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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Note su un <strong>di</strong>ario partigianole <strong>della</strong> «sottile linea rossa» 27 che passa tra l’essere nella guerra e l’essere inguerra. Non basta aver scelto <strong>di</strong> esser dalla parte giusta del fronte ed interrogarsisulle ragioni profonde <strong>della</strong> propria scelta; l’interrogativo va ripostoquoti<strong>di</strong>anamente sul qui ed ora, in<strong>di</strong>viduando, in ogni specifica situazione,il limite che questa scelta pone fra azioni legittime e azioni giuste,con momenti anche forti <strong>di</strong> autocritica quando ci si accorge che lo spirito<strong>di</strong> battaglia ha preso il sopravvento. Limite che non solo la giusta avversioneper i nazifascisti può spingerci a superare («So che questa non è la partemigliore dei sentimenti <strong>di</strong> un partigiano») ma anche la «foga», un eccesso<strong>di</strong> «senso sportivo» («mi accorgo che per molti mesi, sparare era il miosport preferito») che può «soffocare la razionalità».Oggi, quando in nome <strong>della</strong> «esportazione <strong>della</strong> democrazia» e <strong>della</strong>«lotta al terrorismo» si giustificano massicci bombardamenti a città e qualsiasi«effetto collaterale» sulle popolazioni civili è considerato un legittimoinconveniente, possiamo leggere che, nel cuore <strong>della</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale,la più sanguinosa <strong>della</strong> storia dell’umanità, un partigiano, Peppo, aridosso <strong>di</strong> un combattimento contro il moloch nazifascista, si interroga se,in quella particolare occasione, non fosse stato più giusto sparare due colpiinvece <strong>di</strong> tre, pur se «costretti a fare la guerra contro quelli che fanno laguerra».Il partigiano PeppoSe provassimo a chiedere ad un citta<strong>di</strong>no o a uno studente <strong>di</strong> Verbania<strong>di</strong> citare il nome <strong>di</strong> un partigiano <strong>della</strong> zona, senz’altro la maggior parte farebbeil nome <strong>di</strong> Nino Chiovini 28 . Eppure nulla, che io sappia, è stato maiscritto <strong>di</strong> specifico su Chiovini partigiano. Anche nel convegno a lui de<strong>di</strong>cato29 questa <strong>di</strong>mensione è rimasta assente. Il perché è evidente: Nino neisuoi libri, anche quelli de<strong>di</strong>cati alla Resistenza, non parla praticamente mai<strong>di</strong> sé e del <strong>di</strong>ario partigiano si era persa <strong>di</strong> fatto memoria.La lettura oggi del suo <strong>di</strong>ario ci permette così <strong>di</strong> aprire un capitolo cheandrà senz’altro ripreso ed approfon<strong>di</strong>to.La scelta <strong>di</strong> campo <strong>di</strong> Nino, dopo l’8 settembre è chiara e decisa; Peppoè tra i primi a «salire in montagna» nell’area del Verbano. Porta con sé, oltreal deciso antifascismo, precedentemente maturato a Cuggiono 30 , un caratteredeciso e determinato unito ad una passione sportiva per l’escursionismomontano e la roccia: una miscela che, unita alla conoscenza del ter-97

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