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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Il <strong>di</strong>ario partigiano <strong>di</strong> Nino ChioviniSiamo in [sistemati nella portineria <strong>di</strong>] una villa, cinquanta metri soprail lago, nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Intra. Noi quattro, Pompiere, Marmellata, Marco eLeone. Mangiamo da capitalisti e siamo quasi <strong>di</strong> buon umore. Soltanto sogniamole bettole dei paesi, le cantate a squarciagola, la gente. Sogniamole ragazze da guardare, con cui parlare dal ciglio <strong>di</strong> una strada o tra le casedel paese. Invece, ancora sonni leggeri, orecchie tese, fiato sospeso, notizie<strong>di</strong> morti e <strong>di</strong> fucilazioni, umore vicendevolmente opprimente: tuttoper il rastrellamento.Una signora ci ha gettato, attraverso il muro <strong>di</strong> cinta, un biglietto ed unpacchetto <strong>di</strong> sigarette: è la signora Giar<strong>di</strong>ni [Tranquillini].Il biglietto è del comandante e <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> tenerci pronti per la partenza,poiché è imminente la fine <strong>di</strong> questa autoreclusione. Tiriamo il fiato.27 giugno 1944 [29 giugno 1944] Questa notte siamo partiti: i tedeschie i fascisti se ne sono andati. Non ne siamo ben convinti e camminiamocon misure <strong>di</strong> sicurezza. Proce<strong>di</strong>amo nel buio, su per la mulattiera versoPian Nava. Ad ogni bivio raccogliamo reduci e reclute e continuiamoin silenzio sotto la pioggia sottile. Abbiamo cominciato a raccoglierli fuoridalla villa. A Pian Nava usciamo, circospetti, sulla provinciale, poi giùverso Esio. Siamo più <strong>di</strong> cinquanta. La colonna continua nella notte caliginosaverso La Rocca, un’alpe sopra Scareno, luogo <strong>di</strong> raccolta dei resti<strong>della</strong> Battisti.[24] Con Bagat e Tucci mi fermo ad Esio. An<strong>di</strong>amo da don Aurelio achiedere da dormire: ci offre coperte, lanterna e foglie secche. Quello è unuomo in gamba.Entriamo nella cascina e prepariamo il giaciglio; stavolta ci leviamo anchele scarpe e le calze: vogliamo rifarci delle ultime notti passate sul cemento.Siamo contenti, <strong>di</strong> una gioia fanciullesca: sogniamo l’arrivo <strong>di</strong> domania Miazzina e gli incontri con i compagni superstiti. Solo i morti, iprimi molti morti ci tolgono per qualche attimo il buon umore, ma anchea quelli ci stiamo abituando. Non potrebbe essere toccata a me? A Bagat?Domani non potrebbe capitare a Tucci? I morti sono nostri compagniche ora sono a riposo, ma sono sempre nostri compagni. Per questo non cimettono addosso malinconia e paura: malinconici e paurosi non potremmopiù fare i partigiani. Si è più malinconici sentendo il latrato <strong>di</strong> un canedei tedeschi, che vicino a <strong>di</strong>eci compagni morti e in mezzo a una spara-56

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