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ILMESSAGGEROSARDOCultura17Cinquanta edizioniall’insegna della culturaUn pubblico numeroso ha assistito alla cerimonia di premiazione e alle altre manifestazioniLa cerimonia di premiazione e le altre manifestazionilegate alla cinquantesima edizione del premio “Ozieri”di letteratura sarda, seguite tutte da un pubbliconumeroso e attento, si sono svolte in un clima di generalesoddisfazione. Una soddisfazione che era esplicitanelle parole del professor Nicola Tanda, alla guidadella giuria sin all’aprirsi degli anni Ottanta; e in quelledi Antonio Canalis che, chiamato ad affiancareil fondatore e segretario del premio Tonino Ledda,gravemente malato, ha saputo poi prenderneil posto e condurre la sua creatura ben oltrela trentesima edizione, come gli era stato chiesto.E soddisfazione si registrava tra i componenti della giuriae del comitato organizzatore, tra le autorità, i poetipresenti – e premiati – e il pubblico: tutti coscientidi essere in qualche maniera partecipi del camminodi una istituzione culturale che è la più longevatra le altre analoghe presenti in <strong>Sardegna</strong>,avanzate e capaci; aprendo a più riprese altre sezioni (peroltre che uno dei più antichi premi letterari d’Italia. le traduzioni, il teatro, i racconti ecc.) che potesseroDiscorsi e ricordi sono andati naturalmente, a più riprese, stimolare attività diverse e nuove fasce di scrittori;alla geniale intuizione del fondatore, Tonino Ledda, che e dando vita a numerose attività collaterali, per metterepartendo da un primo tentativo azzardato nel 1956 seppe a fuoco e discutere temi come l’introduzione del sardomettere questa sua iniziativa al centro del movimento per nelle scuole, il ruolo della rima nelle poesia moderna,il rinnovamento della poesia e della letteratura nell’isola. le norme da usare per la scrittura, ecc..Lo fece chiamando a far parte della giuria le persone più Ma dai discorsi celebrativi è emerso che la spintaall’innovazione non si è esaurita, e sono ancora una voltanumerosi i progetti già avviati o di imminente attuazione.Sono stati stabiliti di recente rapporti di collaborazionecon l’ANPOSDI, Associazione Nazionale dei Poeti e ScrittoriDialettali d’Italia, e già da questa cinquantesima edizionesono state aperte due sezioni – per la poesia e la prosa –riservate a coloro che ne fanno parte.Il collegamento con le letterature delle altre regionid’Italia è favorito dai rapporti stabiliti col professorFranco Brevini – presente alle manifestazionie premiato – che è uno specialista della materia.Per l’anno prossimo è previsto su questi argomentiun convegno nazionale da tenersi in <strong>Sardegna</strong>.Procede intanto il lavoro per dare vita al Centro diDocumentazione ed Archivio della Letteratura di<strong>Sardegna</strong>: ha sede in un pregevole palazzo del centrostorico di Ozieri, appositamente restaurato, ed è destinatoa raccogliere, oltre alle opere pervenute negli anni alpremio, tutti i documenti della letteratura in lingua sarda.Nel corso delle manifestazioni il professor Aldo MariaMorace, dell’Università di Sassari, ha annunciatoche si potrà stabilire un collegamento con un altro istitutodi imminente creazione presso la Facoltà di Lettere di cui èpreside: un Fondo Autografi degli Scrittori Sardi, analogoa quello fondato a Pavia dalla compianta Maria Corti.Progetti di grande portata, come si vede, ai qualise ne affiancano numerosi altri, nell’intento semprerinnovato di rendere più efficace e vitale l’azionedel premio; ma senza mai dimenticare che al centrodi tutto rimane il lavoro paziente e silenzioso dei poetie degli scrittori che, sensibili al richiamo dellamanifestazione ozierese, si impegnano per rinnovarela propria scrittura e proporre opere di sempre crescentevalore ed efficacia.Salvatore TolaLa targa del “Messaggero Sardo”ad Alberto CapraAlberto Capra, il poeta premiato come il migliore tra quelliemigrati, non ha potuto partecipare alla cerimoniaconclusiva del premio “Ozieri”: un problema di salute lo hatrattenuto a Sestri Ponente, dove abita. Quando lo abbiamochiamato al telefono, per registrare le sue impressioni, ci haraccontato che da qualche anno soffre di disturbi al cuore;ma questo non lo ha privato della sua naturale bonomia edel suo ottimismo: i suoi pensieri, oggi che è in pensione,sono rivolti tutti, oltre che alla famiglia, all’attività poetica eai ricordi degli anni trascorsi in <strong>Sardegna</strong>.Nato nel 1934 a Torpè in una famiglia modesta,dovette