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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Il <strong>di</strong>ario partigiano <strong>di</strong> Nino Chiovinire. Il freddo fa gelare il fiato sulle coperte e le sigarette che durante il giornosi sono inumi<strong>di</strong>te. Non fa meraviglia, quin<strong>di</strong>, che in questi giorni nascaun giornale: «Liberi e Forti». Naturalmente il primo e ultimo numerodel giornale, poiché tra qualche giorno cesserà <strong>di</strong> nevicare. Il giornale, adue facciate, è «stampato» a penna su <strong>di</strong> un foglio <strong>di</strong> quaderno, ed è maturatodalla mente del giornalista, il pidocchioso abitante <strong>di</strong> Lainate. La tiraturaè <strong>di</strong> una copia.Il «giornalista» è uno strano in<strong>di</strong>viduo: una volta, <strong>di</strong>ce lui, scriveva su«Il Popolo d’Italia»; ora è terrorizzato dalla Polizei che, <strong>di</strong>ce sempre lui,piantona la sua casa e s’interessa moltissimo <strong>della</strong> sua attività clandestina.L’articolo <strong>di</strong> fondo è naturalmente suo, ed i compagni sorridono leggendolo:anche loro hanno scoperto che non ha un senso. Anche Gabri hascritto un articolo sui «Comitati». L’articolo <strong>di</strong>ceva che quando saremo calatial piano, sarebbero stati quelli dei «Comitati» a raccogliere gli allori ead accaparrarsi i posti migliori. «Ma ricordatevi – <strong>di</strong>ce l’articolo – che noiavremo ancora le armi in mano». (Noto che i «Comitati» non vanno confusicon i CLN; a quel tempo non erano che gruppetti <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui, per laquasi totalità industriali, che finanziariamente ci aiutavano).Anche Gabri talvolta sa essere profetico: non <strong>di</strong>mentichiamo che siamoai primi <strong>di</strong> marzo 1944.Marzo 1944. Ha finito <strong>di</strong> nevicare e sono terminati anche i viveri. Abbiamodue metri <strong>di</strong> neve. Partiamo in cinque per Miazzina: si nuota nellaneve. Giungeremo a Miazzina stanchi e bagnati, dopo sette ore <strong>di</strong> marciainfernale: generalmente ci vuole un’ora a compiere quel percorso. Al Sanatorioriempiamo i nostri zaini e ci rifocilliamo. Le suore ci guardano conpena e comprensione: in questo periodo esse sanno che hanno un compitoimportante per l’esistenza <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> partigiani e raddoppiano laquantità dei rifornimenti, sottraendola in mille mo<strong>di</strong> alla <strong>di</strong>spensa del Sanatorioe al controllo dei fascisti.Giungiamo nel pomeriggio alla «Colma». Il vento, che soffia da stamattina,ha cancellato la pista <strong>di</strong> ieri; anche ora la cancella man mano che proce<strong>di</strong>amo.Gettiamo gli zaini rigonfi nella neve e iniziamo a chiamare i compagniche a Pian Cavallone ci attendono.Finalmente sentono; gri<strong>di</strong>amo loro <strong>di</strong> scendere a prenderci gli zaini.Questa volta siamo quasi spossati: abbiamo accusato la neve alta e la lungasalita. Con noi c’è Dick. È un cagnolino <strong>di</strong> Miazzina, amico <strong>di</strong> Carluc-28

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