunque un <strong>in</strong>sieme articolato diopportunità per le d<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>uppo rurale <strong>in</strong> particolare a livello occupazionale,<strong>in</strong> considerazione non soltanto della sua capacità di generare redditoper le imprese che esercitano tale attività ma anche per la capacità did<strong>in</strong>amicizzazione della imprenditorialità, anche femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e e giovan<strong>il</strong>e, cheesso svolge soprattutto nelle aree più marg<strong>in</strong>ali.Gli effetti positivi che l’agriturismo può esercitare sulla domanda di lavoroesterna alle aziende agrituristiche possono essere raggruppati <strong>in</strong> due pr<strong>in</strong>cipaligrandi categorie:– un effetto di attivazione che si realizza attraverso la richiesta rivoltadalla stessa azienda agrituristica ad altre imprese relativamente ai serviz<strong>in</strong>ecessari sia per l’avvio dell’attività agrituristica (ristrutturazionedei fabbricati rurali dest<strong>in</strong>ati all’ospitalità) che per <strong>il</strong> normale funzionamentodell’azienda agrituristica (dalle pulizie ai servizi di trasporto, allaristorazione, ecc.);– un effetto di creazione di domanda locale rivolta direttamente da partedegli ospiti dell’azienda agrituristica al di fuori dell’azienda agrituristicache li ospita, per l’acquisto di beni e servizi (ad es. ristorazione, servizialla persona, acquisto di prodotti agroalimentari e non, ecc.).Non si deve però trascurare l’esistenza di una relazione di senso contrario,vale a dire che è <strong>il</strong> territorio che, grazie alla presenza di elementi di attrazioneche su di esso <strong>in</strong>sistono, attrae “clienti esterni” e ciò crea o quantomenosostiene la domanda rivolta alle aziende agrituristiche. Dunque quelloche è importante nella prospettiva dei “panieri di offerta territorializzati” èche si cre<strong>in</strong>o s<strong>in</strong>ergie positive tra agriturismo e altre attività, <strong>in</strong> un rapportodi circolarità positiva.In questa prospettiva è necessario riconoscere l’esistenza di diverse modalitàdi gestione dell’azienda agrituristica che sono già state tratteggiate nelcapitolo precedente. Tra queste (vedi figura 21) si <strong>in</strong>dividua un agriturismo“aziendale” caratterizzato da una elevata <strong>in</strong>tensità di servizi di ospitalitàma che si svolge <strong>in</strong>teramente all’<strong>in</strong>terno dell’azienda agricola non per un<strong>in</strong>teresse all’attività agricola bensì verso servizi di tipo “alberghiero”, dist<strong>in</strong>toda un agriturismo “agricolo” ove viene <strong>in</strong>vece valorizzata l’<strong>in</strong>terrelazionecon le attività agricole. Altre tipologie <strong>in</strong>dividuab<strong>il</strong>i sono quelle dell’agriturismo“di appoggio”, caratterizzato da una bassa <strong>in</strong>tensità di servizi di ospitalitàe ove <strong>il</strong> cliente trascorre <strong>il</strong> proprio tempo di permanenza al di fuor<strong>in</strong>on solo dell’azienda ma spesso anche al di fuori del contesto rurale locale(ad es. visita a città d’arte o località balneari), e ancora quella dell’agriturismo“<strong>in</strong>tegrato”, dove l’elemento di attrazione per <strong>il</strong> cliente è rappresentatoproprio dal contesto locale rurale e qu<strong>in</strong>di l’azienda orienta i propri serviziproprio per fac<strong>il</strong>itare la fruizione di tale contesto.152


I SERVIZI TERRITORIALI E LE PROFESSIONALITÀ A SUPPORTO DELLE DINAMICHE DI SVILUPPO RURALEFig. 21 - Schematizzazione di diverse tipologie di agriturismo.È evidente che le tipologie di ricaduta esercitate dai diversi modelli di agriturismosia sulla valorizzazione delle risorse aziendali che sulle d<strong>in</strong>amichelocali di sv<strong>il</strong>uppo rurale, e <strong>in</strong> particolare sulla entità e sulla composizionequalitativa della domanda di lavoro, sono fortemente diversificate. Si deve<strong>in</strong>oltre considerare che l’orientamento dell’impresa agrituristica verso l’unoo l’altro dei modelli di gestione dipende non solo dagli obiettivi che essa si èposta con l’avvio dell’attività di ospitalità (e di conseguenza dalle caratteristichestrutturali e di composizione della famiglia agricola), ma anche dallaeffettiva accessib<strong>il</strong>ità delle varie strategie, che <strong>in</strong> parte dipende dalla presenzao meno di un <strong>in</strong>sieme di risorse e di beni e servizi presenti nell’area equ<strong>in</strong>di dall’esistenza di una domanda esterna per la fruizione dei servizi.L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria mediante questionario ha consentito <strong>in</strong> particolaredi evidenziare alcuni <strong>in</strong>teressanti aspetti del rapporto tra aziende agrituristichee territorio per quanto concerne la produzione e l’offerta di servizirivolti agli ospiti.Un primo prof<strong>il</strong>o è quello dell’<strong>in</strong>dice di presenza dei servizi nelle aziendeagrituristiche, <strong>il</strong> quale supera o si avvic<strong>in</strong>a al 50% soltanto per la pisc<strong>in</strong>a, <strong>il</strong>trekk<strong>in</strong>g e la degustazione dei prodotti. Da ciò non può derivarsi però unavalutazione della <strong>in</strong>sufficienza dell’offerta, <strong>in</strong> quanto l’azienda agrituristicapuò non offrire <strong>il</strong> servizio <strong>in</strong> quanto esso è già presente nell’area rurale, o <strong>in</strong>quanto non esiste una domanda specifica verso di esso.D’altra parte sono relativamente poche le situazioni <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> servizio nonviene offerto nonostante che esso sia ritenuto importante dall’azienda. Seciò nel caso della pisc<strong>in</strong>a sembra prefigurare soprattutto difficoltà di ord<strong>in</strong>ef<strong>in</strong>anziario, nel caso della degustazione dei prodotti aziendali e della ristorazionechiama <strong>in</strong> causa anche aspetti di tipo strutturale e organizzativo.153


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANELa collaborazione tra imprese (agrituristiche e non) per l’offerta di servizirappresenta un fenomeno limitato, salvo che per attività specifiche quali l’equitazione,la pesca e la caccia, e che potrebbe <strong>in</strong>vece rappresentare unasoluzione ai problemi di scala e di organizzazione che l’offerta di certi servizisembra prefigurare da parte di aziende di medio-piccole dimensioni qualiquelle agrituristiche.Tabella 98. L’offerta di servizi da parte delle aziende agrituristiche toscane.Pisc<strong>in</strong>a Degustazione Trekk<strong>in</strong>g Ristoro VisiteguidateAziende tot. 2202 2202 2202 2202 2202Aziende che offrono <strong>il</strong> servizio 1225 1082 1208 649 686<strong>in</strong> % su totali 55,6% 49,1% 54,9% 29,5% 31,2%- di cui: offerto <strong>in</strong> convenzione 6 26 103 47 131<strong>in</strong> % su aziende offerenti 0,5% 2,4% 8,5% 7,3% 19,1%Servizio importante ma diffic<strong>il</strong>e da attivare 320 139 59 166 83- <strong>in</strong> % su az. che non offrono 32,8% 12,4% 5,9% 10,7% 5,5%Att. * Equitazione Corsi Pesca Cacciaricr. cult.artigian.Aziende tot. 2202 2202 2202 2202 2202Aziende che offrono <strong>il</strong> servizio 983 425 79 287 342<strong>in</strong> % su totali 44,6% 19,3% 3,6% 13,0% 15,5%- di cui: offerto <strong>in</strong> convenzione 29 147 7 81 86<strong>in</strong> % su aziende offerenti 3,0% 34,6% 9,2% 28,3% 25,3%Servizio importante ma diffic<strong>il</strong>e da attivare 86 119 111 115 64- <strong>in</strong> % su az. che non offrono 7,0% 6,7% 5,2% 6,0% 3,5%*: ivi compresa partecipazione ad attività agricole.Fonte: <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta.154Il ruolo dell’agriturismo nell’ambito delle strategie di “qualità territoriale”risulta tanto più importante quanto più esso non viene percepito soltantocome opportunità per consentire una presenza di potenziali “consumatoriesterni” nell’area che dunque possono fruire del “paniere di beni e serviziterritorializzati”, bensì anche e soprattutto come risorsa <strong>in</strong>torno alla qualesi vengono a determ<strong>in</strong>are d<strong>in</strong>amiche aggregative e a costruire delle progettualitàda parte degli attori del territorio – e non soltanto delle aziende agrituristiche– volte alla creazione di valore <strong>in</strong>torno al servizio agrituristicostesso.In questo caso <strong>il</strong> territorio locale e le sue risorse assumono una valenza centrale,e gli attori locali attribuiscono al territorio un ruolo essenziale nel processodi creazione di valore. Infatti da una parte l’azienda agrituristica percepisceche la qualità del proprio servizio di ospitalità non dipende soltantodalla qualità “alberghiera” della ospitalità, bensì dalla stretta <strong>in</strong>tegrazionetra ospitalità e contesto di riferimento, e dunque tende a costruire un sistemadi <strong>in</strong>terazioni tra i due elementi, non solo approfittando passivamentedella presenza di un ambiente locale gradevole per l’agriturista, ma supportandola fruizione da parte di quest’ultimo di un <strong>in</strong>sieme di elementi propri


I SERVIZI TERRITORIALI E LE PROFESSIONALITÀ A SUPPORTO DELLE DINAMICHE DI SVILUPPO RURALEdell’ambiente rurale; dall’altra parte gli altri soggetti locali, a partire dall’operatorepubblico, percepiscono l’agriturismo come un elemento di catalizzazionedi una gamma differenziata di beni e servizi (già presenti o potenziali)localizzati nell’area rurale. L’agriturismo diviene qu<strong>in</strong>di un elementoaggregante di un <strong>in</strong>sieme composito di <strong>in</strong>teressi (economici e sociali) present<strong>in</strong>ell’area di produzione. Le imprese agrituristiche rappresentano solouna componente degli attori che attivano questa strategia, e sono affiancateda imprese di altri settori economici, dall’operatore pubblico, da istituzioni<strong>in</strong>termedie rappresentative di <strong>in</strong>teressi diffusi (sociali, culturali, ecc.):questi attori sono <strong>in</strong>teressati non solo agli effetti positivi che l’agriturismopuò determ<strong>in</strong>are sulle imprese che lo esercitano, ma anche (soprattutto) aglieffetti positivi che possono derivare su di un <strong>in</strong>sieme più ampio di attivitàeconomiche locali.L’agriturismo può dunque assumere un importante ruolo per lo sv<strong>il</strong>upporurale nell’ambito della strategia di qualità territoriale, nella misura <strong>in</strong> cuidiviene elemento aggregante di una d<strong>in</strong>amica di sv<strong>il</strong>uppo locale basata sullavalorizzazione di risorse endogene, e dunque capace di attivare e/o sostenereuna effettiva <strong>in</strong>tegrazione tra attività economiche diversificate presentiall’<strong>in</strong>terno dell’area rurale. Esso, da strumento per la sopravvivenza dell’attivitàagricola, diviene allora uno dei “motori” delle d<strong>in</strong>amiche di sv<strong>il</strong>upporurale.5.3 La domanda di lavoro nello sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità: i risultati delle <strong>in</strong>tervistee del focus groupAbbiamo visto come <strong>il</strong> ruolo giocato dall’agricoltura nell’economia e nellerelazioni sociali abbia subito profonde trasformazioni, che hanno generatouna riqualificazione e una diversificazione delle attività agricole <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea conla domanda di multifunzionalità rivolta al settore agricolo dalla società eaccolta e sostenuta nell’ambito delle politiche agricole.È conseguentemente mutato <strong>il</strong> modello di sv<strong>il</strong>uppo dell’agricoltura, che <strong>in</strong>misura crescente, soprattutto <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, si sta orientando verso lo “sv<strong>il</strong>upporurale di qualità”, caratterizzato non solo da un miglioramento della qualitàdei processi, dei prodotti e delle relazioni tra gli attori locali, ma anchedal miglioramento della qualità della vita delle popolazioni rurali.Il perseguimento di questa strategia di sv<strong>il</strong>uppo genera nuove attività economicheall’<strong>in</strong>terno del settore agricolo e di altri settori collegati che agiscononello stesso sistema territoriale, aprendo prospettive positive per la d<strong>in</strong>amicadella domanda di lavoro e per la sua diversificazione con la creazionedi nuove figure professionali.L’analisi svolta <strong>in</strong> questo paragrafo rappresenta una s<strong>in</strong>tesi dei risultatidella ricerca provenienti da fonti <strong>in</strong>formative diverse: la letteratura esistentesull’argomento, purtroppo non molto diffusa, e l’elaborazione delle<strong>in</strong>formazioni derivanti dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e di campo, <strong>in</strong> particolare dalle <strong>in</strong>terviste<strong>in</strong> profondità e dal focus group appositamente predisposto.Pur r<strong>in</strong>viando al primo capitolo di questo lavoro per un’analisi dettagliatadella metodologia, vogliamo <strong>in</strong> questa sede fornire alcuni elementi di supportoalla lettura.Per quanto concerne le <strong>in</strong>terviste, sono stati selezionati 20 <strong>in</strong>terlocutori priv<strong>il</strong>egiati,scelti tra rappresentanti delle organizzazioni professionali, delleorganizzazioni di categoria e funzionari della pubblica amm<strong>in</strong>istrazione e155


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEtra le stesse tipologie di testimoni sono state scelte le 10 persone partecipantial focus group, organizzato allo scopo di riunire più <strong>in</strong>terlocutori, nonper relazionare s<strong>in</strong>golarmente sull’argomento, ma perché discutessero ipunti card<strong>in</strong>e analizzati nel corso delle <strong>in</strong>terviste.Le <strong>in</strong>terviste e <strong>il</strong> focus hanno seguito una traccia comune che, dopo un’analisidelle pr<strong>in</strong>cipali d<strong>in</strong>amiche che caratterizzano <strong>il</strong> mercato del lavoro nellearee rurali, è stata <strong>in</strong>centrata su tre punti pr<strong>in</strong>cipali:– identificazione delle attività e servizi <strong>in</strong>novativi nelle aree rurali;– impatti occupazionali di tali attività e servizi;– fabbisogni professionali.L’analisi condotta ha messo <strong>in</strong> luce <strong>in</strong> primo luogo alcuni v<strong>in</strong>coli importantiche, seppur nell’ambito dello sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità, caratterizzano prem<strong>in</strong>entemente<strong>il</strong> lavoro agricolo tradizionale.Nel corso del focus group è emersa <strong>in</strong> primis la scarsa attrattività del lavoroagricolo tradizionale, specie nel caso di mansioni dipendenti. Ciò si devea numerosi fattori tra cui emergono la bassa remunerazione, e lo scarso riconoscimentosociale del lavoro agricolo.La remunerazione del lavoro <strong>in</strong> agricoltura è relativamente più bassa che <strong>in</strong>altri settori economici soprattutto se rapportata alla professionalità, all’impegnotemporale, e spesso alle condizioni di disagio entro cui tale attivitàviene esercitata.Alla scarsa remunerazione va aggiunto lo scarso riconoscimento sociale dell’attivitàstessa, <strong>in</strong> particolare all’<strong>in</strong>terno delle aree rurali. Ciò sp<strong>in</strong>gesoprattutto i dipendenti a tentare di spostare la propria attività lavorativa<strong>in</strong> altri settori economici.Si aggiunga a questa la stagionalità che caratterizza <strong>il</strong> lavoro, alle cui puntedi domanda non si riesce più a sopperire con le tradizionali categorie di lavoratori(abitanti locali, studenti, pensionati, donne), appartenenti al sistemalocale, che pur non operando professionalmente nel settore possiedono unknow-how di base per l’esercizio di tali attività proveniente dal loro legamecon <strong>il</strong> territorio. In parziale contrasto con questa affermazione è stato ancheevidenziato come, nel lavoro dipendente, sia possib<strong>il</strong>e e sia realizzata daalcuni una complementarietà di attività stagionali diverse, anche esercitate<strong>in</strong> differenti settori economici come ad esempio la raccolta <strong>in</strong> agricoltura, cuisi <strong>in</strong>tegra l’attività di caseificazione nel settore della trasformazione. Ciòpermette, tra gli altri vantaggi, di fruire di alcuni benefici economici derivantidalla normativa relativa alla disoccupazione <strong>in</strong> agricoltura e dall’<strong>in</strong>tegrazionedel reddito tramite rapporti di lavoro non regolari.A tale carenza di offerta, evidenziata non solo dalle aziende di produzione,ma anche dalle cooperative di servizio, si è fatto parzialmente fronte con lameccanizzazione (si pensi ad alcune operazioni di raccolta) e facendo ricorsoai lavoratori di orig<strong>in</strong>e extra-comunitaria, che come vedremo nel prossimocapitolo, possono presentare alcune professionalità molto specifiche aseconda della provenienza.Da questi fattori deriva <strong>in</strong> particolare la difficoltà di reperire manodoperaspecializzata (trattoristi, potatori, ecc.), che, risentendo maggiormente ditutti i v<strong>in</strong>coli appena evidenziati, non trova un adeguato ricambio generazionale.A fronte di questi v<strong>in</strong>coli che riguardano l’attività agricola tradizionale,<strong>in</strong>tesa come produttrice di beni per l’alimentazione, si registra tuttavia unforte d<strong>in</strong>amismo e opportunità legate alla creazione di nuove attività economichenon solo nel settore agricolo, ma anche <strong>in</strong> altri settori come quello156


I SERVIZI TERRITORIALI E LE PROFESSIONALITÀ A SUPPORTO DELLE DINAMICHE DI SVILUPPO RURALEdella trasformazione e della commercializzazione, ma soprattutto <strong>in</strong> quellodei servizi, che cercano di soddisfare le nuove esigenze del consumatorenelle aree rurali.Tale d<strong>in</strong>amismo deriva anche dalla <strong>in</strong>iezione di nuove imprenditorialità provenientidall’esterno e che sono entrate all’<strong>in</strong>terno del sistema locale conprogettualità spesso orig<strong>in</strong>ali.Infatti <strong>il</strong> mercato dei beni e dei servizi rurali deve presentare un’offertamolto differenziata, <strong>in</strong> risposta alle tendenze evolutive dei consumi, caratterizzatida una ricerca di tipicità e tradizione, di cultura e di <strong>in</strong>formazione,di fruizione e conoscenza dell’ambiente e del territorio, di attività sportiva,di tutela della salute.Come abbiamo visto l’agriturismo rappresenta la punta di diamante delleattività <strong>in</strong>novative svolte nel sistema rurale di qualità, sia quale polo diattrazione di consumatori, sia quale <strong>in</strong>tegratore di molti servizi offerti, nonsolo <strong>in</strong>ternamente, ma anche esternamente all’azienda e al settore agricolo<strong>in</strong> senso lato.Tuttavia, l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta effettuata ha messo <strong>in</strong> luce altre attività <strong>in</strong>novativedi notevole <strong>in</strong>teresse (cui talvolta corrispondono vere e proprie figureprofessionali, altre volte esclusivamente competenze) che, a f<strong>in</strong>i espositivi,abbiamo cercato di raggruppare, anche se con alcune necessarie forzatureche ogni schematizzazione impone, <strong>in</strong> base al tipo di bisogno del consumatoreche esse vanno a soddisfare. In particolare, abbiamo <strong>in</strong>dividuato leseguenti aree: qualità e tipicità, fruizione dell’ambiente e del territorio, supportodiretto all’attività agrituristica, comunicazione e market<strong>in</strong>g, attivitàsistemiche.L’esigenza di qualità e di tipicità che <strong>il</strong> consumatore manifesta nel consumotrova una risposta nelle aree rurali attraverso la r<strong>in</strong>novata attenzione versole produzioni tipiche e tradizionali e a basso impatto ambientale (produzionebiologica e <strong>in</strong>tegrata). L’attenzione alla tipicità e alla tradizione non <strong>in</strong>teressasolo i prodotti agricoli e trasformati, ma anche i prodotti dell’artigianatorurale, si pensi all’artigianato artistico (ceramica, ferro battuto, ecc.) o all’artigianatoequestre o ancora al recupero di antichi mestieri rurali 13 (ad es., latessitura artigianale o la produzione e riparazione di paioli e teglie <strong>in</strong> rame).L’obiettivo della qualità permea molte delle attività <strong>in</strong>novative e numerosefigure professionali che appartengono <strong>in</strong> particolare al settore dei servizi.Citiamo <strong>in</strong> questa sede dunque quelle figure che dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta sonorisultate maggiormente carenti o a elevata potenzialità di sv<strong>il</strong>uppo.Partendo dalle figure a più elevata specializzazione è stata più volte asserital’esigenza di esperti di certificazione che diano un supporto alle aziendesia tecnico che amm<strong>in</strong>istrativo per far fronte agli oneri derivanti dalla certificazionedella denom<strong>in</strong>azione di orig<strong>in</strong>e o del basso impatto ambientale(biologico, lotta <strong>in</strong>tegrata, ecc.).In l<strong>in</strong>ea generale tali figure dovrebbero svolgere attività di servizio alleaziende agricole, che non sono <strong>in</strong> grado di sostenere l’onere di <strong>in</strong>ternalizza-13La <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, tramite l’ARSIA, ha rivolto un’attenzione particolare alla salvaguardiae cessazione delle attività rurali <strong>in</strong> via di cessazione approvando una specifica normativa(L.R. 15 del 5 marzo 1997). F<strong>in</strong>alità della legge è quella di promuovere azioni per salvaguardare,riprist<strong>in</strong>are, valorizzare e divulgare i processi produttivi e le attività dell’agricoltura edel mondo rurale, di particolare <strong>in</strong>teresse storico, etnografico e culturale, m<strong>in</strong>acciati dalrischio di cessazione e scomparsa. Rientrano fra questi i processi di produzione e trasformazionedei prodotti agricoli e forestali, di allevamento, le attività ed i servizi connessi e complementariall’agricoltura e le strutture ad essi collegati.157


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEre una sim<strong>il</strong>e professionalità, mentre per le aziende di trasformazione ecommercializzazione di più elevata dimensione vi è la possib<strong>il</strong>ità di una<strong>in</strong>ternalizzazione.Si palesa anche l’esigenza di consulenti <strong>in</strong> servizi di qualificazione che dianoorientamenti tecnico-produttivi, ma offrano anche un supporto per un’adeguatacollocazione sul mercato delle produzioni effettuate.Un’altra figura reputata importante e al contempo carente è stata quella delsommelier e dei degustatori <strong>in</strong> genere. Il sommelier esprime le sue maggioripotenzialità nella comunicazione della qualità del prodotto e nella suapromozione. Il ruolo è fondamentale nel funzionamento delle strade delv<strong>in</strong>o, di cui parleremo più oltre, ma potrebbe avere una collocazione adeguataanche nella ristorazione e <strong>in</strong> alcune aziende agrituristiche. Si trattadi un’attività caratterizzata da una forte occasionalità più che da stagionalità,che spiega la difficoltà di reperire queste figure sul mercato.Nell’ambito del focus è stata mostrata l’esigenza di istituire una figura disommelier a più bassa specializzazione che si potrebbe formare fac<strong>il</strong>mente e<strong>in</strong> tempi più brevi.Un altro criterio di aggregazione delle nuove attività presenti nelle areerurali è la risposta alle esigenze di fruizione dell’ambiente e del territorio.Lafruizione dell’ambiente e del territorio è una esigenza <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca della maggiorparte dei consumatori che arrivano nelle aree rurali. Tale fruizione siesplica attraverso numerose attività culturali, nonché di trekk<strong>in</strong>g, escursionismo,ippoturismo. Diverse sono le figure professionali collegate ad esse,tra cui la guida turistica, ambientale, equestre. Tali figure diffic<strong>il</strong>mente sono<strong>in</strong>ternalizzate dalle aziende agricole, ma svolgono attività occasionale e diservizio alle aziende stesse. Una opportunità strategica per un loro impiegocont<strong>in</strong>uativo è la messa <strong>in</strong> rete di tali servizi, <strong>in</strong> modo da permettere la realizzazionedi economie di scala e di scopo.Anche le fattorie didattiche, già molto diffuse <strong>in</strong> alcune regioni italiane, benerispondono all’esigenza di fruizione del territorio, <strong>in</strong>sieme a quella di formazionee <strong>in</strong>formazione. Gli obiettivi si ricollegano pr<strong>in</strong>cipalmente a quellidi favorire la conoscenza del mondo rurale e della produzione agricola, <strong>in</strong>tesacome elemento fondamentale per la salvaguardia delle risorse naturalidel territorio e fornire <strong>in</strong>formazioni sulle correlazioni tra tecniche produttive,qualità delle produzioni, consumi alimentari.Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o economico le fattorie didattiche offrono l’opportunità di un’<strong>in</strong>tegrazionedell’attività, soprattutto agrituristica, nei periodi di contrazionedella domanda (autunno-<strong>in</strong>verno), grazie al fatto che gli utenti, <strong>in</strong> particolarescolaresche, concentrano la loro domanda <strong>in</strong> questo arco temporale,mentre una sovrapposizione si presenta nei mesi primaver<strong>il</strong>i.Per quanto riguarda la domanda di lavoro esse contribuiscono da un lato ad<strong>in</strong>nalzare <strong>il</strong> livello di occupazione <strong>in</strong>terno all’impresa agricola, dall’altro acatalizzare professionalità specifiche quali gli educatori, che presentanocompetenze nelle capacità relazionali e nella comunicazione con i bamb<strong>in</strong>i.Accanto alle fattorie didattiche si aprono nuove prospettive per fattorieterapeutiche, che possono effettuare attività molto differenziate per <strong>il</strong> recuperodi soggetti socialmente emarg<strong>in</strong>ati (tossicodipendenti, portatori di handicap,ecc.), o beauty farms che offrono servizi alla persona diversificati,risultando polo di attrazione di professionalità molto specializzate.Un’area attorno alla quale si stanno sv<strong>il</strong>uppando numerosi servizi aggiuntivirispetto a quelli di fruizione del territorio <strong>in</strong> senso lato è quella del sup-158


I SERVIZI TERRITORIALI E LE PROFESSIONALITÀ A SUPPORTO DELLE DINAMICHE DI SVILUPPO RURALEporto diretto all’attività agrituristica, diffusamente documentati nelle pag<strong>in</strong>eche precedono che qui accenniamo, si tratta <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e d’importanza, dipulizie e lavanderia, ristorazione, noleggio, giard<strong>in</strong>aggio, gestione delle prenotazioni.Il raggiungimento degli obiettivi perseguiti dalla strategia di sv<strong>il</strong>uppo ruraledi qualità e <strong>il</strong> soddisfacimento delle nuove esigenze del “consumatorerurale” non può presc<strong>in</strong>dere dall’implementazione di attività di comunicazionee market<strong>in</strong>g.La comunicazione può essere <strong>in</strong>terna alle aziende e al sistema locale rurale,e volta alla <strong>in</strong>dividuazione e condivisione degli obiettivi verso <strong>il</strong> quale <strong>il</strong> sistemadeve esplicare la sua attività. In questo caso è fondamentale la presenzanel sistema di soggetti che siano <strong>in</strong> grado di adottare le tecniche comunicativepiù adeguate per superare le resistenze al cambiamento, nonché <strong>in</strong> gradogestire i processi di negoziazione <strong>in</strong> modo da generare consenso.I dest<strong>in</strong>atari della comunicazione sono tuttavia anche soggetti esterni alsistema, ovvero i fruitori dei beni e di servizi che <strong>il</strong> sistema stesso produce.In questo caso la comunicazione si associa spesso a politiche di market<strong>in</strong>g.Gli attori che promuovono tali attività sono solitamente diversi da quelliagricoli, e generalmente rappresentati dall’<strong>in</strong>dustria di trasformazione, <strong>il</strong>dettaglio tradizionale, i mercati all’<strong>in</strong>grosso, la grande distribuzione organizzata,e/o le organizzazioni di rappresentanza.Le <strong>in</strong>terviste effettuate hanno messo <strong>in</strong> luce come tali politiche, quando presenti,siano effettuate generalmente al di fuori delle aree rurali, mentresarebbero necessari ulteriori <strong>in</strong>terventi di comunicazione al consumatoreanche all’<strong>in</strong>terno delle aree stesse. Ciò anche considerando <strong>il</strong> fatto che <strong>il</strong>riacquisito contatto diretto con <strong>il</strong> consumatore, grazie all’agriturismo e alturismo rurale, restituisce anche all’agricoltore opportunità di comunicazionerelativamente alle caratteristiche qualitative dei prodotti e dei processiproduttivi, ma anche relativamente alle risorse del territorio.Anche l’istituzione di punti <strong>in</strong>formativi, l’apertura alla visita di alcuneaziende, o <strong>in</strong>terventi diretti da parte dei ristoratori e delle strutture di ospitalità,appositamente formate potrebbero contribuire a una comunicazionemirata all’<strong>in</strong>terno del territorio.Infatti l’<strong>in</strong>dividuazione degli strumenti di comunicazione ut<strong>il</strong>izzati è fondamentale.Gli effetti della comunicazione possono essere diversi se gli strumentisono simmetrici (faccia a faccia, telefono, posta elettronica) nel cuicaso la comunicazione è bidirezionale, o se sono asimmetrici (televisione,radio, stampa) e la comunicazione è unidirezionale.La complessità dei processi di comunicazione e market<strong>in</strong>g necessita di figuredi esperti, la cui carenza all’<strong>in</strong>terno dei sistemi rurali è stata più volte sottol<strong>in</strong>eatanel corso delle <strong>in</strong>terviste e <strong>in</strong> particolare, nell’ambito del focusgroup, <strong>in</strong> cui è emersa la necessità di esperti di market<strong>in</strong>g territoriale, <strong>in</strong>grado di promuovere <strong>il</strong> prodotto <strong>in</strong>sieme al territorio di provenienza, e di cuipotrebbero avvalersi le aziende di trasformazione e commercializzazione dimaggiori dimensioni.Il funzionamento del sistema locale di qualità non può presc<strong>in</strong>dere dall’esistenzadi alcune attività sistemiche che mettano <strong>in</strong> rete attività svolte all’<strong>in</strong>ternodel sistema da settori economici e soggetti diversi. L’esistenza di attivitàsistemiche deve basarsi sulla presenza di figure sistemiche <strong>in</strong> grado diprogettare e gestire <strong>in</strong>iziative di carattere collettivo. Se gli elementi di forzadel sistema sono rappresentati dal suo hardware, ovvero dalle risorse endo-159


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEgene (prodotti tipici, paesaggio, antichi mestieri, ecc.) che caratterizzano <strong>il</strong>territorio e sono strettamente legate ad esso manca spesso per <strong>il</strong> suo funzionamentoun software adeguato (Me<strong>in</strong>i et al., 2001).Si tratta <strong>in</strong> alcuni casi di attivare processi di sv<strong>il</strong>uppo <strong>in</strong>iziando dalla creazionee/o dal rafforzamento della comunità, e <strong>in</strong> altri casi di <strong>in</strong>dividuare etrasmettere degli elementi s<strong>in</strong>ergici tra la pluralità di soggetti che svolgonole diverse attività all’<strong>in</strong>terno del sistema.Abbiamo visto come l’offerta di un paniere di beni e servizi al consumatoregeneri un surplus maggiore della somma dei surplus di ciascun bene o serviziovenduto separatamente. Un’attività molto esemplificativa <strong>in</strong> questosenso è rappresentata dalle Strade del V<strong>in</strong>o, ovvero percorsi entro territoriad alta vocazione vitiv<strong>in</strong>icola caratterizzati, oltre che da vigneti e cant<strong>in</strong>e diaziende agricole, da attrattive naturalistiche, culturali e storiche particolarmentesignificative ai f<strong>in</strong>i di un’offerta enoturistica <strong>in</strong>tegrata.Nell’ambito delle Strade del V<strong>in</strong>o le cant<strong>in</strong>e associate sono aperte al pubblico,le attività di ricezione e ospitalità svolte da aziende agricole che hannosottoscritto <strong>il</strong> discipl<strong>in</strong>are delle Strade rientrano tra quelle agrituristiche;tali attività possono comprendere anche la degustazione dei prodotti aziendalie l’organizzazione di attività ricreative, culturali e didattiche, purché afavore degli ospiti aziendali.L’offerta congiunta di questo paniere di beni e servizi si basa <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>mentesu d<strong>in</strong>amiche aggregative che sono spesso attivate da figure di <strong>in</strong>termediazioneo sistemiche.“Poi c’è bisogno di figure sistemiche, nel senso di persone che sappiano raccordarele varie <strong>in</strong>iziative e risorse presenti sul territorio, o che raccord<strong>in</strong>ol’offerta tra più strutture agrituristiche e non” (Associazione di categoria).Tali figure sono state da alcuni def<strong>in</strong>ite “fac<strong>il</strong>itatori”, descritti come addettialla rimozione delle barriere di comunicazione orizzontale o verticale(Brunori et al., 2003) o anche solo “animatori”, nel caso <strong>in</strong> cui la loro funzionesia solo quella di attivare una comunicazione orizzontale volta alla generazionedi d<strong>in</strong>amiche di tipo collettivo.L’attività di animazione rurale costituisce anch’essa la base del funzionamentodel sistema. Se ne possono dist<strong>in</strong>guere due tipologie: una aziendaleche co<strong>in</strong>volge più direttamente le strutture ricettive e una territoriale rivoltaa tutti i turisti e i residenti dell’area. È <strong>in</strong> particolare quest’ultima che,rendendo necessario <strong>il</strong> co<strong>in</strong>volgimento e <strong>il</strong> coord<strong>in</strong>amento di più soggetti,richiede maggiori capacità di creazione di d<strong>in</strong>amiche territoriali.Le <strong>in</strong>terviste hanno evidenziato anche la carenza di una vera e propria figuradi project manager locale, <strong>in</strong>teso sia come colui che def<strong>in</strong>isce progetti perorientare l’azione degli operatori presenti sul territorio e altresì attivi ungruppo di soggetti per le prime fasi di pianificazione di un progetto <strong>in</strong>novativoe/o per la def<strong>in</strong>izione delle priorità di <strong>in</strong>tervento (def<strong>in</strong>izione di unastrada del v<strong>in</strong>o, creatore di pacchetti turistici) o anche come colui che gestisceprogetti ovvero dei flussi di relazioni dest<strong>in</strong>ate a coord<strong>in</strong>are l’azione dipiù attori su tematiche e f<strong>in</strong>alità specifiche di f<strong>il</strong>iera o di sistema, come adesempio la figura dell’animatore nelle Strade del v<strong>in</strong>o e dei sapori.“Mancano manager d’area che facciano da punto di riferimento per <strong>il</strong> territorio,che siano <strong>in</strong> grado di allestire pacchetti o di dare <strong>in</strong>formazioni, di fare<strong>in</strong>termediazionie per le m<strong>il</strong>le esigenze che ci possono essere”.È chiara la funzione che potrebbe avere <strong>in</strong> questa direzione un’agenzia di160


