“LA VITA È UN BRICOLEUR”!Attualità-RiflessioniMartedì 20 ottobre, al museo di Storia Naturaledi via Palestro, un gruppo di ricercatori,professori e studiosi dell’evoluzione dellaScienza ha tenuto una “sovversiva” conferenzasul tema della laicità delle istituzioni. L’aggettivo“sovversiva” sta ad indicare l’impressioneche essa ha suscitato nell’amministrazionemilanese, convinta che la laicità dello Statosia un’ ideologia di parte, un valore sostenutosolo dalla Sinistra, una tematica politica, e chequindi non debba essere trattata in contestipubblici. Inutile citare la Costituzione: “lo Statoe la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprioordine, indipendenti e sovrani” (Art. 7).Lo spunto per la conferenza è stato fornitodalla ricercatrice Elena Cattaneo, la quale hasfogato tutta la sua rabbia e la sua delusionedi fronte ai tentativi del Governo per impedirledi attuare un progetto di studio sullecellule staminali. Le motivazioni sono vaghee inconcludenti e fanno riferimento, in ultimo,addirittura a cavilli burocratici; le ricerchescientifiche, infatti, tendono inevitabilmente ascontrarsi con questioni etiche, che rientranosempre nel campo religioso. Ma, se la ricerca– secondo la splendida definizione dellastudiosa – è l’unico strumento dato all’uomo“per spostare le mura dell’ignoto un po’ più inlà”, è giusto che le irrazionali paure di alcunepersone le pongano un freno?Anticamente lo scienziato era solo un osservatorepassivo della realtà; con la diffusione delmetodo sperimentale di Galileo Galilei, tuttavia,si sono affermati i concetti di esperimentoe di intervento umano sulla Natura, allo scopodi migliorarla e, soprattutto, di perfezionare lavita dell’uomo. E non è forse questo un nobilescopo? Non è forse sufficiente questo ragguardevoleintento per sforzarsi di mantenereun’apertura mentale e una tolleranza tali daconsentire agli scienziati di proseguire nelleloro sperimentazioni e nei loro goffi tentatividi ampliare il panorama della conoscenzaumana?Gli oratori hanno più volte sottolineato, aquesto proposito, l’importanza della laicità, unpilastro fondamentale per il progresso dellascienza e per il conseguimento di un pluralismodei sistemi di conoscenza: la varietà sia biologicasia culturale è una risorsa preziosa.per quanto essa sembri irrealizzabile o utopistica.Gli studiosi, inoltre, frenando a stento l’indignazionee lo sconforto di fronte a certi atteggiamentilimitati e ottusi, hanno illustrato la loroparadossale condizione: la Chiesa non fornisceprove tangibili e osservabili per sostenere lesue teorie, e talvolta sfocia persino in apertecontraddizioni, eppure viene appoggiata dalGoverno; la scienza, invece, deve sempre lottareper godere di uno spazio di espressione piùampio. Così la ricerca non viene apertamentevietata dalle leggi, ma di fatto viene fortementelimitata attraverso tagli ai finanziamenti e attacchidiretti agli scienziati.La maggior parte degli studenti, poi, rimane inuno stato di ignoranza in materia scientifica;gli spazi dedicati alla filosofia della scienza nonesistono nelle scuole e gli insegnanti che cercanodi chiarire alcuni punti controversi sonoconsiderati politicizzati. Lavinia Frizzi, professoressadi scienze del liceo Parini, racconta che,quando ha cercato di informare i suoi alunni inoccasione del referendum sulla fecondazioneassistita o sulle staminali, fornendo loro queidati oggettivi e puramente didattici di cui eranoprivi, è stata guardata con timore dai ragazzi,che temevano di essere “indottrinati” da leida un punto di vista politico.Come ha affermato un biologo francese, “lavita è un bricoleur”, un artista che si è creato dasolo, attraverso il bricolage, in seguito a ripetutierrori e tentativi. Perché non concedere alloraanche all’uomo di progredire nella conoscenzaattraverso sperimentazioni e ipotesi?Valeria Cotta 3A6 • Novembre 2009
MILANO: QUALE FUTURO PER LA SCUOLA CIVICA?Un tempo presìdi e occupazioni servivano perimporre un nuovo ordine di cose, un nuovoassetto scolastico che rivoluzionasse il metododi istruzione e contribuisse alla quotidianavivibilità in classe; insomma si combatteva perun miglioramento, per fare dei passi in avanti,per rendere più efficace e coinvolgente queldiritto umano fondamentale che è il dirittoa regolari studi e al formarsi di una culturaindividuale.Oggi, in seguito ai fortissimi tagli impostidall’amministrazione Moioli all’istruzionecivica, gli studenti scendono in piazza perun bisogno che sembra distare anni luce daitempi passati, e che, a mio parere, non rappresentasolo un semplice passo indietro, maun’inesorabile caduta nell’abisso per quantoconcerne l’educazione: la banale necessitàdi avere risorse (a partire dallo stesso edificioscolastico) per studiare.Parlando della realtà a me più vicina, ovverole scuole superiori, assisto sbalordita allarabbia di amici che si vedono mancare da unmese all’altro finanziamenti, professori, certezze,da quelle quotidiane di riuscire a seguireregolarmente i corsi, a quelle fondamentalidi arrivare a conseguire la maturità.Passiamo ai fatti: il liceo linguisticoManzoni è da sempre uno dei fioriall’occhiello dell’istruzione civicamilanese e versa in condizioni chesoltanto un anno fa erano a stentoconcepibili.Dunque anche le scuole civichediurne, già da quest’anno danneggiatema non ancora in serio pericolodi sopravvivenza, guardanocon terrore ad eventi emblematicicome la chiusura ed il successivosgombero ad opera delle forzedell’ordine della scuola serale Gandhi:ed infatti gli istituti serali, unicarisorsa per quegli studenti che digiorno lavorano, e che si impegnano con tuttele loro energie in termini di tempo e fatica perriuscire a prendere un diploma, sono quelli piùcolpiti da questa sistematica operazione di smantellamento.Forse l’amministrazione comunale non si rendeconto del danno che sta infliggendo a quellache sarà la futura classe lavorativa, e, nel casone avesse piena coscienza, meriterebbe ben piùdi qualche presidio davanti a Palazzo Marino.Penalizzando l’istruzione liceale e tecnica professionale,infatti, non ci si limita alla svalutazione diquei pochi anni di scuola, ma il danno si ripercuoteinesorabilmente sulle carriere dei singoli,sui risultati sul campo, sulla qualità del lavoro,sulla dignità umana e culturale che tutti hanno ildiritto, secondo costituzione, di avere.Milano è l’unica città in Italia ad offrire il serviziodi scuole serali pubbliche, a partire dall’immediatodopoguerra: una volta chiuse, verrà tolto aglistudenti meno abbienti il fondamentale dirittoall’istruzione, e ai molti insegnanti precari il postodi lavoro. Come si può privare di questa rara opportunitàdi riscatto ragazzi talmente desiderosidi studiare, di realizzarsi, di farsi una cultura, tantoda superare gli svantaggi economici e sociali,oltre al peso di un lavoro giornaliero? Questescuole sono sempre state uno dei vanti di Milano,ed erano efficienti, funzionali, sentite come realtàcittadine;Attualità-RiflessioniNovembre 2007 • 7