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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Il <strong>di</strong>ario partigiano <strong>di</strong> Nino Chiovini[6] Giungemmo sopra il ponte un momento prima che una macchinatargata «Polizei» si fermasse sotto <strong>di</strong> noi. Ci abbassammo, temendo <strong>di</strong> esserescoperti. La macchina si rimise in moto e noi ci <strong>di</strong>sponemmo sopra ilciglio <strong>della</strong> strada alla imboccatura del ponte.La colonna sfilava sotto <strong>di</strong> noi: in fondo, dalla piana <strong>di</strong> Santino, scendevail penultimo camion <strong>di</strong>stanziato dai precedenti e dall’ultimo. Avvisaitutti <strong>di</strong> attaccare quello; togliemmo le sicure e ci mettemmo in posizione<strong>di</strong> sparo.Era ormai il crepuscolo, non si <strong>di</strong>stingueva bene il mirino; gli automezzisu cui i fascisti stavano in silenzio, ignari, accendevano i fari. Pensavo cheavrei fatto una raffica <strong>di</strong> tutto il caricatore e slacciai la fibbia delle tasche delporta caricatori per averne a portata <strong>di</strong> mano un altro.Tutti erano calmi, tranquilli: i fascisti e noi. Si stava per uccidere ed essereuccisi. Si può essere tranquilli quando si sta per uccidere. Io pensavo sesparando nella cabina del camion avrei dovuto spostare a ventaglio o no lacanna del mitra. Gli altri non erano preoccupati; vicino a me vedevo i visisereni <strong>di</strong> Gabri e Cucciolo. Per tutti era la prima volta che si sparava.Il camion sbucava dalla curva, imboccava il ponte, lo passava…Alla finedel ponte mirai, premetti il grilletto. Partì una raffica: vi<strong>di</strong> e sentii i vetricadere, anche un fanale era stato colpito. Premetti ancora, niente: si erainceppato il mitra. Non avevo previsto quell’inconveniente. Lo scrollai furiosamente,ma non era quello il rime<strong>di</strong>o.Il camion, su cui si abbattevano i colpi dei compagni, dopo aver sbandato,si era fermato sotto <strong>di</strong> noi. Una bomba a mano lanciata da Carluccioera andata a finire sul cofano, un’altra lanciata da Marmellata, sul tendone.Sotto u<strong>di</strong>vamo voci concitate: «Via, via, via!». Incominciò la reazione avversaria,la reazione dei 14 automezzi, la reazione <strong>di</strong> 250 uomini contro 7.Noi iniziammo la ritirata e Cucciolo continuava a sparare; lo chiamammoed egli sparava. Quando finì il caricatore si decise a seguirci.Su per il prato <strong>di</strong> volata fra rari miagolii: i fascisti sparavano all’impazzata.Ripassammo tra le case, sulla strada <strong>di</strong> Cossogno, nel bosco. Ce l’avevamofatta. Da un milite che in seguito <strong>di</strong>sertò, ebbi i particolari. Avevamofatto 4 morti e 5 feriti. Quel milite era sull’ultimo automezzo, un’autoblinda.Fortunatamente non sparammo su quella: ne avremmo cavato poco.Nei due giorni seguenti i fascisti tornarono con i tedeschi: tornarono inun migliaio e costrinsero la banda a ritirarsi sopra Cicogna, alla Casa dell’Alpino.Le per<strong>di</strong>te furono <strong>di</strong> 4 prigionieri, tra cui la moglie <strong>di</strong> Superti,24

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