I SERVIZI TERRITORIALI E LE PROFESSIONALITÀ A SUPPORTO DELLE DINAMICHE DI SVILUPPO RURALE<strong>in</strong>com<strong>in</strong>g che costruisce pacchetti turistici coord<strong>in</strong>ando un <strong>in</strong>sieme variab<strong>il</strong>ed’imprese a seconda delle esigenze del cliente.“Maremma con amore, le tre strade del v<strong>in</strong>o, ecc. hanno dato vita alla costruzionedi cento pacchetti … sono fruib<strong>il</strong>i e realizzati anche grazie ad una collaborazionetra aziende … <strong>il</strong> problema è di strutturare questi pacchetti esoprattutto di spiegarli … non c’è personale specializzato”.Anche le organizzazioni professionali e le organizzazioni di categoria detengonoun loro ruolo fondamentale nel contesto descritto. Una crescente attivitàviene svolta nell’animazione e nella fac<strong>il</strong>itazione, pensiamo al loro ruoload esempio nella ideazione e partecipazione alla gestione di numerosiProgetti Leader, nella creazione delle d<strong>in</strong>amiche prelim<strong>in</strong>ari alla richiesta dialcune denom<strong>in</strong>azioni di orig<strong>in</strong>e.Esse forniscono <strong>in</strong>oltre servizi sia di primo livello, che scaturiscono da unrapporto personale tra utente e fornitore di servizi, sia di secondo livello, icui dest<strong>in</strong>atari sono soprattutto le strutture di primo livello (Brunori et al.,2003), ad esempio formazione dei tecnici, consulenza alla progettazione ealla gestione dei progetti, ecc.Tra i servizi di primo livello le organizzazioni offrono un aus<strong>il</strong>io per i problemigestionali, ma anche un supporto nell’adattamento al mercato, <strong>in</strong>risposta alle tendenze derivanti dalla globalizzazione e dalla crescente competizione,nell’adeguamento alle normative ambientali, igienico sanitarie,nell’accesso alle opportunità di f<strong>in</strong>anziamento offerte dall’operatore pubblicoe creditizio, ecc.È anche importante sottol<strong>in</strong>eare come l’operatore pubblico abbia l’onere disupportare i processi di sv<strong>il</strong>uppo rurale, con la propria diretta operatività.Esso può assolvere alla funzione di fac<strong>il</strong>itatore, può disegnare, concertare esostenere percorsi di sv<strong>il</strong>uppo rurale. In questa direzione sono richiesteanche all’<strong>in</strong>terno della pubblica amm<strong>in</strong>istrazione figure professionali adhoc, ovvero esperti di sv<strong>il</strong>uppo rurale, che siano <strong>in</strong> grado di assolvere allefunzioni sopracitate.Sono poi necessari anche <strong>in</strong>terventi di sostegno economico delle <strong>in</strong>iziative,soprattutto laddove gli oneri dello start up siano <strong>in</strong>sostenib<strong>il</strong>i (giovaniimprenditori), oppure nei casi <strong>in</strong> cui la redditività dell’attività non sia taleda coprirne i costi (promozione del territorio, alcuni <strong>in</strong>terventi formativi,gestione di alcune risorse territoriali).Nel paragrafo che segue analizzeremo un caso particolare dell’<strong>in</strong>terventopubblico della <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> a favore dell’imprenditoria giovan<strong>il</strong>e <strong>in</strong> agricoltura,per attività diverse da quelle colturali e zootecniche, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea conl’accezione multifunzionale dell’agricoltura che è alla base dello sv<strong>il</strong>upporurale di qualità.L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta si è conclusa con una specifica richiesta sulla domanda diformazione esistente. Piena convergenza vi è stata sulla necessità di acquisizionedi alcune competenze di base sia da parte degli imprenditori che de<strong>il</strong>avoratori dipendenti con riferimento alla conoscenza delle l<strong>in</strong>gue e all’<strong>in</strong>formatica,alle normative igienico-sanitarie e alla sicurezza e al supporto allagestione fiscale e tributaria. Per quanto concerne l’erogazione è stata sottol<strong>in</strong>eatala necessità di corsi di breve durata cui possano rispondere soggettiattivi nel mercato del lavoro senza un impegno eccessivamente oneroso.La domanda di formazione espressa dagli imprenditori relativamente alproprio personale non esaurisce comunque l’analisi dei fabbisogni formativigenerati nell’agricoltura toscana e nel mondo rurale toscani, che si estendo-161


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEno ad esempio all’<strong>in</strong>nalzamento delle stesse capacità imprenditoriali, adattività <strong>in</strong>novative e a quelle <strong>in</strong> grado di valorizzare le relazioni sistemichetra le imprese e <strong>il</strong> contesto circostante.In effetti la panoramica circa i fabbisogni professionali e formativi emersadall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e presso i testimoni priv<strong>il</strong>egiati appare più complessa di quantoespresso dalle aziende, soprattutto agrituristiche, anche <strong>in</strong> virtù del fattoche gli <strong>in</strong>tervistati, grazie al ruolo da essi ricoperto, possono osservare ambitipiù ampi di quanto sia possib<strong>il</strong>e per <strong>il</strong> s<strong>in</strong>golo imprenditore.In generale è stata sottol<strong>in</strong>eata l’evoluzione delle richieste formative degliimprenditori avvenuta negli ultimi anni con particolare riguardo all’agriturismo.Il fatto che vi siano molte donne nell’agriturismo, numerose dellequali provenienti da esperienze svolte al di fuori del settore agricolo e dotatedi un livello di istruzione medio-alto, cambia la tipologia di fabbisogno formativoespresso.Secondo i testimoni priv<strong>il</strong>egiati, <strong>il</strong> market<strong>in</strong>g aziendale (promozione e comunicazione)è una delle aree più richieste, ciò <strong>in</strong> quanto – come visto nel capitolo2 – con l’affermarsi del modello dello sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità l’agricoltorediventa protagonista e recupera spesso <strong>il</strong> contatto diretto con <strong>il</strong> consumatore.Non è pertanto strano che tra i fabbisogni formativi maggiormenterichiesti vi sia quello della comunicazione nelle sue diverse dimensioni:confezionamento e presentazione dei prodotti aziendali, e-commerce,sistemazione dell’azienda per l’accoglienza degli ospiti, arredamento, guide.Altre aree critiche emerse nel corso delle <strong>in</strong>terviste sono: quella delle ab<strong>il</strong>itàrelazionali per l’<strong>in</strong>trattenimento (saper comunicare con bamb<strong>in</strong>i, come fareattività fisica, cosa dare da mangiare, come mettere <strong>in</strong> sicurezza le aree) eper <strong>il</strong> co<strong>in</strong>volgimento nei vari aspetti della vita dell’azienda (vendemmia,frangitura dell’olio, smielatura); quella della costruzione e gestione di percors<strong>in</strong>aturalistici (botanica, zoologia, osservazione della fauna selvatica);quella dell’<strong>in</strong>formatica per la comunicazione e la promozione delle attivitàagricole e agrituristiche.Sempre con particolare riguardo all’agriturismo è necessaria anche una competenzagenerale sulle caratteristiche ambientali,culturali,artistiche del territorio,perché l’imprenditoreagrituristico è un po’ anche animatore del territorio e dunque non solo deveconoscere la storia e le caratteristiche del territorio, ma anche i servizi offerti nell’arcodella permanenza del turista.Meritano anche di essere citati i corsi relativi alle tradizioni eno-gastronomicherivolti alle strutture ricettive e della ristorazione <strong>in</strong> modo che possanoessere soggetti attivi nella presentazione, nella comunicazione e nellapromozione dei prodotti tradizionali e tipici locali.Abbiamo <strong>in</strong>dividuato <strong>il</strong> fabbisogno di competenze e di formazione specificacon riferimento alle figure maggiormente carenti nell’ambito dello sv<strong>il</strong>upporurale di qualità.Rimane tuttavia molto sfumato, soprattutto <strong>in</strong> alcuni casi, <strong>il</strong> conf<strong>in</strong>e tranuove competenze e nuova figura professionale, ovvero non è sempre chiaroquanto sia l’imprenditore a dover acquisire maggiori competenze <strong>in</strong> ambitianche molto diversificati e quanto <strong>in</strong>vece risult<strong>in</strong>o necessarie figure professionalispecializzate. Rimangono dunque aperti alcuni quesiti:– maggiori competenze o nuove figure professionali?– <strong>in</strong>ternalizzazione delle figure o esternalizzazione e acquisizione di servizi?– “servizio” a gestione pubblica o “servizio” a gestione privata?162


I SERVIZI TERRITORIALI E LE PROFESSIONALITÀ A SUPPORTO DELLE DINAMICHE DI SVILUPPO RURALEPurtroppo la risposta a questi quesiti non è univoca e dipende <strong>in</strong> parte dalsistema locale di riferimento e/o anche dalla redditività dell’attività economicae/o della s<strong>in</strong>gola impresa e necessita dunque di una valutazione specificadi caso, che va ald<strong>il</strong>à degli obiettivi di questo lavoro.Tabella 99. Classificazione delle figure professionali richieste nei sistemi rurali di qualità.Supporto attività produzione,trasformazione, commercializzazione– Trattoristi– Potatori– Confezionatori– Magazz<strong>in</strong>ieriSupporto agriturismo– Pulizie (locali/pisc<strong>in</strong>e)– Mantenimento del verde– Ristorazione– Gestione prenotazioniComunicazione e market<strong>in</strong>g– Esperto <strong>in</strong> comunicazione– Esperto market<strong>in</strong>g territorialeQualità e tipicità– Esperti di certificazione (biologico e denom<strong>in</strong>azionidi orig<strong>in</strong>e)– Consulente <strong>in</strong> servizi di qualificazione– Sommelier– Agricoltore custode– “Custode” antichi mestieri– “Docenti” e organizzatori corsi di cuc<strong>in</strong>a– “Docenti” e organizzatori corsi diartigianato ruraleAmbiente e territorio– Animatore ambientale– Guida ambientale– Guida equestre– Guida turistica– Consulenti per fattorie didattiche, terapeutiche, beautyfarm– “Docenti” e organizzatori corsi di cuc<strong>in</strong>a, artigianatorurale, arredoFigure sistemiche– Fac<strong>il</strong>itatori– Animatori– Project manager localiFig. 22 - Componenti e attività del sistema rurale di qualità.163


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEFig. 23 - Il sistema rurale di qualità – Le figure professionali richieste.5.4 Il ruolo della <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> per favorire l’accesso dei giovani alle attivitàagricole: <strong>il</strong> caso della L.R. 23/98164Abbiamo visto come lo sv<strong>il</strong>uppo rurale di qualità non sia centrato su unaprospettiva agrocentrica, ma trovi <strong>il</strong> suo fondamento nella valorizzazionedelle risorse specifiche di un determ<strong>in</strong>ato territorio al f<strong>in</strong>e dello sv<strong>il</strong>uppo delsuo sistema economico locale.Tale valorizzazione si può realizzare tramite l’avvio di nuove attivitàimprenditoriali di servizio all’agricoltura e di supporto al territorio, che permettanodi arricchire <strong>il</strong> contenuto paniere di beni e servizi offerti e/o di trovareall’<strong>in</strong>terno di esso una migliore coesione e s<strong>in</strong>ergia.L’avvio di nuove attività si scontra spesso con alcuni v<strong>in</strong>coli, tra cui emergonole difficoltà di accesso ai f<strong>in</strong>anziamenti e al credito e la frag<strong>il</strong>ità del progettoimprenditoriale che fanno spesso naufragare <strong>il</strong> progetto prima ancorache esso sia varato. Si creano così delle “sacche di imprenditorialità potenzialenegata che rappresentano un costo sociale per l’economia regionale”(<strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, 2000, pag. 46).L’operatore pubblico può dunque avere un ruolo fondamentale soprattuttonella fase di avvio delle <strong>in</strong>iziative guidando e supportando la progettualitàdegli attori locali <strong>in</strong> questa nuova prospettiva. Tale supporto può realizzarsisia attraverso un tutoraggio alle imprese per l’elaborazione dei progettti, sianell’abbattimento delle barriere <strong>in</strong>formative attraverso <strong>il</strong> sistema della formazione,sia ancora attraverso l’abbattimento delle barriere f<strong>in</strong>anziarie conf<strong>in</strong>anziamenti diretti e/o con strumenti che dim<strong>in</strong>uiscano <strong>il</strong> rischio degliimprenditori nell’accesso al credito erogato dal settore bancario.Numerosi sono gli strumenti normativi a supporto dei giovani che voglianoavviare nuove attività imprenditoriali, tuttavia <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> <strong>il</strong> legislatore havoluto varare uno specifico <strong>in</strong>tervento, la Legge Regionale 23/98 che istituiscespecifiche misure di aiuto per favorire l’accesso dei giovani alle attivitàagricole, di servizio per l’agricoltura e di supporto al territorio rurale.


I SERVIZI TERRITORIALI E LE PROFESSIONALITÀ A SUPPORTO DELLE DINAMICHE DI SVILUPPO RURALEPer questo motivo cercheremo di approfondire <strong>in</strong> questa sede <strong>il</strong> ruolo chequesto strumento ha avuto <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>. L’analisi che segue cerca di valutarelo stato di attuazione dell’<strong>in</strong>tervento, <strong>in</strong> base all’elaborazione dei dati forniticidalla Fidi <strong>Toscana</strong>. Purtroppo non è stato possib<strong>il</strong>e un approfondimentoanche di tipo qualitativo per descrivere le caratteristiche e la direzione dellenuove <strong>in</strong>iziative imprenditoriali, attraverso l’analisi dei progetti, per motiv<strong>il</strong>egati alla normativa sulla privacy.La L.R. 23/98 si pone l’obiettivo di favorire l’accesso dei giovani alle attivitàagricole e a quelle di servizio per l’agricoltura e di supporto al territoriorurale; nonché di favorire l’uso sostenib<strong>il</strong>e del territorio tramite uno sv<strong>il</strong>uppoagricolo, <strong>in</strong>tegrato con le risorse ambientali, sociali e storico-culturali.Per <strong>il</strong> raggiungimento di questi obiettivi, la legge prevede le seguenti l<strong>in</strong>eepr<strong>in</strong>cipali di <strong>in</strong>tervento:– Costituzione e avviamento di nuove imprese agricole con contributi per<strong>in</strong>vestimenti per attività diverse da quelle colturali e zootecniche (art. 6).Le attività, che devono comunque essere direttamente connesse all’agricolturaed all’ambiente, con le tradizioni culturali, storiche e produttivetipiche del territorio rurale ove si <strong>in</strong>tende svolgerle, comprendono:a) piccolo artigianato connesso all’uso ed alla valorizzazione delle risorselocali del territorio;b) conservazione dello spazio naturale e dell’ambiente rurale;c) esercizio di arti e mestieri antichi;d) divulgazione delle tipicità agroambientali, naturalistiche e ricreativedell’ambiente rurale;e) addestramento di animali da adibire ad uso di lavoro, di ricreazione esportivo, nell’ambito dell’esercizio <strong>in</strong> proprio di attività agrituristiche o diservizio per imprese agricole e/o a carattere turistico ricreative.– Potenziamento delle imprese agricole esistenti tramite l’acquisto dellaproprietà di terreni agricoli <strong>in</strong> arrotondamento, con esclusione della formazionedella proprietà coltivatrice (art. 8). Gli articoli 6 e 8 sono cumulab<strong>il</strong>i.– Costituzione e avviamento di nuove imprese ed associazioni per attivitàdi servizio per l’agricoltura e di supporto al territorio rurale (art. 9) e perla realizzazione di progetti di valorizzazione ai sensi della L.R. 9/97, relativaalla valorizzazione ed all’alienazione di beni del patrimonio agricoloforestale(art.10).– Riconversione delle produzioni agricole al “biologico” (art. 11).Per quanto concerne la tipologia ed entità dell’aiuto: la forma dell’aiuto consiste<strong>in</strong> un contributo alle spese considerate ammissib<strong>il</strong>i. Le percentualimassime di contribuzione sono: 35% per gli <strong>in</strong>vestimenti realizzati nellezone non svantaggiate e montane; 50/55% per gli <strong>in</strong>vestimenti realizzat<strong>in</strong>elle zone svantaggiate e montane oltre/entro 5 anni dall’<strong>in</strong>sediamento.L’importo massimo ammissib<strong>il</strong>e del contributo è pari a 51.646 euro per gli<strong>in</strong>terventi di cui agli artt. 6 e 8; 103.291 euro per gli <strong>in</strong>terventi previsti dall’art.9; 206.583 euro per gli <strong>in</strong>terventi ex art. 10. Per l’art. 11 è previsto unpremio rapportato ad ettaro di superficie da riconvertire, <strong>il</strong> cui importo massimoè pari a 25.823 euro. Per le zone montane e svantaggiate <strong>il</strong> premio è<strong>in</strong>crementato del 30%.L’ente erogatore è la <strong>Regione</strong>, che per la concessione delle agevolazioni f<strong>in</strong>anziariesi avvale della Fidi <strong>Toscana</strong>.Per quanto concerne lo stato di attuazione elaborando i dati forniti dalla Fidi165


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANE<strong>Toscana</strong> si è potuto notare come siano state effettuate dall’<strong>in</strong>izio dell’operatività628 domande di cui sono state f<strong>in</strong>anziate 485, pari al 77%, per un totaledi 9,0 m<strong>il</strong>ioni di euro di contributi che hanno attivato <strong>in</strong>vestimenti pari a17,8 m<strong>il</strong>ioni di euro. Il contributo medio è stato di 18,5 migliaia di euro conuna percentuale media di contributo del 50,3%.Andando ad analizzare i dati più <strong>in</strong> profondità si nota come a livello territoriale<strong>il</strong> maggior numero di domande siano state effettuate nella prov<strong>in</strong>ciadi Siena (97 domande pari al 20%), seguita da Arezzo (77 domande parial15,9%), Grosseto (76 domande pari al 15,7%), Massa (51 domande, 10,5%), Livorno (48 domande, 9,9%) e Lucca (41 domande, 8,5%).Tabella 100. Stato di attuazione della L.R. 23/98 nelle prov<strong>in</strong>ce toscane.Domande Investimenti TotalePres. F<strong>in</strong>anzi. % Investim. Contrib. % Add. Add. Var. %ante postArezzo 92 77 15,9 2.687 1.416 15,8 13 29 123,1Firenze 48 30 6,2 1.397 816 9,1 30 34 13,3Grosseto 99 76 15,7 2.237 1.288 14,4 65 79 21,5Livorno 58 48 9,9 1.697 653 7,3 1 7 600,0Lucca 59 41 8,5 1.964 1.263 14,1 42 52 23,8Massa 61 51 10,5 1.084 706 7,9 14 10 -28,6Pisa 41 36 7,4 917 448 5,0 35 48 37,1Prato 6 5 1,0 244 159 1,8 4 23 475,0Pistoia 24 24 4,9 862 429 4,8 10 14 40,0Siena 140 97 20,0 4.740 1.787 19,9 28 45 60,7TOTALE 628 485 100,0 17.829 8.965 100,0 242 341 40,9Fonte: nostre elaborazioni su dati Fidi <strong>Toscana</strong>.166Con riferimento alla dest<strong>in</strong>azione degli <strong>in</strong>vestimenti, <strong>il</strong> maggior numero didomande è stato f<strong>in</strong>anziato ai sensi dell’art. 6, relativo all’avviamento d<strong>in</strong>uove imprese agricole per attività diverse da quelle colturali e zootecniche,con 120 domande f<strong>in</strong>anziate per un totale di contributi pari a 3,3 m<strong>il</strong>ioni dieuro che hanno attivato <strong>in</strong>vestimenti per 6,2 m<strong>il</strong>ioni di euro. Il maggiornumero di domande sono state f<strong>in</strong>anziate nella prov<strong>in</strong>cia di Lucca (27domande) seguita da Grosseto (20 domande) e Siena (17 domande).Anche per <strong>il</strong> potenziamento delle imprese agricole esistenti tramite l’acquistodella proprietà di terreni agricoli <strong>in</strong> arrotondamento (art. 8) sono statef<strong>in</strong>anziate 104 domande per un totale di 2,7 m<strong>il</strong>ioni di euro di contributi e7,5 m<strong>il</strong>ioni di euro di <strong>in</strong>vestimenti attivati.Gli aiuti per la riconversione al biologico hanno fatto registrare 81 domandef<strong>in</strong>anziate per un totale di contributi pari a 0,96 m<strong>il</strong>ioni di euro, di cui lamaggior parte a Grosseto (20 domande), seguita da Livorno e Massa con 12domande ciascuna.Solo 29 domande sono state f<strong>in</strong>anziate per la costituzione e l’avviamento d<strong>in</strong>uove imprese ed associazioni per attività di servizio per l’agricoltura e di supportoal territorio rurale (art. 9) e per la realizzazione di progetti di valorizzazioneai sensi della L.R. 9/97, relativa alla valorizzazione ed all’alienazione dibeni del patrimonio agricolo-forestale (art. 10). Tuttavia i contributi totali sonopari a 1,7 m<strong>il</strong>ioni di euro per 2,3 m<strong>il</strong>ioni di euro di <strong>in</strong>vestimenti attivati.


I SERVIZI TERRITORIALI E LE PROFESSIONALITÀ A SUPPORTO DELLE DINAMICHE DI SVILUPPO RURALEI dati forniti ci permettono di effettuare una valutazione anche sugli effettipotenziali dei nuovi <strong>in</strong>vestimenti sull’occupazione. Risulta un <strong>in</strong>crementototale di occupati di 99 unità (+40,9% del totale occupati).L’<strong>in</strong>cremento degli occupati riguarda pr<strong>in</strong>cipalmente i progetti per le attivitàdi servizio all’agricoltura (art. 9), con una variazione di 38 addetti,seguito dalla creazione di nuove imprese (art. 6) con un aumento di 34 unitàe dal potenziamento delle imprese esistenti (art. 8) con un aumento di 18addetti.Considerata la natura dei progetti, legati ad attività connesse a quelle produttive,i dati sullo stato di attuazione sono molto <strong>in</strong>coraggianti: lasciandotrasparire capacità e <strong>in</strong>iziativa <strong>in</strong> progettualità <strong>in</strong>novative e una propensioneall’<strong>in</strong>vestimento che spesso non è caratteristica del settore agricolo, ovegli obiettivi di sicurezza del reddito e la scarsa propensione al rischio spessofrenano i nuovi <strong>in</strong>vestimenti.La L.R. 23/98 sembra dunque rappresentare <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> un’opportunitàimportante per i giovani. Soprattutto gli artt. 6 e 9, f<strong>in</strong>anziando progetti chediversificano l’attività dell’impresa agricola e avviano attività di servizio perl’agricoltura e per <strong>il</strong> supporto del territorio rurale, sembrano aver stimolato<strong>in</strong>iziative che altrimenti non sarebbero state realizzate 14 .Fig. 24 - Variazione numero di addetti per gli <strong>in</strong>terventi della Legge 23/98.Fonte: nostre elaborazioni su dati Fidi <strong>Toscana</strong>.14L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta appositamente svolta ci ha permesso di apprendere di alcune <strong>in</strong>iziativemolto particolari f<strong>in</strong>anziate con la legge come <strong>in</strong>terventi per la doma dei cavalli o l’addestramentodei cani da caccia, ai sensi dell’art.6, o ancora ai sensi dell’art.9 vogliamo citare <strong>il</strong>f<strong>in</strong>anziamento della realizzazione di it<strong>in</strong>erari didattici ambientali o storico culturali per agriturismie scuole e di attrezzature e arredi per attività didattiche per disab<strong>il</strong>i, nonché <strong>in</strong>terventipromozionali su web.167


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 101. Domande effettuate e f<strong>in</strong>anziate sulla L.R. 23/98 al giugno 2003 per prov<strong>in</strong>cia e articolo.Art. 6 Art. 6 + 8 Art. 8 Art. 9 Art. 10 Art. 11 TotaleDomande Domande Domande Domande Domande Domande DomandeF<strong>in</strong>anz. F<strong>in</strong>anz. F<strong>in</strong>anz. F<strong>in</strong>anz. F<strong>in</strong>anz. F<strong>in</strong>anz. F<strong>in</strong>anz.Tot. % Tot. % Tot. % Tot. % Tot. % Tot. % Tot. %Arezzo 13 10 8,3 30 26 25,0 7 6 22,2 2 1 50 3 2 92 77 15,9Firenze 10 7 5,8 1 1 10 6 5 4,8 1 1 3,7 22 9 48 30 6,2Grosseto 26 20 16,7 18 13 12,5 6 5 18,5 25 20 99 76 15,7Livorno 11 8 6,7 8 8 7,7 6 6 22,2 19 12 58 48 9,9Lucca 35 27 22,5 9 7 70 3 0 0,0 0,0 59 41 8,5Massa 11 7 5,8 18 15 14,4 1 1 3,7 12 12 61 51 10,5Pisa 12 11 9,2 1 1 10 1 1 1,0 5 5 18,5 15 11 41 36 7,4Prato 3 3 2,5 0,0 1 1 3,7 1 6 5 1,0Pistoia 10 10 8,3 1 1 10 3 3 2,9 0,0 6 6 24 24 4,9Siena 30 17 14,2 38 33 31,7 2 2 7,4 2 1 50 28 9 140 97 20,0TOTALE161 120 100,0 12 10 100 125 104 100,0 29 27 100,0 4 2 100 131 81 628 485 100,0Art. 6 – Costituzione e avviamento nuove imprese agricole.Art. 8 – Potenziamento delle imprese agricole esistenti.Art. 9 – Regime di aiuto per le attività di servizio e di supporto.Art. 10 – Progetti di valorizzazione ex L.R. 9/97 (Valorizzazione e alienazione dei beni del patrimonio agricolo e forestale).Art. 11 – Aiuto alla riconversione al biologico.Fonte: nostre elaborazioni su dati Fidi <strong>Toscana</strong>.168


I SERVIZI TERRITORIALI E LE PROFESSIONALITÀ A SUPPORTO DELLE DINAMICHE DI SVILUPPO RURALETabella 102. Investimenti e contributi nella L.R. 23/98 al giugno 2003 per prov<strong>in</strong>cia e articolo di riferimento (migliaia di euro).Art. 6 Art. 6 + 8 Art. 8 Art. 9 Art. 10 Art. 11 TotaleInvest. Contr. % Invest Contr. % Invest. Contr. % Invest. Contr. % Invest. Contr. % Invest. Contr. % Invest. Contr. %Arezzo 665 365 11,1 0,0 1338 646 23,7 496 300 21,5 160 80 27,9 28 25 2,6 2.687 1.416Firenze 458 239 7,3 391 268 89,3 336 144 5,3 90 68 4,9 0,0 122 97 10,1 1.397 816Grosseto 852 459 13,9 0,0 527 226 8,3 606 352 25,2 0,0 252 251 26,1 2.237 1.288Livorno 611 279 8,5 0,0 930 218 8,0 0,0 0,0 156 156 16,3 1.697 653Lucca 1227 787 23,9 0,0 48 30 1,1 689 446 32,0 0,0 0,0 1.964 1.263Massa 253 184 5,6 0,0 692 401 14,7 71 53 3,8 0,0 68 68 7,1 1.084 706Pisa 525 183 5,6 24 8 2,7 10 4 0,1 253 148 10,6 0,0 105 105 10,9 917 448Prato 173 116 3,5 0,0 0,0 56 28 2,0 0,0 15 15 1,6 244 159Pistoia 559 264 8,0 43 24 8,0 182 63 2,3 0,0 0,0 78 78 8,1 862 429Siena 834 420 12,7 0,0 3401 995 36,5 0,0 400 207 72,1 105 165 17,2 4.740 1.787TOTALE 6157 3296 100,0 458 300 100,0 7464 2727 100,0 2261 1395 100,0 560 287 100,0 929 960 100,0 17.829 8.96515,89,114,47,314,17,95,01,84,819,9100,0Art. 6 – Costituzione e avviamento nuove imprese agricole.Art. 8 – Potenziamento delle imprese agricole esistenti.Art. 9 – Regime di aiuto per le attività di servizio e di supporto.Art. 10 – Progetti di valorizzazione ex L.R. 9/97 (Valorizzazione e alienazione dei beni del patrimonio agricolo e forestale).Art. 11 – Aiuto alla riconversione al biologico.Fonte: nostre elaborazioni su dati Fidi <strong>Toscana</strong>.169


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 103. Variazione numero di addetti conseguente all’attuazione della L.R. 23/98 al giugno 2003 per prov<strong>in</strong>cia e articolo di riferimento (migliaia di euro).Art. 6 Art. 6 + 8 Art. 8 Art. 9 Art. 10 Art. 11 TotaleAdd. Add. % Add. Add. % Add. Add. % Add. Add. % Add. Add. % Add. Add. % Add. Add.ante post ante post ante post ante post ante post ante post ante post %Arezzo 5 7 5,6 0 7 13 23,2 1 7 8,5 0 2 22,2 0 0 0,0 13 29Firenze 5 6 4,8 0 0 0 0 2 3,6 0 0 0,0 0,0 25 26 39,4 30 34Grosseto 26 28 22,6 0 9 11 19,6 10 16 19,5 0,0 20 24 36,4 65 79Livorno 0 2 1,6 0 0 4 7,1 0,0 0,0 1 1 1,5 1 7Lucca 27 29 23,4 2 2 50 0 0 0,0 13 21 25,6 0,0 0,0 42 52Massa 0 0 0,0 0 14 10 17,9 0,0 0,0 0 0 0,0 14 10Pisa 5 12 9,7 2 2 50 0 0 0,0 19 23 28,0 0,0 9 11 16,7 35 48Prato 3 8 6,5 0 0,0 1 15 18,3 0,0 0,0 4 23Pistoia 8 9 7,3 0 0 0 2 5 8,9 0 0 0,0 0,0 0 0 0,0 10 14Siena 11 23 18,5 0 6 11 19,6 0,0 7 7 77,8 4 4 6,1 28 45123,113,321,5600,023,8- 28,637,1475,040,060,7TOTALE 90 124 100,0 4 4 100 38 56 100,0 44 82 100,0 7 9 100,0 59 66 100,0 242 34140,9Art. 6 – Costituzione e avviamento nuove imprese agricole.Art. 8 – Potenziamento delle imprese agricole esistenti.Art. 9 – Regime di aiuto per le attività di servizio e di supporto.Art. 10 – Progetti di valorizzazione ex L.R. 9/97 (Valorizzazione e alienazione dei beni del patrimonio agricolo e forestale).Art. 11 – Aiuto alla riconversione al biologico.Fonte: nostre elaborazioni su dati Fidi <strong>Toscana</strong>.170


