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Fieno insilato Perché fasciare le rotoballe - Agricoltura24

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DOSSIER /UNIFEEDDOSSIER /UNIFEEDUn’alternativaalla produzionedi fieno seccoche in tanti casipuò rivelarsicompetitiva. Ecco<strong>le</strong> ragioni di questascelta secondoun contoterzistae tre al<strong>le</strong>vatoridel Nord Italia•Le rotobal<strong>le</strong> insilate offrono alcuni importanti vantaggi rispetto alfieno essiccato. Hanno, per contro, un costo maggiore dovuto allapellicola e al tempo necessario per la fasciatura.<strong>Fieno</strong> <strong>insilato</strong>Perché <strong>fasciare</strong> <strong>le</strong> rotobal<strong>le</strong>di Ottavio RepettiAll’estero rappresenta la regola, imposta soprattutto dal<strong>le</strong> condizioni climatiche.Ma in Italia parlare di fieno <strong>insilato</strong> era, fino a pochissimi anni fa, un’eresia.Con il so<strong>le</strong> che abbiamo a disposizione, del resto, non si vede perché perderetempo a <strong>fasciare</strong> <strong>le</strong> rotobal<strong>le</strong> quando possiamo portare a casa del perfetto fieno secco.Eppure a uno sguardo più attento <strong>le</strong> ragioni per <strong>fasciare</strong> una a una tutte <strong>le</strong> bal<strong>le</strong> che siproducono in una stagione ci sono e sono anche di un certo rilievo. In questo articolo,grazie al know how di un contoterzista e di tre al<strong>le</strong>vatori, <strong>le</strong> prenderemo in esame echissà che qualche nostro <strong>le</strong>ttore non trovi interessante una tecnica che finora potevaaver considerato “roba da nordici”.Con la medica e non soloGiuliano Oldani, contoterzista di Borgo San Giacomo (Lo), non è un nome nuovo per i<strong>le</strong>ttori dell’Informatore Zootecnico: lo abbiamo già interpellato in occasione del n.7 diquesta rivista, per parlare di gestione dei reflui zootecnici. Ora torniamo a trovarlo nellasua qualità di contoterzista che da oltre dieci anni lavora con l’<strong>insilato</strong> di foraggio. «Leragioni per fare foraggio <strong>insilato</strong> non mancano, e sono parecchie; sia di naturanutriziona<strong>le</strong> sia economica. Infatti un buon <strong>insilato</strong> permette di valorizzare <strong>le</strong> produzioniaziendali, che è l’unico sistema per abbattere il costo di produzione dellatte e della carne», esordisce.Dunque, continua Oldani, «grazie agli insilati di foraggio si hanno a disposizionealimenti di qualità a un prezzo ragionevo<strong>le</strong>. Questo è già unrisultato importante».Cerchiamo però di capire per qua<strong>le</strong> motivo gli insilati sarebbero miglioridel classico fieno secco. Le ragioni sono diverse, come abbiamo anticipato,e di varia natura.Questioni agronomiche. Cominciamo con un foraggio ben determinato:l’erba medica. Come sappiamo, è uno dei prodotti più nutrienti maanche uno dei più delicati, perché perde la foglia con facilità. La perditadella foglia, fa notare Oldani, «è un doppio danno: nutriziona<strong>le</strong> e agronomico,dal momento che si porta a casa prodotto meno nutriente e in quantitàinferiore».•Negli ultimi anni si cominciano a vedere anche nel nostro paese <strong>le</strong>presse con annesso fasciatore.La raccolta di prodotto ancora parzialmenteumido e il suo successivo insilaggio,al contrario, permettono di salvarequasi tutta la foglia. «Pressando la medicaa due o tre giorni dal taglio, anchemeno per i tagli successivi al primo, l’essiccamentoè soltanto parzia<strong>le</strong> e pertantola foglia è ben attaccata alla pianta. Dunquese ne perderà di meno. Lo stessodicasi per il fiore, quando è presente».In secondo luogo (e questo va<strong>le</strong> non soltantoper la medica, ma per tutti i foraggi)l’insilaggio riduce notevolmente i tempi dipermanenza in campo e dunque abbatteil rischio <strong>le</strong>gato al maltempo, che tantidanni ha provocato anche in questa primavera.