andare molto presto a lavorare alle dipendenzedi un proprietario terriero, teraccu in agricoltura.E conobbe la coltivazione del grano eseguita con i metoditradizionali: dall’aratura con i buoi (buoi rossi iscanesosmolto belli, ricorda) alla zappettatura eseguitaa mano, così come la mietitura, e poi la trebbiatura,ad opera delle bestie, e la separazione del granodalla paglia grazie alla forza del vento.Nel 1955, a soli 21 anni, emigrò in Liguria, dove ha lavoratocome saldatore elettrico. Qui ha conosciuto la moglie, che è di Silanus, e ha tirato su la famiglia, che comprendeoggi tre figli e quattro nipoti: vivono tutti vicini,e non ci sono quindi le condizioni per tornaredefinitivamente in <strong>Sardegna</strong>.Al momento del trasferimento sul continente Capra eraanalfabeta; poi, alternando al lavoro la frequenza dellescuole serali, conseguì la licenza elementare. In quegli annisi fece sempre più forte la passione per la poesia in linguasarda che prima, oppresso dal lavoro durissimo dellacampagna, non aveva potuto coltivare. Poté affinare le suecapacità – anche di improvvisatore – nel corso di incontricon amici; e ha seguito sempre con grande passione lapagina della poesia che compare sul “Messaggero”;ai lettori non sarà sfuggita la sua firma, Berteddu Craba,che già di per sé testimonia un carattere bonarioe scherzoso. Scrive seguendo i metri tradizionali, e prediligeil sonetto: ne ha scritto ben duemila, una raccolta enormeche vorrebbe mettere in ordine e far conoscere.La poesia con la quale ha meritato il premio, che consistenella targa “Giuseppe Sechi” offerta dal “Messaggero”, èuna moda nella quale, parlando del proprio paese, ne esaltail territorio, i prodotti dell’agricoltura, la gastronomia.Moda a sa ’idda de TorpèCun custa modesta mod’in poesiaa Torpè lu cheglio fotografare,ca isse sos natales mi at dadu.No est visiva custa fotografiama in mente di podet istamparecomente chi esserat fotografadu.In sa Baronia Torpè situaduallacanat cun Lula e cun Lodè,e poi con Tiniscol’e cun Pasadader sos torpinos custa ’idda nadia.Torpè situadu in sa Baroniaallacanat cun Lula e cun Lodè,in sa Baronia situadu Torpècun Lula e cun Lodè allacanat,e poi cu Tiniscol’e cun Pasadade sos torpinos custa nadia ’idda.Famosa pro pische e pro ambiddacustu terrinu de su sardu paese.Postu de su monte Nurre in sos pesa Cuccuruluna tenes de fronte,de aer una dig’as tentu fortunach’in cue abba cristallina bi curre’.Postu in sos pes de su monte Nurrea Cuccuruluna tenes de fronte,in sos pese postu de su Nurre montetenes de fronte a Cuccuruluna,de aer una dig’as tentu fortunach’in cue bi curret abba cristallina.A pagos chilomitros dae sa marinacustu populu torpinu, gagliardu.Cun custa modesta mod’in poesia…custu terrinu de su paese sardu.Asa sas pianura che biliardua livellu ’e mare sas bassuras,tenes iscras chi faghen invidiaree non ti manca’ figu e cariasa.Che biliardu sas pianuras asaa livellu ’e mare sas bassuras,asa che biliardu sas pianuras,sas bassuras a livellu ’e mare,tenes iscras chi faghen invidiaree non ti mancan cariasa e figu.In tempus lontanu fit meda su trigu,oglio, trigu sardu, cossu e mentanu,fit meda su trigu in tempus lontanu,ogliu, trigu montanu, sardu e cossu,in bestiamene puru ses promossu,atterettantu in petta, casu e binu.Cun custa modesta mod’in poesia…de custu sardu paese su terrinu.B’agattas aranzu, limone, mandarinu,figu morisca, sindria, melone,nunzol’american’in sa terra frisca,ulia, calzofa, mendula, tamatas.Mandarinu, limone, aranzu b’agattas,figu morisca, sindria e melone,mandarinu b’agattas, aranzu, limone,melone, sindria e figu morisca,nunzol’amedican’in sa terra frisca,tamatas, mendula, carzofa, ulia.Granada, chidonza, pira e pumpia,fruttos chi no apo nominadu b’ada,pumpia, pira, chidonza e granadab’ada fruttos chi no apo nominadu.Ses famosu pro su pane carasadu,casadinas, uriglietats e marigosu,pro su pane carasadu ses famosu,marigosu, uriglietats e casadinas.Bonos sos busones cun asa galadinas,su mantessi seadas e curigliones,cun sas galadinas bonos sos busones,su mantessi curigliones e seadas.Medas cosas las lasso coizadas,a terminare sa moda como passo,coizadas medas cosas las lasso,passo sa moda como a terminare,e a Torpè li cheglio augurarechi mai tenzat isse finimentu,e nois cun sos chi deven bennereognunu godat chent’annos de vida.E mai manchet su sacru nutrimentusa vida torpina pro sustennere,goi sa moda l’apo fatt’e finida.Berteddu Craba

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