I SERVIZI TERRITORIALI E LE PROFESSIONALITÀ A SUPPORTO DELLE DINAMICHE DI SVILUPPO RURALE5.5 Alcune considerazioni di s<strong>in</strong>tesiLe aree rurali della <strong>Toscana</strong>, soprattutto alcune, hanno subito importanticambiamenti, sia nella composizione sociale, che <strong>in</strong> quella settoriale (decl<strong>in</strong>odell’agricoltura), sia <strong>in</strong> quella culturale.Mentre f<strong>in</strong>o a non molto tempo fa la funzione dell’agricoltura (e delle altreattività economiche nelle aree rurali) era quella essenzialmente di produrremerci, prodotti per i residenti sia nelle aree rurali che (soprattutto) nellearee urbane, oggi assistiamo ad una situazione più differenziata, che vedel’agricoltura (e <strong>in</strong> buona parte anche altre attività economiche presenti sulterritorio) produrre sia merci che servizi, e partecipare alla riproduzione delcapitale sia fisico (terreni, abitazioni, strade, ecc.) che umano (conoscenza eprofessionalità) e socio-culturale.In s<strong>in</strong>tesi, all’agricoltura (e alle attività economiche nelle aree rurali) sirivolge oggi una domanda differenziata, espressione sia dei consumatoridelle città, che dei residenti, vecchi e nuovi, delle aree rurali.L’occasione è propizia per una differenziazione delle attività agricole e rurali,<strong>in</strong> direzione di una riqualificazione delle produzioni ma anche di una crescenteofferta di servizi <strong>in</strong>novativi che sappiano cogliere le nuove esigenzedella collettività <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di qualità non solo dei prodotti (aspetti igienicosanitari,qualità di eccellenza, caratterizzazione e tipicità, ecc.) ma anche deiprocessi produttivi, di ambiente e di paesaggio, di cultura, di servizi offerti.Innalzamento della qualità dell’offerta di beni e produzione di servizi <strong>in</strong>novativisono le grandi sfide da cogliere.Le aziende agricole che <strong>in</strong>traprendono percorsi di sv<strong>il</strong>uppo orientati allaqualificazione delle produzioni (specie su base territoriale) e all’<strong>in</strong>troduzionedi attività <strong>in</strong>novative legate ai servizi alla persona e di tipo ambientale,non possono basare la loro attività soltanto sulle (nuove) professionalità<strong>in</strong>terne all’azienda stessa, ma devono necessariamente appoggiarsi (a causadei caratteri strutturali delle stesse aziende agricole) su risorse umane eimprenditoriali presenti <strong>in</strong> ambito rurale.L’avvio di nuovi it<strong>in</strong>erari di sv<strong>il</strong>uppo locale/rurale richiede dunque un <strong>in</strong>siemedi servizi <strong>in</strong>novativi che consentano di sv<strong>il</strong>uppare reti di relazioni es<strong>in</strong>ergie tra le attività legate ai servizi alla persona, alla qualificazione delleproduzioni e alle emergenze ambientali e culturali che caratterizzano numerositerritori della regione, e che allo stesso tempo permettano di collegareal meglio la nuova offerta di servizi da parte delle aziende agricole (vediaziende agrituristiche) con <strong>il</strong> contesto esterno.In questa direzione l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e di campo effettuata ha mostrato come <strong>il</strong> ruolodelle figure sistemiche sia centrale non solo nel collegamento tra le diverseattività svolte sul territorio, ma anche nell’abbattimento delle resistenze,nello stimolo, nell’<strong>in</strong>nesco di d<strong>in</strong>amiche locali che port<strong>in</strong>o all’implementazionedi nuovi percorsi di sv<strong>il</strong>uppo.Tali figure, che possono svolgere attività molto diverse, contribuiscono allacreazione e alla fruizione di quel paniere di beni e servizi localizzato territorialmente,e per questo unico, che va a soddisfare le nuove esigenze delconsumatore.La natura delle figure sistemiche può essere privata, e numerose sono leesperienze significative <strong>in</strong>dividuate, ma spesso si ricollegano alle organizzazioniprofessionali e di categoria, che hanno mostrato di credere moltonella necessità di un collegamento <strong>in</strong>tersettoriale tra le attività svolte sulterritorio e nella creazione di s<strong>in</strong>ergie.171


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEIn questo contesto <strong>il</strong> ruolo dell’operatore pubblico è bas<strong>il</strong>are nell’attività di<strong>in</strong>dirizzo e di supporto delle d<strong>in</strong>amiche <strong>in</strong> essere, non solo a livello f<strong>in</strong>anziario,per le difficoltà di avvio di molte attività <strong>in</strong>novative, ma anche con competenzeprofessionali adeguate che forniscano agli attori del sistema unospaccato delle opportunità esistenti, e aiut<strong>in</strong>o a valutare le m<strong>in</strong>acce.Restano aperti alcuni quesiti relativi al possesso delle competenze, ovverospesso rimane ancora sfumato <strong>il</strong> conf<strong>in</strong>e tra aumento delle competenze dell’imprenditoree nuova figura professionale specializzata, ovvero tra <strong>in</strong>ternalizzazionedei nuovi servizi e acquisizione all’esterno. Ma la risposta èlegata a fattori di contesto che vanno analizzati seguendo una metodologiadi caso.172


6L’impiegodei lavoratoriextracomunitari6.1 IntroduzioneL’immigrazione straniera è diventato un fenomeno r<strong>il</strong>evante <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>come nelle altre regioni italiane e ne va modificando sia la composizioneetnica e culturale che quella socio-economica.L’apporto di lavoro degli stranieri costituisce ormai una risorsa importanteper l’agricoltura e questa parte del rapporto <strong>in</strong>tende approfondire le caratteristichequantitative e qualitative del crescente ricorso all’occupazioneextracomunitaria <strong>in</strong> questo settore senza tralasciare qualche riferimento aipercorsi di <strong>in</strong>serimento sociale.Più <strong>in</strong> particolare, nelle pag<strong>in</strong>e che seguono, vengono <strong>in</strong>izialmente esam<strong>in</strong>atele caratteristiche quantitative della presenza “ufficiale” di lavoratoriimmigrati <strong>in</strong> agricoltura tramite l’analisi delle basi di dati disponib<strong>il</strong>i(anche se spesso discordanti e diffic<strong>il</strong>mente confrontab<strong>il</strong>i). In seguito siriportano i risultati dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sul campo (par. 6.3) che, come più ampiamentedescritto nella parte di questo rapporto dedicata al metodo di ricerca(cap. 1), ha co<strong>in</strong>volto numerosi testimoni priv<strong>il</strong>egiati tramite <strong>in</strong>terviste efocus group ed ha avuto come scopo l’<strong>in</strong>dividuazione delle istanze connessealle esigenze di formazione professionale, di programmazione dei flussi, dicreazione di opportunità di <strong>in</strong>contro tra domanda e offerta, di attivazione disistemi di tutela e di agevolazione dell’<strong>in</strong>serimento sociale.L’analisi assume caratteri di particolare <strong>in</strong>teresse se si evidenzia che la presenza<strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> di cittad<strong>in</strong>i stranieri con permesso di soggiorno è cresciutadi più dell’80% <strong>in</strong> sei anni: dai 52m<strong>il</strong>a del 1995 agli oltre 94m<strong>il</strong>a del 2001rispetto ad un dato medio nazionale del 37,4% (AA.VV. 2003). Partendo dalpresupposto che “dalla qualità dell’<strong>in</strong>tegrazione fra popolazioni autoctone epopolazioni immigrate deriva e deriverà la qualità della vita e dello sv<strong>il</strong>uppo<strong>in</strong> una regione ad economia matura” (<strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, 2001) e che <strong>il</strong>lavoro costituisce sicuramente un aspetto fondamentale del processo migratorio,meritevole di particolare attenzione, l’analisi delle caratteristichedella presenza del lavoro immigrato <strong>in</strong> agricoltura può aggiungere importantielementi di conoscenza e di <strong>in</strong>tervento. Se è vero <strong>in</strong>fatti che ogni flussomigratorio è caratterizzato da unicità e peculiarità proprie è anche veroche esistono elementi di cont<strong>in</strong>uità e forse anche di omogeneità nelle motivazioniche hanno sp<strong>in</strong>to e sp<strong>in</strong>gono m<strong>il</strong>ioni di persone a lasciare <strong>il</strong> propriopaese alla ricerca di un dest<strong>in</strong>o migliore e fra queste <strong>il</strong> lavoro è sicuramenteuna variab<strong>il</strong>e determ<strong>in</strong>ante. In quest’ottica l’attenzione non è stata postaesclusivamente sugli aspetti legati al mercato del lavoro (canali di <strong>in</strong>gresso<strong>in</strong> Italia, meccanismi di reclutamento, contratti), ma è stato anche curatol’approfondimento sui percorsi di <strong>in</strong>sediamento e sui bisogni emergenti sia<strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di formazione sia di <strong>in</strong>tegrazione e servizio.L’analisi dei dati raccolti non può presc<strong>in</strong>dere da un breve esame della cor-173


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANE174nice giuridica e amm<strong>in</strong>istrativa <strong>in</strong> cui si <strong>in</strong>serisce <strong>il</strong> fenomeno migratorio. InItalia un ruolo fondamentale nella def<strong>in</strong>izione delle politiche riguardo l’immigrazionelo hanno svolto le regolarizzazioni: la prima alla metà degli anni’80 (legge 943/86 105m<strong>il</strong>a beneficiari), la seconda all’<strong>in</strong>izio del decennio successivo(legge 39/90, 222m<strong>il</strong>a beneficiari), la terza c<strong>in</strong>que anni dopo (decretolegge 486/95, 246m<strong>il</strong>a beneficiari), la quarta a f<strong>in</strong>e decennio (D.P.C.M. del16/10/98, 215m<strong>il</strong>a beneficiari): per un totale di circa 790m<strong>il</strong>a cittad<strong>in</strong>i stranieriregolarizzati, un numero quasi corrispondente alle domande presentate<strong>in</strong> occasione dell’ultima regolarizzazione (decreto legge del 9/9/2002 convertito<strong>in</strong> legge del 9/10/2002, circa 700m<strong>il</strong>a domande presentate).Quest’ultima <strong>in</strong> particolare ha caratteristiche di specificità perché non sanala presenza ma <strong>il</strong> lavoro <strong>in</strong> quanto i soggetti titolari del diritto di presentazionedella domanda di regolarizzazione non sono gli immigrati ma i datoridi lavoro che abbiano occupato alle proprie dipendenze, nei tre mesi precedent<strong>il</strong>a data di entrata <strong>in</strong> vigore della legge, lavoratori extracomunitari <strong>in</strong>posizione irregolare, e che si impegnano a stipulare <strong>il</strong> contratto di soggiornoper lavoro subord<strong>in</strong>ato a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato ovvero per un contratto d<strong>il</strong>avoro di durata non <strong>in</strong>feriore ad un anno. Una volta che la Prefettura –Ufficio territoriale del Governo, abbia verificato l’ammissib<strong>il</strong>ità e ricevib<strong>il</strong>itàdella dichiarazione presentata, la comunica al Centro per l’impiego competenteper territorio e la questura accerta se sussistano motivi ostativi al r<strong>il</strong>asciodel permesso di soggiorno. Inf<strong>in</strong>e l’imprenditore e l’immigrato vengonoconvocati presso la Prefettura per stipulare <strong>il</strong> contratto di soggiorno e per <strong>il</strong>contestuale r<strong>il</strong>ascio del permesso di soggiorno per lavoro.Alla legislazione relativa alla regolarizzazione si affiancano le norme relativeall’immigrazione <strong>in</strong> generale e questo comporta la creazione di due diverseposizioni:– gli immigrati presenti <strong>in</strong> modo regolare, <strong>in</strong>dipendentemente dalla duratadel contratto, hanno un permesso di soggiorno di un anno (che dopo 6 anniconsecutivi diventa carta di soggiorno che dura 11 anni) e alla scadenzalo possono r<strong>in</strong>novare dando prova di avere ancora un contratto di lavoro;– i “regolarizzandi” hanno un datore di lavoro che ha presentato la domandae, <strong>in</strong> caso di controllo, devono poter presentare la ricevuta dell’<strong>in</strong>viodella domanda di regolarizzazione. Se <strong>il</strong> rapporto di lavoro cessa primadella stipula del contratto di soggiorno presso la Prefettura, l’imprenditorelo comunica alla Prefettura e l’immigrato ha sei mesi di tempo per trovareun altro imprenditore disposto a prendersi l’impegno di assumerlo;– la legge prevede anche che ogni anno venga pubblicato un decreto delPresidente del Consiglio dei M<strong>in</strong>istri, che def<strong>in</strong>isca annualmente, sullabase dei criteri e delle altre <strong>in</strong>dicazioni contenute nel “Documento programmaticotriennale relativo alla politica dell’immigrazione e degli stranieri”,le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio delloStato, per lavoro subord<strong>in</strong>ato, anche per esigenze di carattere stagionale,e per lavoro autonomo. Chi entra <strong>in</strong> Italia per un lavoro stagionale ha <strong>il</strong>permesso di soggiorno per <strong>il</strong> tempo relativo e poi deve rientrare nel paesedi orig<strong>in</strong>e. Dopo due <strong>in</strong>gressi come lavoratore stagionale si può convertire<strong>il</strong> contratto a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato.Qu<strong>in</strong>di l’imprenditore che voglia assumere un immigrato può:– richiedere la segnalazione di una persona che rientri nelle quote programmatedai paesi stab<strong>il</strong>iti;– chiamare nom<strong>in</strong>almente qualcuno che già conosce sempre che ci sianoancora quote disponib<strong>il</strong>i per quel paese di provenienza e per la regione eprov<strong>in</strong>cia di arrivo.


L’IMPIEGO DEI LAVORATORI EXTRACOMUNITARIRiguardo agli <strong>in</strong>gressi per <strong>il</strong> 2003 sono stati pubblicati due decreti di programmazione:uno nel dicembre 2002 che prevede una quota massima di60m<strong>il</strong>a <strong>in</strong>gressi per motivi di lavoro subord<strong>in</strong>ato stagionale e uno nel giugno2003 che ammette <strong>in</strong> Italia f<strong>in</strong>o a 8.500 cittad<strong>in</strong>i stranieri non comunitariper motivi di lavoro subord<strong>in</strong>ato stagionale, f<strong>in</strong>o a 800 per motivi di lavoroautonomo, f<strong>in</strong>o a 200 lavoratori argent<strong>in</strong>i di orig<strong>in</strong>e italiana per motivi d<strong>il</strong>avoro subord<strong>in</strong>ato, stagionale o autonomo e f<strong>in</strong>o a 10m<strong>il</strong>a cittad<strong>in</strong>i extracomunitariper motivi di lavoro subord<strong>in</strong>ato non stagionale di cui 500 dirigentio personale altamente qualificato e 3.600 cittad<strong>in</strong>i di Paesi che hanno sottoscrittospecifici accordi di cooperazione <strong>in</strong> materia migratoria (Albania,Tunisia, Marocco, Egitto, Nigeria, Moldavia, Sri Lanka, Bangladesh) per untotale di 19.500 <strong>in</strong>gressi.6.2 Le fonti statistiche ufficialiPremessaQuantificare <strong>il</strong> fenomeno dell’immigrazione straniera <strong>in</strong> Italia risulta unaoperazione estremamente diffic<strong>il</strong>e, sia per l’<strong>in</strong>certezza caratterizzante lefonti ufficiali, spesso discordanti tra di loro, sia per la difficoltà di stimare lacomponente <strong>il</strong>legale dell’immigrazione.Tentare di valutare la presenza dei lavoratori stranieri nel settore agricoloè anch’essa operazione poco agevole. Già a livello dell’<strong>in</strong>tero sistema economicoi dati e le <strong>in</strong>formazioni disponib<strong>il</strong>i presentano osc<strong>il</strong>lazioni tali che risultaimpossib<strong>il</strong>e ad oggi stab<strong>il</strong>ire univocamente un trend del fenomeno dellepresenze e degli impieghi e confermano l’estrema complessità del rapportotra immigrazione e mercato del lavoro. Le <strong>in</strong>formazioni settoriali disponib<strong>il</strong><strong>in</strong>on tengono, <strong>in</strong>oltre, conto delle sacche di clandest<strong>in</strong>ità presenti <strong>in</strong> alcuniterritori e prevalenti <strong>in</strong> settori come quello agricolo.Le fonti di <strong>in</strong>formazione disponib<strong>il</strong>i sul tema immigrazione sono varie, fornisconodati diversi e generalmente non confrontab<strong>il</strong>i tra di loro. Vengonoqui esam<strong>in</strong>ate alcune delle pr<strong>in</strong>cipali fonti ufficiali, con particolare riferimentoagli aspetti relativi all’<strong>in</strong>serimento nel mercato del lavoro degli extracomunitari:– l’ISTAT: fornisce, tra le altre, statistiche sulla popolazione residente percomune;– <strong>il</strong> M<strong>in</strong>istero dell’Interno: coord<strong>in</strong>a le azioni delle Questure <strong>in</strong> materia dir<strong>il</strong>ascio dei permessi di soggiorno e gestisce le <strong>in</strong>formazioni relative sia <strong>in</strong>term<strong>in</strong>i di numero degli stessi, che di motivazione collegata (lavoro, turismo,ricongiungimenti fam<strong>il</strong>iari, ecc.);– la Direzione Generale del Lavoro: acquisisce ed elabora le statistiche relativeai soli stranieri extra UE avviati al lavoro <strong>in</strong> base flussi di <strong>in</strong>gresso;– i nuovi Centri per l’impiego: forniscono una serie di <strong>in</strong>formazioni cheriguardano <strong>il</strong> ricorso al collocamento pubblico da parte di stranieri giàpresenti sul territorio (iscrizioni e avviamenti);– l’INPS: gestisce alcuni archivi settoriali dedicati al lavoro degli extracomunitarie, a parte, fornisce <strong>in</strong>formazioni specifiche sulle giornate di lavorofornite da tali soggetti <strong>in</strong> agricoltura;– l’INAIL: dispone di un archivio con le denunce nom<strong>in</strong>ative degli assicuratidal quale si possono estrarre <strong>in</strong>formazioni sulle caratteristiche degliavviamenti e delle cessazioni.Si tratta prevalentemente di <strong>in</strong>formazioni desumib<strong>il</strong>i da fonti di natura175


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEamm<strong>in</strong>istrativa e non f<strong>in</strong>alizzate a del<strong>in</strong>eare la realtà migratoria. Risulta,pertanto, crescente <strong>il</strong> ricorso all’analisi delle fonti statistiche, alle comparazionitra le <strong>in</strong>formazioni desunte dalle fonti ufficiali e i risultati delle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>isul campo, nonché lo sv<strong>il</strong>uppo di tecniche specifiche per una stima dellaconsistenza complessiva del fenomeno migratorio.Prima di esam<strong>in</strong>are le s<strong>in</strong>gole fonti, sembra opportuno sottol<strong>in</strong>eare chenell’Unione Europea sono stati stimati, nel 2000, circa 530m<strong>il</strong>a lavoratoriextracomunitari stagionali regolarmente impegnati nelle imprese agricole,su un totale di circa 4.600.000 occupati stagionali <strong>in</strong> agricoltura, presentisoprattutto <strong>in</strong> Germania, Grecia ed Italia. Nell’Unione più di un lavoratorestagionale agricolo su dieci è extracomunitario, con una presenza di immigratiche, negli ultimi anni, cont<strong>in</strong>ua a crescere.Gli stranieri residentiL’ISTAT mette a disposizione i dati ufficiali più recenti sulla popolazioneresidente nei Comuni italiani derivanti dalle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i effettuate presso gliUffici di Anagrafe. L’esame dei dati consente di r<strong>il</strong>evare <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>:– una forte presenza di cittad<strong>in</strong>i provenienti dall’Europa Centro-Orientale(34%) ed <strong>in</strong> particolare albanesi (18%), dall’Asia Orientale (17%, di cuidalla C<strong>in</strong>a 11%) e dall’Africa Settentrionale (12%, costituiti <strong>in</strong> prevalenzada marocch<strong>in</strong>i);– una forte diversificazione a livello prov<strong>in</strong>ciale per le caratteristiche dell’<strong>in</strong>sediamentodi alcune etnie;– una <strong>in</strong>cidenza di extracomunitari sulla popolazione residente attorno alTabella 104.all’1.1.2001).Cittad<strong>in</strong>i stranieri residenti <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> e Italia e pr<strong>in</strong>cipali paesi di cittad<strong>in</strong>anza (situazione<strong>Toscana</strong> Italia centrale ItaliaUom<strong>in</strong>i Totale Uom<strong>in</strong>i Totale Uom<strong>in</strong>i TotaleExtracomun. 53.486 99.537 Extracomun. 191.755 366.227 Extracomun. 582.307 1.310.206Albania 12.947 20.778 Albania 27.567 45.334 Marocco 127.993 194.617C<strong>in</strong>a 6.784 12.311 F<strong>il</strong>ipp<strong>in</strong>e 11.244 31.160 Albania 99.230 163.868Marocco 7.041 10.490 Marocco 18.820 28.701 F<strong>il</strong>ipp<strong>in</strong>e 27.008 72.275Romania 2.365 5.443 Romania 13.127 25.744 Romania 31.075 62.262F<strong>il</strong>ipp<strong>in</strong>e 1.979 5.126 C<strong>in</strong>a 10.974 20.057 Tunisia 43.359 60.441Senegal 3.591 3.878 Polonia 6.402 16.732 Jugoslavia 34.766 60.146Jugoslavia 2.083 3.574 Jugoslavia 7.468 12.454 C<strong>in</strong>a 31.916 58.844Somalia 673 2.086 Perù 4.199 11.952 Senegal 35.270 39.708Sri Lanka 1.058 1.943 Macedonia 6.910 10.412 Egitto 27.142 37.674Stati Uniti 839 1.941 Egitto 7.406 10.363 Sri Lanka 20.526 36.281TOTALE TOTALE TOTALEPRIMI 10 39.360 67.570 PRIMI 10 114.117 212.909 PRIMI 10 478.285 786.116Comunitari 5.118 13.448 20.691 51.424 89.447 153.825Apolidi 30 51 135 239 244 558TOTALE 58.634 113.036 212.581 417.890 671.998 1.464.589Extra/Residenti 3,1% 2,8% 3,6% 3,3% 2,1% 2,3%Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT176


L’IMPIEGO DEI LAVORATORI EXTRACOMUNITARI2,8%, con punte m<strong>in</strong>ime a Livorno e massime a Prato, superiore a quellamedia nazionale (2,3%) ma <strong>in</strong>feriore al dato dell’Italia centrale (3,3%);– una differenziazione della ripartizione tra i sessi nell’ambito di alcunipaesi di cittad<strong>in</strong>anza e una m<strong>in</strong>or presenza della componente femm<strong>in</strong><strong>il</strong>erispetto all’Italia e ad altre circoscrizioni territoriali;– un ulteriore <strong>in</strong>cremento rispetto alla situazione registrata al 1.1.1999della presenza di cittad<strong>in</strong>i extracomunitari (42%);– una maggior <strong>in</strong>cidenza di m<strong>in</strong>orenni sul totale di stranieri residenti checostituiscono <strong>il</strong> 19,2%.L’elevato numero di residenti extracomunitari presenti nel territorio toscanoe la crescita che si è registrata nel corso degli ultimi anni sembra <strong>in</strong>dicareun processo di stab<strong>il</strong>izzazione e di <strong>in</strong>serimento nella regione.Tabella 105. Cittad<strong>in</strong>i stranieri residenti <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> per prov<strong>in</strong>cia (situazione al 1.1.2001).StranieriExtracomunitariUom<strong>in</strong>i Totale % su residenti Uom<strong>in</strong>i Totale % su residentiMassa Carrara 2.155 3.982 2,0 1.973 3.501 1,8Lucca 4.545 8.712 2,3 3.942 7.203 1,9Pistoia 4.106 7.996 3,0 3.859 7.304 2,7Firenze 19.743 39.695 4,1 18.200 35.288 3,7Livorno 3.013 6.130 1,8 2.557 4.981 1,5Pisa 6.313 10.987 2,8 5.859 9.816 2,5Arezzo 6.084 11.631 3,6 5.579 10.414 3,2Siena 4.229 7.987 3,1 3.698 6.703 2,6Grosseto 2.546 4.972 2,3 2.077 3.829 1,8Prato 5.900 10.944 4,8 5.742 10.498 4,6<strong>Toscana</strong> 58.634 113.036 3,2 53.486 99.537 2,8ITALIA 671.998 1.464.589 2,5 582.307 1.310.206 2,3Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.Fig. 25 - Stranieri extracomunitari su 100m<strong>il</strong>a residenti (all’1.01.2001).Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.177


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEI permessi di soggiornoIl M<strong>in</strong>istero dell’<strong>in</strong>terno effettua r<strong>il</strong>evazioni sullo stock di persone stranierepresenti sul territorio con permesso di soggiorno valido (non scaduto) ad unacerta data. Le <strong>in</strong>formazioni sono disponib<strong>il</strong>i per una serie di aspetti importanti:sesso, età, stato civ<strong>il</strong>e, cittad<strong>in</strong>anza, motivo del permesso e prov<strong>in</strong>ciadi concessione. Dato che i m<strong>in</strong>ori con meno di 14 anni generalmente nonhanno un permesso <strong>in</strong>dividuale essendo <strong>in</strong>clusi <strong>in</strong> quello dei genitori l’ammontarecomplessivo dei cittad<strong>in</strong>i stranieri <strong>in</strong>sediati nel territorio vienedeterm<strong>in</strong>ato attraverso stime che <strong>in</strong>tegrano i dati sui permessi con quellidelle residenze anagrafiche. La stima del Dossier Caritas, ad esempio, tieneconto dei m<strong>in</strong>ori registrati sul permesso dei genitori e dei permessi r<strong>il</strong>asciatima ancora <strong>in</strong> via di registrazione da parte del M<strong>in</strong>istero stesso; tale stimaè ottenuta maggiorando i dati m<strong>in</strong>isteriali <strong>in</strong> base a un coefficiente di correzionedel 21,5%.Il motivo per cui sono r<strong>il</strong>asciati i permessi di soggiorno consente di averealcune <strong>in</strong>formazioni relative alla forza lavoro e costituita da tutti i soggiornanti,occupati e disoccupati, che abbiano un permesso per motivi di lavoro.Si fa presente che, tuttavia, la presenza di altre tipologie di permesso checonsentono l’accesso al lavoro potrebbe rendere diffic<strong>il</strong>mente attendib<strong>il</strong>iqueste stime.Negli ultimi anni si è assistito ad una forte crescita del numero di permessidi soggiorno, anche se nel 2001 si è registrato un ridimensionamentonumerico dei soggiornanti, con una contrazione a livello nazionale dell’1,8%.Tale ultimo dato, che risulta <strong>in</strong> controtendenza con <strong>il</strong> trend complessivo e <strong>in</strong>contraddizione con <strong>il</strong> numero di nuovi <strong>in</strong>gressi, può essere <strong>in</strong> parte da attribuirealla riorganizzazione degli archivi del M<strong>in</strong>istero degli Interni, con laelim<strong>in</strong>azione dei permessi doppi e di quelli scaduti.In relazione ai soggiornanti stranieri la <strong>Toscana</strong> presenta, da un lato, un<strong>in</strong>cremento maggiore rispetto alla media nazionale (81,9% a fronte di 37,4%dal 1995 al 2001), dall’altro presenta la maggior contrazione nel biennio2000/2001, particolarmente accentuata <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Firenze. L’<strong>in</strong>cidenzaTabella 106. Permessi di soggiorno per prov<strong>in</strong>cia.1999 2000 2001 2002 % var. % % su pop.2002 2002-2001 residente2000Arezzo 8.161 9.787 10.161 12.152 10,9 19,6 3,0Firenze 28.340 42.963 27.258 34.099 30,6 25,1 4,5Grosseto 3.977 4.813 5.101 5.185 4,7 1,6 2,2Livorno 6.249 6.356 6.511 6.761 6,1 3,8 1,9Lucca 7.192 7.458 5.683 7.018 6,3 23,5 2,0Massa Carrara 2.933 3.259 3.250 3.635 3,3 11,8 1,6Pisa 11.726 11.668 9.856 11.344 10,2 15,1 3,0Pistoia 6.486 6.709 6.443 8.298 7,4 28,8 2,5Prato 10.717 14.141 11.943 13.185 11,8 10,4 6,1Siena 6.846 7.818 8.261 9.781 8,8 18,4 3,1<strong>Toscana</strong> 92.627 114.972 94.467 111.458 100,0 18,0 3,2ITALIA 1.251.994 1.388.153 1.362.630 1.512.324 11,0 2,4Fonte: elaborazioni INEA su dati M<strong>in</strong>istero dell’Interno.178


L’IMPIEGO DEI LAVORATORI EXTRACOMUNITARIpercentuale della <strong>Toscana</strong> sul totale stranieri con permessi di soggiorno <strong>in</strong>Italia dim<strong>in</strong>uisce dal l’8,3% al 6,9%.I dati del M<strong>in</strong>istero dell’Interno consentono anche di quantificare <strong>il</strong> pesodella forza lavoro immigrata (totale permessi lavoro dipendente ed autonomo),che mediamente su scala nazionale e regionale toscana costituisce nel2001 <strong>il</strong> 3,5% del totale. Calcolando, <strong>in</strong>oltre, <strong>il</strong> tasso medio di disoccupazionedegli immigrati, <strong>in</strong>cidenza dei lavoratori soggiornanti per lavoro e privi diun posto sul totale dei permessi per lavoro dipendente ed autonomo, siosserva che <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> assume valori <strong>in</strong>feriori non solo alla media nazionalema anche alle regioni del Centro.Tabella 107. Permessi di soggiorno per lavoro e tasso di disoccupazione (anno 2001).Forza lavoro Senza % suimmigrata * occupazione forza lavoro<strong>Toscana</strong> 54.055 2.858 5,3ITALIA 800.680 59.118 7,4*: Permessi per lavoro dipendente, lavoro autonomo, ricerca lavoro, sponsorizzazioni,umanitari con possib<strong>il</strong>ità di lavorare.Fonte: elaborazioni su dati M<strong>in</strong>istero dell’Interno.Il lavoro degli extracomunitari tramite i dati del collocamentoI dati del collocamento forniscono <strong>in</strong>formazioni sulle operazioni amm<strong>in</strong>istrativeche hanno riguardato un determ<strong>in</strong>ato Centro per l’impiego e persuccessive aggregazioni una determ<strong>in</strong>ata Prov<strong>in</strong>cia o l’<strong>in</strong>tera <strong>Regione</strong>, <strong>in</strong>relazione al numero delle iscrizioni, delle comunicazioni di assunzione 15 e dicessazione. I dati di flusso si riferiscono alle operazioni amm<strong>in</strong>istrative<strong>in</strong>tervenute <strong>in</strong> un determ<strong>in</strong>ato periodo di tempo, mentre i dati di stock siriferiscono alle persone che ad una certa data si trovano <strong>in</strong> una determ<strong>in</strong>ataposizione. Gli avviamenti riguardano tutto l’arco dell’anno preso <strong>in</strong> considerazionee, nel caso di lavori di breve durata, possono <strong>in</strong>teressare uno stessosoggetto che pertanto viene <strong>in</strong>serito più volte, mentre le iscrizioni riguardanodati di stock relativi a periodicità generalmente trimestrali.Quali sono le <strong>in</strong>dicazioni che si possono desumere da tali dati, <strong>in</strong> relazioneal mercato del lavoro <strong>in</strong> agricoltura ed <strong>in</strong> particolare all’impiego di extracomunitari?Lo stock di iscritti al collocamento fornisce <strong>in</strong>formazioni sulnumero di persone che non svolgono <strong>in</strong> un determ<strong>in</strong>ato momento attivitàlavorativa, mentre i flussi delle assunzioni e cessazioni consentono di esam<strong>in</strong>arele d<strong>in</strong>amiche tra i vari settori, le qualifiche e le tipologie contrattuali.Questi dati riguardano la sola componente regolare del lavoro extracomunitarioe non sono confrontab<strong>il</strong>i con le altre statistiche per l’occupazione,ma sono <strong>in</strong>dicative della segmentazione del mercato del lavoro extracomunitarioall’<strong>in</strong>terno dei vari settori di attività e nelle varie aree geografiche.15Come evidenziato nella Relazione della <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> sulle attività di collocamento, si preferisceut<strong>il</strong>izzare nel caso di <strong>in</strong>izio di un rapporto di lavoro <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e “assunzione” <strong>in</strong>vece che di“avviamento al lavoro”, <strong>in</strong> quanto la nuova normativa non prevede più atti amm<strong>in</strong>istrativi di“avviamento”, ma una comunicazione ai Servizi per l’impiego della assunzione già avvenuta.179