«La pioggia rappresenta ungrosso prob<strong>le</strong>ma per la fienagione. Dopoun acquazzone si deve rientrare in campoe arieggiare nuovamente il fieno. Peggioancora se questo era già andanato: occorredisfare l’andana, far seccare nuovamenteil prodotto e poi ripetere l’andanatura.Chiaramente, in tutto questo la per­LE FASI DA SEGUIRE PER AGIRE CON METODOPer fare dei buoni balloni fasciati occorre una certa tecnica. Laprima distinzione da fare è quella tra insilati di erba e di fieno;altrimenti dicendo, erba­silo o fieno­silo.L’erba­silo, va da sé, si raccoglie non appena tagliata, o comunquedopo un brevissimo appassimento. Ha un alto tenore diumidità e si compatta molto bene in trincea.Con l’<strong>insilato</strong> di fieno il discorso cambia. L’umidità è sicuramenteinferiore al 60% e a volte scende anche sotto il 35%. In questecondizioni, compattare una trincea diventa molto diffici<strong>le</strong>, mentreè più semplice ottenere una buona compressione su una balla.Ricordiamo che <strong>le</strong> fasi cruciali, per fare un buon prodotto, sono:l Il taglio, che deve essere fatto a regola d’arte e senzaraccogliere terra. Uti<strong>le</strong>, per favorire la perdita di umidità, l’uso diuna falciacondizionatrice.l Segue l’appassimento (di regola un paio di giorni e uno in piùin caso di prodotto molto abbondante), nel qua<strong>le</strong> assume parecchiaimportanza il rivoltamento, necessario per ottenere un tassodi umidità uniforme su tutto il prodotto.l Poi l’andanatura, che, al pari del taglio, non deve raccogliereterra e deve preparare un’andana regolare, presupposto peravere bal<strong>le</strong> ben bilanciate tra lato destro e sinistro. Sostiene ilcontoterzista lodigiano Giuliano Oldani: «Una corretta alimentazionedella pressa determina una buona squadratura del ballonee, di conseguenza, una fasciatura più uniforme e precisa».l La pressatura rappresenta un altro momento critico: unaballa non sufficientemente densa o non perfettamente <strong>le</strong>gataprodurrà un <strong>insilato</strong> di scarsa qualità, con rischio di ammuffimento.Per questo motivo, Oldani attribuisce molta importanza altaglio del prodotto, attraverso i rotocut che ormai si possonotrovare su ogni tipo di pressa, sia rotonda sia quadra. Quest’ultima– per la densità che fa raggiungere al<strong>le</strong> sue bal<strong>le</strong>, sembraperò offrire maggiori garanzie di buona riuscita.l Le ultime fasi sono fasciatura e stoccaggio. La prima deveessere eseguita a regola d’arte, con una buona copertura, anchese va considerata l’esigenza di non sprecare troppa pellicola.Sottolinea il contoterzista: «Una buona fasciatura prevede, inlinea teorica, 9,6 avvolgimenti. Chiaramente, a fine lavoro netroveremo molti di più sui lati corti e meno sui lati lunghi dellaballa. L’importante è che tutta la superficie sia ben protetta perevitare infiltrazioni d’aria. Per lo stesso motivo si deve prestareattenzione all’accatastamento del<strong>le</strong> bal<strong>le</strong>: uno strappo nella fasciaturapregiudica la qualità di quel ballone». O.R. lcentua<strong>le</strong> difoglia che sistacca aumentanotevolmente».Del resto, nonè un caso sel’insilaggio èusato soprattuttonel centroe nord Europa,dove <strong>le</strong>estati piovosedifficilmenteconsentonoai foraggi diseccare incampo. «Anchesenzaconsiderare ilcalo di peso ­conclude il contoterzista ­ non possiamodimenticare che il fieno bagnato perde inqualità e dunque raccogliere più velocementeoffre più garanzie di portare a casaun buon prodotto».Ci sono poi da considerare, secondo Ol­32 INFORMATORE ZOOTECNICO n.10 / 2013 INFORMATORE ZOOTECNICO n.10 / 2013 33


