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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Il <strong>di</strong>ario partigiano <strong>di</strong> Nino Chiovinipiù 400. Sparano perché il loro capo ha detto <strong>di</strong> sparare, ci ammazzano anchese siamo feriti, anche se siamo <strong>di</strong>sarmati, anche se ci arren<strong>di</strong>amo, anchese siamo già morti, perché il loro capo lo ha detto. Sparano perché tirandoil grilletto la loro arma spara ed il loro <strong>di</strong>to che preme il grilletto, leloro braccia che sostengono l’arma, il loro corpo imbottito <strong>di</strong> munizioni, illoro occhio che mira, il loro cervello che imprime ai rispettivi nervi il comando<strong>di</strong> sostenere, <strong>di</strong> mirare, <strong>di</strong> sparare, fanno parte dell’arma. Le armidei nostri avversari sono fatte <strong>di</strong> legno, carne ed acciaio.20 giugno 1944. Oggi abbiamo salutato «Diciassette». È una partigiana<strong>di</strong> 17 anni.È scesa con parecchie reclute dal comando <strong>della</strong> «Battisti», al Vadàa, lasera prima dell’attacco ed è rimasta imboscata qualche giorno con gli altria Carpiano. Dice che nella zona circola Bagat con un altro compagno.Ha qualche notizia <strong>della</strong> «Battisti»: mi <strong>di</strong>ce il nome <strong>di</strong> qualche caduto chenon conosco e poi mi informa che Marco con un gruppetto è nella chiesa<strong>di</strong> S. Martino.Stasera andremo a trovarli così ci sgranchiremo le gambe e ci rimetteremo<strong>di</strong> buon umore; qui sembra <strong>di</strong> essere in prigione e la minima contrarietàrende irascibili.Divento irascibile perché Tucci si lamenta dall’inizio del rastrellamentoper le sue gengive infiammate, <strong>di</strong>vento irascibile ogni volta che sento l’alitofetente <strong>della</strong> sua bocca scassata; Tucci <strong>di</strong>venta irascibile perché io lo <strong>di</strong>ventoe talvolta ci detestiamo, quasi ci o<strong>di</strong>amo. Cerchiamo <strong>di</strong> allontanare lanoia leggendo ogni cosa, guardando dal finestrino, ascoltando ogni rumore:passa ancora quell’o<strong>di</strong>oso porta-or<strong>di</strong>ni tedesco, in motocicletta. Quelloci esaspera con la frequenza del suo transito. Scompare <strong>di</strong>etro gli alberi,alla nostra vista e sale mentre il rombo del motore va affievolendosi versoAntoliva; ma questa volta poco sopra Antoliva lo sentiamo arrestarsi…e non riprende…Verso sera scendono i cecoslovacchi con i loro muli. I soldati, mentrescendono con passo stanco, cantano una nenia triste. Un soldato, su <strong>di</strong> unacarretta, accompagna il canto con la fisarmonica.In testa alla colonna c’è un ufficiale, ma non canta: forse è annoiato <strong>di</strong>quel canto e gioca col suo frustino che si abbatte sui rami <strong>di</strong> un sambucofacendo cadere parecchie foglie. Riderei se frustasse il tronco dell’albero,con l’intento <strong>di</strong> farlo cadere ed è, in fondo, la stessa cosa: frustando i rami51

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