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANENel biennio 2000/2001 e con riferimento al totale regionale si può osservareche:– le comunicazioni di assunzioni (avviamenti) <strong>in</strong> agricoltura hanno riguardato<strong>il</strong> 13% del totale;– <strong>il</strong> 69% degli avviati <strong>in</strong> agricoltura è composto da uom<strong>in</strong>i, con punte m<strong>in</strong>imedel 49% a Livorno e massime dell’83% a Pistoia;– a livello territoriale gli avviati si concentrano per l’80% <strong>in</strong> 4 prov<strong>in</strong>ce(Siena, Firenze, Grosseto, Arezzo);– le cessazioni di rapporto di lavoro <strong>in</strong>teressano per <strong>il</strong> 10% <strong>il</strong> settore agricolo.Tabella 108. Iscrizioni, assunzioni e cessazioni <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> anni 2000 e 2001.2001 2000 Var. %Uom<strong>in</strong>i Totale Uom<strong>in</strong>i Totale Uom<strong>in</strong>i TotaleStock iscritti al 31 dicembre 100.764 287.306 93.184 267.360 8,1 7,5AssunzioniAgricoltura 30.752 44.574 29.784 43.433 3,3 2,6Att. Manifatturiere 75.420 107.133 78.668 116.273 -4,1 -7,9Altre attività 86.873 198.264 75.553 177.400 15,0 11,8Pubblica amm<strong>in</strong>istrazione 1.112 4.757 1.591 8.813 -30,1 -46,0TOTALE 194.157 354.728 185.596 345.919 4,6 2,5Agricoltura/Totale 15,8 12,6 16,0 12,6 -1,3 0,1CessazioniAgricoltura 20.482 30.401 17.985 27.345 13,9 11,2Att. Manifatturiere 71.519 102.600 68.031 96.955 5,1 5,8Altre attività 76.848 172.372 61.728 142.683 24,5 20,8Pubblica amm<strong>in</strong>istrazione 430 1.836 681 3.668 -36,9 -49,9TOTALE 169.279 307.209 148.425 270.651 14,1 13,5Agricoltura/Totale 12,1 9,9 12,1 10,1 -0,1 -2,1Fonte: elaborazione su dati Servizio Lavoro <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>.Tabella 109. Iscritti e assunzioni lavoratori extracomunitari <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>.2001 2000 Var. %Uom<strong>in</strong>i Totale Uom<strong>in</strong>i Totale Uom<strong>in</strong>i TotaleStock iscritti al 31 dicembre 11.346 20.681 10.361 17.368 9,5 19,1AssunzioniAgricoltura 6.884 8.095 6.097 6.942 12,9 16,6Att. Manifatturiere 12.836 15.272 10.401 12.136 23,4 25,8Altre attività: 8.373 15.374 5.282 9.879 58,5 55,6- lavoro domestico 85 308 246 809 -65.4 -61,9- pubblici esercizi 1.284 2.361 1.783 3.348 -28,0 -29,5TOTALE 28.093 38.741 21.780 28.957 29,0 33,8% Agricoltura/Totale 24,5 20,9 28,0 24,0 -12,5 -12,8% Extracomunitari/Totale 14,5 10,9 11,7 8,4 23,3 30,5% Extrac. agric./Totale agric. 22,4 18,2 20,5 16,0 9,4 13,6Fonte: elaborazione su dati Servizio Lavoro <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>.180


L’IMPIEGO DEI LAVORATORI EXTRACOMUNITARISe sul totale degli iscritti gli extracomunitari <strong>in</strong>cidono mediamente per <strong>il</strong>7%, con una netta prevalenza della componente masch<strong>il</strong>e, con riferimento,<strong>in</strong>vece, alle assunzioni si può osservare, una maggior presenza di immigrati.In media ogni 10 assunzioni e ogni 6 rapporti avviati <strong>in</strong> agricoltura unoriguarda un extracomunitario. A livello territoriale è soprattutto la prov<strong>in</strong>ciadi Firenze che offre opportunità di lavoro agli immigrati, circa 1/3 deltotale, mentre le zone a prevalente vocazione agricola sono quelle che fornisconomaggiori possib<strong>il</strong>ità di lavoro nel settore: a Siena, Grosseto, Firenze eArezzo viene occupato <strong>il</strong> 70% degli avviati agricoli.Fig. 26 - Assunzioni lavoratori extracomunitari <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> per prov<strong>in</strong>cia nel 2001.Fonte: elaborazione su dati Servizio Lavoro <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>.Gli iscritti all’INPSL’INPS fornisce ulteriori <strong>in</strong>formazioni sui lavoratori extracomunitari per iquali vi sono o vi sono stati versamenti contributivi per le giornate di lavoroprestate e denunciate a f<strong>in</strong>i previdenziali.I dati INPS mostrano una crescita dei lavoratori extracomunitari impiegati<strong>in</strong> agricoltura. Il numero di iscritti all’ente previdenziale è passato dal 1991al 2000 da 15.672 a 73.580, con un <strong>in</strong>cremento di circa <strong>il</strong> 370%. Se si considerache nello stesso arco di tempo <strong>il</strong> totale dei lavoratori agricoli iscritti èdim<strong>in</strong>uito a livello nazionale del 21% (da 1.233.554 a 975.241), si può osservareun peso crescente della manodopera immigrata, che se nel 1991 costituival’1,3% raggiunge nel 2000 una <strong>in</strong>cidenza del 7,5%. Sebbene l’aumentoriguardi tutte le regioni italiane, <strong>il</strong> maggior <strong>in</strong>cremento nell’impiego diextracomunitari si registra nella circoscrizione settentrionale, che da lavoroa circa <strong>il</strong> 63% della forza lavoro extracomunitaria agricola. Il dato relativoalle giornate lavorative mette <strong>in</strong> evidenza <strong>il</strong> carattere più stagionale delleprestazioni degli extracomunitari, che vengono impiegati mediamente perperiodi <strong>in</strong>feriori rispetto al totale dei lavoratori.181


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEIn <strong>Toscana</strong>, nello stesso periodo di tempo si è assistito ad un <strong>in</strong>cremento d<strong>il</strong>avoratori extracomunitari <strong>in</strong> agricoltura superiore non solo al dato nazionalema anche a quello r<strong>il</strong>evato nel Nord Italia. Gli immigrati costituisconouna quota stimab<strong>il</strong>e nel 13% del totale regionale, ma contribuiscono <strong>in</strong>misura <strong>in</strong>feriore al monte giornate complessivo, data anche la scarsa ut<strong>il</strong>izzazionedi manodopera a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato. L’analisi territoriale mette<strong>in</strong> luce che <strong>in</strong> 5 prov<strong>in</strong>ce (Siena, Grosseto, Firenze, Arezzo, Pistoia) si concentrala quasi totalità di manodopera immigrata, che <strong>il</strong> ricorso a salariatiTabella 110. Lavoratori extracomunitari impiegati <strong>in</strong> agricoltura, 1991 e 2000.UnitàGiornate1991 % 2000 % var % 2000 % su Giornatesu Italia su Italia 2000/1991 Italia medie<strong>Toscana</strong> 839 5,4 5.573 7,6 564,2 502.933 9,4 90Nord 7.533 48,1 46.081 62,6 511,7 3.238.039 60,6 70Centro 3.694 23,6 13.050 17,7 253,3 1.168.366 21,9 90Sud 4.445 28,4 14.449 19,6 225,1 940.418 17,6 65ITALIA 15.672 100,0 73.580 100,0 369,5 5.346.823 100,0 73Fonte: elaborazioni su dati INPS.Tabella 111. Lavoratori dipendenti impiegati <strong>in</strong> agricoltura, 1991 e 2000.UnitàGiornate1991 % 2000 % su var % 2000 % su Giornatesu Italia Italia 2000/1991 Italia medie<strong>Toscana</strong> 37.602 3,0 42.997 4,4 14 4.686.692 5,0 109Nord 206.216 16,7 218.908 22,4 6 25.452.514 27,4 116Centro 110.134 8,9 98.863 10,1 -10 10.682.307 11,5 108Sud 917.204 74,4 657.470 67,4 -28 56.763.146 61,1 86ITALIA 1.233.554 100,0 975.241 100,0 -21 92.897.967 100,0 95Fonte: elaborazioni su dati INPS.Tabella 112. Lavoratori extracomunitari su totale lavoratori impiegati <strong>in</strong>agricoltura %.1991 2000Unità Unità Giornate Giornatemedie<strong>Toscana</strong> 2,2 13,0 10,7 82,8Nord 3,7 21,1 12,7 60,4Centro 3,4 13,2 10,9 82,9Sud 0,5 2,2 1,7 75,4ITALIA 1,3 7,5 5,8 76,3Fonte: elaborazioni su dati INPS.182


L’IMPIEGO DEI LAVORATORI EXTRACOMUNITARIfissi assume particolare peso <strong>in</strong> alcuni contesti (Pistoia), mentre la manodoperaavventizia risulta particolarmente preponderante <strong>in</strong> altri (Grosseto,Arezzo, Siena), che <strong>in</strong> alcune realtà l’impiego di lavoratori extracomunitariappare trascurab<strong>il</strong>e (Massa, Lucca, Prato).Tabella 113. Lavoratori extracomunitari (media 1997-2000).Media %OTD OTI Totale OTD OTI TotaleArezzo 617 66 683 18,6 9,4 17,0Firenze 538 133 670 16,2 19,1 16,7Grosseto 681 30 710 20,5 4,2 17,6Livorno 240 40 280 7,2 5,7 6,9Lucca 70 45 114 2,1 6,4 2,8Massa-Carrara 6 3 10 0,2 0,5 0,2Pisa 172 40 212 5,2 5,7 5,3Pistoia 300 245 545 9,0 34,9 13,5Siena 701 100 801 21,1 14,3 19,9TOSCANA 3.325 701 4.025 100,0 100,0 100,0Fonte: elaborazioni su dati INPS.Gli iscritti all’INAILL’archivio INAIL sui dati della denuncia nom<strong>in</strong>ativa degli assicurati (DNA)fornisce <strong>in</strong>formazioni sulle assunzioni e le cessazioni di rapporti di lavoro<strong>in</strong>tervenute <strong>in</strong> un certo periodo di tempo, nonché sulle caratteristiche dell’impresae della durata del rapporto di lavoro 16 . Il primo elemento che emergedai dati dell’archivio è <strong>il</strong> fabbisogno strutturale di manodopera immigratanel mercato occupazionale italiano. Con riferimento, <strong>in</strong>fatti, all’<strong>in</strong>cidenza de<strong>in</strong>uovi posti di lavoro creati sulle denunce di assunzioni e calcolati <strong>in</strong> base aicodici fiscali netti si può osservare che <strong>il</strong> rapporto è a favore degli extracomunitari,con <strong>il</strong> 24%, rispetto alla media totale del 10% 17 .Il mercato regionale si dimostra particolarmente ricettivo dell’apporto de<strong>il</strong>avoratori stranieri, per i quali l’attivazione di contratti di lavoro sul totale<strong>in</strong>cide maggiormente rispetto a quanto si riscontra su scala nazionale, anchese <strong>il</strong> saldo tra assunzioni e cessazioni risulta meno favorevole.Il contributo al totale regionale del settore agricolo toscano nell’assunzionedi extracomunitari risulta nel biennio 2001-2002 pari mediamente al 10%,mentre con riferimento al totale nazionale delle denunce <strong>in</strong> agricoltura per16Tutti i datori di lavoro pubblici e privati sono obbligati ad assicurare all’INAIL i propridipendenti dal 16 marzo 2000 (data di entrata <strong>in</strong> vigore del Decreto legislativo 23 febbraio2000, n. 38) devono comunicare, contestualmente all’<strong>in</strong>staurazione del rapporto di lavoro oalla sua cessazione, <strong>il</strong> codice fiscale dei lavoratori <strong>in</strong>sieme al codice fiscale dell’azienda ed alnumero di posizione assicurativa INAIL.17I saldi occupazionali possono essere calcolati sui codici fiscali lordi dei lavoratori, <strong>in</strong> tale casoperò lo stesso codice fiscale del lavoratore viene conteggiato tutte le volte che egli sia statoassunto nel corso dell’anno; per <strong>il</strong> calcolo dei saldi effettivi, quelli che sono <strong>in</strong>dice dei nuoviposti di lavoro (anche se non tutti def<strong>in</strong>itivi), ci si deve avvalere dei cosiddetti codici fiscal<strong>in</strong>etti, che vengono r<strong>il</strong>evati alla f<strong>in</strong>e dell’anno accorpando i codici fiscali identici, cosicché <strong>il</strong>saldo f<strong>in</strong>ale possa essere riferito ad altrettante persone fisiche.183


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEextracomunitari si può osservare che la regione <strong>in</strong>cide con circa <strong>il</strong> 6%. Lamanodopera assunta <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, prevalentemente di sesso masch<strong>il</strong>e, trovaopportunità di lavoro soprattutto nelle aziende con meno di 10 addetti enelle prov<strong>in</strong>ce di Siena, Arezzo, Grosseto, e Firenze, che da sole assorbono i3/4 delle assunzioni <strong>in</strong> agricoltura.Tabella 114. Assunzioni e cessazioni <strong>in</strong> Italia (codici fiscali netti).2001 2002Assunzioni Cessazioni Assunzioni CessazioniExtracomunitari 401.079 312.183 524.332 387.659TOTALI 3.883.375 3.456.702 4.242.830 3.824.018% Extracomunitari/Totale 10,3 9,0 12,4 10,1Fonte: elaborazioni INEA su dati INAIL.Tabella 115. Assunzioni e cessazioni <strong>in</strong> Italia e <strong>Toscana</strong> (codici fiscali lordi).2001 2002Totali Assunzioni Cessazioni Assunzioni CessazioniTotale <strong>Toscana</strong> 317.455 285.398 341.861 314.323Extracomunitari <strong>Toscana</strong> 38.571 31.774 45.202 35.651% Extracomunitari/Totale 12,2 11,1 13,2 11,3Totale Italia 5.277.532 4.692.991 5.833.576 5.250.717Extracomunitari Italia 528.433 414.690 686.761 520.907% Extracomunitari/Totale 10,0 8,8 11,8 9,9Fonte: elaborazioni INEA su dati INAIL.Tabella 116. Assunzioni extracomunitari <strong>in</strong> agricoltura <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> (codici fiscali lordi).2001 2002Totale - di cui Ripartizione Totale - di cui % Ripartizione% uom<strong>in</strong>i % uom<strong>in</strong>i %Arezzo 647 76,8 18,3 882 74 18,8Massa Carrara 17 64,7 0,5 22 64 0,5Firenze 527 78,2 14,9 742 73 15,8Prato 21 76,2 0,6 15 93 0,3Grosseto 613 83,4 17,3 756 80 16,1Livorno 195 86,7 5,5 281 82 6,0Lucca 122 87,7 3,5 159 79 3,4Pisa 195 77,9 5,5 290 69 6,2Pistoia 400 92,8 11,3 422 91 9,0Siena 798 81,2 22,6 1.124 74 24,0TOSCANA 3.535 81,9 100,0 4.693 77 100,0Fonte: elaborazioni su dati INAIL.184


L’IMPIEGO DEI LAVORATORI EXTRACOMUNITARILe autorizzazioni al lavoro subord<strong>in</strong>atoLa Direzione Regionale del lavoro r<strong>il</strong>eva le autorizzazioni al lavoro subord<strong>in</strong>atoconcesse a stranieri non UE. Si tratta di dati relativi agli <strong>in</strong>gressi previstidal Decreto sui flussi migratori predisposto annualmente dal Governo.Nel corso del 2002 le autorizzazioni al lavoro subord<strong>in</strong>ato sono state 1.342,delle quali <strong>il</strong> 74% concesse per lavoro stagionale <strong>in</strong> agricoltura. Rispetto al2000 vi è stata una contrazione nel numero complessivo di autorizzazioni,dovuto ai forti cali che si sono riscontrati sia nell’<strong>in</strong>dustria che nel terziariosoprattutto per <strong>il</strong> lavoro a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato.La distribuzione sul territorio regionale per <strong>il</strong> settore agricolo non è omogeneae rispecchia a grandi l<strong>in</strong>ee quanto emerge dalla lettura dei dati del2000: <strong>in</strong> Arezzo si concentra oltre la metà delle autorizzazioni (seguita daGrosseto e Siena), mentre la diffusione nelle altre zone risulta molto modesta(12%). Grosseto è, <strong>in</strong>oltre, l’unica prov<strong>in</strong>cia che mostra un certo livello diautorizzazioni a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato. Nel capoluogo regionale, nel qualef<strong>in</strong>o a qualche tempo fa si concentrava la maggioranza della immigrazioneper lavoro, si r<strong>il</strong>eva un m<strong>in</strong>or d<strong>in</strong>amismo occupazionale.Confrontando le autorizzazioni concesse per i lavoratori stagionali con lequote di <strong>in</strong>gresso per la <strong>Toscana</strong> previste per <strong>il</strong> 2002, si può osservare cheuna parte consistente di possib<strong>il</strong>e manodopera extracomunitaria è risultatanon ut<strong>il</strong>izzata, soprattutto per la scarsa richiesta proveniente dai settoriextra-agricoli.Fig. 27 - Autorizzazioni al lavoro stagionale <strong>in</strong> agricoltura anno 2002.Fonte: Direzione Regionale del lavoro.I flussi di <strong>in</strong>gresso dei lavoratori extracomunitariIl Decreto del Presidente del Consiglio dei M<strong>in</strong>istri del 20 dicembre 2002,Programmazione transitoria dei flussi d’<strong>in</strong>gresso dei lavoratori extracomunitar<strong>in</strong>el territorio dello Stato per l’anno 2003, fissa <strong>in</strong> 60m<strong>il</strong>a unitàla quota massima di cittad<strong>in</strong>i stranieri non comunitari residenti all’este-185


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEro ammessi <strong>in</strong> Italia per motivi di lavoro subord<strong>in</strong>ato stagionale. La quotariguarda i lavoratori subord<strong>in</strong>ati stagionali non comunitari di Paesi di cuiè stata accettata l’adesione all’Unione europea (Slovenia, Polonia,Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Slovacchia), diSerbia, Croazia, Montenegro, Bulgaria e Romania, nonché di Paesi per iquali sono <strong>in</strong> vigore con l’Italia accordi b<strong>il</strong>aterali sul lavoro stagionale, diquelli che hanno sottoscritto specifici accordi di cooperazione <strong>in</strong> materiamigratoria e altresì i cittad<strong>in</strong>i stranieri non comunitari titolari di permessodi soggiorno per lavoro subord<strong>in</strong>ato stagionale nell’anno 2001 e2002.Il successivo Decreto del Presidente del Consiglio dei M<strong>in</strong>istri 6 giugno 2003fissa una ulteriore quota di 19.500 stranieri extracomunitari (dist<strong>in</strong>ti <strong>in</strong>8.500 stagionali, 800 autonomi, 200 dall’Argent<strong>in</strong>a, 10m<strong>il</strong>a subord<strong>in</strong>ati nonstagionali) da ammettere nel territorio dello Stato.In base alla suddivisione regionale degli <strong>in</strong>gressi ammessi, la quota di lavoratoristagionali spettante alla <strong>Toscana</strong> ammonta complessivamente per <strong>il</strong>2003 a 2.300 unità, con una <strong>in</strong>cidenza sul totale nazionale del 3,4% e un<strong>in</strong>cremento rispetto all’anno precedente di oltre <strong>il</strong> 20%.Tabella 117. Gli <strong>in</strong>gressi dei lavoratori extracomunitari stagionali autorizzati.2002 2003Regioni Totale * % DPCM DPCM Totale %20.12.92 6.6.2003Valle d’Aosta 100 0,2 15 15 0,0Piemonte 2.505 4,2 3.500 3.500 5,1Lombardia 1.320 2,2 1.800 700 2.500 3,6Trento 9.750 16,3 12.000 400 12.400 18,1Bolzano 17.390 29,0 15.700 1.300 17.000 24,8Veneto 9.000 15,0 7.690 1.000 8.690 12,7Friuli 1.895 3,2 2.700 200 2.900 4,2Liguria 230 0,4 230 100 330 0,5Em<strong>il</strong>ia Romagna 6.250 10,4 7.400 1000 8.400 12,3<strong>Toscana</strong> 1.900 3,2 2.000 300 2.300 3,4Umbria 339 0,6 1.000 1.000 1,5Marche 430 0,7 1.030 450 1.480 2,2Lazio 710 1,2 635 500 1.135 1,7Molise 220 0,4 300 50 350 0,5Abruzzo 802 1,3 1.600 200 1.800 2,6Campania 1.353 2,3 500 1.500 2.000 2,9Puglia 3.359 5,6 1.600 400 2.000 2,9Bas<strong>il</strong>icata 803 1,3 50 50 0,1Calabria 1.199 2,0 50 400 450 0,7Sic<strong>il</strong>ia 157 0,3 100 100 0,1Sardegna 88 0,1 100 100 0,1TOTALE 60.000 100,0 60.000 8.500 68.500 100,0*: Decreti del M<strong>in</strong>istro del lavoro e delle politiche sociali del 4 febbraio 2002, 12 marzo 2002, 22 maggio2002 e 16 luglio 2002 e DPCM del 15 ottobre 2002.Fonte: elaborazione su dati M<strong>in</strong>istero del Lavoro.186


L’IMPIEGO DEI LAVORATORI EXTRACOMUNITARIL’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e INEAL’INEA svolge annualmente una <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sull’impiego dei lavoratori extracomunitari<strong>in</strong> agricoltura per r<strong>il</strong>evare aspetti quanti-qualitativi che le fontiufficiali non restituiscono 18 . L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e si basa sia su <strong>in</strong>formazioni raccoltepresso gli uffici del lavoro e presso le questure, che considerano generalmentela sola presenza regolare, sia su <strong>in</strong>terviste a “testimoni di qualità” cheaiutano nel tenere conto della presenza irregolare, più o meno consistentenelle varie realtà territoriali del Paese. La maggiore o m<strong>in</strong>ore disponib<strong>il</strong>itàe attendib<strong>il</strong>ità di queste fonti di <strong>in</strong>formazione <strong>in</strong>fluenza però direttamente irisultati delle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i, accentuando le <strong>in</strong>certezze sulle valutazioni quantitativeeffettuate. Gli impieghi di manodopera dipendente, sia extracomunitariache autoctona, sono poi legati agli andamenti stagionali dei comparti<strong>in</strong>teressati ed all’andamento complessivo dell’annata agraria. Le stimequantitative che ne derivano risentono fortemente di queste osc<strong>il</strong>lazioni evanno prese con una certa cautela.Si ritiene qui ut<strong>il</strong>e evidenziare l’analisi dei comparti produttivi nei quali lamanodopera extracomunitaria impiegata <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> trova occupazione,costituiti prevalentemente dalle colture arboree (1/4 dei lavoratori complessivamentestimati), dalla zootecnia e dalle colture ortive. Con riferimento alnumero di occupati si può, <strong>in</strong>oltre, osservare che rispetto alla media nazionaleuna quota consistente dei lavoratori toscani svolge una serie di attivitànon ricollegab<strong>il</strong>i ai diversi settori produttivi, ma che <strong>in</strong>teressano <strong>il</strong> settoreagricolo <strong>in</strong> maniera trasversale (quali <strong>il</strong> taglio e la pulizia dei boschi, lamanutenzione di strade poderali).Relativamente alla provenienza, si è r<strong>il</strong>evato un <strong>in</strong>cremento di immigrati <strong>in</strong>agricoltura dall’Est europeo, soprattutto albanesi e slavi, dall’Africa(Marocco, Senegal, Tunisia) e da alcuni paesi dell’Asia Centro Meridionale(India, Sri Lanka). Albanesi, slavi ed asiatici vengono impiegati prevalentementenei settori zootecnico (pascolo, governo del bestiame e mungitura) eforestale (taglio e cura dei boschi), e nella manutenzione delle strade poderalie dei fossi; mentre marocch<strong>in</strong>i, senegalesi e tunis<strong>in</strong>i nella raccolta deiprodotti e <strong>in</strong> altre attività.Ultimamente i lavoratori hanno <strong>in</strong>iziato a specializzarsi <strong>in</strong> alcune operazionicolturali (ad. es. potatura) e nella conduzione di macch<strong>in</strong>e agricole. Alcuniextracomunitari hanno <strong>in</strong>iziato a svolgere attività <strong>in</strong> proprio, sia <strong>in</strong> vari settoriproduttivi che nell’offerta di servizi ad aziende agricole. Si segnala, <strong>in</strong>oltre,la presenza di manodopera extracomunitaria, soprattutto femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e e dicarattere stagionale, nelle aziende con agriturismo nelle quali gli immigratisvolgono prevalentemente attività domestiche.Il lavoratore extracomunitario cont<strong>in</strong>ua ad essere <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e per leaziende toscane e tende sempre più a specializzarsi <strong>in</strong> alcune particolarioperazioni che richiedono anche una formazione da parte dei datori di lavoro.Si deve, comunque, r<strong>il</strong>evare che <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> si tratta soprattutto di lavoroavventizio, sia per la stagionalità di alcune produzioni che per la propensionedegli imprenditori verso forme contrattuali flessib<strong>il</strong>i. Di conseguenza<strong>il</strong> lavoro svolto dagli immigrati è prevalentemente stagionale, con ampiamob<strong>il</strong>ità sul territorio e nell’anno per sostituire l’offerta di lavoro locale,sempre più carente <strong>in</strong> agricoltura, negli spazi di mercato da questa liberati.18L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e si basa sulla ricognizione di notizie ed <strong>in</strong>dicazioni presso testimoni priv<strong>il</strong>egiati(organizzazioni professionali, organizzazioni s<strong>in</strong>dacali, centri di accoglienza, organismi diassistenza e solidarietà, imprenditori e tecnici agricoli, ecc.).187


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANESi segnala, tuttavia, una tendenza crescente verso forme di <strong>in</strong>sediamentostab<strong>il</strong>e da parte di alcune etnie, che ricostituiscono <strong>il</strong> loro nucleo fam<strong>il</strong>iaretramite ricongiungimenti.Il lavoro degli immigrati è di natura complementare e non concorrenziale aquello degli autoctoni e si concentra nella tarda primavera ed estate per laraccolta di frutta, ortaggi, pomodoro, tabacco ed altre colture <strong>in</strong>dustriali, <strong>in</strong>autunno per le operazioni di vendemmia e raccolta olive e <strong>in</strong> <strong>in</strong>verno per lapotatura.I lavoratori sono assunti generalmente con contratti regolari, ma spesso vengonodichiarate ufficialmente meno ore di quelle effettivamente prestate, percui <strong>il</strong> salario medio risulta <strong>in</strong>feriore a quello s<strong>in</strong>dacale. Nelle grandi aziendecon salariati e per i lavori di lunga durata si registra una maggiore tendenzaalla formalizzazione dei contratti <strong>in</strong> maniera regolare, rispetto a quantoavviene nelle piccole aziende diretto-coltivatrici e per le attività stagionali.ConclusioniLa presenza di extracomunitari residenti sul totale popolazione residente <strong>in</strong><strong>Toscana</strong> risulta superiore a quella media nazionale ma <strong>in</strong>feriore al datodell’Italia centrale, con una particolare concentrazione nelle prov<strong>in</strong>ce diPrato e Firenze.Su scala regionale <strong>il</strong> peso degli extracomunitari sul totale della forza lavororaggiunge una <strong>in</strong>cidenza relativamente più bassa rispetto alle assunzioni.La stima del tasso di disoccupazione della forza lavoro immigrata <strong>in</strong><strong>Toscana</strong> raggiunge, <strong>in</strong>oltre, valori più contenuti rispetto al dato nazionale.Le fonti esam<strong>in</strong>ate mostrano un trend crescente sia della presenza di immigrat<strong>in</strong>el territorio regionale sia del loro <strong>in</strong>serimento lavorativo. Il settoreagricolo, con forti differenziazioni territoriali, ha contribuito <strong>in</strong> parte ad<strong>in</strong>crementare tale <strong>in</strong>serimento, sebbene i dati sulle giornate di lavoro nemettono <strong>in</strong> evidenza <strong>il</strong> carattere maggiormente precario, con una scarsa ut<strong>il</strong>izzazionedi lavoratori fissi rispetto alla manodopera locale.6.3 La ricerca sul campoLa parte di analisi delle fonti è stata affiancata dalla ricerca sul campo tramite<strong>in</strong>terviste approfondite e <strong>in</strong>contri di discussione (focus group) che hannoco<strong>in</strong>volto persone che possono essere considerate testimoni priv<strong>il</strong>egiatiriguardo al fenomeno <strong>in</strong>dagato quali: esperti delle organizzazioni dei lavoratorie degli imprenditori, funzionari pubblici che si occupano di mercato dellavoro o di agricoltura a livello locale, operatori del privato sociale. Il metododi ricerca, le caratteristiche delle persone <strong>in</strong>tervistate e gli strumenti ut<strong>il</strong>izzati(compreso <strong>il</strong> testo della traccia di <strong>in</strong>tervista e le diapositive presentatedurante <strong>il</strong> focus group) vengono descritti nella parte di questo rapporto dedicataall’analisi del metodo di ricerca, qui ci limitiamo a riportare i contenutie le conclusioni che possiamo trarre dalle <strong>in</strong>formazioni raccolte.La traccia ut<strong>il</strong>izzata per le <strong>in</strong>terviste ai testimoni priv<strong>il</strong>egiati come ledomande presentate durante i focus group erano <strong>in</strong>centrate su quattro puntidi discussione pr<strong>in</strong>cipali ben schematizzati nella s<strong>in</strong>tesi delle diapositivepresentate durante <strong>il</strong> focus group:- tipologia di lavoro (comparti produttivi, mansioni, etnie, specializzazioniper aree territoriali, periodi di impiego);188


L’IMPIEGO DEI LAVORATORI EXTRACOMUNITARI- tipologia di contratti (stagionali, fissi, avventizi, contratto regolare/<strong>in</strong>formale,livello di s<strong>in</strong>dacalizzazione, disponib<strong>il</strong>ità datoriali);- fabbisogni occupazionali e formazione (fabbisogni di manodopera <strong>in</strong>soddisfatti,fabbisogni formativi, esperienze di formazione;- permanenza (percorsi di <strong>in</strong>sediamento, stagionalità).A questa s<strong>in</strong>tesi <strong>il</strong> gruppo di ricerca è giunto dopo numerose <strong>in</strong>terviste cheavevano lo scopo di <strong>in</strong>dividuare i punti critici e le necessità legate soprattuttoalla formazione, ai fabbisogni di manodopera <strong>in</strong>soddisfatti, alle tipologiedi contratti e di lavoro e ai percorsi di <strong>in</strong>sediamento.È importante sottol<strong>in</strong>eare che quanto di seguito riportato (a meno che nonvenga esplicitato altrimenti) non è direttamente attribuib<strong>il</strong>e ad ogni <strong>in</strong>tervistatoma si tratta di una s<strong>in</strong>tesi e di una mediazione di quanto è statodetto durante le <strong>in</strong>terviste o <strong>il</strong> focus group, delle risposte alle nostre domandee delle dichiarazioni spontanee degli <strong>in</strong>terpellati. Qualunque affermazionenon riconducib<strong>il</strong>e ad una scelta obbligata fra una gamma di rispostepreord<strong>in</strong>ate porta con sé un marg<strong>in</strong>e di <strong>in</strong>terpretab<strong>il</strong>ità riguardo alla portatae alla dimensione dei fenomeni esposti cui abbiamo tentato di porre rimediotramite l’uso del registratore. La pluralità dei punti di vista ci ha comunqueimposto un’opera di mediazione e di s<strong>in</strong>tesi che speriamo sia valutatapositivamente da tutti i soggetti co<strong>in</strong>volti.La percezione della presenza del lavoro immigrato <strong>in</strong> agricoltura: consistenzae motivazioniLe <strong>in</strong>terviste <strong>in</strong>iziavano discutendo con gli <strong>in</strong>tervistati la loro percezionepersonale sulla consistenza della presenza di immigrati nel lavoro agricolo,<strong>in</strong> particolare <strong>in</strong> rapporto a quella degli italiani e alla domanda si accompagnavala richiesta di eventuali dati a loro disposizione su cui potessero basarele impressioni riportate. Anche durante <strong>il</strong> focus group <strong>il</strong> primo tema autonomamenteaffrontato dai partecipanti è stato questo 19 .Un punto di partenza comune su cui c’è l’accordo di tutti i soggetti <strong>in</strong>tervistatiè la forte carenza nell’offerta di manodopera <strong>in</strong> agricoltura sia di tipospecializzato che generico. Questo dato di fatto viene posto da tutti comeprimo elemento che ha <strong>in</strong>fluito sulla consistente richiesta di lavoratoriextracomunitari <strong>in</strong> agricoltura.A spiegazione di questa situazione vengono portati due elementi essenziali:– la mancanza di attrattiva del lavoro <strong>in</strong> agricoltura per gli italiani;– <strong>il</strong> limitato ut<strong>il</strong>izzo degli <strong>in</strong>vestimenti <strong>in</strong> formazione che ha creato unvuoto di professionalità nel momento <strong>in</strong> cui è <strong>in</strong> corso una riqualificazionedel prodotto e delle scelte colturali.Quanto al primo punto, è stato spesso ribadito che <strong>in</strong> una società <strong>in</strong> cui laqualifica professionale crea identità, l’essere “contad<strong>in</strong>o” porta ancora con séuna connotazione negativa che molti giovani rifiutano. Le basse retribuzionicontribuiscono negativamente a questa def<strong>in</strong>izione sociale del lavoro ecomportano tutta una serie di ricadute anche sulla disponib<strong>il</strong>ità delle personeche, per motivi legati soprattutto alla pressante necessità di lavorare e19A questo proposito citiamo come fonte da approfondire quella degli iscritti ai pr<strong>in</strong>cipali s<strong>in</strong>dacatiche riportano anche la nazionalità e <strong>il</strong> tipo di contratto. Un’altra r<strong>il</strong>evazione <strong>in</strong>teressanteè stata fatta tramite la registrazione della nazionalità dei dipendenti delle aziendeiscritte alla CIA di Pistoia. La disponib<strong>il</strong>ità stessa di questi dati può già essere considerata<strong>il</strong> segnale di esistenza di un’attenzione crescente verso questo tema da parte dei primi soggettisociali che si trovano ad avere responsab<strong>il</strong>ità di risposta verso gli operatori sul campo.189