DOSSIER /UNIFEED•Il numero di avvolgimenti della fasciatura deve essere ta<strong>le</strong> da non lasciarespiragli per l’ingresso dell’aria e al tempo stesso evitare inutili sovrapposizioni.•Nel Centro e Nord Europa l’insilaggio dierba è una pratica molto comune. In questedue foto, scattate nel<strong>le</strong> campagne olandesi,vediamo una pressa quadra al lavoro suprodotto praticamente verde.dani, fattori secondari come la riduzionedei tempi di lavorazione, che, oltre a diminuirel’impegno degli agricoltori, permettedi programmare con maggior libertà <strong>le</strong>date di taglio.Questioni nutrizionali. Abbiamo giàaccennato a un primo vantaggio nutriziona<strong>le</strong>:con l’insilaggio si porta a casa, mediamente,più foglia e più fiore di medica;va<strong>le</strong> a dire un prodotto con maggior potenzia<strong>le</strong>nutritivo. C’è però dell’altro. Comeè noto, infatti, il processo di essiccamentofa perdereproteine alla piantafinché la medesimanon è comp<strong>le</strong>tamentedisidratata.Lasciarla incampo un paio digiorni in menoconsente di portarea casa un foraggiocon un tenoreproteico più alto.«Ci sono altri duefattori importanti –aggiunge Oldani –e sono la qualità della fibra e l’appetibilitàdel prodotto. Per il primo e<strong>le</strong>mento nonsono esperto, ma mi hanno spiegato chela fibra dell’<strong>insilato</strong> è più digeribi<strong>le</strong> rispettoal fieno essiccato. Riguardo all’appetibilità,invece, posso soltanto riportare ciòche mi hanno detto diversi al<strong>le</strong>vatori, ovveroche <strong>le</strong> vacche lo preferiscono al fienoe che quindi questa soluzione permettedi far loro ingerire più razione anchenei momenti difficili, come i mesi estivi».Assumendo più cibo e con un tenoreproteico più alto, c’è la concreta possibilitàche un’alimentazione con foraggio<strong>insilato</strong> riduca il calo produttivo tipicodei mesi più caldi.Un ulteriore vantaggio è, secondo diversipareri, la costanza nel tempo. A differenzadel fieno secco, infatti, <strong>le</strong> bal<strong>le</strong>fasciate avrebbero una uniformità e<strong>le</strong>vatae permetterebbero dunque di mantenereuna certa uniformità negli apportinutrizionali. «Grazie al<strong>le</strong> bal<strong>le</strong> fasciate èpossibi<strong>le</strong> programmare una alimentazionecostante durante tutto l’anno, perchési arriva a primavera, epoca del nuovotaglio, avendo ancora un <strong>insilato</strong> identicoa quello che si è dato agli animali nell’estatee nell’autunno precedenti. L’unicacontroindicazione ­ continua Oldani ­ puòessere il costo di questo prodotto. Se sihanno tanti ettari e una quantità e<strong>le</strong>vatadi prodotto per ettaro, forse è megliopensare a una trincea tradiziona<strong>le</strong>. A ognimodo, il costo dipende molto anche dall’umiditàdel prodotto, visto che il pesodella balla può variare da 5 a 15 quintali.A mio parere, un peso corretto è attornoagli 8 quintali per rotoballa».Il fieno­silo da prato stabi<strong>le</strong>L’agricoltore, o meglio il coltivatore, giocaun compito di primo piano nella preparazionedi un buon fieno­silo. Abbiamo sentitoa questo riguardo Eugenio Francesconi,al<strong>le</strong>vatore di Brembio (Lo), chevanta un’esperienza decenna<strong>le</strong> in materia.Per <strong>le</strong> sue 260 vacche, infatti, Francesconiproduce da sempre fieno <strong>insilato</strong>da prato stabi<strong>le</strong> e da cinque anni ha iniziatoa farlo esclusivamente con bal<strong>le</strong> quadre.Fino al 2012, ci spiega, ha <strong>insilato</strong> ilprimo e quarto taglio, ma da quest’annoproverà a insilare anche il secondo e terzosfalcio.Visto il volume importante della sua produzione,cominciamo col parlare di costi.«Chiaramente la fasciatura costa di piùrispetto al fieno comune. Si ha un incrementodi spesa fino al 30%. Questo, seguardiamo esclusivamente i costi vivi. Sefacciamo un calcolo comp<strong>le</strong>ssivo, <strong>le</strong> cosesono diverse. Per esempio, con il foraggiosecco ho bisogno di un capannone per lostoccaggio, mentre l’<strong>insilato</strong> lo posso lasciaretranquillamente all’aperto: noi fac­34 INFORMATORE ZOOTECNICO n.10 / 2013


