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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Il <strong>di</strong>ario partigiano <strong>di</strong> Nino Chiovinido torneranno. Altre notizie, attinte dagli abitanti, ci informano che i fascisti(ar<strong>di</strong>ti <strong>della</strong> Legione «Tagliamento») sono giunti con automezzi sinoa Cambiasca ed hanno proseguito a pie<strong>di</strong>.Ci appostiamo, sopra una curva, sulla strada ed atten<strong>di</strong>amo. Siamo incinque: Bagat, Tucci, Guidone, Carluccio ed io; 3 sten, un mitragliatore,un moschetto. Verso mezzogiorno salgono due «Spa 38» con i soli autisti.Li lasciamo passare.Ad un certo punto io e Bagat, che per necessità igieniche, siamo in untratto scoperto, siamo scoperti da due militi, che da un muretto sopra alSanatorio, guardano in basso.Torniamo dagli altri e deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> appostarci più in basso. Camminiamotra le felci, a qualche metro sopra la strada: ci abbassiamo a tempo pernon essere scorti dai militi che scendono sui due «Spa 38». Gli automezziscendono a motore spento, i militi canticchiano una canzone popolare.Siamo accucciati tra le felci, a qualche metro sopra <strong>di</strong> loro. All’intornoc’è soltanto terreno scoperto: una scarpata lunga, spoglia <strong>di</strong> alberi. Bagat,che <strong>di</strong> fianco a me, stringe nervosamente l’arma, mi sussurra che non possiamosparare: lo so. Ci faremmo accoppare tutti.Ci appostiamo ed atten<strong>di</strong>amo ancora qualche ora, ma inutilmente: tuttii fascisti hanno lasciato Miazzina.Saliamo lungo la strada. A Miazzina incontriamo i partigiani reduci dalcombattimento <strong>di</strong> Pian Cavallone: da parte nostra nessuna per<strong>di</strong>ta, nemmenoun ferito. Li hanno attaccati stamattina alle sette, quasi <strong>di</strong> sorpresa,favoriti dalla nebbia. L’unica «arma pesante», il mitragliatore, si è subitoinceppato e non ha più sparato. I nostri hanno resistito un po’ alla «Colma»e all’Albergo e in seguito hanno dovuto ritirarsi al «Toden». Di lì hannovisto bruciare l’Albergo.«Nord», un ragazzo <strong>di</strong> Vicenza, piangeva vedendolo bruciare, e tuttihanno stretto i pugni.Ad<strong>di</strong>o, Albergo del Pian Cavallone! Hai finito <strong>di</strong> ospitare i cenciosi soldati<strong>di</strong> un esercito senza capo, senza Stato Maggiore, senza artiglierie, senza<strong>di</strong>rettive, spesso senza pane, senza armi. Ti amavamo perché ricor<strong>di</strong>amoquando ci riparavi dal freddo, dalla tormenta. Ti amavamo perché lì,abbiamo indurito i muscoli, abbiamo trovato un senso <strong>della</strong> vita. Ora nonsei altro che macerie e muri arrostiti dal fuoco, anneriti dal fumo, come cene sono a Milano, a Berlino, a Londra, a Cassino, dovunque sono passatele <strong>di</strong>visioni vittoriose o le <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nate colonne in ritirata; dovunque è pas-39

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