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEdi sostenere sé e la propria famiglia, accettano <strong>il</strong> lavoro agricolo con formepiù o meno regolari: gli stranieri.Non va sottovalutato <strong>in</strong>oltre che <strong>il</strong> boom dell’agriturismo ha comportato ladest<strong>in</strong>azione all’ospitalità di buona parte delle abitazioni aziendali e qu<strong>in</strong>d<strong>il</strong>’impossib<strong>il</strong>ità, per i lavoratori, di usufruire di un alloggio <strong>in</strong> azienda, impossib<strong>il</strong>itànon sufficientemente compensata dall’<strong>in</strong>tegrazione prevista dai contrattidi lavoro. Tale problema <strong>in</strong>veste fortemente anche gli immigrati chef<strong>in</strong>iscono però spesso per accontentarsi di soluzioni di fortuna ai limiti dell’accettab<strong>il</strong>ità.La forte richiesta di lavoro senza risposta porta gli imprenditori da un latoa ricorrere ai lavoratori avventizi e ai lavoratori immigrati – si parla peralcune zone del 30-40% dei lavoratori avventizi e generici – <strong>in</strong>izialmentesolo per le raccolte e poi anche per le diverse fasi produttive, e dall’altro unar<strong>in</strong>corsa delle aziende ad assicurarsi la disponib<strong>il</strong>ità di lavoratori a tempo<strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato ad alta professionalità spesso con contratti ad personam.Quanto al secondo punto, durante le nostre r<strong>il</strong>evazioni si è lamentata, fra imotivi all’orig<strong>in</strong>e della scarsità nell’offerta di lavoro <strong>in</strong> agricoltura, la mancanzadi <strong>in</strong>vestimenti nella formazione professionale, <strong>in</strong> particolare per lequalifiche medio alte e per l’aggiornamento.A spiegazione di questa realtà è stato portato <strong>il</strong> decl<strong>in</strong>o e la trasformazionedelle produzioni agricole che ha caratterizzato <strong>il</strong> settore f<strong>in</strong>o ad anni recentie la storica presenza nelle aziende di dipendenti a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atoprovenienti dai precedenti rapporti di mezzadria.In un solo caso ci è stato portato un esempio di <strong>in</strong>iziativa congiunta fra s<strong>in</strong>dacati,alcune associazioni datoriali, enti locali e privati (<strong>in</strong> particolare unabanca) allo scopo di avviare corsi di formazione f<strong>in</strong>alizzati <strong>in</strong>izialmente allaformazione di trattoristi e successivamente ad altre competenze professionalidei lavoratori agricoli. Si è così dato vita ad un vero e proprio ente diformazione, con sede nel Chianti fiorent<strong>in</strong>o, che ha di recente ricevuto l’accreditamentoregionale. Non abbiamo r<strong>il</strong>evato altre <strong>in</strong>iziative analoghe <strong>in</strong>alcuna altra parte del territorio regionale. L’impressione diffusa è che f<strong>in</strong>oral’attenzione e anche <strong>il</strong> grosso degli <strong>in</strong>vestimenti per la formazione sianoandati ad alcune figure considerate “emergenti” e ai giovani imprenditoriagricoli senza considerare nella sua r<strong>il</strong>evanza l’esigenza di riqualificare omantenere anche figure professionali “tradizionali” del lavoro agricolo chevanno a sostegno ed <strong>in</strong>tegrazione del lavoro dell’imprenditore agricolo ditipo “capitalistico” come del coltivatore diretto. Va però sottol<strong>in</strong>eata anchel’evidente difficoltà dei soggetti ad accordarsi per <strong>in</strong>iziative locali autonomee autof<strong>in</strong>anziate come quella avviata nel Chianti. A livello nazionale esisteun ente b<strong>il</strong>aterale di ricerca (Agriform) previsto dal contratto nazionale dell’agricolturacon l’obiettivo di fornire analisi di settore f<strong>in</strong>alizzate alla identificazionedei bisogni formativi. Tale ente ha prodotto f<strong>in</strong>ora un’approfonditapubblicazione riguardante <strong>il</strong> settore ortofrutticolo.Per ciò che concerne i bisogni formativi <strong>in</strong> particolare della manodopera di provenienzaextracomunitaria, da più parti è stata citata l’importanza di organizzarecorsi di l<strong>in</strong>gua italiana tecnica, che permettano agli stranieri di comprenderepienamente le istruzioni dei macch<strong>in</strong>ari che si possono trovare ad usare<strong>in</strong> azienda, oltre ad un’adeguata formazione sulla sicurezza e la prevenzione.Durante <strong>il</strong> focus group a Pistoia, riguardo a questo tema, è stato riportatoche, <strong>il</strong> pur frequente ricorso da parte delle aziende ai contratti di formazionee di apprendistato (anche con <strong>il</strong> co<strong>in</strong>volgimento di giovani lavoratori stranieri),si scontra spesso con la difficoltà di rispettare gli obblighi di legge190


L’IMPIEGO DEI LAVORATORI EXTRACOMUNITARIriguardo le ore di formazione <strong>in</strong> aula e con la mancanza di disponib<strong>il</strong>ità deiformati a cont<strong>in</strong>uare <strong>il</strong> lavoro <strong>in</strong> azienda. Sempre nel quadro di quel focusgroup è stato segnalato anche <strong>il</strong> fatto che sul territorio sono presenti un istitutodi formazione professionale <strong>in</strong> agricoltura e un istituto tecnico agrarioma, nonostante esistano meccanismi di collegamento fra le imprese e lascuola quali stage e altri momenti di contatto, i ragazzi che escono da questiistituti non riescono a trovare <strong>in</strong> agricoltura occupazioni al livello delleloro aspettative e f<strong>in</strong>iscono per disperdersi <strong>in</strong> altri settori.Le “forme” del lavoro immigrato: mansioni, contratti e tutelaIl lavoro degli stranieri extracomunitari <strong>in</strong> agricoltura assume forme ecaratteristiche <strong>in</strong>teressanti dovute sia alla particolare legislazione relativaalla disoccupazione <strong>in</strong> agricoltura sia alle necessità di chi lavora e vive peruna parte dell’anno più o meno consistente lontano dalla propria famiglia;questo era <strong>il</strong> tema su cui si <strong>in</strong>centrava la seconda parte delle <strong>in</strong>terviste aitestimoni priv<strong>il</strong>egiati e che ha occupato una buona parte della discussioneportata avanti all’<strong>in</strong>terno del focus group.Quanto alla tipologia di lavoro, la stragrande maggioranza della manodoperaimmigrata viene impiegata <strong>in</strong> lavorazioni generiche o almeno <strong>il</strong> loro contrattoè quello di operaio agricolo comune: avventiziato o stagionali impiegat<strong>in</strong>elle raccolte, nella pulitura degli uliveti, nel lavoro di pulitura dei boschi,ecc. Di conseguenza i periodi di maggior richiesta di lavoro sono quelli primaver<strong>il</strong>ied autunnali. Una piccola parte mantiene nel tempo la propria occupazionee riesce a volte negli anni ad ottenere un contratto a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atoma si tratta di una quota ridotta e di solito sono le persone che fannoda punto di riferimento per altri immigrati appena arrivati <strong>in</strong> Italia o che sitrattengono per periodi più brevi o che accettano <strong>il</strong> lavoro <strong>in</strong> agricoltura <strong>in</strong>attesa di trovare occupazioni più remunerative (<strong>in</strong>fatti durante <strong>il</strong> focus groupè stato spesso citato <strong>il</strong> caso di persone che si trasferiscono a lavorare a nell’<strong>in</strong>dustria)o che svolgono attività diverse <strong>in</strong> periodi diversi dell’anno (<strong>in</strong> particolarelavorano nel turismo nei periodi estivi). Il lavoro <strong>in</strong> agricoltura hacaratteristiche di particolare attrattiva per queste persone <strong>in</strong> quanto, la specificalegislazione <strong>in</strong> materia di disoccupazione agricola prevede che <strong>il</strong> sussidiovenga erogato <strong>in</strong> rapporto alle giornate di lavoro denunciate (101 giornatematurate e lavorate nel biennio). Tale sussidio, per quanto modesto, consentedi sostenersi o di mantenere un’<strong>in</strong>tegrazione di reddito mentre si lavoraa nero nello stesso o <strong>in</strong> altri settori, pur lasciando <strong>in</strong>tatta spesso una condizionedi precarietà. Il “via vai” lamentato dai datori di lavoro non permetterebbeuna crescita professionale di questi lavoratori che per primi spesso,a detta anche di tutti i s<strong>in</strong>dacalisti <strong>in</strong>terpellati, f<strong>in</strong>iscono per non accettarecontratti a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato per mantenere una maggiore libertà dimovimento. Uno dei problemi più spesso sollevati <strong>in</strong>fatti è quello della duratadelle ferie: per chi deve tornare a casa <strong>in</strong> Senegal non sono sufficienti dueo tre settimane d’agosto ma la richiesta di stare via due mesi si scontra conle previsioni di legge e l’organizzazione produttiva <strong>in</strong>terna alle aziende. Lerecenti modifiche alla legge sull’immigrazione, legando strettamente la duratadel permesso di soggiorno a quella del contratto di lavoro, possono creareulteriori difficoltà <strong>in</strong> questo senso ma i temi delle ferie e degli orari di lavoro(specialmente <strong>in</strong> periodi particolari per i fedeli musulmani come <strong>il</strong> Ramadan)hanno ottenuto attenzione nelle prossime trattative per <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novo dei contrattidi lavoro <strong>in</strong> agricoltura.191


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEVa detto che i fattori che possono contribuire a spiegare le scelte lavorativedegli immigrati possono anche essere legati alle prospettive di <strong>in</strong>sediamento:da una parte le competenze acquisite nel lavoro agricolo <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> (<strong>in</strong>particolare nel settore floro-vivaistico) sono fac<strong>il</strong>mente ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i <strong>in</strong> moltidei paesi di provenienza, dall’altra nel momento <strong>in</strong> cui si decide di attivarele procedure per <strong>il</strong> ricongiungimento fam<strong>il</strong>iare chi non è cittad<strong>in</strong>o comunitarioè costretto a presentare una serie di documenti attestanti la sua possib<strong>il</strong>itàdi mantenere le persone che <strong>in</strong>tende far entrare <strong>in</strong> Italia. Ciò comporta<strong>in</strong>nanzitutto la titolarità di un contratto di lavoro a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atodi tipo superiore all’operaio generico <strong>in</strong> agricoltura perché altrimenti lacifra dichiarata non è sufficiente al sostentamento fam<strong>il</strong>iare.Quanto alle etnie le provenienze citate come più frequenti fra i lavoratoriagricoli extracomunitari <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> sono quelle albanese, senegalese e marocch<strong>in</strong>acon precise suddivisioni sul territorio regionale (ad esempio nel pistoiesela presenza dom<strong>in</strong>ante è quella albanese) e anche fra le aziende che tendonoa mantenere una sorta di omogeneità <strong>in</strong>terna, a cui si aggiunge la diffusapresenza di lavoratori provenienti dall’est europeo nel settore forestale.Si r<strong>il</strong>eva <strong>in</strong> questi term<strong>in</strong>i l’esistenza delle reti di collegamento fra gli immigratie i paesi di orig<strong>in</strong>e citate da tutta la letteratura sull’argomento; più chedi ipotetiche “predisposizioni” culturali si deve parlare di punti di penetrazione<strong>in</strong> un settore o <strong>in</strong> un’area o addirittura <strong>in</strong> un’azienda che tendono adallargare <strong>il</strong> proprio spazio fornendo sostegno a parenti ed amici e <strong>in</strong>fluenzandole pratiche di reclutamento dei datori di lavoro (Ambros<strong>in</strong>i, 1999).In questo quadro <strong>il</strong> ruolo dei Centri per l’Impiego è risultato per ora, a dettadei nostri <strong>in</strong>tervistati, marg<strong>in</strong>ale.Quanto alle tipologie di contratto abbiamo già anticipato che si tratta per lastragrande maggioranza di contratti a tempo determ<strong>in</strong>ato, stagionali oavventizi. Mentre f<strong>in</strong>o a 10-15 anni fa <strong>il</strong> numero dei fissi <strong>in</strong> azienda potevaa volte avvic<strong>in</strong>arsi a quello degli avventizi, le trasformazioni del tipo di lavorazionie della manodopera disponib<strong>il</strong>e hanno comportato un forte cambiamentodella situazione: le aziende f<strong>in</strong>iscono per contare su un nucleo anchepiccolo di lavoratori fissi superprofessionalizzati ed una massa di lavoratorigenerici. Generalmente i fissi esperti sono italiani “gli altri anche se imparanonon hanno sbocchi perché c’è la necessità di avere questa manodoperagenerica e questi rimangono … diffic<strong>il</strong>mente salgono di grado” (responsab<strong>il</strong>es<strong>in</strong>dacale prov<strong>in</strong>ciale <strong>in</strong>tervistato). Questa difficoltà, unita spesso allam<strong>in</strong>ore forza contrattuale degli immigrati crea situazioni, spesso denunciateal s<strong>in</strong>dacato, <strong>in</strong> cui a parità di mansioni non corrispondono pari trattamenticontrattuali o <strong>in</strong> cui i “c<strong>in</strong>quantunisti” lavorano per un numero effettivodi giornate superiore. Si può qu<strong>in</strong>di parlare dell’esistenza di situazioniirregolari nel lavoro immigrato <strong>in</strong> agricoltura non tanto per la presenza d<strong>il</strong>avoratori totalmente esenti da qualunque forma di tutela che, a detta siadei s<strong>in</strong>dacati che delle associazioni imprenditoriali, sarebbero <strong>in</strong> netto calo(grazie anche ad una maggiore frequenza dei controlli), ma della diffusionedi forme di tutela parziale. In conclusione però ciò su cui tutti sembrano concordareè che, a fronte di tutte le difficoltà di regolarizzazione o di chiamatadi lavoratori extracomunitari <strong>in</strong> questo come <strong>in</strong> altri settori, la presenzadi lavoro totalmente a nero non si può escludere e prova ne sia che ad ognisanatoria <strong>il</strong> numero di persone che fanno richiesta di regolarizzazioneaumenta <strong>in</strong> modo consistente.Va sottol<strong>in</strong>eato comunque che riguardo a tutti questi temi, ai propri dirittied alle possib<strong>il</strong>ità previdenziali le reti di sostegno fra connazionali già cita-192


L’IMPIEGO DEI LAVORATORI EXTRACOMUNITARIte si dimostrano particolarmente efficienti nell’<strong>in</strong>formare i nuovi arrivati enell’<strong>in</strong>dirizzarli presso le organizzazioni <strong>in</strong> grado di sostenerli sia nel diffic<strong>il</strong>ee tortuoso percorso di regolarizzazione e ottenimento del permesso disoggiorno che nella gestione del rapporto con i datori di lavoro. In molte zone<strong>in</strong>fatti <strong>il</strong> livello di s<strong>in</strong>dacalizzazione degli immigrati (espresso nei term<strong>in</strong>i d<strong>in</strong>umero di stranieri iscritti al s<strong>in</strong>dacato <strong>in</strong> rapporto a quelli registratidall’INPS) risulta molto vic<strong>in</strong>o a quello degli oriundi.Un tema preoccupante che aveva assunto una certa visib<strong>il</strong>ità <strong>in</strong> tempirecenti è quello del caporalato: nella prov<strong>in</strong>cia di Siena e <strong>in</strong> alcune aree delgrossetano e del Chianti fiorent<strong>in</strong>o pochi anni fa è emersa l’esistenza diun’agenzia che proponeva servizi di prestito di manodopera alle impreseagricole chiedendo la gestione completa del lavoro ed ut<strong>il</strong>izzando manodoperaimmigrata a condizioni vessatorie. Seguirono denunce alle autoritàgiudiziarie e la forzata <strong>in</strong>terruzione dell’attività. Da allora non si sono riproposticasi analoghi così evidenti ma pare siano <strong>in</strong>vece piuttosto diffusesituazioni <strong>in</strong> cui alcuni soggetti ottengono da aziende agricole l’<strong>in</strong>carico disvolgere determ<strong>in</strong>ati lavori, soprattutto di pulitura, e assoldano a tale scopouna squadra di lavoratori, spesso immigrati, molti dei quali restano a nerosfuggendo ad ogni genere di controllo e di tutela.Da parte s<strong>in</strong>dacale ci è stato poi fatto notare come sia stata di recente allargatala possib<strong>il</strong>ità di avviare rapporti di lavoro <strong>in</strong>ter<strong>in</strong>ali anche <strong>in</strong> agricoltura.Inizialmente era stata portata avanti una sperimentazione per la <strong>Toscana</strong>nella sola prov<strong>in</strong>cia di Arezzo, fra l’altro con scarsi risultati: almeno <strong>in</strong> term<strong>in</strong><strong>in</strong>umerici <strong>il</strong> ricorso a questo genere di contratti è stato molto limitato senon <strong>in</strong>esistente. Una volta allargata questa possib<strong>il</strong>ità anche al resto dellaregione prevedendola nel contratto nazionale, e qu<strong>in</strong>di nei diversi contrattiprov<strong>in</strong>ciali, si è r<strong>il</strong>evato che le aziende non vi fanno ricorso. La spiegazioneproposta da parte s<strong>in</strong>dacale è che <strong>il</strong> lavoro <strong>in</strong>ter<strong>in</strong>ale, nell’ambito dei contrattidi lavoro a tempo determ<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> agricoltura, fra tutte le possib<strong>il</strong>ità esistentiè quello che garantisce di più <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di salario e di diritti.Il lavoro autonomo come canale di mob<strong>il</strong>ità socialeUn’ultima questione che troviamo <strong>in</strong>teressante trattare è quella del lavoroautonomo. Il rapporto 2002 sull’immigrazione straniera <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, analizzandoi motivi dei permessi di soggiorno, nota che una quota importante diessi, anche se quantitativamente m<strong>in</strong>oritaria rispetto al lavoro subord<strong>in</strong>ato,viene concessa per motivi di lavoro autonomo (poco meno dell’8% del totaleregionale). La ripartizione territoriale di tale presenza non è omogenea ma<strong>il</strong> gruppo di ricerca sul lavoro immigrato <strong>in</strong> agricoltura ha preso lo spuntodai dati disponib<strong>il</strong>i e relativi al 2000 per approfondire questo tema anchedurante le <strong>in</strong>terviste ai testimoni priv<strong>il</strong>egiati e durante <strong>il</strong> focus group,soprattutto dopo aver verificato che <strong>in</strong> alcune prov<strong>in</strong>ce della <strong>Toscana</strong>, qualiPisa, Pistoia e Arezzo, la percentuale di imprenditori stranieri extracomunitariche lavorano nel settore agricolo rispetto al totale degli imprenditoristranieri <strong>in</strong> tutti i settori va dal 6 a più dell’8% e a Grosseto e Siena è <strong>in</strong>tornoal 20%.I commenti dei nostri <strong>in</strong>tervistati sono stati di vario genere: alcuni hannoespresso forti perplessità riguardo alla possib<strong>il</strong>ità che immigrati extracomunitaririescano ad accedere alle cifre necessarie per avviare un’attività <strong>in</strong>proprio <strong>in</strong> agricoltura. Si può trattare <strong>in</strong> effetti di attività che necessitano di<strong>in</strong>vestimenti <strong>in</strong>iziali abbastanza sostenuti, almeno nel caso di acquisto del-193


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 118. Imprenditori stranieri extracomunitari nel settore primario nelle prov<strong>in</strong>ce toscane suddivisi percarica rivestita. Periodo terzo trimestre 2000.Amm<strong>in</strong>istratore Socio Titolare Altre Totale Totale Percentualecariche settore A tutti i di immigratisettori imprenditori<strong>in</strong> agricolturasu totaleArezzo 5 10 69 2 86 1001 8,6%Firenze 23 25 90 6 144 5535 2,6%Grosseto 20 17 78 3 118 572 20,6%Livorno 11 6 42 0 59 972 6,1%Lucca 3 5 24 4 36 1281 2,8%Massa Carrara 1 0 14 2 17 771 2,2%Pisa 8 7 58 2 75 1225 6,1%Pistoia 6 6 44 2 58 838 6,9%Prato 0 0 4 0 4 1986 0,2%Siena 68 12 60 13 153 769 19,9%TOSCANA 145 88 483 34 750 14950 5,0%Fonte: Elaborazione su dati Unioncamere tratti da <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> (2001).l’azienda. Più probab<strong>il</strong>e l’affitto o l’avvio di società cooperative che forniscanoservizi di terziarizzazione; conferma a tale ipotesi ci è venuta durante <strong>il</strong>focus group di Pistoia durante <strong>il</strong> quale sono stati citati i casi di alcune cooperativedi albanesi che effettuano servizi di potatura degli olivi e che sonoiscritte all’Unione Agricoltori e di alcuni immigrati extracomunitari sempredi orig<strong>in</strong>e europea che nel giro di sei-sette anni da dipendenti sono diventatiautonomi, coltivatori diretti, nel primo passaggio lavorando per l’aziendadi cui erano dipendenti e <strong>in</strong> breve creandosi un proprio mercato. Si è parlatodi persone (poche) che lavorano nel settore del vivaismo, e <strong>in</strong> particolaredella vasetteria, non hanno bisogno di vaste superfici aziendali e possonotrovare terreni <strong>in</strong> affitto.Quanto al resto della <strong>Toscana</strong> siamo riusciti a raccogliere altri segnali positiv<strong>in</strong>el senso che i responsab<strong>il</strong>i prov<strong>in</strong>ciali di alcune confederazioni s<strong>in</strong>dacalied associazioni datoriali da noi <strong>in</strong>terpellate, <strong>in</strong> particolare <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>ce <strong>in</strong>cui l’attività agricola ha un peso consistente rispetto all’attività economicacomplessiva, hanno citato altri contatti diretti con questo genere di impreseanche <strong>in</strong> agricoltura e, soprattutto, hanno espresso l’op<strong>in</strong>ione che si tratti diun fenomeno <strong>in</strong> crescita. Indag<strong>in</strong>i mirate ed approfondite su quest’argomentospecifico potrebbero probab<strong>il</strong>mente raccogliere elementi più forti diriscontro ai dati forniti dalle Camere di Commercio ed <strong>in</strong>dicare un possib<strong>il</strong>epercorso di miglioramento lavorativo nel settore, altrimenti negato. Ciò porterebbeun’ulteriore conferma a Reyneri (1997) quando afferma che <strong>il</strong> lavoro<strong>in</strong> proprio degli stranieri nelle attività di basso livello non è segno diimprenditoria etnica ma di un diffic<strong>il</strong>e accesso ad altri tipi di impiego e qu<strong>in</strong>d<strong>in</strong>on va <strong>in</strong>terpretato come segno di successo economico e sociale ma comeespressione di una precarizzazione sul mercato del lavoro dovuta ad un tentativodi trovare un canale alternativo di mob<strong>il</strong>ità sociale.194


7Allaricerca di un benchmark:<strong>il</strong> lavoro agricolo negli StatiUniti7.1 Il mercato del lavoro <strong>in</strong> agricolturaAnalizzare gli occupati <strong>in</strong> agricoltura negli Stati Uniti può essere <strong>in</strong>teressanteper avere un term<strong>in</strong>e di confronto con l’agricoltura <strong>in</strong> Italia e <strong>in</strong><strong>Toscana</strong>. Negli ultimi anni la società americana è cambiata enormemente <strong>in</strong>term<strong>in</strong>i di redditi disponib<strong>il</strong>i, st<strong>il</strong>i di vita, percezione dei clienti riguardo allasalute e alla dieta e tutto questo ha <strong>in</strong>fluenzato profondamente <strong>il</strong> compartoagricolo (Lipton et al., 1998). Rapportarsi al lavoro agricolo negli Stati Unit<strong>in</strong>on significa avere come riferimento un modello da imitare ma semplicementeconfrontarsi con una società moderna <strong>in</strong> cui l’agricoltura occupa ancoraposizioni r<strong>il</strong>evanti.Evoluzione storica degli occupatiPer l’analisi dell’evoluzione occupazionale negli Stati Uniti è stata ut<strong>il</strong>izzatauna serie storica dal 1910 al 2000 che può essere dist<strong>in</strong>ta <strong>in</strong> tre periodi.Il primo, dal 1910 al 1940, durante <strong>il</strong> quale <strong>il</strong> numero delle aziende agricoleFig. 28 - Andamento delle aziende e delle varie tipologie di lavoratori agricoli dal 1910 al2000.Fonte: Usda-NASS. va uni<strong>formato</strong> (vedi oltre).195


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANErimane pressoché costante mentre <strong>il</strong> numero degli agricoltori <strong>in</strong>izia ad assumereuna d<strong>in</strong>amica decrescente, fatta eccezione per una lieve ripresa la f<strong>in</strong>edegli anni trenta. In questo periodo, probab<strong>il</strong>mente, <strong>il</strong> crack della borsa diNew York del 1929, defito da Galbraith “<strong>il</strong> più devastante nella storia di tuttii mercati” e la depressione degli anni seguenti, <strong>in</strong>fluenzò <strong>il</strong> ritorno alle attivitàagricole da parte di molta manodopera fam<strong>il</strong>iare (Galbraith, 2003).Il secondo periodo, che <strong>in</strong>izia dopo <strong>il</strong> 1940 f<strong>in</strong> verso la f<strong>in</strong>e degli anni ’70,registra un vero e proprio crollo sia nel numero delle aziende che degli agricoltori.Se nel 1940 negli Stati Uniti erano presenti 11 m<strong>il</strong>ioni di agricoltor<strong>in</strong>el 1980 ne rimangono circa 4 m<strong>il</strong>ioni. La massiccia riduzione è dovuta alcalo degli agricoltori diretti (Fam<strong>il</strong>y workers) che dim<strong>in</strong>uiscono più del doppiorispetto ai lavoratori salariati. In verità, a partire dal lontano 1942, persopperire alla mancanza di manodopera dovuta all’entrata nella secondaguerra mondiale gli Stati Uniti ut<strong>il</strong>izzarono dei “migrant worker”.In quell’anno venne adottato <strong>il</strong> “Government’s Bracero Program” che permisedi ut<strong>il</strong>izzare manodopera a basso costo messicana per i lavori stagionali.Alle aziende americane <strong>il</strong> programma risultò così vantaggioso che si decisedi mantenerlo f<strong>in</strong>o al 1964. Esistono varie stime sulla portata di questo programmama esso co<strong>in</strong>volse dai 3 m<strong>il</strong>ioni a 4,5 m<strong>il</strong>ioni di messicani per tutto<strong>il</strong> periodo (Ew<strong>in</strong>g, 2000).Il terzo periodo <strong>in</strong>izia con la crisi degli anni ’80 quando molte aziende fam<strong>il</strong>iariandarono <strong>in</strong> fallimento. Il clima economico della f<strong>in</strong>e degli anni ’70aveva sp<strong>in</strong>to a espandere le produzioni facendo affidamento sulle esportazionied sul crescente valore dei terreni. Un alto tasso di <strong>in</strong>flazione e unbasso tasso reale di <strong>in</strong>teresse <strong>in</strong>sieme ad un enorme fac<strong>il</strong>ità nel reperire credito<strong>in</strong>coraggiarono enormemente gli <strong>in</strong>vestimenti delle aziende agricole.Quando a metà degli anni ’80 l’export si contrasse fortemente, i prezzi degli<strong>in</strong>put, così come i tassi di <strong>in</strong>teresse aumentarono e molte aziende fallirono.Non esistono dati attendib<strong>il</strong>i sulle bancarotte per <strong>il</strong> periodo dal 1981 alFig. 29 - Bancarotte registrate da novembre del 1986 al 1999 <strong>in</strong> USA.Fonte: Chapter 12 farmer bankruptcy.196Note: La legislazione USA prevede anche altre tipologie di bancarotte denom<strong>in</strong>ate Chapter 7,11, e 13 per le quali non esistono dati.