DOSSIER /UNIFEED•Per ottenere una buona fasciatura del<strong>le</strong> bal<strong>le</strong> quadre è necessario usare unfasciatore pensato per questo tipo di prodotto.•Uno dei principali prob<strong>le</strong>mi del<strong>le</strong> bal<strong>le</strong> fasciate è il rischio di danneggiamentodella pellicola, dovuto a incuria nello stoccaggio o a un film di cattiva qualità.ciamo cataste da duemila balloni, su sei fi<strong>le</strong>, poggiando<strong>le</strong> su unfondo di ghiaia o terra battuta. Non serve tettoia, non servecapannone. Questo risparmio va ovviamente considerato».In campo. Soffermiamoci però sul ruolo del coltivatore. Francesconiconferma la sua centralità. «Il taglio è molto importante.Noi teniamo la barra abbastanza alta, soprattutto con prodottoabbondante e stagioni piovose, per non raccogliere la partemarcia, più vicina al terreno. Inoltre usiamo la condizionatrice,non soltanto per ridurre i tempi di essiccamento, ma anche peravere un prodotto più soffice. Questo ci favorisce nel rivoltamentoed evita di raccogliere terra assieme al foraggio».L’allargamento si fa il giorno dopo il taglio e il giorno seguentetocca all’andanatura. Per la pressatura, Francesconi dà la preferenzaalla big ba<strong>le</strong>r: «Le rotobal<strong>le</strong> sono buone per il fieno secco,meno per l’<strong>insilato</strong>, perché non assicurano una densità sufficiente.Invece una buona balla quadra, ben tirata e fasciata conuna macchina pensata per questo formato, dunque in grado dichiudere bene gli spigoli, dà un prodotto uniforme e che simantiene nel tempo».Francesconi fa fieno <strong>insilato</strong>, non erba. “Quest’ultima si potrebbefare in trincea, soluzione impossibi<strong>le</strong> per il fieno­silo, perchéquest’ultimo ha un tenore di umidità insufficiente a garantire laconservazione, a meno che non sia pressato molto bene. Dun­INFORMATORE ZOOTECNICO n.10 / 2013 35


DOSSIER /UNIFEEDque si deve scegliere per forza la fasciatura”.Con gli animali. L’esperienza di Francesconisi estende anche, ovviamente,agli aspetti nutrizionali. Come e perchéun fieno <strong>insilato</strong> è migliore del prodottosecco? «Le ragioni sono molte. Intanto il•Le bal<strong>le</strong> quadre offrono, secondoEugenio Francesconi, alcunivantaggi nell’insilaggio. Tra questi, lamaggior densità, che garantiscebuoni risultati anche con umiditàinferiore al 35%. Si possono inoltreimpilare più facilmente e nonrichiedono un riparo.tenore proteico:facendo <strong>insilato</strong>,portiamo a casa unprodotto che arriva al 15% di proteine,con un 40% di umidità o anche meno. Ilfieno secco, inoltre, non ha caratteristichecostanti ma dipende molto dal taglio,dal<strong>le</strong> condizioni atmosferiche nella fasedi essiccamento e da altri fattori. L’<strong>insilato</strong>,al contrario, è meno <strong>le</strong>gato aquesti fattori». C’è poi, continual’al<strong>le</strong>vatore, il fattore appetibilità:«Rispetto al fieno essiccato,il fieno­silo è più gradito aglianimali, che pertanto ingerisconopiù sostanza secca».E per quanto riguarda il confrontocon l’erba insilata, la cui•Due immagini di <strong>insilato</strong> di loietto. Gli insilati diforaggio in trincea hanno bassi costi di realizzazionee offrono un prodotto migliore rispetto al fienoessiccato, secondo il parere di molti agricoltori. Sidevono però insilare foraggi freschi, con un tasso diumidità che permetta il compattamento della trincea•Secondo Giuliano Oldani è sempre preferibi<strong>le</strong> <strong>fasciare</strong> <strong>le</strong> bal<strong>le</strong> nel piazza<strong>le</strong>dell’azienda piuttosto che in campo.differenza principa<strong>le</strong> come specificatosopra è nel tasso di umidità? «Spesso sipensa che più è umido e più è bello, ma lamia esperienza mi dice che non è così:dal punto di vista pratico, con l’<strong>insilato</strong> dierba si hanno maggiori prob<strong>le</strong>mi. Piedigonfi, presenza di ammoniaca... e poi cisono più possibilità di avere inquinamentida nitrati. Per