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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Il <strong>di</strong>ario partigiano <strong>di</strong> Nino ChioviniSopra Possaccio ci fermiamo a fumare l’ultimo tabacco; talvolta le sigarettecalmano la fame, anche se sono infumabili.Proseguiamo: evitiamo, per strana intuizione, un altro posto <strong>di</strong> bloccoa Vignone, poi scen<strong>di</strong>amo. Ormai sono a casa mia: <strong>di</strong> questa zona conoscoogni prato, ho in mente l’esistenza <strong>di</strong> ogni muretto, <strong>di</strong> ogni filo spinato.Traversiamo Zoverallo, poi quasi <strong>di</strong> corsa tra i prati verso il luogo in cui[so che] troveremo pane, vino, risotto. Giungiamo all’alba [all’abitazione<strong>di</strong> mia nonna, ai bor<strong>di</strong> <strong>della</strong> provinciale per Premeno].19 giugno 1944. Da una settimana siamo in rastrellamento. Il giorno16 anche la «Battisti» è stata attaccata.Sulla strada <strong>di</strong> Premeno il traffico dei rastrellatori è ininterrotto.Passano i militi <strong>della</strong> «Muti», <strong>della</strong> «S.S. italiana», <strong>della</strong> «Leonessa» esuberanti<strong>di</strong> o<strong>di</strong>o e cantano: non sono i nostri canti popolari nostalgici e solenni,non sono le canzonette allegre e melanconiche. Sono canti fred<strong>di</strong>,duri, scan<strong>di</strong>ti: inni che si possono cantare soltanto con la mascella contrattae con una ruga verticale al centro <strong>della</strong> fronte; inni che si possono sentiresolo con l’arma tra le mani, non a tracolla.Quelli, resi allegri dalla facile guerra, cantano perché o<strong>di</strong>ano e pocoperché amano: non saprebbero cantare una vecchia canzone che parla <strong>della</strong>mamma, <strong>della</strong> morosa, del paese, del compagno che ti muore accanto,mentre seduto per terra nella baita, la schiena gelata vorrebbe un po’ delcaldo delle tue gambe arrostite dal fuoco <strong>di</strong> quattro pezzi <strong>di</strong> faggio, mentrela tua arma giace <strong>di</strong>menticata a una spanna <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> te. A noi piace cantarecosì, ma «noi» pensiamo che i nostri avversari sono dei perfetti imbecillise non sono delinquenti.[21] Passano reparti tedeschi e non cantano. Sono gli «Alpenjager» iquali forse pensano che la caccia al camoscio, seppur fatta in Italia, è sempre<strong>di</strong>vertente. Salgono i cecoslovacchi, lentamente, gravati dal peso deglizaini e <strong>di</strong> qualcosa dentro <strong>di</strong> loro, accompagnandosi ai muli dai cui fianchipendono le cassette <strong>di</strong> munizioni e le mitraglie: tra loro e i muli non c’è<strong>di</strong>fferenza; servono tutti e due, a forza e incoscientemente, i tedeschi. Passanoi georgiani e non sanno pensare al loro tra<strong>di</strong>mento: mangiano e sparanoagli or<strong>di</strong>ni degli ufficiali tedeschi. Passano le S.S., ma il loro cervelloè la «machinenpistole».Passano i 17.000 e salgono a sparare contro i 400 che ormai non sono50

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