ALLA RICERCA DI UN BENCHMARK: IL LAVORO AGRICOLO NEGLI STATI UNITI1986, ma solo a partire dal novembre 1986, quando venne varata una riformaalla legge fallimentare che permise una generosa d<strong>il</strong>uizione dei debiticontratti (ERS, 2001).Dopo <strong>il</strong> 1987 sia le imprese che <strong>il</strong> numero degli agricoltori <strong>in</strong>iziano lentamentea stab<strong>il</strong>izzarsi <strong>in</strong>terrompendo la pesante riduzione che aveva caratterizzatoi decenni precedenti.Per analizzare la situazione attuale è necessario considerare i dati del censimentodel 1997 (l’ultimo censimento è del 2002 ma i dati non sono ancoradisponib<strong>il</strong>i) ipotizzando che non siano <strong>in</strong>tervenute sostanziali modifiche. Idati ci mostrano come gli occupati <strong>in</strong> agricoltura coprono <strong>il</strong> 2% della forzalavoro, su circa 154 m<strong>il</strong>ioni di lavoratori ben 3,1 m<strong>il</strong>ioni sono occupati <strong>in</strong>agricoltura. Per la precisione i lavoratori salariati sono <strong>il</strong> 28%, mentre i lavoratorifam<strong>il</strong>iari, <strong>in</strong>clusi i lavoratori non pagati 20 , coprono <strong>il</strong> rimanente 72%(ERS). Il dato americano evidenzia un ut<strong>il</strong>izzo maggiore dei lavoratori salariatirispetto alla <strong>Toscana</strong> dove secondo i dati ISTAT la manodopera fam<strong>il</strong>iarenel suo complesso conta 366 m<strong>il</strong>a unità pari al 91% della forza lavoromentre i lavoratori salariati sono solo 37m<strong>il</strong>a.7.2 Le modalità di impiego e i differenziali salarialiLe tipologie del lavoro <strong>in</strong> agricoltura dipendono fortemente dai tipi di produzioni.Negli stati del Mid West e nei Pla<strong>in</strong>s States la meccanizzazione si èsp<strong>in</strong>ta a livelli massimi: <strong>in</strong> alcuni casi squadre di pochi trattoristi “customharvest<strong>in</strong>g” offrono le loro prestazioni nella maggior parte delle aziende.L’ut<strong>il</strong>izzo della manodopera rimane <strong>in</strong>vece molto elevato negli Stati che produconoortaggi come la California, la Florida e l’Arizona, dove la raccoltaavviene manualmente.Un buon <strong>in</strong>dicatore per cercare di capire l’evoluzione del numero dellamanodopera nell’agricoltura statunitense è fornito dalle statistiche ufficialirelative al salario medio. A partire dagli anni ’80 l’attività agricola offrivasalari lievemente superiori al salario m<strong>in</strong>imo e risultava la metà dellamedia totale dei salari. Negli anni ’90 <strong>il</strong> salario medio <strong>in</strong> agricoltura haavuto <strong>in</strong>crementi superiori del 30% rispetto a quello degli altri settori e si èdiscostato dal salario m<strong>in</strong>imo di circa 3,6 $/ora. La differenza con gli altrisettori, quasi 6 $/ora <strong>in</strong> meno, rimane però ancora elevata.Le ultime r<strong>il</strong>evazioni trimestrali sugli occupati <strong>in</strong> agricoltura effettuate <strong>il</strong> 12giugno del 2003 denotano una paga media oraria di $ 8,88 e una media di40 ore lavorate a settimana. Le paghe oraria raggiungono valori m<strong>in</strong>imi,7,25 $, nella zona del Delta che comprende gli stati dell’Arkansas, delMississipi e della Louisiana e valori massimi, 9,97 $ nel Cornbelt II che comprendel’Iowa e <strong>il</strong> Missouri.La comparazione dei salari medi <strong>in</strong> agricoltura, r<strong>il</strong>evati trimestralmente,mostra un <strong>in</strong>cremento della paga oraria con differenze a seconda delle attività<strong>in</strong>traprese <strong>in</strong> agricoltura e del periodo stagionale. Il grafico mette <strong>in</strong> evidenzacome gli allevatori e i coltivatori percepiscano una cifra <strong>in</strong>feriorerispetto ai salariati nel loro complesso che comprendono anche i responsab<strong>il</strong>idei lavoratori (supervisor e crewleader).20Nella manodopera fam<strong>il</strong>iare sono compresi i lavoratori autonomi (self-employed worker) e <strong>il</strong>avoratori non pagati (ogni persona che non risulta un lavoratore autonomo).197


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEFig. 30 - Comparazione dei livelli salariali negli Stati Uniti.Fonte: USDA, NASS.Fig. 31 - R<strong>il</strong>evazioni trimestrali salario.Fonte: USDA, NASS.Come è emerso da un <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e condotta dall’Economic Research Servicel’aumento della paga settimanale tra <strong>il</strong> 2000 e <strong>il</strong> 2001 non viene però trasferito<strong>in</strong> reddito disponib<strong>il</strong>e (fam<strong>il</strong>y <strong>in</strong>come). Solo <strong>il</strong> 18% dei lavoratori salariati<strong>in</strong> agricoltura ha un reddito disponib<strong>il</strong>e superiore ai 50m<strong>il</strong>a$ annuirispetto al 45% dei lavoratori degli altri settori. Il reddito disponib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> agri-198


ALLA RICERCA DI UN BENCHMARK: IL LAVORO AGRICOLO NEGLI STATI UNITIcoltura varia enormemente a seconda della razza e delle etnie. Ben <strong>il</strong> 28%cittad<strong>in</strong>i statunitensi di razza bianca percepiscono i redditi maggiori a50m<strong>il</strong>a $ mentre tra gli Ispanici (95% degli stranieri) più della metà ha redditi<strong>in</strong>feriori a 20m<strong>il</strong>a $ (Runyan, 2002).Tabella 119. Fam<strong>il</strong>y <strong>in</strong>come dei lavoratori stipendiati <strong>in</strong> agricoltura a seconda della razza/etnia ecittad<strong>in</strong>anza al 2001 (media annua).Razza/etnia gruppoCittad<strong>in</strong>anzaTutti i lavoratori Bianchi Ispanici Altri Americani NonstipendiatiamericaniLavoratori (.000) 745 366 341 38 477 268Fam<strong>il</strong>y Income (%)Meno di $10.000 21,8 18,6 24,7 — 18,8 27,0$10.000-$19.999 19,8 14,0 25,8 — 16,6 25,5$20.000-$29.999 20,7 15,8 26,4 — 18,2 25,1$30.000-$39.999 13,2 13,7 13,3 — 12,4 14,8$40.000-$49.999 6,7 9,5 3,7 — 9,0 2,82Maggiore di $50.000 17,8 28,4 6,12 — 25,0 4,82Fonte: Elaborazione effettuata dall’Economic Research Service, USDA.7.3 Le pr<strong>in</strong>cipali problematiche dei lavoratori agricoli negli Stati UnitiAnche negli Stati Uniti <strong>il</strong> settore agricolo può attrarre le persone che amanolavorare all’aperto, che si divertono con gli animali e lavorano <strong>in</strong> maniera<strong>in</strong>dipendente. Per molte persone questi aspetti riescono a compensare <strong>il</strong>rischio di avere un reddito limitato, a causa delle avverse condizioni meteorologicheo di mercato, così come la durezza del lavoro che non permettetempi liberi. Per altri l’attività agricola non è una scelta ma l’unica possib<strong>il</strong>itàoccupazionale (Bureau of Labor Statistics, 2002). Tutti gli agricoltoristatunitensi sono poi accomunati dai rischi derivanti dall’ut<strong>il</strong>izzo dei pesticidie di tutti i prodotti chimici ut<strong>il</strong>izzati <strong>in</strong> agricoltura. L’attività primariadeterm<strong>in</strong>a <strong>in</strong>oltre <strong>il</strong> più elevato tasso morb<strong>il</strong>ità (<strong>in</strong>jures and <strong>il</strong>lnesses) parial 7% dei lavoratori a tempo pieno, rispetto al 6,3% delle <strong>in</strong>dustrie private(Bureau of Labor Statistics, 2002).Altro elemento da tenere presente è che le statistiche ufficiali non consideranoi clandest<strong>in</strong>i che vengono impiegati massicciamente come bracciantiagricoli con salari molto bassi, di poco superiori al salario m<strong>in</strong>imo e con unatutela della salute molto modesta.Il problema di fondo, come spesso viene r<strong>il</strong>evato, è la necessità di averedisponib<strong>il</strong>ità di manodopera solo <strong>in</strong> determ<strong>in</strong>ati periodi dell’anno mentredurante gli altri periodi i braccianti rimarrebbero disoccupati.La risposta istituzionale a questa problematica è stata la creazionedell’H-2A Program che permette, <strong>in</strong> deroga alle ristrette leggi sull’immigrazione,di concedere permessi temporanei di lavoro <strong>in</strong> agricoltura, collegatiad un contratto di lavoro, a cittad<strong>in</strong>i stranieri comunemente dettiGuest Worker.L’H-2A Program prevede che le aziende agricole reclut<strong>in</strong>o, per periodi ditempo prefissati, lavoratori stranieri a contratto, forniscano ad essi alloggi199


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEgratuiti e diano la possib<strong>il</strong>ità di effettuare tre pasti giornalieri. Prevede <strong>in</strong>oltredi garantire <strong>il</strong> salario vigente per gli altri agricoltori ma <strong>il</strong> meccanismonon è molto flessib<strong>il</strong>e. La “mission” dell’H-2A Program è <strong>in</strong>fatti quella diusufruire di manodopera straniera solamente nel caso <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> mercato dellavoro <strong>in</strong>terno non riesca a coprire l’offerta di lavoro. Le aziende che decidonodi usufruire di lavoratori stranieri, devono dimostrare di avere fatto <strong>il</strong>possib<strong>il</strong>e, compresi annunci sui quotidiani locali o tramite radio, per reclutarepersonale <strong>in</strong>terno. In stati come la California o la Florida, dove i tassidi disoccupazione <strong>in</strong>terni sono elevati così come la possib<strong>il</strong>ità di usufruire dimanodopera straniera a basso costo, l’H-2A Program non viene praticamenteut<strong>il</strong>izzato preferendo ut<strong>il</strong>izzare i crew leader per ottenere manodopera.Quella del crew leader (Farm Labor Contractor) è una figura professionalemolto particolare negli Stati Uniti. I crew leader non sono strutturati comele agenzie di lavoro <strong>in</strong>ter<strong>in</strong>ale e operano <strong>in</strong> maniera diversa: sono <strong>in</strong>dipendenti,reclutano o trasportano i lavoratori nelle varie aziende, li paganoe, solitamente, controllano <strong>il</strong> lavoro dei braccianti. La figura del crewleader non è ben discipl<strong>in</strong>ata dalle legislazioni federali. Esso, come datoredi lavoro, dovrebbe pagare i contributi per i lavoratori, preoccuparsi di<strong>in</strong>formarli sui rischi derivanti dalla loro attività, <strong>in</strong> particolare nell’ut<strong>il</strong>izzodei pesticidi e dei diserbanti ma sembra che si esuli da questi compiti.La paga oraria dei braccianti viene spesso abbassata al di sotto dei salarimedi stab<strong>il</strong>iti da ogni s<strong>in</strong>golo Stato, e molto spesso le persone che vengonoreclutate sono immigrati clandest<strong>in</strong>i con nessuna tutela. Di fatto l’unicocontrollo effettuato sull’operato dei crew leader sembra essere quello dellaregistrazione <strong>in</strong> un apposito elenco, grazie alla legge che tutela i lavoratoriimmigrati e stagionali. La convenienza nell’ut<strong>il</strong>izzare i cittad<strong>in</strong>i stranierideriva dal fatto che <strong>il</strong> loro numero possa essere fatto variare notevolmentea seconda delle necessità legate alle stagioni di raccolta. Inoltrei crew leader sono <strong>in</strong> grado di reclutare personale con estrema velocità,risultando estremamente flessib<strong>il</strong>i rispetto al programma H-2A. Dati al2001 mostrano <strong>in</strong>fatti che i braccianti <strong>in</strong>gaggiati dai crew leader <strong>in</strong> Floridae California raggiungono valori molto elevati. Le statistiche ufficiali riportanovalori <strong>in</strong>torno al 10% della forza lavoro totale impiegata ma <strong>il</strong> dato èprobab<strong>il</strong>mente sottostimato (NASS, 2003).Da un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e condotta <strong>in</strong> California sulle condizioni di vita dei bracciantisi può ricavare un preciso spaccato dei lavoratori salariati.Sono solitamente giovani uom<strong>in</strong>i messicani sposati con bassi livelli di scolarizzazione:solamente la metà degli <strong>in</strong>tervistati era <strong>in</strong> grado di leggere correttamentelo spagnolo. Hanno redditi annui molto bassi dai 7.500 $ ai10m<strong>il</strong>a $, più del 75% degli agricoltori non ha un’assicurazione sulla salutee solamente <strong>il</strong> 7% fa ricorso ad una dalle varie <strong>in</strong>iziative governative ideateper aiutare le persone con bassi redditi. Circa un terzo degli uom<strong>in</strong>i hadichiarato di non essere mai stato da un dottore, mentre le donne <strong>in</strong>izianoad avvic<strong>in</strong>arvisi solo nel periodo della maternità. Quasi <strong>il</strong> 50% non ha maieffettuato una visita odontoiatrica.Molti giovani risultano obesi con elevati livelli di pressione e con problemidi colesterolo. Il pesante lavoro che viene effettuato nei campi non è controb<strong>il</strong>anciatoda una dieta adeguata.Proprio <strong>in</strong> questo settore la ricerca <strong>in</strong>dividua le maggiori possib<strong>il</strong>ità di <strong>in</strong>terventifuturi. Oggi i cibi ricchi di grasso e di zucchero fanno parte della dieta200


ALLA RICERCA DI UN BENCHMARK: IL LAVORO AGRICOLO NEGLI STATI UNITIdelle classi più povere mentre sono carenti le prote<strong>in</strong>e e vitam<strong>in</strong>e. I ricercatorimettono <strong>in</strong> evidenza <strong>il</strong> tragico paradosso derivante dal fatto che iresponsab<strong>il</strong>i della produzione dei cibi “salutisti” della California debbanosoffrire degli effetti di diete <strong>in</strong>adeguate. Come ultimo elemento viene r<strong>il</strong>evatoche oltre <strong>il</strong> 57% dei lavoratori possiede una formazione sui pesticidi eche oltre <strong>il</strong> 18% ha avuto un <strong>in</strong>cidente sul lavoro durante la carriera lavorativa,mentre solamente una persona su tre era a conoscenza dell’esistenzadi un’assicurazione a carico del datore di lavoro (California Institute forRural Studies, 2000).7.4 La lettura alla luce dell’esperienza toscana ed italianaIl confronto con la situazione statunitense ha trovato pochi elementi <strong>in</strong>comune, come i bassi livelli salariali nei confronti degli altri settori e l’ut<strong>il</strong>izzodi manodopera extracomunitaria e molte altre divergenze determ<strong>in</strong>atepr<strong>in</strong>cipalmente dalle caratteristiche territoriali e sociali. Sono anche questedifferenze che fanno assumere posizioni lontane per quanto riguarda lepolitiche agricole <strong>in</strong> particolare sulle produzioni di qualità come è recentementeemerso nel negoziato, di f<strong>in</strong>e agosto 2003, tra Unione Europea e USAsul commercio <strong>in</strong>ternazionale (Cesari, 2003). Per gli Stati Uniti, <strong>in</strong> estremas<strong>in</strong>tesi, la qualità del prodotto è determ<strong>in</strong>ata dal marchio commerciale mentreper UE è fondamentale anche l’orig<strong>in</strong>e e <strong>il</strong> territorio di provenienza.Appare allora evidente che, <strong>in</strong> un contesto agricolo come quello toscano, dove<strong>il</strong> legame con <strong>il</strong> territorio risulta impresc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>e molto più del nome dideterm<strong>in</strong>ati marchi commerciali le differenze con <strong>il</strong> sistema americanosiano molto più accentuate che gli elementi <strong>in</strong> comune.Negli Stati Uniti vi è una diversa modalità di <strong>in</strong>tegrazione dell’agricolturanel sistema economico rispetto alla <strong>Toscana</strong> dove esistono una molteplicitàdi sistemi economici locali dove l’agricoltura ha un peso diverso (agricolorurali, rurali marg<strong>in</strong>ali, rurali residenziali, con presenza agricola, turisticorurali) (Bacci, 2002). Negli Stati Uniti <strong>in</strong>vece, esistono solo centri altamenteagricoli, che si differenziano tra loro solamente per le produzioni <strong>in</strong>teressatee per l’impiego del fattore lavoro, e centri non agricoli. Manca qu<strong>in</strong>diquella eterogeneità di situazioni socio colturali che caratterizzano la realtàtoscana che ruota <strong>in</strong>torno al mondo rurale.In <strong>Toscana</strong> l’impiego della manodopera stagionale straniera è una realtàassai recente dove, come visto <strong>in</strong> precedenza, <strong>il</strong> lavoro degli extracomunitariviene def<strong>in</strong>ito <strong>in</strong>tegrativo e non sostitutivo, perché gli immigrati vanno adoccupare delle posizioni lavorative che non attraggono i residenti <strong>in</strong>terni.Negli Stati Uniti, <strong>in</strong>vece, dove <strong>il</strong> fenomeno migratorio ha orig<strong>in</strong>i molto piùantiche, si avvertono segnali <strong>in</strong> direzione opposta. È presente, <strong>in</strong>fatti, unaconcorrenza tra gli immigrati recenti, che provengono dal Centro America,e gli immigrati di vecchia data che hanno ottenuto la residenza ma, nonsono stati <strong>in</strong> grado di mutare la loro condizione sociale.Per la manodopera straniera, la differenza fondamentale con gli Stati Uniti,rimane <strong>il</strong> metodo di assunzione. In <strong>Toscana</strong> la figura del crew leader, fortunatamente,non è ancora legalizzata. Attualmente, i lavoratori immigratientrano <strong>in</strong> contatto con le aziende agricole, grazie ad una rete di conoscenzefornita dagli extracomunitari che lavorano da più tempo <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>.Questo sistema probab<strong>il</strong>mente non riesce a garantire alle aziende una201


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEdisponib<strong>il</strong>ità di manodopera altamente flessib<strong>il</strong>e, ma tutela i lavoratori dallediscrim<strong>in</strong>azioni salariali che potrebbero derivare dall’ut<strong>il</strong>izzo dei crew leader.Nei prossimi anni <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> probab<strong>il</strong>mente si assisterà alla pienaaffermazione delle agenzie <strong>in</strong>ter<strong>in</strong>ali, esse potranno <strong>in</strong>fatti tutelare i lavoratorie al tempo stesso garantire una buona flessib<strong>il</strong>ità di manodopera alleaziende.202


8Unquadro d’<strong>in</strong>sieme sul lavoroagricolo <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>A term<strong>in</strong>e dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sulla domanda di lavoro delle imprese agricole pensiamosia ut<strong>il</strong>e fornire un quadro di <strong>in</strong>sieme dei soggetti e dei fenomeni chesono stati analizzati.Abbiamo <strong>in</strong>iziato questa pubblicazione con due capitoli di carattere <strong>in</strong>troduttivo.Il primo ha presentato l’articolazione del volume e la metodologiaseguita nella ricerca on desk ed <strong>in</strong> quella. L’<strong>in</strong>tenzione è stata quella di farcomprendere lo stretto collegamento tra i vari strumenti ut<strong>il</strong>izzati e i divers<strong>il</strong>ivelli di approfondimento che sono stati scelti sui vari temi.Il secondo capitolo ha <strong>in</strong>trodotto <strong>il</strong> lettore nel contesto economico <strong>in</strong> cui vieneprestato <strong>il</strong> lavoro agricolo, trattando s<strong>in</strong>teticamente l’evoluzione nell’ultimodecennio. Sono stati così anticipati alcuni term<strong>in</strong>i fondamentali che vengonoripresi anche nei successivi capitoli: pluriattività, part-time, multifunzionalità,esternalizzazione di funzioni produttive e di decisioni imprenditoriali.Altre questioni che hanno avuto una d<strong>in</strong>amica più recente sono stateulteriormente sv<strong>il</strong>uppate: <strong>il</strong> ritrovato rapporto con <strong>il</strong> consumatore da partedi alcune tipologie di agricoltori; <strong>il</strong> recupero di visib<strong>il</strong>ità sociale <strong>in</strong> particolarenell’agriturismo e nell’agricoltura biologica; la sp<strong>in</strong>ta verso <strong>il</strong> miglioramentodella qualità delle produzioni e la riconoscib<strong>il</strong>ità della provenienzaterritoriale (certificazione, etichettatura…). Ciò che ci <strong>in</strong>teressa <strong>in</strong> particolaredi questi nuovi fenomeni è che da essi scaturiscono nuove opportunitàdi impiego non solo dal punto di vista quantitativo ma soprattutto qualitativo.Nel primo paragrafo di questo capitolo cercheremo di riep<strong>il</strong>ogare la quantificazionedei vari spaccati del lavoro nell’agricoltura toscana e, per quantopossib<strong>il</strong>e, dei settori ad essa strettamente connessi. Seguirà la trattazione didue fonti che ci possono consentire di guardare all’evoluzione immediatadella domanda di lavoro (attraverso l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e Unioncamere-Excelsior) equella di medio periodo (attraverso le stime previsive dell’IRPET).Il capitolo si concluderà con una s<strong>in</strong>tesi dei tre approfondimenti (agriturismo,immigrati e nuove professioni del mondo rurale) previsti dal progettodi ricerca.8.1 Ma quanti sono? La quantificazione del lavoro <strong>in</strong> agricolturaLa metodologia di quantificazione dei lavoratori nel mondo agricolo è leggermentepiù complessa di quella ut<strong>il</strong>izzata per gli altri settori economici.La pr<strong>in</strong>cipale differenza risiede nel fatto che <strong>il</strong> lavoro <strong>in</strong> agricoltura vieneprestato anche da persone che sono <strong>in</strong> condizione non professionale e da soggettiche hanno un’altra occupazione prevalente.È abbastanza fac<strong>il</strong>e comprendere anche <strong>il</strong> motivo, <strong>in</strong> particolare <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>.F<strong>in</strong>o all’immediato dopo guerra vi erano nella nostra regione migliaia di203


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEpoderi (cioè appezzamenti di terreno con <strong>in</strong>clusa un’abitazione) condotti damezzadri o da piccoli coltivatori diretti; le grandi imprese erano piuttostorare, se non quelle di “secondo livello” come le fattorie che effettuavano alcuneoperazioni che <strong>in</strong>teressavano le aziende mezzadr<strong>il</strong>i che ne facevano parte(<strong>in</strong> genere alcune dec<strong>in</strong>e).La crisi di questo sistema produttivo ha comportato la drastica riduzionedegli occupati <strong>in</strong> agricoltura e la trasformazione di molti poderi <strong>in</strong> luoghi diresidenza di famiglie che svolgono altre attività professionali ma che frequentementehanno mantenuto un m<strong>in</strong>imo di attività agricola nel terrenodi propria pert<strong>in</strong>enza.Di fronte a questa varietà di situazioni l’economista non può che sfruttarele varie fonti statistiche a disposizione per cercare di quantificare i diversi<strong>in</strong>siemi di aziende agricole e dei relativi agricoltori.Le aziendeNel grafico allegato si ha l’<strong>il</strong>lustrazione di quanto anticipato. L’<strong>in</strong>sieme diunità produttive che sono state quantificate nel Censimento dell’agricolturadel 2000 sono circa 141m<strong>il</strong>a. Esse sono def<strong>in</strong>ite aziende dall’ISTAT (si vedaspecificazione nel capitolo 3) anche se risulta un po’ arduo pensarle tuttecome tali. Un sotto<strong>in</strong>sieme di queste, costituito da 93m<strong>il</strong>a aziende, è ut<strong>il</strong>izzatocome universo di riferimento dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e campionaria annualedell’ISTAT; <strong>in</strong> questo caso sono escluse le unità produttive che non raggiungonouna soglia m<strong>in</strong>ima di dimensione economica.Fig. 32 - Le aziende agricole <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> secondo le varie fonti nel 2000-2001.Fonte: elaborazioni IRPET sulle fonti <strong>in</strong>dicate.204Cercando di restr<strong>in</strong>gere l’<strong>in</strong>sieme di aziende agricole a quelle più importantidal punto di vista economico, ci vengono <strong>in</strong> aiuto altre due fonti. La primaè <strong>il</strong> registro delle imprese tenuto presso le Camere di Commercio, che nel2002 conteneva circa 50 m<strong>il</strong>a imprese; si tratta di una fonte amm<strong>in</strong>istrativa,che r<strong>il</strong>eva <strong>il</strong> pagamento delle tasse camerali, ma è significativa del fattoche vi siano molti soggetti (molti di più degli imprenditori a tempo pieno)


UN QUADRO D’INSIEME SUL LAVORO AGRICOLO IN TOSCANAche dimostrano un forte senso di appartenenza al settore pur non rientrandodal punto di vista statistico o fiscale all’<strong>in</strong>terno delle strutture economicamentepiù importanti.Nell’archivio INPS abbiamo <strong>in</strong>dividuato <strong>il</strong> nucleo di imprese più professionali,cioè l’<strong>in</strong>sieme di aziende dove vengono pagati contributi previdenzialiper i lavoratori autonomi e eventualmente i coadiuvanti e per i dipendenti.Esse erano circa 30m<strong>il</strong>a nel 2002, di cui circa 5m<strong>il</strong>a con manodopera salariata.La presenza di un numero così elevato e variegato di soggetti può essere<strong>in</strong>terpretato positivamente dal punto di vista sociale: viene garantita unacopertura ed un presidio maggiore del territorio regionale, che non sarebbeprobab<strong>il</strong>mente possib<strong>il</strong>e puntando esclusivamente sulle aziende professionali;<strong>in</strong>oltre consente che <strong>il</strong> patrimonio di conoscenze contestualizzate per lagestione dei terreni (e delle colture presenti) resti diffuso nella popolazioneed <strong>in</strong> qualche modo trasmissib<strong>il</strong>e con m<strong>in</strong>ori costi sociali.Le eventuali difficoltà <strong>in</strong>dotte dalla compresenza di agricoltori con <strong>in</strong>teressimolto diversi (più legati al reddito per quelli professionali, più connessoall’amenità del territorio e dei cibi per chi lo fa nel tempo libero nel luogo diresidenza) possono essere ridotte con l’articolazione delle politiche agricolee rurali.Da notare che nel corso degli anni si è verificato un passaggio più o menolento di soggetti dalle classi più professionali e quelle meno impegnative,che ha comportato una riduzione dell’attività economica che però <strong>in</strong> generenon si traduce <strong>in</strong> una vera e propria est<strong>in</strong>zione delle unità produttive.I lavoratoriDopo avere presentato le varie fonti di <strong>in</strong>formazione sulle aziende agricolecercheremo di fare la stessa operazione su quelle relative ai lavoratori.Fig. 33 - Lavoratori nell’agricoltura toscana nel 2002.Fonte: elaborazioni IRPET sulle fonti <strong>in</strong>dicate.205


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEVengono ugualmente <strong>in</strong> aiuto gli archivi INPS e <strong>il</strong> Censimentodell’Agricoltura, mentre occorre fare a meno del registro delle imprese delleCCIAA la cui r<strong>il</strong>evazione degli addetti non è sufficientemente attendib<strong>il</strong>e.Una fonte fondamentale è comunque costituita dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sulle forzelavoro dell’ISTAT.Passando <strong>in</strong> rassegna le varie fonti è necessario anche <strong>in</strong> questo caso sottol<strong>in</strong>earealcune avvertenze metodologiche.Iniziamo dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sulle forze lavoro, che è la fonte pr<strong>in</strong>cipale ut<strong>il</strong>izzatanell’analisi congiunturale dell’occupazione. Sono stati r<strong>il</strong>evati circa 56m<strong>il</strong>alavoratori nel 2002 come media delle 4 r<strong>il</strong>evazioni trimestrali, di cui circa34m<strong>il</strong>a autonomi e 17m<strong>il</strong>a dipendenti fissi; l’entità dei dipendenti stagionaliè molto sotto-stimata <strong>in</strong> quanto la media annua non tiene conto che spessouna persona lavora <strong>in</strong> certo periodo e non <strong>in</strong> altri (per cui <strong>in</strong> questi casioccorrerebbe fare una somma per conoscere <strong>il</strong> numero di persone che hannolavorato <strong>in</strong> un anno nel settore).È <strong>in</strong>teressante notare le differenze tra l’archivio INPS e l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sullaforza lavoro: se <strong>il</strong> numero di lavoratori <strong>in</strong>dipendenti (imprenditori e coadiuvanti)è molto sim<strong>il</strong>e, attestando la validità della quantificazione, cifrediverse si possono trovare nel mondo del lavoro dipendente. Nel caso di lavoratoria tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato la differenza è giustificab<strong>il</strong>e dal fatto chemolte persone si riconoscono lavoratori fissi e si dichiarano tali durante l’<strong>in</strong>tervistadell’ISTAT, anche quando hanno <strong>in</strong> realtà contratti a tempo determ<strong>in</strong>atoche però hanno un certa cont<strong>in</strong>uità nel corso degli anni (anche se<strong>in</strong>tervallati da periodi di <strong>in</strong>attività <strong>in</strong> cui presumib<strong>il</strong>mente viene percepital’<strong>in</strong>dennità di disoccupazione). Ecco perché gli occupati a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atosono 17m<strong>il</strong>a secondo la prima fonte e 10m<strong>il</strong>a secondo la seconda (edanche secondo <strong>il</strong> Censimento).Per quanto riguarda i lavoratori a tempo determ<strong>in</strong>ato <strong>il</strong> confronto tra levarie fonti è complicato da una serie di caratteristiche delle r<strong>il</strong>evazioni. Leforze lavoro sono sottostimate per i motivi già detti, mentre i dati dell’INPSsono relativi al numero di contratti e non al numero di persone; <strong>in</strong> questacircostanza sovrastimano perciò l’universo di persone stagionali, che <strong>in</strong>diversi casi hanno più di un contratto per anno. I dati INPS <strong>in</strong>dicano unamedia di sole 65 giornate di lavoro per ogni dipendente per i quali sonopagati i contributi previdenziali, che fanno corrispondere a poco meno di9.500 unità di lavoro annuo standard l’<strong>in</strong>sieme di lavoro effettuato (considerandouna unità di lavoro ogni 220 giornate annue censite).Le UL (Unità di Lavoro standard) sono anche la dimensione con la quale lacontab<strong>il</strong>ità regionale quantifica <strong>il</strong> lavoro svolto nei vari settori: <strong>in</strong> agricoltura<strong>il</strong> lavoro dipendente nel 2002 è stimato <strong>in</strong> circa 15 m<strong>il</strong>a UL complessive,una misura <strong>in</strong>feriore alla somma dei 10,7 m<strong>il</strong>a dipendenti fissi e i 9,5 m<strong>il</strong>adipendenti stagionali equivalenti annui sopra stimati.Al contrario la contab<strong>il</strong>ità regionale quantifica circa 40 m<strong>il</strong>a unità di lavoro<strong>in</strong>dipendenti che sono una cifra superiore ai 34.100 autonomi r<strong>il</strong>evati dalleforze lavoro ed una entità sim<strong>il</strong>e, 35.600, di coltivatori diretti e coadiuvanti(oltre ad una piccola quota di mezzadri e IATP, Imprenditori Agricoli a TitoloPr<strong>in</strong>cipale) iscritti all’INPS. Il motivo di questa differenza è fac<strong>il</strong>mente comprensib<strong>il</strong>ese guardiamo l’enorme ammontare di manodopera fam<strong>il</strong>iare censitanel 2000: 366 m<strong>il</strong>a persone. Di queste i conduttori (pari al 37%) svolgono<strong>in</strong> media 77 giornate di lavoro annue, i coniugi del conduttore (25%) 34 giornate,mentre gli altri fam<strong>il</strong>iari appena 19 giornate di lavoro <strong>in</strong> media.I dati medi nascondono ovviamente una situazione <strong>in</strong> cui la maggior parte206


UN QUADRO D’INSIEME SUL LAVORO AGRICOLO IN TOSCANAdel lavoro è svolto dalle aziende professionali, mentre <strong>il</strong> resto dell’universodelle aziende agricole ha una discreta partecipazione di persone, ma con unaquantità di lavoro svolta estremamente modesta.Nel capitolo 2 e soprattutto nel 3 sono state descritte le caratteristiche dellavoro <strong>in</strong> agricoltura e le peculiarità della <strong>Toscana</strong>. Si fa perciò r<strong>in</strong>vio ad essiper conoscere i dettagli, ma si richiamano qui alcuni aspetti fondamentali.– Il primo ambito di verifica è stato quello del livello di precarizzazione dellavoro <strong>in</strong> agricoltura e della sua evoluzione più recente. A questo propositoè necessario dist<strong>in</strong>guere nettamente la situazione del lavoro autonomoda quello del lavoro dipendente.Nel primo caso la forte dim<strong>in</strong>uzione di occupati <strong>in</strong> agricoltura e le buoneopportunità occupazionali <strong>in</strong> altri settori ha quasi elim<strong>in</strong>ato <strong>il</strong> fenomenodel lavoro fam<strong>il</strong>iare nell’azienda agricola quale ripiego <strong>in</strong> assenza di altrepossib<strong>il</strong>ità. I figli, i parenti ed <strong>il</strong> coniuge del conduttore sono spesso unafondamentale risorsa a cui ricorrere nei momenti di punta del lavoroaziendale; <strong>il</strong> ridotto impegno medio consente agli <strong>in</strong>teressati di mantenerealtre attività prevalenti (studio, lavoro casal<strong>in</strong>go, professioni extraagricole),pur fungendo da importante leva per stab<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> rapporto tradomanda e offerta di lavoro.Tabella 120. Percentuale di occupati temporanei su totale degli occupati dipendenti.2002 1993<strong>Toscana</strong> Italia <strong>Toscana</strong> ItaliaAgricoltura 22% 39% 14% 32%Industria 7% 8% 3% 4%Terziario 9% 10% 5% 5%TOTALE 9% 10% 5% 6%Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Forze lavoro, medie annue.Il lavoro dipendente presenta <strong>in</strong>vece problematiche completamente diverse.Per molti versi l’agricoltura (<strong>in</strong>sieme all’ed<strong>il</strong>izia) ha anticipato (Me<strong>in</strong>i,1991) altri settori dell’<strong>in</strong>dustria e dei servizi per l’impiego molto flessib<strong>il</strong>edi manodopera; negli ultimi anni c’è stato più un avvic<strong>in</strong>amento dei settoriextra-agricoli a quello primario che viceversa. In particolare la consistenzadei lavoratori stagionali è sempre stata più r<strong>il</strong>evante rispetto adaltri comparti produttivi; essi sono aumentati <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> sia <strong>in</strong> valoreassoluto che <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i relativi rispetto alla media italiana, fortemente<strong>in</strong>fluenzata dall’andamento negativo dei braccianti nel Sud.Anche un altro <strong>in</strong>dicatore del lavoro precario riporta una situazione nonpositiva dell’agricoltura toscana: <strong>il</strong> lavoro sommerso raccoglie ben <strong>il</strong> 37%delle UL dipendenti e <strong>il</strong> 6% di quelle <strong>in</strong>dipendenti; la media complessivaè del 13% di unità di lavoro agricolo sommerse, contro <strong>il</strong> 29% della mediaitaliana nel settore agricolo (Cipoll<strong>in</strong>i, 2000; Pagni, 1996).– Un accenno è stato dedicato al rapporto medio tra capitale <strong>in</strong>vestito nelleaziende agricole e numero di unità di lavoro; esso è pari a 223m<strong>il</strong>a euro(fonte dati RICA), una cifra piuttosto elevata che dimostra come esistanonotevoli barriere f<strong>in</strong>anziarie per l’accesso di nuove risorse umane nelleaziende agricole.207