mitigare questi inconvenienti,l’erba­silo va corretta con paglia oaltro prodotto secco. Prob<strong>le</strong>ma che non sipone con il fieno­silo, che mette assiemei vantaggi del fieno secco e dell’<strong>insilato</strong>».Mais, sorgo, loietto e medicaDopo quella di Francesconi ecco infinel’esperienza di altri due al<strong>le</strong>vatori, il vicentinoA<strong>le</strong>ssandro Spil<strong>le</strong>r e il cremoneseAttilio Severgnini. Questi produttori raccolgononon proprio al momento del taglio,ma quasi: non oltre <strong>le</strong> 24 ore di distanza.La stalla di A<strong>le</strong>ssandro Spil<strong>le</strong>r è a Villaverla,vicino all’altopiano di Asiago, in provinciadi Vicenza. Da ormai dieci anni Spil<strong>le</strong>ralimenta <strong>le</strong> sue 250 vacche soltanto conforaggi insilati: mais, sorgo zuccherino,loietto e medica.Il prodotto è raccolto con una proceduramolto simi<strong>le</strong> a quella di Francesconi: «Abbiamoeliminato il rivoltamento e la pressatura.Facciamo lo sfalcio e poi andanaturae raccolta con trinciacaricatrice. Neiperiodi più caldi si fa tutto in giornata: almattino taglio e alla sera trinciatura. In36 INFORMATORE ZOOTECNICO n.10 / 2013


DOSSIER /UNIFEEDdue giorni raccogliamo e mettiamo in silos40 ettari di medica. Per il primo taglio,invece, occorre un giorno di essiccamentoin più e un po’ di arieggiamento per illoietto, se è abbondante».Nemmeno Spil<strong>le</strong>r, dunque, raccoglie foraggioverde. «Vogliamo un <strong>insilato</strong> chefaccia almeno il 50­55% di sostanzasecca. Questo aspetto, a mio avviso, èfondamenta<strong>le</strong> per gestire una dieta simi<strong>le</strong>.Se usiamo insilati con alto tenore diumidità in una dieta senza fieno secco,possono nascere dei prob<strong>le</strong>mi».In questo modo invece, continua l’al<strong>le</strong>vatore,non vi sono complicazioni. Anzi: «Ilprimo aspetto da notare è la maggiordigeribilità della fibra e quindi, di conseguenza,la miglior capacità di ingestionedella vacca. Come espresso da ampia<strong>le</strong>tteratura, con gli insilati si formano nelrumine grassi volatili che possono innalzareil tenore lipidico del latte. Siamo arrivati,per esempio, a fare un 4% tondo con6 kg di pastone nella dieta, nonostante sidica che in Italia abbiamo troppi amidi perfare latte con un buon grasso. Secondovantaggio: la possibilità di raccolta di medicheumide, quindi con un titolo proteicosuperiore».Raccolta a umidità e<strong>le</strong>vataConcludiamo con i fratelli Severgnini diBagnolo Cremasco (Cr). Nella dieta del<strong>le</strong>loro 135 vacche troviamo di tutto: silomais,pastone e, infine, insilati di loietto eprato stabi<strong>le</strong> (8 kg al giorno, in aggiuntaai 21 di silomais).Anche i Severgnini optano per un <strong>le</strong>ggeroappassimento, se possibi<strong>le</strong>, ma nondisdegnano una raccolta di prodotto conun’umidità ancora e<strong>le</strong>vata, anche perchélo devono stipare in trincea. «Se il so<strong>le</strong> èforte ­ spiega Attilio Severgnini ­ raccogliamoil giorno dopo il taglio, naturalmentesenza rivoltare il prodotto. Non vogliamoche perda troppa acqua, altrimentise ne vanno anche gli zuccheri. Dunquetagliamo, andaniamo e raccogliamo conla trincia, che effettua anche l’inoculo dibatteri per favorire l’insilaggio e preservaregli zuccheri».I Severgnini non registrano prob<strong>le</strong>mi aipiedi o di altro tipo ma ­ precisano ­ nonhanno del tutto abbandonato il fieno secco:«Ne diamo ancora circa 2 chili e mezzo,per favorire la ruminazione. Infatti raccogliamoin modo tradiziona<strong>le</strong> il terzo equarto taglio, insilando soltanto i primidue. Difficoltà alimentari, l’erba insilatanon ne dà. Chiaramente parliamo di unprodotto bello, senza terra e ben conservato.Altrimenti si hanno prob<strong>le</strong>mi ancheal rumine, oltre che ai piedi». •INFORMATORE ZOOTECNICO n.10 / 2013 37

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