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANE– È stato <strong>in</strong>teressante <strong>il</strong> dettaglio sui ruoli rivestiti dalle donne nell’ambitodel lavoro agricolo. Una funzione sempre più importante dal punto divista quantitativo che, come vedremo <strong>in</strong> seguito, si ritrova anche nei percorsipiù <strong>in</strong>novativi nell’ambito della ricerca di nuovi mercati per l’agricolturatoscana. Circa <strong>il</strong> 30% delle aziende sono condotte da donne, condimensioni medie più piccole di quelle gestite dagli uom<strong>in</strong>i, ma con differenzeche si sono ridotte nel corso degli anni Novanta.– L’età degli agricoltori è stata da molti anni sotto particolare osservazione,data la preoccupazione per la mancanza di un sufficiente ricambio generazionale.Non a caso molti <strong>in</strong>terventi di politica economica, a partire dalPiano Regionale di Sv<strong>il</strong>uppo Rurale della <strong>Toscana</strong>, lo pongono come unodei pr<strong>in</strong>cipali problemi.L’analisi sia quantitativa che qualitativa ha r<strong>il</strong>evato un ritorno di <strong>in</strong>teresseper <strong>il</strong> lavoro <strong>in</strong> agricoltura da parte delle generazioni più giovani.Essi non potranno però compensare completamente la grande quantità dipersone che si ritireranno dal lavoro nei prossimi anni. Sulla base dei datisulle famiglie censite nel 2000 soltanto una parte delle aziende ha già ungiovane potenzialmente <strong>in</strong> grado di sostituire i conduttori anziani; si trattaperò delle aziende di dimensione mediamente più grande. Si può prevederedunque una riduzione degli imprenditori agricoli, con un <strong>in</strong>crementodella dimensione media delle aziende professionali.Appare più negativa la situazione per quanto riguarda l’impiego di giovan<strong>in</strong>ell’ambito del lavoro dipendente. Le stesse politiche di <strong>in</strong>centivo eformative hanno dedicato m<strong>in</strong>ore attenzione a questa modalità di prestazionedel lavoro <strong>in</strong> agricoltura, come hanno dichiarato molti testimoni priv<strong>il</strong>egiati;appare molto più diffic<strong>il</strong>e reperire manodopera italiana <strong>in</strong> questosegmento di età, anche se spesso si ricorre agli extracomunitari.Non solo agricoltoriLa domanda di lavoro delle imprese agricole non è costituita soltanto daisoggetti occupati autonomamente o come dipendenti al loro <strong>in</strong>terno. Vi sonouna serie di aziende e di istituzioni che forniscono <strong>in</strong>put e servizi alle aziendeagricole stesse e che nel complesso raggiungono una quota di occupati ditutto r<strong>il</strong>ievo.All’<strong>in</strong>dotto dell’agricoltura sono state dedicate alcune ricerche i cui esitisono stati pubblicati <strong>in</strong> alcune recenti edizioni del Rapporto sull’economia ele politiche agricole <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> (ARSIA, IRPET, 2001 e 2002). Si riportano diseguito i dati più significativi.Un primo ambito di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e è stato quello s<strong>in</strong>teticamente def<strong>in</strong>ito come <strong>il</strong>software dell’agricoltura, cioè quell’<strong>in</strong>sieme di attività dest<strong>in</strong>ate al miglioramentodel patrimonio di conoscenze e competenze nel mondo agricolo e allasua diffusione.Ci riferiamo alla ricerca, la formazione, l’istruzione, l’assistenza tecnica.Ovviamente sono state fatte delle approssimazioni per determ<strong>in</strong>are <strong>il</strong> numerodi occupati <strong>in</strong> questo tipo di attività, <strong>in</strong> particolare considerando che alcuneprofessioni co<strong>in</strong>volgono anche altri settori, <strong>in</strong> particolare alcuni serviziambientali e l’<strong>in</strong>dustria alimentare. Molte di queste occupazioni sono all’<strong>in</strong>ternodi istituzioni pubbliche e ciò ha agevolato l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta che è statapredisposta per la loro quantificazione.I circa 2.200 occupati <strong>in</strong>dividuati si distribuiscono per <strong>il</strong> 35% nel mondodella ricerca universitaria, <strong>il</strong> 45% per l’istruzione tecnica secondaria, ed <strong>il</strong>208


UN QUADRO D’INSIEME SUL LAVORO AGRICOLO IN TOSCANA20% per <strong>il</strong> trasferimento dell’<strong>in</strong>novazione nell’ambito delle strutture delleassociazioni agricole di categoria e dell’apposita agenzia regionale (ARSIA).Tabella 121. Gli occupati nel software dell’agricoltura toscana.Università Facoltà universitarie * 675Ist. di Ricerca Consiglio Nazionale Ricerche 147Istituti Ricerca Sper. Agraria 182Consorzi, centri <strong>in</strong>terunivers. 109Scuole Superiori Istituti tecnici agrari 678Trasferimento OO.PP. Agricole ** 299Collegamento ARSIA 145TOTALE unità 2.235*: Solo dipendenti; **: + 347 Servizi Amm<strong>in</strong>istrativi.Fonte: Cianciosi <strong>in</strong> ARSIA-IRPET, 2000.Una r<strong>il</strong>evante quota degli occupati è qu<strong>in</strong>di attiva nelle scuole secondarieatt<strong>in</strong>enti l’istruzione tecnico-agraria. Sono stati censiti 11 istituti <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>(6 Istituti Tecnici Agraria e 5 Istituti Professionali per l’Agricoltura el’Ambiente), con più di 3m<strong>il</strong>a iscritti. Una cifra ancora superiore di studenti èiscritta alle università toscane (2 facoltà di Agraria, 1 di Veter<strong>in</strong>aria e 1Scuola Superiore) che presentano diversi corsi di laurea e di specializzazione.Tabella 122. Le scuole secondarie.<strong>Toscana</strong> Italia <strong>Toscana</strong>1998-99 1995-96 1995-96Istituti 11 301 11Iscritti 3.177 55.911 3.315Diplomati 495 8.581 478Personale docente 509 8.981 474Rapporto iscritti/docenti 6,2 6,2 7Personale tecnico 92Personale amm<strong>in</strong>is.vo 77Fonte: ARSIA-IRPET, 2000.L’università ha ovviamente un ruolo nella ricerca, oltre che nell’istruzione21 , accanto alle sedi del CNR, degli Istituti Sperimentali <strong>in</strong> Agricolturaed i consorzi o centri <strong>in</strong>teruniversitari.Quanto all’attività di assistenza tecnica è stato quantificato l’impegno delleOrganizzazioni Professionali che direttamente o attraverso enti appositamentecostituiti impiegavano nel 2000 circa 300 persone, a cui si potrebberoaggiungere altri 350 impiegati nei servizi di tipo amm<strong>in</strong>istrativo-fiscaleper le aziende agricole. Buona parte delle attività di divulgazione sono21Nella distribuzione degli occupati per funzione, per quanto riguarda le università abbiamocomputato le metà impiegato <strong>in</strong> ricerca e l’altra metà nell’istruzione-formazione.209


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 123. L’università.<strong>Toscana</strong> Italia <strong>Toscana</strong>1998-99 1995-96 1995-96Facoltà e Scuole superiori 4 32 4Corsi di laurea 9 75 8Iscritti 3.791 39.842 3.961Laureati DL 317 2.836 299Corsi Dipl. Univ. 1998 7 47Iscritti 353 2.215Diplomati DU 22 182Docenti, ricercatori 348 3.307Rapporto iscritti/docenti 11 12Personale tecnico 235 2.906Personale amm<strong>in</strong>is.vo 92Fonte: ARSIA-IRPET, 2000.f<strong>in</strong>anziate con fondi pubblici (nel 2000 erano ancora attivi la L.R. 32/90 e <strong>il</strong>Reg. 2078/92).Di più diffic<strong>il</strong>e quantificazione è l’universo di liberi professionisti, divulgatori“commerciali” e consulenti di varia natura che lavorano per le aziendeagricole. Gli albi professionali ci forniscono degli importanti punti di riferimento;vi sono 3.400 iscritti, di cui si stima che circa 700 siano impiegati atempo pieno nell’assistenza tecnica alle imprese.Gli albi contengono anche un elenco speciale di circa 500 dipendenti pubblici,dei quali ovviamente solo una parte sono impiegati nella gestione dellepolitiche agrarie.Tabella 124. Liberi professionisti <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> nel 2000.IscrittiElenco specialedipendentiPubb. Amm.Dottori agronomi e forestali 1.366 207Periti Agrari 1.448 263Agrotecnici 606TOTALE 3.420 470Fonte: elaborazioni su dati ARSIA-IRPET, 2001.Passando dai servizi che fanno parte del software del sistema agricolo aquelli più vic<strong>in</strong>i alla componente hardware è possib<strong>il</strong>e fare un cenno al contoterzismomeccanico. Le aziende agromeccaniche sono circa 1000 <strong>in</strong><strong>Toscana</strong>, con 1.500 addetti fissi e un numero doppio di stagionali. Una partedi queste imprese lavora anche per soggetti diversi dalle imprese agricoleper operazioni di riprist<strong>in</strong>o e cura ambientale.Riep<strong>il</strong>ogando, i 56m<strong>il</strong>a occupati <strong>in</strong> agricoltura secondo l’ISTAT (<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>esulla forza lavoro) non esauriscono sicuramente l’universo di persone direttamenteconnesse all’attività agricola. L’aggiunta di circa 3m<strong>il</strong>a occupati <strong>in</strong>210


UN QUADRO D’INSIEME SUL LAVORO AGRICOLO IN TOSCANA<strong>Toscana</strong> nel software agricolo fornito dagli istituti pubblici, dalle organizzazioniprofessionali e dai liberi professionisti ed altrettanti dai contoterzistimeccanici non ha soltanto <strong>il</strong> compito di completare <strong>il</strong> conteggio dei lavoratori.Vi è soprattutto la necessità di completare <strong>il</strong> quadro di livelli di istruzionee di qualificazione professionale degli occupati nel processo produttivoagricolo; esso sarebbe altrimenti mal rappresentato se ci limitassimo aguardare ai soli addetti nelle aziende agricole, mediamente troppo piccoleper <strong>in</strong>globare, come <strong>in</strong>vece succede più frequentemente nell’<strong>in</strong>dustria e nelterziario, le funzioni più specialistiche.8.2 Ma quanti saranno? Le previsioni occupazionali nel breve e nel medio periodoNel presentare i risultati della nostra ricerca nei capitoli precedenti è statodedicato un particolare impegno nell’analisi degli aspetti qualitativi dell’evoluzionedel mercato del lavoro <strong>in</strong> agricoltura.D’altra parte forse non sarebbe stato neppure comprensib<strong>il</strong>e l’approfondimentodi un settore così piccolo dell’economia regionale (<strong>il</strong> 3,9% della forzalavoro) se non fosse stato necessario conoscere meglio la forte d<strong>in</strong>amica<strong>in</strong>terna nella tipologia di lavoratori e la sempre più forte <strong>in</strong>tegrazione congli altri settori nel campo dei servizi ad alto valore aggiunto.Prima di riep<strong>il</strong>ogare i pr<strong>in</strong>cipali esiti della nostra <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sul campo sivuole dare una visione di prospettiva del lavoro <strong>in</strong> agricoltura ut<strong>il</strong>izzando leprevisioni di medio periodo dell’IRPET effettuate attraverso <strong>il</strong> propriomodello di contab<strong>il</strong>ità multiregionale. Successivamente saranno esposti idati dell’ultima <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e Excelsior, relativa alle previsioni di assunzionedelle aziende agricole con dipendenti.Le previsioni dell’IRPET sull’occupazione <strong>in</strong> agricoltura f<strong>in</strong>o al 2006Attraverso <strong>il</strong> proprio modello econometrico l’IRPET effettua annualmenteuna stima dell’andamento delle pr<strong>in</strong>cipali variab<strong>il</strong>i macroeconomiche neglianni immediatamente successivi.Sulla base delle ipotesi che è possib<strong>il</strong>e effettuare nel 2003, ut<strong>il</strong>izzate anchedalle pr<strong>in</strong>cipali istituzioni economiche nazionali e <strong>in</strong>ternazionali, è previstoun aumento delle unità complessive di lavoro <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>; <strong>in</strong> particolare èattesa una crescita del settore dei servizi, che <strong>in</strong>cidono per circa <strong>il</strong> 65% dellaquantità di occupazione.Il settore primario è previsto <strong>in</strong> notevole stab<strong>il</strong>ità tra <strong>il</strong> 2002 e <strong>il</strong> 2006, conservando<strong>il</strong> livello di circa 50m<strong>il</strong>a unità di lavoro. In leggera crescita sarà<strong>in</strong>vece probab<strong>il</strong>mente la branca dell’<strong>in</strong>dustria alimentare, che dovrebbe raggiungerele 23m<strong>il</strong>a unità. Ovviamente la loro <strong>in</strong>cidenza sul totale del lavoroprestato <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> dovrebbe scendere, rispettivamente, al 2,7 e 1,2%, vistol’andamento positivo degli altri settori.Le stime sottol<strong>in</strong>eano ancora di più come non vi siano da aspettarsi grandistravolgimenti della quantità di lavoro svolto nel mondo agricolo toscanoquanto, piuttosto, una variazione dei soggetti e delle modalità lavorative, <strong>in</strong>concordanza con le altre fonti.Si ricorda ancora una volta che le Unità di Lavoro corrispondono a misurestandard, ed <strong>in</strong> genere negli ultimi anni è dim<strong>in</strong>uito <strong>il</strong> rapporto di esse congli occupati, cioè con <strong>il</strong> numero di persone effettivamente co<strong>in</strong>volte. Si può211


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEperciò ipotizzare che eventuali piccole dim<strong>in</strong>uzioni saranno compensatedalla riduzione della quantità di lavoro svolto <strong>in</strong> media da ogni s<strong>in</strong>golo soggetto,perciò anche l’<strong>in</strong>sieme della forza lavoro non dovrebbe avere variazionidi r<strong>il</strong>ievo.Fig. 34 - Stime dell’andamento delle unità di lavoro <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>. Numeri <strong>in</strong>dice 1995 = 100.Fonte: stime IRPET.Il confronto dell’andamento <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> con le medie italiane conferma unasituazione migliore della regione oggetto del nostro studio sia riguardo l’agricolturache l’agro<strong>in</strong>dustria. L’andamento è atteso nei prossimi anni sim<strong>il</strong>enei valori regionali e nazionali, con una generale stab<strong>il</strong>ità rispetto a valoridegli anni 2000-2001 che si dovrebbero registrare anche alla f<strong>in</strong>e delperiodo di stima, nel 2006. Le variazioni <strong>in</strong>fratemporali sono dovute allanormale osc<strong>il</strong>lazione congiunturale.La domanda di lavoro emergente dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e ExcelsiorI dati più aggiornati sulla domanda di lavoro delle imprese agricole sono fornitidall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e effettuata periodicamente dall’Unioncamere. Nelle ultimedue edizioni essa è stata estesa al settore agricolo. Il limite maggiore di taler<strong>il</strong>evazione campionaria riguarda <strong>il</strong> fatto che ha <strong>in</strong>teressato soltanto leimprese con almeno un dipendente, che sono circa 6m<strong>il</strong>a <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, cioè unsesto del totale secondo i dati INPS. Rimane escluso perciò dall’universo l’<strong>in</strong>siemedi aziende che impiega soltanto manodopera fam<strong>il</strong>iare, mentre vi sonosoltanto alcuni cenni all’impiego di lavoro diverso da quello dipendente.L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e rimane comunque importante per le <strong>in</strong>formazioni sulle tipologiedi lavoratori ricercati e sulle eventuali difficoltà di reperimento della manodopera<strong>in</strong>contrate dagli imprenditori.Un primo elemento che ha attirato la nostra attenzione è di carattere strutturalee riguarda la composizione della forza lavoro agricola. I dati co<strong>in</strong>cidonosufficientemente con quelli INPS già presentati per cui non aggiungononuove <strong>in</strong>formazioni ma confermano la bontà del campione; l’unico dato212


UN QUADRO D’INSIEME SUL LAVORO AGRICOLO IN TOSCANAFig. 35 - Stime dell’andamento delle unità di lavoro <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> e Italia. Numeri <strong>in</strong>dice 1995= 100.AGRIC: Settore Primario; IND-ALIM: Industria Alimentare.Fonte: stime IRPET.che sembra un po’ sottostimato è quello relativo al numero di lavoratori stagionali.Una prima constatazione di r<strong>il</strong>ievo è quella che sono previsti più flussi <strong>in</strong>entrata nel mondo agricolo di lavoratori stab<strong>il</strong>i (a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato) diquelli <strong>in</strong> uscita, confermando un moderato ottimismo presente <strong>in</strong> molte componentidel mondo agricolo. Ciò può essere legato anche all’<strong>in</strong>tenzione disostituire una parte degli stagionali con lavoratori a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato,Tabella 125. Dipendenti medi nel 2001 delle imprese del settore agricoltura con almeno un dipendente,movimenti di dipendenti stab<strong>il</strong>i, stagionali e saltuari previsti per <strong>il</strong> 2002, per regione.Dipendenti medi 2001 Movimenti previsti 2002Totale di cui Stab<strong>il</strong>i Stagionali/(V.A.) dipendenti stab<strong>il</strong>i Entrate Uscite Saldo SaltuariEntrate<strong>Toscana</strong> 20.736 10.187 664 225 439 21.378Nord Ovest 34.376 22.591 2.077 715 1.362 25.878Nord Est 67.479 29.531 1.845 690 1.155 90.784Centro 46.769 20.375 1.502 686 816 57.281Sud 186.636 22.415 1.975 855 1.115 346.096ITALIA 335.260 94.912 7.399 2.946 4.448 520.039Fonte: Unioncamere – M<strong>in</strong>istero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2002.213


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEma non è detto che questa ipotesi si realizzi. In generale questo saldo positivotra entrate ed uscite previste accomuna le varie parti d’Italia e non èperciò peculiare della <strong>Toscana</strong>.È bene chiarire subito che per assunzioni stab<strong>il</strong>i non si <strong>in</strong>tende soltantolavoratori a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato (questi sono <strong>il</strong> 53% del totale) ma anchealtre forme contrattuali che sulla base di accordi hanno una cont<strong>in</strong>uità neltempo (o almeno viene prevista), magari con periodi lavorativi <strong>in</strong>tervallatida altri di disoccupazione “programmata”.Tabella 126. Assunzioni di dipendenti stab<strong>il</strong>i previste per <strong>il</strong> 2002 per pr<strong>in</strong>cipali caratteristiche e per regione.di cui (valori %):TotaleAssunzioni a tempo senza di diffic<strong>il</strong>e necessità didi stab<strong>il</strong>i <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato esperienza reperimento ulteriore2002 (v.a.) formazione<strong>Toscana</strong> 664 53,5 29,5 43,1 11,0Nord Ovest 2.077 59,4 48,6 49,4 10,1Nord Est 1.845 53,9 33,6 35,8 9,8Centro 1.502 47,1 35,9 47,5 15,0Sud 1.975 50,2 40,6 24,8 9,6ITALIA 7.399 53,1 40,1 39,0 10,9Fonte: Unioncamere – M<strong>in</strong>istero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2002.Nella Tabella 126 si può notare come ben <strong>il</strong> 29% delle nuove assunzioni stab<strong>il</strong>isono previste di persone senza esperienza e per soltanto lo 11% si ipotizzaun periodo di ulteriore formazione dopo l’entrata <strong>in</strong> azienda.Entrando nel dettaglio delle qualifiche professionali (Tab. 127) per le qualiè previsto l’impiego dei nuovi assunti si nota <strong>in</strong>nanzitutto che vi è una correlazionediretta tra <strong>il</strong> livello e <strong>il</strong> grado di stab<strong>il</strong>ità delle assunzioni: per lequalifiche più elevate si prevedono più assunzioni a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato.Invece quelle di personale non qualificato costituiscono <strong>il</strong> 72% delle entratestagionali e 36% di quelle stab<strong>il</strong>i. Per questa variab<strong>il</strong>e si fanno sentire le differenzeregionali, almeno per quanto riguarda le assunzioni stab<strong>il</strong>i. Rispettoalla media nazionale la <strong>Toscana</strong> si caratterizza per un maggior fabbisognodi operai specializzati, a fronte di richiesta relativamente m<strong>in</strong>ore di personaleamm<strong>in</strong>istrativo e non qualificato.Quali sono le caratteristiche delle persone per le quali vi è l’<strong>in</strong>tenzione dieffettuare una assunzione stab<strong>il</strong>e?Saranno per quasi la metà extra-comunitari (tra <strong>il</strong> 34 ed <strong>il</strong> 45%), ed <strong>in</strong> questola <strong>Toscana</strong> si pone ai massimi valori rispetto alla media nazionale (28-35%). In secondo luogo avranno presumib<strong>il</strong>mente un livello di istruzionepiuttosto basso, l’80% scuola dell’obbligo, ed <strong>in</strong> questo dato vi è una discretaomogeneità tra le varie regioni, ad eccezione del Nord-Est dove sono previstiun 16% di diplomati o laureati, contro l’8% della <strong>Toscana</strong> e lo 11%dell’Italia.Molto <strong>in</strong>teressanti risultano i dati forniti dalle aziende che hanno dichiaratoche non avrebbero fatto assunzioni durante <strong>il</strong> 2002, che sono circa l’89%<strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> ed <strong>il</strong> 94% <strong>in</strong> Italia. Soltanto una quota tutto sommato contenutanon assumerà per difficoltà economiche legate all’<strong>in</strong>certezza sulle vendite o214


UN QUADRO D’INSIEME SUL LAVORO AGRICOLO IN TOSCANATabella 127. Assunzioni di dipendenti previste per <strong>il</strong> 2002, per grandi gruppi professionali ISTAT * e perregione.Totale professioni professioni operai e conduttori personaleassunzioni tecniche amm<strong>in</strong>istrative agricoltori impianti non(v.a.) % e commerciali specializzati e macch<strong>in</strong>e qualificato% % % %Stab<strong>il</strong>i<strong>Toscana</strong> 664 4,1 4,4 36,3 18,8 36,4Nord Ovest 2.077 2,0 4,2 33,6 15,5 44,7Nord Est 1.845 4,1 12,7 20,3 21,4 41,6Centro 1.502 5,3 7,3 29,9 15,2 42,3Sud 1.975 4,0 8,3 13,7 21,9 52,1Italia 7.399 3,7 8,0 24,2 18,6 45,4Stagionali/Saltuari<strong>Toscana</strong> 21.378 - 0,6 16,6 10,7 72,2Nord Ovest 25.878 0,1 0,3 18,2 13,3 68,2Nord Est 90.784 0,1 0,9 13,9 14,5 70,6Centro 57.281 0,1 0,5 15,5 13,1 70,8Sud 346.096 0,0 0,5 15,5 12,5 71,6ITALIA 520.039 0,0 0,5 15,4 12,9 71,1*: Professioni tecniche: grandi gruppi 1-3 classificazione ISTAT ’91; Professioni amm<strong>in</strong>istrative e commerciali:grandi gruppi 4-5; Operai e agricoltori specializzati: grande gruppo 6; Conduttori impianti e macch<strong>in</strong>e:grande gruppo 7; Personale non qualificato: grande gruppo 8.Fonte: Unioncamere – M<strong>in</strong>istero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2002.Tabella 128. Assunzioni di dipendenti stab<strong>il</strong>i previste per <strong>il</strong> 2002, <strong>in</strong> complesso e di personale proveniente dapaesi extracomunitari, per regione.di cui EXTRACOMUNITARITitolo di istruzione (totale assunti)Totale M<strong>in</strong>imo % su Massimo % su Titolo Istruzione Scuolaassunzioni (v.a.) tot. (v.a.) tot. universitario e qualifica dell’di stab<strong>il</strong>i (v.a.) assunzioni assunzioni e diploma di professionale obbligoscuola mediasuperiore<strong>Toscana</strong> 664 225 33,9 301 45,3 8,0 12,5 79,5Nord Ovest 2.077 652 31,4 781 37,6 7,4 19,2 73,4Nord Est 1.845 315 17,1 376 20,4 16,4 6,4 77,1Centro 1.502 534 35,6 693 46,1 12,7 8,9 78,4Sud 1.975 610 30,9 767 38,8 7,9 12,7 79,4ITALIA 7.399 2.111 28,5 2.617 35,4 10,9 12,2 77,0Fonte: Unioncamere – M<strong>in</strong>istero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2002.a problemi nel mercato del lavoro (costo, reperib<strong>il</strong>ità di personale adeguato,ecc.). Una discreta percentuale di imprenditori risulta semplicemente soddisfattodel proprio livello di organico (20% <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>) mentre la motivazionepiù importante della previsione di non assumere personale stab<strong>il</strong>e èlegata ad una scelta organizzativa ben precisa: quella di esternalizzare i servizioppure di non impegnarsi con cont<strong>in</strong>uità nella gestione di personaleextrafam<strong>il</strong>iare.215


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANETabella 129. Unità prov<strong>in</strong>ciali che non assumeranno dipendenti stab<strong>il</strong>i per <strong>il</strong> 2002 secondo i motivi di nonassunzione, per regione.MOTIVI DI NON ASSUNZIONE (valori %)% imprese Mancanza Difficoltà Difficoltà Costo del Logistici Ricorso Organico“che non flessib<strong>il</strong>ità reperimento e lavoro e di a risorse al completoassumeranno” gestione personale <strong>in</strong>certezza e strategia esterne odel adeguato di mercato pressione aziendale o sufficientepersonale (b) (c) fiscale (e) stagionali (g)(a) (d) (f)<strong>Toscana</strong> 89,0 0,2 0,8 13,5 4,8 2,7 47,5 19,6Nord Ovest 83,9 - 0,5 6,9 6,3 1,9 33,7 34,6Nord Est 91,3 0,2 1,0 7,3 6,0 1,9 50,9 24,0Centro 90,5 0,1 0,8 9,2 7,3 2,8 52,1 18,3Sud 96,7 0,0 0,4 8,1 6,0 2,6 65,3 14,1ITALIA 93,9 0,1 0,6 8,0 6,2 2,5 58,4 18,2a) Gestione del personale poco flessib<strong>il</strong>e – Difficoltà a procedere ed eventuali licenziamenti; b) Difficoltàdi reperimento di personale specializzato – Difficoltà dei lavoratori a trasferirsi nella mia zona; c)Domanda di prodotti/servizi stab<strong>il</strong>e e/o <strong>in</strong> calo; d) Costo del lavoro troppo elevato; e) In atto una ristrutturazione/r<strong>in</strong>novamentoo trasferimento – Impossib<strong>il</strong>ità di espansione dell’azienda tramite acquisto/affittodi terreni agricoli ; Cessazione dell’attività/acquisizione da parte di un’altra impresa/<strong>in</strong> liquidazione f)Ut<strong>il</strong>izzo di lavoratori stagionali e saltuari – Ricorso a contoterzismo – Ricorso a lavoro <strong>in</strong>ter<strong>in</strong>ale –Previsto <strong>in</strong>gresso di coadiuvanti fam<strong>il</strong>iari; g) Altri motivi.Fonte: Unioncamere – M<strong>in</strong>istero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2002.Sull’attivazione di servizi presso aziende esterne l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e Excelsior dedicadue domande <strong>in</strong>teressanti (Tab. 130) anche se non ut<strong>il</strong>i a quantificare laportata occupazionale del fenomeno. Da esse emerge che circa un terzo delleimprese fa ricorso ad imprese contoterziste, con differenze discrete tra levarie regioni italiane (meno al Sud e più nel Centro e nel Nord-Est) e lediverse classi dimensionali di imprese. Invece una percentuale ben superio-Tabella 130. Unità prov<strong>in</strong>ciali che fanno ricorso a consulenti esterni o a imprese contoterziste sul totale delleUnità prov<strong>in</strong>ciali, per classe dimensionale e regione(%).Che fanno ricorsoa consulenti esterni (*)Che fanno ricorso aimprese contoterzisteTotale Classe dimensionale (**) Totale Classe dimensionale (**)1-9 10-49 50 e oltre 1-9 10-49 50 e oltre<strong>Toscana</strong> 61,8 60,5 68,9 91,5 31,0 31,3 27,6 33,9Nord Ovest 62,8 61,9 75,8 76,7 30,7 30,9 29,1 20,0Nord Est 55,1 54,1 69,4 58,9 37,3 38,1 28,1 27,9Centro 61,8 60,4 75,7 85,5 33,6 34,1 27,0 32,7Sud 61,0 60,3 73,6 89,1 23,8 24,0 15,5 53,1ITALIA 60,4 59,6 73,4 79,3 27,6 27,8 21,5 40,2(*) Consulenti esterni: agronomi, veter<strong>in</strong>ari, <strong>in</strong>formatici, commercialisti,ecc.; (**) Classe dimensionale calcolatasul numero di dipendenti medi annui.Fonte: Unioncamere – M<strong>in</strong>istero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2002.216


UN QUADRO D’INSIEME SUL LAVORO AGRICOLO IN TOSCANAre, <strong>il</strong> 62% <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>, si rivolge a consulenti esterni (agronomi, veter<strong>in</strong>ari,<strong>in</strong>formatici, commercialisti); anche <strong>in</strong> questo caso vi sono differenze di r<strong>il</strong>ievotra le regioni e tra le classi dimensionali. La <strong>Toscana</strong> si colloca tuttaviavic<strong>in</strong>o alla media nazionale.8.3 Quali sono i fenomeni emergenti nella domanda di lavoro? I pr<strong>in</strong>cipali risultat<strong>in</strong>ei tre casi di approfondimentoLa domanda di lavoro nell’agriturismoLa def<strong>in</strong>izione giuridica di imprenditore agricolo è stata più volte richiamatanel corso dei capitoli precedenti, proprio per sottol<strong>in</strong>eare l’<strong>in</strong>sieme moltoampio di attività che egli può compiere mantenendo tale titolo. È stato dunqueimportante <strong>in</strong>iziare l’approfondimento sull’agriturismo ricordando chela prestazione di servizi di ospitalità è anch’essa “agricoltura” e perciò rientrapienamente nell’ambito dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e oggetto di tutto <strong>il</strong> volume.Gli autori dell’approfondimento hanno classificato le aziende agrituristiche<strong>in</strong> base alla loro (potenziale) <strong>in</strong>tegrazione con l’ambiente rurale, <strong>in</strong>tesa comepropensione dell’imprenditore a fornire servizi che vanno al di là del semplicepernottamento (partecipazione ad attività agricole, ristorazione,trekk<strong>in</strong>g, equitazione ecc.). Questa dimensione di analisi è stata particolarmenteproficua nelle lettura dei risultati della r<strong>il</strong>evazione campionaria sulladomanda di lavoro delle imprese agrituristiche: quelle con <strong>il</strong> maggior livellodi <strong>in</strong>tegrazione si sono dimostrate le più d<strong>in</strong>amiche nell’<strong>in</strong>novare e diversificarel’attività produttiva, confermando <strong>in</strong> qualche modo la validità deipr<strong>in</strong>cipi alla base della classificazione.Molto meno scontato era l’impatto occupazionale dei comportamenti più<strong>in</strong>novativi; ben <strong>il</strong> 94% delle aziende agrituristiche “<strong>in</strong>tegrate” ha dichiaratoche l’agriturismo ha stimolato <strong>il</strong> rafforzamento dell’attività agricola, controla media, pur elevata, del 62% delle aziende <strong>in</strong>tervistate. L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e direttaha rivelato che non c’è un processo di sostituzione di lavoro strettamente“agricolo” con quello di tipo “turistico”; <strong>in</strong> un quarto delle aziende ad alta<strong>in</strong>tegrazione vi è la tendenza ad <strong>in</strong>crementare <strong>il</strong> lavoro svolto; questa propensioneè <strong>in</strong>oltre più <strong>in</strong>tensa nelle grandi imprese ed <strong>in</strong> quelle situate <strong>in</strong>zone lontane dalle mete turistiche tradizionali delle città d’arte e balneari.Inoltre <strong>il</strong> 18% degli <strong>in</strong>tervistati ha dichiarato l’<strong>in</strong>tenzione di effettuareassunzioni (6% dipendenti fissi e 12% stagionali); nell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>eUnioncamere-Excelsior, che è riservata alle sole aziende agricole con almenoun dipendente, soltanto <strong>il</strong> 12% delle aziende ha dichiarato la stessa <strong>in</strong>tenzione.Tale percentuale sale al 33% per le aziende ad alta <strong>in</strong>tegrazione, di cuiuna buona parte per lavoratori fissi.Complessivamente al momento della r<strong>il</strong>evazione sono stati quantificati pocomeno di 9m<strong>il</strong>a addetti nelle aziende agrituristiche toscane, di cui 2/3 (5.700)di manodopera fam<strong>il</strong>iare fissa, circa 1.000 dipendenti a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato,quasi 2.000 dipendenti stagionali ed un piccolo numero di fam<strong>il</strong>iari stagionali.L’attività più legata al turismo si stima che impegni circa la metà del lavorocomplessivo, con un’<strong>in</strong>cidenza maggiore tra i fam<strong>il</strong>iari del conduttore em<strong>in</strong>ore tra i dipendenti. È emblematico <strong>in</strong>fatti <strong>il</strong> fatto che molti <strong>in</strong>tervistatiabbiamo avuto difficoltà a quantificare <strong>il</strong> tempo dedicato s<strong>in</strong>golarmente alledue componenti aziendali, quella agricola e quella turistica, segno evidentedell’<strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>ità della loro gestione. Anzi vi è una tendenza a diversificare217


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEulteriormente l’attività per “chiudere” la f<strong>il</strong>iera aziendale e svolgere <strong>in</strong> modo<strong>in</strong>tegrato tutte le operazioni che permettono di avere un rapporto diretto con<strong>il</strong> consumatore f<strong>in</strong>ale (trasformazione, confezionamento, ristorazione, degustazione).Tutto ciò nell’ambito di un forte orientamento alla qualità ed allatipicità che implicano <strong>in</strong> genere anche un maggior contenuto di valoreaggiunto (e perciò di lavoro) nel volume di affari f<strong>in</strong>ale.L’impatto della nuova occupazione nelle aziende che hanno dichiarato unaumento è stimato <strong>in</strong> circa 830 unità. La maggior parte delle aziende hadichiarato di non prevedere un <strong>in</strong>cremento del numero di occupati, quantopiuttosto un maggior impegno dei lavoratori già presenti <strong>in</strong> azienda a variotitolo. Ciò implica una ridistribuzione dei compiti e qu<strong>in</strong>di una riqualificazioneprofessionale <strong>in</strong> cui i fam<strong>il</strong>iari sono co<strong>in</strong>volti più frequentemente.L’analisi di genere e per classi di età del lavoro nell’agriturismo fornisceulteriori elementi <strong>in</strong>teressanti. Il ruolo da protagonista della donna neifenomeni di evoluzione del mondo agricolo è stato già sottol<strong>in</strong>eato <strong>in</strong> moltericerche e ha trovato conferma sia nell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e diretta che fra i testimonipriv<strong>il</strong>egiati. Spesso l’<strong>in</strong>izio dell’attività turistica ha co<strong>in</strong>ciso con un maggiorco<strong>in</strong>volgimento delle donne nell’azienda, che talvolta ne assumono anche latitolarità per motivi fiscali o amm<strong>in</strong>istrativi, ma con un <strong>in</strong>contestab<strong>il</strong>eaumento di funzioni che <strong>in</strong> un passato non troppo lontano non era neppurimmag<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>e nel mondo agricolo.I due terzi delle aziende che hanno dichiarato un impatto positivo dell’agriturismodal punto di vista occupazionale <strong>in</strong>dicano i giovani come protagonisti.Spesso essi hanno già avuto esperienze professionali e/o di studio dallequali possono trarre idee e competenze; vengono attratti anche dai ritrovatiprestigio e visib<strong>il</strong>ità sociale. Un’altra loro caratteristica fondamentale è diessere figli di imprenditori agricoli, pur con qualche vistosa eccezione, atestimonianza dell’esistenza di barriere f<strong>in</strong>anziarie e professionali non<strong>in</strong>differenti.L’impatto dell’agriturismo sull’occupazione dipendente è stimato abbastanzacontenuto, come è già stato affermato; si registra però una maggiore<strong>in</strong>tensità di variazione positiva del lavoro stagionale. In questo ambito siritrovano le stesse problematiche di reperimento di manodopera present<strong>in</strong>el resto del comparto agricolo, basate soprattutto sui bassi salari e la maggioreappetib<strong>il</strong>ità sociale di altre occupazioni. Inoltre le funzioni fortementediversificate all’<strong>in</strong>terno degli agriturismi e la forte osc<strong>il</strong>lazione stagionale,rende necessario ricorrere ad una manodopera flessib<strong>il</strong>e come quella fam<strong>il</strong>iare,specialmente nelle aziende più piccole, che nello stesso tempo garantiscaun’accumulazione di competenze ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i nel corso degli anni. Ilricorso massiccio a contratti di lavoro a tempo determ<strong>in</strong>ato, prestato da soggettiche cambiano professione appena si presenta loro la possib<strong>il</strong>ità, è un’alternativanon praticab<strong>il</strong>e da parte delle aziende e neppure di grande <strong>in</strong>teresseper i potenziali occupati.Inoltre non bisogna trascurare <strong>il</strong> fatto che lo sv<strong>il</strong>uppo dell’agriturismo creaoccupazione anche nel territorio, oltre che all’<strong>in</strong>terno delle aziende agricole,attraverso la domanda di beni e servizi da parte delle strutture ricettive. Ilivelli maggiori di esternalizzazione riguardano i servizi aggiuntivi: equitazione,visite, caccia e pesca. Un <strong>in</strong>dotto importante è costituito dall’ed<strong>il</strong>izia perla ristrutturazione e la manutenzione degli immob<strong>il</strong>i rurali dest<strong>in</strong>ati all’ospitalitàdei turisti. L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e ha messo <strong>in</strong> evidenza che esternalizzano di più legrandi aziende e quelle <strong>in</strong> zone già “favorite” dal punto di vista turistico.La relazione tra le aziende agrituristiche e <strong>il</strong> territorio è un prof<strong>il</strong>o di studio218


UN QUADRO D’INSIEME SUL LAVORO AGRICOLO IN TOSCANAfondamentale ma sulle cui potenzialità occupazionali forse spesso è statoposta eccessiva enfasi, <strong>in</strong> quanto immag<strong>in</strong>ate come sostitutive e non <strong>in</strong>tegrativedi altre attività economiche. Lo sv<strong>il</strong>uppo di una maggiore offerta diservizi <strong>in</strong>novativi è <strong>in</strong>fatti previsto da una piccola quota delle aziende <strong>in</strong>tervistate;prevale <strong>il</strong> pragmatismo degli imprenditori che conoscendo bene lapropria clientela puntano su alcuni servizi essenziali che possono migliorarela qualità “alberghiera” dell’ospitalità (ristorazione, pisc<strong>in</strong>a, degustazione).Probab<strong>il</strong>mente per avere una maggiore ambizione occupazionale occorrerebbeuna sp<strong>in</strong>ta più r<strong>il</strong>evante anche da parte di soggetti esterni all’agriturismoche possano offrire ai turisti servizi complementari o una maggiore<strong>in</strong>tegrazione tra le diverse tipologie di offerta turistica (campagna più mareo più arte).Nello stesso tempo sono fondamentali le azioni di formazione e di aggiornamentoprofessionale, visto che ad esempio ben <strong>il</strong> 68% delle imprese <strong>in</strong>tendediversificare o ampliare l’offerta con risorse umane già presenti. Le maggioririchieste sono nel campo delle conoscenza di l<strong>in</strong>gue straniere, della gestioneamm<strong>in</strong>istrativa e delle tecniche agricole <strong>in</strong>novative. D’altra parte leaziende agrituristiche hanno dimostrato un notevole livello di partecipazioneai corsi di formazione professionale negli ultimi anni (<strong>il</strong> 63%), anche sepoi soltanto <strong>il</strong> 47% ha fatto azioni per migliorare la qualità (<strong>in</strong> genere lohanno fatto le aziende più grandi e con medio-alta <strong>in</strong>tegrazione).Nel complesso l’approfondimento sull’agriturismo ha permesso di descriveree stimare la notevole d<strong>in</strong>amica occupazionale nelle aziende co<strong>in</strong>volte, siadal punto di vista della composizione qualitativa del lavoro che del non<strong>in</strong>differente impatto quantitativo.Le nuove professioniL’agriturismo è l’esempio più importante e di successo di come l’agricolturapossa attivare occupazione attraverso le relazioni a monte del proprio processoproduttivo e creare nel territorio una domanda più ampia di turisti econsumatori che si rivolgono anche al di fuori delle aziende agrituristiche(ristoranti, servizi alle persone, piccoli negozi, ecc.).Vi sono però altre relazioni economiche che sono importanti dal punto divista dell’analisi del mercato del lavoro e richiedono lo spostamento dell’unitàdi <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e dal settore agricolo al territorio rurale ed a quelle fasi dellef<strong>il</strong>iere agroalimentari che sono localizzate <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>.Questo allargamento della sfera di analisi nel quadro dello sv<strong>il</strong>uppo ruralepermette di sottol<strong>in</strong>eare la necessità di <strong>in</strong>tegrare attività economiche different<strong>in</strong>ell’ambito di percorsi che devono basarsi prevalentemente sul capitaleumano, oltre che fisico, esistente localmente; <strong>in</strong>fatti una delle caratteristichefondamentali dello sv<strong>il</strong>uppo rurale è quella dell’endogeneità.Ma quali sono le attività delle quali si ipotizza un evoluzione positiva?L’elenco potrebbe essere lungo ma proviamo ad <strong>in</strong>dicare gli esempi piùimportanti. Innanzitutto la tendenza verso l’aumento del livello qualitativoe della riconoscib<strong>il</strong>ità dei prodotti richiede figure esperte dei processi tecnico-produttivialimentari e di certificazioni; nello stesso tempo occorronosommelier e degustatori <strong>in</strong> genere per attestare le caratteristiche qualitative,oltre che maggiori capacità di market<strong>in</strong>g per la commercializzazione. Ladiversificazione delle attività, orientate prevalentemente verso <strong>il</strong> turismo, fasì che divent<strong>in</strong>o di estremo <strong>in</strong>teresse le <strong>in</strong>iziative legate all’artigianato ruraleed artistico, agli antichi mestieri, al trekk<strong>in</strong>g, all’ippoturismo, alla didat-219


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEtica agricola ed ambientale (fattorie didattiche). I contenitori ed i modi diespandere tali servizi sono tanti: dalle Strade del v<strong>in</strong>o alle strutture dibeauty farms o per <strong>il</strong> recupero di soggetti emarg<strong>in</strong>ati. C’è chi sottol<strong>in</strong>ea l’importanzadi figure sistemiche, di metalivello (animatori rurali, projectmanager), <strong>in</strong> grado di fungere da organizzatori e propulsori di un’offertacomplessiva di ciascuna comunità rurale.La questione fondamentale da sciogliere sul piano dell’economia del lavoroè questa: occorrono maggiori competenze o vere e proprie nuove figure professionali?Nel primo caso si tratterebbe di <strong>in</strong>tegrare all’<strong>in</strong>terno delle aziende (prevalentementeagricole, ma anche <strong>in</strong> quelle commerciali e turistiche) le competenzeattualmente esistenti, <strong>in</strong> particolare quelle dei piccoli imprenditori.Nel secondo caso si fa riferimento a figure del tutto nuove da formare oriqualificare per <strong>in</strong>serirle talvolta come dipendenti nelle imprese più grandio, molto più frequentemente, come lavoratori autonomi e liberi professionisti(eventualmente operanti attraverso agenzie). Nella realtà si stannoverificando entrambe le situazioni; ad esempio vi sono agriturismi chehanno sv<strong>il</strong>uppato al loro <strong>in</strong>terno anche competenze per l’animazione aziendalee sono nate altresì figure chiamate dagli esercizi recettivi o dalle agenzieturistiche per prestazioni di lavoro autonomo (educatori, guide, ecc.).La scelta tra nuove competenze e nuove professioni ricorda quella del makeor buy studiata nell’economia <strong>in</strong>dustriale, relativa alla scelta se <strong>in</strong>ternalizzareo esternalizzare alcune parti del processo produttivo. La differenza peri territori rurali risiede nella scala dimensionale estremamente piccola siadelle s<strong>in</strong>gole imprese che dei sistemi produttivi locali, per cui le soluzioni nonpossono che essere differenziate a seconda delle risorse umane presenti e de<strong>il</strong>ivelli di <strong>in</strong>tensità delle attività rurali. L’attenzione alla rete di soggetti economici(non solo agricoli) ed alle relazioni che si possono <strong>in</strong>staurare tra d<strong>il</strong>oro non è un vezzo accademico per richiamare <strong>il</strong> superamento dell’ottica settorialeed <strong>il</strong> passaggio a quella del sistema locale, ma <strong>il</strong> requisito fondamentaleper capire l’evoluzione futura del mercato del lavoro <strong>in</strong> questi ambiti.Sulla base di queste considerazioni è possib<strong>il</strong>e dare delle <strong>in</strong>dicazioni di politicaregionale. Ad esempio la L.R. 23/98 (agevolazioni per l’accesso dei giovanialle attività agricole, di servizio all’agricoltura e di supporto al territoriorurale) promuove lo sv<strong>il</strong>uppo di molti ambiti <strong>in</strong>novativi di lavoro (piccoloartigianato, arti e mestieri antichi, divulgazione tipicità agroambientali,naturalistiche e ricreative, ecc.); essa sembra preferire l’opzione dell’<strong>in</strong>crementodelle competenze all’<strong>in</strong>terno delle aziende piuttosto che lo sv<strong>il</strong>uppo d<strong>in</strong>uove professioni ed <strong>in</strong>oltre è ancora sb<strong>il</strong>anciata verso chi già opera nel settoreagricolo.Sarebbe augurab<strong>il</strong>e una maggiore apertura verso le diverse modalità di soddisfazionedella domanda di beni e servizi prodotti dal territorio rurale, alf<strong>in</strong>e di sfruttare a pieno le potenzialità occupazionali.I lavoro degli immigratiTra le varie fonti ut<strong>il</strong>izzate per analizzare la presenza di extra-comunitar<strong>in</strong>ell’agricoltura toscana si ricorda l’INPS, che ne r<strong>il</strong>eva nel 2000 circa 6 m<strong>il</strong>a,<strong>in</strong> massima parte lavoratori stagionali e soltanto 1.000 a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato.Essi costituiscono circa <strong>il</strong> 13% dei dipendenti agricoli iscritta all’INPS,cioè quelli regolari, ma è fac<strong>il</strong>e ipotizzare una sottostima sia della quantitàdi lavoro che del numero delle persone co<strong>in</strong>volte per la presenza di clande-220


UN QUADRO D’INSIEME SUL LAVORO AGRICOLO IN TOSCANAst<strong>in</strong>i e di evasione contributiva, come è dimostrato dal numero crescente deisoggetti che hanno aderito alle varie sanatorie.Altre fonti più recenti <strong>in</strong>dicano valori ancora più elevati ed <strong>in</strong> particolarecolpisce quella sugli avviamenti al lavoro nel settore agricolo toscano cherisultano per 1/6 costituiti da immigrati. Questa maggiore presenza nell’ambitodegli <strong>in</strong>gressi nel mercato del lavoro, superiore alla media europeadove sono circa 1/10, è dovuta al maggior livello di precarizzazione dell’impiegodi immigrati.Tuttavia, non sono soltanto <strong>il</strong> loro peso nella forza lavoro ed <strong>il</strong> fatto che, dadieci anni a questa parte, aumentano sempre di più che rendono di estremar<strong>il</strong>evanza <strong>il</strong> ruolo degli extracomunitari. È la funzione strategica di stab<strong>il</strong>izzazionedel rapporto tra domanda e offerta di lavoro e di copertura dei fortideficit di manodopera italiana che li fanno diventare essenziali per <strong>il</strong> buonsvolgimento dell’attività agricola.Sulle motivazioni di questa mancanza di offerta locale di lavoro c’è abbastanzaaccordo tra i testimoni priv<strong>il</strong>egiati che sono stati co<strong>in</strong>volti nellanostra ricerca. Alcuni problemi sono già stati ricordati a proposito dell’impiegodi dipendenti nelle aziende agrituristiche, nonostante costituiscanoper molti aspetti le isole più fortunate nel mondo agricolo. Vi sono <strong>in</strong>nanzituttodelle ragioni economiche, visto che i livelli di remunerazione dei dipendenti<strong>in</strong> agricoltura sono più bassi di altri settori manifatturieri e molto<strong>in</strong>feriori a quelli di alcune attività del terziario. Inoltre la maggior parte deicontratti offerti è di tipo stagionale, qu<strong>in</strong>di anche chi li accetta lo fa soltantoprovvisoriamente nell’attesa di un impiego migliore.Vi sono anche ragioni sociali più profonde, per molti versi <strong>in</strong>terrelate conquelle economiche, per cui l’operaio agricolo è tra le attività con m<strong>in</strong>ore prestigiosociale, come <strong>in</strong> genere quelle manuali e strettamente subord<strong>in</strong>ate.Alcuni sottol<strong>in</strong>eano anche che l’esclusività di molte politiche economiche eformative per i soli imprenditori agricoli e non per i dipendenti ha acuitoquesti problemi.Quello che è maggiormente preoccupante è che anche per gli extracomunitarispesso <strong>il</strong> lavoro nell’agricoltura viene considerato un impiego temporaneo<strong>in</strong> attesa di passare ad altri settori, per cui si ha un ricambio cont<strong>in</strong>uodi soggetti che impedisce una accumulazione <strong>in</strong>dividuale di competenzee perciò un accrescimento qualitativo della forza lavoro nelle aziendeagricole.Vi sono poi altri problemi che rendono talvolta diffic<strong>il</strong>e <strong>il</strong> rapporto tra i lavoratoriimmigrati e i datori di lavoro. Più <strong>in</strong> generale riguardano anche le loropossib<strong>il</strong>ità di <strong>in</strong>tegrazione nella comunità locale nel rispetto delle loro tradizioni.Ad esempio <strong>il</strong> problema delle particolari esigenze nell’organizzazionedei periodi di lavoro legate a pratiche religiose (<strong>il</strong> Ramadan per i musulmani)o al comprensib<strong>il</strong>e desiderio di ritornare <strong>in</strong> vacanza nei luoghi di orig<strong>in</strong>eut<strong>il</strong>izzando ferie sufficientemente lunghe, ma a volte troppo lunghe perle aziende. Anche <strong>il</strong> ricongiungimento fam<strong>il</strong>iare è più diffic<strong>il</strong>e per chi lavora<strong>in</strong> agricoltura perché presuppone un contratto a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato, che èmolto più raro rispetto ad altri settori.È stata r<strong>il</strong>evata anche una maggiore difficoltà di “carriera” dei lavoratoriimmigrati rispetto ai colleghi nazionali, per cui spesso l’unica possib<strong>il</strong>ità dimob<strong>il</strong>ità sociale nell’ambito agricolo è costituita dal passaggio al lavoroautonomo. Tale passaggio non sempre è motivo di successo, ma può trasformarsi<strong>in</strong> ulteriore precarizzazione se viene svolta un’attività di basso livellosenza una sufficiente stab<strong>il</strong>ità economica ed autonomia decisionale.221


ConclusioniNel concludere la nostra <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e vorremmo riprendere, molto brevementee <strong>in</strong> modo schematico, alcune considerazioni sulle quali attirare l’attenzionedei nostri lettori. In particolare ci soffermeremo sugli aspetti che più sonolegati all’attuale dibattito sul lavoro agricolo che co<strong>in</strong>volge <strong>il</strong> mondo politicoed economico, oltre che scientifico.– Varietà. La varietà dei modi di impegnarsi <strong>in</strong> agricoltura è una ricchezzaper la <strong>Toscana</strong>; un’<strong>in</strong>tegrazione tra economia, ambiente e cultura chetrova diverse comb<strong>in</strong>azioni nei sistemi locali della regione a seconda dellesituazioni socioeconomiche e territoriali. Viene garantita <strong>in</strong> questo lasopravvivenza di un patrimonio di conoscenze agricole (e qu<strong>in</strong>di di rapportocon <strong>il</strong> territorio) che è diffuso tra la popolazione e non limitato alleaziende più professionali.– D<strong>in</strong>amica. Si prevede una discreta stab<strong>il</strong>ità del lavoro impiegato nell’agricolturatoscana nei prossimi anni. Ciò nell’ambito di una forte d<strong>in</strong>amica<strong>in</strong>terna dal punto di vista qualitativo e di una maggiore <strong>in</strong>terazionecon le professioni che emergono (o riemergono) dalla evoluzione delmondo rurale.– Imprenditori. È emerso abbastanza chiaramente un aumento di visib<strong>il</strong>itàsociale e di gratificazione a favore degli imprenditori agricoli. Soprattuttonell’ambito delle attività produttive <strong>in</strong> maggiore espansione (agriturismo,prodotti biologici e/o tipici) vi è un aumento di partecipazione di giovani edi donne che per decenni sono state le figure che più si allontanavano dalsettore primario. Rimangono tuttavia comparti produttivi tradizionalidove <strong>il</strong> lavoro autonomo, pur migliorando la propria situazione rispetto alpassato, presenta una bassa redditività aziendale rispetto agli altri settori,relativamente alla quantità di lavoro e agli altri fattori produttiviimpiegati <strong>in</strong> azienda e all’alto livello di rischio economico che contraddist<strong>in</strong>guel’attività agricola.– Dipendenti. La situazione di alcune figure <strong>in</strong>novative di imprenditoreagricolo contrasta con la bassa attrattività sociale per la maggior partedegli impieghi come lavoratori dipendenti agricoli. Uno dei motivi fondamentaliè <strong>il</strong> contenuto livello delle retribuzioni, tra le più basse del sistemaproduttivo regionale al quale si aggiungono aspetti culturali di anticaorig<strong>in</strong>e. Sulla base di queste considerazioni è stata segnalata la necessitàdi recuperare <strong>il</strong> lavoro dipendente <strong>in</strong> agricoltura come oggetto di particolari<strong>in</strong>terventi di politica formativa e sociale.– Immigrati. La dim<strong>in</strong>uzione di offerta di lavoro da parte degli italiani èstata compensata dall’<strong>in</strong>cremento di occupazione degli immigrati provenientiprevalentemente dai paesi dell’Europa Orientale e dell’AfricaSettentrionale. A questo proposito sono stati r<strong>il</strong>evati alcuni problemi di<strong>in</strong>tegrazione sociale, comuni a quelli degli immigrati che lavorano <strong>in</strong> altre223


INDAGINE CONOSCITIVA SULLA DOMANDA DI LAVORO NELLE IMPRESE AGRICOLE TOSCANEsettori; vi sono anche difficoltà specifiche, dovute alla breve permanenzamedia dei lavoratori nelle aziende agricole: spesso l’agricoltura è <strong>il</strong> primosettore d’impiego, <strong>in</strong> attesa di lavori meglio remunerati nell’<strong>in</strong>dustria onei servizi. In questa situazione sono più diffic<strong>il</strong>i l’attività formativa el’organizzazione aziendale per cui assume importanza lo sv<strong>il</strong>uppo di azionif<strong>in</strong>alizzate all’aumento della stab<strong>il</strong>ità dell’occupazione, a partire dallanormativa contrattuale e dalle condizioni di vita delle loro famiglie.– Confronto con gli USA. Molti fenomeni <strong>in</strong>dividuati <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong> sono statir<strong>il</strong>evati con un’<strong>in</strong>tensità notevolmente maggiore negli Stati Uniti. Inprimo luogo <strong>il</strong> contrasto tra <strong>il</strong> lavoro imprenditoriale agricolo, apprezzatosocialmente per <strong>il</strong> rapporto con la natura e <strong>il</strong> quieto vivere, ed <strong>il</strong> lavorodipendente scarsamente considerato, poco remunerato e riservato ad unaquota marg<strong>in</strong>ale della popolazione. In secondo luogo <strong>il</strong> forte impiego dimanodopera salariata immigrata con un forte tasso di precarizzazione esoprattutto un preciso carattere di <strong>in</strong>feriorità sociale ed economica. Molteistituzioni contrattuali contribuiscono ad acuire questi fenomeni, come lafigura dei crew leader (letteralmente capi-ciurma) che svolgono <strong>il</strong> compitodi <strong>in</strong>termediari tra aziende e gruppi di lavoratori dipendenti occupandosianche della gestione di questi ultimi.– Tutele e regolamentazione. Non si può ovviamente pensare che gli stessifenomeni analizzati negli Stati Uniti avranno la stessa evoluzione <strong>in</strong><strong>Toscana</strong> soltanto perché <strong>in</strong>iziati prima. Però l’impostazione del nostrosistema di tutela e garanzia dei lavoratori dovrà tenere conto di alcunipossib<strong>il</strong>i futuri cambiamenti negativi nella loro condizione sociale, primaancora che economica. Nel processo di riforma sono dunque da preferirequegli strumenti che possono consentire di evitare i problemi <strong>in</strong>contrat<strong>in</strong>egli USA. Ad esempio la domanda di lavoro flessib<strong>il</strong>e e stagionalepotrebbe trovare una parziale risposta nelle nuove forme di <strong>in</strong>termediazionedel lavoro (es. agenzie di lavoro <strong>in</strong>ter<strong>in</strong>ale) che possono programmareuna maggiore cont<strong>in</strong>uità di lavoro e spesso dare maggiori garanziedi rispetto delle leggi di tutela rispetto ai rapporti diretti tra ciascun <strong>in</strong>dividuoe i datori di lavoro.– Agriturismo e nuove professioni nel mondo rurale. Nel corso della nostra<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e è stato superato l’approccio settoriale <strong>in</strong> quanto <strong>in</strong>adatto a fornireuna visione organica del mondo del lavoro. Abbiamo però riscontrato alcun<strong>il</strong>imiti settoriali che ancora persistono nel mondo politico, frutto più dell’orig<strong>in</strong>estorica di alcune prassi che dell’esigenza attuale della programmazionedello sv<strong>il</strong>uppo economico. A questo contribuisce <strong>il</strong> fatto che vi sono ancoramolte istituzioni settoriali: dalle associazioni di categoria ai contratti collettividi lavoro. Eppure analizzando l’agriturismo e altre attività prevalentementedi servizio che si stanno sv<strong>il</strong>uppando nei territori rurali è risultatoche le figure professionali emergenti sono frequentemente di tipo “<strong>in</strong>tersettoriale”,nel senso che possono lavorare per <strong>il</strong> turismo come per l’agricoltura,per la certificazione di prodotti agricoli come di altri prodotti.– La domanda di lavoro <strong>in</strong> agricoltura. Più <strong>in</strong> generale la questione sopraaccennata si potrebbe riproporre come scelta da parte dell’imprenditoretra lo sv<strong>il</strong>uppo di competenze aziendali e l’attivazione di professioni esterneal settore. L’analisi soltanto della prima opzione (quella che si traduce<strong>in</strong> assunzioni dirette) sarebbe eccessivamente riduttiva, come lo sarebbel’impostazione di politiche di sv<strong>il</strong>uppo che guardano soltanto all’<strong>in</strong>ternodell’azienda agricola.La f<strong>in</strong>alizzazione degli <strong>in</strong>terventi pubblici all’<strong>in</strong>tegrazione tra le aziende224


CONCLUSIONIagricole e quelle non agricole presenti nello stesso sistema territoriale costituisce<strong>il</strong> percorso che potenzialmente può avere <strong>il</strong> maggiore successo dalpunto di vista economico ed occupazionale.225


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Titoli pubblicati CD-Rom Web Volume cartaceoCollana FormazioneStudi e ricerche1. La formazione dei gruppi dirigenti2. Gli operatori e i luoghi della formazione3. L’attività di Formazione Professionale. Rapporto 1997– Volume 1: Monitoraggio e Valutazione ex post– Volume 2: Rapporto prov<strong>in</strong>ciale4. L’attività di Formazione Professionale. Rapporto 1998– Volume 1: Monitoraggio e Valutazione ex post– Volume 2: Rapporto prov<strong>in</strong>ciale5. Programma Operativo <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> - Obiettivo 3 - 2000-2006– Volume 1: Rapporti annuali di esecuzione 2000-2001– Volume 2: Rapporto di valutazione 2001Strumenti didattici e operativi1. Corso di tornitura a CNC2. Seiduesei. Per la formazione sulla sicurezza sui luoghi di lavoro3. A.C.E. – Assurance by Computer Eduta<strong>in</strong>ment.Un’avventura <strong>in</strong>terattiva sul set della vendita4. CLIMA. Corso di L<strong>in</strong>gua Italiana Multimediale <strong>in</strong> Autoistruzione5. ATELIER. Rappresentazione e promozione della professione sartoriale6. SisteMA. Tecnologie e sistemi di monitoraggio ambientale7. Introduzione al mondo assicurativo8. Evoluzione F@D calzaturiero. La Fad nel settore calzaturiero9. Progetto Alzheimer. Corso di formazione per operatori dell’assistenza ai malati di Alzheimer10. Progetto Telok. I protocolli di Internet11. Siderurgia ciclo <strong>in</strong>tegrale (voll. I-IV)12. Tetra. Introduzione ai sistemi radar13. Meteorologia applicata14.1 Dalla fibra al tessuto: <strong>il</strong> controllo qualità14.2 Il tessuto e la confezione: conoscersi per capirsi15. Formazione a distanza per persone disab<strong>il</strong>iCollana EducazioneStudi e ricerche1. Un’Italia m<strong>in</strong>ore. Famiglia, istruzione e tradizioni civiche <strong>in</strong> Valdelsa, a cura di P. G<strong>in</strong>sborge F. Ramella2. D. Ragazz<strong>in</strong>i - P. Causarano - M.G. Boeri, Rimuovere gli ostacoli. Politiche educative e culturalidegli Enti locali dopo la regionalizzazione3. S. Cannoni - G. Tass<strong>in</strong>ari, La scuola e l’Ente locale per l’<strong>in</strong>novazione educativa


4. La condizione giovan<strong>il</strong>e <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>. Un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e IARD per la <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, a cura di C.Buzzi5. AA.VV., Le “nuove tipologie” <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>6. Comunità locale e prevenzione formativa: i CIAF della <strong>Toscana</strong>, a cura di E. Catarsi e G.Faenzi7. Il diritto allo studio universitario. L’efficacia delle borse di studio8. Dalla scuola all’università. Percorsi dell’istruzione <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>9. Il sistema universitario. L’istruzione post-diploma <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>10. L’educazione degli adulti. Rapporto sull’offerta educativa non formale <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>11. Il diritto alla scuola. Politiche della <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>12. Scelte e percorsi formativi delle studentesse. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>13. La qualità del sistema scolastico. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200114. L’educazione scientifica nelle scuole della <strong>Toscana</strong>. Atti del convegno 7 dicembre 200115. Verso una costituente toscana per la scuola. Atti del convegno 22 febbraio 200216. Educazione ambientale. L<strong>in</strong>ee guida della <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>17.1 All – Letteratismo e ab<strong>il</strong>ità per la vita. Rapporto <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e p<strong>il</strong>ota17.2 All – Letteratismo e ab<strong>il</strong>ità per la vita. I dati per regione: Campania, Piemonte, <strong>Toscana</strong>18. Scelte di vita e cultura giovan<strong>il</strong>e <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>. Seconda <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e IARD sulla condizione deigiovani19. F. Cambi, M. Piscitelli, Argomentare attraverso i testi. Una frontiera della formazione logicaper lo sv<strong>il</strong>uppo delle ab<strong>il</strong>ità l<strong>in</strong>guistiche20. L’analisi dell’Istruzione e Formazione Tecnica Superiore <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>21. Curricoli europei a confronto, a cura di F. Cambi, G. Bernardi, M. Viaggi22. Centri risorse educative e didattiche - <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>Strumenti didattici e operativi1. Struttura di genere e società. Tempi sociali, lavoro e istruzione2. ForMedia. Introduzione alla multimedialità3. S. Tagliagambe, Nuovi Percorsi per l’obbligo formativo4. Civ<strong>il</strong>tà Guerra e Sterm<strong>in</strong>io. Atti dei sem<strong>in</strong>ari di formazione per <strong>in</strong>segnantiCollana LavoroStudi e ricerche1. L’occupazione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 20002. Immigrazione e lavoro. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 20003. I lavori atipici. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 20004. Il lavoro m<strong>in</strong>or<strong>il</strong>e. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 20005. Il terzo settore. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 20006. Servizi per l’impiego. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Indag<strong>in</strong>e 19997. Il lavoro <strong>in</strong> età avanzata. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Indag<strong>in</strong>e 19998. L’evoluzione degli ammortizzatori sociali. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Indag<strong>in</strong>e 19999. Categorie protette e soggetti del disagio sociale. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 2000


10. Il mercato del lavoro. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200011. Qualità e condizioni di lavoro. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 199912. I nuovi bac<strong>in</strong>i occupazionali. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200013. Il lavoro sommerso. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200014. Dalla scuola al lavoro. Percorsi scolastici e sbocchi professionali dei diplomati delle scuolemedie superiori15. Politiche del lavoro e sv<strong>il</strong>uppo locale. I Patti territoriali16. La <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> <strong>in</strong> Europa. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200017. La situazione sociale della <strong>Toscana</strong>. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200018. L’editoria libraria. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200019. Le <strong>in</strong>iziative locali per l’occupazione. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200020. Le donne tra famiglia e lavoro. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200021. La ricerca scientifica e tecnologica. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200022. Il settore lapideo. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200023. Liberalizzazione dei mercati, privatizzazioni e lavoro. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200024. Il costo del lavoro. Salari, tecnologia e capitale umano nella <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>25. Information and Communication Technologies. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200026. I canali della domanda e dell’offerta. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200027. L’occupazione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200128. Il mercato del lavoro. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200129. Pari Opportunità. Rapporti delle imprese medio-grandi toscane. Biennio 1998-199930. I lavori atipici. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> Rapporto 200131. La situazione sociale della <strong>Toscana</strong>. Secondo Rapporto Censis32. L’offerta di lavoro giovan<strong>il</strong>e <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>. Rapporto f<strong>in</strong>ale - Settembre 200233. L’occupazione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, Rapporto 200234. I lavori atipici. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, Rapporto 200235. Nuove forme di flessib<strong>il</strong>ità nelle imprese toscane. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, Rapporto 200236. Il terziario e le relazioni <strong>in</strong>tersettoriali <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, Rapporto 200237. Professioni medio-alte e reti sociali <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>38. Il sistema bancario <strong>in</strong> <strong>Toscana</strong>. Struttura, tecnologia e domanda di lavoro39. Il mercato del lavoro. <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>, Rapporto 200240. Indag<strong>in</strong>e conoscitiva sulla domanda di lavoro nelle imprese agricole toscane. Settembre 2003Strumenti didattici e operativi1. Centri per l’impiego della <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong>


F<strong>in</strong>ito di stampare nel mese di Marzo 2004presso le Industrie Grafiche della Pac<strong>in</strong>i Editore S.p.A. - Pisaper conto di EDIZIONI PLUS - Università di Pisa

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